FESTA DI SAN FOCA MARTIRE 9 AGOSTO 2009
Da tempi ormai remoti si celebra, nella seconda domenica di agosto, la festa in onore di San Foca. I solenni festeggiamenti anche quest'anno hanno richiamato devoti e pellegrini da ogni parte, turisti di ritorno che amano quel miscuglio autentico di fede e folklore, ma soprattutto francavillesi che vivono lontano e tornano nel paese per ritrovare familiari e vecchie amicizie. E sono quest'ultimi che alimentano e rappresentano più di tutti l'anima popolare della festa, fatta di momenti di calorosi incontri, di riflessione e di pausa dai problemi causati dalla crisi economica mondiale e, comunque, da una vita dai ritmi duri e stressanti, per assaporare ancora ricordi e tradizioni che servono a mantenere sempre forte e vivo quel legame con la propria terra d'origine. La festa in onore di San Foca quest'anno si è svolta domenica 9 agosto. Nel corso della Messa solenne Don P. Sergi ha rivolto gli auguri non solo a chi porta il nome Foca, ma a tutti i membri della comunità francavillese sui quali ha invocato la protezione del loro Patrono. Il Sindaco, dott. Carmelo Nobile e il Vicesindaco Avv. Antonella Bartucca hanno partecipato ufficialmente con il gonfalone del Comune portato dal dipendente comunale Maurizio Serrao,alla Santa Messa delle ore 11,00. Alla processione, tenutasi a partire dalle ore 18,30, insieme al Sindaco e al vice Sindaco erano presenti il consigliere Caterina Galati e il Comandante dei vigili urbani Giulio Dastoli. Come sempre il Santo in processione è stato accompagnato da una grandissima moltitudine di fedeli, di turisti e di persone venute dai paesi vicini. E’ intervenuta la banda musicale A.M.P.A.S. di Filadelfia. A conclusione il Bacio delle Sacre Reliquie. Anche quest’anno grande successo ha riportato l'offerta dei tradizionali dolci in onore del Santo Patrono a forma di serpi. Le festività civili hanno avuto il loro momento clou nella serata di domenica che ha visto l’esibizione alle ore 22.00 del gruppo “FOLK E GIOVANI CALABRESI”.
OMELIA DI DON PASQUALE SERGI
Anche in questa domenica, Gesù ci porta dal piano del sentire a quello del credere. Chi crede, dice Gesù, ha la vita eterna. Il cristiano si gioca tutto nella fede. In questi ultimi tempi sono moltissime le persone che sperano di vincere l’ enalotto; hanno sempre più successo le trasmissioni televisive dove si gioca e si vince "qualcosa". Forse non ci rendiamo conto che abbiamo già ricevuto un biglietto-premio, valido per la vita eterna, quindi qualcosa che vale molto di più di qualsiasi vincita terrena. Investire la nostra vita con Gesù, ci permette di vincere nientemeno che il paradiso, e per sempre. Condizione necessaria è credere in Lui. Ma cosa significa "credere'? Credere non significa semplicemente "credere in Dio” che esista e che abbia creato l'universo, ma "credere a Dio” che è una cosa molto diversa. Il fatto di credere in Dio non comporta nessun merito: anche satana crede in lui! Credere “a Dio" significa affidarsi totalmente e incondizionatamente a Lui, osservando la sua Parola e obbedendo a Lui; altrimenti non è fede! La fede non è sentimento, né si può misurare attraverso l’emozione o l’autosuggestione. E una decisione totale dell'uomo che coinvolge tutto il suo essere e tutta la sua persona. Mangiare il pane che Gesù ci offre, cioè la sua stessa vita, è credere che in quel pezzo di pane è presente Lui, è lasciare che sia Lui a prendere in mano la nostra vita,fino a trasformarci in Lui. Senza pane possiamo sopravvivere, ma senza Dio sarebbe impossibile! Il vangelo, oggi si apre con una annotazione amara: 1 Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: 'lo sono il pane disceso dal cielo"'. La mormorazione, quella di ieri e quella di sempre, anche la nostra paesana mormorazione, è il tipico atteggiamento dei cuori induriti, che non vogliono accettare la logica di Dio. Addirittura, non vorrebbero permettere a Dio di essere Dio, pretendendo piuttosto di imporgli i propri schemi miopi e meschini. Quanto diverso da costoro è stato l'atteggiamento del nostro santo Patrono nei confronti di Dio! A questo punto, voglio sottoporre alla vostra attenzione, ciò che, di san Foca, ho detto il 22 giugno scorso su Radio Maria, diffusa e apprezzata in tutto il mondo. Chi è stato presente in chiesa all'ora di spiritualità, e chi ci ha seguiti attraverso la radio, è rimasto entusiasta. - Grazie ad alcuni fedelissimi di questa comunità parrocchiale, milioni di persone, per un'ora sono stati con noi “un cuore solo e un'anima so1a”, in Italia e all'estero; - grazie ai presenti, Francavilla è stata conosciuta e stimata, San Foca è stato conosciuto e attualmente venerato, imitato e proposto. Dunque, Foca, come voi ben sapete, é nato ad Antiochia ed è vissuto in un'epoca in cui essere cristiano significava mettere a repentaglio la propria esistenza. Foca, attraverso la preghiera, la meditazione e la carità vissuta, divenne imitatore di Gesù Cristo; quindi, per appartenere completamente a lui, volle essere battezzato, e, da allora, la sua vita cambiò radicalmente. A Sinòpe, lasciate le armi, polche era soldato, si dedicò alla coltivazione di un orticello, e a sfamare i viandanti che si trovavano a passare dalla sua modesta casa. E' stata appunto l'inestimabile carità verso il povero, il misero, l'affamato,a far sospettare ch'egli fosse cristiano, e come tale fu accusato e deciso di privarlo della vita, poiché il cristiano, in quel periodo, era considerato nemico della patria. Persino i soldati che avrebbero dovuto ucciderlo, rimasero stupiti, scossi dall'affabilità con cui vennero accolti da quell'uomo semplice e pio. Ecco come si svolsero i fatti: alcuni soldati si sono trovati a passare dall'orto di Foca, che, affabilmente, li invitò a sfamarsi e a dissetarsi. Dopo di ché, chiese agli ospiti il motivo del loro faticoso cammino. Essi risposero: “ Te lo diremo, se ci prometti di mantenere il segreto”. Foca promise, ed essi: “Siamo in cerca di un certo Foca per metterlo a morte, ma non lo conosciamo; se tu puoi aiutarci, ci renderai un grande favore”. Foca rispose: “Quest'uomo mi è noto abbastanza e vi prometto di consegnarvelo, ma domani, perché adesso è notte; vi piaccia quindi riposare delle sostenute fatiche “. Mentre i soldati riposavano, Foca preparava la sua anima, disponendosi alla morte. L'indomani, di buon mattino, si fece incontro agli ospiti, e, sereno, quasi sorridendo, disse loro: “Sono io l'uomo che cercate! Prendetemi, Fate di me quello che volete”. 1 soldati, pieni di stupore ed increduli, non ebbero il coraggio di eseguire la sentenza di morte. Foca li supplicava di compiere il loro dovere, aggiungendo che lui era sereno e gioioso, e non aveva paura. E i soldati, invece di ucciderlo, lo portarono ad Antiochia, sperando che i loro capi lo avrebbero risparmiato dalla morte. Informarono il proconsole Africano, il quale, grandemente meravigliato del loro racconto, affermò di volerlo conoscere ed interrogarlo personalmente. 1 soldati, prontamente, lo condussero al suo cospetto. Il giudice disse a Foca: Chi sei tu, che non riconosci come Dio il nostro imperatore Traiano? A1 silenzio di Foca, che in quel momento imitava il silenzio di Gesù dinnanzi al sommo sacerdote Calfa, il giudice esclamò: Perché taci? E Foca: Non basta a Traiano essere chiamato imperatore, senza avere l'attributo di Dio? 1 supplizi poi, che tu mi minacci, sono da me desiderati e sono contento se tu comandi di eseguirli. La cosa più importante, il tesoro più grande, per Foca, era l'amore di Dio, fare la volontà di Dio. Durante l'interrogatorio, improvvisamente, una luce celeste irradiò in quel punto dove essi si trovavano, e, vestiti di fiamme vampeggianti, apparvero tre angeli, per cui Africano, esterrefatto, cadde a terra privo di sensi. Sua moglie, Terenziana, supplicò Foca d'intervenire, promettendo che, se il marito fosse tornato in vita, si sarebbe convertita al cristianesimo. Foca pregò con gran fervore; Africano tornò in vita, ma invece di liberarlo lo fece condurre da Traiano. Qui, stesse accuse, stessa incrollabile fede di Foca, che, essendosi affidato a Dio, sente dall'alto una voce: “Sii forte, o Foca, io sono con te; avrai un posto in Paradiso". E così, nel 107, dopo essere stato gettato in una fossa di serpenti velenosi, ed esserne uscito incolume, è stato decapitato. Nel corso dei secoli, a Francavilla e altrove, è stato invocato, supplicato; molte anime si sono consacrate a lui, portandone il nome, diffondendo il suo fulgido esempio di vita cristiana. Molti sono venuti dal paese, dalle campagne, addirittura dall'estero, in questa magnifica chiesa a lui dedicata. Si sono presentati al cospetto del santo Patrono con le lacrime agli occhi, i ginocchi flessi e lacerati, i piedi scalzi. Quante mamme hanno portato in braccio il proprio bimbo ammalato e, fiduciose, l'hanno offerto a san Foca! Quanti voti, promesse e sacrifici! Che magnifica fede! Quanto orgoglio, nel definirsi devoti a san Foca: da lui protetti, da lui presentati all'eterno Padre! Oggi siamo qui, per dirgli: grazie per il tuo esempio; grazie per la tua protezione contro le insidie del male; grazie per il tuo sostegno e le tue preghiere.
Scusaci, per le incoerenze.
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