Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

19 LUGLIO 2006

Siamo felici di pubblicare un bel articolo della nostra amica Carmensissi Malferà di Pizzo, pubblicato su Calabria Ora, sul nostro museo, culla non solo dei cimeli dei nostri emigranti, ma anche delle loro emozioni e della loro malinconia. Un museo, prova che anche la terra può essere attaccata ai propri emigranti.

L’emozionante visita nel “museo dei ricordi”…

Si avverte una forte emozione, salendo su per le scale dell’Ottocentesco palazzo Mannacio… e più ci si avvicina alla seconda porta del pianerottolo del I piano, più la curiosità cresce e lo spirito di Indiana Jones misto a quello di un Françoise Champollion  pervade l’animo amplificando le emozioni e le sensazioni.

Il Museo dell’Emigrazione accoglie il visitatore con un’infinità di foto antiche, tagliate, piccole o quasi scolorite che intrigano e stuzzicano l’interesse sempre più. Le mani vanno erranti su quelle immagini piene di storia, di amore, di speranza, di sacrificio, cariche di affetto e di baci che qualcuno molti anni fa custodì gelosamente rendendole quasi delle reliquie. Volti delineati in bianco e nero sono protetti sotto grandi lastre di vetro, mentre altre tappezzano le pareti… si avverte uno strano stato d’animo… non ci sono parole, l’emozione è talmente tanta! Inevitabilmente l’occhio va sulle valige stanche e vecchie sistemate l’una sull’altra contro la parete, qualcuna piena di stoffe di broccato e damascato ormai scolorite dal passare del tempo, mentre in qualche altra si intravede una cuffietta di pizzo bianco e altre cose destinate a un bimbo… E’ difficile non sfiorarli, è come se passando le mani su questi oggetti centenari, il visitatore possa carpirne i segreti e la storia di chi li ha posseduti… Le dita freneticamente vanno su quelle lettere d’amore sgrammaticate e scolorite scritte con una stilografica da un chi sa quale uomo innamorato di chi sa quale donna, che dolce e impaziente aspetta forse ancora in uno dei nostri borghi il ritorno dell’amato…

Il pensiero ritorna a quei tempi e si comincia a sognare ad occhi aperti. Si prova una grande emozione a stare qui, probabilmente tra tutti questi oggetti c’è la possibilità  che qualcosa sia appartenuta ai propri avi, a qualche  bisnonno o ad altri familiari, approdati in America in cerca di un futuro migliore come migliaia di altri italiani… in una piccola valigia ben conservata ci sono ancora degli strumenti per fare la barba e tagliare i capelli… torna in mente la figura storica del barbiere, vista e rivista nei film in bianco e nero italo-americani… Oggetti curiosi ormai obsoleti spronano la fantasia ed inesorabilmente avvicinano ai propri cari, che adesso non ci sono più. Ognuno di questi elementi possiede un passato, originale o banale, ma pur sempre unico, che lo lega a dei ricordi o a dei momenti di vita che hanno fatto la Storia, un tratto importante della Storia dell’Umanità, degli emigrati italiani, dei calabresi, dei “nostri” nonni. Solo conoscendo le proprie radici possiamo sperare in qualche modo di guardare avanti a testa alta, imparando dal passato per non ripetere più gli stessi errori, imparando dal passato per sapere chi veramente siamo, ricordando i sacrifici che molti dei “nostri cari” hanno fatto per regalarci la vita adagiata di oggi, che sfortunatamente non tutti i giovani sanno apprezzare.

Bello, emozionante ed intrigante il Museo “dei ricordi”. A volte le parole non riescono ad esprimere per giusto che sia, quello che si pensa o che si prova…come in questo caso, sminuirebbero le emozioni che si avvertono, che solo i presenti possono cogliere guardandosi negli occhi, mentre ci si muove sognanti negli spazi del Museo dell’Emigrazione di Francavilla.

Carmensissi Malferà

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Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com

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