Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

Indagine sullo spopolamento nel territorio provinciale  di Vibo dagli anni 50 a oggi

In 60 anni 40.000 abitanti in meno

La flessione non ha risparmiato il capoluogo che dal 1992 al 2009 ha registrato un meno 3% Nel 1951 i residenti erano 206.000

Francavilla Angitola, risulta una flessione del 35%, in meno di 20 anni, ha portato la popolazione da 3018 a 2044 unità.


SONO trascorsi pochi mesi dal vivace dibattito sviluppatosi attorno alla ventilata soppressione della provincia di Vibo Valentia. Non c’é stato giorno in cui la politica, ai vari livelli non abbia prospettato interventi, minacciato proteste, avanzato soluzioni più o meno credibili, pur di non perdere un traguardo storico.  Passata la buriana, però, la politica è ritornata a rintanarsi nel proprio letargo, a crogiolarsi nella propria abulia. In  quelle giornate  concitate, quando  la scure della  finanziaria sembrava  doversi  abbattere sulle  province con popolazione inferiori ai  200 mila  abitanti, in molti, tra gli inquilini di palazzo ex Enel, sembravano determinati a rispolverare il mai varato piano di allargamento in direzione di  una serie di comuni appartenenti alle province di Reggio Calabria e Catanzaro. Come spesso accade nel nostro territorio, scampato il pericolo, il progetto è stato repentinamente messo nel cassetto, pronto ad essere tirato fuori in caso di necessità.  L’idea di ampliare i confini della provincia, per quanto suggestiva non è certo dettata da esigente funzionali. L’unica ragione plausibile è portare la  popolazione residente oltre quota 200 mila. Un limes improbabile, allontanato ulteriormente dal progressivo arretramento della popolazione residente. Dal 1992, anno della sua istituzione, il territorio della provincia ha subito un lento ma costante spopolamento. In poco meno di diciotto anni, dal 1992 al 2010, la flessione ha interessato ben oltre 13 mila residenti.  Lo spopolamento si è abbattuto su buona parte dei 50 comuni della provincia, alcuni dei quali sono stati colpiti da un’autentica emorragia Tra il 1991 ed il 2010, diverse località hanno subito una flessione a due cifre. Lo spopolamento più consistente si è registrato a Francavilla Angitola, dove una flessione del 35%, in meno di 20 anni, ha portato la popolazione da 3018 a 2044 unità. Considerevole saldo negativo anche a Filadelfia, dove, con un - 32%, il numero dei residenti è passato da 8.099, del 2001 a 5.683, del 2009. Discorso analogo per Polia, la cui contrazione pari al 31%, ha portato gli abitanti dal 1512 al. 1.075.  Il segno meno non ha risparmiato, neppure, il comune capoluogo che, tra il 1992 ed il 2009, ha visto diminuire la propria popolazione del 3%. Complessivamente, nel periodo considerato, 14 centri della provincia  hanno subito una flessione superiore al 20 %. In controtendenza, jonadi i cui residenti sono passati da 1861 a 3683. Performance positiva anche per Ricadi e Filandari che hanno fatto registrare, rispettivamente, un significativo + 17% e +11%. Per quanto riguarda il dato storico complessivo, il territorio ricompresso nella provincia di Vibo Valentia, ha vissuto la propria età dell’oro  nella prima parte dell’unità d’Italia.  Alla prima rilevazione della popolazione, nel 1861, i vibonesi censiti toccavano quota 128.333. L’incremento della popolazione è costante, nel 1901 tocca quota 162.667.
A dispetto dell’emigrazione e delle partenze oltreoceano, dieci anni il numero dei residenti è cresciuto di ulteriori 10 mila unità. Al termine del Primo  conflitto mondiale, nel  1921, la popolazione raggiunge quota 180.218. Nel  1928 Monteleone di Calabria diventa Vibo Valentia. Con l’avvento del Fascismo, i mutamenti non sono solamente di carattere toponomastico. Grazie all’opera infaticabile del ministro dei lavori pubblici, il vibonese Luigi Razza, la città capoluogo vive un momento di espansione urbanistica, cui si accompagna un  saldo positivo della popolazione pari a 2.500 unità,tra il 1921 ed il 1936. Complessivamente, nello stesso periodo, il vibonese fa registrare un incremento di oltre 3 mila unità.
Al censimento del 1936, indetto in osservanza del Regio decreto n. 1.503 del 1930 con il quale, nell’indire il VII censimento demografico, stabiliva la cadenza quinquennale delle successive rilevazioni, la popolazione residente tocca quota 183.454.
Il vero e proprio boom arriva, però, nel secondo dopoguerra quando, nel 1951, al IX censimento generale, la popolazione del Vibonese supera per la prima ed ultima volta la fatidica quota 200 mila, con 206.533 unità. In altri termini, nei primi cinquant’annidi vita unitaria la popolazione vibonese è aumentata di 78210 unità. La seconda parte dell’unità d’Italia si apre, quindi, con un record, cui si accompagna, ben presto, un altro primato, quello che, da allora, vede la popolazione vibonese numericamente regredire anno dopo anno. Dal 1951 ad oggi, il numero dei residenti e diminuito di 40 mila unità.
Qualora si consideri che la popolazione del capoluogo di provincia si attesta, attualmente, intorno a 34 mila unità, si ha la dimensione di come, in poco più di mezzo secolo, il territorio vibonese abbia visto svanire la sua città principale, quella che non c’è più.


                                                                                                                                                            di MIRKO TASSONE  Il Quotidiano 8-11-2010
 

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Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com

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