Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

IL SANTO PROTETTORE

In Francavilla il culto di S. Foca Martire, invocato in modo particolare contro i morsi di serpenti, è molto antico e rappresenta nel panorama regionale una singolare eccezione.  A tal proposito Onofrio Simonetti scrive: “Continua ed invariata tradizione addimostra antichissimo il pio affetto del popolo di Francavilla verso questo illustre Martire Antiocheno, poiché surta dalle rovine di vari paesetti, che eravi attorno, fra i quali uno detto San Foca, di cui veggonsi anche oggigiorno i ruderi a piè della scesa della Fria, all’ovest di Filadelfia. La contrada denominasi tuttavia San Foca” (O. Simonetti, Cenno biografico sovra l’antiocheno martire S. Foca, Monteleone 1892, p. 27) Martirizzato probabilmente sotto Diocleziano a Sinope nel Ponto, S. Foca è ricordato in un panegirico del vescovo S. Asterio di Amasea (primo quarto del secolo V). Secondo quest’ultimo Foca era giardiniere a Sinope, dove era stimato per la sua generosità e ospitalità. Denunciato come cristiano accolse in casa propria i carnefici che lo cercavano per metterlo a morte, ma senza conoscerlo. Dopo averli rifocillati  preparò i dettagli della sua sepoltura; dopo aver addirittura scavato la sua fossa, si rivelò ad essi, pregandoli di compiere la loro missione. Così si consumò il suo martirio. Tale leggenda ha ispirato un canto narrativo popolare: A’ Raziuoni, dove sono narrati i principali episodi della vita di S. Foca,  partendo dalla conversione alle prove di fortezza d’animo date nel suo martirio,fino al patronato antiofidico e al culto in Francavilla.

 Le diverse “Orazioni” di S. Foca raccolte a Spilinga, Santa Caterina, San Vito, Vibo Valentia, Vallelonga, Nicastro, Santa Domenica di Ricadi, Curinga, riconoscono e assegnano a Francavilla il ruolo di centro cultuale: Beatu cu porria jira a Francavilla ca avi a Santu Foca come abbucatu (beato chi può recarsi a Francavilla perché ha San Foca come protettore).

 Si festeggia il 5 marzo e la seconda domenica di agosto con la partecipazione di tutto il paese e dei paesi vicini; in onore del santo patrono si preparano e si portano in chiesa i taraji, dolci ricoperti di zucchero che hanno la forma di serpenti. Intensa è la partecipazione di devoti e pellegrini alle sacre funzioni e alla processione per le principali vie del paese con la statua di S. Foca. La statua “ornata con militar divisa e con la serpe che lecca il sudore che stilla dalla fronte” venne realizzata a Roma da un ignoto scultore nel 1663 su incarico del p. Sempliciano Cilurso priore del convento di S. Maria della Croce.

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