FESTA DI SAN FOCA MARTIRE 10 AGOSTO 2008
La
festa in onore di San Foca quest'anno si è svolta domenica 10 agosto . Il
Sindaco, dott. Carmelo Nobile, il Vicesindaco Avv. Antonella Bartucca, l' Ass.
Angelo Curcio , e il consigliere Giovanni Serratore, hanno partecipato
ufficialmente con il gonfalone del Comune, sia alla Santa Messa delle ore 11,00
che alla processione tenutasi a partire dalle ore 18,30 alle quali ha
partecipato una grandissima moltitudine di fedeli, di turisti e di persone
venute dai paesi vicini.
Anche quest’anno grande
successo ha riportato l'offerta dei tradizionali dolci in onore del Santo
Patrono a forma di serpi.
La festa si è conclusa nel
cuore della notte con i multicolori fuochi pirotecnici molto apprezzati dalla
folla presente.
OMELIA DI DON PASQUALE
SERGI
Mi rivolgo anzitutto
all'amico sindaco e alla giunta comunale: è bello e doveroso trovarsi oggi qui
nella casa comune. Questo, perché abbiamo radici comuni, valori condivisi,
obiettivi cui tendere; questo, perché abbiamo messo a servizio della stessa
Comunità le nostre potenzialità, il nostro tempo, la nostra vita.
L'anello di congiunzione è
Cristo e tutti coloro che l'hanno accettato e scelto come ~ Via, Verità e Vita
-
San Foca nostro Patrono è
uno di questi. Portandoci a Cristo ci porta ad essere veri uomini, vere donne,
persone che si rendono disponibili per il raggiungimento di beni comuni.
La devozione a questo
insigne santo ci contraddistingue in quanto francavillesi,
oggi siamo qui
insieme a tanti nostri fratelli costretti ad emigrare altrove per vivere,
per realizzarsi. Tanti di
questi sono qui non solo e non tanto perchè nati e cresciuti qui, perché hanno
dei familiari, dei ricordi importanti;
sono qui, per dar corpo alla
loro personale devozione al santo Patrono.
Sono qui, unicamente
perché vogliono dimostrare a san Foca e in modo concreto,
per l'ennesima volta,
la loro fiducia in lui. lo li saluto e li ringrazio per la loro testimonianza.
Certamente loro, in ogni dove, hanno parlato di lui con gioia e con orgoglio.
Ieri sera, p. Tarcisio ha
messo a fuoco ciò che io nel corso degli anni ho preferito evitare, cioè
disquisire sulla storicità del nostro santo, concludendo che, a San Foca sono
stati attribuiti altri titoli o appellativi: vescovo, marinaio,
giardiniere;
altri, nei loro scritti, affermano l'esistenza di tre persone dal nome Foca.
Per quanto ci riguarda, con
tutto il rispetto delle opinioni o della storicità, che si festeggi a luglio o
il 22 settembre o il 5 di marzo, che sia nato a Sinope o ad Antiochia,
che sia stato
vescovo, marinaio o ortolano, o
tutto questo insieme, per noi è relativo. Ciò che é veramente importante è
quello che ha fatto. Pertanto, io,
oggi,
più che parlare di San Foca, voglio dare
voce a San Foca, ringraziandolo dal più profondo del cuore a nome mio
personale, a nome della Comunità,
di tutti voi qui presenti e
particolarmente di due devoti che hanno già esperimentato l'indescrivibile gioia
di vederlo personalmente. E' lui,
infatti che, storicamente, ha parlato a due nostri amici e fratelli,
ora defunti. Il primo, straordinario
episodio, si svolse durante la guerra del 15/18. Protagonista è
stato Foca Talora, papà di Maria Talora,
ved. Desandrè.
Il Talora, come tanti altri, giovanissimo,
aveva dovuto lasciare tutto per difendere la Patria.
Un giorno terribile, uno dei tanti, mentre il combattimento imperversava
mortale e disastroso attorno a lui,
Foca, sfinito, si addormentò,
appoggiandosi ad un grosso sasso.
Durante il sonno, sogna san Foca, a
cui era particolarmente affezionato, e
il santo lo prende per le braccia e gli dice, rivolgendosi a lui per nome:
"Foca, svegliati, spostati
subito e mettiti al sicuro, almeno a 30 metri di distanza, perché sei in grave
pericolo. Si alza,
tutto frastornato, e in un baleno si mette al sicuro. Fece appena in tempo.
Subito, laddove si
trovava un istante prima, si abbattè pesantemente e velocissimamente una grande
bomba,
che ridusse quella pietra,
grossa e compatta,
in polvere, simile a
farina. A fine guerra, tornato nel suo paesello, fintantoché le forze glielo
permisero, durante le Processioni in onore del santo, portò una stanga sulle
spalle, come
testimonianza dello scampato pericolo e della grande devozione al santo
Patrono, di cui portava il nome. Questo, in vita, mi raccontò,
Il
secondo, altrettanto straordinario episodio, ha avuto come protagonista il
papà di un'altra nostra parrocchiana; Ida De Caria.
E' lei stessa a
parlarcene attraverso un suo scritto consegnatomi nel gennaio 2005.
Testimonianza di ida de caria
Io, Ida De Caria,
professoressa in pensione, rendo testimonianza di quanto dettomi da mio padre
Vincenzo De Caria (1910-2005) e rievocato anno dopo anno nella mia famiglia.
Sabato di San Foca, alla
fine degli anni Cinquanta, mio padre dopo aver travasato una botte di vino e
raccolto 1a feccia in un sacco, si recò alla "timpa" sul versante della stradina
che scende alla valle dei Luchi per svuotarne il contenuto.
Scelse un posto isolato
perché non fosse visto da qualche guardia, temendo una eventuale multa, e si
apprestava ad aprire il sacco per buttare la feccia, allorquando il terreno
sotto i suoi piedi cominciò a franare verso la valle; data la
sua
posizione protesa in avanti, mio padre percepì subito la gravità del pericolo e
l’ angoscia che non sarebbe. stato soccorso da nessuno, dato il posto isolato.
Istintivamente invocò San Foca e, mentre già stava precipitando, avverti una
forte presa alle ascelle che lo spinse all' insù. Fortemente e comprensibilmente
turbato, tornò a casa dove raccontò il fatta e tra le lacrime di mia nonna e lo
sconcerto dei familiari che gli erano attorno, aggiunse dei particolari
significativi: - il terreno era ripido e friabile per l'accumulo di terra dì
riporto li scaricata durante i lavori dì sistemazione della piazza; - quando
"senti" che sarebbe stato ineluttabile il suo precipitare verso il fondo dei
burrone, il pensiero corse ai familiari che difficilmente avrebbero potuto
trovarlo e soccorrerlo, dato il posto impervio ed isolato. In un lampo il suo
istinto lo spinse ad invocare San Foca e in quell' attimo di invocazione avvertì
"qualcosa" che , sorreggendolo dalle ascelle, lo spingevo verso l’alto,
al sicuro.
Questo episodio fu vissuto
da mio padre con grande devozione e riservatezza; l'unico segno esterno, noto
solo a noi familiari, fu l'abitudine di far sparare cinque o dieci "furguli" in
gloria di San Foca a1 passaggio dell' effigie del Santo davanti casa, in via
Talagone , quando era permesso eseguire tale operazione lungo il tragitto della
processione; poi, con la proibizione di questo rito arcaico da parte delle
autorità competenti, mio padre destinò sempre ogni anno una somma di denaro,
altre quella che regolarmente veniva offerta per i festeggiamenti, affinchè
venissero sparati i "furguli" durante la novena.
Di questo intento fu vigile
e attenta presso noi familiari o con qualche vicina di casa che si interessava
di tale opera, fina all'ultimo anno della sua vita.
Alla fine della sua lunga
esistenza, con fatica ma con lucidità, mio padre raccontò questo fatta ai
parroco Don Pasquale Sergi, allorché venne in casa a portargli i Sacramenti.
Francavilla Angitola gennaio 2005
ALBUM FOTOGRAFICO DI GIUSEPPE PUNGITORE