Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

     

UNA  VOCE  DA FRANCAVILLA ,

UNA PENNA POETICA : AMELIA FIORITO

      Amelia Fiorito , nata  a Francavilla  Angitola ,  ha  studiato a Roma ; è stata  insegnante elementare a Filadelfia , dove si è distinta per l’esemplare  lavoro e   per la  sua  funzione  di educatrice.  Le  sue poesie  sono  pervase  di una dolce  malinconia nel  ricordare  la Francavilla che fu ;  una Francavilla  con botteghe artigianali, con attività agricole, i cui prodotti venivano apprezzati anche dai paesi vicini, come il vino bianco di Malvasia con un tocco di Zibibbo, e quello rosso ottenuto dai vitigni “Gallico” e “Vinciguerra”. Ma dove la poesia della Fiorito si fa emotivamente toccante è allorquando, con poche pennellate, descrive quadretti bucolici, paesaggi rurali, il tempo che scorre, il creato con le sue creature, gli affetti familiari, la grande azione educativa delle persone anziane, la fatica dei lavoratori, la saggezza dei proverbi, la solidarietà, la condivisione, la partecipazione umana nei vari momenti del vivere quotidiano. Iniziamo da oggi a pubblicare  alcune poesie della Fiorito; poi, periodicamente, ne diffonderemo  diverse altre.

                                                                                                                                                                         Vincenzo Davoli

                                            

RICORDI

Con il cane al guinzaglio lungo il Drago cammino.

L’antico viale con la mente rivedo:

alberi maestosi dalle chiome frondose.

Teneramente i rami piegavano,

l’un con l’altro li intrecciavano.

A stento i raggi del sole penetravano

e come una galleria lo illuminavano.

Noi ragazzi l’attraversavamo

e al fiume Drago andavamo,

per granchi cercare

e sulle pietre spensieratamente saltellare,

mentre le donne i panni lavavano

e alle siepi li stendevano,

per poi la sera ripiegarli

e con la “spicanarda” nei tiretti riporli.

Pullulava la vita a Francavilla di:

grandi e piccini,

professori e contadini,

falegnami e muratori,

fabbri e ciabattini,

sarti e barbieri.

Di nessun mestiere la bottega mancava,

tutto in paese si comprava.

In armonia si viveva

E l’un con l’altro ci s’aiutava.

Ora tutto è cambiato,

il paese non solo si è spopolato,

ma addirittura inaridito,

ognuno vive per sé

e per il paesano più tempo non c’è.

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CONTADINO

All’alba ti svegliavi

e ancora assonnato ti alzavi.

Con l’amato asinello a piedi viaggiavi,

e lungo il cammino amici sinceri incontravi;

insieme il percorso continuavate,

della vostra vita parlavate,

e gioie e dolori condividevate.

Quando ognuno il proprio podere raggiungeva,

senza guanti il faticoso lavoro iniziava,

e la mano sempre più callosa diventava.

Al mare non andavi,

ma lo stesso ti abbronzavi

e la tua fronte di onesto sudore brillava.

La sera stanco a casa ritornavi,

subito ti ritempravi,

tua moglie con premure ti accoglieva,

i tuo figli non baci e carezze del duro lavoro ti ripagavano.

Negli agi non vivevi,

a tante cose con i tuoi cari rinunciavi,

 felice e sereno lo stesso eri,

il più degli altri non desideravi

e nel tuo cuor l’invidia non albergava.

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NOSTALGIA

Corale la vita nel paese un tempo

ed in armonia con il vicinato.

L’uscio di casa non si chiudeva,

tranquillo il vicino entrava

e con te la vita condivideva.

Da soli non si gioiva,

ma nemmeno si soffriva.

Il vicino era sempre pronto a consolarti

e, se necessario,anche aiutarti.

Se il pane, la salsa o altro dovevi fare,

sulla sua collaborazione potevi contare.

La sera, poi, mentre le moglie del più e del meno chiacchieravano,

i mariti all’osteria le stanche membra riposavano.

Se a casa brilli ritornavano,

i rimproveri delle mogli non ascoltavano,

certi che la mattina dopo tutto avrebbero scordato.

La solitudine non esisteva

E di depressione non ci s’ammalava.

 

Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com