GIULIO ACCETTA
Giulio Accetta va considerato un genio del suo tempo, fu studioso ed uomo di scienze che al metodo dottrinale predilesse quello sperimentale e ciò lo portò ad emergere presso l'Università di Torino nella branca delle scienze matematiche e fisiche. Giulio Accetta nacque a Francavilla intorno al 1690 ed entrò giovanissimo nel locale convento dei Padri Agostiniani, fu qui che venne a contatto con i libri. II convento ne custodiva di rari e di generi diversi, da quelli teologici a quelli filosofici, da quelli matematici a quelli scientifici. Proprio da questi ultimi venne attratto. Dopo qualche anno da Francavilla si trasferì a Napoli, dove approfondì le sue conoscenze nel campo umanistico teologico e scientifico. La sua carriera fu tanto brillante quanto fulminea. Nel 1715 è lettore a Firenze. Qui rimase fino al 1717 trasferendosi poi al convento agostiniano di Roma che diresse per qualche tempo. Come scrive Padre Aurelio Perini durante la sua permanenza nell'Urbe conseguì la laurea di ""Maestro" col massimo dei voti.
Dopo la parentesi romana lo troviamo nuovamente in
Toscana dove per la sua non comune cultura fu accolto
nell'Accademia degli Apatisti, "sodalizio aperto
a quei giovani usciti dalle scuole di lettere umane interessati alle scienze, alla
letteratura e all'arte".
Nel gennaio del 1730 fu nominato
professore di matematica presso
I suoi interessi si spostarono via via
verso la fisica e l'astronomia. Fu per questo che nel 1749 fu scelto come
membro di una commissione regia che avrebbe dovuta
stabilire il criterio
dei pesi e delle misure da adottare nel Regno Sabaudo.
Negli ultimi anni della sua vita si prodigò perché
l'Ateneo piemontese facesse quel salto di qualità
anche nell'astronomia. A tal proposito chiese al Magistrato delle riforme gli
strumenti necessari
per impiantare una specola. II finanziamento gli fu negato e per questo costruì
a sue spese nel convento agostiniano del posto un piccolo osservatorio. Ivi
fece degli studi che riguardavano le eclissi lunari
del 1750 e del 1751 e determinò pure la posizione di Torino. Fu invitato ad
insegnare a Parigi, ma ormai stanco rifiutò venendo
tuttavia aggregato all'Accademia delle Scienze di quella città. Morì nel
settembre del 1752 un mese dopo che il reverendo Padre P. Velasquez
aveva dato il nulla osta a che gli elementi di algebra
venissero insegnati seguendo le sue rivoluzionarie teorie. Un anno dopo i suoi
confratelli davano alle stampe "Gli Elementi di Euclide"
dove I'algebra e la geometria venivano spiegate seguendo le sue intuizioni.
Tra le sue pubblicazioni citiamo:
Osservazione sull'Eclisse Lunare del 1750.
Osservazione
sull'Eclisse Lunare del 1751.
Orazione recitata nel riaprimento dell'Università ed Accademia degli Apatisti il dì 23 novembre 1724.
Panegirico di S. Ansano Martire, battezzatore di Siena
(1726).
Gli Elementi di Euclide a
miglior e più chiara maniera ridotti, arricchiti per la maggior parte di nuove
dimostrazioni, premessi gli elementi dell'algebra, dedicati a sua Reale Maestà.
Torino 1753.
Alla sua morte i suoi strumenti
sperimentali andarono ad arricchire il gabinetto di fisica dell'Università di
Torino. Al suo nome è intitolata una via del centro storico di Vigone (Torino).