Da 15 anni in Calabria
Dal baule dell’emigrante al museo demo-etno antropologico per l’emigrazione calabrese
“Giovanni Battista Scalabrini”
di Franco Vallone
Il Museo dell'Emigrazione Calabrese "Giovanni Battista Scalabrini" dopo aver “vissuto” per dieci anni a Vibo Valentia ha, da qualche anno, una nuova sede espositiva presso l’antico Palazzo Mannacio di Francavilla Angitola, in provincia di Vibo Valentia. Francavilla Angitola, piccolo paese dell'entroterra calabrese, aveva tutte le carte in regola per poter diventare sede di quello che oggi si configura come punto di riferimento nel settore dello studio dei fenomeni delle migrazioni. Francavilla Angitola è, infatti, esso stesso paese di emigrazione. Più di mille dei suoi figli sono sparsi da tempo in tutto il mondo, in Europa, in America, molti concentrati a New Rochelle a pochi chilometri dalla Grande Mela, da New York, tanti altri in America Latina, in Brasile e in Argentina. La scelta di intitolare il museo a Giovanni Battista Scalabrini era stata fatta nel 1996, e allora questa determinazione presa dallo scrivente, direttore del museo, era stata criticata da alcuni membri della Chiesa locale. Non è stato facile avere la meglio in questa vera e propria battaglia, ma si è voluto insistere molto, su questo, in quanto la figura di Scalabrini, beatificato poi successivamente da SS. Giovanni Paolo II, caratterizzava in pieno la nostra visione e le giuste linee di lettura del fenomeno dell'emigrazione. Giovanni Battista Scalabrini, vescovo e apostolo degli emigranti, è stato vita e punto di riferimento per milioni di emigrati che hanno attraversato il grande oceano. Il Museo dell'Emigrazione "Giovanni Battista Scalabrini" nasce in modo singolare che merita di essere raccontato: un missionario scalabriniano veneto, padre Maffeo Pretto, scopre a Favelloni di Cessaniti, in una vecchia casa abbandonata, un originale baule del 1910 pieno di memorie di un emigrato in Argentina. Decidiamo in un primo momento di utilizzare il materiale in modo organico e allestiamo una mostra denominata proprio "Il Baule dell'Emigrante". La mostra nel 1989 viene allestita ed esposta, per la prima volta, a Vibo Valentia all'interno del locale Museo di Arte Sacra del Duomo. Successivamente, visto l'interesse dimostrato dal pubblico, la mostra diviene itinerante per paesi e città di Calabria. Vengono allestite esposizioni in occasione di feste dell’emigrante e conferenze sull'emigrazione nella stessa Favelloni di Cessaniti, a Briatico, a Filandari in provincia di Vibo Valentia e a Reggio Calabria, nei locali dell'Accademia Statale di Belle Arti. La mostra, durante le varie esposizioni, recupera anche tantissime donazioni di documenti originali da parte di privati: documenti d’imbarco, immagini, oggetti e fotografie. La piccola mostra del baule dell'emigrante s'ingrandisce sempre più ed è a questo punto che si cerca di dare una sede espositiva idonea e, prima di tutto, stabile e permanente. Nasce l'idea (nel 1989) di un museo dell'emigrazione ma le difficoltà per trovare dei locali idonei sono tante, alla fine il museo viene ospitato nelle sale di un antico convento di Vibo Valentia dove verrà inaugurato ufficialmente sei anni dopo, il primo marzo del 1995, dai coniugi Reginald e Margaret Green, genitori del piccolo Nicholas, e dalla piccola Eleonor. Il museo diviene subito meta di numerosi visitatori che arrivano da tutte le parti del mondo. Migliaia sono gli emigrati che ogni anno visitano le sale del museo e leggono tra le righe di altri emigrati che prima di loro hanno tracciato frasi in lingue che non sono più italiano, ma non sono neanche francese, spagnolo, inglese o tedesco. Emigrati che hanno mandato in Italia tanti sacchetti di caffè brasiliano, lettere struggenti con dollari americani, canadesi e australiani, sigari, fotografie e tanta nostalgia. Oggi, dopo più di centocinquanta anni, l'emigrazione continua, pur se nel suo naturale cambiamento, a far partire, dai nostri paesi, migliaia di giovani che cercano lavoro nella nuova Europa, oltreoceano o semplicemente al Nord Italia. Certamente, come scrive la rivista "I Viaggi di Repubblica", il museo dell'emigrazione è il museo più curioso della Calabria e menzionato tra quelli più curiosi d'Italia, ma aggiungiamo noi, vuole essere un anche punto di riferimento attuale e moderno con il mondo degli emigrati di oggi, pur non dimenticando quelli di una volta. Il museo ha collaborato alla realizzazione della mostra dell'emigrazione italiana in America, svoltasi a Ellis Island di New York nel 1997 grazie agli indimenticabili Paolo Cresci e Padre Gianfausto Rosoli, due tra i più grandi esperti dell'emigrazione italiana purtroppo oggi scomparsi. Tre anni dopo, nel 2000, il museo viene invitato ufficialmente alla Fiera del Libro di Torino per un’esposizione, presso lo stand della Regione Calabria, curato dall'Associazione Editori Calabresi, da Demetrio Guzzardi, Stefano Secchione e dal dirigente regionale Giancarlo Perani. Il museo di Francavilla Angitola, al cui allestimento hanno collaborato anche Francesca Viscone e Carmela Ruperto, più che tracciare un'analisi di tipo storica si inserisce e identifica nell'ambito antropologico, con una cronologia che parte con documenti del 1860 e comprende materiali e documenti che arrivano fino ai nostri giorni. Il vecchio baule dell'emigrante oggi è diventato una moderna Samsonite e la sgangherata nave, che solcava il mare grande come il cielo, è stata sostituita da moderni jet, gli operai e gli artigiani dei mestieri di una volta sono oggi industriali e personaggi importanti della vita politica, sociale e industriale di tutto il mondo, ma, in fondo, nel profondo del cuore le nostalgie sono sempre le stesse, quelle non cambieranno mai. Calabria, Buenos Aires, New York e Montevideo, Francavilla Angitola, Cessaniti, Briatico, Argentina, Italia, Favelloni, America… paesi, città, stati, regioni diverse di questo grande, nostro piccolo mondo sempre più globalizzato e globalizzante. Le due statue policrome e inghirlandate di tutto punto del Santo protettore del paese e della Vergine Santissima, venerata nella vicina frazione, avanzano lentamente assieme, tra la gente, in una processione un poco più corta del solito. La marea di gente in movimento prosegue lenta in un itinerario processionale anche al di là dell'Oceano. I due paesi, quello calabrese e quello in Argentina, si guardano allo specchio con il Santo e la Madonna, i due paesi, portati sulle spalle, come ogni anno, come al solito, dalla stessa gente di Calabria sparsa nel mondo. I calabresi escono fuori dalle loro case, come formiche, si ritrovano e si riuniscono ancora una volta per le strade assolate di Buenos Aires. Dopo la messa portano fuori dalle chiese i loro santi, ricordano i passi del loro paese per ringraziare, per fede o per abitudine, per rinnovare il rito e il senso più profondo dell'unità della loro comunità, nella consapevolezza di vivere in una lontananza obbligata, in una terra straniera oramai divenuta ritualmente familiare e quotidiana. Un rito per sentirsi, almeno per un attimo, a casa e per pensare, ancora una volta, con nostalgia, ad un vicino prossimo ritorno in Calabria. Il festante corteo avanza faticosamente tra le auto in sosta, tra la gente del mondo nuovo, con la nostalgia nel cuore nel ricordo dei parenti lontani, degli amici e dei conoscenti, delle strade di casa o di chi ormai non c'è più. Si stringono l'uno con l'altro per stare assieme almeno un giorno, ancora un giorno nel ricordo della loro festa. Una strada, quella che si attraversa, fatta di migliaia e migliaia di chilometri di mare. Un viaggio che anche Italiano Domenico di Favelloni si fece nel lontano 1910 su un bastimento sgangherato. Le partenze avvenivano abitualmente da Napoli, o da Genova, ma anche dai porti di Pizzo di Calabria e Palermo, e poi si affrontava l'infinito Atlantico fino a Buenos Aires. Di questi lunghi viaggi Domenico Italiano ne fece tanti, alcuni sono anche testimoniati dai suoi biglietti d'imbarco. Uno di questi interminabili viaggi lo fece nel 1928 col vapore, di bandiera italiana, "Augustus". Il biglietto di viaggio testimonia il camminare per il mondo di Domingo. Da Favelloni a Napoli e poi scalo a Genova prima di prendere il largo nell'oceano. Il giorno della partenza da Napoli è il 6 luglio, la cabina che gli tocca e gli consegnano è la numero 686, il letto B, il biglietto è lo 001004. Domenico Italiano ha trent'anni, ed è uno dei tantissimi giovani calabresi in cerca di lavoro, di fortuna e di una nuova vita al di là dell'Oceano. Oggi riusciamo a conoscere anche il menu della cucina del bastimento e sapere cosa Domenico Italiano ha potuto mangiare in quei giorni di viaggio. Il menù di bordo, giorno per giorno, prevedeva tra l'altro pasta all'acciuga, baccalà in umido con patate, pasta e ceci al lardo con patate, carne al ragù con cipolle cotte…..siamo anche riusciti a recuperare questo particolare menu, il museo dell'emigrazione con la collaborazione del comune di Francavilla Angitola realizza, da anni, una giornata gastronomica, in cui si degustano proprio quelle pietanze che Italiano Domenico in quei quaranta giorni di mare ebbe modo di assaporare. Con il suo biglietto di terza classe economica, un pezzo di carta, piegato in due, di colore rosso, il signor Italiano affrontò il primo mistero di quello che veniva definito altro mondo tanto era lontano e sconosciuto, il secondo, quello definitivo e infinito, lo avrebbe affrontato molti anni più tardi, nella sua Favelloni Piemonte, dopo il ritorno dalla 'Merica. Domenico Italiano partì per l'Argentina con il suo baule dell'emigrante ritrovato, anni dopo, da Padre Maffeo Pretto, scalabriniano calabroveneto in missione nel Sud Italia proprio per studiare il fenomeno delle migrazioni. Quel baule è oggi un simbolo prezioso e famoso, guardato con gli occhi incantati da migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo, sguardi colmi anche del retorico e del nostalgico nel museo dell'emigrazione di Francavilla Angitola. Ieri quel baule è servito come utile contenitore delle povere cose di Domingo. Un corredo per il corpo e per l'anima. Tanti santini, uno per ogni bisogno, san Francesco per il viaggio, santa Lucia per la vista, san Filippo D’Argira protettore del suo caro paese…. E poi una coperta, maglie e mutandoni di lana, un coltello per il pane, un rasoio e un pennello da barba, documenti e fotografie della famiglia lasciata al paese, lettere sgrammaticate mai inviate e mai arrivate e tanti ricordi infiniti.
Oggi ancora una bella e inattesa sorpresa: dopo l'uscita di alcuni volumi sull'emigrazione calabrese ("Il Baule dell'Emigrante, il bagaglio della memoria"; "I Calabresi che scoprirono la 'Merica"; "ItaliAmerica, il viaggio sul mare grande come il cielo") in cui più volte si parla di Italiano Domenico di Favelloni di Cessaniti, a Milano la regista Fiorella Cicardi ha girato un video per uno spettacolo teatrale dal titolo "Bastimenti" che racconta proprio di Domingo Italiano, di Argentina, di emigrazione, di sogni, speranze e disperazione, di terre lontane, di nostalgia… Cataldo Perri autore dell'opera si ritrova il signor Italiano sulle tavole di palcoscenico dello spettacolo. Italiano Domenico dal 2001 torna a vivere, al teatro Rendano di Cosenza prima e poi successivamente in altre sedi di spettacolo in Calabria, in Italia e Argentina. Il destino di questo antico uomo di Favelloni è, da sempre, proprio il viaggio, il camminare per portare la sua testimonianza di uomo, di lavoro e di fatica, di fede, di calabrese nel mondo. Una delle immaginette religiose, raffigurante San Filippo d'Agira, contenuta nel baule di Italiano Domenico, riporta proprio una scritta in corsivo, ingiallita e sbiadita dal tempo: "Cognato Carissimo Con piacere ti mando la figura del nostro gra (nde) Santo protettore, con la speranza che il nostro S. protettore ti voglia guardare da tutti i pericoli e il buon idio voglia che ti guariscie dei dolore che tieni !… un paternoster e un gloria patre. Non ti scordare di noi. Pronta risposta tuo Bruno. Si è fatta una bona festa".
Sulle belle cartoline pubblicitarie le agenzie di navigazione mostravano bellissime navi e promettevano comodi viaggi su veloci e moderne imbarcazioni che poi, in realtà, si dimostravano solo sgangherati vaporetti.
Partivano emigranti e bastimenti, da porti vicini e lontani, da Pizzo Calabro, Messina, ma principalmente da Palermo, Napoli e Genova. Partivano con la speranza di attraversare l'Oceano in tempi brevi, invece non bastavano trenta giorni di navigazione. Gli emigranti dovevano affrontare "quel mare grande quanto il cielo, un mare così grande che sembrava non finire mai", trenta o quaranta giorni di mare e cielo per arrivare a New York, la famosa Ellis Island, la loro Novayorca o a Bruccolino o a Bonosairi o a Muntivideo…
New York, Brooklyn, Buenos Aires, Montevideo tanti nomi strani per l'emigrante che partiva per la 'Merica senza conoscere la nuova lingua, con la sola speranza di un futuro migliore. I bastimenti partivano con il loro carico d'umanità stipato su ponti e stive e si portavano appresso sacchi strapieni, bauli, topi e valigie, stracci e ogni genere di cose.
Gli emigranti partivano con la speranza che solo la 'Merica poteva offrire, tutti assieme, alla ricerca di una nuova vita. Molti di loro trovavano lavoro e soldi per vivere dignitosamente, altri solo lontananza e un infinito senso di nostalgia. Lasciavano affetti, le case e le cose, si portavano dietro, racchiuso nel portafogli, il loro scrigno della memoria, le foto dei parenti più cari, le immaginette sacre dei propri santi. San Francesco di Paola per il lungo viaggio sul mare, Santa Lucia per gli occhi, Santi Cosma e Damiano a protezione della salute. Tanti santi diversi per arrivare bene e ricominciare, sotto la loro protezione, la nuova vita al di là dell'Oceano. Nel nuovo continente ricostruivano la nuova immagine fatta, molte volte con l'illusione di una vita diversa, da anelli di giallo oro americano, scarpe nere lucide e scricchiolanti, portafogli di pelle di coccodrillo, un'auto e un vestito nuovo per fare le foto da mandare ai parenti rimasti al paese. Molte volte vestito, accessori e automobili erano solo noleggiati per il tempo necessario per fare le foto e poter dire, almeno attraverso l'immagine spedita "ecco come stiamo bene, qui in America". Oggi il museo dell'emigrazione ha tanti progetti, lancia prima di tutto un appello agli emigrati di tutto il mondo affinchè inviino al museo tutto ciò che possa testimoniare la loro presenza nella lontananza dal proprio paese d'origine: santini, fotografie, lettere, documenti e biglietti di viaggio, foto di navi e di aerei che li hanno portati nel nuovo mondo, foto di santi fatti ricostruire in terre lontane, oggetti e simboli della loro vita di emigranti, libri e audiovisivi che testimoniano i fenomeni migratori di tutto il mondo.
Franco Vallone
Il Museo dell’Emigrazione Calabrese con sede legale a Briatico (Vibo Valentia) e sede espositiva a Francavilla Angitola, si occupa di ricerca e documentazione di antropologia visiva con particolare riferimento allo studio delle migrazioni meridionali. Il museo è privato ed è gestito dall’ente gestore denominato “Migrans”, associazione culturale Onlus di Briatico con la collaborazione del Comune di Francavilla Angitola che è ente proprietario dei locali espositivi. Il centro studi Migrans, “culture in movimento”, opera con il museo in ambito internazionale. In particolare ha rapporti diretti con gli Stati Uniti d’America dove, dal 1997, ha attivato scambi di cultura con mostre, incontri e incontri in sedi istituzionali prestigiosi. Gli incontri hanno continuità con varie manifestazioni minori e contatti, pubblicazione di volumi, mostre, produzione di filmati video in digitale, videoconferenze intercontinentali con interviste preparate tra Catanzaro - Vibo Valentia e New York. Oltre ad eventi organizzati in America, dal 1997, l’ente gestore del museo ha organizzato e curato manifestazioni culturali, e presenze in mostre ed esposizioni in Germania, Francia, Romania e Svizzera. Il Direttore del Museo e Presidente, Legale rappresentante dell’Associazione Culturale Migrans Onlus è Franco Vallone.
CRONOLOGIA
MUSEO DELL’EMIGRAZIONE
“Giovanni Battista Scalabrini”
Vibo Valentia
----------------------------
Francavilla Angitola
15/22 Dicembre 1990 - Vibo Valentia - Mostra di Documenti e Immagini dal titolo “Il Baule dell’Emigrante” presso il Museo del Duomo di Santa Maria Maggiore e San Leoluca. Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria, e dell’Amministrazione Comunale di Vibo Valentia, Assessorati ai Servizi Sociali e alla Cultura. Presentazione di P. Maffeo Pretto e dello scrittore Sharo Gambino.
Dicembre 1990 – Il curatore della mostra “Il baule dell’emigrante” viene nominato membro della Consulta Regionale dell’Emigrazione” in rappresentanza dell’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia nella Regione Calabria.
17 Agosto 1991 – Vibo Marina, Mostra il Baule dell’Emigrante presso la Cooperativa Acronos di Vibo Marina.
Filandari – Mostra “il baule dell’emigrante” per le strade del paese.
Briatico – Mostra “il baule dell’emigrante” presso la sala da te “i Garrì”.
San Costantino Calabro - Mostra “il baule dell’emigrante” allestita in piazza in occasione della festa dell’emigrante.
Reggio Calabria - Mostra “il baule dell’emigrante” presso le sale d’esposizione dell’Accademia di Belle Arti. Convegno sull’emigrazione e immigrazione con interventi dell’antropologo Vito Teti e di P. Maffeo Pretto, direttore del Centro Studi Scalabrini per le migrazioni meridionali.
Gennaio 1995 – La dottoressa Rosetta Lombardi Comite effettua una preziosa donazione al museo con alcuni oggetti rari e alcuni antichi bauli dell’Ottocento appartenuti ad emigrati nelle Americhe.
1 Marzo 1995 - Inaugurazione del Museo dell’Emigrazione presso le Sale del cinquecentesco convento di San Domenico - Valentianum da parte di Reginal e Margaret Green e della piccola Eleonor, sorella di Nicolas.
Aprile 1995 – Graditi ospiti d’eccezione al Museo dell’Emigrazione. Il padre generale degli Scalabriniani Luigi Bavero, Padre Maffeo Pretto, e il padre provinciale Pietro Celotto.
Maggio 1995 – Il presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Famiglie Emigrati di Vibo Valentia, Michele Fiorillo e la delegata regionale dello stesso ente, Angela Torchia, in visita al Museo dell’Emigrazione.
29 Febbraio 1996 - Il Sindaco di Sarajevo in visita al Museo dell’emigrazione.
28 Giugno 1996 - Il Ricercatore Paolo Cresci di nuovo in visita al Museo dell’Emigrazione per la scelta di alcune immagini per una mostra in America.
Ottobre 1997 - New York- Ellis Island -Mostra fotografica sull’emigrazione italiana all’interno del Museo dell’Immigrazione Americana.
1 Marzo 1999 - “A.A.A. Offresi Museo dell’Emigrazione G.B. Scalabrini”. Franco Vallone lancia sulla stampa questa singolare provocazione dopo lo “sfratto” comunale.
Aprile 1999 – All’appello sui giornali rispondono alcuni comuni del vibonese con proposte di accoglienza del Museo dell’Emigrazione in ex asili, centri sociali, sale comunali. Tra gli altri rispondono il comune di Maierato, il comune di Cessaniti con una proposta sulla frazione Favelloni, e il comune di Francavilla Angitola.
Settembre 1999 – Valutando i siti offerti per l’allestimento del Museo si sceglie l’antico Palazzo Mannacio di Francavilla Angitola. Un ottocentesco palazzo di proprietà comunale dove vi è preesistente una piccola biblioteca comunale. Si trasferisce il materiale da Vibo Valentia a Francavilla Angitola.
Ottobre 1999 – Francavilla Angitola. Grazie al paziente lavoro dell’assessore alla cultura Carmela Ruperto, di Francesca Viscone e di alcune giovani e volonterose ragazze del luogo, tutto il materiale viene recuperato, pulito e restaurato, e successivamente viene curato l’allestimento espositivo e la cura delle didascalie, dell’illuminazione e della catalogazione.
8 Gennaio 2000 - Francavilla Angitola. Inaugurazione del Museo dell’Emigrazione G. B. Scalabrini nelle sale dell’antico Palazzo Mannacio, con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Francavilla Angitola. Inaugurazione da parte di P. Gaetano Parolin, Vicario Generale della Congregazione dei Padri Scalabriniani - Roma.
4 Maggio 2000 - L’autorevole rivista “I Viaggi di Repubblica” dedica un servizio con foto al Museo dell’Emigrazione G.B. Scalabrini di Francavilla Angitola.
11/15 Maggio 2000 - Fiera del Libro di Torino, Lingotto Fiere. Mostra del museo dell’emigrazione dal titolo “Emigrazione – New York Montevideo Buenos Aires. Presso lo spazio espositivo della Regione Calabria – Assessorato Pubblica Istruzione e ai Beni Culturali con delega al Giubileo – Padiglione 3, Stand D49 E88. Con la Collaborazione del dott. Giancarlo Perani dirigente di Settore della Regione Calabria, dell’Associazione Editori Calabresi, del suo presidente dr. Demetrio Guzzardi e del dr. Stefano Vecchione.
Luglio 2000 – Riprese dei materiali e dei documenti del Museo dell’Emigrazione di Francavilla Angitola per Servizio televisivo di Canale 12, importante televisione Sudamericana.
10 Agosto 2000 - Francavilla Angitola, sale del Museo dell’Emigrazione: Iniziativa culturale “Emigrazione e Immigrazione” e presentazione del Volume “Le Porte del Silenzio” di Francesca Viscone, con gli interventi del sindaco del paese Giuseppe Foca Anello, dell’assessore alla cultura Carmela Ruperto, di Antonio Parbonetti, dell’Università di Pisa, dell’antropologo P. Maffeo Pretto e della stessa autrice. Il volume, edito da Giovanni Spedicati per la Mongolfiera Editrice alternativa di Doria di Cassano Jonio è un racconto dedicato a Badolato, paese simbolo dell’emigrazione e dell’immigrazione in Calabria. La postfazione è curata da Renate Siebert, docente di Sociologia del mutamento presso l’Università della Calabria.
Settembre 2000 – Una troupe televisiva, guidata da Giuseppe Cinquegrana, effettua riprese televisive per un servizio sul Museo dell’Emigrazione di Francavilla Angitola, per una nota rete televisiva calabrese.
9 Giugno 2001 - Il Presidente della Corte Costituzionale Cesare Ruperto, in visita al Museo dell’Emigrazione.
12 Agosto 2001 - Francavilla Angitola: Annullo Speciale Postale e Filatelico del “Museo dell’Emigrazione di Francavilla Angitola – Terzo Millennio”. Con attivazione dell’Ufficio Postale presso le sale del Museo.
Settembre 2001 - Il Museo dell’Emigrazione di Francavilla Angitola pubblica, a firma del suo direttore, Franco Vallone, un volume istant book dal titolo “ItaliAmerica – Il viaggio sul mare grande come il cielo”.
Settembre 2001 - New York : Il volume realizzato subito dopo i tragici fatti delle Twin Towers di New York, viene presentato in occasione de “Italian Heritage and Cultural Month” di New York, New Rochelle e White Plains. Iniziativa realizzata con la collaborazione della dottoressa Sandy Auriti, responsabile Mondadori Usa, della Pace University di White Plains, di Calabria Society di New Rochelle, di Domenic Procopio e di Italian American Writers Association.
7 Febbraio 2002 – Il presidente della Giunta Regionale della Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, conferisce al direttore del Museo dell’Emigrazione, Franco Vallone, il titolo di “Esperto dei Problemi dell’Emigrazione” all’interno della Consulta Regionale dell’Emigrazione e dell’Immigrazione.
3 Maggio 2002 – La televisione di Stato Tedesca di Saarbrucken, Saariandischer Rundfunk, realizza un documentario sul Museo dell’Emigrazione di Francavilla Angitola con la regia di Barbara Dickenberger, una delle più note documentariste di livello internazionale.
7-8 giugno 2002 – Gualdo Tadino (PG) . Il Museo dell’Emigrazione partecipa ufficialmente ai lavori del convegno “I Musei dell’emigrazione- esperienze locali e internazionali a partire da Gualdo Tadino. Riflessioni, proposte e dibatiti in forma di convegno.
13 Agosto 2002 Mangiando Navigando, Prima edizione della Festa dell’Emigrazione a cura dell’Amministrazione comunale di Francavilla Angitola e del Museo dell’Emigrazione “Giovanni Battista Scalabrini” “una degustazione di viaggio” ispirata dal menù di un tragitto migratorio del 1928 conservato all’interno del museo.
Ottobre 2002 – New York – Municipio di Brooklyn. Con le foto del Museo dell’Emigrazione di Francavilla Angitola, opportunamente digitalizzate su grandi pannelli espositivi, viene curata una mostra a New York, dal titolo “Merica Merica”, a cura di Maria Rosaria Ostini con la consulenza di Alessandro Nicosia, Emanuele Stolfi e Pier Luigi Biagioni. La Fondazione Cresci, con la collaborazione del Museo dell’Emigrazione “G.B. Scalabrini e dell’Amministrazione Comunale di Francavilla Angitola, cura l’esposizione per il Consiglio Regionale. Nella stessa sala, presente l’autore, una interessante mostra di gioielli dell’orafo calabrese Gerardo Sacco.
2005 - Rai International effettua, nelle sale del museo, un servizio filmato per la diffusione mondiale delle immagini del museo con interviste, schede e approfondimenti.
MUSEO DELL'EMIGRAZIONE
sede legale: Via Cocca, 1 89817 Briatico (VV) Italy
Tel. 347.7617742
E mail: vallone.f@tiscali.it
Sale espositive:
Museo dell'Emigrazione "Giovanni Battista Scalabrini"
Palazzo Mannacio
89815 Francavilla Angitola (VV) Italy
Tel. Assessorato alla Cultura del Comune di Francavilla Angitola (VV)
Franco Vallone
Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com