La Quindicesima Edizione dell’Infiorata di Potenzoni
POTENZONI DI BRIATICO
- “Nel giorno della festa del Corpus Domini, si faceva, come costuma in tutto
il
mondo cattolico, la solenne processione del SS.
Sacramento.
In questa gli abitanti della medema solevano fare delle infiorate, avanti 1e
loro abitazioni, di verzure e di fiori di più colori…". "Ad usi più nobili gli
stessi fiori, sfrondati e sminuzzati (..) contraffanno le più nobili pitture ne'
colori e nel resto dell'apparenza. (..)"
è parte di un antico
scritto del senese
Giovan Battista
Ferrari che nel suo "De florum cultura", pubblicato in latino nel 1633, descrive
con dovizia di particolari la prima infiorata fatta in Vaticano nel giugno del
1625. In queste stradine infiorate di Potenzoni di Briatico, oggi, centinaia
d’anni dopo, la memoria ci porta ancora più nell’antico, al tempo in cui
Proserpina e le sue ancelle raccoglievano fiori davanti allo stesso nostro mare
degli dei, proprio come il giorno prima dell’infiorata le ragazze di Potenzoni
usano fare per infiorare le strade del loro paese il giorno del Corpus Domini.
L’infiorata, dicevamo, ha origini molto antiche sia profane che cristiane. Lo
stesso Ferrari nel suo seicentesco manoscritto descrive i fiori adoperati per
ottenere i vari colori: "rappresenterà la carnagione della faccia bruna il
garofano ricamato. La rosa dipingerà le guance (...) formerà le pupille degli
occhi il fiore scuro, che dal turchino tira al nero, chiamato giacinto botriode,
cioè fatto a grappoli, ò comato il minore (..) Ancora il giacinto botriade
servirà per fare l'ombre secondo il bisogno nel rimanente del corpo. Formerà
insieme i capelli, se neri dovranno essere,
e se biondi servirà la ginestra, se bianchi, il garofano pur bianco. Nobiliterà
le vesti, e arricchiralle col colore pur cilestro il fiore, che chiamiamo
sperone di
cavaliere, e
'l papavero selvatico di color rosso e 'l garofano dello stesso colore, ò con
l'oro suo la ginestra, ò con la mortella la verdura. Tanta agevol cosa è trovar
ne' campi que' colori, che con ansitiosa fatica si cercano nelle città.
Rappresentassi 1'aria, e 'l sereno di quella, dallo stesso sperone di cavaliere.
Biancheggeranno le nuvole con la rosa damaschina, ò col gelsomino”.
Scelte coloristiche che oggi si ritrovano a
risolvere i gruppi di lavoro di Potenzoni dei vari rioni Agave, Glicine, Chiesa
e Torre. Loro, i gruppi di lavoro di Potenzoni, parlano di lingua di cane, di
fiori di suja, di bocche di leone, di gialla ginestra,
di rose e riso, di garofani, viole e di una tavolozza di mille altri fiori e
colori che vengono incastonati sulle strade come fossero pietre preziose. Poi
arrivano le emozioni forti nell’attesa misteriosa di vedere il risultato finale
che diventa risultato collettivo come il
lavoro svolto. Ed è proprio la collettività
dell’esecuzione della comunità intera divisa per i quattro rioni il
fattore più importante dell’infiorata di Potenzoni.
Lo scopo e la ragione dell’infiorata di
questo piccolo paese del vibonese lo si ritrova quando la strada diventa altro,
colorato tappeto, e il tappeto diventa tessuto di fiori che disegnano arabeschi
e cornici, figure sacre
e
liberty, il crocifisso, il cristo e la madonna e mille elementi ornamentali
floreali più complessi. L'omaggio alla processione del Santissimo Sacramento è
il culmine, tanto atteso dopo il lungo lavoro di preparazione. Ecco che a sera,
dopo la solenne messa, fra la folla assiepata sui lati, sotto a finestre e
balconi da cui si stendono bellissime coperte damascate e bianchi lini ricamati,
avanza, tenuto alto nelle mani di Padre Lorenzo Di Bruno, l'ostensorio con il
"Corpo del Signore". I sacerdoti, i portatori del baldacchino, la processione
dei fedeli, e l’infiorata di Potenzoni si attua nella sua quindicesima edizione.
E' il compimento della festa anche per questo Anno Domini 2007 lontano
miliardi di petali di fiori da quel 1625.
Franco Vallone