Indagine sullo spopolamento nel territorio provinciale di Vibo dagli anni 50 a oggi
In 60 anni 40.000 abitanti in meno
La flessione non ha risparmiato il capoluogo che dal 1992 al 2009 ha registrato un meno 3% Nel 1951 i residenti erano 206.000
Francavilla Angitola, risulta una flessione del 35%, in meno di 20 anni, ha portato la popolazione da 3018 a 2044 unità.
SONO trascorsi pochi mesi dal vivace
dibattito sviluppatosi attorno alla ventilata soppressione della provincia
di Vibo Valentia. Non c’é stato giorno in cui la politica, ai vari livelli
non abbia prospettato interventi, minacciato proteste, avanzato soluzioni
più o meno credibili, pur di non perdere un traguardo storico. Passata la
buriana, però, la politica è ritornata a rintanarsi nel proprio letargo, a
crogiolarsi nella propria abulia. In quelle giornate concitate, quando la
scure della finanziaria sembrava doversi abbattere sulle province con
popolazione inferiori ai 200 mila abitanti, in molti, tra gli inquilini di
palazzo ex Enel, sembravano determinati a rispolverare il mai varato piano
di allargamento in direzione di una serie di comuni appartenenti alle
province di Reggio Calabria e Catanzaro. Come spesso accade nel nostro
territorio, scampato il pericolo, il progetto è stato repentinamente messo
nel cassetto, pronto ad essere tirato fuori in caso di necessità. L’idea di
ampliare i confini della provincia, per quanto suggestiva non è certo
dettata da esigente funzionali. L’unica ragione plausibile è portare la
popolazione residente oltre quota 200 mila. Un limes
improbabile, allontanato ulteriormente dal progressivo arretramento della
popolazione residente. Dal 1992, anno della sua istituzione, il territorio
della provincia ha subito un lento ma costante spopolamento. In poco meno di
diciotto anni, dal 1992 al 2010, la flessione ha interessato ben oltre 13
mila residenti. Lo spopolamento si è abbattuto su buona parte dei 50 comuni
della provincia, alcuni dei quali sono stati colpiti da un’autentica
emorragia Tra il 1991 ed il 2010, diverse località hanno subito una
flessione a due cifre. Lo spopolamento più consistente si è registrato a
Francavilla Angitola, dove una flessione del
35%, in meno di 20 anni, ha portato la popolazione da 3018 a 2044 unità.
Considerevole saldo negativo anche a Filadelfia, dove, con un - 32%, il
numero dei residenti è passato da 8.099, del 2001 a 5.683, del 2009.
Discorso analogo per Polia, la cui contrazione
pari al 31%, ha portato gli abitanti dal 1512 al. 1.075. Il segno meno non
ha risparmiato, neppure, il comune capoluogo che, tra il 1992 ed il 2009, ha
visto diminuire la propria popolazione del 3%. Complessivamente, nel periodo
considerato, 14 centri della provincia hanno subito una flessione superiore
al 20 %. In controtendenza, jonadi i cui
residenti sono passati da 1861 a 3683. Performance positiva anche per Ricadi
e Filandari che hanno fatto registrare,
rispettivamente, un significativo + 17% e +11%. Per quanto riguarda il dato
storico complessivo, il territorio ricompresso nella provincia di Vibo
Valentia, ha vissuto la propria età dell’oro nella prima parte dell’unità
d’Italia. Alla prima rilevazione della popolazione, nel 1861, i vibonesi
censiti toccavano quota 128.333. L’incremento della popolazione è costante,
nel 1901 tocca quota 162.667.
A dispetto dell’emigrazione e delle partenze oltreoceano, dieci anni il
numero dei residenti è cresciuto di ulteriori 10 mila unità. Al termine del
Primo conflitto mondiale, nel 1921, la popolazione raggiunge quota
180.218. Nel 1928 Monteleone di Calabria
diventa Vibo Valentia. Con l’avvento del Fascismo, i mutamenti non sono
solamente di carattere toponomastico. Grazie all’opera infaticabile del
ministro dei lavori pubblici, il vibonese Luigi Razza, la città capoluogo
vive un momento di espansione urbanistica, cui si accompagna un saldo
positivo della popolazione pari a 2.500 unità,tra il 1921 ed il 1936.
Complessivamente, nello stesso periodo, il vibonese fa registrare un
incremento di oltre 3 mila unità.
Al censimento del 1936, indetto in osservanza del Regio decreto n. 1.503 del
1930 con il quale, nell’indire il VII censimento demografico, stabiliva la
cadenza quinquennale delle successive rilevazioni, la popolazione residente
tocca quota 183.454.
Il vero e proprio boom arriva, però, nel secondo dopoguerra quando, nel
1951, al IX censimento generale, la popolazione del Vibonese supera per la
prima ed ultima volta la fatidica quota 200 mila, con 206.533 unità. In
altri termini, nei primi cinquant’annidi vita unitaria la popolazione
vibonese è aumentata di 78210 unità. La seconda parte dell’unità d’Italia si
apre, quindi, con un record, cui si accompagna, ben presto, un altro
primato, quello che, da allora, vede la popolazione vibonese numericamente
regredire anno dopo anno. Dal 1951 ad oggi, il numero dei residenti e
diminuito di 40 mila unità.
Qualora si consideri che la popolazione del capoluogo di provincia si
attesta, attualmente, intorno a 34 mila unità, si ha la dimensione di come,
in poco più di mezzo secolo, il territorio vibonese abbia visto svanire la
sua città principale, quella che non c’è più.
di MIRKO TASSONE Il Quotidiano 8-11-2010”