Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

 

Ricordando la storica visita di Papa Wojtyla al Santuario di Paola nell'ottobre di 22 anni fa

Aspettavamo da secoli! E per noi calabresi l'attesa è ragione di vita che va oltre il tempo ed il raziona­le. Era come un aggomitolare le speranze in una matassa bianca come la veste del Papa, come il candore dell'anima imprigionata nel corpo di tutto un popolo. Un'anima che per essere prigioniera non riesce a spiccare il volo verso gli spazi del proprio avvenire. E i cieli del futuro resta­no vuoti e i sogni rimangono corpi impal­pabili. Ma il Papa venne, mitico nella sua umanità travolgente, circonfuso dell'alone del Messia. II nostro fu un grido corale rimbalzato nell'aria da quella Figura ierati­ca perché raggiungesse le orecchie dei si­gnori del potere: lavoro, giustizia, dignità ... E nelle parole e nel tono del Pontefice c'era il senso vibrante di chi vuole scuotere le coscienze, far sussultare gli animi,

 co­struire la rinascita. I piedi del Vicario di Cristo avevano toccato la stessa terra che cinque secoli or sono aveva percorso Fran­cesco da Paola e i suoi occhi avevano visto le stesse montagne con le quali 'Eremita di Calabria aveva parlato e lo stesso mare che il Taumaturgo aveva attraversato pro­digiosamente; ed anche lo sguardo, come se il tempo non fosse passato, aveva scru­tato i volti delle generazioni della speran­za. L'esaltazione, il tripudio con cui le mi­gliaia di persone provenienti dal circonda­rio e dalla provincia, hanno accolto il Papa a Paola, hanno suscitato nell'Uomo di Dio emozioni improvvise e tempestose da farlo uscire più volte fuori dagli schemi dei di­scorsi ufficiali. Un feeling tutto nostro, meridionale, proprio della gente del Sud, sembrava legarci, in un afflato d'intesa e di comunione, a questo uomo del Nord che, dalla scansione della voce e dalla pe­netrazione del suo guardare, prendeva le sintonie del cuore della massa allorché l'accento veniva posto sui nostri problemi di sempre. Non a caso il sindaco della Cit­tà, Francesco Lo Giudice, nel suo saluto di ben venuto, gli aveva detto, tra l'altro: "Ma vogliamo anche rivelarVi il nostro grande bisogno di giustizia, di progresso, di lavoro, soprattutto di lavoro per tanti nostri fratelli che sono da anni alla vana ricerca di un'occupazione dignitosa o te­mono di perderla." Giovanni Paolo li non sembrava di essere sorpreso di ascoltare le nostre ansie, ma non mancava di cogliere le emozioni che trasparivano nei movi­menti plateali della folla. Egli non era ve­nuto per gestire un potere politico; non era qui per accaparrarsi un consenso di massa o una simpatia di popolo. Era qui per riaffermare i valori dell'uomo in rap­porto al fine ultimo che è Dio. E in questa ottica mirava a cogliere le dimensioni complesse e varie della nostra umanità. "Cari'abitanti di Paola - aveva esclamato sul Lungomare della nostra Città in quel pomeriggio di sole del 5 ottobre 1984 -, conosco le nobili tradizioni religiose e mo­rali che portate scolpite nell'intimo dei vo­stri cuori: voi siete attaccati alla vostra fede, siete fedeli alle vostre famiglie, ono­rate i vostri morti; sapete essere pazienti nelle prove, costanti nella fatica, solidali nelle necessità. Continuano a fruttificare tra voi quei semi di bene che San France­sco, con la parola e con l'esempio, sparse a larga mano in queste contrade, che egli tanto amò." II carisma accattivante del Successore di Pietro percorreva l'aria come un bene diffusivo di se stesso e  l’incedere  della parola, accesa del divino, unico re del Papa, trasfondeva un riarmo n nel cuore di ognuno. Ma il Papa non ha  parlato solo di spiritualità e di riferimenti religiosi, che sono gli argomenti della sua missione pastorale; ha soffermato anche la sua attenzione sulla problematica di fondo della Regione che ha mostrato di conoscere sin dagli anni precede cui si preparava la sua venuta in Calabria chiesta e voluta dall'Episcopato calabrese E già il santo Padre, in occasione della visita  ad limina dei vescovi, il 10 dicembre  1981, presa conoscenza delle relazioni dei presuli, aveva detto loro: "... Non si può  restare insensibili davanti ai problemi così numerosi, gravi e dannosi, della cosiddetta "questione meridionale" con la differenze economiche e sociali tra Nord e  sud né si può ignorare che anche all'interno della questione meridionale esiste, una "questione calabrese" che ha dietro  le spalle cause molteplici di natura storica geografica, culturale e sociale" L'intero viaggio nella Regione è stato improntato a questi argomenti. Ma i paolani, euforici nella vigilia di preparazione, entusiasti per  la presenza del Papa, rimasero, però, delusi  dell'organizzazione della sosta a Paola del Pontefice, il quale, tra l'altro, avrebbe per­nottato per ben due volte nel Santuario. Le forze dell'ordine si erano lasciate pren­dere da una eccessiva preoccupazione do­vuta, probabilmente, ad episodi malavitosi di un recente passato, e fecero di tutto perché il percorso dal lungomare alla Basi­lica di San Francesco avvenisse in modo ra­pido, simile ad una vera e propria corsa. Anche una parte del clero aveva dato la sensazione di escludere i paolani dalla ce­lebrazione della Messa all'aperto presso il Santuario, perché destinata soltanto ai re­ligiosi e religiose della Calabria. I fedeli lai­ci, anche se anziani o impediti, si sarebbero dovuti recare a Cosenza. La gente, quindi, non aveva avuto la possibilità fisica di stringersi intorno al Vicario di Cristo. E la reazione non si fece attendere. Ed è giusto che non rimanga dimenticata. La Pro-Loco e i Comitati di Quartiere inviarono un tele­gramma all'Arcivescovo di Cosenza col se­guente testo: "Paolani tutti esprimiamo vibrata protesta confronti codesta Curia per boicottaggio visita Pontefice nostra Città. ° Un altro telegramma fu inviato al Papa presso il Santuario con il seguente testo: "Grati Sua particolare attenzione, paolani tutti esprimiamo Santità vostra propria insoddisfazione et delusione per modo rigidamente restrittivo ed percorso rapidissimo Sua visita nostra Città prepa­rata con grande amore ed affetto filiale in comunione nostro Santo ed sentiamoci profondamente umiliati per mancata con­sueta comunicativa con popolo stop" : Era la mattina del 6 ottobre ed anche il Sinda­co della Città, Francesco Lo Giudice, rivolse al Papa una lettera di ferma, ma garbata protesta nella quale, tra l'altro, diceva: "Di fatto, la trepidante attesa dell'incontro con la Santità Vostra é stata frustrata dall'imponente servizio di sicurezza e alla eccessiva velocità con cui il corteo si è snodato per le vie cittadine". II popolo era furente e la stessa sera assediò letteral­mente il viale del Santuario per attendere il Pontefice che al suo rientro avrebbe do­vuto recitare il Rosario in collegamento con la Radio Vaticana. L'arrivo fu salutato da urla, applausi e grida "Viva il Papa.' E dopo la recita del Rosario, il Santo Padre, unico a non aver paura, ha rotto gli indugi, ha superato ancora una volta lo schema del programma e si è voluto affacciare alla balconata della facciata centrale della Ba­silica per improvvisare un discorso sempli­ce ed esaltante, dicendo, tra l'altro: "Ve­nendo in Calabria, ho pensato che forse il luogo più importante fosse Reggio Cala­bria, forse Catanzaro, forse Cosenza, ma vedo che il luogo più importante è quello dove é san Francesco di Paola. Non ho sa­puto questo prima, ma venendo qui lo ve­do e lo vedo anche in questa circostanza, che il Papa, perla seconda volta, deve ve­nire qui, in questo Santuario!... La mattina dopo, prima che il Pontefice salisse sull'eli­cottero e lasciasse Paola, una folla immen­sa occupava il piazzale del Santuario sin dalle prime ore. L'appuntamento con la storia stava per finire. Sarebbe rimasto il ricordo. II sole brillava nell'aria fresca di ottobre mentre il fiume scrosciava nella vallata e quando il Pellegrino del mondo apparve sulla soglia della Basilica, un'ova­zione gioiosa riempì la gola dei monti. Le preghiere divennero fruscio tra le foglie degli alberi anelanti. La calca si fece più serrata e più incontenibile. Ancora una volta Giovanni Paolo II ruppe gli schemi ufficiali, scansò i cordoni di protezione e volle confondersi con la gente che deside­rava toccargli la veste bianca proprio come accadeva a Gesù quando andava per le strade della Galilea.

Attilio Romano  “ LA VOCE DEL SANTUARIO  2006”

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