Commemorazione dei caduti in guerra 4 NOVEMBRE Un momento storico importante che ha costituito per l'Italia un passaggio di primo piano nelle vicende collegate all'unità del Paese e alla formazione di una coscienza nazionale. Sabato 5 Novembre, per commemorare il 93° anniversario della vittoria nella I guerra mondiale, si è tenuta la consueta cerimonia in onore dei Caduti di tutte le guerre del Novecento . La ricorrenza è stata celebrata in forma civile e religiosa . Secondo il desiderio dell' amministrazione comunale la commemorazione si e' svolta di sabato per coinvolgere meglio i ragazzi delle scuole . Preceduto da scolari e studenti, accompagnati dai loro insegnanti , partendo dalla sede del Comune, Palazzo Solari, si è mosso il corteo con il Sindaco Dott. Carmelo Nobile, il Vice Sindaco Avv. Antonella Bartucca , gli Assessori Domenico Anello, Giovanni Serratore e Angelo Curcio, al seguito del gonfalone portato da Maurizio Serrao , della bandiera italiana portata dal reduce della II Guerra mondiale, soldato Antonio Attisani, e della corona d’alloro; tutti accompagnati dalla musica della banda “Diapason” di Filadelfia, alla volta della chiesa di San Foca. Il nuovo parroco don Mimmo Barletta ha celebrato la Santa Messa in suffragio dei Caduti di tutte le guerre . Conclusa la Messa il corteo è sfilato lungo il corso del paese, mentre la banda intonava la “Leggenda del Piave”. Deposta la corona d’alloro sul Monumento ai Caduti il trombettiere ha suonato il “Silenzio “ . Il Sindaco Dott. Carmelo Nobile ha pronunciato il discorso ufficiale, che di seguito riportiamo, ricordando anche i militari francavillesi caduti dopo la guerra, il Caporale Paracadutista Antonio Fiumara ed il Carabiniere Giuseppe Marrella. Il Comandante dei Vigili urbani Giulio Dastoli ha scandito “ l’appello” dei Caduti, a cui il reduce Antonio Attisani , secondo la prassi ormai tradizionale , ha risposto con la parola “presente”. 5-11-2011 -- FRANCAVILLA ANGITOLA 5 NOVEMBRE 2011 Autorità civili, politiche e religiose, associazioni degli ex combattenti, studenti, concittadini tutti, fedeli all’annuale appuntamento ci ritroviamo davanti a questo monumento, riuniti con una solennità che in poche altre occasioni si ripete uguale, per onorare i nostri caduti in guerra, per ricordare l’unità nazionale e per festeggiare le forze armate. Il 4 Novembre di 93 anni fa si concludeva vittoriosamente per le nostre armi il lungo e sanguinoso primo conflitto mondiale. I soldati italiani, spesso in condizioni di inferiorità, combatterono con onore e con valore quel conflitto Le cause del conflitto sono da ricercarsi nella crisi dei rapporti internazionali e il pretesto fu dato dall’attentato a Sarajevo, ai danni dell’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando, da parte di un indipendentista slavo. L’Austria mandò immediatamente un ultimatum alla Serbia, la quale, rifiutandosi di scendere a patti, emise la dichiarazione di guerra il 28 luglio del 1914. Il sistema delle alleanze fu presto stabilito. Da una parte si schierarono l’Austria e la Germania, dall’altra l’Inghilterra, la Francia e la Russia, mobilitate in difesa della Serbia. Il 26 aprile del 1915, il governo italiano si alleò segretamente con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia), stipulando il Patto di Londra. Attraverso tale accordo, l’Italia si impegnava nella guerra contro l’Austria ed, in caso di vittoria, avrebbe dovuto ottenere le terre del Trentino, l’Alto Adige, Trieste, Istria e la città di Valona, in Albania. Il 23 maggio del 1915 le truppe italiane entrarono in guerra. Il 1918 fu l’anno decisivo del conflitto, che ne segnò anche la conclusione della Prima Guerra Mondiale con la vittoria della Francia. Sul fronte italo-austriaco, l’esercito italiano, guidato dal nuovo generale Armando Diaz, riuscì a conquistare Trento e Trieste, stipulando un armistizio con l’Austria e giungendo finalmente alla pace. L'armistizio Il 3 novembre 1918, a Villa Giusti, vicino Padova, gli austriaci firmarono l'armistizio con l'Italia, che pose fine - per quanto ci riguardava direttamente - alla Prima guerra mondiale. La Vittoria nella Grande Guerra è stata celebrata per decenni nel nostro Paese il 4 novembre perché le due parti decisero, di comune accordo, che la notizia della resa austriaca sarebbe stata comunicata il giorno dopo. Nel resto d'Europa la pace arrivò una settimana più tardi, con l'armistizio di Compiègne, che pose fine al conflitto sul fronte occidentale. Il Bollettino della Vittoria - firmato dal comandante supremo delle Forze Armate italiane, generale Armando Diaz, e ancora scolpito su molti edifici pubblici del nostro Paese - si conclude così: «L'Esercito austro-ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni di lotta e nell'inseguimento; ha perduto quantità ingentissime di materiali d'ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi; ha lasciato finora nelle nostre mani circa 300mila prigionieri con interi Stati Maggiori e non meno di 5mila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza». Dal Trattato di pace, firmato il 29 giugno 1919, l'Italia ottenne meno di quel che si attendeva e - soprattutto - meno di quel che le era stato promesso all'inizio della guerra, nel Trattato di Londra, proprio allo scopo di convincerla a schierarsi con le potenze dell'Intesa, contro Austria e Germania. Ebbe Trento e Trieste, ma le furono negate Fiume e la Dalmazia. Si chiuse così, in modo definitivo (sia pure con qualche strascico di amarezza), la pagina del Risorgimento, aperta settanta anni prima con le guerre d'indipendenza. Il prezzo pagato per completare l'unità nazionale fu altissimo. Nella Grande Guerra l'Italia ebbe 650mila caduti, 947mila feriti, 600mila fra prigionieri e dispersi. Il costo del conflitto per l'Italia ammontò a oltre 12 miliardi di dollari dell'epoca. La Conferenza di Pace di Parigi penalizzò duramente i paesi perdenti, in particolar modo la Germania, facendo prevalere gli interessi delle due potenze europee: Francia ed Inghilterra. All’Italia furono concessi i territori di Trentino, Alto Adige, Trieste ed Istria. Dallo smembramento dell’impero austro-ungarico nacquero quindi nuove realtà territoriali e politiche: l’Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. . Oggi celebriamo anche la giornata dedicata alle Forze Armate e all’Unità d’Italia, per cui lottò e si sacrificò un’intera generazione. Una giornata per rappresentare i sentimenti delle nostre comunità e poter rivolgere a tutti un vivo e caloroso saluto, unitamente ai particolari sentimenti di gratitudine alle autorità militari presenti e ai militari tutti. //////////////////////////////////////////////////// Quest’anno ricorre anche il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia. E con onore leggo anche alcuni passaggi del discorso dell’on. Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, in occasione della Cerimonia sui 150 anni dell’Unità d’Italia Il 17 marzo di centocinquant’anni fa si compì il processo di unificazione nazionale e l’Italia e gli Italiani entrarono a far parte della Comunità delle Nazioni. Si affermarono le speranze di un popolo che si riconosceva negli ideali di indipendenza e di libertà dell’epopea risorgimentale. Sebbene, rispetto ad altre Nazioni, il nostro Paese fosse arrivato più tardi a costituirsi come Stato unitario, l’idea dell’Italia come entità non solo geografica era viva e diffusa, perché affondava le sue radici nel ricchissimo patrimonio storico, artistico e letterario accumulato nei secoli dal genio della gens italica: un patrimonio per il quale, ancora oggi, l’Italia è universalmente conosciuta . Testimoni valorosi e simbolo dell’Italia generosa sono oggi le donne e gli uomini, militari e civili, impegnati all’estero in difficili missioni di pace. E’ legittimo motivo di orgoglio per tutto il nostro popolo il fatto che la bandiera Tricolore, la nostra bandiera, rappresenti un simbolo di speranza e di riscatto civile in tante parti del mondo dove si soffre a causa del terrorismo e del fondamentalismo. Un momento altamente simbolico del sentirsi tutti italiani, del fraterno ritrovarsi uniti nel dolore e nell’identità nazionale, furono di certo i giorni seguenti la tragedia di Nassiriya. Il pensiero corre spontaneo all’immagine struggente dell’imponente scalinata dell’Altare della Patria, ricoperta per intero dai fiori lasciati da migliaia di italiani sfilati, in muto e spontaneo pellegrinaggio, davanti al Milite Ignoto. In quel doloroso 12 novembre 2003, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi espresse il sentimento della Nazione intera con queste semplici e nobili parole: “Costruire la pace, questa è l’identità della Repubblica italiana”. È un impegno doveroso per garantire il prestigio della Repubblica e per rinsaldare la nostra comunità nazionale, facendo prevalere le ragioni del nostro essere italiani, del nostro stare insieme su ogni strisciante egoismo di parte, geografico o sociale che sia. ///////////////////////////////////////////// Oggi l’amministrazione ha voluto che fossero presenti i nostri scolari e ringrazio i dirigenti scolastici ed i docenti per aver voluto dare seguito a questa volontà. Ed è a voi cari bambini che mi rivolgo. Voi qui oggi rappresentate il futuro della nostra comunità e noi adulti sentiamo la responsabilità di rendere ognuno di voi costruttore di una società e di un mondo migliore. E’ responsabilità che esercitano innanzitutto i vostri genitori che si impegnano ogni giorno e con sacrificio per non farvi mancare mai nulla e per mettervi a disposizione ciò di cui avete bisogno. E’ responsabilità che esercita la Scuola, nelle sue diverse componenti, fornendovi il sapere, l’esperienza, la capacità di relazione e consegnandovi le chiavi per aprire la porta del vostro futuro. A voi oggi, cari bambini, la nostra Comunità parla con parole chiare e con segni inequivocabili. A chi daremo presenza in mezzo a noi dicendo “presente“ ? E lo diremo per tante volte quanti sono i caduti di questo paese nelle due guerre mondiali! Chi e cosa vogliamo che siano presenti? Certamente il ricordo di quanti partendo giovani e forti da Francavilla hanno perso la vita combattendo sui campi di battaglia! Ma anche il ricordo dei lutti di tutte le guerre tra i soldati di tutti i fronti e tra la popolazione civile. Ma quel “presente” ci deve dare la presenza tangibile e forte del nostro sentimento di rifiuto della guerra e di affermazione del valore assoluto della pace. Siamo e siete cari bambini presenti, qui oggi, per affermare che la guerra va ripudiata sempre ed ovunque e che la pace va ricercata sempre ed ovunque. ///////////////////////////////////////////// Un anno fondamentale per la valenza storica di questa giornata fu il 1983 quando, con il nostro Esercito impegnato nella Missione di Pace in Libano, il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, proclamò il 4 novembre oltre che “Festa dell’Unità Nazionale” anche “Festa delle Forze Armate”. Questa condivisibile scelta del Presidente Pertini, da un lato evidenziò l’aspetto patriottico di appartenenza alla Nazione e dall’altro come le nostre Forze Armate ne siano parte integrante, fedeli alla Repubblica, alle sue Istituzioni ed alla Bandiera. In questa storica ricorrenza del 4 novembre, Festa delle Forze Armate, voglio ricordare tutti gli italiani che hanno sacrificato la loro vita, nell’espletamento del loro dovere, per il bene supremo della Patria. Oggi dobbiamo, TUTTI, sentire il dovere di estendere il nostro pensiero ai militari italiani impegnati in missioni di pace all’estero, nei luoghi più disparati, per difendere gli ideali di libertà e democrazia. A questo proposito ritengo importante rimarcare, con orgoglio, che le nostre Forze Armate, nelle diverse missioni di pace che ci vedono impegnati si sono sempre distinte per grande capacità operativa, efficienza, senso del dovere e per i sentimenti di profonda umanità con i quali si sono rapportati con le popolazioni. Oggi il pensiero và anche a dei Militari compaesani scomparsi in tempo di pace nell’espletamento del loro dovere e quindi al Caporale Paracadutista Antonio Fiumara ed al Carabiniere Giuseppe Marrella. Vorrei, inoltre, cogliere l’opportunità di salutare, a nome dell’Amministrazione Comunale e dei Francavillesi, tutti i componenti dell’Esercito, dell’Aeronautica, dei Carabinieri e della Marina: la vostra divisa è emblema di onestà e senso civico, senso della legge e dei diritti, coscienza civile e coraggio. Ma può divenire, ancor più in quest’epoca connotata dalla fragilità delle relazioni internazionali, simbolo di pace e rispetto dell’umanità. Viva Dio, Viva l’Italia, Viva Francavilla. Carmelo Nobile Sindaco di Francavilla Angitola 5-11-2011 |
Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com