Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

 

GIULIO ACCETTA

 

Giulio Accetta va considerato un genio del suo tempo, fu studioso ed uomo di scienze che al metodo dottrinale predilesse quello sperimentale e ciò lo portò ad emergere presso l'Università di Torino nella branca delle scienze matematiche e fisiche. Giulio Accetta nacque a Francavilla  intorno al 1690 ed entrò giovanissimo nel locale convento dei Padri Agostiniani, fu qui che venne a contatto con i libri. II convento ne custodiva di rari e di generi diversi, da quelli teologici a quelli filosofici, da quelli matematici a quelli scientifici. Proprio da questi ultimi venne attratto. Dopo qualche anno da Francavilla si trasferì a Napoli, dove approfondì le sue conoscenze nel campo umanistico teologico e scientifico. La sua carriera fu tanto brillante quanto fulminea. Nel 1715 è lettore a Firenze. Qui rimase fino al 1717 trasferendosi poi al convento agostiniano di Roma che diresse per qualche tempo.  Come scrive Padre Aurelio Perini durante la sua permanenza nell'Urbe conseguì la laurea di ""Maestro" col massimo dei voti.

Dopo la parentesi romana lo troviamo nuovamente in Toscana dove per la sua non comune cultura fu accolto nell'Accademia degli Apatisti, "sodalizio aperto a quei giovani usciti dalle scuole di lettere umane interessati alle scienze, alla letteratura e all'arte".

Nel gennaio del 1730 fu nominato professore di matematica presso la Reale Università di Torino succedendo alla Cattedra dell'Abate bolognese Ercole Corazzi. Contribuì alla rinascita dell'Ateneo piemontese ed i suoi studi sperimentali ripresi successivamente dal Lagrange ebbero eco fino in Francia.

I suoi interessi si spostarono via via verso la fisica e l'astronomia. Fu per questo che nel 1749 fu scelto come membro di una commissione regia che avrebbe dovuta stabilire il criterio dei pesi e delle misure da adottare nel Regno Sabaudo.

Negli ultimi anni della sua vita si prodigò perché l'Ateneo piemontese facesse quel salto di qualità anche nell'astronomia. A tal proposito chiese al Magistrato delle riforme gli strumenti  necessari per impiantare una specola. II finanziamento gli fu negato e per questo costruì a sue spese nel convento agostiniano del posto un piccolo osservatorio. Ivi fece degli studi che riguardavano le eclissi lunari del 1750 e del 1751 e determinò pure la posizione di Torino. Fu invitato ad insegnare a Parigi, ma ormai stanco rifiutò venendo tuttavia aggregato all'Accademia delle Scienze di quella città. Morì nel settembre del 1752 un mese dopo che il reverendo Padre P. Velasquez aveva dato il nulla osta a che gli elementi di algebra venissero insegnati seguendo le sue rivoluzionarie teorie. Un anno dopo i suoi confratelli davano alle stampe "Gli Elementi di Euclide" dove I'algebra e la geometria  venivano spiegate seguendo le sue intuizioni.

Tra le sue pubblicazioni citiamo:

Osservazione sull'Eclisse Lunare del 1750.

 Osservazione sull'Eclisse Lunare del 1751.

Orazione recitata nel riaprimento dell'Università ed Accademia degli Apatisti il dì 23 novembre 1724.

Panegirico di S. Ansano Martire, battezzatore di Siena (1726).

Gli Elementi di Euclide a miglior e più chiara maniera ridotti, arricchiti per la maggior parte di nuove dimostrazioni, premessi gli elementi dell'algebra, dedicati a sua Reale Maestà. Torino 1753.

Alla sua morte i suoi strumenti sperimentali andarono ad arricchire il gabinetto di fisica dell'Università di Torino. Al suo nome è intitolata una via del centro storico di Vigone (Torino).             

   

       

 

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