Il film Ad Ipponion
Un nuovo filo rosso calabrese nel cinema di Lucia Grillo
intervista all'attrice, regista, produttrice calabroamericana a New York
Stati Uniti d'America, Europa, Italia, New York, Calabria... le strade di Lucia Grillo diventano sempre più lunghe, larghe e indefinite nella loro simbolica definizione, ma portano, sempre più spesso, alle strette strade di casa, ad una casa simbolica della memoria collettiva per i tanti italiani in America.
Come mai questa scelta?
Le strade di casa.... mi ci sono trascinata per queste strade per anni, in cerca della mia vera casa culturale e identificativa. Perché, sempre più spesso, non mi sentivo ne americana ne italiana e nemmeno italoamericana. Volevo scoprire quanto ero italiana con, come metro di misura, l’esperienza del vivere nel luogo dove sono nati i miei, dunque la Calabria. Per il resto ho vissuto in tutti questi luoghi. A New York, dove sono nata, in Galles, a Los Angeles, e in Italia (a Roma e in Calabria), per motivi di lavoro, come attrice e saltuariamente come modella, poi, ancora, come regista e docente di recitazione e cinema.
Ma poi ha scelto di ritornare a New York...
Ho scelto di tornare a New York per due motivi: perché avevo raggiunto il mio obiettivo in Italia, quello di fare ricerca e di scrivere il mio primo lungometraggio, e poi perché mi mancava tanto il palco teatrale newyorkese.
La sua è una tematica affrontata in modo non retorico, mai folcloristico, sempre più globalizzato da una cultura internazionale e di successo, anche quando lei scende in particolari davvero macroscopici o quando affronta le difficoltà linguistiche del dialetto locale. È il caso della sua penultima opera filmografica. Ad Ipponion inizia con “Canto sull'ode antica la tua luce, o terra dei miei padri, o vaga Ipponio”… la citazione, proveniente della poesia “Ad Ipponion” di Pasquale Enrico Murmura, sconosciuto a molti anche nella stessa Vibo Valentia... Altra scelta difficile.
Cercavo una poesia per una scena in cui la fidanzata del protagonista, Vincenzo, è costretta a leggere una poesia in classe. Facendo una ricerca su internet, scoprì Murmura tra gli archivi della Biblioteca Comunale di Vibo Valentia, dove il poeta è nato, ed ho utilizzato la poesia come ode dolce-amaro e ironico per tutto il film.
Nei suoi progetti futuri vi è il suo primo lungometraggio che si ambienta tra Calabria e New York. Ci parli di questo ambizioso progetto, quando diventerà realtà tangibile, film.
È il mio primo lungometraggio da sceneggiatrice. Ho fatto anni di ricerca per il soggetto e siamo attualmente in fase di sviluppo.
Lei è nata come attrice ma oggi irrompe nella vita culturale internazionale anche come regista di se stessa, produttrice di lavori cinematografici e televisivi, ed anche come manager di... Lucia Grillo. È forse un metodo per guardarsi simbolicamente dal di fuori e dal di dentro e per esplorare spazi introspettivi.
Tutto ciò che ha menzionato è nato da necessità. Allo stesso modo di come Frida Khalo dipingeva autoritratti per la mancanza di modelli. Non che mi paragono alla grande Khalo, solo per dire, si che mi sono laureata come attrice alla New York University ed è assolutamente vero che la mia prima passione è lavorare come attrice, ma fino a questo punto solo il mio ruolo come la madre della piccola protagonista in “A pena do pana (The Cost of Bread)” può essere considerato introspettivo, e poi solo nel senso genealogico e genetico, perché quel ruolo è basato sulla mia nonna materna. Poi una ragioniera spesso non va da un’altra ragioniera per prepararle la cartella delle tasse, almeno non deve, semplicemente perché la sa fare da se.
Alcuni dei lavori più belli di Lucia Grillo hanno location calabresi ed anche quando i luoghi prescelti sono in America, la Calabria è elemento ricorrente, prorompente e centrale.
Sono i luoghi della memoria
e del passato, del racconto e della fiaba ascoltata e ripetuta, sono luoghi e
tempi ricordati e mai dimenticati. I nonni, i genitori emigrati, le loro
esperienze e le loro storie, elemento centrale di altre storie da recuperare,
inventare e interpretare, rinnovare e materializzare in un film. Rendere i
rimasugli di memoria elementi da duplicare attraverso la luce del cinema per non
dimenticare. Il viaggio e l'andare via per lavoro, come racconto
indimenticabile, la nuova vita lontano da tutto e da tutti, il viaggio in
Calabria come ritorno, recupero, a risolcare il racconto ricevuto, uno vero e
proprio scavo culturale e antropologico nel proprio io e nell'appartenenza
identitaria. Ecco allora che il ritmo filmico, narrativo e inedito, senza alcuna
retorica, con una pulizia linguistica sempre originale e ricca di sonorità
perdute, entra nei linguaggi colti del cinema con sottotitoli in inglese.
L'abilità
di realizzare le sue attività fanno si che, oltre al lato artistico, oggi Lucia
Grillo debba essere anche manager di se stessa e nella gestione di budget di
produzione. Arte ed economia si conciliano sempre nella sua esperienza
professionale?
No, assolutamente! (ride) Magari... Beh, dipende da quale aspetto della mia esperienza professionale... Nel lavorare come attrice con produzioni grandi e con registi come Spike Lee e Tony Gilroy, sì, sempre. Infatti, Ad Ipponion l’ho fatto solo perché parte del premio vinto da A pena do pana al Roma Independent Film Festival era una settimana di utilizzazione di attrezzatura dalla Panalight Roma. Massimo Proietti è stato gentilissimo a fidarsi di me e lasciarmi portare il tutto giù, in Calabria, forse perché gli ho promesso di fare un’altro corto... vincente (Ad Ipponion, tra altri, è stato al Short Film Corner del prestigioso Cannes Film Festival questo anno). Ora due dei quattro corti che ho fatto finora, A pena do pana (The Cost of Bread) e Ad Ipponion (Ode to Hipponion) sono disponibili insieme su un DVD ma gli offro solo perché c’è stata una grande richiesta dalla parte del pubblico. Non è per motivi economici che una fa cortometraggi.
Cultura italiana e managerialità americana. Si fondono bene le due realtà nella tipicità cinematografica?
Non so se proprio attribuire “cultura” e “managerialità” ad una nazionalità o l’altra. In ogni Paese ci sono buone e cattive gestioni. La mia “cultura” non è italiana ne americana, neanche italoamericana. Mi considero solo un’essere umano in questo mondo, ed ho cercato la cultura italiana per capire meglio da dove provengo, come punto di partenza per capire meglio il mondo. La “managerialità” per necessità: se una persona vuole raggiungere un’obiettivo e non è nata con le risorse, deve lavorare per ottenerlo. Detto questo, non potevo fare niente senza il sostengo morale e l’aiuto lavorativo enorme e generoso sia da parte dei miei familiari e degli amici, sia in America che in Italia. Questo forse fa parte dell’aspetto magico della tipicità cinematografica, del quale tante persone vorrebbero far parte, oppure dall’empatia umana che conduce le persone a cercare di aiutare qualcuno che ha un grande bisogno di realizzare un sogno.
Attrice, regista, produttore. America e Italia. Convivono bene in Lucia Grillo?
Si! Se mi posso permettere
di dire, convivono benissimo proprio perché mi permettono di utilizzare ogni
angolo del mio cervello: la parte creativa, la parte passionale, quella di
secchiona, quella matematica e organizzativa, quella che deve essere pronta ad
improvvisare...
I suoi
cortometraggi hanno sempre un significato altro, rinviano al senso storico,
antropologico ed etnologico dell'Italia e degli Stati Uniti e del rapporto
lontananza geografica, vicinanza di cuore e passionalità. Si sente parte attiva
e compartecipativa utile alla conservazione delle tradizioni e della lingua
dialettale del Sud Italia, della Calabria, della Calabria in America?
Mi sento parte attiva quando sono in produzione, post produzione e poi quando mi guardo attorno nella sala e osservo le reazioni del pubblico, dialogare con loro e sentire quello che hanno da dire. Cerco di essere più accurata nella ricerca e nella rappresentazione dei dettagli, ma posso solo sperare di essere utile alla conservazione della storia, delle tradizioni e della lingua.
Ha intenzione di approfondire la comprensione della vita degli emigrati attraverso le loro culture ancora in pratica sia nella Calabria che in luoghi multietnici come New York?
Tramite l’esplorazione della vita degli emigrati nell’ultimo corto “Terra sogna terra”, quello che hanno superato e quello che provano ancora oggi, vorrei che tutti i figli, nipoti, parenti, amici di emigrati nel mondo –che lo siamo tutti , in un modo o nell'altro- si ricordano che le condizioni che portano gli emigrati a lasciare i propri paesi e i propri cari sono quelle condizioni che costringono a farlo per sopravvivenza, e sono risultati derivati direttamente da una sistema mondiale che va contro i diritti degli esseri umani. Quello che mi – ci - hanno dato gli intervistati è non solo un pezzo delle loro anime, è proprio una testimonianza di prima mano, e in più è un’implorazione di queste persone che vivono un rapporto viscerale con la Terra, di apprezzamento della Terra.
Può servire anche un'opera
filmica per superare gli ostacoli che si possono presentare in luoghi lontani,
in nuovi Paesi con lingue, modi e costumi diversi. Per la sua opera filmica
Lucia Grillo è, e deve essere, anche antropologo, nel suo lavoro serve sempre
un'approfondita ricerca che precede la lavorazione filmica per essere poi, il
più possibile, accurati nei dettagli storici e socio-economici dell'epoca,
affrontata dalla scrittura e dalla sceneggiatura. Le opere di Lucia Grillo
vogliono continuare ad esplorare la pratica degli usi e dei costumi, delle
tradizioni storiche e attuali in Calabria e a New York, dove vi è, sempre più,
un' interesse rinnovato nelle pratiche degli emigrati, nell'eterna continua
ricerca di un legame di identità etnica, un sottile filo rosso in mano ad ogni
gruppo di emigrati ed ai loro successori generazionali.
Dicembre 2010 Franco Vallone
Foto: Lucia Grillo, attrice, regista e produttrice.
Tutti e due i corti sono ora disponibili insieme su un DVD che, fino al 1/1/2011, sono in offerta da Calabrisella Films*.
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