UNA VOCE DA FRANCAVILLA , UNA PENNA POETICA : AMELIA FIORITO
Amelia Fiorito , nata a Francavilla Angitola , ha studiato
a Roma ; è stata insegnante Vincenzo Davoli
RICORDI Con il cane al guinzaglio lungo il Drago cammino. L’antico viale con la mente rivedo: alberi maestosi dalle chiome frondose. Teneramente i rami piegavano, l’un con l’altro li intrecciavano. A stento i raggi del sole penetravano e come una galleria lo illuminavano. Noi ragazzi l’attraversavamo e al fiume Drago andavamo, per granchi cercare e sulle pietre spensieratamente saltellare, mentre le donne i panni lavavano e alle siepi li stendevano, per poi la sera ripiegarli e con la “spicanarda” nei tiretti riporli. Pullulava la vita a Francavilla di: grandi e piccini, professori e contadini, falegnami e muratori, fabbri e ciabattini, sarti e barbieri. Di nessun mestiere la bottega mancava, tutto in paese si comprava. In armonia si viveva E l’un con l’altro ci s’aiutava. Ora tutto è cambiato, il paese non solo si è spopolato, ma addirittura inaridito, ognuno vive per sé e per il paesano più tempo non c’è. --------------------------------------------------- CONTADINO All’alba ti svegliavi e ancora assonnato ti alzavi. Con l’amato asinello a piedi viaggiavi, e lungo il cammino amici sinceri incontravi; insieme il percorso continuavate, della vostra vita parlavate, e gioie e dolori condividevate. Quando ognuno il proprio podere raggiungeva, senza guanti il faticoso lavoro iniziava, e la mano sempre più callosa diventava. Al mare non andavi, ma lo stesso ti abbronzavi e la tua fronte di onesto sudore brillava. La sera stanco a casa ritornavi, subito ti ritempravi, tua moglie con premure ti accoglieva, i tuo figli non baci e carezze del duro lavoro ti ripagavano. Negli agi non vivevi, a tante cose con i tuoi cari rinunciavi, felice e sereno lo stesso eri, il più degli altri non desideravi e nel tuo cuor l’invidia non albergava. ----------------------------------------------------------------- NOSTALGIA Corale la vita nel paese un tempo ed in armonia con il vicinato. L’uscio di casa non si chiudeva, tranquillo il vicino entrava e con te la vita condivideva. Da soli non si gioiva, ma nemmeno si soffriva. Il vicino era sempre pronto a consolarti e, se necessario,anche aiutarti. Se il pane, la salsa o altro dovevi fare, sulla sua collaborazione potevi contare. La sera, poi, mentre le moglie del più e del meno chiacchieravano, i mariti all’osteria le stanche membra riposavano. Se a casa brilli ritornavano, i rimproveri delle mogli non ascoltavano, certi che la mattina dopo tutto avrebbero scordato. La solitudine non esisteva E di depressione non ci s’ammalava.
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