(Scheda storico-artistica)
Il “tesoro più grande”, che Francavilla possieda, è senza dubbio questa Chiesa, dedicata a San Foca.
E’ stata costruita nell’Alto medioevo, in parte sui ruderi del castello.
I lavori, iniziati nel 1797, furono portati a termine nel 1806, come risulta da una epigrafe, posta fino al 1950 sul frontespizio della Chiesa, poi murata, e nel recente passato, grazie al muratore Sig. Domenico Fiumara, incaricato dal parroco, rimessa ancora una volta in evidenza.
L’esterno della Chiesa è rimasto intatto ed è ben inserito nel contesto urbano.
La facciata è costituita da due ordini sovrapposti, divisi in tre sezioni da semplici pilastri e fasce, il tutto sormontato da un timpano e da una cornice.
L’interno è a tre navate, separate da pilastri che reggono arcate a tutto sesto.
I pilastri sono adornati da doppie semicolonne composite.
L’ordine è rispettato in tutti i suoi particolari, sia nelle cornici che nei capitelli e nell’arcata centrale, che divide le tre navate dal transetto.
Il transetto è coperto da una cupola.
Sui pinnacoli che reggono la cupola sono rappresentati, ad alto rilievo, i quattro evangelisti.
L’abside è semicircolare, coperta da catino, con al centro una nicchia, in cui è riposta la statua di San Foca.
Ai lati della nicchia vi sono quattro colonne composite, addossate a semipilastri e poste ad altezze diverse.
Le colonne reggono la trabeazione che è l’elemento caratterizzante, perché costituisce il tema dominante dell’architet- tura interna della Chiesa.
Il soffitto è a volta e al centro c’è un’antica tela raffigurante il martirio di San Foca.
Dominano la scena di questo dipinto le tre figure centrali: San Foca, attorniato da due guerrieri.
Sullo sfondo, vi sono degli Angeli in un cielo coperto da nubi, che rappresentano il tentativo del maligno di offuscare e distruggere la fede di Foca.
I capitelli appartengono all’ordine corinzio. Molto belle le foglie di acanto e le volute angolari. Il fusto delle colonne è liscio.
Lungo la navata centrale, a destra, è collocata una pila per l’acqua santa, in pietra, sorretta da un basamento tornito.
I tre pezzi, di cui è formata, sono talmente bene incastrati, da sembrare un unico pezzo ( la pila, su incarico del parroco don Pasquale Sergi, è stata restaurata dall’abile scultore Lorenzo Attisani, in occasione della riapertura al Culto della Chiesa).
Tra la seconda e la terza arcata, sul lato sinistro della navata centrale, vi è un pulpito in marmo policromo, sorretto da quattro colonnine poste su basamento e coronato da capitello corinzio.
Lungo la navata sinistra, troviamo il fonte battesimale, in pietra, formato da due pezzi ad incastro e sorretto da un capitello di ordine composito.
Nella parte alta del Battistero, lignea, si custodiva il necessario per amministrare il Sacramento del Battesimo.
Nella parte sinistra del Battistero, prima dell’ultimo restauro, vi era una porticina, incastrata alla parete, dentro la quale si deponeva l’acqua santa usata per il Battesimo.
La Chiesa è stata riaperta al culto l’8 agosto 2002, dopo alcuni anni di restauro.
Non si era mai vista tanta gente in Chiesa e nel paese, quanta in tale storica circostanza.
Importante è stato l’intervento degli Organi statali. Essenziale il contributo di molti Fedeli (vedi discorso di riapertura...).
La Chiesa arcipretale di San Foca rappresenta il segno più evidente della testimonianza storica, artistica e religiosa di Francavilla e centro di richiamo per molti abitanti dei paesi limitrofi.
Don Pasquale Sergi, parroco
La statua, lignea, è stata scolpita a Roma, nel 1663, su commissione del Padre Agostianiano Cilurso. All’origine era di proprietà del locale Convento degli Agostiniani, fino a che, oltre 300 anni fa, fu donata alla Comunità parrocchiale di Francavilla.
E’ stata restaurata a Pizzo, dal pittore Carioti, nel 1979, su interessamento del Sig. Gregorio Malta.
San Foca Martire, nato ad Antiochia, soldato ed ortolano.
Lasciate le armi, fa il giardiniere a Sinope. Era molto stimato per il suo senso di ospitalità e per la sua generosità. Fu denunciato come cristiano e quindi ricercato per essere messo a morte. Egli stesso ospitò e nutrì coloro che, senza conoscerlo, lo stavano cercando, quindi si rivelò loro.
Nel 107, durante la persecuzione di Traiano, dopo essere stato gettato in una fossa di serpenti velenosi, ed esserne uscito incolume, è stato decapitato. E’ invocato contro il morso dei serpenti. La festa liturgica ricorre il 5 marzo. Francavilla lo festeggia solennemente la II domenica di agosto. E’ venerato a Francavilla Angitola (VV) dal secolo XII.
E’ del ‘700, di cartapesta, di buona fattura, di autore ignoto. Proviene dal Convento dei Padri Riformati, i quali avevano una particolare devozione all’Immacolata (nella Chiesa del Convento c’era un altare a Lei dedicato). E’ stata restaurata dall’Azione Cattolica nel 1988, essendo parroco don Pasquale Sergi.
E’ del ‘700, di cartapesta, di buona fattura, di autore ignoto. Proviene dal Convento dei Padri Riformati, i quali avevano una particolare devozione verso questo santo, perché, come loro, francescano.
Nel 2002, il Bambino, che il santo tiene in mano, è stato restaurato dallo scultore Lorenzo Attisani, di Francavilla, su incarico del parroco don Pasquale Sergi.
In legno, di autore ignoto, opera di raffinata fattura, curata nei minimi dettagli.
Le nuvole, su cui si posano appena i piedi del Cristo, creano volume e continuità con il mantello e gli ondulati capelli del Cristo. Il viso è molto espressivo, gli occhi sono dolcissimi e la bocca accenna quasi un sorriso. Di quest’opera vanno sottolineate, inoltre, l’armonia e la proporzione perfetta delle singole parti del corpo.
E’ stata restaurata, su incarico del parroco don Pasquale Sergi, nel 1990.
E’ alta cm 170, in legno, risale agli anni ’50. La scultura è stata eseguita in una bottega artigiana ricca di tradizioni nel campo delle sculture in legno. L’autore è Giacinto Vincenzo Mussener, di Ortisei.
Nel 2000 è stata restaurata, grazie all’offerta della Signora Caterina Malta, e su incarico del parroco don Pasquale Sergi, dallo scultore-pittore Vittorio Pinto.
La Via Crucis comprende 15 pannelli in altorilievo. L’opera è stata realizzata, nel 1999, dagli scultori Pinto e Zappino, con una modellazione figurativa di tipo classico. E’ grazie alla cospicua offerta di una Fedele (che ha preferito rimanere nell’anonimato), che il parroco don Pasquale Sergi ha potuto provvedere alla messa in opera di un bene così prezioso per Francavilla.
La scultura, alta cm 175, in vetroresina, simile all’originale (in cartapesta e proveniente dal Convento dei Riformati) andata perduta in occasione dell’incendio scatenotosi nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, nel 1991, e modellata come unico esemplare dallo scultore Vittorio Pinto.
Francavilla ha ancora il Cristo da curuneja grazie all’offerta della Signora Maria De Rocco, data in memoria del nipote Giuseppe.
Il parroco don Pasquale Sergi ha dato l’incarico a Pinto nel 1998.
Proviene dalla Ditta Landi, di Lucca. E’ stata acquistata dal parroco don Pasquale Sergi nel 1985, grazie all’offerta di Maria De Rocco, data in memoria del nipote Giuseppe.
All’origine è stata realizzata da un anonimo artigiano, probabilmente nell’immediato dopo guerra.
Malgrado i “materiali vili” utilizzati in quel tempo, la ghirlanda mostrava una certa originalità, frutto di un lavoro artigianale in Arte Povera che meritava di essere restaurata. L’incarico è stato dato dal parroco don Pasquale Sergi al gioielliere Sig. Mario Bartucca.
Il pregevole restauro è avvenuto nel 2001, grazie all’offerta della signora Elena Servello, vedova Prestigiacomo.
Per dare un tocco innovativo e migliorativo si è pensato di integrare il già esistente decoro con l’aggiunta di un soggetto che sia simbolo di Cristianità e che rappresenti un prodotto della terra di Francavilla, quali l’ulivo, la vite, il grano. Tali simboli sono stati realizzati in “Metallo Nobile” (Argento) e lavorato con tecniche moderne per creare un giusto contrasto con i vecchi elementi decorativi in ottone e rame e per spezzare l’effetto monocromatico. Ogni parte in metallo giallo è stata messa in risalto, impreziosita ed abbellita mediante una placcatura elettro galvanica in oro 24 kt.
Per l’illuminazione sono state installate 12 lampadine alogene. In 8 fiori sono stati inseriti dei pistilli con cristalli Swaroski sfaccettati a forma di numeri che riproducono la data della festa di San Foca. Tutta la parte in argento è stata realizzata da Versace Gioielli. Vi sono tre rami d’argento che simboleggiano la Santissima Trinità.
E’ da notare il particolare delle olive verdi e nere realizzate con smaltatura a fuoco. Al centro è stata posta una spiga di grano, sempre in argento massiccio, che simboleggia l’apostolo San Pietro ed una raggiera di 11 spighe raffigurante gli altri Apostoli. Di altissimo pregio è la stella in Cristallo Swaroski che messa nel centro dell’arco simboleggia lo Spirito Santo che illumina i Fedeli. Sotto questa composizione, per volontà dell’Autore, è stato deposto un mazzetto d’argento massiccio, composto da 2 spighe che rappresentano il Sig. Mario Bartucca e sua moglie, inoltre sono stati deposti 3 rametti d’ulivo, sempre in argento massiccio, che rappresentano i suoi figli: un’oliva nera, matura, per la figlia primogenita, e due verdi per i figli minori; il tutto è legato con un filo d’argento lungo 25 cm per rappresentare il 25° anno di matrimonio che l’Autore e consorte hanno poi celebrato pochi giorni dopo la Festa di San Foca.
Di questa epigrafe si avevano solo tre pezzi di marmo relegati sulla terrazzina esterna della chiesa di San Foca. Nel 2003 il Parroco don Pasquale Sergi la fa restaurare dallo scultore locale Lorenzo Attisani. Ora è esposta, su base, in Chiesa.