Cari Amici, adulti iscritti all’Oratorio, Genitori dei ragazzi iscritti, Direttivo,
ecco il mio personale contributo alla Vostra riunione, guidata, com’è giusto, dal Direttivo dell’Oratorio, e particolarmente dalla Direttrice, anche perché, se è vero come lo è, che la cura spirituale compete particolarmente al sacerdote, è altresì vero che spetta al Direttivo dell’Oratorio l’aspetto organizzativo e applicativo del regolamento.
Noi sacerdoti ci presentiamo agli altri senza titoli (pur avendoli), ma semplicemente come “amici”. Non credo ci sia migliore cosa! E’ sull’amicizia che poggia la serenità comune; è l’amicizia che mi fa riporre fiducia nell’altro; è l’amicizia che mi fa scoprire l’amore; è l’amicizia la forza che mi porta alla perseveranza, nonostante le difficoltà; è l’amicizia che mi carica di gioia, entusiasmo, certezze; è l’amicizia che mi fa essere solidale, sempre e comunque aperto all’altro; è l’amicizia che mi sprona ad una maggiore conoscenza di me stesso, potenziando le mie varie capacità. In definitiva, l’amicizia è tutto: è la roccia su cui poggia la casa! Ed io, da amico mi sono presentato a voi, senza per nulla risparmiarmi. Ogni sera, se non impedito da problemi di salute sono stato presente e disponibile nell’Oratorio, per l’Oratorio, cercando di dare la migliore concretezza possibile a queste mie solide e profonde convinzioni. Ma l’amicizia esige un “cammino” tra due o più persone. L’amicizia è bilaterale: tu mi sei amico, io ti sono amico con più intensità e con maggiore fervore. Questo nobile ed eterno sentimento io l’ho sempre vissuto, testimoniato, proposto. Addirittura, nella gerarchia dei valori, l’ho messo prima dei miei stessi interessi ed esigenze personali.
Il Vangelo dice: “Non sappia la destra ciò che fa la sinistra”. Ma lo stesso Cristo, in un altro passo, per definire la sua identità fa riferimento alle sue stesse opere (Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella…).
Queste citazioni, per portarvi un esempio di quanto io finora vi abbia apprezzato, anteponendo l’Oratorio a me stesso. Sapete bene che, quest’anno, sono stati rimessi in funzione i termosifoni. Il Comune, che era in debito con la Parrocchia di cinquemila euro, d’accordo con me, ha mantenuto fede alla parola data in passato, spendendo la somma per i riscaldamenti dell’Oratorio. Avrei potuto chiedere i riscaldamenti per me (che non ce l’ho), anziché per l’Oratorio! Il preventivo che un amico aveva fatto fare, d’altronde, si aggirava intorno alla stessa somma. Non solo: ci avete mai pensato? Chi ha speso più di 700 euro per il consumo del metano? Non voi, ma la parrocchia e me stesso! E all’Enel, chi ha provveduto finora? Ditemi voi, se queste non sono prove di stima ed affetto! E al campo di bocce, a quasi tutto ciò che c’è nell’Oratorio, al ripristino dell’edificio, chi ci ha pensato? Ebbene, ho molto dato, e cosa ho ottenuto? Quasi niente! Ho molto dato, e cosa ho chiesto? Semplicemente il rispetto! Il rispetto è la regola aurea perché possa esistere un autentico rapporto umano, perché non prevalga la legge del prepotente, perché ci sia cammino, progresso. Il rispetto è la regola aurea dell’Oratorio. Rispetto reciproco: da parte dei ragazzi, dei genitori, del Direttivo. Rispetto verso se stessi, Dio, gli altri. Se al rispetto si aggiunge l’amore (insegnamento del Cristo) allora siamo all’apice, al non plus ultra! Il rispetto delle regole è un binomio inscindibile con il rispetto delle persone. Non ho rispetto verso Tizio se manco di puntualità nei suoi confronti, se non mantengo la parola data, se distruggo le cose comuni, se non accetto il dialogo… Il compimento del proprio dovere, il rispetto, la fedeltà al proprio Battesimo, la collaborazione entusiastica per meglio servire la Comunità, sono fondamentali per l’Oratorio.
Giorno dell’inaugurazione del nuovo anno sociale vi dicevo tra l’altro: “Le finalità del nostro Oratorio sono sintetizzate sulla tessera di appartenenza: Sii uomo, sii cristiano, sempre ed ovunque”. Inoltre: Il menu dell’Oratorio, esposto nella bacheca esterna, prevedeva: “Rispetto reciproco, impegno costante e tanta gioia”.
Ultimamente ho convocato i ragazzi ed i giovani, e soltanto 6, tra più di 100, hanno risposto all’appello. Ho convocato gli adulti ed i genitori, e soltanto 7 sono stati i presenti. Si può definire Rispetto, questo?
Inoltre: Ho chiesto un aiuto economico, per far fronte alle spese inerenti i necessari lavori alla struttura Chiesa-Casa parrocchiale (all’interno non è stato fatto nessun lavoro, altrimenti si sarebbe detto che avevo pensato a me stesso). Sapete, quanti di voi hanno risposto alla mia richiesta di aiuto? Nessuno, proprio nessuno! Si può definire Rispetto, questo?
Se avessi risparmiato i tanti soldi spesi per l’Oratorio, di certo non mi sarei trovato nelle condizioni di dover chiedere, la Parrocchia non sarebbe in debito, con la Ditta che ha eseguito i lavori, di circa settemila euro, la cassa parrocchiale non sarebbe in deficit di altre migliaia di euro. Ho dato tutto, e cosa ho ricevuto? In questo periodo, i chierichetti sono praticamente scomparsi, il coro idem, rari ragazzi in Chiesa, e voi stessi…!
Se la Parrocchia e quindi anche l’Oratorio non mettono Dio al primo posto e non educano cristianamente non hanno motivo di esistere. Partecipare alla Santa Messa ed accostarsi ai Sacramenti non è facoltativo, quando è Dio stesso a pretenderlo (vedi il 3° Comandamento).
Animare la Liturgia, leggendo, cantando, servendo all’Altare, è imperativo per ogni oratoriano, piccolo o grande che sia. La catechesi è fondamentale, come sedersi attorno allo stesso tavolo, guidati da un animatore, e fare il punto della situazione, programmare… Posso dirmi dunque soddisfatto dello stato attuale delle cose? Certamente no, è proprio avvilente! Cosa fare, allora? Questa domanda la propongo anche a voi tutti, visto che il problema è comune.
Create insieme i presupposti necessari e sufficienti per riscoprire e rivalutare l’Oratorio. L’anno sociale che si avvia alla conclusione è stato un anno di rodaggio, per nulla entusiasmante, anche se qualcosa si è fatto, anche se vi sono state delle “nuove responsabilità”. Comunque, non pensiamo al bicchiere piuttosto vuoto (lamentandoci e basta), pensiamo al bicchiere un po’ pieno. Quel “poco”, aggiunto a nuovo entusiasmo, a nuove “forze”, a idee più chiare, a propositi fermi, potrà compiere il miracolo, così come fa una piccola semente in un terreno fertile. I frutti dipendono da tutti e da ciascuno di voi. Se vi rimboccherete le maniche, l’Oratorio sarà ORATORIO, altrimenti…
Nella bacheca della Chiesa ho affisso un bel manifesto dal titolo: Una vacanza in cerca di significato!”. L’ho scritto per tutti, ma quanti lo avete letto, e con attenzione?
DULCIS IN FUNDO! Cari amici e collaboratori del Direttivo, responsabili in prima linea (insieme ai genitori), dell’Oratorio, a nome mio personale, nonchè della Comunità che rappresento, anzitutto vi ringrazio per la vostra indispensabile opera, offerta gratuitamente e con generosità. Avete dato quanto avete potuto, ma, mi dispiace dirlo, non tutti avete approfondito adeguatamente il nostro progetto educativo, e quindi non l’avete potuto proporre ed applicare.
Bisogna essere umili, informarsi e “formarsi”, specie quando si lavora in un campo così delicato quale il nostro, quello dell’educazione e della formazione giovanile. Bisogna essere “simpatici”, di esempio, di sprono, fermi nel pretendere l’osservanza delle regole, e soprattutto dimostrare tanta ma tanta buona volontà. E’ facile addossare le responsabilità unicamente agli altri, “prendervela fra di voi”, con i genitori. E’ assurdo che nel Direttivo vi siano divisioni, rancori ecc.. Ognuno deve svolgere il suo ruolo con competenza, con gioia, con abnegazione, con l’unico desiderio di contribuire alla formazione della gioventù ed al progresso morale e civile di Francavilla.
A suo tempo, vi ho dato materiale più che sufficiente per animare, stimolare, organizzare, trascorrere in letizia e in compagnia parte del tempo libero. Talvolta, per darvi l’input, ho organizzato io stesso dei giochi a squadra, ma questo avreste dovuto farlo voi sistematicamente, come del resto previsto dal nostro progetto, vedi per esempio il Mercoledì dopo il catechismo. Avevo dato degli incarichi “importanti” ad alcuni giovani, ritenendoli validi, perché confidavo in loro, nel loro entusiasmo, sul fatto che, essendo per età più vicini di noi adulti ai ragazzi, li avrebbero capiti di più e quindi aiutati maggiormente, invece…! Non vi nascondo che, nonostante la mia indole ottimistica, sono costretto a guardarmi attorno, soffermandomi non solo sull’ipotetico, sul desiderato, ma sul vissuto, su una storia più che ventennale. E all’insegna di ciò, non mi vien certo da pensare che le cose possano cambiare sostanzialmente, definitivamente e in meglio. E’ quasi impossibile un vero salto di qualità, ammeno che non avvenga un… miracolo! A Francavilla, ognuno aspetta che sia l’altro a prendere l’iniziativa, assumendosi la responsabilità del caso. Si preferisce stare a guardare, o meglio, si è sempre “in agguato”, pronti a giudicare e distruggere. Mi sbaglio? Dimostratelo, ma con i fatti! Sarei felicissimo di ricredermi.
Non mi resta che salutarvi affettuosamente ed augurarvi una proficua riunione. In Cristo vi benedico.
Ecco, tutto ciò è frutto delle mie itineranti riflessioni, ed è con il cuore in mano che ve l’ho comunicate. Mettete a disposizione i vostri rispettivi cuori, in modo da formarne uno “grande grande”, sì da apportare un “ciclone” di entusiasmo, gioia e progresso.
Francavilla,15/07/2005 don Pasquale