Fra le righe...
E' incredibile come della semplice carta invecchiata dal tempo possa
rappresentare un pezzo di storia. Eppure, fra le righe d'inchiostro ormai
deteriorato dagli anni, vi è il passato di un paese, Francavilla, insieme ai
suoi corsi e ricorsi storici, ai tentativi di creare una comunità attiva e
attenta ai problemi sociali e di rendere presenti a tutti le molteplici verità
di Francavilla.
Quella del Giornalino del nostro paese, preso in considerazione nella totalità
delle sue varie forme, sia che si parli di "'A Lumera", che de "L'Oratorio" o
dei "Ragazzi dell'Oratorio", è un opera che infrange le barriere del tempo e che
ha il potere di cristallizarlo, attraverso, s'intenda, il filtro emotivo ed il
background culturale di chi scrive, sotto forma di caratteri latini, permettendo
anche ai posteri di prendere coscienza di una Francavilla in variabile
evoluzione ed involuzione, come del resto lo sono state e lo sono ancor'oggi
tutte le cittadine del mezzogiorno italiano che hanno subìto le conseguenze di
una forte emigrazione verso il Nord e l'Estero. Una memoria, il giornalino, che
se da un lato può perdere parte della sua validità storica a causa del già
evidenziato filtro della sensibilità umana, presente in ogni articolo,
dall'altro lascia l'impronta della "psicologia di un paese" proprio grazie ad
esso.
Una storia che si ripete...
Nietzsche diceva che la vita non è altro che un ciclo che si ripete infinite
volte. Mi domando se questa definizione non valga anche per la storia.
Sono passati ormai due anni da quando ho scoperto la cartellina con due numeri
di "'A Lumera" nello studio di mio padre. Tutto è cominciato da quell'angusta
stanza piena di libri, attrezzi per bricolage e fai da te, CD e cavi per
computer. Ho iniziato a leggere ed a riflettere, riguardando lo stato pietoso in
cui versava la carta su cui erano stampati i vari articoli. Non avrei permesso
che tutto ciò andasse perduto, che finisse nella nostalgia di qualche anziano
signore e nell'oblio del "c'è stato".
E la storia si è ripetuta.
Gli autori del Giornalino di Francavilla avevano scritto perché rimanesse la
memoria di quelle che erano state delle semplici voci di una comunità in cerca
di espressione, io volevo che i loro scritti non si tramutassero in voci. Lo
spirito era sostanzialmente lo stesso. Mantenere viva la testimonianza sia del
presente che del passato.
Desideravo anche, come altri prima di me avevano desiderato, far conoscere ai
più quello che Francavilla era stato ed è ancora.
Così ho trovato il "mio" mezzo di trasmissione nel digitale, essendo tutti ormai
a conoscenza del potere divulgativo del computer, in particolare di internet.
E' stato lavorando alla digitalizzazione dei giornali che mi sono imbattuto più
volte in una citazione latina di Don Pasquale Sergi che mi ha particolarmente
colpito. "Verba volant, scripta manent". Credo che oggi sia più corretto dire,
anche se in modo improprio, "Scripta volant, digitalia manent".
Antonio Limardi
10 settembre 2007