Commemorazione dei caduti
Il 5 Novembre 2006, la prima domenica dopo il 4 Novembre, anniversario della vittoria nella I guerra mondiale, si è tenuta la consueta commemorazione dei Caduti nelle guerre del Novecento . La ricorrenza è stata celebrata in forma civile e religiosa .
Dalla sede del Comune, Palazzo Solari, si è mosso il corteo con il Sindaco e gli Amministratori comunali, al seguito del gonfalone , della bandiera italiana portata dal reduce della II Guerra mondiale, soldato Antonio Attisani, e della corona d’alloro; tutti accompagnati dalla musica della banda “Diapason” di Filadelfia, alla volta della chiesa di San Foca. Qui l’arciprete Don Pasquale Sergi ha celebrato la Santa Messa in suffragio dei Caduti di tutte le guerre .
Conclusa la Messa il corteo è sfilato lungo il corso del paese, mentre la banda intonava la “Leggenda del Piave”.
Sul Monumento ai Caduti è stata deposta la corona d’alloro; il trombettiere ha suonato il “Silenzio “ e poi la banda ha eseguito “ L’ inno di Mameli “.
Il Sindaco prof. Giuseppe Anello ha pronunciato il discorso ufficiale, che di seguito riportiamo. Il vigile urbano Vincenzo Torchia ha scandito “ l’appello” dei Caduti, a cui il reduce Antonio Attisani rispondeva con la parola “presente”.
Il parroco Don Sergi, dopo la benedizione, ha letto il suggestivo salmo “De profundis” ed ha invocato il Signore con questa preghiera :
“O Dio , gloria dei credenti e vita dei giusti, che ci hai salvati con la morte e risurrezione del tuo Figlio, sii misericordioso con i nostri fratelli che hanno immolato la propria vita sui campi di battaglia. Ti preghiamo : ricompensali degnamente e dona loro la beatitudine senza fine”.
DISCORSO DEL SINDACO PROF. FOCA GIUSEPPE ANELLO
DI COMMEMORAZIONE DEI CADUTI 5 NOVEMBRE 2006
Gentilissimi concittadini, anche quest'anno ci ritroviamo doverosamente in questa piazza a ricordare i nostri soldati che hanno lottato per tutti noi; a ricordare chi, a costo della propria vita, ha contribuito alla nascita ed alla difesa del nostro Paese. Perché se l'Italia oggi è una tra le più grandi nazioni del mondo lo dobbiamo soprattutto a quegli uomini e a quelle donne che, al di là della loro estrazione sociale, al di là delle loro città di origine, al di là delle loro idee politiche, hanno creduto in valori che, oggi più che mai, sono (e devono continuare ad essere) punti di riferimento essenziali per noi tutti: la libertà e l'uguaglianza.
In nome di quegli ideali, milioni di persone, tra cui i nostri Caduti, hanno combattuto per l'affermazione dell'Italia come stato unitario e indipendente, riuscendo nell'impresa di fondare uno stato nazionale degli Italiani.
Rievocando i loro sacrifici e gli innumerevoli atti di eroismo di cui furono protagonisti, paghiamo il nostro debito di riconoscenza nei loro confronti, ci hanno lasciato in eredità una Patria libera ed unita, ricordarli è nostro dovere categorico. L'idea, certo, di unificazione nazionale si è affermata in Italia con un certo ritardo rispetto a quanto è avvenuto in altri Paesi europei. Uniti culturalmente ma separati politicamente, difatti noi italiani abbiamo dovuto subire dominazioni straniere e patire infinite mortificazioni fino al 1861. Il processo che ha portato alla nascita dell'Italia moderna è continuato anche dopo il Risorgimento; i due conflitti mondiali, l'impero d'Africa, il ventennio fascista, la Resistenza e la nascita della Repubblica sono gli eventi decisivi degli ultimi 90 anni della nostra storia.
Innumerevoli sono gli eroi che hanno dato la loro vita per la difesa degli ideali di libertà ed eguaglianza ( e tra questi chiaramente spiccano i nomi dei nostri caduti ); ma c'era e rimane la consapevolezza che tantissimi sono stati gli italiani che hanno vissuto momenti cruciali e che hanno dato prova di grande coraggio. Difatti nessuno dei soldati che dopo la disfatta di Caporetto combattè sul Piave si sentiva un eroe, eppure tutti lo erano. Poiché di fronte a truppe meglio organizzate e meglio equipaggiate, i nostri soldati ridotti allo sbando e senza poter contare su altro che non fosse il loro coraggio riuscirono a resistere e a contrattaccare, portandoci a quella che sarebbe stata ricordata non solo come Prima Guerra Mondiale, ma anche come Quarta Guerra di Indipendenza.
E che dire di quelli che andarono in Africa per inseguire il sogno altrui di un impero che avrebbe dovuto dare prestigio internazionale all'Italia? Il loro stato d'animo viene espresso nelle innumerevoli lettere che hanno spedito ai loro cari.
La dedizione dimostrata alla Patria, il senso di stare compiendo un dovere imposto dall'essere Italiani sano stati sempre presenti, anche quando l'avvento del fascismo ha seppellito con una colata di simboli bellici la normalità quotidiana.
È vero che durante il ventennio fascista sono state emanate le leggi razziali, che anche in Italia sorsero dei campi di concentramento e che la volontà di entrare nel consesso delle grandi potenze mondiali portò all'invio di truppe italiane in Russia, in Africa, in Grecia; è altrettanto vero, però, che la maggior parte degli italiani non si riconosceva nei proclami del duce e nell'assurdo miraggio di una guerra di conquista che avrebbe segnato una delle più dolorose pagine della nostra storia.
Al Mussolini che diceva "spezzeremo le reni alla Grecia" e che veniva salutato come il fondatore dell'impero si contrapponevano i tanti cittadini che lo definivano affondatore dell'impero. Quanto questa opposizione al fascismo fosse forte, seppure poco visibile, lo si è capito quando le bande partigiane hanno cominciato la loro lotta. Uguaglianza e libertà erano gli ideali che hanno spinto tanti uomini e tante donne a rischiare la loro vita durante la Resistenza, pace e giustizia era quello che volevano. Queste vicende hanno lasciato in tutti gli italiani memorie incancellabili e alcuni simboli che, credo, tutti possiamo definire sacri: la tomba del Milite Ignoto e i molti monumenti dedicati agli Italiani caduti in guerra ( come questo nostro ) rappresentano quelli più significativi, perché rievocano gli eventi storici e i momenti più drammatici.
Ma ricordare non è solo conservare, è anche ( e soprattutto ) ricostruire nella memoria gli eventi e dare loro un senso.
Celebrare la commemorazione dei nostri caduti, la festa dell'Unità Nazionale e la Giornata della Forze Armate ( che ringrazio per l'ennesima volta per l'impegno che profondono quotidianamente per la tutela dei cittadini ) non può voler dire soltanto rievocare gli eventi storici che hanno portato alla costruzione dell'Italia moderna e rendere omaggio agli eroici protagonisti delle battaglie per la nostra indipendenza e per l'unità della Nazione. Questa giornata di festa deve servire, anche e soprattutto, a meditare sul significato attuale e concreto di quegli ideali di eguaglianza e libertà che sono le colonne sulle quali è sorta la nostra democrazia.
Se la nascita di uno stato nazionale è un processo lento, si può dire d'altra parte che l'acquisizione ( e la conservazione ) di una identità nazionale è un cammino che non finisce mai, perché sempre nuove sono le sfide che attendono ogni comunità civile. È quasi inutile sottolineare che libertà ed eguaglianza sono le condizioni necessarie per l'esistenza di uno stato democratico; è però utile ricordare che sono due valori che cambîano nel tempo e sono condizionati storicamente.
Oggi, carissimi concittadini, non siamo più chiamati a respingere un invasore o a lottare per l'indipendenza dell'Italia; le sfide che abbiamo davanti sono diverse e anche molto difficili purtroppo ed hanno il nome di lotta alla disoccupazione, di lotta alla criminalità ( se solo pensiamo a ciò che è successo nella vicina Lamezia qualche giorno addietro o a quanto sta avvenendo in Campania tanto che si sta discutendo se inviare o meno 1'esercito ); le sfide che abbiamo davanti si chiamano anche lotta alla povertà, ma soprattutto lotta alla fame nel mondo; ed è notizia di questi ultimi giorni, purtroppo, che i bambini morti a causa della denutrizione sono aumentati negli ultimi armi piuttosto che diminuire.
Sono dati e situazioni allarmanti che richiedono una riflessione profonda da parte di tutti e devono far pensare ad iniziative concrete se vogliamo che il sacrificio dei nostri caduti, che si sono immolati per la costruzione della nostra Patria e che oggi vogliamo commemorare in forma solenne, non vada disperso.
Viva i nostri Caduti, viva la nostra Patria, viva Francavilla.
Il Sindaco
Prof. Foca Giuseppe Anello
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Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com