Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

 

 

 

PROGETTO EDUCATIVO

Oratorio parrocchiale

“San Domenico Savio”

 

 

 

 

PRESENTAZIONE del Parroco Don Pasquale Sergi.

Se è vero, come lo è, che la storia è “maestra” della vita, certamente conoscere la storia del nostro Oratorio parrocchiale servirà alle nuove generazioni per meglio “seminare e raccogliere”.

L’Oratorio dedicato a San Domenico Savio nasce  in Francavilla Angitola nel 1988  per volontà del Parroco Don Pasquale Sergi, dopo qualche anno di Azione Cattolica.

E’ stato dedicato a San Domenico Savio, perché questo piccolo-grande Santo si è formato nell’Oratorio di San Giovanni Bosco, e quindi don Pasquale lo propone a modello della sua gioventù.

Domenico è uno dei più grandi doni di Dio. È forte e puro come un diamante. Nasce a Riva, vicino Torino, il 2 aprile 1842, da un fabbro ferraio e da una sarta, economicamente poveri, ma ricchi di prole: ben dieci figli.

La sua fanciullezza tranquilla è segnata da una vera sete di studiare, e, soprattutto, dalla prima Comunione, eccezionalmente precoce e fervente, a soli 7 anni. A 12 anni e mezzo, la sua svolta decisiva; incontra don Bosco, al quale confida il suo profondo desiderio di diventare santo: “Io sono la stoffa, voi il sarto…”.

Prega, lavora duro, è il più amabile dei compagni; scuote il suo ambiente, in particolare con la “Compagnia dell’Immacolata”, da lui fondata.

Ammalato, torna nel suo paesetto di Mondonio, e vi muore nella gioia il 9 marzo 1857, a soli 15 anni.  È stato canonizzato da Pio XII il 12 giugno 1954, nell’anno mariano.

Il segreto di tale grandezza? Eccolo: si è innamorato di Gesù e di Maria, si è lasciato condurre da un sacerdote, don Bosco, si è donato agli altri.

La sua massima: “La morte ma non peccati”. La sua Festa: il 6 maggio (importante per tutti, di più per noi).

In quest’anno di rinnovamento, l’Oratorio perseguirà i seguenti Obiettivi fondamentali:

·            conoscere e far conoscere questo piccolo-grande santo;

·            amarlo e mettersi nelle condizioni di essere da lui amati;

·            imitarlo e proporlo come modello di vita;

·            far conoscere ai genitori, a quante più persone possibili, il presente progetto, frutto del nostro lavoro.

L’Oratorio si propone un ulteriore obiettivo, tanto ambizioso quanto alla portata  di ciascuno: essere la casa di tutti. Valori come la gratuità, l’ospitalità, il servizio, la collaborazione, la gioia, sono essenziali.

Per poter aprire l’Oratorio, il Parroco provvede all’acquisto del necessario, vedi per esempio la carambola, il calciobalilla, il tavolo da ping pong, un proiettore professionale da cinema e quant’altro.

La sede, fino al 23 ottobre 2003 è stata la sala annessa alla Chiesa del Rosario, in Piazza Solari.

Inizialmente l’Oratorio ha accolto tutti: adulti, giovani e giovanissimi. Poi, via via si è formata la mentalità che fosse “cosa” per soli ragazzi, cui avrebbe dovuto pensarci solo il Parroco.

Lui, con l’aiuto sporadico di qualche giovane, ha fatto di tutto per aiutare le varie generazioni durante il loro rispettivo cammino di formazione. Non poche sono state le difficoltà incontrate. Nei primi anni, le natalità non erano scarse, come lo sono oggi, e quindi erano in parecchi a frequentare l’Oratorio.

Soprattutto per questo, gli adulti hanno incominciato ad allontanarsi, sentendosi a disagio in presenza di tanti “chiassosi” ragazzi.

Nel corso degli anni si sono alternati nell’Oratorio luci e ombre. E’ bello ricordare che tra le file degli oratoriani è sorto il Gruppo di Volontariato “San Domenico Savio”, che si era consacrato al servizio domiciliare dei nostri anziani (Maria Grazia Carchedi e suo marito Fausto erano tra le forze trainanti).

Un altro momento fulgido si è verificato al momento in cui alcuni Signori, Attisani Giuseppe, Carchedi Domenico, Crivillaro Rosario, Furlano Domenico e Serrao Maurizio, si sono messi a completa disposizione, con gioia e con spirito di sacrificio; ma, nel tempo, anche perché il loro duro lavoro non è stato sufficientemente gratificato dalla popolazione, si sono gradatamente messi da parte, ed il Parroco, ancora una volta, è rimasto l’unico ad interessarsi dell’Oratorio.

In sintesi, alcune delle attività concretizzate nell’Oratorio: riunioni con i genitori; riunioni con i ragazzi; riunioni con gli anziani; momenti comuni di preghiera; gite; proiezione di film; spettacoli canori; rappresentazioni teatrali (nelle ultime ho potuto constatare oltre che la bravura, anche la capacità di sacrificio di alcuni nostri ragazzi e giovani, avendo talvolta rinunciato persino al mare, durante il periodo estivo); prima sfilata a Francavilla (ma anche nei paesi confinanti) della miss e del mister; balletti; dopo scuola; scuola di chitarra; squadra di calcio; gruppo folk; mostre artigianali; mostre di manufatti ad opera dei nostri anziani; pesche di beneficenza; tombolate ; sfilate di bambini e ragazzi in maschera; balli in maschera; scampagnate varie; festicciole insieme: nell’Oratorio, in pizzeria, al ristorante; tornei di calciobalilla, tornei di carambola, tornei di ping pong; giochi a squadra, anche con la presenza di genitori… Questi ultimi hanno avuto un’ottima riuscita, e perché hanno favorito la socializzazione, la giusta emulazione, la ricerca, lo spirito di squadra, la precisione, e perché hanno favorito la maturità del singolo e dell’insieme, trasmettendo tanta gioia. Un altro aspetto positivo dei giochi a squadra è stata la presenza di diversi spettatori, anche adulti ed anziani.

Validi ed indispensabili Collaboratori dell’ultima edizione di “Ci proviamo?” (gioco di abilità fisiche e culturali, ideato e condotto da Don Pasquale) sono stati: Lucia Torchia, Sonia Vazzano e Antonio Furlano.

Nel 2001 alcune Signore, Febbraro Rosa, Bonelli Anna, Preziuso Carmela e Serraino Ornella accettano di fare da Animatrici nell’Oratorio. A queste si aggiungerà il giovane Antonio Galati, la cui presenza si è dimostrata fondamentale. Sono stati quelli ormai trascorsi, anni di rodaggio; ognuno ha dato quanto ha potuto, ma con gioia e con spirito di sacrificio.

Grazie a questi Animatori, nonostante le difficoltà, l’Oratorio continua il suo cammino. Talvolta si vede qualche genitore, ma in genere i bambini vengono “depositati” in sala, così come spesso accadeva nel passato. Taluni ragazzi spesso disertano gli incontri di Catechismo, altri sono sistematicamente assenti alla Messa domenicale. In questo periodo si riesce ad organizzare: due sfilate di bambini in maschera; due spettacoli teatrali; tombolate; qualche festicciola.

Confortato dalla presenza di tali collaboratori e fiducioso nella disponibilità di altri a “rimboccarsi le maniche” dando un consistente aiuto, il Parroco decide di ampliare gli orizzonti, di affidare alle nuove generazioni, e alla Comunità tutta, più comodità, maggiori spazi.

Sicchè, il 24/10/2003, dopo aver affrontato parecchie spese di tasca sua, inaugura, alla presenza degli oratoriani e della Comunità, la nuova sede dell’Oratorio, utilizzando l’edifico a sua volta costruito e destinato ad essere Asilo parrocchiale, ma da sempre usato dal Comune, perché, in quel lontano periodo, Francavilla non aveva ancora i locali da adibire a Scuola Media.

Il Parroco, sin dal suo insediamento, ha preso a cuore la restituzione di tale edificio, e così, dopo un’intensa ed estenuante “battaglia” con i vari sindaci, finalmente, grazie all’Amministrazione Giuseppe Anello, ha potuto riavere, dopo non poche difficoltà, il locale, anche se non “in perfette condizioni”.

Tale struttura si rivela ottima, e per le varie stanze a disposizione, e per il cortile esterno, con annesso il campetto di palla a volo e il costruendo campetto di palla canestro. Viene riservata una stanza per i giovani, una per i ragazzi ed un’altra per i bambini. Una stanza viene adibita a bibliotechina e videoteca, due vengono messe  a disposizione degli eventuali adulti, un’altra viene usata come mini bar interno, e tutte le altre diventano spazi comuni.

Il Parroco ripropone le seguenti iniziative: due rappresentazioni teatrali, uno spettacolo canoro per bambini, una nuova edizione di “Ci proviamo?”, ma niente di tutto questo è stato possibile concretizzare. Gli animatori, tuttavia, durante l’assenza del parroco (a causa della sua malferma salute), riescono a tenere aperto l’Oratorio, realizzando delle tombolate nel periodo natalizio e una sfilata di bambini in maschera, a Carnevale.

A distanza di tempo, dopo i molti sacrifici affrontati e le più svariate iniziative, non si può certo dire di essere giunti ai risultati sperati, soprattutto da Don Pasquale. L’Oratorio, infatti, non è stato preso da tutti, come don Giovanni Bosco e don Filippo Neri insegnavano. E’ stato concepito più come un luogo di ritrovo e di divertimento “a ruota libera” che un luogo di formazione.

Trascorre poco meno di un anno dall’inaugurazione della nuova sede, e il parroco pretende, da se stesso e dagli altri, che si faccia un sostanziale salto di qualità, che si incominci, finalmente, a fare sul serio “Oratorio”, che ognuno si assuma le sue responsabilità e accetti il suo specifico ruolo nell’ambito dello stesso.

Ecco perché organizza un corso d’aggiornamento, ed estende l’invito a tutta la Comunità. Così recita, tra l’altro, il suo appello: “…un corso d’aggiornamento, per scoprire la vera identità dell’Oratorio ed il proprio ruolo nell’ambito dello stesso… Le persone sensibili alla problematica giovanile siano presenti per approfondire, confrontare ed aggiornare la propria conoscenza dell’Oratorio ed il suo possibile salto di qualità a Francavilla”. Naturalmente, i primi stimolati a partecipare al corso sono stati i genitori, che hanno figli iscritti all’Oratorio, quindi tutti i giovani frequentanti le scuole superiori ed oltre.

Il Parroco si adatta ai bisogni dei corsisti, per quanto concerne l’orario, e le riunioni si svolgono dopo cena, con inizio alle ore 21,00. Ma, purtroppo, nonostante ciò, l’abulia continua, l’apatia pure, la poca sensibilità ad interpretare e vivere il proprio ruolo di educatore viene ancora una volta a galla, l’incapacità di rinunciare a qualche ora di divertimento, da parte dei giovani e giovanissimi, è palese. E quindi, nonostante i reiterati appelli, le presenze sono decisamente scarse. Meno male che almeno alcuni sentono il peso della responsabilità, e quindi i lavori proseguono.

Visto che nessuno nasce educatore, e tantomeno Animatore, si legge, si studia, ci si documenta  sulle molteplici esperienze di Oratorio in Italia. A tale scopo, il parroco mette a disposizione di tutti, e in più copie,  il parecchio materiale scaricato da Internet, frutto di una sua lunga ricerca, senza per nulla risparmiarsi. Da questo lavoro, da questo confronto, ci si aspetta un reciproco arricchimento, senz’altro utile e per il presente e per gli anni in avvenire, purche ognuno svolga la sua parte: documentandosi, interiorizzando le esperienze altrui, assumendo un atteggiamento costruttivo, soprattutto proponendo valori ed iniziative ed offrendo la propria sensibilità e disponibilità.

Date le premesse, si passa alla stesura del Progetto educativo, per meglio servire i giovani di oggi e di sempre. A riguardo, il Parroco ribadisce quanto segue: “Non si educa lasciando il giovane a se stesso, in balìa delle onde. C’è l’educatore e c’è l’educando, il Confessore e il penitente,  il docente e il discente, il sarto e l’apprendista, il “mastro” e il manovale… Per il raggiungimento di determinati obiettivi, non si propone semplicemente, ma si esige un comportamento cònsono agli obiettivi da raggiungere.

Esempi: Dio non ci propone i Comandamenti (terzo, Ricordati di santificare le feste): ce li dà come imperativo morale. Il medico non consiglia, ma prescrive, ordina. Lo Stato non dice: se ti piace questa legge, osservala; dice: la legge non ammette ignoranza, se vìoli il codice, qualsiasi codice, sei punibile mediante ammenda, arresto e reclusione. Se vuoi aumentare la velocità del tuo automezzo, devi pigiare sull’accelleratore, non sul freno… Serietà e competenza portano all’immediatezza, non al rinvio sine die;  intelligenza e sapienza portano ad agire hic et nunc (qui ed ora). Siamo chiamati non solo ad essere cristiani domani (fra qualche mese, fra qualche anno, nella vecchiaia), ma oggi, domani e sempre. Se l’obiettivo dell’Oratorio è formare una coscienza, secondo i dettàmi del Vangelo, bisogna non solo proporre la Messa, ma esigere la presenza attiva alla stessa.

Esempio: Se si desidera far parte di una squadra di calcio, bisogna allenarsi con la squadra e per la squadra. Ne viene come logica conseguenza che, se si desidera far parte dell’Oratorio, bisogna essere protagonista in tutte le sue attività di base ed osservane il regolamento. Oggi, magari una certa regola la si osserva con riluttanza, domani sarà per abitudine, per convincimento, quindi con gioia, fino a contagiare in positivo i compagni, gli amici, tutti. L’anarchia porta dissolutezza, sopraffazione… il disimpegno, inesorabilmente, porta regresso”.

Il presente Progetto Educativo che, con grande gioia presento, costituisce la guida nel cui ambito saranno chiamati ad operare il parroco, i catechisti, il Consiglio Pastorale, i Genitori, gli Animatori e l’intera Comunità cristiana, affinché il Vangelo sia annunciato, accolto e vissuto dalle nuove generazioni della nostra Parrocchia. 

Devo ringraziare tutti quelli che hanno collaborato alla stesura di questo progetto, particolarmente gli Amici che, ultimamente, si sono aggregati a noi: persone capaci, sensibili, coinvolgenti, e soprattutto  piene di buona volontà. Un grazie a tutte le famiglie e ai genitori per la collaborazione che vorranno dare per la sua attuazione.  Nelle pagine seguenti troveranno scritto in modo organico ciò che l’Oratorio sta facendo e intende fare per tutti: bambini, ragazzi, adolescenti e giovani.

Affido quindi questo prezioso strumento a tutta la Comunità: ai ragazzi, ai giovani, ai genitori, perché sappiano valorizzarlo e trarne vantaggi per il bene di tutta la comunità.

Il Progetto Educativo si basa su alcuni principi fondamentali che devono caratterizzare tutto il nostro intervento educativo: parte, considerando i ragazzi, le attese e le esigenze dettate dalla loro età e dalla comunità religiosa e civile nella quale sono inseriti, con le problematiche connesse.

Vogliamo adottare quello che è comunemente definito metodo “Preventivo”, vale a dire fare in modo di prevenire, attraverso un adeguato intervento educativo, le eventuali devianze, difficili poi da gestire e da risolvere qualora si manifestino nell’età dell’adolescenza.

Abbiamo scommesso più sulla trasmissione dei valori che sulle cose da dare e ne è uscita fuori l’idea di un Oratorio che propone il senso della vita e delle cose attraverso l’annuncio del Vangelo e una gioiosa vita comunitaria, realizzata con un’attenta ed adeguata catechesi, unita ad una celebrazione della fede che faccia capire l’unità fede-vita.  

E’ nostro fermo proposito collaborare strettamente con la famiglia, perché il nostro intento non è tanto quello di avere i ragazzi all’Oratorio, ma di poter essere loro di aiuto nella crescita umana e cristiana e fornire un ambiente che sia il più costruttivo possibile. Per questo motivo è auspicabile anche la collaborazione con la scuola.

Desideriamo che l’Oratorio, in una società che tende a frammentare e ad usare l’individuo, diventi un ambiente dove, attraverso molteplici attività i ragazzi possano ricevere un unico messaggio, il più unitario possibile, e possano scorgere e vivere la gioiosa esperienza cristiana.

Naturalmente la nostra proposta non si rivolge solo ai ragazzi delle elementari e delle medie, ma vuole raggiungere anche gli adolescenti e i giovani. E’ una possibilità che vogliamo offrire loro perché non siano soli o in balia delle mode del momento nell’affrontare una fase tanto delicata della vita.

Ai giovani è offerta non solo la possibilità di continuare il confronto ed il dialogo sui grandi temi della vita e della fede, bensì è data l’occasione di assumersi degli impegni di animazione, di rendersi responsabili dei vari gruppi di ragazzi.

In questo progetto educativo è quindi fondamentale il ruolo e la presenza di giovani impegnati, di adulti appassionati al mondo dei ragazzi, che a vari livelli (Animatori, Catechisti, Volontari…) si pongano come modelli, non tanto e non solo con la parola, ma con l’esempio di una vita piena e gioiosa.

E’ necessario sottolineare che alcune delle attività progettate si potranno attuare solo se ci sarà disponibilità di persone. L’efficacia di questo progetto dipende anche da quanto la Comunità (e cioè tutti noi) si lascerà coinvolgere.

 

In questo modo, il nostro edificio parrocchiale deve essere visto come:

v              luogo di catechesi e di preghiera;

v             luogo dove ci si possa incontrare per lo scambio di esperienze;

v              luogo “d’incontro” dove si possano stabilire sempre più rapporti d’amicizia e fratellanza;

v              luogo “per le famiglie, per gli anziani, per tutti” dove si creino occasioni per un dialogo maggiore fra tutti.

 

Per ogni fascia d’età sono proposte:

- Mete e obiettivi.

- Modi e strumenti d’intervento.

Ciascuno, consultando la fascia d’età che lo interessa, avrà la possibilità di conoscere passo dopo passo il cammino che sta compiendo ogni ragazzo nell’Oratorio.

Coscienti di quanto sia difficile il compito di educare e comunque convinti che l’Oratorio abbia un ruolo importante nella comunità, anche se non esaustivo, attendiamo suggerimenti ed indicazioni che possano migliorare il nostro cammino.

 

 
 


 

 

 

 

L’ORATORIO

Come abbiamo lavorato a questo progetto

Nello stendere questo Progetto Educativo dell’Oratorio ci siamo avvalsi della nostra esperienza di Educatori, Catechisti, Animatori, Genitori, qualche Giovane. Ad aiutarci ed orientarci in questo lavoro è stato il Progetto Educativo steso da catechisti ed educatori di altre realtà parrocchiali. L’appoggiarci ad altri progetti è dovuto essenzialmente ai seguenti motivi:

ü    Anzitutto è una buona regola, quando si comincia qualcosa di nuovo (anche in campo educativo) riflettere su esperienze che già altri hanno fatto, cercando di trarne gli spunti più utili per la nostra realtà.

ü    Secondariamente ci siamo ispirati al “vissuto” di tanti Oratori ben funzionanti.

Infine, come avrete modo di leggere, sono riportate per ogni fascia d’età alcune caratteristiche psicologiche generali che certamente saranno utili anche a noi.

Come dice il pedagogista Luigi Pizzolato, “è sempre stato tipico e costitutivo dell’Oratorio essere luogo di cerniera tra “strada” e “chiesa”... e l’Oratorio deve sempre fare i conti con questa sua natura intermedia. Non può certo illudersi di farlo solo attraverso momenti di riferimento al sacro (preghiera in alcune situazioni, Messa dei ragazzi) perché ciò porterebbe a vedere la religione come un elemento posticcio, ma non può nemmeno ridursi a contenitore di presenze incontrollate e, per così dire, autogestite, e rinunciare così alla sua funzione educativa”.

E’ quindi doveroso da parte del nostro Oratorio proporre un progetto educativo che lasci in ogni caso la possibilità ai giovani che vi si accostano di porsi a vari livelli, secondo il proprio grado di maturazione umana, civile e religiosa, perché possano eventualmente fare proprie scelte per una successiva maturazione e responsabilità.

PRIMO LIVELLO

E’ quello che dà a tutti i ragazzi, adolescenti e giovani la possibilità di usufruire delle strutture dell’Oratorio, di socializzare intorno ad interessi comuni, di vivere il tempo libero e lo sport.  A questo livello l’intervento educativo si limita a richiedere il rispetto delle regole, dei tempi e delle attività che l’Oratorio stesso propone, la disciplina e la lealtà nei confronti delle persone.

SECONDO LIVELLO

Per chi desidera ed ha capito e vuole gustare la gioia della partecipazione è proposto un secondo livello che dà la possibilità di partecipare alla gestione ed all’animazione delle attività stesse dell’Oratorio (sportive, ricreative, ludiche, culturali e caritative), nonché di inventarne di nuove.

TERZO LIVELLO

E’ quello che arriva al cuore dell’esperienza oratoriana e che vede la formazione di gruppi impegnati a vivere una seria e profonda esperienza cristiana, dove è possibile lo spazio della riflessione, del confronto, della condivisione del proprio cammino di fede attraverso la catechesi, l’esercizio della carità, del servizio gratuito, della scoperta della propria vocazione nella chiesa e nel mondo. 

 

 
 


 

 

 

PARTE PRIMA

PRINCIPI GENERALI

 

NATURA DELL’ORATORIO

1.          L’Oratorio è l’espressione della sollecitudine educativa della comunità cristiana parrocchiale nei confronti delle giovani generazioni. È strumento del quale essa si serve per educare alla fede coloro che alla fede ha generato attraverso il battesimo. 

2.          L’Oratorio, dopo la famiglia, è il luogo privilegiato, anche se non l’unico dell’educazione alla fede. 

3.          L’Oratorio è aperto a tutti, purché, da parte di ciascuno, non vi siano preclusioni nei confronti delle sue specifiche finalità e vi si rispettino le elementari norme della convivenza sociale civile. 

4.          L’Oratorio, nell’educazione alla fede, tiene conto della gradualità della maturazione umana e cristiana e perciò non si limita a proporre la catechesi ma offre una vasta gamma di attività, capaci di coinvolgere educativamente quante più persone è possibile, partendo dal diverso livello di maturazione umana e cristiana in cui ciascuno si trova. Le attività che l’Oratorio propone, per un’educazione globale della persona, vanno da quelle specificatamente formative a quelle ludiche, sportive o di altro genere.

In tal modo, l’Oratorio non trascura nulla di ciò che può aiutare la persona a raggiungere in pienezza la maturità umana e cristiana.

 

FINALITÀ DELL’ORATORIO

a - L’Oratorio vuole accogliere fanciulli, ragazzi e giovani ed educarli a costruirsi secondo il modello di uomo proposto dal Vangelo: Gesù Cristo.

b - L’Oratorio vuole accogliere l’uomo e, attraverso un’azione educativa, introdurlo gradualmente alla conoscenza del piano di salvezza di Dio realizzato in Gesù Cristo. L’Oratorio si mette al servizio della vita di coloro che accoglie. 

c - L’Oratorio mette Cristo al centro, come motivazione prima ed ultima di ciò che in esso si fa. Accoglie Cristo, presente in ogni persona, che va educata e stimolata:

-  alla conoscenza di sé;

- alla consapevolezza del valore che è, in quanto persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio e chiamata ad unirsi a Gesù Cristo;

- alla scoperta dei doni che possiede, affinché possa svilupparli, arricchirli e metterli a servizio degli altri, nell’ambito di una scelta di vita che ciascuno deve essere aiutato ad individuare. La persona viene accolta anche con i suoi limiti e le sue fragilità personali e viene educata a superarli.

 

d - L’Oratorio accoglie il ragazzo e il giovane senza pregiudizi o selezioni, promuovendo il rispetto, il dialogo, la tolleranza, la responsabilità, puntando, sempre nel rispetto delle libere scelte personali, all’educazione della capacità di integrare fede e vita.

 

OBIETTIVI DELL’ORATORIO

a - Ogni attività dell’Oratorio deve avere obiettivi chiari, che i vari animatori perseguono con consapevolezza e verificano al termine dell’iniziativa.

Insieme agli obiettivi vanno determinati i mezzi più adatti per raggiungerli: occorre un minimo di metodologia. Obiettivi e attività proposti devono essere adatti ai destinatari e rispondere ai loro bisogni di vita e di crescita. 

b - Ogni cammino educativo deve essere costruito secondo tappe chiare, possibili da raggiungere e da verificare. 

c - Gli obiettivi delle singole attività o proposte, come quelli di ogni intervento educativo, devono essere in linea con la finalità generale dell’Oratorio, della quale costituiscono le tappe intermedie.

 

METODOLOGIA

Gli operatori di ogni singola attività educativa determinano i mezzi concreti per raggiungere gli obiettivi ad essa inerenti. Qui si danno alcuni principi metodologici fondamentali:

 

a - Fedeltà all’Incarnazione

In Cristo, Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo, Dio assume la vita umana come veicolo della sua presenza.

Pertanto: l’azione educativa dell’Oratorio produce proposte, grazie alle quali sia possibile incontrare Dio “dentro” la vita; ogni proposta va fatta partendo dalle esigenze dei destinatari, dalle loro domande e dai loro interessi, per far scaturire da tutto ciò i segni della presenza di Dio in ciascuno e nella sua vita; le attività che l’Oratorio propone sono tutte importanti, anche se non lo sono allo stesso modo.

Si annuncia il Vangelo, si prega, si gioca, si fa sport, etc., con l’intento di far crescere una cultura della vita che apra alla fede; non devono mancare esplicite e chiare proposte di fede; la catechesi resta la più importante attività dell’Oratorio.

 

b - Centralità della persona

La persona va conosciuta e accostata singolarmente. Il rapporto personale è la via educativa privilegiata. Delle varie “categorie” di persone (fanciulli, ragazzi, giovani) vanno conosciuti i bisogni e le domande di vita. Si curi, per quanto possibile, che vi sia un numero sufficiente di animatori. Scelta prioritaria del gruppo, come luogo normale di crescita per la persona. Nell’opera educativa alla fede si deve avere attenzione allo specifico maschile e femminile, offrendo sia momenti comuni, sia momenti diversificati, secondo l’opportunità e l’età.

 

c - Pluralità delle presenze educative

L’Oratorio valorizza le capacità di quanti prestano il loro servizio come educatori o collaboratori di vario genere; all’occorrenza ne sollecita la disponibilità o ne propone l’adesione. 

 

d - Molteplicità delle proposte

Riaffermato come primario l’impegno della catechesi, si riconferma pure la necessità di attività ludiche, teatrali, musicali, artistiche, ricreative, sportive o, in genere, tese all’animazione del tempo libero. L‘Oratorio è aperto a tutto l’uomo, è aperto alla vita. 

 

e - Tappe della vita di Oratorio

- convocazione: l’Oratorio crea motivi e momenti di aggregazione con proposte “attraenti”;

- accoglienza: chi entra in Oratorio deve sentirsi accettato, atteso, amato. Per essere ambiente educativamente accogliente, l’Oratorio sa farsi esigente nel chiedere rispetto per le sue finalità e per le norme della civile convivenza;

- proposta: in maniera esplicita o meno esplicita, secondo le opportunità e il grado di formazione raggiunto, a coloro che l’Oratorio ha aggregato e accolto va annunciato Gesù Cristo.

 

PARTE SECONDA

ITINERARIO FORMATIVO CATECHISTICO

A.    LINEE GENERALI

 

1 - NATURA DELLA CATECHESI E SUA FINALITÀ GENERALE

a - La catechesi è educazione alla vita di fede; questa non è, prima di tutto, un insieme di verità da credere, ma soprattutto scoperta, incontro, rapporto vivo che lo Spirito Santo ci fa realizzare con Gesù Cristo, dono del Padre. 

b - Perciò la catechesi non consiste solo nell’insegnare e nell’apprendere delle nozioni riguardanti la dottrina cristiana; non è la pura e semplice comunicazione di verità. Essa è cammino comunitario di fede che conduce alla scoperta e all’accettazione, nella vita, di Gesù Cristo, con cui condividere il cammino della propria esistenza personale e comunitaria. Essa mira alla formazione di personalità cristiane, consapevoli ed autonome. 

c - Va pertanto superata la mentalità che vede l’incontro di catechismo come una sorta di lezione scolastica, affinché prenda consistenza la capacità di vivere l’incontro come esperienza di gruppo, nel quale sia il catechista, sia i ragazzi o i giovani, insieme, camminano verso Cristo, guidati dallo Spirito.

 

2- OBIETTIVI DELLA CATECHESI

La catechesi, con le altre attività formative ad essa connesse, raggiunge la sua finalità generale mediante il perseguimento di questi essenziali e fondamentali obiettivi:

 

a - Sviluppo costante di una mentalità di fede: “Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere con Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo”. 

b - Formare atteggiamenti conformi al Vangelo, in modo tale che il cristiano sia segno sacramentale di Cristo nel mondo; la catechesi, in quanto incontro con la Parola di Dio, fa sorgere un impegno di costante conversione per una vita nuova in Cristo risorto. 

c - Introdurre gradualmente alla conoscenza della Storia della Salvezza e dei contenuti principali della fede cristiana (Dio - Trinità, Gesù Cristo, la Chiesa, i Sacramenti) e delle esigenze morali derivanti dalla vita nuova in Cristo.

d - Il conseguimento di questi obiettivi viene realizzato tenendo presenti alcuni aspetti o dimensioni che devono costantemente caratterizzare il cammino di Iniziazione Cristiana:

§       Dimensione ecclesiale: la vita cristiana a cui la catechesi educa è autentica, se realizzata nella consapevolezza di appartenere ad una Comunità, la Chiesa.

§       Dimensione apostolica - missionaria: il cristiano che riceve il dono della vita nuova in Cristo Gesù, si sente impegnato a renderne partecipi gli altri, testimoniando, attraverso la carità, l’amore che Dio nutre per tutti. Fanciulli, ragazzi e giovani vanno perciò educati ad un vivo senso dell’apostolato tra i coetanei e i compagni di studio, di gioco o di lavoro; devono sentirsi impegnati nel collaborare, secondo le possibilità concrete di ciascuno, all’opera di annuncio del Vangelo ad ogni uomo, missione essenziale della Chiesa. 

§       Dimensione liturgica: la catechesi fa costantemente riferimento alla liturgia, sia per quanto riguarda i Sacramenti, sia per ciò che concerne i periodi e le feste liturgiche.

§       Dimensione vocazionale: la catechesi, in quanto introduce i soggetti alla vita cristiana, educa alla ricerca del progetto di Dio sulla vita di ciascuno, del posto che ognuno deve occupare nella Chiesa e nella società; insieme all’atteggiamento di ricerca, mira a far nascere in tutti la disponibilità a Dio e al suo progetto, accolto con fiduciosa e gioiosa docilità, quando esso viene scoperto.

e - Dal parlare di Dio deve gradualmente scaturire l’esigenza e la capacità di parlare con Dio: la catechesi, almeno in forma essenziale, ha il compito di educare alla preghiera, personale e comunitaria.

 

3- NOTE DI METODO

a - Il cammino di Iniziazione Cristiana (catechesi) deve essere:

Graduale, perché adattato alle capacità delle diverse età.

Continuo: non si partecipa al catechismo solo perché c’è un Sacramento da ricevere; non è il singolo anno catechistico che prepara al Sacramento; è tutto il cammino di catechesi che rende capaci di accogliere la grazia dei Sacramenti.

Attivo: il gruppo sia continuamente coinvolto nella realizzazione dell’incontro mediante opportune tecniche d’animazione; sia offerta ai suoi membri la possibilità di una concreta partecipazione attiva alla vita dell’Oratorio, della Parrocchia e della Chiesa universale (opere di carità, iniziative missionarie, ecc.).

Aperto sulla vita e sulla storia: l’annuncio di Cristo deve avvenire anche partendo dai fatti della vita dei ragazzi e dei giovani come pure dagli avvenimenti della cronaca locale, nazionale e mondiale. 

 

b - Nel cammino di catechesi vengono coinvolti i genitori e le famiglie.  Con loro si promuovono perciò incontri periodici, come anche momenti di preghiera e/o celebrativi e di festa. 

 

c - Il rapporto tra catechista e ragazzi dovrebbe continuare, nel limite del possibile, anche al di fuori dell’incontro catechistico, in momenti di amicizia, di gioco, ecc.

 

4- SPIRITUALITÀ E FORMAZIONE DEL CATECHISTA

a - Il catechista si sente impegnato in prima persona a vivere e praticare ciò che comunica al suo gruppo; ne fa oggetto di personale riflessione e preghiera. Anch’egli si sente in cammino e in ricerca con i ragazzi o i giovani che gli sono affidati.

In questo modo, l’incontro di catechesi risulterà sempre meno un insegnamento cattedratico di nozioni e sempre più un cammino di crescita nella fede, compiuto insieme. 

b - Il catechista prega costantemente per tutti e singoli i membri del gruppo; all’azione dello Spirito Santo affida ogni incontro di catechesi, affinché, al di là dei segni esteriori di riuscita o fallimento, il seme gettato con la parola e la testimonianza radichi nei cuori e porti frutto. 

c - Per gli adolescenti o i giovani che decidono di svolgere questo prezioso e fondamentale servizio, è auspicabile l’istituzione di un corso a livello parrocchiale o la partecipazione a quelli organizzati dalla Diocesi.

È pure opportuno un periodo di “tirocinio” come assistente di un catechista già dotato di una certa esperienza. 

d - Vale in primo luogo per il catechista quanto viene affermato degli animatori in genere, in modo particolare per quanto riguarda la formazione personale.

 

B.    CONTENUTI FORMATIVI

ITINERARIO EDUCATIVO DEI FANCIULLI

Destinatari: 1^ - 2^ e 3^ elementare:

Nei fanciulli di quest’età vanno caratterizzandosi:

§            Il senso della individualità.

§            Una notevole curiosità nel sapere il “perché” e il “che cosa é”.

§            L’egocentrismo, inteso come attitudine a considerare il mondo e le persone in rapporto a sé.

L’esperienza intellettuale è ancora fortemente legata alla vita affettiva ed emotiva. Per apprendere, il fanciullo ha bisogno di vivere in un clima di gioia e di serenità.

Iniziano i rapporti sociali, positivi e negativi. Sul piano dell’esperienza religiosa, è il momento dell’osservazione e della contemplazione, che può esprimersi in atteggiamento di stupore e riconoscenza e che predispone alle prime confessioni di fede. 

 

Meta globale. Si tratta di promuovere una serie di esperienze che introducano il fanciullo nella vita della comunità cristiana; curare una prima forma di catechesi che riprenda annunci già ricevuti in famiglia e nella scuola materna; iniziare alla socializzazione, al senso di appartenenza, alla preghiera personale e liturgica.

 

Obiettivi

 

1) OBIETTIVI DI CONTENUTO

Non si tratta tanto di puntare sull’acquisizione di nozioni, ma di favorire e potenziare la disponibilità alla scoperta: scoperta della persona di Gesù e del suo rapporto con la vita di ognuno; scoperta della positività dello stare insieme come fratelli nel gioco, nelle attività, nella ricerca, nella festa; scoperta della Chiesa come famiglia di tutti coloro che seguono Gesù.

 

2) OBIETTIVI DI ATTEGGIAMENTO

Le attività proposte al bambino devono avere di mira e promuovere:

- Atteggiamenti di fiducia e confidenza nei confronti di Dio e degli altri.

- Atteggiamenti di adorazione, di lode, ringraziamento, ammirazione, ascolto, offerta, dono, domanda di aiuto e perdono (preghiera).

- L’educazione ai primi impegni concreti di vita cristiana nella comunità.

- La maturazione di una prima coscienza morale come risposta filiale e concreta agli appelli del Padre, come imitazione di Gesù, sotto la guida dello Spirito santo. 

 

Esperienze

1) CATECHESI, SPIRITUALITÀ E LITURGIA

Di fondamentale importanza è il modo di porsi del catechista e la relazione che riesce a stabilire. È necessario parlare all’immaginazione del bambino, ma sempre in modo da non tirarla fuori strada con raffigurazioni errate; far agire i suoi sensi, ma sempre in modo da fargli capire che c’è qualcosa che va al di là di essi; comportarsi con lui in modo da fargli intravedere l’amore del Padre.  Vanno valorizzati vari metodi espressivi (disegno, mimo, canto, drammatizzazione) per favorire l’assimilazione di quanto insieme si va scoprendo.

Il bambino dev’essere gradualmente introdotto a scoprire tutti i modi della presenza di Gesù nel mondo: la creazione, la famiglia, gli amici, la comunità, la Parola e i Sacramenti.

Egli va educato a scoprire la Messa anzitutto come esperienza di una famiglia più grande della sua: la famiglia dei figli di Dio, che è la Chiesa.

È un’età dove è possibile lavorare per educare una coscienza morale basata sui valori della generosità, rispetto, rettitudine. La Riconciliazione con Dio, il Padre buono, diventa un’occasione per far comprendere la misericordia ed il perdono che Dio offre ad ogni persona.  La preghiera dev’essere presentata come il dialogo affettuoso tra il Padre ed i suoi figli sulle piccole e grandi cose della vita.  È importante introdurre il bambino alla comprensione del simbolismo religioso.

La luce, l’acqua, il pane sono simboli che ritornano nella vita quotidiana del fanciullo; egli è particolarmente aperto all’espressione simbolica e gestuale.

I bambini incominceranno a conoscere, in modo semplice, San Domenico Savio.

2) SOCIALIZZAZIONE

Il fanciullo, in questi anni, fa una prima scoperta dell’Oratorio tramite gli incontri di catechismo e di animazione.

Questa scoperta si allarga all’ambiente più vasto della Chiesa-comunità parrocchiale, dei responsabili della comunità, delle feste e tradizioni religiose del paese.

 

3) GIOCO

A quest’età si deve privilegiare il gioco, l’espressività, la creatività.  I campi d’interesse e d’impegno sono vari: giochi individuali e di gruppo, sport, danze, mimo, piccole e semplici recite, disegno, canti, proiezione di film.

 

Destinatari: 4^ e 5^ elementare.

I fanciulli di questa età sono ancora strettamente legati all’ambiente della famiglia, ma la loro vita si è arricchita dell’esperienza scolastica e parrocchiale. Sono già in possesso di buone capacità: possono sopportare un ritmo d’impegno abbastanza costante, sono attenti osservatori di quanto capita intorno a loro, riescono a formulare giudizi sui comportamenti della gente, scrutano con curiosità il mondo e gli adulti, desiderano partecipare alle attività di gruppo, godono di un potenziale affettivo enorme.

La vita di gruppo si caratterizza con una forte spinta alla socializzazione e con una spiccata tendenza all’amicizia. Non mancano certamente esperienze negative: piccole sofferenze e delusioni, chiusure personali, frustrazioni, sensi di colpa che aprono il fanciullo alla crescita.

Le prime note negative dell’esperienza introducono i fanciulli ad una concezione più realistica della vita; aiutati dagli educatori, essi possono aprirsi al senso della solidarietà verso chi soffre. 

 

Meta globale.

Il momento è particolarmente favorevole ad una educazione che insista sui rapporti interpersonali, sulle regole di una serena convivenza.  In questa fase s’introduce il fanciullo ad una conoscenza più piena di Gesù, visto come Maestro (che insegna come vivere) e come Salvatore (che stabilisce un rapporto unico e decisivo con la vita di ognuno). Seguire Lui significa anche creare legami di comunione fra gli uomini, a cominciare dal proprio gruppo.

 

Obiettivi

 

1) OBIETTIVI DI CONTENUTO

Tramite il Vangelo e la narrazione del catechista, il fanciullo viene gradualmente introdotto in una conoscenza più sistematica della vita di Gesù, con una particolare attenzione alle reazioni suscitate dalla sua presenza nei vari ambienti e nelle persone da Lui incontrate.

L’incontro con Gesù attraverso i Sacramenti va presentato come mezzo per aderire più profondamente a Lui.

2) OBIETTIVI DI ATTEGGIAMENTO

E’ importante favorire l’iniziativa propria dei fanciulli di questa età, valorizzandone le attitudini e i doni.

L’animazione educativa deve tendere a promuovere uno sguardo sereno alla vita, un confidente senso di generosità e sincerità, un costante clima di gioia.

Il fanciullo va educato ad alcuni atteggiamenti basilari della vita cristiana:

- la disponibilità ed il desiderio di ascoltare Gesù;

- l’ammirazione per la sua opera di salvezza;

- la gratitudine;

- la decisione per Lui, che si esprime concretamente nella partecipazione alla vita della Chiesa e dell’Oratorio;

- la fedeltà alla scelta fatta.

I fanciulli vanno anche educati a vivere un clima di accoglienza nel gruppo.

A questa età, essi sono potenzialmente aperti alla comprensione del valore di alcune regole; si può perciò insistere su una interiorizzazione e traduzione nella vita concreta dei Dieci Comandamenti, riassunti nel duplice Comandamento dell’amore. 

 

Esperienze

1) CATECHESI, LITURGIA E SPIRITUALITÀ. 

La proposta di catechesi trova il suo nucleo centrale nella figura di Cristo.

In questo ambito, è importante sottolineare:

Il carattere narrativo della proposta di catechesi: il catechista e la comunità che lo esprime sono i protagonisti di un sempre nuovo “racconto” su Gesù: la conoscenza e la sequela di Gesù, da parte della comunità cristiana, attualizzano la ricchezza e la novità del Vangelo.

La centralità della Parola di Dio: è importante iniziare il fanciullo all’ascolto della Parola come esperienza che dà valore e significato a tutto ciò che la vita propone.

Si tratta di educare i fanciulli a rapportare il messaggio biblico con la realtà della loro vita personale e della comunità in cui sono inseriti.

L’esperienza di gruppo può riservare momenti particolarmente significativi per provocare i ragazzi alla preghiera spontanea di lode, ringraziamento, domanda, invocazione, prendendo spunto da fatti di vita concreta e da situazioni che riguardano la comunità. È importante approntare esperienze di preghiera che valorizzino l’espressione corporea.  Bisogna inoltre consolidare la conoscenza delle preghiere tradizionali, spiegandone il significato, e consolidare la pratica della preghiera quotidiana. Varie esperienze ed attività devono concorrere alla creazione di un atteggiamento attivo e partecipe nella celebrazione eucaristica (vedi il servizio all’Altare).  Il Sacramento della Riconciliazione va valorizzato come momento della sequela di Gesù. Esso diventa occasione per un rapporto costante con la persona del sacerdote e, quindi, per l’avvio della guida spirituale. È importante anche educare ad intendere il peccato come rifiuto, negazione, opposizione a crescere secondo la mentalità di Cristo.

I ragazzi di IV si preparano a ricevere, a fine anno, il Sacramento della Penitenza. Quelli di V, invece, si preparano a ricevere la Prima Comunione.

I ragazzi continueranno ad andare alla scoperta di San Domenico Savio, per stimarlo, imitarlo, pregarlo.

 

2) SOCIALIZZAZIONE

L’esperienza portante del fanciullo, in questi anni, è quella dell’amicizia, che trova nel gruppo una significativa espressione. 

Il fanciullo va educato a prendere coscienza delle proprie responsabilità e delle proprie caratteristiche (limiti e doti).

Non solo il gruppo catechistico, ma tutto l’Oratorio con le sue attività e proposte deve favorire una socializzazione sempre più ampia.

 

3) GIOCO

A quest’età emerge una più sviluppata coscienza di sé e una maggiore padronanza del proprio corpo. Le attività motorie possono essere maggiormente orientate verso lo sport.  È però da evitare ogni attività sportiva agonistica o di addestramento allo sport nel senso tecnico-funzionale del termine.

Le attività che saranno loro proposte: diventare chierichetti, drammatizzazione, attività sportive, giochi individuali e di gruppo, giochi di abilità fisica e culturali, canto e ascolto musica, danza, escursioni e gite, proiezioni di films, ripetizioni scolastiche, e… tante partite di calcio (da vedere su grande schermo).

Destinatari: I preadoloscenti

 

1^ MEDIA

Caratteristiche psicologiche:

La proposta raggiunge i ragazzi in un momento particolare di crescita, caratterizzata da un certo equilibrio e da una nuova capacità di aprirsi alla vita con generosità e fiducia.

E’ l’età in cui, varcando la soglia della scuola media, i ragazzi hanno bisogno di sistemare in modo più organico le loro conoscenze: iniziano a formulare in modo più personale giudizi di valore, crescono nella volontà di agire e di partecipare. Oltre ad una prima capacità logica astratta, essi acquistano una capacità di dare significato alla realtà che vivono, maturando la capacità di relazioni sociali con l’assunzione di ruoli propri, passando gradualmente da un atteggiamento di appartenenza passiva alla capacità di appartenenza attiva: è un momento particolarmente favorevole per aiutarli, a partire dall’esperienza di socializzazione nei diversi ambienti, a uscire dal loro egocentrismo per stabilire rapporti di collaborazione.

Hanno la capacità di interiorizzare le indicazioni che vengono loro offerte. E’ necessario quindi che l’agire nella e per la comunità sia continuamente motivato; è anche indispensabile far capire che le norme morali non sono solo qualcosa da osservare, ma una risposta gioiosa a Qualcuno.

E’ bene fare aprire i ragazzi a dimensioni più universali e ai problemi del mondo e far scoprire loro la presenza e l’azione sempre nuova dello Spirito per imparare a cercare la Sua volontà.

2^  MEDIA.

Caratteristiche psicologiche:

(Precisiamo che le note considerano solo alcuni aspetti e descrivono una tendenza generale che non sempre si realizza in tutti i soggetti ed allo stesso modo).

Incomincia a delinearsi il distacco ed il rifiuto dell’infanzia che porta ad una certa situazione di disagio, dovuta all’attrattiva verso la vita più indipendente dell’adulto ed alla nostalgia per l’infanzia in cui si trovano stabilità e tenerezza.  Anche a livello fisico si avverte questa trasformazione e l’affettività subisce una chiara evoluzione: infatti il ragazzo si sente dominato da tanti sentimenti che lo fanno essere ora felicissimo, ora triste e pensieroso. Scopre il suo corpo e scopre l’altro con tutte le tensioni piccole e grandi che ne derivano.

L’educatore deve comportarsi con delicatezza ed insieme con fermezza.  Delicatezza per capirne l’angoscia, le contraddizioni, i rifiuti, i nuovi desideri, per evitare di umiliare, per non dare l’impressione che si vuole custodirlo e rinchiuderlo nell’infanzia; fermezza per saperne guidare, orientare e soccorrere le debolezze e sopportare le incoerenze. Proprio perchè si avvicina al mondo dell’adulto il pre-adolescente ha stima dell’adulto, ma ha ancor maggior facilità a disobbedirgli e a giudicarlo, qualora non lo trovi coerente. E’ anche capace di scoprire in sé e negli altri il male e tende a scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e alle cadute: è necessario quindi aiutarlo ad avere fiducia in sé stesso.

A quest’età comincia ad avvenire la rottura con il mondo religioso dell’infanzia, perchè viene a conoscere il mondo dell’incredulità. Non è necessariamente perdita della fede, ma perdita della sicurezza e delle forme esteriori della fede. L’intervento educativo sarà mirato ad indirizzare il ragazzo a prendere coscienza di sé, delle norme, dei valori, a fare delle scelte non perchè lo vogliono gli altri, ma perchè sono giuste, vere e ragionevoli.

 

3^  MEDIA.

Caratteristiche psicologiche:

Descrivere anche solo a grandi linee la psicologia dell’adolescente può risultare semplice, perchè in ognuno si possono delineare elementi assolutamente comuni all’altro, ma è anche molto difficile, perchè ogni persona ha alle spalle un vissuto (la propria storia) determinato da tanti fattori: personali, familiari, ambientali, di relazione con gli altri, di gruppo, tutte cose che cominciano a farsi sentire in modo forte e che concorrono alla definizione di scelte che portano l’adolescente ad essere in un modo oppure in un altro.

Infatti anche se caratterizzati da confusione, instabilità, incertezza, sotto l’influsso del tumulto dei sentimenti, desiderosi di rompere con il mondo dell’infanzia, ma sostanzialmente incapaci di autonomia, animati da grandi sogni e da grandi ideali, si esprimono e si presentano in modi diversi, a volte costruttivi, a volte negativi e pericolosi.

Sappiamo quanto l’adolescenza sia l’età dell’ideale voluto e sognato, della speranza, del facile e brusco passaggio dall’entusiasmo allo scoraggiamento, dall’ammirazione al disprezzo dei personaggi idolo da imitare. Sappiamo quando l’adolescente ritenga vero ciò che scopre da sé e che risulta dalla sua analisi critica e non più ciò che dicono gli altri specialmente se adulti.

L’adolescenza appare anche un periodo di riflessione “affettiva”, di riflessione su sé stessi per prendere coscienza del proprio essere e dell’altro, per poter costruire relazioni. L’adolescenza è anche l’età in cui la fede nei valori scoperti, conosciuti e fatti propri, diventa realmente una forza d’azione che guida e dirige le scelte di vita.

Il luogo più favorevole dell’attività adolescenziale e meglio rispondente alle sue possibilità relazionali sembra essere il “piccolo gruppo”.  Il piccolo gruppo ben seguito ed animato svolge il ruolo di mediazione educativa e di sicurezza per l’adolescente.

Meta globale: Bisogna aiutare i ragazzi a uscire dal proprio egocentrismo per stabilire un rapporto di collaborazione con gli altri; essi vanno educati a diventare collaboratori del progetto che il Padre ha per il mondo.  Gesù viene riscoperto come il primo testimone di questo progetto. Il suo Spirito ci conferma nell’impegno di adesione a Lui (Cresima) per costruire un mondo nuovo.  I ragazzi vanno aiutati a conoscere meglio le loro capacità e ad acquistare fiducia in se stessi. Bisogna presentare loro modelli credibili con cui identificarsi e grazie ai quali scoprire il progetto di vita; insegnare a valutare ciò che è veramente importante, per poter fare delle scelte sempre più personali; educarli al dialogo, a riconoscere il valore dell’altro, a stabilire con gli altri un rapporto di amicizia autentica. 

È opportuno trovare i modi perché il preadolescente possa riscoprire Gesù come amico: Colui che dà un senso a tutto ciò che i ragazzi vivono ed esperimentano.

 

Obiettivi

1) OBIETTIVI DI CONTENUTO

A conclusione dell’iniziazione sacramentale, bisogna aiutare i ragazzi a motivare la loro fede cristiana mediante una conoscenza approfondita, anche se essenziale, dei grandi misteri della fede: Dio Padre, che si rivela come creatore, alleato, liberatore; Gesù Cristo come amico, modello, Salvatore; lo Spirito santo come portatore di novità e di amore; la Chiesa come popolo di Dio radunato dallo Spirito e “luogo fondamentale dell’esperienza di fede”.

A questo si aggiunga una conoscenza elementare delle fonti della fede: Bibbia, liturgia, Tradizione, segni creaturali.

Parallelamente, bisogna aiutare i ragazzi a conoscere più approfonditamente se stessi e a mettersi in ricerca del personale progetto di vita, interpellati dal progetto di Dio sulla storia.  Il ragazzo deve anche essere aiutato a conoscere criticamente e, quindi, a valutare i valori offerti dall’ambiente in cui vive.

 

2) OBIETTIVI Dl ATTEGGIAMENTO

Il bisogno di essere protagonista e di sperimentare in prima persona, va educato e sostenuto, in modo che diventi senso di responsabilità, capacità di sentirsi coinvolti, affezione ad un ambiente e ad un gruppo, positiva gratificazione che rafforza la fiducia in sé.

Soprattutto in questa età non valgono tanto i lunghi discorsi: sono più efficaci l’esempio, le azioni, i suggerimenti di un educatore-amico (specialmente il sacerdote) che aiutino i ragazzi a scegliere positivamente. Si favorisce così lo sviluppo della responsabilità personale.

La vita di gruppo dev’essere particolarmente curata: in essa il preadolescente è aiutato a vivere un’esperienza di Chiesa e ad esprimere un moderato livello di anticonformismo nelle scelte e nei valori.  Il ragazzo dev’essere quindi condotto ad assumere un comportamento cristiano più motivato, consapevole e critico, in conseguenza del suo rapporto di amicizia con Gesù.

È sollecitato a scoprire che ci sono fatti e realtà che dipendono da lui, dal suo impegno, per cui deve maturare una maggiore disponibilità a mettere in gioco i propri doni. Inoltre il ragazzo è chiamato a:

una partecipazione più attiva ai diversi momenti di vita della comunità cristiana;

una missionarietà vissuta nel proprio ambiente (famiglia, gruppo, scuola) e attenta ai bisogni e ai problemi del mondo;

una partecipazione più personale alla preghiera e alla celebrazione dell’Eucarestia e della Riconciliazione.

Affinché il suo cammino di sequela dietro a Gesù sia completo, il preadolescente va educato a superare rancori, divisioni, egoismi e a perseverare nell’impegno di testimonianza derivante dal dono dello Spirito ricevuto nella Cresima. 

Esperienze

1) CATECHESI, SPIRITUALITÀ, LITURGIA

Si completa in questa fascia di età l’itinerario di preparazione al Sacramento della Confermazione. La Catechesi mira all’incontro con Colui che è venuto a cogliere ogni desiderio di vita. Cristo va riscoperto come persona viva, presente nella nostra vita; egli ci chiede di essere suoi testimoni, con la forza dello Spirito.

La catechesi deve tener conto dell’emergere del senso critico e dell’esigenza di un’ulteriore motivazione della fede; della tendenza ad apprendere ciò che valorizza la propria esperienza ed il proprio mondo interiore.

Vanno valorizzate iniziative anche saltuarie di incontro su alcuni temi di riflessione e, in alcuni momenti, di festa. 

Importante è che non venga cambiata, in questi anni, la figura del catechista: spesso costituisce un valido punto di riferimento per il ragazzo e per il gruppo.

Il ragazzo è portato a scoprire la presenza di doni diversi nella comunità; la celebrazione del giorno del Signore è espressione dell’unità di questa Chiesa diversificata.

Con i suoi propri doni, spinto dallo Spirito Santo (Cresima) il ragazzo si rende disponibile al progetto di Dio, nella Chiesa e nel mondo.  Stante la ricerca di autonomia dalla famiglia e dalle istituzioni, si determina quell’inizio di crisi, che si manifesta come crisi di appartenenza nei confronti della comunità ecclesiale, con un distacco graduale dalla pratica religiosa. Bisogna allora offrire al preadolescente esperienze liturgico-spirituali di forte coinvolgimento. 

Bisogna evitare che questa momentanea disaffezione comprometta tutto lo sviluppo successivo della spiritualità del ragazzo.  I ragazzi vanno aiutati a riscoprire e a vivere in modo personale sia il Sacramento della Riconciliazione, sia la celebrazione dell’Eucarestia. La Parola di Dio deve essere sempre più sperimentata come ciò che illumina la vita, la interpreta, le dà il senso definitivo. Nella preghiera spontanea, il preadolescente dev’essere aiutato ad esprimersi superando l’emotività e la fretta dell’improvvisazione. 

Nel gruppo e nel rapporto personale, l’educatore deve abituare i ragazzi ad entrare in se stessi, per valutare il proprio comportamento con un lavoro della mente e del cuore che giudica il proprio stile di vita e sollecita una decisione personale. Opportuna è la pratica della direzione spirituale che diventa dialogo, in clima di amicizia, sulle cose importanti della vita, anche se questo risulta particolarmente difficile a quest’età.

2) SOCIALIZZAZIONE

Il ragazzo continua, aiutato dai propri animatori e dal gruppo, ad approfondire e a rendere più chiara la propria collocazione nella realtà e nella Chiesa a livello di celebrazione, annuncio e servizio.  Va stimolato un comportamento coerente e responsabile con la propria fede, in rapporto ai problemi dello sviluppo affettivo e sessuale e dei valori cui si fa riferimento per le scelte del futuro (scuola e lavoro).  In quest’età in cui si prende coscienza della propria identità sessuale risulta opportuno anche educare al maschile e al femminile. L’amicizia dev’essere approfondita come valore che può richiedere anche sacrificio e, comunque, un supplemento di donazione e amore.  Va educata una maggiore sensibilità ai problemi sociali e un più spiccato interesse ai vari modelli di realizzazione che il mondo degli adulti presenta; lo scopo è quello di un’educazione vocazionale e missionaria.

3) GIOCO

Il ragazzo non è ancora un atleta; è un soggetto che sta acquisendo una mentalità, un costume, delle abilità sportive, intese come strumento di educazione personale e sociale. Le attività si fanno specifiche senza diventare specialistiche; si intensificano, senza imporre esasperati impegni fisici e tensioni psichiche; l’agonismo assume per l’età stessa una parte di rilievo, ma occorre che non degeneri in competitività aggressiva e prolungata.

 

Le attività per i ragazzi di Scuola Media: partecipazione alla Messa domenicale; servizio all’Altare; i ragazzi del biennio si preparano alla Cresima; giornalino; drammatizzazione; attività sportive; giochi individuali e di gruppo; giochi di abilità fisica e culturali; canto e ascolto musica; danza; escursioni e gite; proiezioni di films; ripetizioni scolastiche, e… tante partite di calcio (da vedere!).

Inoltre: Festa di hallowen, tra giochi, cioccolata calda e coriandoli; serata caldarroste; tombolate; sfilata mascherine e nutella party con l’animazione di cown; festa della mamma…

Destinatari: gli adolescenti

14-15 ANNI

L’adolescente matura un cammino di fede e di crescita personale e una maggiore socializzazione nella comunità cristiana, quindi:

Approfondisce la conoscenza di sé e accetta la sua persona con pregi, limiti e difetti.

Approfondisce la propria fede per vivere l’incontro con Gesù come presenza che stimola a camminare, a crescere, a dare sempre qualcosa di più.

Scopre l’importanza del valore della vita vissuta come dono di sé.

Accoglie la novità che comporta vivere la propria adolescenza con voglia di muoversi, conoscersi, misurarsi.

Coniuga voglia di vivere con voglia di crescere e comprende che crescere non significa solo soddisfare i propri bisogni fisici primari, ma soprattutto crescere dentro.

Si confronta con diversi atteggiamenti tipici dell’adolescenza che non sono sinonimo di crescita.

Capisce l’importanza di alcune realtà che ci circondano:

*l’importanza dell’amicizia,

*l’importanza del gruppo d’amici,

* l’importanza della famiglia;

* imposta una scala di valori utili per il vivere quotidiano.

 

 

 

 

 

 

15-16 ANNI

v              L’adolescente approfondisce la conoscenza di sé e accetta la sua persona con pregi, limiti e difetti.

v              Si interroga sul senso della vita e sul posto che è chiamato ad occupare nel gruppo, tra gli amici, a casa e a scuola.

v              Approfondisce il concetto di amicizia alla luce del Vangelo.

v              Individua e riconosce espressioni di egoismo che bloccano la crescita armonica della persona e del gruppo e si impegna a risolverle.

v              Il gruppo diventa sempre più comunità che si ispira all’insegnamento di Gesù.

v              Vive la liturgia come momento di incontro gioioso con il Signore insieme a tutta la comunità.

v              Si sente responsabile del gruppo ed è disposto ad aiutare nella comunità;

v              Comincia a gettare uno sguardo al di fuori dei confini della propria comunità per scoprire le povertà che ci circondano, maturando così una propria consapevolezza e senso di responsabilità verso i problemi affrontati.

 

16-17 ANNI

L’adolescente matura il senso d’appartenenza alla Comunità e all’Oratorio.

Il gruppo diventa sempre più comunità che si ispira all’insegnamento di Gesù; assume atteggiamenti concreti che esprimano e realizzino il desiderio di:

v         Incontro con gli altri e con il Signore.

v         Responsabilità verso sé stessi, gli altri e la propria scelta di fede, attraverso un graduale e costante confronto con il Vangelo.

v         Intraprende un serio cammino di ricerca spirituale e definisce sempre più il suo modo di essere persona e gli ambiti di servizio.

v         Vive in modo cristiano l’amicizia attraverso atteggiamenti di comunione, pace, giustizia, riconciliazione.

v         Vive la liturgia come momento gioioso di incontro con il Signore insieme a tutta la comunità.

v         Assume volentieri gli impegni all’interno del gruppo ed è disposto ad aiutare nella comunità.

v         Comincia a gettare uno sguardo al di fuori dei confini della propria comunità per scoprire le povertà che ci circondano, maturando così una propria consapevolezza e senso di responsabilità verso i problemi affrontati.

 

17-18 ANNI

L’adolescente guarda fino in fondo a sé stesso nella ricerca del “centro” verso cui orientare la propria vita: Dio. Si rende conto che Dio lo chiama ad assumere con impegno e responsabilità la sua vita. Compone fede e vita. Impara che la chiamata di Dio è quel dono che motiva progetti e scelte concrete. Comprende che c’è soltanto un desiderio nel cuore di Dio ed è che ogni uomo giunga alla conoscenza della verità, cioè si realizzi pienamente come uomo e come donna nella capacità di fare agli altri dono della propria vita. Si confronta con la testimonianza di alcuni personaggi che in vario modo hanno aderito e risposto al Signore. Si prepara a compiere i suoi 18 anni in modo significativo. Comincia ad assumere nella comunità ruoli ed impegni precisi con responsabilità.

 

ITINERARIO EDUCATIVO DEGLI ADOLESCENTI

I ragazzi dai 14 ai 17 anni vivono quella stagione della vita in cui ciascuno è chiamato a dare un orientamento alla propria esistenza. Essi sono alla ricerca di un’autonomia sempre più grande: vogliono fare le “loro” esperienze, cominciano a discernere in maniera più chiara i vari progetti di vita. Tuttavia, non sono disposti ancora a scegliere una strada, rinunciando alle altre. Sono protesi verso ideali ma fanno fatica a tradurli in un concreto progetto di vita e ad accettare la realtà così com’è. Si sentono portati ad operare nell’ambiente, ma la loro “generosità” sembra essere determinata, più che altro, dall’esigenza di gratificazione e di realizzazione personale. Il loro impegno va continuamente sostenuto. Per quanto riguarda il problema religioso, gli adolescenti, di solito, vivono la crisi di fede in forme ancora più radicali che nella preadolescenza. L’immagine di Dio che si è formata dentro di loro non sempre è adeguata alle nuove esperienze. Nei confronti della proposta cristiana assumono sempre più spesso un atteggiamento di indifferenza e tendono ad abbandonare anche la pratica religiosa. Eppure nell’adolescenza i ragazzi avvertono un profondo bisogno di dare senso alla vita e vanno alla ricerca di un “Tu” totale, che dia una risposta definitiva agli interrogativi di fondo della vita. 

 

Meta globale. Si tratta di promuovere una serie di esperienze che introducano il preadolescente ad una conoscenza di sé sempre più approfondita, affinché viva con consapevolezza e criticità la propria esperienza. Va educata o potenziata la capacità di relazione. Gli adolescenti hanno bisogno di essere aiutati a tracciare un progetto di vita, a fare le loro scelte e a vivere con coerenza; hanno bisogno di essere stimolati ad assumere impegni concreti e a maturare un atteggiamento di responsabilità e di servizio nella realtà in cui vivono. È di estrema importanza aiutarli a riappropriarsi personalmente del messaggio cristiano, a cogliere il rapporto strettissimo che intercorre tra la fede e la loro vita e a sperimentare direttamente la validità e credibilità del messaggio evangelico.

 

Obiettivi

 

1) OBIETTIVI Dl CONTENUTO

Agli adolescenti bisogna presentare Cristo come la risposta ai problemi della vita e come senso delle esperienze: Gesù è il Signore della vita, colui che rivela l’uomo a se stesso.

Si deve cercare di approfondire la conoscenza della Chiesa come mistero, sacramento di unione, sacramento dello Spirito, corpo dalle molte membra.  Infine, l’adolescente va introdotto in una sempre più profonda conoscenza di sé e dei propri doni, dei bisogni del mondo, delle iniziative della Chiesa locale, delle proposte dei movimenti ecclesiali. Dev’essere inoltre aiutato a vagliare criticamente i progetti di vita offerti dall’ambiente sociale e dalla cultura contemporanea.  Va ulteriormente valorizzata la capacità critica propria di questa età.

L’adolescente va educato a vivere con coerenza nella vita concreta e in ogni ambiente le proprie convinzioni di fede.  In questa fase di insorgenza delle pulsioni e di esplosione dell’affettività, è importante incoraggiare e guidare l’adolescente ad esprimere la propria emotività non esclusivamente in termini logico-razionali, ma attraverso una pluralità di linguaggi, quali il disegno, la danza, il mimo, il teatro (spettacoli, recitals, ecc.). 

 

2) OBIETTIVI DI ATTEGGIAMENTO

Il gruppo, con la presenza dell’animatore, è il luogo privilegiato all’interno del quale la componente emotivo - affettiva può essere compartecipata e quindi serenamente integrata nella personalità di ognuno. Un’educazione alla sessualità e all’amore è quanto mai opportuna. Essa deve mirare ad una conoscenza del progetto di Dio sulla sessualità umana e dei valori che poi si traducono nella norma etica.  L’esperienza dell’innamoramento non deve diventare il pretesto per l’isolamento e la fuga dall’amicizia del gruppo.  Va valorizzata la sensibilità che i ragazzi mostrano per il valore della vita: pace, giustizia, libertà. Si deve inoltre potenziare il senso di responsabilità di fronte al mondo.  L’educazione alla passione per la vita deve incentivare un atteggiamento più positivo e responsabile anche di fronte ai valori legati all’esistenza fisica, per prevenire esperienze degenerative sempre più diffuse nel mondo adolescenziale (droga, alcoolismo, fumo, incidenti...).  Atteggiamenti da curare particolarmente sono: costanza, fortezza, dominio di sé, fiducia e speranza nella realizzabilità del progetto di un mondo nuovo.

L’adolescente va aiutato a sperimentare che il senso autentico della libertà è l’amore; esso è vero nella misura in cui percorre le vie concrete del perdono, della solidarietà, del servizio.  In questa direzione vanno anche educati a vivere anche il loro tempo libero.

Esperienze

 

1) CATECHESI, SPIRITUALITÀ, LITURGIA

Gli adolescenti vanno portati dalla accoglienza “teorica” del messaggio di fede alla vita di fede che si esprime in gesti ed opere, poiché “la fede, senza le opere, è morta” (Gc 2,26) e cresce nella misura in cui viene vissuta, professata, celebrata. Il principio della vita nuova è Cristo risorto; colui che ci rende capaci di attuarla è lo Spirito Santo; lo spazio in cui sperimentare questa nuova vita è la comunità cristiana; l’ambito in cui portare frutti è il mondo.  Per la catechesi agli adolescenti, il gruppo assume grande importanza.  Esso influisce sui suoi membri in modo più incisivo di quanto può avvenire all’interno di un rapporto individuale. La catechesi, perciò, deve ordinariamente rivolgersi a gruppi. Ad essa si può affiancare una catechesi occasionale, legata ad incontri particolari, come ritiri, ecc., che cerchi di recuperare e riallacciare quei legami che, per una larga fetta del mondo giovanile si spezzano col postcresima.

Gli adolescenti hanno bisogno di vedere la spiritualità incarnata in alcuni modelli; è importante, perciò, che trovino nella comunità adulta e nella stessa comunità educativa dell’Oratorio alcune persone significative, cristiani maturi, testimoni gioiosi e coerenti.  Aumenta in quest’età l’importanza del dialogo o direzione spirituale che aiuti l’adolescente a camminare concretamente nella costruzione della propria identità di uomo e di cristiano.

Bisogna aiutare gli adolescenti a cogliere l’aspetto vitale dei sacramenti, aldilà della loro dimensione rituale. Questo processo di riscoperta può essere innescato anche da esperienze spirituali significative: campi scuola, ritiri...

È importante offrire nuovi modelli celebrativi per il Sacramento della Riconciliazione, affinché l’adolescente possa viverla in modo più maturo rispetto alla fanciullezza: il disagio nei confronti di questo sacramento è spesso causato dall’incapacità di trovare un più cosciente senso del peccato nel proprio cammino spirituale.

L’adolescente, inoltre, ha di fronte chiare norme etiche e vive il disagio di non riuscire ad adeguarvisi: la disaffezione alla pratica religiosa e al sacramento è spesso generata da questa conflittualità.  La preghiera deve assumere nuove forme ed espressioni, che facciano esperimentare l’importanza dello “stare con Gesù”. 

2) SOCIALIZZAZIONE

Bisogna portare sul tappeto i problemi attuali che toccano gli adolescenti più da vicino. Essi devono essere introdotti in esperienze guidate di servizio, per sperimentare che il proprio modo di agire può cambiare la vita propria e degli altri. Va sottolineata quella particolare forma di volontariato che è il servizio educativo: l’animazione dei più piccoli. Attraverso di essa, l’adolescente matura il proprio senso di responsabilità, prende Coscienza dei suoi doni, sperimenta la gratuità come valore che lo apre a comprendere il carattere proprio dell’esperienza cristiana.

3) GIOCO

Per questa fascia di età è valida l’espressione “attività sportiva” poiché è a quest’età che lo sport può estrinsecarsi nella completezza delle sue componenti fisiche, psichiche e tecnico-organizzative.  Le attività sportive vanno integrate con altre, di carattere più specificamente ricreativo, a beneficio di coloro che non scelgono lo sport come attività principale nell’ambito del tempo libero.

 

ATTIVITÀ

FORMATIVE: direzione spirituale; confessione almeno mensile; partecipazione alla Messa domenicale e sua animazione; preghiera personale; incontro di gruppo settimanale o quindicinale (da stabilire). Animazione della Novena di Natale e in Quaresima della Via Crucis, partecipazione ad un turno durante le Sante Quarant’Ore. Incontri con i genitori, possibilità di partecipare ai “corsi di cucito, taglio, ricamo, cucina…”.

LUDICHE: torneo di calciobalilla; torneo di carambola; torneo di ping-pong; festa di Capodanno; drammatizzazione, attività sportive, giochi individuali e di gruppo, giochi di abilità fisica e culturali, canto e ascolto musica, balli sociali, escursioni e gite, proiezioni di film, e… tante partite di calcio (da vedere!); festa di hallowen tra giochi, cioccolata calda e coriandoli…

DI SERVIZIO: festa d’inizio anno catechistico; partecipazione alle varie attività dell’Oratorio; giornalino; carnevale; attività caritative; recitals; animazione liturgica; festa della mamma; festa dei nonni; festa di fine anno catechistico; assistente catechista.

SPORTIVE: torneo di palla canestro maschile e femminile; campionato di pallavolo maschile e femminile.

 

ITINERARIO EDUCATIVO DEI GIOVANI

Destinatari: giovani dai 18 ai 25 anni.

Nei giovani si riscontra una ricerca talvolta esasperata di gratificazione immediata, si constata una notevole difficoltà ad impegnarsi nella realtà sociale con senso di responsabilità e continuità.  Si profila di fronte ad essi la necessità di dover decidere sulla propria identità, di prendere delle decisioni in base alle quali essi “giocheranno” la propria vita. Si rendono conto della necessità di dover dare un senso personale alla propria esistenza, secondo il quale muoversi nella provvisorietà del quotidiano.

Anche il problema religioso esige in quest’età delle scelte più personali che mai, non basta l’appartenenza ad un gruppo ecclesiale, non basta vivere delle esperienze religiose per continuare a credere; occorre darsi delle motivazioni, una conoscenza più approfondita e personalizzata del messaggio cristiano. 

 Meta globale. I giovani, all’interno di una proposta articolata, devono essere aiutati a formulare un progetto di vita.

Per una lettura di fede dell’esperienza affettiva, la catechesi deve educare ad una vita morale che integra la fede e la vita. La spiritualità giovanile sente l’esigenza di un cammino metodico e quotidiano. Assume particolare rilievo il ruolo e la figura del “direttore” spirituale.

 

Obiettivi

1) OBIETTIVI Dl CONTENUTO

È importante che il giovane impari a sostenere l’atto di fiducia, con cui aderisce a Dio e al suo messaggio, attraverso il ricorso sia alla verificabilità storica del fatto salvifico, sia al fatto che il messaggio evangelico risponde nella maniera più adeguata alle tensioni e alle aspettative dell’uomo (dimensione razionale dell’atto di fede).

 

2) OBIETTIVI DI ATTEGGIAMENTO

La riscoperta del volto autentico di Cristo e della Chiesa, l’assunzione del progetto di Cristo nella propria vita sono tappe che vanno sostenute con un atteggiamento di coraggio, disponibilità, donazione.

Questi alcuni degli atteggiamenti da interiorizzare: la tensione ad un progetto fondato su valori grandi, ricavati dal Vangelo, che devono guidare ogni scelta concreta; lasciarsi coinvolgere da una scelta (di fede) e da un progetto in modo definitivo, testimoniandolo con coerenza; il gusto della fatica e della ricerca; l’attitudine alla perseveranza nelle prove; la libertà dall’egoismo e dalla ricerca del piacere fine a se stesso; il senso della corresponsabilità di fronte al mondo; atteggiamenti di comunione, quali la cordialità, la tenerezza, la sobrietà, la comprensione-condivisione, la solidarietà.

Si supera così il gruppo ristretto come proprio esclusivo orizzonte e si ha la possibilità di testimoniare la propria fede in più numerosi ambienti di vita.

 

Esperienze

1) CATECHESI, SPIRITUALITÀ, LITURGIA:

Il soggetto della proposta di catechesi è sempre meno l’animatore e sempre più una comunità di credenti che si trasmettono la propria esperienza di fede. È importante, quindi, favorire la costituzione di piccoli gruppi (tra famiglie, amici, che condividono lo stesso servizio ecclesiale o sociale) al cui interno la fede viene comunicata e fatta oggetto di riflessione nei suoi vari aspetti e contenuti. A questa età sono particolarmente significative ed incidono in profondità nella vita spirituale le esperienze cosiddette forti: ritiri, corsi di esercizi spirituali, ecc.

La direzione spirituale, come momento di discernimento, dev’essere offerta. I giovani devono essere educati alla lettura di carattere spirituale, agiografico (vita di santi o cristiani contemporanei impegnati), biblico.

È buona cosa avviare la pratica della meditazione o dialogo personale prolungato, non occasionale, con Gesù Cristo. Bisogna rimotivare le celebrazioni nel giorno del Signore, individuando, anche a livello di giovani laici, le possibilità di una ministerialità liturgica. La sensibilità liturgica (segni e riti) dev’essere maggiormente educata per favorire una partecipazione più attiva e consapevole. Oltre alla preghiera personale, fatta nei luoghi dell’esistenza quotidiana, è importante riscoprire l’importanza del tempio, come spazio e tempo di preghiera e adorazione. Le celebrazioni penitenziali comunitarie, oltre che esplicitare il carattere comunitario del peccato e del perdono, sono occasione di catechesi per la riscoperta del Sacramento della Riconciliazione.

 

2) SOCIALIZZAZIONE

I valori dominanti su cui fanno perno le varie esperienze di questo ambito sono la corresponsabilità, la partecipazione e la ministerialità (servizio).

Devono essere valorizzati i momenti della comunicazione e della festa.  È importante offrire la possibilità di fare concretamente esperienze di servizio per un tempo limitato o prolungato, sia all’interno della parrocchia sia a servizio della comunità civile (obiezione di coscienza e servizio civile, anno di volontariato sociale per le ragazze, volontariato nel terzo mondo, ecc.).

3) GIOCO

 

 
 


Cfr. fascia precedente. L’offrire possibilità di incontro e socializzazione non deve essere visto come occasione strumentale in vista dell’evangelizzazione, ma come momento di promozione umana e occasione di dialogo e comunicazione.  Sempre più decisamente si può proporre ai giovani di orientare la propria passione sportiva nel servizio di animazione ludico-motoria per i più piccoli.

 

PARTE TERZA

LA COMUNITÀ EDUCATIVA DELL’ORATORIO

 

A - I SOGGETTI

La Comunità Educativa dell’Oratorio è l’insieme di tutti coloro che si impegnano, a diversi livelli e con compiti diversi, a realizzare il Progetto Educativo dell’Oratorio.

Ogni collaboratore vive la sua presenza in Oratorio con atteggiamento di servizio e di umile disponibilità; in quanto condivide con loro lo stesso ideale di servizio educativo, cerca e promuove l’unità e l’armonia tra tutti coloro che si dedicano all’animazione e alla gestione dell’Oratorio.

 

1- LA PARROCCHIA

a - L’Oratorio è parte integrante della Parrocchia e di essa costituisce un’espressione fondamentale. 

b - La partecipazione alla vita dell’Oratorio è il modo fondamentale con cui ragazzi, adolescenti e giovani sono inseriti nella Parrocchia: essi, in quanto vivono nell’Oratorio e partecipano alle sue attività, sono parte di essa. Per molti di loro, l’Oratorio rimane addirittura l’unico punto di contatto con la realtà parrocchiale. 

c - In quanto educa alla vita di fede e alla partecipazione responsabile, l’Oratorio prepara i futuri membri attivi della Comunità parrocchiale. 

d - Vista la sua funzione di “vivaio” della Parrocchia, l’Oratorio dev’essere oggetto di particolare cura ed attenzione da parte di essa.  Di quest’attenzione si fa particolarmente carico il Consiglio Pastorale Parrocchiale.

e - La presenza del sacerdote e di alcuni animatori dell’Oratorio nel CPP, garantisce il collegamento tra quest’ultimo e l’Oratorio stesso. 

f - Il C.P.P. fornisce eventuali indicazioni o proposte ai responsabili dell’Oratorio; cura che l’azione educativa dell’Oratorio si inserisca nella più vasta azione pastorale della Parrocchia.

 

2- IL PARROCO

a - In quanto responsabile primo, a nome del Vescovo, di tutta la Parrocchia, il Parroco è il punto di riferimento principale anche dell’Oratorio. Come tale, egli presiede, di diritto, gli organismi di gestione dell’Oratorio stesso (Consiglio dell’Oratorio, ecc.). 

 

b - Nell’adempimento delle sue responsabilità, si avvale della collaborazione di alcune persone capaci e disponibili.

 

 

 

 

3- ANIMATORI

a - Si ritengono animatori: i responsabili di gruppi, i catechisti, i coordinatori di servizi e programmi, i dirigenti, gli allenatori sportivi, gli animatori di attività turistiche, artistiche, ricreative ecc. 

b - Essi svolgono il loro servizio in stretta collaborazione con il direttore dell’Oratorio, con il quale concordano iniziative, discutono di eventuali problemi e intrattengono un rapporto personale di fiducia e di stima. Essi per primi devono vedere nel direttore dell’Oratorio innanzitutto il sacerdote, a cui chiedere, prima di ogni altra cosa, la Parola di vita e la Grazia dei Sacramenti. 

c - Nessun animatore compie la sua opera senza collegarsi a quella della Comunità Educativa di cui è parte. Oltre al direttore dell’Oratorio, suo punto di riferimento è perciò il Consiglio dell’Oratorio. 

d - Caratteristiche dell’animatore di Oratorio: un atteggiamento costante di conversione, per mettersi in ascolto della persona e a servizio della sua crescita; un atteggiamento di condivisione della vita delle persone a lui affidate e uno spirito di dedizione (esse si esprimono attraverso la conoscenza, la disponibilità, la solidarietà, l’accettazione di tutti coloro che gli sono affidati); una precisa, per quanto possibile, qualificazione nel suo ruolo specifico, per una conduzione seria ed educativa delle varie esperienze; un compito di responsabilità “minuta” nel condurre l’attività quotidiana della vita oratoriana (funzionamento e adeguamento dei locali, degli impianti sportivi, ecc.); impegno nello stimolare la partecipazione dei ragazzi e dei giovani alla vita dell’Oratorio, coinvolgendoli nelle varie attività; al di sopra di tutto, l’animatore deve curare la propria formazione cristiana e trovare, nella sua giornata, spazi di preghiera e riflessione che culminano in una intensa vita sacramentale.

Con ciò egli testimonia che il servizio di cui si fa carico è espressione del suo personale rapporto con Cristo e da esso trae alimento; ciò gli permetterà altresì di vivere con sempre maggior coerenza sia il suo servizio educativo, sia la sua vita personale.

L’animatore è il primo ad assumere, sia in Oratorio che fuori, un comportamento ed un linguaggio conformi alla natura e alle finalità educative dell’Oratorio.

 

4- GENITORI

a - La testimonianza e l’inserimento dei genitori nell’Oratorio sono necessari per la ricchezza dell’esperienza e per la loro primaria responsabilità educativa. 

b - Spetta a loro per primi educare cristianamente i figli sul piano civile, morale e, soprattutto, su quello della fede.

All’interno dell’Oratorio è possibile attuare una efficace complementarietà educativa tra genitori cristiani e comunità parrocchiale, evitando indebite ingerenze e nello stesso tempo deleghe deresponsabilizzanti.

c - In concomitanza col cammino di fede dei figli, l’Oratorio organizza incontri con i genitori: per aiutarli a capire meglio i Sacramenti a cui i figli accedono; per coinvolgerli attivamente nella preparazione e nella celebrazione dei Sacramenti stessi; per approfondire alcuni argomenti specifici di fede; per studiare dei problemi tipici della preadolescenza e dell’adolescenza. 

d - Una rappresentanza dei genitori è chiamata a far parte del Consiglio dell’Oratorio. 

e – E’ bene che i genitori svolgano anche attività di animazione.

      

5 - ALTRI COLLABORATORI

Nell’Oratorio prestano la loro opera anche collaboratori occasionali, legati a specifiche attività. Essi possono essere singoli o gruppi, parrocchiali e non, la cui presenza si rivela utile e preziosa.  Nello svolgimento della loro opera devono agire in conformità al Progetto Educativo, sentendosi partecipi dell’azione formativa dell’Oratorio.

 

6 - IL CONSIGLIO DELL’ORATORIO

a - Natura e compiti

1 - Il Consiglio dell’Oratorio (CdO) è espressione della Comunità Educativa dell’Oratorio; di essa promuove le attività e le iniziative, le coordina, in modo che siano tra loro in armonia, valuta se siano conformi alla finalità generale dell’Oratorio, se siano utili o opportune e se il modo concreto della loro attuazione è in linea con la natura dell’Oratorio e la sua metodologia, studia modi adeguati per coinvolgere, nella vita dell’Oratorio un sempre maggior numero di persone, allargando la composizione della Comunità Educativa e garantendo la continua presenza di nuovi collaboratori.

Coinvolgerà molto più da vicino i ragazzi che abitano nelle contrade. Visto che la maggior parte di questi viene al centro solo per il Catechismo, è bene che si riduca il tempo del “Catechismo” per aggiungervi “tempo di gioco”. Così facendo, si creeranno i presupposti per farli sentire parte integrante di questa Comunità.

 

2 - Nell’attuazione di tali compiti il CdO tiene conto:

§       delle indicazioni del Consiglio Pastorale Parrocchiale;

§       dei suggerimenti e delle richieste di coloro che operano nelle varie attività dell’Oratorio e di quelle di coloro che lo frequentano;

§       delle stimolazioni che si rivelassero utili o valide, anche se provenienti da persone o da enti esterni all’ambito oratoriano o parrocchiale.

 

b - Funzioni del CdO

Il CdO rispecchia lo stile di vita della Chiesa, della quale è espressione. In essa, il sacerdote, in quanto pastore, è investito della responsabilità ultima delle scelte di carattere educativo e formativo e di quelle ad esse collegate (la Chiesa è gerarchica). Tale responsabilità va però condivisa con coloro che, in base ad una scelta personale, radicata nel Battesimo e nella Cresima, fanno parte della Comunità Educativa dell’Oratorio (la Chiesa è comunione).

 

Ciò premesso, al CdO viene attribuita:

la funzione direttiva, per quanto concerne la gestione dei fondi a disposizione dell’Oratorio; l’uso per fini extraoratoriani di ambienti, strumenti o sussidi dell’Oratorio; l’acquisto di mobili, macchine e sussidi in genere; le iniziative o attività che coinvolgono in prima persona il Consiglio stesso, in quanto tale.

 

c - Composizione e funzionamento del CdO.

     Fanno parte del CdO:

1.     il Parroco, che di esso è Presidente di diritto;

2.     la Direttrice dell’Oratorio, nominata dal Parroco; 

3.     i Collaboratori della Direttrice, scelti dal CdO;

4.     un Rappresentante dei Catechisti, scelto dal CdO;

5.     gli Animatori, scelti dal CdO;

6.     un Rappresentante dei Genitori, scelto dal CdO;

7.     un Rappresentante (maggiorenne) del Gruppo Giovani, scelto dal CdO;

8.     i Collaboratori degli Animatori, scelti dal CdO;

9.     il Segretario - Economo, nominato dal CdO;

10. l’addetto alla biblioteca e alla videoteca, scelto dal CdO. 

Il CdO viene convocato dal Parroco a scadenza mensile e/o, eventualmente, su richiesta di un terzo dei suoi componenti. La convocazione viene effettuata tramite il segretario che la notifica almeno cinque giorni prima, presentando l’ordine del giorno che egli stende secondo le indicazioni del Presidente, o in sua assenza dalla Direttrice.

Ogni anno il CdO, tramite l’Amministratore, rende conto della situazione economica dell’Oratorio al Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici e all’Assemblea dell’Oratorio.

 

B - LE ATTIVITÀ, LE STRUTTURE

La Comunità educativa dell’Oratorio realizza il suo compito mediante molteplici attività, tra loro coordinate, servendosi delle strutture a sua disposizione. Tutte le attività dell’Oratorio devono avere carattere educativo.

 

AMBIENTI DELL’ORATORIO

a- La vecchia sede, situata in Piazza Solari viene adibita a cineforum, spettacoli vari, rappresentazioni teatrali, conferenze… La nuova sede, per tutto il resto. 

b- I fondi eventualmente a disposizione dell’Oratorio saranno destinati all’attività di ambedue gli ambienti nei quali esso opera. Il Consiglio dell’Oratorio provvede anche alla riparazione di danni, quando questi siano causati dall’uso per attività oratoriane.

 

 
 


 

 

 

 

REGOLAMENTO dell’ORATORIO

 

L’Oratorio, essendo “vita di Comunità”, ha un regolamento che ne facilita  il cammino.

§            L’Oratorio prevede persone dalla terza elementare in poi. Pur tuttavia, possono frequentarlo anche i bambini più piccoli, purchè siano accompagnati dai genitori; a questo proposito, è bene che ci siano alcuni genitori disponibili a fare da “vigilanti”dei propri figli e dei figli altrui.

§            Tutti, e particolarmente l’Animatore, dovranno cercare di coinvolgere i ragazzi ed i giovani delle Contrade nella vita dell’Oratorio, pubblicizzando le varie attività con dei volantini nelle scuole o da affiggere nei locali pubblici. Tutto questo, per la crescita del singolo e della Comunità.

§            Nell’Oratorio ad ogni persona è riconosciuta pari dignità, ed è richiesto il rispetto di tutti con le parole, le azioni, gli atteggiamenti. Proprio per questo non è lecito bestemmiare, usare un linguaggio fuori luogo, introdurre oggetti pericolosi, aggredire verbalmente, fumare.

§            Nell’Oratorio ad ogni persona è riconosciuta pari opportunità, e tutti possono esprimere le proprie idee, usufruire delle attrezzature disponibili (previo il consenso del “responsabile di giornata”), collaborare e proporre nuove e migliori idee per il bene della Comunità.

§             Nell’Oratorio, oltre ad essere di buon esempio agli altri, è richiesto il rispetto delle persone, dei responsabili, degli orari, della pulizia e dell’igiene.

§            Negli ambienti dove ci si raduna per la preghiera e la riflessione sono richiesti ordine e silenzio, per il necessario rispetto reciproco.

§            Il rispetto e l’attuazione delle regole sono affidati al Parroco. Egli, mediante i Responsabili Coordinatori dell’Oratorio, è chiamato a rendere concreto il Progetto Educativo.

§            Nell’Oratorio un posto di rilievo occupano il Coro ed il Gruppo Chierichetti. Essi sono essenziali perché la Liturgia sia vissuta e partecipata. Svolgano il loro servizio con sempre maggiore convinzione, lieti di “aiutare il Signore” a parlarci, stimolarci, rincuorarci…

§            Per la frequenza dell’Oratorio è richiesta anche la presenza e la partecipazione alla S. Messa domenicale.

§            Le Processioni sono momenti di presenza e testimonianza per ogni oratoriano.

 

§            Gli Ospiti saranno sempre bene accetti, vedi i ragazzi, con motorino, che venivano l’anno scorso. Però: a) dovranno essere presentati ad un Responsabile e da questi accettato; b) dovranno osservare le regole fondamentali del rispetto reciproco; c) dopo un breve periodo di osservazione del nostro ambiente dovranno decidersi se iscriversi o meno.

1.         RUOLI E COMPETENZE DEI GENITORI

I genitori sono i primi educatori e la loro presenza nella vita dell’Oratorio è molto importante.

L’Oratorio organizza una riunione mensile con i genitori per progettare  e crescere insieme, per approfondimenti, su temi legati alla sfera giovanile, per discutere di eventuali problemi, ecc.

Una rappresentanza dei genitori deve far parte del Consiglio dell’Oratorio e collaborare, per quanto è possibile, con gli animatori per le varie iniziative proposte (tenendo presente che l’Oratorio non è semplicemente un luogo dove “depositare” i propri figli per qualche ora).

 

2.         RUOLI E COMPETENZE DEI CATECHISTI

Essi svolgono il loro servizio in stretta collaborazione con il Parroco, con il quale concordano iniziative e discutono di eventuali problemi.

Il catechista deve curare e migliorare la propria formazione cristiana, essere presenza testimoniante e dare il buon esempio, vivere in prima persona i valori di fede che si vogliono trasmettere; mettersi a servizio dei ragazzi e della loro crescita; essere disponibile all’ascolto; avere frequenti contatti con i genitori dei figli a loro affidati.

 

3.     RUOLI E COMPETENZE DEGLI ANIMATORI

¨         Programmare le attività dell’Oratorio: reperire il materiale necessario; tenere conto dell’età dei ragazzi; preparare in precedenza il luogo dove svolgere l’attività; spiegare bene il lavoro ai ragazzi; condurre i giochi in maniera imparziale e con serietà; avere pronto un gioco o un’attività alternativa in caso di imprevisti; assicurarsi che non vi siano pericoli per i ragazzi, etc.

¨         Informare il Parroco e i genitori delle attività che si intendono svolgere, soprattutto di quelle che si terranno al di fuori dell’Oratorio.

¨         Non lasciare mai i ragazzi da soli all’interno dell’Oratorio.

¨         Dare spazio ai momenti di preghiera oltre che al gioco.

¨         Dimostrare responsabilità, puntualità, serietà e competenza; essere disponibile all’ascolto, aiutare i ragazzi più timidi e riservati ad uscire dal loro “guscio”; non lasciare il giovane a se stesso ma aiutarlo a superare le difficoltà.

¨         Dare il buon esempio: assumere un comportamento e un linguaggio conformi alla natura e alle finalità educative dell’Oratorio, quindi evitare un linguaggio “colorito” e le chiacchiere tra gli animatori quando si chiede il silenzio ai ragazzi.

¨         Vigilare affinché il comportamento e il linguaggio dei ragazzi siano corretti e rispettosi delle elementari norme della buona educazione.

¨         Evitare la competitività tra animatori, in quanto gli assoluti protagonisti sono i ragazzi (evitare discussioni davanti ai ragazzi).

¨         Dimostrare impegno nello stimolare la partecipazione dei ragazzi e dei loro genitori alla vita dell’Oratorio, coinvolgendoli nelle varie attività.

¨         Rendere l’Oratorio un luogo accogliente dove passare qualche ora di svago, ma soprattutto dove incontrare amici e crescere insieme. Chi varca la soglia dell’Oratorio deve percepire subito che sta entrando in una esperienza educativa ben precisa e non in un luogo qualunque. Pertanto, sono da evitare gli schiamazzi, le urla sconsiderate e continue (chi volesse farlo, esca, per il tempo necessario in cortile).

 

4.         MANUTENZIONE

I locali dell’Oratorio dovranno essere tenuti in ordine e puliti. Per le pulizie dovranno essere coinvolti anche i ragazzi più grandi.

Dopo ogni attività l’animatore e i suoi collaboratori provvederanno a riordinare la stanza utilizzata, in modo che la stessa possa essere disponibile per la successiva attività.

 

 

5.         FUMO

Nell’Oratorio, come da vigenti leggi, e per la nostra salute, è vietato fumare.

 

6.         DANNI ARRECATI

Il materiale presente nell’Oratorio è messo a disposizione di tutti, ma deve essere usato con cura e riposto nei vari armadietti alla fine dell’attività.

 

7.     ORARIO DI APERTURA E CHIUSURA

¨         L’Oratorio il Mercoledì apre alle ore 16,45 per il Catechismo. Si incomincia con la preghiera ben fatta, velocemente si prendono le presenze, si fa catechismo fino alle ore 18,00 con la massima serietà e con gioia, quindi si conclude con giochi organizzati. Il tutto finisce alle ore 19,30.

¨         Il Sabato, giorno di attività e di giochi organizzati (per tutti), è aperto dalle ore 17,00 alle ore 20,00. Da tenere presente che tale giorno è riservato anche alle attività comuni (incontri con i genitori, riunioni di gruppo, proiezione di film…). Pertanto, settimanalmente verrà pubblicato nella bacheca il programma del successivo sabato.

¨         Tutti gli altri giorni è aperto dalle ore 17,30 alle 20,00.

¨         Talvolta, si sarà costretti ad apportare modifiche.

¨         Il Gruppo Giovani, sempre con la presenza di almeno un responsabile ufficiale adulto, saltuariamente, può organizzarsi a trascorrere nell’Oratorio qualche ora dopo cena, purchè alle 23,30 si sia tutti a casa.

¨         Gli adulti che volessero organizzare una cena, una serata da ballo, o altro, prendano contatti con gli Animatori.

8.    TESSERAMENTO E ASSICURAZIONE

¨         Per un regolare ed ordinato accesso all’Oratorio è richiesta l’assicurazione. Pertanto, tutti i minorenni saranno assicurati. E’ auspicabile che lo facciano anche i maggiorenni.

¨         Tutti coloro che intendono far parte integrante dell’Oratorio, e quindi partecipare alle varie attività (gite comprese) dovranno essere in possesso della tessera dell’Oratorio. Sarà il CdO a stabilirne il costo. Chi vorrà frequentare l’Oratorio solo per il Catechismo, pagherà l’Assicurazione. Per gli altri, l’assicurazione sarà compresa nel tesseramento.

 

9.         RITIRO DELLA TESSERA

L’eventuale trasgressione del regolamento dell’Oratorio comporta il ritiro momentaneo o permanente della tessera.

 

 
 


 

 

 

Documenti e testi a cui si è fatto riferimento nella stesura del Progetto Educativo.

Segretariato Diocesano Oratori e Circoli Giovanili, Progetto Educativo dell’Oratorio, Brescia 1988.

Segretariato Diocesano Oratori e Circoli Giovanili, La Comunità Educativa dell’Oratorio, Brescia 1985 - Documenti del Concilio Vaticano II, in particolare: Lumen Gentium (LG); Gaudium et Spes (GS) ; Apostolicam Actuositatem (AA); Ad Gentes (AG); Conferenza Episcopale Italiana; Il rinnovamento della Catechesi (RdC), Roma 1970: Mons. Pietro Faita, Verolanuova, Brescia 1968;

Villata-Anfossi, Oratorio, Come Fare?, Torino 1988; Ufficio per la Pastorale dell’Età Evolutiva della Diocesi di Bergamo; Linee Pastorali per gli Oratori della Diocesi, Bergamo 1986; XXVIII Sinodo Diocesano, Libro del Sinodo, Brescia 1981.

Francavilla Angitola, 26/08/04

 

 

 

                                                                                     Il Parroco

                                                                                                          Don Pasquale Sergi    

 

 

 

 torna  all'ORATORIO