omelia per
prof. rosario crivillaro
-Il Signore sia con voi.
-Dal Vangelo secondo Giovanni (Gi’. 16,20-28)
“La donna, quando ha avuto un bambino, non si ricorda più dell
afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.
Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo ed
il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra
gioia. In quel giorno chiederete in mio nome ed io non vi dico che
chiederò al Padre per voi:
il Padre stesso vi ama,
poiché voi mi avete amato ed avete creduto che sono venuto da Dio.
“Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo
il mondo e vado al Padre”. Parola del Signore
“Sono uscito dal Padre sono
venuto nel mondo, ora lascio il mondo e ritorno al
Padre”.
E’ la frase di Gesù che abbiamo appena letto nel Vangelo
di Giovanni. E la possiamo ripetere anche noi, facendo eco a Gesù,
questa sera, qui riuniti insieme attorno al nostro fratello Rosario.
Qui, con lui, che oggi è uscito dalla vita terrena, ma non
dalla vita, perchè partecipa già della vita di Dio, per l’ eternità.
La morte, infatti, è il ritorno a Dio, un viaggio che ci riporta a
casa, che ci fa rientrare in famiglia. Certo, in questo
momento, a guardare questa bara, sembra che la morte abbia vinto
sulla vita e che la distruzione abbia avuto il sopravvento.
Sembra che il distacco abbia creato un valico insormontabile, non
più colmabile,
e
che il pianto e il dolore di tutti noi sia l’unico saluto di addio
che possiamo dare. Sembra..
Ma la fede ci dice che il
pianto e il dolore si trasformano in speranza. E più forte è
il dolore,
più grande è la speranza.
E di speranza, qui, stasera, ce n’è molta, proprio perchè
grande e il dolore.
La speranza, che poi è certezza nella fede. Certezza che gli affetti
più intimi di te, Saro, dei parenti più stretti e di noi tuoi
amici, non vanno perduti o cancellati e non si sotterrano insieme a
questa bara.
A suo tempo, quanto hai sperato insieme alla
tua cara moglie Barbara che Dio ti facesse dono di un figlio!
Avete aspettato pazientemente, sofferto, pregato, e finalmente la
speranza è divenuta realtà in Benedetto da voi amato,
sostenuto, educato, formato.
Quanta
gioia traspariva dai vostri occhi e dal vostro volto,
quanta soddisfazione, che orgoglio! Sembra ieri, eppure sono passati
quasi 30 anni da quel lontano giorno in cui io filmavo con la
telecamera di allora, nella vostra precedente casa, la festa gioiosa
del dopo Battesimo di Benedetto, a cui, in segno di
gratitudine per il voto esaudito, avete aggiunto il nome di Maria,
in devozione alla Madonna, e di Foca, in devozione al nostro
santo Patrono.
“Sono uscito dal Padre, sono venuto nel mondo, ma ora lascio il
mondo e ritorno al Padre”
Sì, Saro, è proprio così.
Sei uscito dal Padre che ti ha amato infinitamente, sei
venuto nel mondo, e dalla Sicilia, dalla tua cara Acquedolci, sei
venuto in questa terra, a Francavilla, dove tanta gente ti ha
conosciuto e amato, e alla quale hai dato il meglio di
te stesso. Ti sei subito presentato quale eri e
sempre sei stato: persona onesta e generosa, professore competente e
ligio al dovere.
Hai insegnato non solo matematica e scienze nella tua
duplice funzione di professore e di vice preside, ma gli autentici
valori della vita;
hai
testimoniato la tua fede sincera e forte, con un’ottima e
continua partecipazione alle sacre funzioni; quando la
tua salute te l’ha permesso e, fintantochè la Comunità te ne ha
dato la possibilità, sei stato attivo e protagonista: nella Pro
Culto, nell’organizzazione della festa di San Foca, nel
Consiglio pastorale, nell’Oratorio, nel quale, pazientemente
per qualche anno, insieme a me e a qualche altro amico, ti sei
impegnato come animatore dei ragazzi e dei giovani. Sei stato un
amico vero: amabile, sincero nei sentimenti, nel modo di porgerli e
di parlarne, sempre positivo e costruttivo,
leale
fino in fondo, mai una parola fuori posto, il
tuo atteggiamento è sempre stato signorile, cortese.
Hai seminato, hai fatto ciò che hai potuto, e
soprattutto l’hai fatto con gioia e con convinzione.
Eppure, nonostante tutto questo, non sei stato esente
dalla sofferenza. Hai sofferto molto e per molto tempo,
mai imprecando, ma sempre sereno, lodando Dio e offrendo a
Lui le tue pene, le tue preoccupazioni per la tua
famiglia.
Era quella la tua sofferenza maggiore: vederli
soffrire e non potendo continuare ad essere il loro sostegno!
A nome di tutti ti dico: Grazie!
Prega per noi, come noi di sicuro continueremo a fare per te.
Hai lasciato questo mondo, per ritornare al Padre che ti
sta aspettando a braccia aperte,
per darti la ricompensa e il premio che hai meritato con la
tua vita, perchè hai creduto in Lui,
fortemente.
OMELIA PER LA SIG.A CARMELINA CILIBERTI IN FURLANO
-Il Signore sia con voi.
-Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv. 5,24-26)
“In verità vi
dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha
mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma passa
dalla morte alla vita.
In verità vi dico: è venuto il momento in cui i morti
udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno
ascoltata. vivranno.
Parola del Signore.
20 luglio 1980: un giorno
lontano, atteso e desiderato con ansia e trepidazione, preparato con
grande attenzione, vissuto con intensa commozione, un giorno di
gioia profonda, indescrivibile, un giorno di speranza per tutta la
Comunità.
Oggi, siamo qui, non
già per celebrare un matrimonio, ma un funerale, convocati da quella
morte che sembra cancellare ogni rapporto, troncare ogni unione,
disperdere ogni affetto.
La morte, che stasera
sembra aver separato irrimediabilmente e per sempre la nostra
sorella Carmelina da Mimmo, suo degno consorte, dai magnifici figli
Antonio e Luca, coronamento del loro splendido amore, e da tutti
noi, loro amici.
In questo momento dovremmo
dire che la nostra sorella Carmelina è passata dalla vita
alla morte.
Ma Cristo, nel suo Vangelo, invece, ci dice che è passata dalla
morte alla vita. Cristo ha vinto la morte, risorgendo da una tomba,
ed è salito al cielo per preparare anche per noi un posto accanto a
sè.
La fede ci dice che i
legami intimi e preziosi che ci legano a Carmelina non sono
distrutti,
quindi non vanno dimenticati.
La fede rinverdisce ogni nostra speranza, facendo diventare certezze
tutte le cose che la morte sembra sgretolare e frantumare.
Carmelina ha avuta una
fede profonda, umana, discreta, ma nello stesso tempo incrollabile
e intoccabile.
La nostra Carmelina credeva veramente che la morte e soprattutto
questa sua morte, non è la fine di tutto o di una parte, ma è un
inizio.
Gesù ha detto: “Io sono la
via, la verità e la vita”.
E la vita è respiro, la vita è amore, la vita è vivere insieme.
E noi, essendo in Cristo,
siamo e saremo tutto questo,
al di lì della morte.
Ce lo garantisce Gesù
E noi non dobbiamo
permettere che il suo nome, il nome di Dio venga insudiciato,
profanato, bestemmiato e riportato sui muri delle nostre case.
Tacere, è acconsentire!
Ci teniamo alla nostra dignità,
al rispetto del nostro nome e dei nostri cari. Perché non fare lo
stesso, con e per il nome di Dio?
E’ lui che ci dà la vita eterna,
non il danaro, il potere, la bellezza, nemmeno la salute ecc.
Vita e fede: due cose inseparabili tra loro. Vita e fede, che
riconosciamo unite nella nostra sorella Carmelina. Le sofferenze che
ha dovuto patire sono la chiave che le hanno dato l’accesso al
Paradiso.
Dio trasforma le sofferenze accetta e vissute e le trasfigura in
atti meritori.
In pratica, la sofferenza è stata il coronamento della fede profonda
e dell’amore sincero verso il Signore che Carmelina ha sempre avuto
e vissuto.
Per anni, ha lottato con
l’energia che le era possibile avere, ha sofferto molto
fisicamente e ancor più interiormente, sentendosi impotente e
forse, talvolta, di peso, dinnanzi alle difficoltàe alle
responsabilità verso famiglia, una meravigliosa famiglia forgiata
dall’amore sofferto.
Carmelina, novella martire cristiana, ha saputo affrontare uno dei
mali più terribili di questo secolo, talvolta sconfiggendolo,
il più delle volte convivendone, e alla fine, ha dovuto soccombere
dinnanzi allo strapotere che l’ha indebolita giorno per giorno, fino
a consumarla, avendone la meglio.
Siamo particolarmente
vicini, in quest’ora di dolore e di commozione: -
al marito, che tanto ha
lavorato a favore della parrocchia, talvolta con autentico spirito
di sacrificio, rinunciando a molte cose per dedicarsi di più alla
moglie, curandola e facendola curare;
- ai meravigliosi figli che
hanno percorso il loro periodo di formazione nell’Oratorio,
allorquando quasi tutti erano educati, rispettosi,
ubbidienti, volenterosi, e si cresceva insieme gioiosi;
- all’ amato padre e alla
cara suocera: il pianto di due anziani genitori è indescrivibile,
ha un sapore molto più amaro;
- ai fratelli che più di
noi, per quanto grande, ne percepiscono il distacco;
- ai parenti tutti.
O Signore, da’ a noi che rimaniamo
quaggiù, la grazia di dire sempre e dovunque:
sia fatta la tua volontà .
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