TECLA, MICUCCIO E I SERVELLI REPERTI DI CORRISPONDENZE D’AMORE E DI AMICIZIA
Chi ha avuto tra le mani il primo volume di “Buone notizie e pronta risposta” e, quanto meno, ne ha sfogliato le pagine con un minimo d’attenzione, avrà notato che la figura femminile principale non era una donna francavillese ma una forestiera, Tecla La Gamba. Alcuni già sapevano - ed altri poi l’hanno appreso leggendolo nel mio libro - che costei era la fidanzata del Sottotenente Domenico Servelli, chiamato dai suoi cari “Micuccio”. Quando ho scritto quel libro, di lei non avevo nessun dato anagrafico; non sapevo niente altro se non che era diplomata maestra e che poi era stata per molti anni insegnante elementare a Pizzo. Oltre al suo bellissimo libriccino “Ricordi e lacrime”, allora avevo avuto modo di leggere solamente una cartolina e una lettera, non indirizzate però al suo amato Micuccio, ma al Reverendo suo zio, Arciprete di Francavilla e Vicario Foraneo della zona di Filadelfia, Don Domenico Servelli. In questi ultimi anni, esaminando con attenzione le centinaia di documenti (lettere, cartoline illustrate e postali, biglietti, fotografie con dediche o didascalie, opuscoli, manoscritti vari) custoditi nell’archivio privato del dottor Gino Ruperto, ho scoperto qualche altro scritto di Tecla La Gamba. Tali manoscritti sono documenti preziosi, in quanto assai rari, e sono cimeli e testimonianze importanti di una storia d’amore, di amicizia, di guerra, di morte, tragicamente suggellata dal sangue di Domenico Servelli, perito in quell’immane ed inutile strage, quale fu il primo conflitto mondiale. Desidero pubblicare questi pochi scritti originali di Tecla La Gamba, accompagnati da mie trascrizioni, annotazioni e brevi commenti, affinché qualche lettore, appassionato cultore delle vicende francavillesi di cent’anni fa, non solo possa comprenderne meglio il contenuto, ma anche ammirarne lo stile e l’accurata calligrafia. Per completare il quadro, ripubblico anche quei pochi scritti di Micuccio, espressamente indirizzati a Tecla, che si sono salvati in quanto custoditi con cura dal nipote Gino Ruperto, figlio di Rosarina Servelli, sorella del Caduto. Chi volesse citare o riprodurre, parzialmente o integralmente, i manoscritti di Tecla La Gamba qui allegati, è tenuto ad apporre la seguente annotazione: Dall’Archivio di Gino Ruperto, trascrizione di Vincenzo Davoli. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
CARTOLINA (10-8-15): TECLA ALL’ARCIPRETE DOMENICO SERVELLI Scritta il 10-8-1915, è il più antico in ordine cronologico dei manoscritti di Tecla La Gamba tuttora conservati. Tecla lo scrisse nella sua città di Monte-leone di Calabria (così a quel tempo si chiamava Vibo Valentia), quando le Forze Armate italiane da tre mesi erano entrate in guerra. Sulla cartolina illu-strata è ritratto il Generale Vittorio Zuppelli, che era allora il Ministro della Guerra nel governo presieduto dall’on. Antonio Salandra; pertanto, già grazie a tale fotografia, la cartolina costituisce un notevole documento del parti-colare momento storico che la Nazione allora viveva. Affrancata con un bollo da 5 centesimi, fu indirizzata all’Arciprete Domenico Servelli. Si notano niti-damente il timbro di partenza da Monteleone e quello d’arrivo a Francavilla Angitola, entrambi in data 11.6.15; cent’ anni fa, pur trovandoci in guerra, la posta viaggiava rapidamente. Il testo, conciso ma efficace, testimonia il deferente e affettuoso attaccamento di Tecla all’Arciprete Domenico e a tutta la famiglia Servelli.
Cordialissimi saluti a Reverendo Voi, ed a tutti della vostra Arciprete Domenico Servelli famiglia. Vostra devot.ma Francavilla Angitola amica T. La Gamba (Prov. Catanzaro) Monteleone 10/8/1915
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LETTERA (9-8-1916): TECLA AL REVERENDO ARCIPRETE DOMENICO SERVELLI La lettera copre tre facciate di un foglio piegato a metà; fu scritta a Monteleone il 9-8-1916, in un momento cruciale: - sul fronte di guerra orientale si combatteva quella che sarebbe stata chiamata la “sesta battaglia dell’Isonzo” (dal 4 al 17 agosto 1816); - a Francavilla Angitola si celebrava la festa estiva del Patrono San Foca, che quell’anno cadeva la domenica 13 agosto. Sia in casa Servelli a Francavilla, sia in casa La Gamba a Monteleone, erano preoccupati perché da cinque giorni non ricevevano posta da Micuccio. La missiva di Tecla dovette rasserenare i Servelli, che, seppur rattristati per la lontananza dei fratelli Vincenzo e Domenico impegnati nella guerra, erano pronti a festeggiare il Santo Patrono. La lettera fornisce diversi, interessanti ragguagli: è chiaro anzitutto che Tecla e l’Arciprete sovente si scambiavano notizie sulla situazione di Micuccio; particolarmente fitta doveva essere la corrispondenza tra i due innamorati, se addirittura nei tre giorni che vanno dal 2 al 3 agosto 1916 Micuccio spedì a Tecla 2 lettere e 2 cartoline. Poi ancora altre informazioni quasi da bollettino di guerra: tanta preoccupazione per i sanguinosi combattimenti e per la mancanza di notizie fresche, seguita poi per fortuna dall’annuncio della presa di Gorizia, di Monfalcone e di altre posizioni nel Trentino. Notizie rassicuranti su Micuccio poiché in quei giorni si trovava in terza linea e sarebbe dovuto ritornare in combattimento non prima di una quindicina di giorni. Quindi i saluti di prammatica (inviati anche dalla mamma di Tecla) da estendere a tutta la famiglia Servelli. L’espressione affettuosa “Baci a Concettina” era rivolta alla bambina Concettina Ciliberti, figlia terzogenita del notaio Vincenzo e di Mariannina Servelli, sorella di Micuccio, morta prematuramente a marzo del 1914; Concettina, che all’età di un anno e mezzo aveva perso la mamma, proprio in quei giorni, il 7-8-1916, compiva 4 anni. La lettera si chiude con la bella attestazione di speciale deferenza: “Baciandovi la mano Devot,ma La Gamba Tecla”.
Monteleone, 9-8-1916
Reverendo Arciprete, ho ricevuto oggi la vostra cartolina e mi affretto a rispondervi subito. Anche noi da cinque giorni non ricevevamo alcuna cartolina da vostro nipote Micuccio, ma stamane ne abbiamo ricevuto due portanti la data del tre, e del quattro corrente; ed ora proprio sul momento riceviamo due lettere del due, e del quattro. L’insolito silenzio ci aveva pre-occupate tanto più che ieri sono arrivati diversi telegrammi in cui si annunciava la presa di Gorizia, e di Monfalcone; e di altre posizioni impor-tanti del Trentino dopo sanguinosi combattimenti! Monteleone è oggi in festa per le gradite notizie, che per un ordine superiore non si son bene affermate. Dalle lettere del vostro Micuccio rileviamo ch’è in terza linea ove si sta più tranquilli; ma fra una quindicina di giorni ritornerà in combattimento. Voglio augurarmi che state bene come vi assicuro di me e di mamma. Mi auguro anche che riceviate fresche notizie. Non dubitate che mi farò il dovere di darvi spesso notizie di vostro nipote. Vi porgo i più distinti saluti per parte mia e di mia madre a voi, e a tutta la vostra famiglia. Baci a Concettina Baciandovi la mano Devot. ma La Gamba Tecla
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ CARTOLINA POSTALE (7-2-1920) : TECLA ALL’ARCIPRETE DOMENICO SERVELLI
Qualche anno dopo la tragica morte di Micuccio, avvenuta il 2-11-1916 in combattimento, Tecla e la madre si sistemarono a Pizzo, dove la giovane maestra faceva l’insegnante alla scuola elementare. Nonostante la scomparsa dell’amato, Tecla mantenne ottimi rapporti con tutti i Servelli e specialmente con il Rev. Domenico; d’altronde l’Arciprete, quando passava da Pizzo, non mancava di far visita a casa La Gamba. Il 7 febbraio 1920 Tecla inviò da Pizzo al Rev. Servelli una cartolina postale (allora costava 15 centesimi). Il breve manoscritto è una bellissima testimonianza della sincera amicizia che la Maestra Tecla La Gamba nutriva per tutte le persone di casa Servelli. In particolare nella cartolina venivano affettuosamente menzionati: - Concettinuzza, ossia Concettina Ciliberti, terzogenita del notaio Vincenzo e della defunta Mariannina Servelli, sorella del povero Micuccio; allora aveva 7 anni e mezzo, e quindi già frequentava la scuola elementare; - le due sorelle di Concettina, cioè Rosarina e Santina Ciliberti, invece erano ricordate in modo più generico, “le altre nipotine cosa fanno?”; - Rosarina Servelli, l’unica superstite delle sorelle di Micuccio, è salutata con speciale affetto; in effetti era sposa novella, giacché aveva sposato Peppino Ruperto appena da qualche mese (27-11-1919); - salutata come cognata dell’Arciprete era la Sig.a Santa Catalano in Servelli; - il fratello dell’Arciprete, nonché padre di Micuccio e di Rosarina, era Giuseppe Servelli, allora Segretario comunale di Francavilla Angitola. Nel poscritto, a fianco del nominativo del destinatario, Tecla scrisse:
“Tanti saluti affettuosi a Teresa e Caterina” La prima persona è Teresa Servello; era una brava donna di chiesa, una rimita, nubile, forse parente alla lontana della famiglia Servelli. Aiutava la Signora anziana, Donna Santa Catalano, e la giovane sposa, Donna Rosarina Servelli, sia nei lavori di cuoca, sia come sarta, nel taglio e cucito. La seconda persona era Caterina Masdea, per tutta la vita fedele domestica, dapprima con la famiglia del Segretario Don Peppino Servelli, poi con i coniugi, il dottor Vincenzino Servelli (medico chirurgo, e figlio del suddetto Segretario) e Donna Vincenzina Serrao, che non ebbero prole. La cartolina di Tecla La Gamba recava il seguente indirizzo:
Al Reverendissimo Arciprete Domenico Servelli Francavilla Angitola (Catanzaro)
Pizzo 7-2-920 Reverendissimo Arciprete, non vi ho scritto prima perché mi trovavo in disturbo essendo mia madre gravemente ammalata. Ora, grazie a Dio, si è un po’ rimessa in salute ed io sono più tranquilla. Voi come state? E la famiglia? Dimenticai quel giorno che siete venuto a trovarmi domandare nuove di Concettinuzza che a quest’ora di certo sarà divenuta una bella bambina, che frequenta la scuola. Le altre nipotine cosa fanno? Spero di rivederle ai bagni nella prossima estate! Direte a vostra nipote Rosarina che la ricordo sempre con affetto e che la saluto caramente. Gradite affettuosi saluti assieme a vostra cognata e fratello Dev.ma Tecla La Gamba
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CARTOLINA ILLUSTRATA (15-5-1915): MICUCCIO A TECLA La storia d’amore di Micuccio e Tecla durò solo tre anni (1914-15-16). Quando era lontano dalla sua amata ogni giorno Micuccio le inviava uno scritto: una lettera, una cartolina postale o illustrata, qualche sua foto. Non è esagerato pensare che in quel periodo le abbia spedito almeno un migliaio di messaggi scritti. Trattandosi di un epistolario privato non c’è traccia di questa corrispon-denza tra innamorati, con una sola eccezione. Il 15 maggio 1915, cioè pochi giorni prima che l’Italia entrasse in guerra, Micuccio era a Catanzaro; Tecla invece si trovava a Francavilla, ospite per qualche giorno della famiglia Servelli. Da Catanzaro Micuccio inviò a Tecla una bella cartolina illustrata raffigurante una coppia di innamorati; come indirizzo scrisse: “Alla mia indimenticabile Tecla” Questo era il testo del messaggio che Micuccio scrisse alla sua amata: “ Gradisci i più cordiali saluti da chi ti ama e ti adora con tutta l’anima. Sempre tuo Micuccio Servelli Catanzaro li 15-5-1915” Per proteggerla dalla curiosità di postini e impiegati postali, la cartolina fu infilata in una busta chiusa e spedita a casa Servelli di Francavilla. È probabile che, quando la busta arrivò a Francavilla, Tecla fosse già rientrata a Monte-leone, dove abitava; la cartolina sarà stata riposta in qualche tiretto e mai conse-gnata a Tecla, che invece continuò a ricevere la corrispondenza che Micuccio ogni giorno le inviava direttamente. Questa cartolina è l’unico conservato degli oltre mille messaggi che Micuccio scrisse e inviò per posta all’amata Tecla.
DIARIO DI GUERRA(maggio-agosto 1915): MICUCCIO PENSA A TECLA
Nei primi mesi di guerra, e più precisamente dal 18 maggio al 22 agosto 1915, Domenico Servelli, che allora era Sergente, registrò, su un semplice quaderno a quadretti, quel che succedeva nel suo reparto e gli episodi che più l’impressio-navano, compilando così un vero e proprio diario, che per fortuna non è andato perduto. In tale diario compaiono accenni alla donna amata: seppure una semplice consonante…o appena due frasi esplicitamente rivolte a Tecla. 1- Sotto la data del 10 luglio, forse volendo tenere nascosto il nome dell’amata, Micuccio scrisse a metà del rigo solo una T in corsivo maiuscolo, sottolineata due volte.
2- Il 24 luglio Micuccio vergò con grafia inclinata queste frasi accorate: “Ho pensato tanto alla mia Tecla. Chi sa, se mi sarà dato rivederla! Mi rimarrebbe un rimorso per averla turbata dalla sua pace!....
3- Il 26 luglio ci sono di nuovo invocazioni accorate, ma fiere, che Micuccio ora rivolge alle persone che gli sono più care: Tecla e gli anziani genitori in pena per il figlio lontano ed in guerra.
“Si avanza. Con animo sereno affronto ogni pericolo. O Tecla, se non ti vedessi più sappi che ti ho amato. O miei genitori, siate fieri di aver perduto un figlio in guerra”
Francavilla Angitola, 8-11-2014 VINCENZO DAVOLI
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