Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

 

IL Carnevale A FRAncavilla

 La Fondazione Culturale “Le Torri, ” in occasione della festa del Carnevale propone qui di seguito e pubblica sulla VOCE FRANCAVILLESE una pagina del Carnevale degli anni trenta a Francavilla, ricavata da un manoscritto del tempo.
Allegria, scherzi, travestimenti strani, baldoria, emergono dallo scritto e, ancora di più, partecipazione appassionata e coinvolgente di tutta la comunità Francavillese ai festeggiamenti carnevaleschi. E’ tanta la voglia dei giovani di partecipare ai festeggiamenti da tralasciare qualunque altro impegno per quei giorni. Erano occasioni per combinare fidanzamenti.
In molte famiglie si uccideva il maiale: in quest’occasione s’invitavano gli amici ed i parenti.
Tutto questo a Francavilla non si ripete più, abbiamo dimenticato il passato .
IL CARNEVALE A FRANCAVILLA NEGLI ANNI TRENTA
Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione Cristiana. I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi in particolare, i ragazzi si vestono da zingarelle e da pacchiane, mentre i giovani, i più strani travestimenti SEMEL IN ANNO LICET INSANIRE( una volta l’anno è lecito far baldoria.).
La parola carnevale deriva dal latino Carnem levare ( eliminare la carne), poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di carnevale, subito prima del periodo d’astinenza e digiuno della quaresima. La consuetudine vuole che il giovedì grasso le famiglie preparino il pranzo in cui non deve mancare la carne di maiale e se non hanno denaro per comprarla se lo fanno prestare, com’è confermato dal detto: JUOVI E L’ARDALUORU CU’ NON AVA CARNA SI ‘MPIGNA U FIGGHIOLU.
Il carnevale di Francavilla era caratterizzato non solo per le varie sfilate di gruppi in maschera ma per la maschera del marinaio rappresentata da Ntuoni e Nocienzu.
Per molti anni Lazzaro Antonio d’Innocenzo classe 1895 vestito da pirata, con pantaloni corti, con un fazzoletto policromo avvolto sulla fronte e nuca, attraversava il corso, con una cesta da marinaio sulla spalla e gridava a squarciagola che, erano arrivati i pesci freschi direttamente, da Praja, seguito da un nuvolo di ragazzi schiamazzanti.
La peculiarità della maschera rappresentata da Lazzaro, era dovuto al vocìo, così ben cadenzato come un autentico marinaio di Pizzo.
La verosimiglianza del marinaio dipendeva dal fatto che nella cesta vi erano i pesci veri che Lazzaro si procurava dai pescivendoli di Pizzo-dove si recava- quotidianamente, specie in estate, per trasporti di merci con un traino, saltuariamente di persone , con il brek, (diceva l’interessato, come si costuma nell’isola di Cuba), dove si era venuto a trovare involontariamente, in un tentativo clandestino di emigrare negli Stati Uniti d’America-il cui-ingresso era vietato agli emigranti fuori quota.
Si trattava di un comodo mezzo di trasporto,con cuscini regolari di stoffa ripiena,con spalliera,di una certa lunghezza,che poteva ospitare su regolari sedili,oltre dieci persone che, previo compenso modesto assicurava la quindicina balneare.
Fatta la visita medica da parte dell’Ufficiale sanitario dott. Servello Vincenzo che,unitamente alle guardie municipali si prestavano al gioco della festosa carnevalata,Lazzaro saltellando e riprendendo il verso,si dirigeva verso la Piazza Annunziata alla bottega di Lombardo Eleonora-esercente perenne della pesa pubblica.
Nel frattempo in cui Lazzaro svolgeva la scena principale, con stupore, presso la bilancia comunale-un’altra maschera sbucava dal Vico Borgo….Era un certo Monterosso Renzo, il quale, previo accordo con gli altri personaggi, svolgeva la macchietta da medico, vestito di nero, con occhiali semirotti, una cravatta a colori molti vivaci al collo, sistemata con un laccio, e si avviava pacatamente verso il Lazzaro.A questo punto il Monterosso, che, oltre ad essere analfabeta, era anche balbuziente, in modo accentuato, fin dalla nascita, si rivolgeva al pubblico dicendo…Io sono medico del levante….e porto medicine…..sufficienti…..per i vostri mali e dei vostri figli….Al che Lazzaro aggiungeva con una faccia sorniona e con un occhio quasi strabico…….Non date retta a quel ciarlatano di medico….lasciatelo andare…..venite da me….con pesci vino e caso (formaggio)…..ogni male….se ne va….accorrete presto…..
Sempre d’intesa,mentre si svolgeva la citata filastrocca,nella comune festività dei presenti che partecipavano con soddisfazione,da una casa vicina,compariva un certo Corrado Giuseppe. muratore e mugnaio. classe 1874, dalla corporatura grossa, alta, con il viso tutto incipriato, vestito con una lunga tunica e in modo tale che non si riusciva a comprendere se fosse vestito da uomo o da donna. Corrado procedeva,imperterrito, con passo maestoso,con un grosso libro,unto e bisunto,sotto il braccio,chiamato il Messale dei miracoli,dal possessore.
Di tanto in tanto si fermava e rivolgeva al pubblico parole incomprensibili,con aria distaccata.
La maschera di Corrado voleva essere un personaggio complesso, intendeva fare credere che fosse stato un santone, mago, sacerdote e medico, capace a guarire tutti i mali d’Amore contrastati dei giovani, mediante alcuni ingredienti a base di cannella e spezie.
Infatti, appena si veniva a trovare vicino alle citate maschere Corrado si rivolgeva ai presenti e li apostrofava con solennità…….Non date retta al marinaio perché è uno spione dei Turchi, pagato per indicare la casa delle belle ragazze, quando in una di queste notti verranno….l’altro….ha portato i medicinali dalla Cina per addormentare i fidanzati……State attenti…..mandateli via…..ascoltate me…..prima che sia troppo tardi…..state attenti alla polverina che mettono nei pesci e nelle caramelle e così di seguito…..aprendo e chiudendo il Messale dei miracoli.
Non mancavano anche tra i giovani altre maschere raffiguranti il geloso “Otello” la bella “ Desdemona” con parrucca vera,bionda
Questa ultima maschera era fatta da Grillo Vincenzino di Francesco, Antonio classe 1904 mentre la prima era impersonata da Torchia Gregorio fu Foca classe 1902 e da altri.
Carchedi Giuseppe fu Vincenzo, preferiva un costume tipico e costoso che rappresentava “Lo Zingaro”. altri: il fioraio, il venditore d’acqua….il classico acquaiolo di Catanzaro, che vendeva rinomata acqua, nella cuccumella della Nocella Era un personaggio interessante vestito con largo gilet di velluto con giacchettone, falzolettone al collo con una certa area sbarazzina. Erano anche comuni le maschere di guerriero,di fante,di cavaliere.
Lo stesso Grillo con la propria piccola automobile Fiat dava la possibilità ai giovani in maschera di andare a Monteleone o a Pizzo e fare una bella figura con i colleghi di corso liceale e con le ragazze amiche.
La maschera tipica,popolare,notturna,sempre uguale era chiamata “CORAJSIMA”. Si trattava di una persona vestita di nero,quasi come un frate,con la testa coperta,il viso seminero,piangente, e con una canocchia in mano,piena di stame di lino. Recitava una nenia simile a quella in uso durante i funerali. Costituiva il terrore dei ragazzi.
In sostanza penso che tale maschera dovesse rappresentare la moglie,vedova,del Carnevale,la quale appunto si lamentava della vedovanza,che comportava un periodo di digiuno,per quanto riguarda le carni fresche o affumicate. Evidentemente com’ e il nome fa comprendere che,la Maschera voleva rappresentare :la Quaresima.
La maschera era accompagnata da altri muniti di bisaccia che badavano a raccogliere quanto era offerto: oli,vino,fichi,fritture,biscotti,noci,mandorle.
Tale manifestazione accadeva sempre nelle ore della sera. spesso tali maschere avevano uno scopo per combinare matrimoni. Le strade erano illuminate da fuochi,con legna e frasche,chiamate “FOCARRE” fatto che si ripeteva poi all’inizio del mese di maggio per dare solennità il mese mariano .


Il Presidente della Fondazione Culturale “Le Torri”
Michele Condello D.S.G.A. in pensione.

Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com