DON PASQUALE SERGI PRESENTA IL NUOVO VESCOVO DI MILETO
"MONS. LUIGI RENZO
mio compagno di seminario
E' IL NOSTRO PROSSIMO VESCOVO"
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LO STEMMA
Vuole visualizzare il programma nel contesto esistenziale personale ed ecclesiale.
La COLOMBA bianca, simbolo dello Spirito Santo, vuole rappresentare lo spazio infinito in cui celebrare ed incarnare l’Amore seme della Speranza.
La STELLA indica la SS. Madre di Dio, faro sicuro del cammino di cristiano, di sacerdote ed ora di vescovo pastore.
Il VANGELO aperto significa la mia adesione all’insegnamento di Cristo e la mia nascita nella fede. La scelta vocazionale sacerdotale qualifica il mio “si” definitivo alla Parola che mi ha cercato, preso e cambiato.
Il color “rosso-porpora” è risonanza del Codex Purpureus di Rossano, dove il mio Sacerdozio ha trovato spazio e motivi per esperimentare la Carità pastorale.
La CAMPANA richiama il mio paese natale, dove si è radicata la mia umanità, presupposto di una presenza incarnata nel mondo “hic et nunc”.
Il tutto inquartato nella CROCE come richiamo permanente sia al vissuto concreto da assumere con “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” (GS, n. 1), sia al gesto del dono totale di Cristo, modello necessario per ogni servizio ecclesiale.
IL PARROCO DON PASQUALE SERGI 9 SETTEMBRE
2007 PRIMO MESSAGGIO ALLA DIOCESI DI
MILETO-NICOTERA-TROPEA DEL NUOVO VESCOVO MONS. LUIGI RENZO
ALLA
DILETTA CHIESA DI DIO
CHE E’
IN
MILETO-NICOTERA-TROPEA
"Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio
e Dio dimora in lui"
(I Gv
4,16)
Carissimi,
ho
voluto iniziare questa mio messaggio con le parole forti e significative di I Gv
4,16 - le stesse con cui Benedetto
XVI inizia la sua Enciclica Deus caritas est
- perché è ad esse che voglio ispirarmi nel venire a voi come padre e pastore. A
questo ho pensato nello scegliere il motto programmatico del mio Episcopato:
"In caritate Spes". Solo con l'Amore si costruisce la Speranza.
Nel
momento in cui mi accingo a scrivervi, lo faccio in punta di piedi e con grande
emozione. Come è successo a Maria, il mio cuore non può non esplodere di gioia
e trepidazione per cantare il Magnificat e gridare al Signore il mio grazie per
avermi amato e per avermi destinato a voi, a Voi fratelli e figli carissimi,
che ho già cominciato a sentire parte viva di me.
La mia
devota gratitudine va prima di tutto al S. Padre Benedetto XVI per La fiducia
mostratami e per avermi voluto coinvolgere in questa missione immensa di
paternità spirituale carica di responsabilità e di intime attese.
In Lui
ringrazio altresì l'Episcopato Calabro per la stima di cui mi onora e che
avverto più grande dei meriti effettivi. In questo flusso intenso di sentimenti
il mio pensiero grato va all’ Arcivescovo emerito di Rossano-Cariati Mons.
Andrea Cassone ed all'attuale Arcivescovo Mons. Santo Marciano, verso ì quali
guardo con il cuore commosso di chi sa di aver ricevuto comprensione, affetto e
stimoli pastorali forti e talvolta determinanti per le mie scelte ministeriali.
Ma
come non ricordare con gratitudine, infine, S. E. Mons. Domenico Cortese, che
per 28 anni ha guidato la comunità diocesana con saggezza e prudenza, succedendo
a quell’ altra figura insigne di Vescovo che fu Mons. Vincenzo De Chiara: 54
anni in due di episcopato determinanti per la storia della diocesi durante i
quali, con la guida illuminata e sapiente dei due pastori, le tre realtà di Mileto, Nicotera e Tropea hanno intrapreso un cammino pastorale unitario, oggi
ben articolato ed amalgamato in grado di farci guardare al futuro con occhi
perspicaci, attenti e meglio disposti a testimoniare il Vangelo nel nuovo mondo
globalizato.
Come
ha detto di recente il Santo Padre "il nostro tempo chiede testimoni....
L'azione della Chiesa è credibile ed efficace se quanti ne fanno parte sono
disposti a pagare di persona la loro fedeltà", guardando più in alto ed un po'
oltre le contingenze. La
Chiesa italiana nel decennio pastorale in corso sta cercando di rilanciare
l’annuncio evangelico come testimonianza e seme di speranza in un mondo
strabico, dal pensiero debole e dagli scarsi o nulli riferimenti ideali. E
forse - atta luce delle esperienze fatte o subite - le tensioni ideali si
stanno allentando facendo spazio alla rinuncia e al pessimismo, perché tanto non
cambia nulla. Ma proprio in questo contesto di smarrimento si colloca e si
rafforza la ragione del nostro esserci di cristiani, di testimoni di Gesù
Risorto. La società calabrese ha bisogno di speranza e noi dobbiamo seminarla
con coraggio dell'amore.
Mi
viene in mente l'antico apologo delle quattro candele. Mi permetto di riproporlo
a mio e vostro incoraggiamento.
In una
stanza silenziosa c'erano 4 candele accese. La prima si lamentava: "Io sono la
pace, ma gli
uomini preferiscono la guerra, non mi resta che lasciarmi spegnere". E così
accadde. La seconda disse: "Io sono la fede. Ma gli uomini sono cattivi ed
incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere". E così accadde. La
terza candela confessò: "Io sono _'amore. Ma gli uomini sono cattivi ed
incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere". All’ improvviso nella
stanza compare un bambino che, piangendo, disse: "Ho paura del buio". Allora la
quarta candela disse: "Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di
riaccendere con la mia luce le altre candele: io sono la Speranza".
Quando
tutto sembra crollare, quando lo stesso amore corre il rischio di spegnersi
sopraffatto da mille problemi,
ecco
la speranza vigile e pronta a riaccendere l'amore e queste a ridare forza alle
ragioni della speranza. L'uno non può fare a meno dell’ altro ed
insieme riaccendono il futuro. Un po' come la reazione a catena dei gas del
sole: il 'Loro
scoppiare non è autodistruzione, ma un reciproco autoalimentarsi per riprendere
vigore.
Il
Sole è certamente il Signore che ci coinvolge tutti nel suo infinito ed
imperscrutabile piano di purificazione e di redenzione cosmica. È Lui, Signore
Risorto, ad inviare la Chiesa come "madre e maestra" per essere "cuore" della
città degli uomini e porsi in essa come segno credibile e visibile del suo
Signore.
Non ci
prenda la tentazione di dire che la speranza è utopia impraticabile. "Ciò che è
impossibile presso ali uomini è possibile presso (con) Dio" (Mc 10,27). Del
resto nella terra di Campanella l'utopia non può che essere di casa e d; stimolo. E se è vero che la speranza non è "del" mondo in quanto - come ricorda
Benedetto XVI - "Cristo non è del mondo, come pure i cristiani non devono
essere del mondo", è pur vero ed urgente che essa, identificandosi in Gesù
Risorto, "è nel mondo e per il mondo". (cf. Benedetto XVI, Omelia al
Convegno ecclesiale di Verona}.
La
speranza entra nell'intimo dell" uomo ed attraverso di lui entra nel mondo
perché Cristo "è risorto ed è risorto perché è Dio".
Mi
sono, anzi ci sono, di incoraggiamento le parole sofferte di D. Mottola, che
speriamo di vedere presto sugli onori degli altari: "La carità è il destino
dell'uomo" e Cristo "è la forma che attua la carità". Cito ancora lui:
la sinfonia detta carità "è la forza divina che ci permette di sacrificare
tutto", è l’ Amore di Dio che si mette in circuito con l'amore del prossimo". E
questo non può che essere gioia, speranza e redenzione per la nostra terra.
Con
questi intendimenti voglio venire a voi, per sentirmi uno di voi, onde
discernere insieme, con l’aiuto del Signore e la luce dello Spirito, il cammino
che ci aspetta e si apre per la nostra storia immediata.
Un
saluto ed un abbraccio rivolgo a voi tutti. A voi sacerdoti ai quali offro fin
d'ora il mio tempo, il mio cuore. I presbiteri sono i collaboratori più stretti
del ministero del Vescovo (cf. Pastores gregis, n. 47), per cui chiedo a voi
soprattutto di formare insieme come
un'arpa
multicorde da mettere nelle mani del Signore: avvalendosi di noi, Egli possa
suonare melodie di amore e di speranza per la nostra comunità locale e per la
Chiesa tutta.
Non
posso non riferirmi al Seminario ed ai suoi educatori, ai seminaristi, a chi è
in ricerca vocazionale, ai Diaconi permanenti e transeunti. Il futuro della
nostra Chiesa passa attraverso il rifiorire delle vocazioni in linea con la ben
consolidata tradizione della diocesi.
Saluto
Voi, persone consacrate, esortandovi con S. Paolo a "ravvivare ogni giorno" (cf.
2 Tim 1,6) il vostro carisma da vivere come dono a Dio e alla Chiesa anche
locale, che servite con gioia e abnegazione generosa. Vi dico grazie per quello
che già fate e certamente continuerete a fare. Ogni fiore serve per abbellire il
giardino.
Un
pensiero speciale di intima compartecipazione rivolgo a chi ha problemi di
salute di vario genere in casa, negli Ospedali, nelle case di accoglienza:
grazie anche a chi opera per alleviare le altrui sofferenze. A tutti voi chiedo
la carità di offrire le sofferenze per la santificazione vostra, delle nostre
comunità e soprattutto dei sacerdoti.
E come
non ricordare voi giovani, che non siete il futuro della Chiesa, ma il presente
che guarda al futuro con
fiducia.
I problemi sono tanti, ma vi sollecito a compromettervi per Cristo senza paura:
troverete in me un padre pronto ad ascoltarvi ed a fornirvi ogni aiuto
possibile. Vi prego, siate sempre innamorati della vita e degli ideali alti,
senza sprecare la preziose energie in esperienze devianti e fallaci. Sentitevi
amati e non rinunciate ad essere "sentinelle" del futuro vostro, della società,
della comunità cristiana.
E non
voglio dimenticare le famiglie con i toro problemi, L'associazionismo laicale,
comprese le numerose confraternite, i vari "cammini" di fede, ricchezza
splendida di una Chiesa vivace in grado di essere "sale" e "luce della terra":
tutti siamo impegnati a costruire unità e comunione solidale. Mi troverete al
vostro fianco senza remore e formalismi.
A voi
responsabili delle pubbliche Istituzioni, a voi che governate politicamente, a
tutti gli uomini di buona volontà, garantisco la mia piena disponibilità per
collaborare, nel rispetto delle reciproche autonomie e competenze, a favore
delle nostre popolazioni, che hanno bisogno di riacquistare fiducia e di avere
riferimenti ed interlocutori di sicuro affidamento.
Nelle
mani della Madonna, venerata come "Achiropita" a Rossano e di "Romania" nella
mia nuova patria, metto le nostre vite e questi propositi. Sia Lei a guidarci
col suo cuore di Madre.
Su
tutti voi, infine, fratelli e figli carissimi, invoco la divina benedizione
perché tutto in noi sia manifestazione dell'amore crocifisso e della speranza
oltre ogni speranza.
Nella
fervida attesa di incontrarvi, Vi abbraccio nel Signore ed in suo nome Vi
benedico.
Rossano 29 giugno 2007, festa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo
,
Luigi
RENZO
Vescovo eletto