Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

                                      

LA  “MAISTRA  DIANORA”  CARUSO

  Ad un mese dalla scomparsa rievoco brevemente la figura di Maria Eleonora Caruso, meglio conosciuta in paese con l’appellativo di “Maistra Dianora ´a Sdegna”. Non avendola mai vista direttamente, mi limito a ripetere quanto su di lei mi è stato riferito da suoi parenti e conoscenti, e quanto ho appreso consultando registri comunali e parrocchiali.

  Dianora nacque a Francavilla Angitola il 12 maggio 1912, da Foca Caruso e Concetta Servello. Assistette al parto la levatrice Rosina Anania. Com’era allora consuetudine la bimba fu presto battezzata a San Foca, il 16-5-1912. I suoi genitori si erano sposati il 2 aprile 1911; pertanto Maria Eleonora fu la primogenita dei figli. Dopo di lei nacquero due maschi, Foca junior e Vincenzo, e altre tre femmine: Carmela, Maria e Concetta.

  Il padre, Foca Caruso senior, partecipò alla I guerra mondiale (1915-18); ho visto una sua fotografia del 1968, allorquando, durante l’inaugurazione del Monumento ai Caduti, come reduce della grande Guerra, ricevette una medaglia commemorativa ed un Attestato di onore e gloria, consegnatigli dal Sindaco Francesco Condello. Sempre Foca senior fu uno dei protagonisti del racconto “Le anguille di Tirì”, inserito nel libro capolavoro di Vittorio Torchia, “Il paese del drago”. In quel racconto, intriso di affettuosa ed ironica nostalgia, l’autore presenta il padre della “Maistra Dianora” come “Focas” Caruso “colono-principe” di “Vincenzo Toreca” (ossia di Vincenzo Torchia, zio dello scrittore Vittorio), esaltandolo in particolare come astuto catturatore di anguille e capitoni, nuotanti in quelle vasche di Tirì (contrada rurale di Francavilla), costruite inizialmente per irrigare agrumi ed ortaggi, e poi usate anche per allevarvi piccole anguille pescate nell’Angitola. Foca Caruso junior, fratello di Dianora, macellaio ed amministratore comunale, padre di Giuliana, Roberto, Rolando ed Ernesto, fu l’unico della famiglia a rimanere a Francavilla.

  Dianora Caruso nella sua giovinezza, vissuta nel paese natale, si affermò come sarta, abilissima nel taglio e nel cucito degli abiti da donna, di vestiti quotidiani, di camicette, di costumi paesani tradizionali, di abiti da cerimonia e da sposa; confezionò perfino vestiti per la statua della Madonna del Rosario. Non essendo maritata, la sua casa di Francavilla diventò di fatto una scuola di sartoria per tante giovani donne francavillesi che da lei impararono l’arte del taglio e del cucito. Conseguentemente la gente di Francavilla la teneva in grande considerazione e giustamente la denominava “Dianora Caruso ´a Maistra”. Gli  anziani  di Francavilla ricordano Dianora Caruso come una delle più strette collaboratrici  del Parroco , Arciprete  Giuseppe Caria , essendo stata insegnante  della “dottrina cristiana”, come allora veniva chiamata il catechismo  della Chiesa cattolica.

  Dopo aver vissuto metà della sua veneranda esistenza nel paese natale, Maria Eleonora si trasferì in Piemonte, così come fecero tanti emigranti francavillesi. A Torino si trasferirono il fratello Vincenzo (anch’egli celibe e tuttora felicemente vivente), la sorella Carmela (defunta; sposata con Foca Torchia, madre di Lisa e quindi suocera di Renzo Turino, fotografo e pittore del Monferrato, innamorato di Francavilla), la sorella Concetta, anch’essa    rimasta nubile ed ancora vivente.

 

  La nostra Maistra Dianora si trasferì invece a Priocca, paese rurale vicino ad Alba, dove si era sistemata la sorella Maria, ivi sposata con il piemontese Maggiorino Tagliaferro. Dianora visse la sua terza e quarta età in questo tranquillo paese dell’Albese, giungendo al traguardo del secolo di vita il 12 maggio 2012. Ricoverata nella Casa di riposo Santo Stefano di Priocca, vi ha concluso la sua lunga esistenza terrena (di oltre 101 anni) il 6 ottobre 2013, giorno della Festa di San Bruno, assai venerato nelle Serre e nei paesi del Vibonese.

 Novembre 2013

                                                                                                                                               Vincenzo  Davoli

                                                       

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