Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

 

La  vera storia della Befana

 LA BEFANA, (termine che è corruzione dì Epifania, cioè manifestazione) è nell'immaginario col­lettivo un mitico perso­naggio con l'aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra ì1 5 e i1 6 gennaio.

La sua origine si perde nella notte dei tempi, di­scende da tradizioni ma­giche precristiane e, nel­la cultura popolare, si fonde con elementi folclo­ristici e cristiani: la Befa­na porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi.

L'iconografia e fissa: un gonnello­ne scuro ed ampio, un grem­biule con le tasche, uno scial­le, un faz­zoletto o un cappellac­cio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto viva­cizzato da numerose toppe colora­te.

Si rifà al suo aspetto la filastrocca (la Befanata) che  viene recitata in suo onore:

 La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte

col cappello alla romana viva viva la Befana!

 Nella notte tra í1 5 e i1 6 gennaio, a cavalcioni di una scopa, sotto i1 peso di un sacco stracolmo di giocattoli, cioccolatini e caramelle (sul cui fondo non manca mai anche una buona dose di cenere e carbone), passa sopra i tetti e calandosi dal cami­ni riempie le calze lascia­te appese dai bambini . Questi , da parte  loro, preparano per la buona vec­chia, in un piatto, un mandarino o un'arancia e un bicchiere di vino.

II mattino successivo insieme ai regali trove­ranno il pasto consumato e l'impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto. Nella società. contadina e prein­dustriale, salvo rari casi, i doni consistevano in ca­ramelle, dolcetti, noci e madarini, insieme a dosi più o meno consistenti (a insindacabile giudizio della Befana) di cenere e carbone, come punizione delle inevita­bili mara­chelle del­l’ anno.

La Befana, tradizione tipicamente italiana, non ancora soppiantata dalla figura "straniera" di Babbo Natale, rappresen­tava anche 1'occasione per inte­grare il magro bi­lancio familiare di molti che, indossati i panni del­la  Vecchia, quella, notte tra i1 5  il 6 gennaio, pas­savano di casa in casa ri­cevendo doni, perlopiù in natura, in cambio di un augurio e di un sorriso.

Oggi, se si indossano gli abiti della Befana, lo sì fa per rimpossessarsi  del suo ruolo; dispensatrice di regali e di -piccole ra­manzine per gli  inevitabi­li capricci di tutti. Dopo un periodo in cui era sta­ta relegata nel dimentica­toio, ora la Befana sta vi­vendo una seconda giovi­nezza, legata alla risco­perta e alla valorizzazio­ne delle antiche radici e della più autentica identità culturale.

 

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Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com

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