SERVELLI DOMENICO
Sottotenente di Fanteria nella Grande Guerra – Tenente alla memoria
Domenico Servelli nacque a Francavilla Angitola il 4 settembre 1891, figlio di Giuseppe e di Santa Catalano.
Dei numerosi fratelli e sorelle solo tre superarono i trenta anni: il fratello Vincenzo,futuro medico e Podestà di Francavilla; la sorella Lucia, morta nel 1917; la sorella Rosarina sposata con Giuseppe Ruperto e madre di Peppino, Domenico e del Dott. Gino Ruperto.
Il piccolo Domenico ricevette la prima istruzione elementare in famiglia, da parte di suo padre e soprattutto dello zio Arciprete che portava il suo stesso nome, Domenico Servelli. Quando era adolescente sotto la guida dello zio Arciprete compose un interessante panegirico in onore di San Foca.
Dopo la scuola elementare a Francavilla Micuccio fu mandato a studiare al Ginnasio di Nicastro; fu lo zio Arciprete Domenico che da allora in avanti si impegnò a mantenere economicamente agli studi il caro
nipote.
Domenico da Nicastro passò a Catanzaro presso il Convitto Nazionale “Pasquale Galluppi”, per studiare nell’omonimo Ginnasio – Liceo Classico.
Nel prestigioso collegio di Catanzaro Micuccio Servelli ebbe come compagni convittori giovani provenienti da tante parti della Calabria. Ricordiamo in particolare alcuni giovani calabresi che nel primo Novecento studiarono al Galluppi:
- Corrado Alvaro (nato nel 1895);
- Azaria Tedeschi, di Serra San Bruno, eroico Maggiore di Fanteria, Caduto sulla Bainsizza nell’ottobre 1917, una delle 12 Medaglie d’Oro al Valor Militare attribuite a calabresi;
- il già citato Leoluca Chiaravalloti, di Pizzo, Capitano medico e Medaglia d’Argento al V.M.;
- il Sottotenente Tommaso Bardari, forse originario di Pizzo, la cui morte fu indicata nel diario di guerra di D. Servelli, in data 18/07/1915.
Per completare gli studi liceali e per conseguire la maturità classica Micuccio si trasferì a Monteleone. Perciò il nome di Domenico Servelli compare sulla lapide del monumento, posto alla destra del portone di ingresso al Convitto “Filangieri”, eretto in onore degli studenti liceali Caduti nella Grande Guerra.
Conseguito il diploma di maturità, Micuccio, sentendosi attratto dal mondo del diritto, dove cinquanta anni prima si era affermato il suo antenato Francesco Servelli (alto magistrato e Intendente del Regno di Italia), manifestò l’intenzione di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza. Sennonché, mentre il fratello Vincenzino studiava Medicina nell’Università di Napoli, Domenico avrebbe preferito Padova come sede universitaria.
Sicuramente Micuccio si recò a Padova per definire sul posto la sua iscrizione all’Università e per trovare un alloggio dove sistemarsi.
In verità non sono rimaste prove di una sua effettiva iscrizione alla Università di Padova.
Nel luglio del 1911 Domenico fu chiamato al Distretto Militare di Catanzaro per la visita di leva della classe dei giovani nati 1891.
Il 20/07/1911 fu dichiarato “abile di 1a categoria”. Il 30/10/1911 fu chiamato sotto le armi a Catanzaro; ma il giorno seguente ottenne il permesso di rinvio del servizio militare, in quanto studente.
Nel periodo 1911 – 12, è probabile che Micuccio, meditando di rinunciare agli studi universitari, abbia pensato di intraprendere la carriera militare e perciò abbia presentato domanda di iscrizione al corso “Allievi Ufficiali”.
In effetti il nostro Domenico ricevette il precetto di compiere la ferma militare con la classe del 1892. Per cui, in ottemperanza al precetto, l’8 settembre 1912, egli si presentò alle armi a Catanzaro; ottenne però un ulteriore rinvio “in congedo illimitato provvisorio”, ma con l’obbligo di presentarsi alle armi all’apertura dei corsi AUC Allievi Ufficiali di Complemento, che sarebbero iniziati il 1° gennaio successivo.
Il 31/12/1912 Domenico Servelli giunse a Torino, in quanto iscritto come Allievo Ufficiale nel 92° Reggimento Fanteria; e il giorno seguente, primo gennaio 1913, iniziò ufficialmente il corso AUC.
Dopo tre mesi il 31 marzo 1913, fu promosso Caporale nel 92° Rgt.
Da quanto scrive in una lettera inviata allo zio Arciprete si possono arguire quali fossero le impressioni di Domenico dopo oltre sei mesi di permanenza a Torino.
“Torino 12-7-913” Carissimo zio, Vi scrivo la presente per dirvi che giorno 18, o al massimo il 20, si faranno gli esami per sergente, ed i promossi saranno mandati, la sera del 31, ai reggimenti che avranno scelto. Io per conto mio sceglierò Ivrea, città alquanto piccola ma incantevole per la sua posizione. Potrei restare anche a Torino o andare a Novara o a Vercelli, ma io preferisco Ivrea sia perché mi hanno detto che si sta bene sotto tutti i rapporti, sia perché essendo piccola e quindi con minori distrazioni potrò dedicarmi allo studio per la licenza.
Ier l’altro ho ricevuto una cartolina postale da Vincenzino, il quale mi diceva che in questo mese si disbrigherà, e che è da molto tempo che non riceve vostre nuove. Come sta Lucia? …. Va migliorando? Mi auguro di sì. Datemi notizie categoriche della sua salute.
Vi prego di mandarmi il solito mensile. Tanti saluti a tutti di casa.
A voi abbracciandovi con affetto mi dico vostro aff.mo Micuccio”
Il 31 luglio 1913, superati gli esami, Domenico Servelli venne nominato Sergente. Quindi venne mandato a Biella, dove rimase fino al 14 novembre 1913.
Nell’inverno 1913-1914 Micuccio , durante una licenza natalizia, conobbe Tecla La Gamba, maestra elementare di buona famiglia monteleonese.Ben presto tra i due iniziò una romantica storia d’amore.
Il legame amoroso stretto tra Micuccio e Tecla deve essere stato gradito alla famiglia Servelli; anche lo zio, l’Arciprete Domenico, riportò un’impressione positiva della giovane maestra e sicuramente dovette molto apprezzarla e stimarla, se con essa avviò uno scambio di corrispondenza.
Dopo aver conosciuto Tecla, Micuccio deve aver maturato dubbi e perplessità se era il caso di proseguire il corso per Allievo Ufficiale, che, svolgendosi a Torino, lo teneva lontano dalla donna amata. Se sia stata quest’ultima la vera ragione, oppure se altri motivi l’indussero a rinunciare, fatto sta che ufficialmente risulta dal suo stato di servizio militare che Domenico Servelli il 28 febbraio 1914 “cessò nella qualità di Allievo Ufficiale”.
Per il secondo semestre del 1914 non abbiamo oggi nessuna notizia riguardo a Micuccio, ai suoi famigliari e alla fidanzata.
L’unico fatto sicuro ed importante succede a fine d’anno, come si evince dallo stato di servizio; il 30 dicembre 1914 il Sergente Servelli a Catanzaro conclude il servizio militare, venendo mandato in congedo illimitato.
Il 22 maggio 1915 partì l’ordine di mobilitazione generale delle Forze Armate italiane. L’Italia dichiarò guerra all’Austria la sera del 23 maggio; lo stato di guerra iniziò il giorno seguente, il 24 maggio 1915.
Ma D. Servelli fu mobilitato diversi giorni prima; ufficialmente giunse al 48° Rgt. Fanteria a Catanzaro, il 18 maggio 1915.
Il 27 maggio partì da Catanzaro diretto al fronte friulano. La sera del 31 maggio Micuccio arrivò in treno a San Giorgio di Nogaro, un paese posto 30 km a sud di Udine.
Dei primi mesi di guerra è rimasto un documento importante: il diario, dal 18 maggio al 22 agosto 1915, che Domenico scrisse su di un piccolo quaderno.
La giornata più bella per Micuccio nel periodo di tempo descritto nel diario fu certamente il 4 agosto. Il motivo è subito spiegato: quello era il giorno della festività di San Domenico; se Micuccio si fosse trovato a Francavilla Angitola, in casa Servelli avrebbero festeggiato l’onomastico sia dell’Arciprete che del giovane nipote.
In verità, anche in quell’angolo del fronte, quel 4 agosto 1915 fu una giornata buona; le ore antimeridiane furono discretamente tranquille, tanto che Micuccio per distrarsi un po’ riuscì perfino a giocare a carte; nel pomeriggio invece ci fu gran fuoco per le artiglierie, mentre le nostre fanterie riuscirono ad avanzare ma solo di pochi metri.
Il crepuscolo e la sera di quel giorno furono le ore più serene ed allegre che Micuccio trascorse al fronte. Quasi sorpreso e come ispirato da quei momenti di quiete, per la prima ed unica volta nel suo diario, Micuccio si accorge di un “tramonto meraviglioso” ed indugia a contemplare le campagne che “sembrano d’oro”.
A sera festeggia l’onomastico insieme ai commilitoni con una “bicchierata emozionante”.
Il 5 ottobre 1915 una Determinazione ufficiale del Comando Supremo qualifica Domenico Servelli come “Aspirante Ufficiale di Complemento nel 117° Fanteria a datare dal 25 settembre 1915”.
Il 28 ottobre un’ulteriore Determinazione militare conferma la suddetta nomina. È probabile che Micuccio e il suo 117° Rgt. Abbiano in qualche modo partecipato alla “3a Battaglia dell’Isonzo” (18 ottobre – 4 novembre 1915), combattendo nel settore carsico di Monte San Michele e conquistando il ciglio dell’Altopiano di Doberdò.
Con il nuovo anno, 1916, finalmente arrivò per Micuccio la tanto desiderata promozione ad Ufficiale. Con Decreto Luogotenenziale del 27/01/1916 Domenico Servelli fu nominato Sottotenente di Complemento dell’Arma di Fanteria, con anzianità decorrente dal 1° novembre 1915.
Nel maggio 1916 il 117° Rgt. del Sottoten. Servelli fu trasferito verso le Prealpi e le montagne vicentine, in prossimità della Val d’ Astico e del monte Cengio .
Conclusa la missione sulle montagne vicentine, il 117° Rgt. Fanteria – Brigata “Padova” ed il Sottoten. Servelli tornarono sul Carso, al fronte orientale.
Il 29 agosto 1916, allo zio Domenico manda una cartolina postale, che reca il timbro: “Posta Militare – Intendenza 3a Armata 30-8-16”.
Micuccio così scrive: “Caro zio, sono a riposo. Ho appreso con profondo dolore la morte eroica di Focuzzo. Scriverò subito al 27° Regg. per avere dettagliate notizie. Sto bene. Baci ed abbracci, Micuccio
P. S. ho ricevuto la lettera di papà e Rosarina”.
Focuzzo indica il povero Foca Limardi; Rosarina è la sorella più giovane di Micuccio.
Assai poco è stato conservato della fitta corrispondenza tra Micuccio e Tecla; tuttavia da qualche piccolo frammento si può intuire la bellezza, la tenerezza, la profondità della loro storia d’amore.
Il mattino del 2/11/1916, Micuccio mandò una cartolina al fratello Vincenzino, scrivendovi uno dei suoi tipici messaggi telegrafici: “Sto bene e baci”. Ma la sera di quel 2 novembre, proprio il giorno commemorativo dei defunti, Domenico Servelli morì, mentre la “nona battaglia dell’Isonzo” si stava esaurendo; in quello stesso giorno il Gen. Cadorna impartiva l’ordine di interrompere ogni offensiva, per poi riprendere a primavera.
L’estratto dell’atto di morte, iscritto al n° 350 del Registro tenuto dal 117° Rgt. Fanteria, dichiara: “L’anno 1916 ed alli due delle mese di novembre nella quota 208 ad est di Bonetti (Carso) mancava ai vivi alle ore diciannove in età di anni venticinque il Sottotenente Servelli Sig. Domenico del 117° Reggimento Fanteria della seconda Sezione Mitragliatrici, nativo di Francavilla Angitola, provincia di Catanzaro, figlio di Giuseppe e di Catalano Santa, …. morto in seguito a scoppio di granata per fatto di guerra. Sepolto a Vermegliano nel cimitero militare”.
La notizia della sua morte fu subito trasmessa con telegramma alla famiglia in Francavilla. Rapidamente si diffuse tra i parenti, gli amici e tutta la gente del paese. Così racconta la povera Tecla: “Mi giunsero all’orecchio, ferendomi come strali l’animo, alcune voci di donne: è morto nel combattimento del 2 novembre! Com’era buono! Povera mamma sua! Corsi subito alla finestra; ma dagli sguardi rivoltimi dalle persone, da mia madre che quasi avendo paura si era stretta a me, capii tutto.
Un brivido di morte mi corse per tutto il corpo; mi si abbuiò la vista; non compresi più nulla; caddi di peso su di una sedia, guardando come un ebete mia madre che tremando diceva: povero Micuccio! Non sarà vero …. Se scrisse il due! Sarà ferito? Signore, vi ho tanto pregato per la sua incolumità. Io non piangevo ero impietrata, come colpita dalla folgore. Il singhiozzo del pianto non trovava la via d’uscita, e mi mozzava il respiro.
Mia madre tentava di consolarmi, d’illudermi; ma le uscivano dalla bocca parole sconnesse. Anche lei aveva bisogno di conforto. Nel procelloso buio dell’anima un solo pensiero mi torturava più di tutto: chi sa come sarà morto! Quale fu il suo colpo fatale! Avrei voluto aver le ali, correre verso di te, o Micuccio, sul luogo bagnato dal tuo sangue, baciare la bara che raccolse le tue membra bellissime, cospargerla di fiori, rigare col mio pianto le zolle che ti coprirono. Quando le campane cominciarono a suonare a mortorio,
annunziando la tua morte, mi svegliai dal sogno spaventoso, acquistai la percezione della tremenda realtà. Mi tremava tutta la vita. Fra due ceri accesi posi la tua immagine sopra un tavolino; m’inginocchiai davanti, e piansi, e piansi amaramente“.
Il 29 dicembre 1916, con Decreto Luogotenenziale, Domenico Servelli fu promosso “Tenente di Complemento” presso il 117° Rgt. Fanteria, con anzianità decorrente dal 31 agosto 1916. Il 21 gennaio 1917 a Francavilla si celebrarono i funerali pubblici e solenni. Per onorare la memoria del glorioso Caduto il Comune, in segno di omaggio, offrì una corona di bronzo. A conclusione delle esequie l’Arciprete Servelli invitò l’ex Sindaco Scipione Mannacio Soderini a prendere la parola. In quella mesta circostanza anche il dotto e facondo Avvocato, che nei suoi interventi pubblici sempre ostentava un’espressione fiera, fredda e controllata, commemorando il giovane amico caduto fu preso da commozione così intensa che più volte interruppe il suo discorso, non riuscendo a trattenere lacrime e pianti.
Il Comune di Francavilla Angitola alla fine degli anni Trenta del Novecento onorò in modo speciale il Ten. Domenico Servelli, intitolando al suo nome il primo tratto del corso principale del paese.
Lo scrittore francavillese Vittorio Torchia onorò anch’egli, nei suoi modi tipici e polemici di denuncia morale, intrisi di sdegno ma permeati di empito civile le figure di Domenico Servelli e Foca Limardi.
Nel suo capolavoro “Il paese del Drago”, Torchia scrisse di Servelli: “Aveva davanti, costui, come si diceva allora, un avvenire meraviglioso ed aveva anche un congiunto – colonnello medico – che disinvoltamente l’avrebbe potuto ‘imboscare’. Ma non ha voluto. I feroci ideali l’accecarono. La patria, allora, era in cima agli stessi pensieri. E, per questo appunto, i ferocissimi mercanti mietono fortune e miliardi, perché tanti ignari ciechi giovani si lasciano mietere dalla morte. Il compianto per quella sorte fu universale in paese ed ancora si sentecircolare qualche terzina dedicatoria: O Francavilla coi tuoi pioppi snelli, / pure le capinere battono l’ali / al nome di Domenico Servelli”.
Nel 1917 furono pubblicate le due più belle, commoventi e famose commemorazioni della figura di Domenico Servelli: una è il poemetto che gli dedicò il Sacerdote Don Carmelo Foti; l’altra è, invece, la commovente rievocazione fatta in prosa da Tecla La Gamba, fidanzata dell’eroico Micuccio.
Vincenzo Davoli