Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

  “ Buone Notizie  e Pronta Risposta”

 Introduzione 

Finalmente, dopo un lungo lavoro di ricerca, viene pubblicata questa mia opera dedicata ai Caduti francavillesi nelle guerre del Novecento.

 All’inizio ero partito con l’idea di compilare, per ogni concittadino ricordato al Monumento ai Caduti di Francavilla Angitola, una breve scheda biografica. In concomitanza con le tradizionali cerimonie di celebrazione del “4 Novembre” le schede dovevano essere diffuse sulla rete Internet, utilizzando il sito  www.francavillaangitola.com, fondato da Giuseppe Pungitore fu Foca e da me curato per gli argomenti di storia e di cronaca.

Mi ero quindi messo alla ricerca di dati anagrafici e militari, di notizie e informazioni utili per redigere sintetiche biografie dei Caduti francavillesi. Sennonché, già dalle prime informazioni acquisite, mi sono reso conto che dietro ai nomi dei nostri Caduti si celavano non solo vicende personali e private umanamente interessanti (almeno a livello famigliare e paesano), ma anche episodi rilevanti e famosi, riportati nelle opere di autorevoli ed insigni storici, ovvero illustrati da autori universalmente noti (come Ungaretti ed Hemingway).

A scanso di equivoci, non voglio dire che alcuni nostri Caduti siano stati protagonisti di eventi storici memorabili, ma piuttosto che essi furono, loro malgrado, coinvolti in battaglie ed episodi bellici importanti, cosicché molti di loro combatterono, morirono e furono sepolti in luoghi divenuti assai famosi (almeno otto Caduti su sedici Francavillesi furono traslati al Sacrario Monumentale di Redipuglia).

 Dopo queste prime scoperte, ho approfondito le mie ricerche, consultando i registri parrocchiali e quelli degli archivi di Comuni come Francavilla, Polia, Filadelfia e Pizzo. Ovviamente ho attinto molto dai libri di storia generale e dai volumi dedicati alle due guerre mondiali e alla Campagna di conquista dell’Etiopia, il cui elenco completo sarà riportato nella Bibliografia.

Con l’aiuto di vecchie guide del Touring Club Italiano dedicate alle colonie italiane e di qualche volume dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito italiano, ho individuato l’ubicazione delle località (per quanto piccole e sconosciute) dove i militari francavillesi combatterono, o furono portati prigionieri; nonché dei luoghi dove morirono, dove furono sepolti e dei Sacrari dove eventualmente le loro spoglie furono traslate. Sulla scia dell’idea originaria di compilare singole schede, l’opera è stata strutturata in capitoli distinti, ognuno dei quali dedicato ad un Caduto francavillese. Perciò il lettore che vuole conoscere solo le vicende di un singolo Caduto non è costretto a leggere tutte le pagine precedenti dedicate ad altri soldati, ma può limitarsi al personaggio oggetto del suo interesse.

 I lettori noteranno facilmente che i vari capitoli non hanno la medesima consistenza nel numero di pagine; inoltre si possono riscontrare delle disparità riguardo a fotografie, cartine geografiche e riproduzioni di lettere, inserite per corredare ed illustrare il testo. Tali evidenti disparità purtroppo sono da imputare in molti casi alla mancanza di foto e di lettere personali oppure alla penuria e scarsità di notizie riguardo alle vicende individuali di ciascun Caduto. Bisogna aggiungere poi un’altra considerazione: alcune famiglie, alcuni cognomi ed alcuni rami famigliari dei Caduti si sono nel frattempo estinti (come i Cucuzzi, i Farina, i De Paro, i Limardi del Tenente Foca); non essendoci più discendenti, non sono rimaste persone che potessero conservare lettere e cimeli dei loro congiunti oppure raccontare fatti ed episodi vissuti dai loro Caduti, sia in tempo di pace che di guerra. Nella mia lunga ricerca ho raccolto molte testimonianze orali di parenti, di discendenti e di amici dei Caduti, nonché di reduci della II Guerra Mondiale.

Ho controllato con rigore se le notizie che mi venivano raccontate fossero credibili, compatibili con la cronologia degli eventi e con i luoghi geografici dove i nostri militari (e i loro reggimenti) erano stati effettivamente presenti per fatti di guerra. Ho scoperto che talvolta anche certe dichiarazioni ufficiali risultavano errate, approssimative nell’indicare date e luoghi, contraddittorie e poco attendibili.

Andando probabilmente oltre le mie intenzioni iniziali di ricostruire le fasi salienti delle vicende dei Caduti francavillesi, le ricerche mi hanno portato, sotto la “dimensione tempo” ad intraprendere un viaggio all’indietro che procede a ritroso, a partire dai giorni presenti del secolo XXI, per tornare agli albori del Novecento.

Mentre nella “dimensione spazio” il viaggio procede in senso contrario, cioè in avanti, partendo dalle tranquille ben conosciute rughe e contrade del piccolo mondo di Francavilla, per andare al di là del Carso, dell’Isonzo e del Trentino, verso la Francia, l’Albania e la Grecia ed ancora avanti verso terre più lontane e sconosciute, nei Balcani, in Russia, in Libia, in Egitto ed in Africa Orientale.

Se l’opera finalmente arriva alla stampa gran parte del merito va attribuita a due preziosi e appassionati collaboratori: Giovanni Condello e Vittorio Petrocca. In primo luogo a Giovanni Condello, che si è occupato con accuratezza e con scrupolo dell’impaginazione e della grafica, curando inoltre l’inserimento, nella posizione più efficace, di foto, di cartine geografiche, di lettere e di altri materiali iconografici, che utilmente corredano il testo dei vari capitoli. Inoltre, considerata l’ampiezza dell’opera, Giovanni ha opportunamente proposto di suddividere il libro in più volumi e di corredarlo con un vasto repertorio di fotografie, anche a colori, inserite in un DVD di futura pubblicazione. Vittorio Petrocca si è prodigato a rileggere, tutti o in parte, i miei manoscritti, fornendomi spunti per ulteriori approfondimenti ed enunciando acute osservazioni.

Sono grato a Giuseppe Pungitore fu Foca (del 1954) per il materiale fotografico fornitomi, tratto dalla sua ampia collezione.

Ringrazio per le utili informazioni datemi gli scrittori di storia: Felice Muscaglione (direttore del pregevole mensile “Monteleone”), Foca Accetta, Lorenzo Malta. Rivolgo un grazie particolare a Fausto Rondinelli, scrittore e bibliofilo, sia per l’incoraggiamento durante il mio lavoro preliminare di ricerca, sia per aver generosamente messo a mia disposizione tanti libri sulle guerre del Novecento.

Per ragioni analoghe ringrazio la dottoressa Sonia Vazzano, che con molta sollecitudine mi ha procurato alcuni testi difficilmente reperibili nelle biblioteche calabresi di provincia. Tra i reduci della II guerra mondiale ringrazio in particolare due omonimi: Antonio Attisani “Caporale dei Granatieri di Sardegna” e Antonio Attisani “reduce di Tobruk e di El Alamein”.

Il mio grazie si estende a tante persone che mi hanno fornito notizie interessanti, o gentilmente mi hanno fatto visionare libri, documenti, foto, lettere, cimeli vari: l’insegnante Antonio Parisi, Foca Torchia (classe 1914, residente a Torino), Michele Condello, Vincenzo Condello fu Nicola, l’insegnante Pietro Rondinelli, Giovanni Ciliberti, Mimmo Lazzaro, Giuseppe Pungitore di Ezio (Roma), Bruno Curcio, Vincenzino Russo e Franco Serrao, il dottor Enzo Simonetti, Foca Simonetti e il figlio Luigi (Reggio Calabria), i fratelli Torchia, ossia Vincenzo e il geom. Mario, il Brigadiere Capo Antonio Bonelli di Modena, la signora Santina Simonetti ved. Accetta.

Sono grato all’Arciprete Don Pasquale Sergi per avermi concesso di consultare comodamente gli antichi registri parrocchiali; a Padre Tarcisio Rondinelli per traduzioni dalla lingua araba; nonché a Vittoria Ferro per traduzioni dall’inglese.

Devo ringraziare in modo particolare alcuni amici che hanno condotto pazientemente delle ricerche, peraltro assai fruttuose, presso l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito; prima di tutti, in ordine di tempo, il giovane Aurelio Simonetti, poi il Maresciallo Capo Ottavio Ruperto (che tra l’altro mi ha procurato una ricca documentazione su El Alamein) e l’Operatore amministrativo Bruno Bartolini del Commissariato Onoranze Caduti in guerra.

Ringrazio il Col. Oronzo Traversa, Direttore del Sacrario Militare Caduti d’Oltremare a Bari, e il Direttore del Tempio Ossario di Bassano del Grappa (VI) per il materiale illustrativo che si sono premurati di inviarmi.

Sento il dovere di ringraziare alcuni amici che per mio conto hanno intelligentemente condotto ricerche via Internet: il geom. Ruggero, con il figlio Antonio Limardi, i quali non solo hanno reperito notizie ed immagini interessanti, ma hanno anche elaborato mappe e cartine geografiche dei luoghi dove andarono i nostri soldati; mio fratello, il dott. Agostino Davoli; il rag. Domenico Aracri.

Sono grato a Giuseppe Pungitore fu Antonio per le carte topografiche dell’IGM e per il materiale illustrativo sulle ferrovie.

Desidero rendere omaggio ad alcuni reduci della Seconda Guerra Mondiale: Vincenzo Talora, Foca Bonelli ed il fratello Giuseppe  (marito di Teresa Pizzonia), dei quali ho fatto in tempo a raccogliere, prima che morissero, testimonianze, informazioni e notizie relative ai Caduti francavillesi.

Certamente sarebbe stato corretto da parte mia citare i nominativi di tutti i congiunti, discendenti ed amici dei Caduti, molti dei quali emigrati da Francavilla, che mi hanno fornito delucidazioni, informazioni e notizie varie. Ma questo elenco sarebbe risultato eccessivamente lungo (sicuramente più di cento persone) e assai tedioso per i lettori; in più rischiavo di ometterne qualcuno.

Di conseguenza mi limito a citarne uno solo, il dott. Gino Ruperto di Roma. Unico nipote superstite del Tenente Domenico Servelli, con grande generosità e signorilità, oltre a fornirmi utilissime informazioni e notizie, si è personalmente prodigato a mettere a mia completa disposizione tutto il materiale storico da lui devotamente custodito: lettere, fotografie, diari, quaderni, documenti vari riguardanti lo zio Caduto in guerra ed altri famigliari ed amici. Grazie all’opportunità offertami dal dottor Ruperto sono riuscito non solo a ricostruire in modo dettagliato la gloriosa e commovente vicenda del Ten. Servelli, ma anche ad arricchire le biografie di altri Caduti, come il Ten. Foca Limardi, il Serg. Farina, il Soldato Antonio Bonelli.

Perciò nel nome prestigioso del dott. Gino Ruperto, ringrazio collettivamente ed implicitamente tutti i parenti e discendenti dei Caduti, che mi hanno fornito testimonianze, notizie, foto e documenti vari. Voglio precisare comunque che la maggior parte di queste persone viene menzionata nei capitoli dei singoli Caduti.

Ho voluto dedicare quest’opera a mio nonno materno, Francesco Maria Porchia di Sambiase (CZ), nel 90° anniversario della sua morte, avvenuta in Francia in località Arbre, durante i sanguinosi scontri sostenuti dai Francesi e dagli Italiani loro alleati per riconquistare le importanti posizioni dello Chemin des Dames. Mio nonno, Caporale dell’89° Reggimento Fanteria, Brigata “Salerno”, 1a Compagnia, nel Reparto Sanità del suo reggimento era addetto come capo squadra infermiere a prestare soccorso ai soldati feriti in prima linea. Quando la sanguinosa Grande Guerra stava finalmente avviandosi alla conclusione, Francesco Porchia, mentre accorreva sul campo di battaglia con una lettiga per raccogliere commilitoni feriti, venne colpito a morte (2 ottobre 1918). Dopo una prima sepoltura provvisoria, la sua salma venne poi dignitosamente sepolta nel Cimitero Militare italiano ubicato nella vicina località di Soupir.

Il Caporale Francesco Porchia fu decorato alla memoria con la Croce di guerra italiana e con Medaglia della Repubblica Francese.

Per rendere omaggio al suo sacrificio riprendo alcune frasi del messaggio inviato dal Maresciallo Pétain, Comandante Supremo dello Esercito francese, al Gen. Alberico Albricci, Comandante del Corpo di spedizione italiano in Francia.

“I soldati italiani, chiamati a riconquistare le famose zone cretacee dello Chemin des Dames, parteciparono ardentemente insieme alle truppe francesi a conseguire questo obiettivo con lo scopo finale di scacciare il nemico fuori dalla Francia.

Nel nome dell’Armata Francese io li ringrazio.

Saluto le vostre gloriose bandiere.

Io saluto anche i vostri eroi caduti sul campo dell’onore.

La Francia onorerà con il medesimo culto tutti quelli che sono caduti sul suo suolo per la più nobile delle cause.

L’Italia può essere fiera del Generale Albricci e delle truppe che, sotto i suoi ordini, hanno combattuto vittoriosamente sul suolo della Francia ”.

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Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com

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