5^ Giornata Diocesana per la Salvaguardia del Creato
Arena 7 ottobre 2010
Dr. Giovanni Bianco *
Introduzione ai lavori:
Nel salutare voi tutti e gli autorevoli Relatori, ringrazio per l’ospitalità l’Amministrazione Comunale di Arena, oggi rappresentata dal vice Sindaco Signora Michelina Annetta Gerace, essendo il primo cittadino, dr. Giosuele Schinella assente per motivi di famiglia. Ospitalità che, unitamente all’associazione Pro Loco ed alla Parrocchia Santa Maria de Latinis ci consente di celebrare la 5^ Giornata Diocesana per la Salvaguardia del Creato.
L’appuntamento che ci siamo dati in questo splendido luogo ci dà l’esatta dimensione e sostanzialità, se ce ne fosse bisogno, di vedere con gli occhi della mente ma ispirati dal credo cattolico cristiano, quello che è il Creato. Questo dono che Dio ci ha offerto gratuitamente, senza chiederci nulla in cambio se non la sua custodia, la tutela e la salvaguardia di tutti gli esseri viventi. Particolarmente per l’Uomo espressione massima, nell’ambito della complessa natura, di una creazione avvenuta dal nulla, ex nihilo.
E’ il gennaio 2006, a conclusione dei lavori della Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, quando i Vescovi nel loro documento finale danno comunicazione, tra l’altro, dell’istituzione di una “Giornata per la salvaguardia e la difesa del creato” per, così si legge nel documento, <<riaffermare l’importanza della “questione ecologica” con le sue implicanze etiche e sociali … In tale modo si evidenzia il comune impegno dei cristiani a promuovere atteggiamenti più maturi e responsabili nel rapporto con il creato, collegando strettamente l’ “ecologia dell’ambiente” a quella che Giovanni Paolo II, con sapiente lungimiranza, ha chiamato l’ “ecologia umana”>>, ricordando l’enciclica “Centesimus annus” pubblicata nell’occasione del centenario della “Rerum novarum”, di Leone XIII. Messaggio attualissimo che spinge a considerare, come il Sommo Pontefice Paolo VI ci ha trasmesso nell’enciclica “Octogesima adveniens”, “i nuovi bisogni di un mondo in trasformazione”. Nel capitolo dedicato ai “Nuovi problemi sociali” sull’ “ambiente naturale” il Santo Padre così ci indica: “Mentre l'orizzonte dell'uomo si modifica, in tale modo, tramite le immagini che sono scelte per lui, un'altra trasformazione si avverte, conseguenza tanto drammatica quanto inattesa dell'attività umana. L'uomo ne prende coscienza bruscamente: attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione. Non soltanto l'ambiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale; ma è il contesto umano, che l'uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l'intera famiglia umana.” ( …. siamo nel 1971)
Da qui si potrebbero aprire tanti nuovi spiragli di citazioni, di dialogo e riflessioni per (ri)considerare, con il sostegno della fede, il Dono che Dio ci ha offerto e che non ultimo è richiamato nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, ispirato in questo terzo millennio, ad “un umanesimo integrale e solidale” per “una comune responsabilità”. Richiamo che si trova nel Magistero di Benedetto XVI, nell’enciclica “Caritas in veritate” ed in molti suoi scritti. Per approdare al Messaggio che i Vescovi ci hanno consegnato per questa 5^ Giornata per la salvaguardia del Creato dal titolo “Custodire il creato per coltivare la pace”, ponendosi, l’occasione della celebrazione, come “preziosa per accogliere ed approfondire, inserendolo nel suo agire pastorale, il profondo legame che intercorre fra la convivenza umana e la custodia della terra, magistralmente trattato dal santo Padre Benedetto XVI nel Messaggio per la 43^ Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2010), intitolato Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato.”
In questo contesto i Giuristi Cattolici dell’Unione Locale di Lamezia Terme e Vibo Valentia, oggi è con noi l’Avv. Vito Cesareo, Presidente dell’Unione Locale di Lamezia Terme, in attuazione dello scopo statutario di “impegnarsi per la tutela e la promozione della persona umana nel concreto dell’esperienza giuridica” e “richiamare l’attenzione dei giuristi sui problemi giuridici emergenti”, hanno collaborato con S.E. Mons. Renzo ed il Delegato diocesano dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro, Don Piero Furci, perché anche nella nostra provincia, per il secondo anno consecutivo, si svolgesse questa Giornata dedicata alla riflessione ed all’educazione al vivere nuovi stili di vita nell’ambito di un’emergenza ambientale. Emergenza, che con termine certamente non abusato, dove il dissesto idrogeologico, la devastazione del suolo e del mare, gli agenti climatici sconvolti, ci porta ad assumere fonti di cultura nuove da recepire e trasmettere. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a spettacolari incendi e devastazioni da pioggia, da straripamenti di alvei fluviali e quant’altro che hanno colpito intere regioni di nazioni estere o della nostra Italia, da Atrani alla Liguria alla vicina e da qui visibile Maierato, e tutto questo ci deve far pensare a … dove stiamo andando.
Tutti insieme dobbiamo sentirci uniti nel progetto di recupero e di coinvolgendo per la custodia e per la tutela dell’ambiente – Creato . Questo è il progetto che anche qui, da Arena, può prendere l’avvio. Dove i Comuni piccoli tra loro vicini, con le scuole, le parrocchie che svolgono anche il grande compito sociale aggregativo, le associazioni come la Pro Loco, possono attuare per realizzare programmi educativi e di spinta verso una diversa dimensione di ambiente sostenibile. E su questo punto vi invito ad attivarvi da subito anche se so che già sono in atto impegni programmatici e progettuali in questo senso.
Concludo, lasciando che i veri interpreti della Giornata, i Relatori ed il Vescovo, Mons. Renzo, possano consegnarci le loro considerazioni sull’odierno tema, e lo faccio ricordando che nel motto – programma del nostro Vescovo campeggia la scritta “In Caritate Spes”. “Solo con l’Amore ci può essere speranza”, perché “l’Amore, accolto e donato, è l’arma vincente contro ogni delusione ed umana sconfitta”. E noi non possiamo deludere Dio per averci donato la vita e il Creato.
Consigliere Unione Locale Giuristi Cattolici di Lamezia Terme
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Roma 6 ottobre 2010
Gentili Signori,
non avere la possibilità oggi di partecipare a questo convegno mi rammarica prima di tutto come uomo e quindi come cittadino e in secondo luogo come uomo impegnato nella politica.
Quindi prima di tutto come uomo vi voglio parlare. Quando mi hanno chiesto di dare il mio contributo a questo convegno sulla “Salvaguardia del Creato” i miei primi pensieri mi hanno portato all’emozione che si prova guardando un tramonto o facendo una passeggiata nei boschi e a come in questa semplicità non si possa fare a meno di non essere assaliti da una profonda pace, quasi come se la nostra anima entrasse in contatto con lo spirito della natura che ci circonda.
Perdonate la vena romantica di questa piccola parentesi ma è da raccordo a quello che è oggi il mio ruolo istituzionale, quello di Sottosegretario alla Protezione Civile.
Compito fondamentale delle Istituzioni, in materia di protezione civile, è la tutela dell'integrità della vita, dei beni e dell'ambiente dai danni, effettivi o potenziali, derivanti dall'insorgenza di eventi naturali o antropici. Una conoscenza approfondita dell'assetto del territorio, delle sue tendenze evolutive, nonché delle condizioni di criticità è, dunque, di grande importanza strategica per la definizione degli strumenti di programmazione e pianificazione di protezione civile.
Proprio la conoscenza dei rischi insistenti sul territorio e delle differenti dinamiche evolutive permette, infatti, la programmazione e pianificazione di uno "sviluppo sostenibile" e rappresenta il contributo, in termini di "valore aggiunto", che la pianificazione di protezione civile può esprimere in ossequio alla "cultura della sicurezza" ed in modo complementare ad ogni altra forma o strumento di pianificazione e gestione del territorio.
Il concetto di sviluppo sostenibile, compatibile con le esigenze di tutela e salvaguardia delle risorse, ripropone una visione del mondo nella quale il fine ultimo è rappresentato dal raggiungimento di una migliore qualità della vita, dalla diffusione di una prosperità crescente ed equa, dal conseguimento di un livello ambientale non dannoso per l’uomo e per le altre specie viventi e nel quale sia possibile una più equa accessibilità alle risorse. Lo sviluppo sostenibile assume quindi le caratteristiche di concetto integrato, avocando a sè la necessità di coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili di Ambiente, Economia e Società, dato che risulta evidente come l’azione ambientale da sola non possa esaurire la sfida: ogni piano o politica di intervento, infatti, deve rispondere ad una visione integrata e definire sia impatti economici che sociali ed ambientali. Il progresso tecnologico sostenibile si pone allora quale strumento per raggiungere l’obiettivo di un uso oculato delle risorse naturali diminuendo il consumo di quelle non rinnovabili, della limitazione dei rifiuti prodotti.
Mi scuso sinceramente per la mia assenza, ma sono impegnato a Roma in Conferenza Stato - Regioni in un tavolo politico al quale purtroppo non posso mandare un mio sostituto.
Un saluto particolare all’Eccellentissimo Monsignor Luigi Renzo che avrei avuto piacere di incontrare personalmente
Un augurio di buon lavoro a tutti i partecipanti al Convegno e l’auspicio che si possa tra di noi collaborare per rendere più vivibile la società odierna e basata sempre più su valori etici.
Franco Torchia
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CUSTODIRE IL CREATO PER COLTIVARE LA PACE
La dimensione dei significati e della corresponsabilità etica
Mons. Armando Augello *
Premessa:
pur richiamando brevemente i contenuti essenziali della grave e complessa problematica come salvaguardare l’ambiente naturale, la presente comunicazione intende porre l’attenzione su un tipo di metodologia e stile di approccio, precisamente di un approccio il più dialogante possibile tra le diverse fedi e religioni, tra le varie filosofie e teorie scientifiche in merito. Si opta cioè di privilegiare quanto si impone da sé alla immediata e comune esperienza in disastri avvenuti o prevedibili, in rapporto ai quali dobbiamo avvertire l’obbligo e la responsabilità di seguire la tesi nota come “tuziorismo”, cioè quella che presenta meno rischi, e suggerisce piuttosto la massima prudenza e circospezione, accorta previsione e cautela. La tesi della prudenza tra studio e discernimento mette preventivamente al sicuro, evitando rischi di danni gravissimi con effetti irreversibili nei confronti della umanità intera, e lasciando alle generazioni future una eredità di morte. Mai come in questo caso l’etica si rivela scienza dell’agire pratico, accettando umilmente che si possa ancora avere dubbi sulla vera origine e causa dei disastri sperimentati, e ancor più accettando che vedute diverse possano sussistere a monte sui fondamenti metafisici e religiosi delle coscienze, e circa il fine ultimo sul valore cui orientare l’intenzionalità della scelta operativa. Solo così al livello dei rapporti internazionali e intercontinentali è possibile pervenire a interventi comuni di ricerca e di iniziative, soprattutto perché le diverse concezioni ideologiche e religiose incrociano anche diversi assetti tecnologici e diverse concezioni sul piano del diritto e delle politiche governative. Il dialogo della corresponsabilità etica obbliga a condividere il certo del bene comune mondiale da salvare e il certo del danno comune cosmico da evitare. Tuttavia va considerato ricchezza per tutti l’apporto che alla suddetta condivisione potrebbe derivare dalla filosofia della scienza e dalla ricerca di senso e valore tra verità professata e finalità ultima intesa. Parimenti il dialogo dovrebbe rispettare e apprezzare la corresponsabilità del bene comune che singoli e gruppi fondassero sulla risposta a Dio Creatore, che questo universo ci avesse regalato e affidato come a soggetti liberi e responsabili.
Il reciproco rispetto tipico del dialogo potrebbe essere spinto perfino a evitare una terminologia che supponesse una determinata concezione dell’universo e dell’uomo in esso, quale quella di “cosmo” se inteso specificamente secondo la concezione greco - classica; o di “creato” se inteso secondo la concezione creazionista filosofica o credente quale che sia in Dio Creatore; e perfino di “custodire” se inteso di vocazione divina dell’uomo.
Procediamo pertanto secondo i seguenti momenti:
* chiariti i termini reali della problematica, viene individuata la oggettività dei rapporti tra di essi obbligante per tutti, quale che sia la loro filosofia o il loro credo religioso; e obbligante anche del singolo e in modo urgente;
* nel rispetto della oggettività obbligante dei dati e dei loro rapporti va ricercata e dialogata la interpretazione di senso e la progettazione intenzionale di sviluppo proposte dalle varie filosofie supposte dalla stessa scienza o dal diritto o dalla religione;
* quindi si perviene a chiarire lo specifico contributo che apporta la fede cristiana e la comunità della Chiesa nelle sue varie espressioni, tradotto e impegnato in termini di corresponsabilità etica e giuridica, di cittadinanza politica, di fraternità umana universale.
Annotazioni:
1. Termini reali obbliganti:
abbiamo anzitutto l’obbligo di fare memoria della nostra collocazione “ambientale” nell’universo, quand’anche alla luce delle semplici nozioni di base acquisite nella scuola elementare; potremmo per un attimo avvertire chiara la sensazione della nostra reale collocazione nel nostro piccolissimo posto in un immenso universo spazio - temporale, con minori pretese del solito. Proviamo a ricordare sia la collocazione spaziale (l) che quella temporale (2); ma molto più come in tale complessa immensità in continuo movimento (3) siano continuamente vigenti precise leggi cosmiche senza le quali saremmo nel caos, in cui non avrebbe più senso parlare di etica e di responsabilità (4). Tali leggi proprie dell’universo si impongono a qualsiasi forma di scienza e di tecnica; e sono costanti nonostante l’interazione di milioni di fattori di cui la maggior parte ancora ci sfugge sia nella loro singolare entità che nei loro rapporti. Sono queste leggi con una loro intrinseca logica e matematica che permettono la intelligibilità della realtà; si coglie in particolare una tendenza ad un tipo di relazione e di aggregazione, non riducibile al caso o a selezione naturale; e ciò nonostante che il continuo sviluppo in natura non si rivela predeterminato e quindi non è prevedibile, tuttavia nella sua stessa continua sorpresa, talvolta con danni incalcolabili per l’uomo, svela una propria interna razionalità. Significativa in tal senso l’affermazione di Giovanni Paolo II nel Messaggio del 1990 (“Pace con Dio Creatore, pace con tutto il creato”): “il cosmo ha un suo integrale interno equilibrio con un ecosistema da rispettare”, ripresa da Benedetto XVI nella enciclica Caritas in veritate (n. 48) quando parla di “ rispetto degli intrinseci equilibri del creato”. E’ dentro questo contesto globale di leggi naturali che regolano lo stesso continuo sviluppo dell’universo, che siamo responsabili del nostro tipo di presenza; scrive Benedetto XVI: “La nozione di efficienza non è assiologicamente neutrale” (CV 50). E precisiamo che non è neutrale già per l’esigenza dell’oggetto, prima che per esigenza di qualsiasi struttura di razionalità o coscienza morale del soggetto. Che l’efficienza già scientificamente, prima ancora che assiologicamente, non sia neutrale lo prova il fatto che dei sei miliardi e mezzo circa di persone che siamo oggi sulla terra, ben l,5 non hanno energia elettrica, e 2,5 non hanno sufficiente energia giacché l’impegno delle energie è mal distribuito con eccessivi, non necessari consumi e sprechi nei paesi ricchi; parimenti lo prova il fatto che nei paesi ricchi pro capite contiamo 12,6 tonnellate di anidride carbonica, mentre che nei paesi poveri pro capite ne contiamo 2,3; e che attualmente la temperatura della terra è aumentata di mezzo punto; e che l’ombrello protettivo dell’ozono manifesta seri buchi; e che non mancano avvii di scioglimento di ghiacciai: la causa di tutto ciò potrebbe essere la nostra eccessiva immissione di anidride carbonica per consumo di idrocarburi, e di gas freon delle bombolette spray e dei frigoriferi industriali (clorofluorocarburi).
2. L’uomo in relazione vitale con l’ambiente:
sulla base della stessa esperienza, l’uomo non sembra riducibile a “natura oggettiva”. Di essa infatti è non solo interprete, ma anche innovatore dei rapporti tra i suoi elementi e nella applicazione delle stesse leggi naturali: rivela così una sua trascendenza rispetto al cosmo, pur essendo “corpo” del cosmo e dipendente dalla natura (cibo, aria, acqua, sole e calore…) e dalle sue leggi. L’uomo non si ferma alla conoscenza in continua crescita;nella conoscenza dei dati introduce il “senso”, il “valore” e il “fine”,con uno scarto di libertà che va oltre il non deterministico della stessa natura.
Nasce la grave domanda se la persona umana nel rapporto tra “natura e trascendenza” debba concepirsi in modo “dualistico” rifiutando, ignorando, non rispettando la natura e privilegiando la dimensione soggettiva spirituale; o debba concepirsi invece assimilando la trascendentalità alla natura non riconoscendone la novità giacché anche essa andrebbe compresa nella immanenza dello sviluppo della natura; o debba concepirsi come profonda unitarietà personale nel senso che, pur nella differenza delle due sfere, la persona è soggetto anche nella sua natura e corporeità.
Ne conseguono tre atteggiamenti diversi nel rapporto uomo - universo, ognuno dei quali hanno storicamente avuto diverse declinazioni, riconducibili grosso modo al tipo “ascetico”, al tipo “tecnocrate”, e alla “ecologia umana”.
Secondo questa ultima veduta la cultura dell’uomo andrebbe impegnata a conoscere e rispettare la natura, trovando il giusto modo di lasciarsi coinvolgere da essa,e individuando con saggezza ed equilibrio le reali oggettive interrelazioni entro le quali il soggetto possa perfino aiutare la natura a sviluppare le sue potenzialità anche secondo le originalissime nuove intenzionalità dello spirito umano. Si pensi quale miglioramento può portare con la energia pulita del sole, del vento e dell’aria, delle acque, del calore del sottosuolo, e non solo per gli stessi animali e le piante, ma anche per la bellezza della natura inanimata (mare, monti, suolo….); o come possa mettersi in rapporto con altri esseri intelligenti che abitassero un altro pianeta:con le sonde sopra ricordate (cfr. NOTA n.4) sono stati mandati messaggi in qualche modo decodificabili da eventuali alieni; o possa scoprire la possibilità di vivere in altri pianeti ove fosse un domani necessario.
Le stesse erbe sono felici quando sono promosse a medicine degli uomini; e le leggi della natura sono incantate quando sono applicate in industria, soprattutto se dedotte dal corpo dell’uomo (es: dal sistema cardiocircolatorio, dal sistema nervoso…). Il pane mai da solo, per quanto per natura sia per tutti, si sarebbe trasferito ai poveri di un altro continente: e la logica matematica da sola non si trasforma in bilancio di carità.
Più delicato l’interrogativo se l’uomo, a partire da ciò che lo radica nel cosmo, di esso costituisca il microcosmo o addirittura l’intrinseca finalità quale sua perfetta evoluzione; e più a monte, si pone il problema se si possa discernere un certo finalismo, non determinato, nello stesso mondo infraumano, a sua volta spiegabile o meno dal suo interno soltanto.
L’interrogativo chiama in causa sia i dati della ricerca positiva, sia la interpretazione di essa, e sia la riconducibilità o la irriducibilità della razionalità e della libertà di amare sino alla donazione gratuita e sacrificata di sé, alla immanenza della natura. E non sembra questione di maggiori o minori scoperte, per es. in neuroscienze oggi giustamente tanto perseguite; giacché è evidente uno scarto qualitativo non riconducibile a operazioni di aggregazione e di calcolo, fosse anche logico matematico, delle possibili combinazioni dei vari dinamismi. Infatti la vera novità dell’uomo non è costituita dalle operazioni matematiche e logiche che, a limite, prima o dopo potrebbero verificarsi per processi spontanei della stessa natura; ma per i suoi contributi di libertà e di amore nettamente creativi rispetto ad ogni processo naturale. Così nessun marmo al mondo diverrà da sé la Pietà di Michelangelo, come per converso nessun uomo costruirà in sei anni una perla quale al suo interno la lavora una ostrica; nessun pezzo della natura si conformerà da sé quale sonda spaziale per andare in un altro pianeta, come per converso nessun uomo volerà come il vento. Questa irriducibile differenza che obbliga alla reciproca individuazione di identità, obbliga parimenti a una indovinata relazionalità di vita anziché di morte. Costituiscono certamente morte i massicci interventi di deforestazione con conseguente emigrazione ambientale e cementazione; avvelenare i mari; l’eccesso di consumi non necessari e conseguenti sprechi perfino di milioni di tonnellate di alimentari che potrebbero sfamare milioni di poveri; esportazione violenta di risorse dai paesi poveri a quelli ricchi; lentezza nell’impiego di energia pulita; conseguente montagne di rifiuti che rendono la terra una pattumiera, anziché riconvertirli in energia pulita; perfino violento della natura lo stesso turismo ambientale; provocare lo scioglimento dei ghiacciai e buchi neri nell’ozono.
Dato per accolta la trascendenza della persona sulla natura, il problema è infatti di saperla interpretare e usare: sempre e comunque e in tutto. La trascendenza della persona essendo del pensare e dell’amare, non è di per sé di potere e di dominio, tanto meno di distruzione dovuta a irrazionalità e violenza. Essa dovrebbe anticipare quelle aggregazioni di fattori che forse un giorno la natura raggiungerebbe da sé, e che costituiscono comunque potenzialità sue interne di tipo evolutivo e migliorativo della vita come tale e di ogni vita. Occorre coniugare saggiamente leggi naturali immanenti assunte nel loro dinamismo e razionalità creativa d’amore dei soggetti umani.
3. L’ambiente e l’uomo in esso, ambedue in relazione con un terzo soggetto, riferimento primo ed ultimo dell’uno e dell’altro e dei loro rapporti: disponibilità a CHI del cosmo e dell’uomo fosse il primo responsabile:
da sempre ci si è domandati se le leggi della natura nella loro perfezione e portata unica non esigano una MENTE ALTRA dalla sapienza immanente, e se la stessa mente dell’uomo, non tanto nei suoi limiti quanto nella sua libertà di uso, non riveli le tracce di un doveroso obbligato riferimento ad una MENTE LIBERTA’ SUPERIORE, tipo la mente del bambino verso la mente del papà, o la cognitività del cane quale che sia alla mente dell’uomo. Altrimenti detto: l’universo con le sue leggi, oltre che con la sua mole e complessità, ha in se stesso le ragioni di esistere e del suo modo di esistere, o appella ad ALTRO? giacché nel momento in cui appella ad ALTRO, occorre tenere conto di questo ALTRO, almeno per quanto riusciamo a conoscerlo o per quanto si rivela, e già a partire dall’interno dello stesso universo. E il soggetto umano con la sua novità trova in se stesso o nell’universo le ragioni del suo esistere e della sua identità? o ancor più esso si rivela RELAZIONE COSTITUTIVA con un ALTRO di cui, in questo caso LIBERAMENTE tenere conto?
Da notare che la domanda sorge già dall’interno dell’universo e dell’uomo, e non è artificialmente inventata, in modo mitico o magico o di sovrapporta morale.
Sono noti a tutti i lunghi cammini di ricerca in merito attraverso le tre vie:
= delle scienze positive
= delle filosofie e
= e delle religioni,
nella analisi delle quali, singole o confrontate, in questa sede non possiamo entrare.
Solo con estrema lealtà e concretezza notiamo che alcune di esse, in alcune loro proposte, sono nocive o per lo meno molto rischiose invece di seguire in materia delicatissima il suddetto metodo tuzioristico. Pericolosi sono in particolare tutti i sistemi di pensiero filosofico o religioso che diffondono dualismi, monismi e panteismi, fondamentalismi, teocrazie, unitarietà olistiche o nichiliste.
4. L’apporto specifico della rivelazione secondo la fede della Chiesa cattolica:
La fede della Chiesa cattolica non è frutto di pensiero religioso dell’uomo, ma è creduta fondata sulla rivelazione diretta di Dio dalla vocazione di Abramo sino a Gesù di Nazareth.
Tale rivelazione sia nella sua tradizione orale che in quella scritta nella Bibbia, presenta una ricchissima e bellissima teologia dell’universo in quanto: - da Dio creato; - con una creazione del tutto speciale dell’Adam maschio e femmina ; – al quale il creato viene affidato perché lo coltivi; - mentre che lo stesso Adam rimane nella sua relazione con Dio; – e, nell’insieme di tragici errori dalle vaste proporzioni e conseguenze, esso venga, attraverso la assoluta novità del Dio in tre persone e il divenire uomo della seconda di esse cioè il Figlio dalla sua incarnazione sino alla sua morte di amore e alla sua resurrezione corporea,risanato ricapitolato e riconciliato in lui nel Regno della Trinità.
Da notare che l’universo non è attribuito a Dio come causa efficiente e anche esemplare di un prodotto lasciato alle sue leggi proprie e al suo destino, nel quale l’uomo sarebbe solo un obbligato esecutore; ma è attribuito alle tre persone della Trinità che lasciano in esso i segni reali della loro comunione di amore e di vita e che lo chiamano ad uno stretto legame tra uomo e natura verso un creativo sviluppo di relazioni di amore e di vita culminanti nel cosiddetto Regno di Dio in Cristo Risorto tornato al Padre. E’ appunto sulla relazione natura – uomo – Trinità in vocazionale missione della libertà d’amore che cade la rivelazione ebraico – cristiana. Ed è dentro tale relazione vocazionale che l’uomo riceve anche la vocazione alla ricerca e conoscenza scientifica dell’universo perché in esso sia non solo esecutore, ma anche interprete e datore di senso e di finalità secondo il progetto di Dio.
Testi biblici significativi, tra gli innumerevoli, di teologia del creato sono:
Genesi l,26 ss: si presti attenzione a come la vocazione missione dell’Adam a “dominare” (radah) e “soggiogare” (kabash) sia da comprendere alla luce della identità ricevuta di “immagine secondo somiglianza di Dio”, e non un potere qualsiasi e tanto meno arbitrario: cioè l’Adam è mandato a servire il tipo di dominio che Dio stesso ha sull’universo dal suo interno e nella sua libera volontà di intervento continuo; significativo anche il diritto sia dell’uomo che della terra di riposare, precisamente riconducendo tutto a Dio nel giorno che vuole sacro a sé (il famoso shabbat). Probabilmente è sottostante la immagine del re che governa a nome di Dio;
Genesi 2,7 ss: è già significativo il legame costitutivo che la creazione dell’uomo prevede con la “polvere del suolo”(’adamah). Ancor più è da notare che la missione data all’Adam esistente solo a partire dal dono dello “spirito “di Dio stesso (ruach) è di “coltivare” (‘abad) e “custodire” (shamar) il suolo di un ambiente di vita tipo giardino (Eden – Gan), ma in continua relazione con la sapienza di Dio stesso simboleggiata dall’albero della conoscenza del bene e del male, pena la certezza della morte. Probabilmente sono sottostanti le immagini del contadino e del pastore.
Genesi 6-9: pur nelle sue leggi, la natura creata è nelle mani di Dio che la usa per correggere l’uomo e rifare l’alleanza con lui: dal diluvio all’arcobaleno di alleanza con ogni carne.
Genesi l2, l ss: la terra trova un volto in quella promessa ad Abramo all’interno della alleanza di Dio con tutte le genti invitate a credere nel suo amore.
Esodo 6-14 e Isaia 40 ss: la natura è nelle mani di Dio a servizio della liberazione dall’Egitto e da Babilonia, come da qualsiasi popolo oppressore.
Salmi: una serie di Salmi illustrano la presenza di Dio nell’universo (l9; 29; 89; l04; l36; l39 ss), sempre nel contesto della salvezza che Egli va operando.
Libri Sapienziali, di cui alcuni presentano la mediazione culturale greca della teologia del creato. cfr in particolare Giobbe 28;38-41; Siracide 24;Sapienza l3; II Maccabei 7.
Matteo 6, l9-34, su come Gesù vede la natura nelle mani di Dio Padre innamorato di ogni vita,umana animale e inanimata.
Atti l7, 22 ss: discorso di Paolo all’areopago di Atene ai filosofi stoici e epicurei.
I Timoteo 4, 4; I Corinti 8,4; Filippesi 4, 8: nel creato tutto è buono,e nulla è di per sé cattivo.
Romani l, l8 ss: su Dio conoscibile attraverso l’impegno dell’intelletto nel creato.
Colossesi 2, l6 ss: sulla autonomia delle creature rispetto a ipotizzati spiriti che lo dominerebbero e di cui l’uomo sarebbe schiavo.
Ebrei l, l ss; Giovanni l, l-l8; Colossesi l,l5 ss; Romani 8,l7 ss; I Corinti 7,29 ss: visione dell’universo in Cristo dalla creazione alla resurrezione finale attraverso lo stesso processo di liberazione dell’uomo che contro di esso pecca. Tutto è ricapitolato in Cristo,cioè ricondotto a lui “caput sorgivo di vita”.
Tra i testi ultimi della Chiesa che tengono presente l’attuale problematica del creato segnaliamo in particolare la bibliografia indicata dalla CEI per la celebrazione della 5^ Giornata per la salvaguardia del Creato. Da notare che sin dagli anni 1980 un impegno mirato e dichiarato per la salvaguardia del creato è continuo da parte del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE), delle Assemblee Ecumeniche a partire da quella di Basilea del l989 su “Pace giustizia e salvaguardia del creato”, del Magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, delle Chiese locali con iniziative varie.
Una semplice considerazione: è solo stupendo sognare che possiamo relazionarci con l’universo come con esso si è relazionato Gesù nella sua vita terrena. Egli vi ha anticipato la visione e la gestualità del Risorto, in vista della condizione di risorti in lui che ci avrebbe dato battezzandoci fratelli suoi e figli del Padre, sino a poterci dire: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Il sole sarà il sole di questo universo con leggi che egli stesso gli ha dato, ma resta sole “suo”, e per questo diventa segno del suo modo di essere Padre, e diventa in tal senso segno del nostro modo di vivere in questo universo. Esso diventa segno e contesto di pace perfino tra nemici. Siamo ancora in cammino verso la terra promessa ad Abramo quale terra di tutti i popoli perché terra di Dio, siamo ancor più in cammino verso i cieli nuovi e la terra nuova dell’Agnello Risorto della Apocalisse. Il Signore è con noi: è tornato al Padre per camminare meglio con noi sulla terra, su tutta la terra e nell’universo intero.
Un tipo di qualificata presenza del laicato cattolico nel creato: l’impegno oggi più qualificato richiesto ai laici cattolici è come tradurre in termini di etica umana delle diverse scienze(economia, diritto, politica….) lo specifico della fede cristiana circa la salvaguardia del creato, nella convinzione che essa ispiri e animi verità e tipi di presenze chiaramente indovinate anche sul piano scientifico e sociale: indicazioni preziose il laicato trova in tanti documenti del Magistero, in particolare nella Gaudium et spes, nella Redemptor hominis, nella Fides et ratio, in Caritas in veritate. Abbiamo tale debito non solo verso i popoli e il creato, ma anzitutto verso Dio: è il credito che la Trinità ci ha affidato per il bene comune; è il credito del Padre – Abbà di Romani 8,l7ss.
Se solo pensassimo in modo puntuale e mirato che dalla mattina alla sera stiamo cercando di inserire la Legge della Carità non solo nella legge della giustizia degli uomini, ma perfino nella convivenza degli animali.
Conclusione: gratitudine e riconoscenza a quanti a diversi livelli operano per mediare e tradurre in progetti e programmi quanto è ormai nelle coscienze e nelle attese di tutti, anche con iniziative concrete in merito a impiego delle energie pulite e reversibili, riconvertendo in energie gli stessi rifiuti; e in particolare a quelle politiche che sapranno e vorranno coniugare gli interventi a livello mondiale e internazionale con la partecipazione corresponsabile delle famiglie e dei singoli. Possa ognuno rendere pulito il mondo già a partire da casa sua.
NOTE
(l). Siamo sul pianeta Terra, uno dei dieci che gravitano intorno alla stella Sole in un sistema di circa 30 miliardi di km; la quale stella Sole è una dei duecento miliardi di stelle che formano la galassia della Via Lattea, e delle quali la più vicina è a 4,3 anni luce (la luce viaggia a 300.000 km al secondo). Essa a sua volta è una dei duecento miliardi di galassie ritenute presenti nell’universo. Il raggio della terra è di sei milioni 378.000 mt, su cui la crosta terrestre va da 60 a 5000 km; il fiume Colorado è giunto a scavare 1400 mt, mentre che le nostre trivelle per il petrolio sono giunte sino a 12 km di profondità. Sulla terra gli uomini vivono immersi nell’atmosfera diffusa sino a l6 km di altezza col 21% di ossigeno (azoto 78% + idrogeno, anidride carbonica..); su di essa la stratosfera e mesosfera nelle quali c’è lo scudo protettivo dell’ozono (= ossigeno con tre atomi, pesante) sino a 60 km, e poi la ionosfera sino a l00 km e la esosfera caldissima e fortemente magnetizzata.
(2). La Via lattea si sarebbe formata quattro miliardi di anni fa quando l’universo aveva già dieci miliardi di anni. La terra in particolare sembra avere raggiunto la sua conformazione circa……
E l’uomo sapiens si calcola apparso circa diecimila anni fa, dopo l’ultima glaciazione, e dopo duecento milioni di anni di predecessori, l’ultimo dei quali sembra sia l’australopiteco.
(3). Lo spazio intergalattico e interstellare è in continua espansione con movimento di recessione sino alla densità zero.
(4). Tra esse quella del sistema eliocentrico scoperta da Galileo e Copernico, la quale a sua volta richiama quella della gravitazione universale di Newton per cui le masse dei corpi celesti si attraggono reciprocamente; quella del triplice movimento contemporaneo dei corpi: sia di rotazione su di sé intorno ad un proprio asse ideale, che di rivoluzione intorno ad un corpo centrale, come nel nostro caso intorno al sole, e di traslazione nella galassia tutta; o la legge del rapporto costante tra energia e materia di cui Einstein, o della unità di quanto di azione energetica costante di Planck, o della unità di caloria, o della misurazione della velocità della luce e delle onde elettromagnetiche; dei rapporti tra elettrone protone e neutrone, a loro volta con l’antimateria di positrone antiprotone e antineutrone, sino alla temuta possibilità che saltino materia e antimateria dando luogo ai raggi gamma. Si pensi in particolare come in base al rapporto tra energia e materia si sia calcolato che ci sono voluti circa dieci miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di anni per passare dalla energia dell’ipotizzato big bang alla massa attuale del sistema solare. D’altra parte è grazie alla conoscenza di queste leggi che sin dal l964 si sono potute mandare sonde di esplorazione cosmica su Marte (Mariner 4, Mars 4 e 5: Viking 1 e 2), su Giove (Pioner l0), su Nettuno (Voyager). .
* Docente di Esegesi Biblica
Istituto Teologico Calabro “San Pio X”
Catanzaro