In viaggio verso la cittadina francese di Tours sulle tracce della tomba di San Francesco da Paola
IL Santo calabrese, morto in Francia e dimenticato dai fedeli
"Sulle orme di San Francesco di Paola" si potrebbe intitolare la curiosa avventura che qualche giorno ho fatto nella cittadina francese di Tours insieme ad un giovane farmacista calabrese di nome Rocco e ad una guida turistica di nome Franca.
Non tutti sanno, infatti, che proprio in questo luogo è stato sepolto nel 1507 San Francesco.
Così prima di entrare nel vivo del nostro racconto forse è meglio rispolverare qualche notizia bibliografica sulla vita del Santo. San Francesco nacque a Paola nel 1416.
A dodici anni divenne francescano. All'età di quattordici anni, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma e Assisi, si stabili come eremita sulla riva del mare vicino alla sua città. Molti discepoli lo seguirono e infine la loro comunità di Paola diede vita al nuovo ordine dei Frati Minimi (cioè gli ultimi di tutti i frati). L'austera penitenza e le mortificazioni, la difesa degli umili e le predizioni avveratasi( come quella della liberazione di Otranto presa dai Turchi, 1480) gli procurarono tale fama che Luigi XI di Francia si rivolse a Sisto IV perchè gli mandasse San Francesco.
Fu così proprio Sisto VI che qualche anno dopo (1483) ordinò a San Francesco di andare in Francia per visitare a Plessis-lès-Tours il morente Luigi XI. Successivamente, rimase in Francia, assai venerato da Carlo VIII, successore di Luigi XI, di cui egli favorì il matrimonio con Anna di Bretagna. Nel 1519 fu canonizzato e nel 1943 è stato nominata patrono dei naviganti.
Fatta questa breve premessa, iniziamo adesso il nostro viaggio. Giorno 25 agosto arrivo a Tours insieme a Rocco e a Franca. La sera, dopo aver cenato, io e Rocco, su indicazione di Franca che ci segnalò la posizione del luogo ove dimoravano i resti del santo sulla cartina topografica, decidemmo di fare un giro notturno per la città alla ricerca di tale chiesetta, incoraggiati dal fatto che la distanza da percorrere dalla nostra pensione non sembrava poi tanta.
Infatti, dopo aver girovagato per circa un oretta tra le strade notturne di Tours, trovammo la chiesetta, con la seguente targa: Eglise Saint Francois de Paule. Rimanemmo molto sorpresi da tale vista, in quanto la costruzione appariva molto moderna e quindi per niente corrispondente alle notizie storiografiche. Ritornammo molto perplessi alla nostra pensione, dopo aver scattato qualche fotografia.
Il giorno dopo, raccontammo tutto alla nostra guida Franca, la quale dopo essersi nuovamente informata ci mostrò un altro sito.
Il pomeriggio successivo approfittando del tempo libero io, Rocco e Franca decidemmo di recarci presso questo nuovo sito.
Dopo aver preso utilizzato i mezzi di trasporto pubblici, arrivammo finalmente presso il luogo suggerito. Inizialmente, non riuscimmo subito a scoprire dove la chiesetta fosse collocata. Malgrado la vastità degli spazi che si aprivano davanti ai nostri occhi, ci volle un bel po' di tempo per capire la posizione esatta della struttura.
A renderci complicato il ritrovamento, si aggiunse anche la mancanza di insegne e l'abbandono degli edifici che ci stavano intorno. Dopo aver costeggiato un muro che circondava un edificio, distrutto ed abbandonato, che, però, conservava qualche elemento architettonico riducibile ad un convento, arrivammo presso una porta in ferro arrugginito su cui era scritto: TOMBEAU de S' FRANCOIS de PAULE.
Finalmente, eravamo arrivati alla nostra meta. Malgrado la soddisfazione, durata solamente qualche minuto, scoprimmo ben presto, sebbene non vi fosse nessun orario di apertura e di chiusura affisso, che la porta era chiusa a chiave. Decidemmo, allora, di costeggiare ancora per un po' il muro ed arrivammo ad un cancello chiuso. Anche questo si presentava in un avanzato stato di degrado. Nell'attesa di riuscire a capire come entrare nella struttura, la porta del cancello si aprì ed uscì un anziano signore. Franca, che sa molto bene il francese, si mise a parlare con lui ed a spiegargli il motivo della nostra presenza lì.
Il nostro interlocutore ci indirizzò verso una delle case presenti nelle vicinanze; lî stava una signora in possesso della chiave della porta.
Dopo aver per qualche minuto girovagato nel piccolo rione, riuscimmo a trovare la costruzione. Suonammo il campanello e ci apparve un'anziana signora di età prossima ai novant'anni. Dopo aver parlato con lei ed aver nuovamente illustrato i motivi della nostra presenza, ci consegnò la chiave della porta di ferro. Ci disse, inoltre, che solo da poco tempo la cappella era stata restaurata.
Arrivati davanti alla porta, riuscimmo solo dopo alcuni tentativi a entrare, in quanto la serratura manifestava segni di deterioramento tali da rallentare l'apertura.
Una volta entrati, mi accorsi che nei terreni intorno c'erano coltivati vari tipi di ortaggi: pomodori, melanzane, etc.. Mentre un sentiero pulito ed in ordine conduceva dalla porta alla cappella. Arrivati, aprimmo la porta e subito di fronte ai nostri occhi si presentò la tomba del santo.
Nella sala vi erano: quadri, una statua del santo ricoperta di polvere , ed affisse sulla porta alcune bacheche. Dopo aver fatto qualche foto, uscimmo dalla struttura e riconsegnate le chiavi ci avviammo verso la nostra pensione.
A questo punto qualche domanda occorre certamente farla.
Come mai tale abbandono? Forse anche per la chiesa continua a persistere la differenza tra santi poveri e ricchi; di categoria A e di categoria B? Speriamo che malgrado tutte le supposizioni si possa presto iniziare col recuperare e valorizzare, almeno in parte, una fetta della nostra storia.
di Romano Pesavento “ Venerdì I Settembre 2006 n. 34 CULTURA la Provincia kr”
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