Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

OMELIA SU SAN FOCA MARTIRE
PATRONO DI FRANCAVILLA ANGITOLA

 

Ricordiamo oggi la testimonianza di vita cristiana di san Foca, una testimonianza giunta sino al vertice del martirio, ossia del dono totale di sé a Cristo con l’effusione del proprio sangue.

Non senza una provvidenziale ispirazione, i nostri padri hanno scelto San Foca martire come loro e nostro patrono.

Abbiamo oggi un’occasione propizia per esprimere con particolare fervore la devozione a questo grande Santo, a cui i nostri Padri hanno voluto dedicare questa bellissima Chiesa, segno e pegno di un affidamento alla sua intercessione per la nostra Comunità.

Vorrei recarmi con voi in pellegrinaggio spirituale ad Antiochia, là dove San Foca nacque e visse. La sua storia è antica, molto antica. Ci rimanda al primo secolo della storia della Chiesa. Ci porta nelle terre lontane dell’Asia Minore, e infine a Sinope.

Fu soldato della corte imperiale, pagano. Si è quindi convertito al cristianesimo, lasciò le armi e al suo posto usò la zappa, divenendo contadino; sfamava gratuitamente i viandanti con il frutto del suo lavoro: verdure, ortaggi, ed altre cibarie. Fu denunciato per la sua Fede Cristiana durante la persecuzione di Traiano.

Per aver salva la vita, avrebbe dovuto rinunziare alla sua Fede.

Fu condannato a morte, mediante decapitazione, dopo essere stato messo nella fossa dei serpenti ed esserne uscito illeso.

Di fronte al martirio di San Foca, viene spontaneo domandarsi:

§       Perché tanto accanimento verso un innocente, un semplice, un uomo buono, ospitale e caritatevole?

§       Come ha potuto, quest’uomo, avere tanto coraggio, dinnanzi alla minaccia di morte?

§       E come ha potuto avere tanto rispetto e tanto amore verso i suoi carnefici?

Foca non costituiva alcuna minaccia per l’Impero! Addirittura, aveva messo da parte le armi in dotazione ai soldati. Non era neppure ricco! Infatti, i beni dei cristiani condannati, venivano confiscati.

La ragione dell’accanimento persecutorio era solo l’odio che i pagani avevano di fronte ai cristiani, che con il loro comportamento morale mettevano in risalto il loro edonismo e la loro immoralità.

Ma come ha potuto Foca avere tanto coraggio? 

La ragione è semplice: credeva fortemente in Cristo, lo amava teneramente.

Era Lui la sua forza e il suo coraggio. E per amore suo, ha amato anche i suoi aguzzini.

Se Foca ha accettato il martirio è perché era pieno di Dio: in Lui confidava, Lui pregava, Lui serviva, Lui testimoniava.

Oggi, fortunatamente, non c’è più la persecuzione cruenta. Ma occorre ugualmente essere forti, mettendo al primo posto il tesoro più importante: Dio!

Imitare san Foca è un dovere, per noi che ci professiamo suoi devoti. San Foca ci assicura la sua intercessione su ciascuno di noi: sulle nostre famiglie, sulla nostra comunità parrocchiale, sui nostri innumerevoli emigrati, sparsi in tutto il Mondo.

A noi è chiesto di custodire la sua fulgida testimonianza e di farne tesoro: non solo nella mente, con il nostro ricordo, o nel cuore, con questa nostra celebrazione eucaristica, ma anche nella nostra vita quotidiana.

Il prodigioso scampo dal morso dei serpenti è sì un episodio che noi continuiamo a ricordare. Ma è anche un “segno”: il segno di una liberazione da altri mali, non ultimi quelli morali e spirituali.

Siamo chiamati oggi, noi comunità parrocchiale di Francavilla, a ripensare al nostro essere Chiesa nella luce del nostro santo patrono, cioè nella luce del martirio.

San Foca è sembrato essere uno sconfitto (come Cristo sulla croce) perché entrambi uccisi dalla cattiveria umana. In realtà, San Foca ha vinto, perché fu riconosciuto dal Cristo davanti a Dio.

Cristo l’ha detto in modo inequivocabile: chi non pospone tutto, anche la vita, “non è degno di me”.

Il martirio non è tanto una questione di un attimo, quanto piuttosto una questione che riguarda ogni istante della nostra vita.

In questo senso, ogni cristiano è chiamato al martirio. Il martire cristiano non muore per un’idea, per la dignità dell’uomo, la libertà, la solidarietà…

Muore per Cristo, per l’amore che nutre verso di lui. E questa è la nostra vocazione di cristiani.

Che il nostro patrono ci ottenga di recuperare questa identità del nostro essere cristiani, la nostra vocazione al martirio.

 

Francavilla Angitola, Agosto 2005                        

Don Pasquale Sergi,

 

TORNA A SAN FOCA