IL QUOTIDIANO 21-02-2006
SEMINARIO DI STUDI A 500 ANNI DELLA FONDAZIONE DELLA REGOLA DEI FRATI MINIMI
GLI INSEGNAMENTI DI SAN FRANCESCO
EVIDENZIATO , TRA L’ALTRO, IL FORTE VALORE UMANO DEL SANTO DI PAOLA
PIZZO -18-2-2006 - Davvero corposo è stato il seminario di studi sui 500 anni della, Regola dei Frati Minimi organizzato all' Hotel Marinella dalla, comunità dei padri Minimi della parrocchia di San Rocco e San Francesco di Paola., in previsione della settimana sociale delle chiese calabresi che si svolgerà a Vibo Marina dal 2 a16 marzo prossimi, su specifica idea, di padre Gaetano Nicolaci.
Diversi gli interventi seguiti all'introduzione ed al saluto del correttore provinciale padre Gregorio Colatorti, che ha affermato l'amore e la devozione al padre fondatore San Francesco, esprimendo la gioia per la presenza del rettore generale dell'ordine dei Minimi padre Giuseppe Fiorini Morosini, rivolgendo i ringraziamenti al sindaco della città Franco Falcone, ed i saluti ai confratelli, religiosi e religiose, ai terziari, alla comunità, francescana, di Pizzo, a padre Gaetano che ha avuto la felice intuizione dell’’incontro.
«Questo è un momento che ci arricchisce, perché oggi la chiesa calabra addita San Francesco come il calabrese doc, uomo e santo che col suo carisma è un patrimonio di valori morali e sociali per il rilancio dei calabresi nel mondo. La nostra terra - ha affermato il correttore provinciale - rinascerà se saprà scommettere su Francesco di Paola che riassume i tratti migliori della generosa terra calabra e che ha rappresentato una presenza profetica,. Egli fu un uomo di fede a cui si è sempre richiamato nelle sue azioni, unito con Dio si sentiva unito con gli uomini e l'amore in tutti sensi gli ha consentito di costruire una vera comunità umana, lui, che fu uomo di speranza e di carità senza finzioni e doppiezze, profeta e costruttore di pace, che c'invita a recuperare i valori cardini umani e sociali. E noi, quali suoi discepoli, vogliamo essere presenti ad evangelizzare questa terra».
Padre Fiorini Morosini ha esplicitato la Regola francescana, con una premessa fondamentale e cioè che quando ci si accosta a San Francesco è necessario affermare l'unità della persona che ha scelto il primato di Dio, altrimenti non si riesce a comprendere tutta la sua azione ed il suo impegno scaturito dalla, fede, perciò da questa regola, non si può prescindere. Quindi, egli ha puntualizzato alcuni principi che riguardano l'impegno generale dell'uomo, cui il santo paolano offre la penitenza per la vita come molla, per andare avanti: «Siamo dinnanzi all’ esperienza di vita di un profeta che lancia messaggi attraverso gesti e scelte forti concesse da Dio che talvolta ci lasciano sconcertati, sono indicazione che stanno alla, base del Vangelo e c'è una penitenza in funzione della, qualità della, vita dell’ uomo, ora, in questo mondo, come condizione della vita che ci attende. San Francesco - ha proseguito padre Morosini - ci ha proposto una qualità di vita per la, quale l'uomo può essere felice, con l'impegno, della lotta e della, penitenza per 1'affermazione di valori umani che richiedono sacrifici, ma che elevano la dignità dell'uomo e della famiglia,. Penitenza che non. vuole demolire la vita, ma che è in funzione dei valori della vita, e che sostiene la "Conversione" quale regola primaria».
Per quanto attiene al rapporto col mondo, la, "Regola,°' francescana propone di fuggire dal mondo, vale a dire l’emigrare tipico della spiritualità, medievale, ma avendo ben presente che l'attesa dell' eternità non distoglie dal
mondo e non nega l'impegno nella, costruzione della, società terrena. Principi della vita associata sono 1'obbedienza e la, correzione reciproca, ed ecco perché, ha precisato padre Morosini, il "superiore" è chiamato "correttore", poiché correggendo prima se stesso possa correggere poi gli altri: `Bisogna sapersi immedesimare nella realtà delle debolezze umane e chi non sa obbedire non sa comandare. La vita associata va fondata nella consapevolezza del proprio limite, mettendosi in atteggiamento di collaborazione e d'aiuto agli altri, da cui scaturisce il bisogno dell'aiuto l'uno con l'altro, senza di cui non c'è apertura, ma chiusura, a partire dalla famiglia. La "Comunità" è il luogo dove far crescere insieme la qualità della vita, aiutandoci insieme, con la consapevolezza di camminare insieme, sopportandosi uno con l'altro, camminando
insieme ed orientati reciprocamente a crescere: non si cresce se tutti non ci mettiamo in una situazione di crescita, e tutti dobbiamo collaborare per correggerci attraverso l'accoglienza reciproca,, con la volontà di condividere i beni materiali, le difficoltà, i successi e gli insuccessi, collaborazione, dialogo, sapendo tacere al momento opportuno; col perdono reciproco che rinnova la vita di comunione, e non cercare la punizione nel fratello che ha sbagliato per vendetta, ma la conversione che redime, nella consapevolezza che la, misericordia non è acquiescenza al male". Sono seguiti, poi, gli interventi dello storico dell'ordine padre Rocco Benvenuto e del professore Antonio Monorchio, mentre le conclusioni dei lavori sono state fatte da monsignor Domenico Tarcisio Cortese, vescovo di Mileto-Nícotera-Tropea, il quale, in alcuni passaggi, è stato molto duro, richiamando che l’amore si deve muovere su due fronti contemporaneamente, su quello della, testimonianza e su quello della speranza, sull’ esempio di San Francesco, che ogni cristiano deve concretizzare. Ed è stato a questo punto che monsignor Cortese, dopo aver affermato che basta la presenza di un solo giusto per annullare la malvagità degli altri uomini, ha detto con forza: «Oggi assistiamo ad un fatto gravissimo, un ministro è stato chiamato a dimettersi per la sua insipienza e demenza».
Francesco, ha proseguito il vescovo; è uno di questi giusti e tutti gli uomini si devono confrontare con la santità .di cui egli è portatore, oggi il cristiano ha ridotto i santi a delle semplici figurine di carta, mistificando il Vangelo, mentre è urgente "ricentrare" il senso vero della fede cristiana, di cui i santi sono il riflesso: «Convertitevi al Vangelo - ha ammonito il vescovo Cortese - convertendo verso Dio, dando a lui il cuore, per essere anche uomo sociale, poiché la santità, per sua natura, è anche sociale, mentre oggi si assiste ad un disordine ed ad una rottura sociale, ad una rottura con Dio, allo scontro dell'uomo lupo contro l'altro uomo, quando invece è necessario tornare al senso della fraternità. Abbiamo bisogno - ha concluso monsignor Cortese - di testimoni di speranza come San Francesco di Paola, che sappiano mostrare Dio, perchè i santi sono portatori di speranza e amore, ma per fase questo bisogna rivalutare il cuore, come ha fatto Francesco che da calabrese seppe amare profondamente la sua terra, guardando alle cose positive e non come fa il Tg3, che è diventato l'organo della mafia in Calabria, poiché riporta solo notizie negative».
IL QUOTIDIANO 21-02-2006
ALBUM FOTO DI GIUSEPPE PUNGITORE
SALUTO DI PADRE GAETANO NICOLACI
RELAZIONE DEL P . PROVINCIALE GREGORIO COLATORTI
L' INTERVENTO DEL PADRE GENERALE REV. MOROSINI
INTERVENTO DEL PROF. A.. MONORCHIO
TRA I PARTECIPANTI IL VICE SINDACO DI FRANCAVILLA ANG. ANTONIO ARACRI
REV. PADRE ROCCO BENVENUTO STORICO DELL'ORDINE DEI MINIMI .
SALUTO DEL SINDACO DI PIZZO FRANCESCO FALCONE
INTERVENTO CONCLUSIVO DEL VESCOVO DI MILETO MONS. DOMENICO CORTESE
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