Omelia 13-08-2006 |
Abbiamo ascoltato nel Vangelo le singolari parole di Gesù: «lo sono il pane disceso dal cielo», un chiaro richiamo al dono che egli ha fatto di sé nell'Eucaristia. L'evangelista Giovanni, acuto osservatore, ci ha riferito diverse definizioni che Gesù dava di sé. Gesù diceva: «Io sono...» e poi proponeva delle immagini folgoranti:
• io sono la luce del mondo, • la vera vite,
• il buon pastore.
• la porta dell'ovile,
• la via, la verità, la vita...
Questi bei paragoni ci aiutano a comprendere, per quanto è possibile, il mistero insondabile di Dio che si è rivelato a noi nel Figlio suo Gesù. Nel Vangelo di oggi abbiamo trovato due di queste definizioni:«Io sono il pane vivo; Io sono il pane disceso dal cielo». Gesù ci appare così la risposta di Dio a un profondo bisogno umano, inviato a colmare la fame del nostro cuore. L'Eucaristia è fondamentale per ogni cristiano e per ogni parrocchia. E quindi importante per noi comprendere Gesù «pane vivo», per vivere da cristiani. In queste ultime domeniche ci siamo soffermati sulla moltiplicazione dei pani, ad opera di Gesù, quindi sulle conseguenze di questo prodigio clamoroso: i curiosi speravano in altri prodigi strepitosi, e avrebbero voluto proclamarlo re, per assicurarsi un pane facile e gratuito;• i capi del popolo restavano increduli davanti ai prodigi, e ostili verso Gesù. Ed ecco, entrano in polemica contro di lui. Nella discussione, Gesù ricorda che Israele ha già avuto un pane dall'alto, la manna. Quindi, spiega che lui sta portando una realtà nuova sulla terra: quel pane vivo che è lui stesso, dato in cibo spirituale agli uomini. Prefigurava così la Chiesa, riunita attorno all'Eucaristia. Era però un discorso ancora incomprensibile per quei suoi ascoltatori, là nella sinagoga di Cafarnao; e di fatto Gesù venne rifiutato, abbandonato. A darci un particolare aiuto. per la comprensione delle parole di Gesù,c'è oggi il nostro santo Patrono. Lo festeggiamo con grande gioia ed autentico amore, non per i capolavori da lui scritti, musicati, dipinti o scolpiti. Non ci risulta neppure che sia stato un grande oratore,un valente predicatore, ma di sicuro ha pronunciato parole elevatissime. Infatti, non è per nulla facile riscontrare nella storia dialoghi come quello intercorso tra il nostro santo Patrono e i suoi carnefici. Chi cercate? Cerchiamo un tale di nome Foca. Abbiamo avuto l'ordine di arrestarlo perché cristiano, e di condurlo dinnanzi all'imperatore perché venga giustiziato. Chiunque, al suo posto, avrebbe detto di non conoscerlo,e li avrebbe subito congedati. Lui, invece, no! Parla loro affabilmente, li considera ospiti sacri ed amici cari, mette a loro completa disposizione tutto ciò che ha: cibo, casa, energie. Quindi, lieto, si consegna nelle loro mani. Di Foca non sappiamo altro. Aveva abbandonato le armi per dedicarsi unicamente alla contemplazione, alla preghiera, alla carità vissuta. Bastano però quelle poche parole pronunciate, quell' umile lavoro di giardiniere, quello sfamare i passanti,a farci gridare forte e scrivere a caratteri cubitali: Foca è stato veramente un grande. Grande è stata la sua fede, grande il suo amore a Dio e al prossimo,grande il suo esempio. Foca è stato un uomo umile, buono, semplice, generoso, leale. Foca non è stato cristiano a parole, ma con i fatti, fino all'estremo, versando il suo sangue. Ecco come ci ha parlato di Dio! Ecco come ce lo ha fatto conoscere, apprezzare. amare. Il proconsole Africano, nel suo interrogatorio, chiese al nostro santo: “Chi sei tu che non riconosci come Dio il nostro imperatore Traiano?". Foca, dietro l'esempio di Gesù dinnanzi a Pilato, non rispose nulla. E il proconsole: "Perché taci? Perché a me non rispondi? O non sai davanti a quale tribunale ti trovi?”.A questo punto, Foca risponde: "Non basta a Traiano essere chiamato imperatore, senza avere l'attributo di Dio? iI nostro Signore Iddio regna nei Cieli ed è grande e invisibile. I supplizi, poi, che tu mi minacci sono da me desiderati, sono contento se comandi di eseguirli". Foca ha potuto pronunciare con fermezza queste parole, perché il Signore lo portava veramente nel cuore!
- San Foca, oggi, ci stimola ad avere una fede robusta, convinta, concreta e visibile.
- San Foca, oggi, ci vuole portare a Dio in modo nuovo e più coinvolgente.
Facciamoci aiutare da lui, per saper vivere, facciamoci aiutare da lui, per meritarci il Paradiso!
Don Pasquale Sergi
FOTO ALBUM 13-08-2006