Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

L'ultima cena

Un Giovedì santo all'insegna della ri­flessione e della preghiera. Nella parrocchia di   Francavilla,  si è ri­vissuto, nel rito della Cena, uno dei più commoventi e toccanti momenti della vita di Cristo in terra, l'immenso amore per l'umanità, l’istituzione del sacramento dell’Eucaristia. Sempre molto suggestivo il  rito della  la­vanda dei piedi  dei  12 apostoli posti ai piedi dell'al­tare.   Un rinnovarsi, dunque, di quell’ antica sera di oltre duemila anni fa, nella quale Cristo volle condividere la cena di pane e vino assieme ai suoi, prima dell'abbando­no e della solitudine che lo avrebbero portato al monte Calvario. Alla fine della Messa il pane benedetto, sotto forma  della tipica  ghuccidhata francavillese,  è stato donato ai dodici apostoli. 

GIOVEDI’ SANTO

Il cuore di questa liturgia è come segnato dal desiderio di Gesù di fare la Pasqua con i suoi, quelli di allora e quelli di oggi. Gesù sente il bisogno di averci accanto, di starci vicino. E se noi siamo quì, è perché vogliamo essergli amici, discepoli e testimoni.

Stargli ac­canto è di grande conforto per lui, che di lì a poco sarà tradito, arrestato, malmenato, ucciso.

Due gesti sono al centro della Pasqua di Gesù: la lavanda dei piedi e l’istituzione dell’Eucaristia.

L’evangelista narra che Gesù, a un certo momento della cena, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugamano, si inginocchiò da­vanti a ogni discepolo lavandogli i piedi, anche quelli di Giuda.

L’imbarazzo fu generale.

Quindi Gesù disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono.

Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavar­vi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi”.

Il comando evangelico è rivolto a tutti i discepoli, anche se nel rito li­turgico solo il sacerdote si china a la­vare i piedi.

E’ ovvio che non si tratta di un gesto esteriore; quel che il van­gelo chiede è un atteggiamento di vi­ta, è uno stile di servizio e di umiltà.

Se c’è gente che si china su chi ha bisogno d’amicizia, d’affetto, di comprensio­ne, d’accoglienza, d’aiuto, la pre­senza del Signore sarà concreta e visibi­le in questo nostro mondo.

Gesù, quella sera, oltre ad essersi chinato per lavarci i  piedi, si è anche fatto cibo per noi.

Egli, racconta l’apostolo Paolo nella Let­tera ai Corinzi, «nella notte in cui veniva tradito, prese il pane e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; prese poi il calice dicendo: questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue».

Cosa non ha inventato il Signore, per stare per sempre con i suoi discepoli!

L’Eucaristia è senza dubbio il miracolo dell’amore, della totalità dell’amore.

Ma come Gesù è presente nel pane e nel vino? E’ pre­sente come pane “spezzato” e co­me sangue “versato”, cioè come uno che dona tutto sé stesso, che si spezza e versa tutto il suo sangue per noi.

Egli è presente come l’ami­co che ama sino alla fine, oltre l’immaginabile.

Nell’orto degli ulivi, quando i soldati vanno per catturarlo, egli dice loro: «Se cercate me, lasciate stare loro».

Non voleva che i suoi amici corressero alcun pe­ricolo. Quale amore!

Con l’eucaristia Gesù non solo si avvicina a noi per starci accanto; entra dentro, diventa car­ne della nostra carne, come noi siamo carne e sangue della nostra mamma.

L’ostia e il calice, presenti su tutti gli altari del mondo, sono il segno visi­bile di un amore che non ha limiti.

L’eucaristia è davvero un sacra­mento di salvezza: ci salva da una vi­ta ripiegata su noi stessi e ci trasfor­ma in uomini e donne che sanno in­ginocchiarsi davanti ai deboli e ai poveri, rendendo così vero e reale l’amore del Signore.

Accostiamoci dunque al pane della vita e al calice della sal­vezza e saremo trasformati!

 

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Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com

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