LA SETTIMANA SANTA- PASQUA 2010
Benedizione delle Palme, presso la Croce dei padri Passionisti
Secondo la tradizione ormai consolidata i fedeli si sono radunati presso la Croce dei padri Passionisti in via Roma . Qui l’ Arciprete Don Sergi ha rievocato l’entrata festosa di Gesù a Gerusalemme ed ha benedetto le palme, i rami di ulivo e le fronde d’ alloro portate dai fedeli. Quindi il corteo si è mosso verso la chiesa di San Foca. Sul sagrato della chiesa si è ripetuto il tradizionale rito di apertura del portone . La parte più commovente della Messa è stata, come ogni anno, il racconto evangelico della Passione di Cristo , recitato a più voci. E’ seguita l’omelia del parroco,
GIOVEDI’ SANTO – 1 APRILE
2010
L'ultima cena
Un Giovedì santo all'insegna della
riflessione e della preghiera. Nella parrocchia di Francavilla, si è
rivissuto, nel rito
della Cena, uno dei più commoventi e toccanti momenti della
vita di Cristo in terra, l'immenso amore per l'umanità, l’istituzione del
sacramento dell’Eucaristia. Sempre molto suggestivo il rito della lavanda dei
piedi dei 12 apostoli posti ai piedi dell'altare. Un rinnovarsi, dunque, di quell’ antica sera di oltre duemila anni fa, nella quale Cristo volle
condividere la cena di pane e vino assieme ai suoi, prima dell'abbandono e
della solitudine che lo avrebbero portato al monte Calvario. Alla fine della
Messa il pane benedetto, sotto forma della tipica ghuccidhata francavillese,
è stato donato ai dodici apostoli.
GIOVEDI’ SANTO 2010
Il cuore di questa liturgia è come segnato
dal desiderio di Gesù di fare la Pasqua con i suoi, quelli di allora e quelli di
oggi. Gesù sente il bisogno di averci accanto, di starci vicino. E se noi siamo
quì, è perché vogliamo essergli amici, discepoli e testimoni.
Stargli accanto è di grande conforto per
lui, che di lì a poco sarà tradito, arrestato, malmenato, ucciso.
Due gesti sono al centro della Pasqua di
Gesù: la lavanda dei piedi e l’istituzione dell’Eucaristia.
L’evangelista narra che Gesù, a un certo
momento della cena, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugamano,
si inginocchiò davanti a ogni discepolo lavandogli i piedi, anche quelli di
Giuda.
L’imbarazzo fu generale.
Quindi Gesù disse loro: “Sapete ciò che vi ho
fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono.
Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho
lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi
ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi”.
Il comando evangelico è rivolto a tutti i
discepoli, anche se nel rito liturgico solo il sacerdote si china a lavare i
piedi.
E’ ovvio che non si tratta di un gesto
esteriore; quel che il vangelo chiede è un atteggiamento di vita, è uno stile
di servizio e di umiltà.
Se c’è gente che si china su chi ha bisogno
d’amicizia, d’affetto, di comprensione, d’accoglienza, d’aiuto, la presenza
del Signore sarà concreta e visibile in questo nostro mondo.
Gesù, quella sera, oltre ad essersi chinato
per lavarci i piedi, si è anche fatto cibo per noi.
Egli, racconta l’apostolo Paolo nella
Lettera ai Corinzi, «nella notte in cui veniva tradito, prese il pane e disse:
“Questo è il mio corpo, che è per voi; prese poi il calice dicendo: questo
calice è la nuova alleanza nel mio sangue».
Cosa non ha inventato il Signore, per stare
per sempre con i suoi discepoli!
L’Eucaristia è senza dubbio il miracolo
dell’amore, della totalità dell’amore.
Ma come Gesù è presente nel pane e nel vino?
E’ presente come pane “spezzato” e come sangue “versato”, cioè come uno che
dona tutto sé stesso, che si spezza e versa tutto il suo sangue per noi.
Egli è presente come l’amico che ama sino
alla fine, oltre l’immaginabile.
Nell’orto degli ulivi, quando i soldati vanno
per catturarlo, egli dice loro: «Se cercate me, lasciate stare loro».
Non voleva che i suoi amici corressero alcun
pericolo. Quale amore!
Con l’eucaristia Gesù non solo si avvicina a
noi per starci accanto; entra dentro, diventa carne della nostra carne, come
noi siamo carne e sangue della nostra mamma.
L’ostia e il calice, presenti su tutti gli
altari del mondo, sono il segno visibile di un amore che non ha limiti.
L’eucaristia è davvero un sacramento di
salvezza: ci salva da una vita ripiegata su noi stessi e ci trasforma in
uomini e donne che sanno inginocchiarsi davanti ai deboli e ai poveri, rendendo
così vero e reale l’amore del Signore.
Accostiamoci dunque al pane della vita e al
calice della salvezza e saremo trasformati!
VENERDI’ SANTO- 2 APRILE 2010
Azione Liturgica con Predica della
Passione - Processione del Cristo morto.
Alle ore 17.30 nella
chiesa affollata di fedeli ha avuto inizio l’azione liturgica commemorante
la passione e morte di Gesù Cristo. Il momento focale della cerimonia è
stata la “Predica della Passione” con il commovente rituale della
"chiamata"; il sacerdote "chiama" la Vergine Addolorata e consegna alle sue
braccia il Figlio
morto. A1
termine della funzione religiosa è iniziata la lunga processione penitenziale
del Cristo morto , accompagnato dalle statue di San Giovanni, della Madonna
Addolorata e dell’ Ecce Homo, e dal personaggio vivente rappresentante il
Cireneo che si sostituisce a Gesù nel portare la pesante Croce. La
processione si è snodata nelle vie di Francavilla arrivando fino al Calvario
(Viale del Drago), dove è stato acceso un grosso falò, a cura di Domenico
Costa e Dino Malta. Un tempo , prima delle modifiche
apportate , la processione del Cristo Morto si svolgeva anche alla luce
del sole nel mattino del Sabato Santo.
Sabato notte
VEGLIA PASQUALE 2010
L’alleluia, la luce e la gioia esplodono nella veglia pasquale, madre di tutte le veglie.
La chiesa si rallegra per la gioia profonda della Resurrezione, verità centrale e fondamentale da cui prende l’avvio il suo essere nel mondo.
Siamo chiesa per testimoniare la Resurrezione, per gridare a tutti questa grande e meravigliosa verità: la vita ha vinto la morte, la grazia ha sconfitto il peccato, l’amore ha trionfato sull’ odio. Cristo è risorto.
All’alba del terzo giorno, come aveva predetto è risorto per non morire più. La luce ha preso il sopravvento sulle tenebre.
La luce, che sul calvario era stata spenta dalla cattiveria umana, si riaccende e splende luminosissima, richiamo per tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni spazio. Cristo è la luce del mondo.
Camminare nella luce significa seguire Cristo, avere Lui come maestro e guida. Cristo è la stella polare che guida gli uomini nel mare infìdo del mondo. Luce è la sua parola, luce è la chiesa e i credenti.
La Parola di Dio rinnova la memoria degli eventi salvifici, dà forza ai segni sacramentali, riattualizza il mistero.
Quante inquietanti verità non corrodono la nostra vita; quante parole e pensieri non inquinano il retto vivere; quante logiche strane e perverse non uccidono e mandano in frantumi l’umanità!
Non c’è luce, ma tenebre in chi si lascia irretire dal facile guadagno.
Non c’è luce, ma tenebre dove i giovani vivono da sbandati.
Non c’è luce, ma tenebre dove si è eclissata la legalità, il bene comune, il senso della giustizia; nelle case dove non c'è più fedeltà e manca l’amore; nei posti di lavoro dove non c’è il senso del dovere e dove gli interessi privati prevalgono su tutto e su tutti.
Non c’è luce dove non si coltiva la fede con l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, con la preghiera, con la liturgia, con la carità.
Non c’è luce, ma tenebra nei cristiani senza lo spirito della speranza.
Non c’è luce, ma tenebra nei cristiani paurosi e tiepidi.
Non c’è luce ma tenebra nei cristiani che non perseguono l’ideale della comunione. Il cero pasquale è il segno luminoso di Cristo.
L’incontro con Gesù conduce l’uomo di fronte a un bivio: o rifiutare la luce di Cristo perché troppo abbagliante per la nostra vita; o lasciarsi riempire dalla sua luminosità e così diventare noi stessi luce, sale, lievito, misericordia, speranza di salvezza per i fratelli.
DOMENICA DI PASQUA 4 APRILE 2010
rinnovato l’ appuntamento con la “cumprunta”
Dopo l’interruzione dell’ anno passato , dovuta alla forte tempesta di vento, quest’ anno si è ripetuto l’evento della “Cumprunta”, tanto atteso da tutti i francavillesi, sia abitanti in paese che residenti nei centri vicini, sia emigrati in Italia o all’estero.
L'attesa è finita, il tempo del dolore e dello sconforto è lontano. Cristo è risorto e ancora una volta ci offre il dono della speranza, della vita, del riscatto. I riti della Settimana si sono conclusi domenica mattina con quello antichissimo dell'Affruntata, o Cumprunta, o Svelata, la rappresentazione drammatica dell'incontro tra il Cristo risorto e La Madonna Addolorata che segna la Pasqua cristiana. Sotto un timido sole e in mezzo a moltissima gente in pazza Solari , ha avuto luogo l'incontro tra la Madre celeste e il Figlio Risorto.
Il rito, come da tradizione, si è svolto rispettando i momenti che scandiscono e segnano una storia che da più dì duemila anni commuove e affascina il mondo.
S. Giovanni fa la spola tra Maria Addolorata e il Cristo Risorto. La statua di S. Giovanni viene trasportata dai portantini per tre volte con passo svelto, quasi di corsa, in un'atmosfera gioiosa e di attesa. La Madonna si mostra incredula. San Giovanni si affretta a comunicare a Cristo l'atteggiamento della Madre e la necessita che Le vada incontro. A1 terzo viaggio San Giovanni si dirige verso la Madonna insieme a Cristo risorto. La Madre finalmente sì convince dell'avvenuta Resurrezione e incomincia a correre verso il Figlio. Quando le statue sono ormai vicine, Maria è ancora incredula: non sa se avvicinarsi o allontanarsi. Il portantino tira i1 drappo nero della Madonna, che appare vestita a festa, d'azzurro. Attimi carichi di attenzione, tensione, emozione, si sciolgono in un ininterrotto suono di campane e della sirena. Quindi subito dopo l’incontro ha avuto luogo la processione per le vie del paese. Cristo è portato davanti alla non più Mater Dolorosa, ma Gloriosa e a S. Giovanni. Un momento molto importante per la comunità tutta che, intorno ad un evento religioso e storico insieme si ritrova e si riconosce in un' identità d'appartenenza, unita dallo stesso desiderio di rinascita spirituale e sociale. Dopo la processione , Don Pasquale Sergi ha celebrato la Santa Messa solenne, nel corso della quale sono stati distribuiti ai fedeli i pani benedetti a rievocazione dell’ Eucaristia istituita durante la Cena del Signore di Giovedì Santo.
Anche quest'anno per le festività pasquali sono rientrati decine di emigrati i quali sono molto legati ai riti religiosi della Settimana Santa e di Pasqua.
Omelia di don pasquale sergi pasqua 2010
Cristo è risorto, alleluia! Questo è il fondamento della nostra fede, questa è la nostra fede. Dice l'apostolo Pietro: "Quel Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha risuscitato, e noi ne siamo testimoni “. Questa è la fede di tutta la Chiesa lungo il corso della storia, la fede dei santi e dei martiri, la fede dei popoli e dei cuori, questa è la fede che noi oggi abbiamo, che vogliamo accrescere e testimoniare. Cristo risorto è la potenza di Dio, che vince il male e la morte, che apre i cieli. Cristo risorto è la potenza di Dio nei problemi del nostro mondo e della nostra vita. Cristo Gesù è vivo nella gloria dei cieli, è vivo e operante accanto a noi, in noi. Si tratta di sentirlo e trattarlo come una persona vera, reale, concreta, con la quale viviamo insieme ogni momento. La risurrezione di Gesù ci impegna ad una grande fiducia, ad un grande ottimismo. “se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?", ci dice S. Paolo. La fiducia cristiana non è semplice attesa del futuro, ma coscienza che il regno di Dio è in mezzo a noi. La resurrezione è entrata nel mondo ed é come un seme potente. La resurrezione parte dal cuore attraverso una liberazione e una trasformazione che ci rende capaci di un amore grande che riflette quello di Dio. La resurrezione è dono e conquista, futuro e presente, attesa ed esperienza insieme. La gioia della resurrezione si può già sperimentare vivendo la carità nelle sue espressioni di: servizio, perdono, mitezza, benevolenza, dono di sé. Quanti santi e quanti cristiani hanno vissuto e vivono questa straordinaria esperienza! E' commovente e incoraggiante pensare a tutto il bene, la bontà, il sacrificio, la fede, la santità che c'è nelle case, nelle città, nel mondo intero. Dobbiamo, per quanto ci è possibile, sostenere, amare, curare chi è nella sofferenza per il suo corpo ammalato, handicappato o invecchiato, ovviamente incominciando dai nostri ammalati ed anziani. Come segno di buona volontà e frutto della santa Pasqua, oggi pomeriggio celebreremo la santa Messa nella villa Amadeo, che ospita i nostri anziani. 11 compianto dott. Francesco, degno figlio dell'amico dott. Amadeo, è riuscito a realizzare un mio sogno che nel lontano 1985 ho proposto al Comune e quindi a questa Comunità. Non mi è stato possibile, per contingenti motivi, realizzare quel magnifico progetto tra l'altro, allora, presentato agli uffici della Regione Calabria dalla locale Associazione di Volontariato pro anziani. Per altri contingenti ed inspiegabili motivi ho dovuto rinviare questo momento da me desiderato e sentito come un bisogno interiore. Lo dimostra il fatto che, più volte, nel corso del mio ministero, a Francavilla, ho celebrato Messa in casa di anziani. Non vedo il perché non avrei dovuto farlo in una casa classica che ospita gli anziani! Ma purtroppo, tante volte, il diavolo, impèra attraverso l'uomo. Nella misura in cui saremo uniti per il bene comune, parteciperemo concretamente alla risurrezione di Cristo. Ma... si può risorgere in Lui, grazie a Lui, e non sentire il desiderio, il bisogno di dargli un abbraccio, un bacio? Tale bacio avviene accostandosi alla Comunione, tale abbraccio avviene servendolo nel fratello, qualsiasi sia. Ecco la nostra vera Pasqua, quella che auguro a tutti voi, presenti ed assenti