Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

Vincenzo Adolfo Ruperto ci ha fatto la gradita sorpresa di inviarci un lungo volume   su  FRANCAVILLA BORGO DUCALE corredato di pregevoli fotografie e  di quadri importanti . Lo ringraziamo cordialmente e volentieri pubblichiamo  il materiale  inviatoci,  perché possa essere apprezzato dagli appassionati lettori del nostro sito .

Vincenzo Ruperto

Un borgo ducale dell'Angitola nel secolo dei Lumi FRANCAVILLA

 

-Fonti e reliquie storiche-

   

Historia magistra vitae
(La storia è maestra di vita, Cicerone.)

 


Francavilla, chiesa San Foca Martire- Immagine raffigurante castello ducale

 

CAPITOLO I

INTRUDUZIONE

El Idrisi, geografo arabo al servizio di re Ruggero II, citando l'Amato e l'Angitola, ebbe a descrivere quest'ultima, intorno agli anni 1139-1154, come fortilizio considerevole e popolato, volendo così documentare l’esistenza di un’area geografica, lungo il suo corso e i suoi affluenti, ricca di villaggi e casali posti in luoghi fortificati o fortificanti, il cui accorpamento amministrativo, fatto in epoca bizantina in Roccangitola, fu una scelta dovuta a motivi fiscali, facilità di controllo territoriale, e militari, come avamposto di altri siti idonei alla difesa e all’offesa.
I Bizantini incisero profondamente nella vita delle comunità, sia nell'amministrazione, sia nella cultura, sia maggiormente in quella religiosa. Il culto religioso orientale fu ben radicato tra la popolazione angitolana.
 I Normanni diedero grande impulso alla diffusione del rito latino e dovettero convivere a lungo con la ben radicata religiosità orientale. Francavilla e il suo Territorio furono un caso esemplare di questa convivenza religiosa. La politica normanna si caratterizzò per l’aiuto anche economico all’ecclesia latina favorendo la concessione di feudi vastissimi.
L’Abbazia del Corazzo, nel Territorio di Francavilla possedeva un vasto feudo che si estendeva dalle zone vallive dell’Angitola a quelle collinari intorno al centro abitato.
Parte di questo feudo diventerà suffeudo dei Sanseverino e in seguito dei Mendozza-De Sylva. Francavilla con il suo Territorio rappresentava, come oggi, il confine delle diocesi vescovili di Mileto e di Nicastro. Filandaro, Mancino, Bonì erano aggregati alla Mensa Vescovile di Nicastro che riscuoteva i censi per conto dei Benedettini di Salerno  come Beneficio di S. Eopulo.
Presso la Serra di Vonì (così nei documenti notarili del ‘700 era chiamata la montagnola di Bonì) vi era la via pubblica che limitava i confini territoriali delle Terre di Francavilla e di Maida, Curinga e Cortale allora erano suoi casali.
Nel Territorio di Francavilla i monaci basiliani possedevano beni fondiari nella zona compresa tra la Cannalia, Castellano, Santo Stefano, Archi, Giuda.
Anche la mensa vescovile di Nicotera possedeva i suoi beni fondiari sui quali riscuoteva i censi sino al periodo della Cassa Sacra.
La formazione del contado di Mileto avvenne attraverso varie vicissitudini storiche.  Non era un corpo territoriale omogeneo. Il conte Ruggero aveva fondato la diocesi di Mileto dall’accorpamento di quelle di Tauriana, Nicotera e Vibona e ne fissò i confini da Maida a Reggio. Si volle creare un centro di latinizzazione, molto sostenuto da Papa Urbano II, il quale, secondo alcune fonti, sarebbe venuto a Mileto, nella primavera del 1091, per incontrare il Normanno, al fine di approfondire la politica ecclesiastica portata avanti per il primato del rito latino su quello bizantino. Essendo stato esaudito in tutte le sue richieste, avrebbe concesso a Ruggero Conte di Calabria e di Sicilia, la delega di ampi poteri in campo ecclesiale nel territorio dei suoi domini.
Intanto Francavilla cresceva come borgo medievale con le mura di cinta, le chiese, il castello, il commercio, l’artigianato, l’agricoltura, la pastorizia. Il contado di Mileto comprendeva, oltre alla stessa città sede prescelta dai primi sovrani normanni e della diocesi vescovile, i suoi casali di Jonadi, di Paravati, Galantro, S. Giovanni, Corazurmi, le Terre o Università di Motta Capistrano, di Caridà e suoi casali, di Francica e suoi casali Pongadi, Mutari, S. Costantino, di Roccangitola ossia Maierato, di Montesanto, del Pizzo e di Francavilla.
Sarebbe stato, secondo alcune fonti, Ruggero di Lauria il primo feudatario del Contado di Mileto, almeno da quanto si evince dai Diplomi o Assensi reali (regesto 1303 B folio 169). Dopo la sua morte, il vasto feudo passò al figlio Carlo di Lauria (regesto 1310 A folio 288.) e da questi al fratello Berengario (regesto 1313 A folio 139). Dopo la sua morte, il feudo passò ad Arrigo (Enrico) Sanseverino come dote della moglie Maria Lauria, ultima figlia d Ruggero. La famiglia Sanseverino, detenne il contado sino al 1497, cioè sino alla congiura dei baroni. Fu in questo periodo, fine 1300, che fu dato il toponimo di Francavilla al borgo sorto dall’accorpamento dei casali di Carthopoli, Clofoni e San Foca, essendo state concesse franchigie sui vari balzelli a tutti quelli che volevano stabilirsi nel nuovo Borgo, al fine di popolarlo e incrementare così tutte le attività produttive utili alla comunità e, di più, allo stesso feudatario. I Sanseverino, più tardi, in provincia di Calabria Citra daranno lo stesso toponimo a un Borgo del quale erano feudatari, Francavilla Marittima.
Parecchi sono gli scritti di storia locale. Sono il sintomo positivo di un diffuso interesse per la ricerca e la conoscenza del tempo, dei luoghi, dell’ambiente economico-sociale in cui vissero e operarono i nostri antenati.
A volte questi scritti stentano a creare un collegamento con la storia regionale, nazionale ed europea.
Non è facile lavoro e si rischia di produrre scritti incomprensibili o comunque non convincenti. La storia è una narrazione del tempo basata sulla documentazione.
L’autore, appassionato e curioso lettore di scritti e documenti che riguardano le nostre comunità, nell’esporre il periodo ducale, ha ritenuto utile farsi accompagnare da Rocco Antonio Fava, avvocato procuratore della famiglia Mendozza-De Sylva, il quale fa un'ampia analisi storica sugli avvenimenti accaduti nel regno di Napoli, dalla congiura dei baroni alla conquista spagnola, citando  gli storirci del tempo e per dimostrare, nelle cause nella Regia Udienza di Catanzaro o nel Sacro Regio Consiglio di Napoli, la ragione dei suoi illustri clienti è costretto a produrre Diplomi e Assensi Reali, dissertanto con ampia cultura giuridica e storica.

 ‘…Era nel 1494 trapassato al numero dei più il Pontefice Sisto IV ed eletto in suo luogo Innocenzo VIII, il quale nutrendo pensieri tutti diversi de’ suoi predecessori Pio, e Sisto, cotanto ognizionea Ferdinando I d’Aragona Re di Napoli, e al dilui figlio Alfonso II, Duca di Calabria, incominciò ad escogitare il modo, e la maniera, come poter fare divenire possessore di vaste signorie il dilui figlio naturale Franceschetto Cibo di nazione Genovese, e sapendo lui, che taluni potenti Baroni del nostro Regno erano mal soddisfatti della condotta del re Ferdinando I., e del di lui figlio Alfonso II., si risolvette di suscitare contro di essi alcune rancide pretenzioni su gli annui censi attrassati, per causa della famosa investitura Papale, e non volendo a ciò il Re Ferdinando divenire, perché, sebbene nelle investiture date, era stato messo il censo, non si era purtottavolta mai pagato da qualunque Imperatore, Re o Regina, che in Napoli regnato avevano, anzi dai Ministri del re Ferdinando, mandati in Roma a sostenere le sue ragioni, si formò una ben ragionata scrittura, ribattendosi ben bene la ingiusta pretenzione del Papa, non solo per riguardo al censo, ma ancora per lo dritto d’investiture, dimostrandogli, ch’erano state date soltanto pro forma, e ch’eransi risolute in un puro patto di dare soccorso i Sovrani di Napoli richiesti, e quando vi era il bisogno della Chiesa, e che di sua natura la pretenzione del censo era nulla, perché deputata Coronae, o Regiae Majestati erano cose inalienabili.
 A tutte le sudette ragioni niente replicò adeguatamente il Papa, anzi montato in stizza, dichiarò eretico Ferdinando, e come tale decaduto dal Regno, non potendo gli Eretici dominare Regni abitati dai Cristiani Cattolici, per cui si divenne a manifeste rotture.’
Del contrasto tra Sovrano di Napoli e il Papa Innocenzo VIII subito cercarono di approfittarne i feudatari del regno che si sentivano minacciati nel loro smisurato potere derivante dai loro possedimenti che gli procuravano ricchezze e lussi superiori alla famiglia reale. Su circa 4.000 tra città, borghi, Terre o Università in tutto il Regno di Napoli, soltanto settantacinque appartenevano al regio demanio.

 ‘…Intesesi dai Baroni malcontenti del Regno le rotture del Papa col Re Ferdinando, e col di lui figlio Duca di Calabria, follemente pensarono di approfittarsi di quella occasione , per espellere dal Regno tanto il Re, quanto il Duca di Calabria, onde avanzarono i loro ognizioneti disegni al detto Innocenzio VIII., il quale benignamente annuì alli sediziosi progetti dei detti Baroni malcontenti. Li capi, ed autori di quella nefanda congiura furono i primi Francesco Coppola Conte di Sarno, ed Antonello Petrucci  Segretario del re Ferdinando I., tutti e due creature dell’istesso Re, e cotanto gratificate dalla sua reale munificenza, ed a quelli si unirono Antonello Sanseverino Principe di Salerno, e Grande Ammiraglio del Regno, parimente molto beneficato dal Re, il Principe di Altamura Pirro del Balzo, Gran Contestabile, il Principe di Bisignano Girolamo Sanseverino, Gran Camerlengo, il Marchese del Vasto Pietro di Gueguara, Gran Siniscalco, Andrea Matteo Acquaviva Principe di Teramo, il Duca di Melfi, il Duca di Nardò, il Conte di Lavoria Onofrio Sanseverino, il Conte di Mileto Giacomo Sanseverino, il Conte di Nola Orsino, e molti altri Cavalieri.’
Giacomo Sanseverino Conte di Mileto fu tra i congiurati. Seguiamo la narrazione.
‘…Uniti insieme tutti li suddetti Baroni congiurati mandarono al Pontefice Innocenzio VIII. Ambasciata , pregandolo, che degnato si fosse d’invitare alla conquista del Regno, giacchè eran morti Giovanni Duca D’Angiò, assieme col di lui padre Renato, l’altro Renato figlio di Violante, figliuola del morto Re Renato, ch’era Duca di Lorena, promettendo a questi l’investitura , ed il Papa, inteso il volere dei Baroni , prontamente vi deferì. Penetratasi da Alfonso II. Duca di Calabria l’ordita congiura dei Baroni, e che il Papa era loro fautore, pensò subito di rompere la congiura, ed all’improvviso assaltò, e s’impadronì del Contado di Nola, e fè incarcerare i figli, e la moglie del Conte, facendoli condurre a Napoli nel Castelnuovo. Traspirato ebbero i Baroni congiurati il fatto di Alfonso. E considerando lo stesso sarebbe ad essi avvenuto, incominciarono apertamente a temere, ed a tumultare, e tutti si ridussero in Salerno per conferire col Principe Antonello Sanseverino.
Il Principe all’incontro di Bisignano Girolamo Sanseverino, per sedare gli animi del Re Ferdinando, e del di lui figlio Duca di Calabria, simulava trattati di pace…’

Anche Re Ferdinando II e suo figlio Alfonso finsero di assecondare i congiurati nelle richieste di riappacificazione.
I baroni chiesero di avere un incontro a Salerno con il Principe Federico, secondogenito del re e fratello di Alfonso Duca di Calabria. La richiesta fu accolta e il Principe andò a Salerno, accolto con grandi onori, degni di un sovrano. I baroni proposero a Federico di accettare l’investitura di Re di Napoli, esiliando l’eretico re Ferdinando, suo padre, e il 'tiranno’ Alfonso Duca, suo fratello.
 ‘A detti cotanti sediziosi, seppe da par suo, rispondere il Real Principe D. Federico, dolcemente rifiutando l’offerta, e facendo loro sentire, che il concedere, o togliere i Regni, non era in loro balìa, e che non poteva egli ciò fare, senza violare tutte le leggi, e specialmente quelle del sangue contro d’un padre, e d’un fratello, non volendo, per mantenere un Regno, usare maggiori sevizie, ed austerità colla violazione di tutte le leggi. A sentimenti sì eroici, impallidirono quei Baroni, e ben prevedendo qual dovea essere l’esito dei lor mal concepiti disegni, disperatamente tumultuando fra di essi, giunsero fino alla viltà, ed atroce attentato di carcerare il Real Principe D. Federico.
 Il re Ferdinando I. vedendo tante indegnità di quei Baroni, si determinò di pigliarne di essi il più ampio scempio, onde subito spinse le sue armate contro lo Stato della Chiesa , coll’ordine di carcerarsi Papa Innocenzio fautore della congiura…’
 Il Papa, non vedendo arrivare in suo aiuto nè il Duca di Lorena, né i Veneziani e avendo saputo che il Principe D. Federico era riuscito a fuggire dal carcere di Salerno, si adoperò per arrivare ad un patto di amicizia con il re Ferdinando, concedendogli la papale investitura e ritirando la scomunica. Anche i baroni congiurati fecero atto di sottomissione al Sovrano, tutto ciò al 4 agosto del 1496. L’offesa arrecata al Trono fu grande e non poteva essere cancellata impunemente. Il re Ferdinando I e il Duca di Calabria meditavano una spietata vendetta. L’occasione si presentò nel giugno del 1487 mentre si celebravano le nozze di Marco Coppola, figlio del Conte di Sarno, con la figlia del Duca di Amalfi, nipote dello stesso re. Nella sala grande di Castelnuovo, tutti i baroni invitati furono imprigionati, processati e decapitati.

‘Dopo si severa giustizia, vennero, a’ 10 giugno dello stesso anno 1487, imprigionati il Principe di Altamura, il Principe di Bisignano Girolamo Sanseverino, il Duca di Melfi, il Duca di Nardò, il Conte di Lavoria Onorato Sanseverino, il conte di Mileto Giacomo Sanseverino, il conte di Noa, e molti altri, i quali in vari tempi, e con vari supplizi furono tutti ferocemente trucidati. Furono in seguito carcerati i figli, e le mogli dei Baroni puniti, sul pretesto, che cercavan altrove di fuggire, per promuovere nuove guerre, solamente si sottrasse alla prigionia la Principessa di Bisignano Bandella Gaetana, assieme ai suoi tre figli Berardino, Tommaso, ed Onorato Sanseverino, e furono i beni di questi, come tutti gli altri Principi trucidati, in beneficio della Regia Corte, ed ecco per la fellonia di Giacomo Sanseverino, incorporato alla Regia Corte il Contado di Mileto...’
Il Contado di Mileto fu, pertanto, confiscato e incorporato al regio demanio. Intanto re Ferdinando I moriva e gli successe al trono il figlio primogenito Alfonso II. Dopo breve tempo dall’incoronazione di Alfonso si mosse il re di Francia Carlo VIII alla conquista del regno di Napoli. Tra i maggiori sostenitori del re di Francia vi furono Antonello Sanseverino e i figli del principe di Bisignano. Alfonso II, intimorito dal poderoso esercito francese sceso in Italia alla conquista del suo regno, abdicò a favore del figlio primogenito Ferdinando II d’Aragona Duca di Calabria, ritirandosi in Sicilia a Mazzara dove morì nel 1495. Intanto Carlo VIII si impadroniva di tutto il regno, eccettuata l’Isola d’Ischia dove si erano rifugiati re Ferdinando II, il Principe D. Federico d’Aragona zio del re e la vecchia regina, moglie di Alfonso II, con la sua figliola Giovanna. I baroni esultarono, ma ben presto dovettero constatare che nessun profitto potevano trarre da re Carlo VIII, il quale si ritirò ben presto da Napoli;
 ‘E ben presto si portò in Milano, anche perché il re di Spagna Ferdinando I il Cattolico aveva inviato un grosso esercito, ed indi in Marsiglia, niente più curandosi degli affari del Regno, per la dicui alienazione riuscì al Re Ferdinando II di Aragona, coll’opera del Gran Capitano Consalvo, spedito con grosso esercito da Spagna dal Re Ferdinando I il Cattolico in ajuto del Nipote, di riacquistare il Regno, ma dopo breve tempo finì di vivere il giovanetto Principe Ferdinando II e propriamente in Ottobre del 1496, e successe a lui il dilui Zio D. Federico, Principe quanto savio, ed adorno di belle virtù, altrettanto inclinato per la pace, e lusingandosi coll’ajuto del Zio Re Ferdinando I il Cattolico, di potersi in pace godersi l’ereditario Regno, perciò in quell’istesso anno 1496, per riconciliarsi tutti i Baroni, e stringergli alla sua devozione, molte grazie fè loro, ed anzi reintegrò li Sanseverineschi nel possesso di tutt’i loro Stati , perdonandogli ogni passato oltraggio; ma tale reintegra non ebbe neppure per allora il suo effetto, perché l’istesso Re Ferdinando I il Cattolico, credendo di spettare a lui il Regno di Napoli a titolo di legittima successione, come figlio di Re Giovanni d’Aragona, fratello del Re Alfonso I di Aragona, che acquistato avea il Regno di Napoli col denajo, e colle forze del Regno di Aragona …’
Avvenne che i pretendenti al Regno di Napoli furono Ferdinando I il Cattolico, re di Spagna, e Luigi XII, re di Francia, i quali, per evitare una sanguinosa guerra, si accordarono nel diversi il Regno. A Ferdinando I furono assegnate la Calabria e la Puglia e le rendite del Tavoliere per metà, mentre a Luigi XII le rimanenti parti del Regno e il titolo di re di Napoli e Gerusalemme. L’infelice re Federico fu completamente esautorato e abbandonato.

‘…Ma insorta poi briga, per causa de’ fini, e confini, riuscì al Gran Capitano Consalvo, per le sue belle maniere, per le quali era da tutti amato, ed all’incontro odiatissimi i Franzesi, per il loro libertino costume, di espellere i Franzesi medesimi dal Regno, e di ridurre sotto le faustissime insegne di Ferdinando I il Cattolico il Regno tutto...’
In Calabria si verificarono numerose battaglie, famosa quelle di Seminara e Mileto, favorevoli al Gran Capitano Consalvo che costrinsero il comandante francese D’Aubigny ad arrendersi a Roccangitola. Il Consalvo conquistò tutto il Regno di Napoli e fu nominato Vicerè.
‘…Governandolo egli in qualità di Luogotenente del suo Re Ferdinando I, il quale volle onorare colla sua Real presenza questo Regno, partendosi da Spagna con molti Signori di quella Monarchia, e tra quelli vi fu l’illustre D. Diego de Mendozza intimo Consigliere del Re e Generale di quell’armata navale Ibera, venuta di seguito al proprio Monarca Ferdinando I il Cattolico succeduto al Regno di Napoli, avendo ritrovato molte terre, feudi, e castelli devoluti alla Regia Corte, e tra gli altri il Contado di Mileto, stimò di concedere il detto Contado al suo benemerito fedel Vassallo Illustre D. Diego de Mendozza nel 1505, concedendogli la Città di Mileto, col titolo di Conte, e le Terre di Francica, e Caridà, Montesanto, e Roccangitola, come anche le Terre del Pizzo e di Francavilla cum eorum Castris, Fortellitiis, Casalibus, , vaxallis, jurisditionibus, mero, ognizion imperio, et gladii protestate, Banco Justitiae, et cognizione primarum, et secundarum causarum, Baiulatione, et cum omnibus aliis juribus, pro ut tenebat Jacobus de Santoseverino, olim comes Mileti, ob cujus rebellionem, praedicta omnia Regi, et ejus Regiae Curiae devoluta sunt…’
Contro detta concessione fece ricorso Berardino Sanseverino sostenendo che la sua famiglia era stata reintegrata nel possesso dei suoi beni da re Federico e dalla stesso Ferdinando I, per cui era incomprensibile la concessione fatta a favore di Diego Hurtado de Mendozza del contado di Mileto. Il ricorso fu accolto dal sovrano spagnolo, il quale fece spedire lettera regia (albarano) in data 30 giugno 1507 con la quale si ordinava di reintegrare nel contado di Mileto, entro quattro mesi, il ricorrente Berardino. Il Vicerè Don Pietro di Toledo, sentito il parere del Tribunale della Regia Camera e degli Avvocati fiscali, e constatato che non poteva essere esaudito l’ordine del re, in quanto risultava già una concessione, con amplissimo privilegio, a favore di D. Diego Hurtado de Mendozza, si adoperò a risolvere il caso, senza arrecare ulteriori incresciose complicazioni. Il principe di Bisignano fu accontentato con la concessione di due grana in più a libra sulla tassa della seta in tutta la Calabria e così il contado di Mileto rimase alla famiglia De Mendozza. Tutto ciò si concludeva nell’anno 1542 (Folii da 17 a 21 dei Notamenti e Registri del Regio Cedolario).
Don Diego Hurtado de Mendoza (1468-1536), della famiglia dei duchi dell’Infantado, ammiraglio della marina e grande protagonista della conquista spagnola del Regno di Napoli, era stato già insignito, con privilegio di re Carlo V, del titolo di Duca di Francavilla. Questo titolo fu determinante nel dimostrare il possesso del Contado di Mileto. Parte dei Quinternioni delle regie concessioni dei re Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi andò perduta.
Il Quinternione V, riguardante le concessioni sul Contado di Mileto, mancava del tutto. Il Conservatore dei reali Quinternioni non faceva altro che attestare l’impossibilità di certificare la registrazione delle concessioni, per cui si era costretti a ricorrere a nuovi pronunciamenti sovrani. Nel caso della concessione, non registrata, a D. Diego Hurtado De Mendozza il titolo di Duca di Francavilla fu elemento sufficiente, secondo il diritto feudale, a dimostrare il reale possesso non solo dei feudi siti nel territorio della menzionata Terra o Università, ma dell’intero Contado al quale faceva parte.

‘…Nell’anno 1551 a D. Diego de Mendozza succedette l’unico suo figlio Illustre D. Diego Urtado De Mendozza( 1503-1578), il quale ricevette l’investitura dalla Cesarea Maestà dell’Imperatore Carlo V. Nell’anno 1554 lo stesso D. Diego Urtado de Mendozza donò li suddetti Feudi all’illustre D. Rodorico (Ruj) Comes de Sylva a contemplazione del matrimonio, che questo contrasse coll’unica di lui figlia D. Anna de Mendozza. Un anno D. Rodorico Comes de Sylva, facendo presente la donazione a di lui favore, ottenne sulla medesima dalla Maestà di Filippo II Reale Assenso, in forma di amplissimo Privilegio, ed indi lo stesso Illustre D. Roderico Comes de Sylva rifiutò li suddivisati Feudi al sopradetto Illustre D. Diego Urtado de Mendozza suo suocero. Nell’anno 1578 l’Illustre D. Anna de Mendozza, moglie del detto Illustre D. Rodorico Comes de Sylva, qual Principessa di Mileto dinunziò la morte del detto D. Diego Urtado de Mendozza Duca di Francavilla suo Padre, ed ottenne il possesso dei Feudi…’
D. Diego Hurtado De Mendozza y La Cerda, della famiglia dei duchi dell’Infantado, faceva parte del Consiglio di Stato della Corte reale spagnola di Filippo II. In una relazione dell’ambasciatore veneziano Alberto Badoero, del 1568 si legge:
‘ …il Consiglio di Stato è composto da Don Giovanni d’Austria, dal Duca di Alva, dal Duca di Francavilla, oggi Principe di Mileto, dall’Arcivescovo di Toledo, dal già Vescovo di Cordova, oggi Arcivescovo, dal Marchese di Los Velez don Pedro Fagardo, segretari sono Antonio Perez e Gabriele Cajas. Il Duca di Francavilla, oggi Principe di Mileto, è persona fredda, tenuto di buona mente, ma di poco sapere; uomo di sua comodità, che non si cura d’esser più di quello che è stato fin qui. Così vecchio s’è maritato di nuovo in una figliola di don Bernardo di Cardenas…’

Il Duca di Francavilla ebbe anche la nomina, per breve tempo, di Vicerè di Catalogna e Aragona. Il segretario di Stato Antonio Perez era considerato ‘allievo’ di Ruj Gomez de Sylva, anche segretario di Stato sino alla sua morte avvenuta nel 1572.
Dalla suddetta relazione viene confermato che Diego Hurtado de Mendozza aveva come titolo nobiliare, nel Regno di Napoli, soltanto quello di Duca di Francavilla sino al 1555. In seguito alla rinuncia della donazione fatta al genero, gli fu riconosciuto anche il titolo di Principe di Mileto.
Il genero Ruj Gomez (o Comes) de Sylva fu un grande diplomatico, amico d’infanzia di re Filippo II. Di origine portoghese, era arrivato, con la sua famiglia, nella Spagna al seguito della regina Isabella sposa di Carlo V. Fu segretario dello stesso Consiglio di Stato del quale faceva parte il suocero Diego Hurtado De Mendozza. Re Filippo II gli concesse il Feudo di Eboli con il titolo di Principe.
Sua moglie Anna de Mendozza fu una delle donne più importanti della Corte spagnola, conosciuta in tutte le altre corti europee come la Principessa dal fascino misterioso e con quel dolce viso giovanile caratterizzato dall’elegante benda che copriva l’occhio destro perso in circostanze storicamente oscure. Fu ritratta dai migliori pittori spagnoli dell’epoca, come Antonio Sanchez Coello, e interessò vari letterati. Federico Schiller la fece protagonista di un suo romanzo, come anche Giuseppe Verdi nell’opera Don Carlos. Le sue vicende personali e familiari ebbero un peso molto rilevante nella vita della corte spagnola. Il matrimonio con Ruj Gomes de Sylva rafforzò notevolmente il potere di quest'aristocratica famiglia tra i più illustri di Spagna (si trattava del casato dei Duchi dell’Infantado, in italiano ‘del neonato o del bambino’, alta onorificenza che lo annoverava tra le 25 famiglie che potevano accedere al trono reale). Anna, dopo la morte del marito avvenuta nel 1572, fu allontanata dalla corte e isolata nel suo feudo di Pastrana dove moriva nel 1592. A Pastrana vi era il convento di Santa Teresa d’Avila, dove Anna aveva pensato di farsi monaca, ma dopo qualche anno, coerente con la sua coscienza, lasciò il Convento non essendo portata a vivere in clausura.  I motivi del suo isolamento rimasero avvolti nel mistero, ma non si tralasciò mai quello sentimentale. Si sussurrò che il re Filippo fosse innamorato e mal sopportò la sua relazione amorosa con Antonio Perez, come si è accennato, segretario di Stato e amico del defunto marito. Mistero! Anna ebbe due figli: Rodrigo e Diego. Il figlio Rodrigo (1562-1627), Duca di Francavilla e Principe di Mileto, ebbe una carriera brillante. Arrivò a essere Vicerè del Portogallo.
Seguendo la narrazione del Fava.
 ‘…Nell’anno 1593 l’Illustre D. Rodorico, seù D. Ruyz in dialetto spagnolo, Mendozza y Sylva, Duca di Francavilla e Principe di Mileto, esponendo la morte della Madre Illustre Donna Anna de Mendozza, ottenne l’immissione nel possesso de’ Feudi. Nell’anno 1627 l’Illustre D. Eleonora Gusmann Principessa di Mileto, deducendo la seguita morte del marito Illustre D. Rodorico, seu D. Ruyz de Sylva Mendozza, ottenne a pro di essa il possesso dei suddetti Feudi. Nell’anno 1692 l’Illuste D. Gregorio Comes de Sylva y Mendozza Principe di Mileto (Pastrana 1649-Madrid 1693, Duca di Pastrana, IX Duca dell’Infantado, VII Duca di Lerma, VI Duca di Francavilla ecc.), denunciando la morte del Padre D. Rodorico, ottenne il possesso de’ Feudi. Nell’anno 1697 l’Illustre D. Giovanni de Sylva de Mendozza Principe di Mileto, VII Duca di Francavilla, VI Duca di Pastrana ecc., per la seguita morte dell’Illustre D. Gregorio suo Padre, ottenne il possesso dei Feudi. Nell’anno 1739 l’Illlustre Duchessa dell’Infantado D. Maria Francesca de Sylva, Urtado de Mendozza, della Vega, Santoval y Luna, Duchessa di Pastrana, Duchessa (VIII) di Francavilla e Principessa di Mileto, per la morte del fu Illustre D. Giovanni suo Padre, ne ottenne il possesso dei Feudi. Nell’anno 1770 l’Illustre D. Pietro d’Alcantara y Sylva, Urtado de Mendozza, della Vega, Santoval, y Luna, Marchese di Tavarra, Conte di Vigliada, Duca dell’Infantado, e attual Principe di Mileto (IX Duca di Francavilla), per la morte della fu Illustre sua madre D. Maria Francesca, ottenne, come sta nell’attual possesso dei Feudi…’

Al Principe Pietro successe, 2 giugno 1790, il figlio Pietro d’Alcantara de Sylva y Mendozza Principe di Mileto e X° Duca di Francavilla, ultimo intestarlo feudale.
La famiglia de Mendoza-de Sylva rimase feudataria del Principato di Mileto sino al 1806, le proprietà terriere e altri beni in Francavilla furono oggetto di un contenzioso con cittadini e comune sino al 1870, anno in cui i Serrao di Filadelfia divennero proprietari della maggior parte delle suddetti beni. Fu una delle famiglie feudatarie più ricche di Spagna.
Un censimento, fatto poco prima del 1940, la riportava come possidente ancora di ben quasi 18.000 ettari di terreni.
Con la concessione alla famiglia Mendozza del contado di Mileto, le condizioni economiche e sociali delle popolazioni non migliorarono.

Le continue guerre condotte dai reali di Spagna resero il fisco più esoso. Le scorribande piratesche dei Turchi rendevano insicuri gli abitati. Si rafforzarono i sistemi difensivi; mura dei borghi, castelli, torri di guardia, aumento della Adoa (tassa che i feudatari dovevano pagare al Fisco reale), il cui costo si riversò sull’esile economia familiare dei cittadini sudditi.
Solo dopo la vittoria spagnola sui Turchi (1570), si cominciò ad avere più respiro economico, anche perché dalle nuove colonie d’America cominciarono ad arrivare consistenti riserve d’oro per la corona iberica.
Nel Regno di Napoli, dopo l’introduzione in diritto del testamentum pro anima, cioè del fedele che poteva lasciare, dopo la sua morte, parte dei suoi beni, se non tutti, alle Chiese, Cappelle, Conventi e Pii Luoghi, oppure cospicue rendite in denaro per la celebrazione di messe, si verificò un enorme accumulo di ricchezza da parte degli Enti Ecclesiastici.

 Questa ricchezza si vedrà dopo il terremoto del 1783 con l’istituzione della Cassa Sacra. Si cercherà di comprendere, attraverso alcuni documenti, come a Francavilla, tra il 1600

Eopulo, Eopolio, esatto sant' Euplio, compatrono di Catania. è il protettore e compatrono di Francavilla di Sicilia (ME),  era  venerato anche nella diocesi di Mileto.

Dopo i moti siciliani del Vespro, 1282, Ruggero di Lauria si trova come feudatario anche di Castiglione e Francavilla di Sicilia. Come detto il patrono di questo comune è Sant'Elpio e vi è anche una chiesa dedicata a San Teodoro.  Il toponimo  è lo stesso, risalente sempre alla famiglia Lauria.

Vito Capialbi, Memorie per servire alla storia della Santa Chiesa Militese, Napoli, Stamperia Porcelli, 1835.

Antonio Rocco Fava 'Per l'Illustre Duca dell'Infantado, Attuario Santorsola, 1796- Napoli.

Gli era stato concesso il principato di Eboli. Ebbe pertanto il titolo di Principe e la moglie Anna di Principessa  di Eboli. Cosa strana, il principato di Eboli fu posseduto sino al 1592, mentre quello di Mileto, con il ducato di Francavilla e le varie baronie, fu posseduto sino al 1806 come feudatara dalla famiglia dell'Infantado e, come proprietari, sino al 1870 come si vedrà.

Estratto del reale privilegio, 1555, concesso Ruiz Gomes De Sylva. Vedere copia dell'originale nel capitolo Miscellanea di documenti.
…..Recognoscimus et notum facimus tenore presentium universis cum Ill.stre Rodoricus Gomesius de Silva comes Mileti pr.us Cubiculariurus noster sincere dilectus nobis exposuerit civitates Mileti cum titulo et honore Comitatus, et Terras Francice, Caride, Rocce Angitule, Pitii, et Montis Sancti sibi donatas cessas et renunciatas nostro beneplacito et assensu accedente per Ducem Francavillae eius socerum Terramque Francavillae fuisse concessas per Catholicum Regem nostrum memoriae recolendae d. Didaco Hurtado de Mendocia ejusdem Ducis Genitori pro ejusque heredibus et successoribus ex ejus corpore legittime descendentibus cum cognitione primarum et secondarum causarum et pro ut melius et plenius tenute et possesse fuerunt per Jacobum de S.to Severino ob ejus ribellionem d.g. Civitatis et Terrae ad Regiam Curiam devolute fuerant. Qui Jacobus de Sancto Severino ut pretenditur civitatem et terras ipsas tenuit et possedit. Ex alia causa cum juribus jurisdicionibus preheminentiis ac aliis contentis in Privilegio per Serenissimus Regem Federicum concessit Ill.stre quondam Bernardino de Sancto Severino Bisiniani Principi eiusdem Jacobi Fratri primogenito sub die undecima Novembris millequadrigentesimo nonagesimo sexto(1490) dictumque D.Didacum dum vixit ut preditur juribus jurisdicionibus et prehemintentiis  ipsis usum fuisse et preterea eundem Ill.stre Rodoricum Gomesium pretendere posse ipsum ejus Hered. et Success. ac alios a dicto Ill.stre d. Didacum causam habentes et habitures petis omnibus uti frui et gaudere debent…. Decernimus, voliimus et mandamus a dictus Rodoricus Gomesius de Silva  ejusque Hered. et Success. ex ejus corpore legittime descendentes , ac alii habentes  et habituri  causam a d. D. Didaco de Mendocia ad quas dictas Civitas Mileti et Terre Francie, Caride, Rocce angitule, Pitiis, Montis Sancti, et Francaville virtute instrumentorum celebratorum inter Fatos Ill.stre Ducem Francaville, et Rodoricum Gomesium super quibus Reg. noster assensu intervenit quondolibet spectare et pertinere possent eorumque Herid. et Success. Civitatem et Terras ipsas habeant, teneant et possideant cum earum et cujuslibit ipsarum Casalibus, Castris, seu Fortellitiis, Feudis quaternatis et non quaternatis, ac planis et de tabula Feudatariis, Subfeudatariis, Hominibus Vassallis Vassallorumque redditibus rendentibus, Angaris, parangariis, servitiis personalibus et realibus servientibus juribus patronatus Ecclesiarum seu jure p.ntandi ad eos Domibus Hospitiis postulariis, possessioni bus Vineis, arbustis, pinetis, Querquetis, Olivetis, Castanetis, Jardenis, Montibus, Silvis, Nemoribus, Terris cultis et incultis, Pratis, Planis, Pasculis, Arboribus, Fluminibus, Fontibus, Rivis aquis aquarumque, Decursibus scafis, Pontibus, Pischeriis, Molendinis, Trappetis tam de oleo quam de zuccaro, Furnis forestis tenimentis, Territoriis, Passagiis, Pedagiis, Plateis, Juribus Platearum ac Ponderum et Mensurarum et Portulania per terram, Gabellis, Scannagiis, Dohanis integro statu ac ceteriis aliis omnibus juribus derictibus, actionibus, rationibus, propriectaribus preheminentiis et aliis quibuscumque ad Civitates et Terras easdem seu earum et cujuslibet earum utile dominium de jure vel consuetidine seu alio modo spectantibus et pertinentibus cujuscumque vocaboli appellatione distintis  etiam si talia essent de eis spetialem oporteret fieri mentionem et subqualis generalitate non comprehenderent que omnia et eorum singula presentibus haberi volumus pro espressi et specifici declaratiis ac si particulariter descripta et annotata essent et cum potestate exercendi merum et mixtum imperium et gladii potestatem ac quatuor liberas arbitrarias usque ad mortem naturalem et membri mutilationem inclusive et honorum publicationem ipsi Ill.stre Rodorigo Gomesio et eius successoribus ut supra applicandam in omnibus vaxalliis, Subfeudatariis et etiam in alieno territorio et ubicumque delinquerint ac in omnibus Hominibus fungentibus cuiusquis qualitatis conditionis, et etiam familiaribus nostris exempitionis  privilegio non obstante et cognitione primarum et secundarum  causarum civilium criminalium et mixtorum, false monete, ponderum et mensurarum ponetium, viarum stratarum, ac omnium et quorumcunque aliorum criminum casum et delictorum lese Majestatis in quocumque capite, et heresis criminibus tantum execeptis et etiam illorum in quibus sibi…  
……Datum Bruxellis Brabantiae die 15 mensis Novembriis Anno Domini 1555.
……Datum in Palatio prope castrum Novum Neapolis die XXIV Dicembris 1555.  
ASC- Atti Cassa Sacra-  Giunta Regia Udienza Atti.

 

ASN -Cedolario 87, foglio 525, intestazione 20 marzo 1793.

e 1700, si è sviluppato il ruolo del feudatario, della chiesa, della comunità, della giustizia civile e criminale, delle arti, dei mestieri, del mondo contadino, cioè del popolo nella sua più vasta significazione.
I cittadini sudditi ebbero riconosciuto alcuni ruoli, entrarono in un circuito sociale e politico complesso. Subalterni alla macchina organizzativa del Monarca, del Feudatario, ma anche a quella della Chiesa. I cittadini sudditi ‘privilegiati’ potevano eleggere i loro sindaci, sviluppare le loro attività artigiane, commerciali, produttive, addottorarsi presso le Università di Napoli o della Sicilia, esercitare professioni e intraprendere carriere burocratiche, amministrative, militari, religiose, ma dietro questo sipario, all’apparenza tranquillo, quante tribolazioni, vessazioni, ingiustizie si son dovute subire.
Il Feudatario era rappresentato da un Governatore, sempre di nobile casato, che emetteva Decreti o Assensi vari, regolarmente registrati negli appositi volumi, coadiuvato da erari, esattori dei censi e delle imposte dovute alla Camera ducale o baronale. Nelle Corti di giustizia locali vi era un apparato giudiziario che doveva dirimere i contenziosi delle prime e seconde cause civili e criminali.
Gli appelli erano di competenza della Regia Udienza con sede a Catanzaro, prima del 1600 era Reggio, chi se lo poteva permettere, in genere solo i feudatari stessi, ricorreva al Sacro Reale Consiglio di Napoli. Il giudizio storico è profondamente negativo, falliti i tentativi tendenti a contrastare i privilegi dei baroni, la dominazione spagnola, dal 1503 al 1734, con il suo vicereame di Napoli, fu caratterizzata da una feudalità che resero più potenti sia il clero sia l'atavica prepotenza della baronia locale- Il popolo fu stremato, ridotto alla miseria, esposto a varie epidemie e carestie. Cominciarono ad arrivare personalità di rango straniere e del nord dell'Italia per sfruttare commercialmente le risorse che provenivano dagli artigiani, dai contadini, dai produttori della seta e di ogni altro bene prodotto con duro lavoro umano dalle classi popolari- Scoppiarono le rivolte, non solo a Napoli con Masaniello, ma anche in Calabria con re Marcone (Marco Berardi), con Cacciadiavolo (Nino Martino). Personaggi come Tommaso Campanella furono perseguitati per la loro protesta antispagnola. Anche a Francavilla arrivò l'eco delle proteste. Si vedrà con Angelo Accetta, avvocato che scrisse una lettera al Vicerè.
La Calabria era una regione molto importante per l'economia del Regno. Furono mese torri di guardia in tutto il territorio costiero per difendersi dai Turchi. Anche nel territorio di Francavilla, come si vedrà, furono costruiti torri e anche il castello.
Sotto la dominazione spagnola si verificò la discesa, dal nord Italia e anche dalla Spagna, di ricchi commercianti attratti dalla grande produzione di prodotti molto richiesti sul mercato europeo, come la sete, sali, ferro e vari altri prodotti, specialmente agricoli. All'inizio del 1600 cominciarono ad arrivare e a bene insediarsi a Monteleone e anche a Francavilla, i genovesi come i Lavagna, i Serra, Lamberti, i Solari che da Asti si erano stabiliti a Genova. La famiglia dei Solari, verso la fine del 1600, attraverso il matrimonio di Michele con una De Cairo, appartenebrte a una delle più antiche e ricche famiglie francavillesi, arrivarono e Francavilla per stabilirsi sino ai nostri giorni.     
Con il passare degli anni, negli atti notarili e anche nelle normali corrispondenze, a livello locale, la famiglia Mendoza-De Sylva citava solo il titolo di Duca dell’Infantado, aggiungendo soltanto quello di Principe di Mileto. Dopo il 1700 Pizzo fu la sede prescelta. Le cause tra feudatari nella Regia Udienza non mancarono. Importante, per la mole di documentazione storica prodotta, fu la causa iniziata nel 1743 tra la Duchessa dell’Infantado e il Marchese di Vallelonga. I Castiglione Morelli ebbero sempre mire espansionistiche sul territorio degradante lungo il fiume Angitola. Già Nicastello era divenuto un Casale di Vallelonga. Proprio in una causa tra la Duchessa dell’Infantado e il Marchese di Vallelonga è stata allegata copia del Diploma reale con il quale, tra i tanti privilegi, si consentiva agli eredi e successori di Diego Urtado de Mendoza di giudicare i suoi sudditi anche se il reato fosse stato commesso in altro territorio fuori dei loro feudi (in alieno territorio). San Nicola fu consolidata come pertinenza della baronia di Vallelonga mediante vendita fittizia, per 38.000 ducati, dal Marchese Diego Castiglione Morelli a Ottavio di Gaeta. Questi ottenne il titolo nobiliare di Duca di San Nicola. Una volta ottenuto il titolo restituì la suddetta Terra, più che Casale, al Marchese Francesco M. Castiglione Morelli. Tutte le località dell’Angitola furono sempre considerate strategicamente importanti per le vie di comunicazioni tra il Tirreno e lo Ionio.
Vedremo, attraverso la documentazione, quali beni possedeva dentro le mura della Terra e nel suo territorio la famiglia feudataria.
Il Borgo, ancora oggi si ammirano i prestigiosi ruderi del Borgo, con il calvario detto 'greco-bizantino', le case che furono gentilizie o semplici dimore, e quelli del castello, sui quali fu costruita la chiesa di San Foca dopo il terremoto del 1873.
Era un borgo cinto da mura con quattro porte, denominate Reale, Monacio, di Basso e Portella. Vi era un ospedale', un orologio pubblico, numerosi molini e oleifici (trappeti), spezerie. Secondo alcuni studiosi, il Rohlf tra questi, il castello di Francavilla fu costruito, introno al 1575-80, quando 'utile posseditrice' era la duchessa Anna de Mendozza-de Sylva.
Durante la dominazione spagnola cominciano ad arrivare i primi bagliori del secolo dei Lumi, bagliori contrastati che si affermeranno compiutamente dopo il 1734, cioè con la la conquista del Regno delle due Sicilie da Carlo di Borone, re illuminato per le per il miglioramento economico e culturale attuato come la redazione dei catasti onciari, e dai suoi successori la costituzione della Cassa Sacra.

Vi furono varie incursione saracene. Una delle più menzionate fu quella del 29 maggio 1629 che devastò i paesi costieri, dalla piana dell'Angitola a Gioia Tauro, cioè quasi tutta la diocesi di Mileto-Tropea-Nicotera, della quale faceva parte Francavilla. Il castello fu luogo idoneo e attrezzato per proteggere le popolazioni. Furono i terremoti i peggiori nemici. Quello del 1638 fu tra i più tremendi, Francavilla, secondo la relazione di Hettore Capeceletro, riportò i seguenti danni: morti sedici uomini, tre donne e un figliolo, due monache, un sacerdote, settantuno case distrutte, sessantaquattro fracassate e il castello rovinato.
L'altro ancora funesto si vericò nel 1659, secondo la relazione De Marinis al Sovrano a Francavilla i danni furono: morti cinque uomini, due donne, due minori, trentadue case distrutte e anche l'ospedale (nel catasto onciaro si riscontrerà un luogo con questo toponimo). Il castello subì anche i suoi danni, ma non registrati forse perché non riparati quelli del 1638, già Pizzo era scelto come sede naturale degli uffici e del palazzo ducale.

Una considerazione va fatta. Gli umanisti, specialmente ecclesiastici, per dare lustro a famiglie e paesi facevano discendere l'origine dall'antica Grecia o dall'antica Roma, addirittura Girolamo Savanarola li accusava di leggere i classici più del Vangelo, di vivere in una chiesa corrotta, li apostrofava dicendo '…laddove nella chiesa primitiva erano li calici di legno e li prelati d'oro, oggi la chiesa ha li calici d'oro e li prelati di legno…', In Calabria, anche in epoca moderna, non mancarono gli storici umanisti che scrissero le opere apologetiche più lette, come Barrio, Marafioti, Fiore e altri.
Non a caso don Ilario Tranquillo titola la sua opera 'Istoria Apologetiuca dell'antica Napetia, oggi detta il Pizzo.' Alla dotta apologia della sua famiglia, fatta discendere dai Focesi e dai Crissei, don Tommaso Mannacio, dimostrando la sua preparazione classica oltre a quella giuridica,  con arguta ironia gli dedica il seguente sonetto, da Francavilla il 30 Marzo 1725.
All’illustrissimo Canonico D. Ilario Tranquillo.
Sono i Tranquillo inver di antico conio
Ch’ebbero culla nel Romano Impero
Con l’eccelso e magnifico Svetonio
Che del nobile sangue fu il primiero.

Più tardi ancora il loro conio
In Sessa Cleurio, nobile guerriero
Quinci il calabro suol fu testimonio
che nei secoli il nom si tenne fiero.

Fuoro a Triesche nella prima piazza
e della Rocca Angitola baroni
Indi a Napizia nobili di razza.

Fedeli in ogni tempo all’Aragona
Portaro alle Crociate la corazza
Ed ancor oggi la loro fama tuona.
Umilissimo, devotissimo obbligatissimo Servo, Tommaso Mannacio.
Il Tranquillo ben descrive la Francavilla degli inizi del 1700, perché realmente da lui conosciuta e nella lettura dei documenti della stessa epoca vi è ampio riscontro. Strano per il dotto storico napitino, non sapere che Francavilla, assiene a Pizzo e a tutto il principato di Mileto apprtenesse al demanio reale dal 1506 al 1555, cioè per mezo secolo. L'aveva appreso dal Padre Maestro Agostino Accetta, priore del convento agostiniano di Santa Maria della Croce.

Il presente lavoro riguarda principalmente la produzione di documenti, alcuni inediti, e si è volutamente evitato di fare un trattato storico, l'autore non è uno storico, non si presume tale, è semplicemente un appassionato lettore della storia locale, della storia dei nostri borghi di Calabria. Borghi oggi alcuni quasi o del tutto spopolati nei loro luoghi storici, in quei luoghi dove vissero e operararono uomini e donne, con i loro usi e costumi, con l'opulenza e la miseria, con la loro cultura o ignoranza, con le ingiustizie sociali, con la gioia e il grande dolore e via dicendo. Furono i reali e veri nostri antenati.
Data la tarda età, prossima al tramonto della vita, si è cercato di realizzare un desiderio: rendere pubbliche le reliquie storiche cartace rinvenute nel marasma causato dalla loro ubicazione, dovuta al suo peregrinare residenziale e all'esilio dal paese natio.


Anna De Mensozza ritratta d'Alonso Sánchez Coello (1531 –1588) –Madrid Museo del Prado

 

 


CAPITOLO II
CATASTO ONCIARIO ANNO 1743
CATASTO DEI CITTADINI ABITANTI
        1_____
      Antonio  Carchidi bracciale d’anni 50
      Catarina Aracri moglie d’anni 40
Francesco figlio bracciale d’anni 23
urelia figlia in capillis d’anni 20
Domenico figlio bracciale d’anni 16
Porzia figlia in capillis d’anni 13
Anna figlia in capillis d’anni 12
Vittoria figlia d’anni 7
Elisabetta figlia d’anni 4.
Industria d’Antonio once 12, di Francesco once 12, di Domenico once 6.
Abita in casa propria in luogo detto la Scalella, giusta i beni di mastro Gio: Battista Lo Jacono e Pietro Papaleo.  Industria di Domenico once 6.  Possiede un territorio in luogo detto la Cavuluta di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Domenico e Sapienza Jordano, stimata la rendita per carlini 6. Di più possiede un altro detto la Serra di moggia 3, giusta i beni della Ducal Corte e mastro Giovanni Lo Jacono, rivelata la rendita annui carlini 10. Più un altro luogo detto Cannalello di moggia 3½, giusta i beni del convento di S. Agostino e Francesco Carchidi, rivelata la rendita annui carlini 15. Più un altro luogo detto il Trivìo di moggio uno limitante con i beni di Natale Dastoli e Antonio Tolomeo, rilevata la rendita annui carlini 20. Sono in tutto once 45. Pesi da dedursi: A Don Onofrio Vitale per capitale di ducati 8 paga annui grana 72. Al convento di San Domenico di questa Terra, censo perpetuo sopra la Serra annui grana 65. Al convento di S. Agostino di questa Terra per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Alla chiesa di S. Nicola censo perpetuo sopra Cannalello annui grana 40. A Don Matteo Pacenza del Pizzo censo perpetuo sopra il Trivìo annui grana 51. Alla chiesa di S. Pietro Apostolo per capitale di ducati 10, annui carlini 10. Agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta di Castelmonardo censo perpetuo sopra la Cavuluta annui grana 55. Alla Ducal Corte di questa Terra censo perpetuo sopra la Cavuluta grana 3. Sono once 16,6. Restano di netto once 30,24.
2____
Antonio Perri di Domenico bracciale d’anni 40
Domenico figlio bracciale d’anni 20
Dianora Bonello moglie di detto figlio d’anni 20.
Testa d’Antonio ducato uno, industria once 12. Industria di Domenico once 12.
 Abita in casa propria e un’altra per suo comodo, in luogo detto S. Maria delle Grazie, giusta i beni di Francesco Antonio Borraggina e Francesco Bonello. Una giumenta per uso proprio . Possiede un basso di casa sotto la Chiesa Madre affittato a mastro Domenico Anello per carlini 18. Più possiede un territorio in luogo detto Talagòne di moggio uno, limito fiume corrente e via pubblica, rivelata la rendita per annui ducati 5. Più possiede un altro luogo detto Nuzzo ossia L’Ustra di moggio uno, giusta i beni dei RR. Don Giuseppe Perris e Don Ottavio Carnevale, stimata la rendita annui carlini 5, sono once 1,20. Di più un altro detto la Crucella di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Don Gregorio Bretti, il fiume corrente e la via pubblica, stimata la rendita grana 80, sono once 2,20. Sono in tutto once 49,15. Pesi da dedursi: Al Sig. Gregorio Brizzi per capitale di ducati 20i paga annui carlini 18 sono once 6.
Al Convento di S. Agostino per capitale di ducati 10, paga annui carlini dieci, sono once 3,10. Restano once 40 e grana 5.
3____
Antonio Pellegrino d’Antonio della Terra di Castelmonardo abitante in questa Terra, bracciale d’anni 40.
Domenico figlio bracciale d’anni 20.
Catarina Serrao moglie d’anni 30.
Testa duc. 1. Industria d’Antonio once 12. Industria di Domenico once 12.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giuseppe Parisi, sopra la quale paga al Convento di S. Domenico carlini 9 di censo perpetuo. Possiede un territorio detto Fialandàro ossia Ladro di moggia due, giusta i beni di Francesco Pettinato, rivelata la rendita carlini 20, sono once 6, 20. Più un altro detto Cardirò di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Francesco Serrao di Pietro e Santo Cauzzi, stimata la rendita grana 50, sono once 1,20. Pesi da dedursi: Alla Cappella di San Foca censo perpetuo sopra Cardirò annui grana 22, sono once 0,22. Al Sig. Giacinto Perris sopra Fialandàro annui carlini 16, sono once 5,10. Restano once 26 e grana 8.
4____
Antonio Tolomeo di Francesco molinaro d’anni 50
Catarina Gugliotta moglie d’anni 36
Francesco figlio bracciale d’anni 18
Giuseppe figlio d’anni 3
Faustina figlia in capillis d’anni 12
Vittoria figlia d’anni 9
Barbara figlia d’anni 5
Antonio Barbina bracciale nepote d’anni 20
Vironica Gugliotta cognata in capillis d’anni 22
Michiele Gugliotta cognato bracciale d’anni 20.
Testa duc. 1.- Industria d’Antonio once 12, di Francesco once 12, d’Antonio nepote once 12, di Michiele once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Castello , giusta lì beni d’Anna Colicchio. Un orto sotto detta casa per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Napolitano di moggio uno, giusta i beni di Bruno Sgotto e la via pubblica, rivelata la rendita per carlini 15, sono once 5. Più un altro in luogo detto Arvano di moggio mezzo, giusta i beni di Francesco Carchidi e Laura Pasceri, rivelata la rendita di grana 80, sono once 2,20. Più altro detto la Costa di Fagia di moggia due e mezzo, giusta i beni del Sig. Gregorio Brizzi e la via pubblica, stimata la rendita di grana 70, sono once 2,10. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati 7½ paga annui grana 75. A Don Francesco Satriano del Pizzo censo perpetuo sopra il Napolitano grana 50. Alla Ducale Corte censo perpetuo sopra Arvano paga annui grana 22½. Al Convento di S. Agostino di questa Terra censo perpetuo sopra detto fondo annui grana 45. A Don Gregorio Bretti censo bollare per capitale di ducati 5, annui grana 50. Restano di netto once 49,2½.
5_____
Antonio Accetta seniore bracciale d’anni 50
Vittoria Borraggina moglie d’anni 35
Nicola figlio bracciale d’anni 24
Giustina figlia in capillis d’anni 13
Tiresa figlia d’anni 11
Lucrezia figlia d’anni 8
Valenzia figlia d’anni 6
Anna figlia d’anni 20 maritata con Nicola Muzzì.
Catarina figlia d’anni 17 maritata con Francesco Giliberto.
Testa d’Antonio duc. 1.- Industria d’Antonio once 12. di Nicola once 12.
 Abita in casa propria in luogo detto Don Paulo, giusta i beni di Giovanna Santacroce e la via pubblica. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto la Chiusa ossia Teòlaco di moggia quattro, giusta i beni d’Antonio e Nicola Muzzì, in quattro partite, stimata la rendita per carlini 23½. Più un altro detto Scòrdari di moggia cinque, giusta i beni di Giovanni Apa, Antonio Muzzì e la Ducal Corte, rivelato per carlini 15½. Più un altro detto Teòlaco di moggia due e mezzo, giusta i beni della Ducal Corte, stimata la rendita per carlini 23½, sopra del quale paga al convento di S. Agostino carlini 24 e il peso assorbisce la rendita. Più un altro detto Jadari di moggia due, giusta i beni di Francesco Giliberto e via pubblica, rivelata la rendita carlini 13. Più un altro detto Migliata di moggia due, giusta i beni di Giuseppe e Antonio Cucuzzi, stimata la rendita carlini 22. Sono in tutto once 48,20. Pesi da dedursi: Al Sig. Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo sopra la Chiusa carlini 16 e grana 7½. Al Monte del SS.mo Rosario per capitale di ducati 5 paga annui carlini 5. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Scòrdari grana 10. Restano di netto once 41 e grana 2½.
6____
Antonio Jordano bracciale d’anni 27
Catarina Bartuca Madre Vedova d’anni 62
Vittoria sorella Vedova d’anni 24
Barbara sorella in capillis d’anni 18.
Testa d’Antonio duc.1.- Industria del medesimo 12. Abita in casa propria nel luogo detto il Borgo, giusta i beni di Barbara De Nisi e del Convento di S. Domenico, sopra la quale paga al su detto Convento censo perpetuo grana 75. Possiede un territorio detto la Cotùra di moggia tre, giusta i beni di Domenico Bevivino e la via pubblica, rivelata la rendita carlini 20, sopra della quale paga al Convento di S. Domenico carlini 24 e il peso assorbisce la rendita. Sono in tutto once 12.

7_____
Antonio Facciolo stroppio difettoso, e non si tira niente, d’anni 40
Giovanna Michienzi moglie d’anni 30
Foca figlio d’anni 16.
Industria di Foca once 6. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Domenico Fida e la via pubblica. Possiede un territorio detto Russomanno di moggia quattro, giusta i beni di S. Anna e di Domenico Bongiovanni, stimata la rendita carlini 27. Più un altro detto il Sordo ossia Scordari di mezzo moggio, giusta i beni di Don Nicola Mannaci, rivelata la rendita grana 50. Un altro detto Castellano e fu stimato niente Sono unite once 16,20. Pesi da dedursi: Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo sopra Russomanno carlini 14. A Elisabetta Mulè censo perpetuo sopra il Sordo annui grana 22½. Restano di netto once 11 e grana 7½.
8_____


Atti concernenti i Solari e altri personaggi genovesi,  qualcuno spagnolo. Estratto da 3° Congresso Storico Calabrese, Dora Musto. Elenchi mercanti di seta, tra parentesi la data d'iscrizione.
Solari Antonio, Monteleone (1655), Solari Michelangelo, Monteleone (1674, Solaro Antonio, Monteleone (1655), Solaro Nicola, Reggio Calabria (1609), numerosi Spanò di Reggio C., molti Tranfo di Tropea, Lavagna Antonio, Monteleone (1645). Presenze varie come Massara Francesco, Tropea (1609, Massara Gio Battista, Tropea (1628), numerosi Monsolino di Reggio C., diversi Carafa, Caracciolo, Concloubet, Grimaldi, Pignatelli, Ravaschieri, Pinarola, Ruffo, Recupito (1591), Mottola Orazio (dal 1630), Bocchetti Francescantonio (dal 1663), Marzano Domenico di Monteleone (1659), Marzano Francesco di Seminara (1617), tutti interessati all'attività commerciale della seta in Calabria e con intensi rapporti con i Solari e i Lavagna. La famiglia Massara, capostipite sempre Genovese, ebbe imparentamenti con i Bocchetti assumendo per un certo periodo il cognome di Matera e anche con i Solari.
Coincidenza storica nel 1900 i discendenti Vincenzo Solari, di Francavilla, e Maddalena Massara, di Monteleone, contrassero matrimonio ed ebbero numerosa prole.
_____ASVV. Notaio Cosimo Costa di Monteleone, anni dal 1601 al 1618.
Gio Alfonso Nespolo, fitta di un magazzino in Monteleone in loco Fere Vecchie), Gio Pietro Nespolo (presta denaro al principe Vincenzo Ruffo di Scilla), Antonio Pavesi e Iacopo Pissino genovesi, Felice Pignella di Napoli, luogotenente Giovan Battista Bonfanti di Napoli regio tesoriere per la Calabria Ultra, Cornelio Sanguinetto, Giorgio Agostino Spinola (presta denaro al principe Ruffo). Seguito: Tommaso Lamberti e de Ghiero genovesi, Stefano Torpiano  e Agostino Belmusto genevese, Antonio Maria Buscetti, Nicola Falcone di Genova, Stefano Cella genovese per conto Pietro Francesco Ravaschieri, Ottavio Serra, Giuseppe Cella, Carlo Spinola procuratori di altri Spinola residenti a Madrid, Ottavio Spinola e Iacopo Maria Borzone. Tutti i personaggi descritti operano in attività finanziarie e commerciali, in un atto di Monteleone, per la prima volta, compara Giovan Ambrogio Paravagna che assieme a Giovan Augusto Ottone è procuratore del magnifico Ottavio Serra genovese con l'incarico di recuperare fondi da versare a Madrid per l'importo di 2.000.000 monete castigliane. Ottavio Spinola e Iacopo Maria Borzone, in atto del 10.2.1618, sono conduttori dell'Abbazia di San Filareto e S. Maria di Seminara. trattasi di affitto di terre.
__
ASVV- Atto notaio Marcello Sica di Monteleone pag.68 (con allegata procura redatta a Francavilla per Notaio Costa per conto di Vincenza Raffa e Anna Burgese di Monteleone, ma residenti in Francavilla): U.J.D. Pietro Taccone e il magnifico Antonio de Cunis di Francavilla marito della magnifica Anna Burgese e procuratore anche della magnifica Vincenza, entrambi eredi di Francesco Burgese, testi citati nella stessa procura Giuseppe Mannaci, Marcantonio Mannaci, Paolo Solaro, magnifico Francesco Lavagna, magnifico Francesco Antonio e Giuseppe Buschetta, Giovan Ambrogio Ravenna. Contenuto dell'atto: Pietro Taccone compra per 300 ducati parte del feudo detto Giffone, Altavilla ossia Caradonna che limita con la sua proprietà. Il feudo pervenne alle venditrici per testamento del quondam Francesco Burgese rogato dal notaio Antonucci di Monteleone il 5 maggio 1651 e aperto il 18 dello stesso mese e anno. Con il presente atto il Taccone completa il pagamento dei 300 ducati iniziato assieme alla redazione dell'atto d'acquisto il 12 ottobre 1666 per notaio Sica e non completato per mancanza di assenso regio alla vendita.

Reale assenso del 6 luglio 1711 registrato nel Quinternione 205, foglio 1.

Reale assenso del 10 gennaio 1776.

Ilario Tranquillo cita anche le cariche prestigiose avute da don Tommaso, il quale non smentisce, come quella di  Governatore e Luogotenente Generale di tutti gli Stati del Principato di Mileto dell'Infantado, mentre i suoi antenati avevano ricoperto importanti cariche anche con i Sansaverino.

Archivio Privato Famiglia Tranquillo, Pizzo Calabro.

  ASN-  Catasti Onciari -Doc. N. 6867

Con questo termine erano indicati sia i lavoratori agricoli per conto terzi sia chi era dedito alla coltivazione dei propri terreni (odierni coltivatori diretti) o di quelli posseduti in affitto e con altri tipi di conduzione agraria. Il bracciale del 1700 non è da assimilare in toto alla variante moderna del bracciante.

In capillis, termine latino per indicare una donna nubile. Alcune fonti lo fanno derivare dai Longobardi per l’acconciatura dei capelli usata dalle giovani vergini, poi estese a tutte le donne nubili. Capelli con acconciatura a treccia o a nido che potevano sciogliere soltanto dinanzi allo sposo.

Nel catasto onciario di Francavilla non tutti i fabbricati sono descritti secondo la terminologia allora ricorrente: palazzi e palazzotti (manca qualsiasi riferimento, non perché mancassero), case palaziate (qualche riferimento), citati i bassi e i casalini. Le abitazioni sono citate con il termine di ‘case proprie o in affitto. Molte erano le case palaziate, come si riscontra nella platea ducale e negli atti notarili di quel tempo. Così chiamate perchè composte di uno o più bassi, da una o più camere sovrastanti e la soffitta. Le scale per accedere al piano superiore o alla soffitta potevano essere di legno o di fabbrica, interne o esterne, in quest’ultime si potevano ricavare sui pianarettoli detti mignàni, cioè piccoli ambienti usati per comodità della famiglia. Non mancavano le cisterne e anche gli orti o giardini. Le semplici case erano edificate a piano terra con una o più stanze estese intorno ai 24-30 metri quadrati, non avevano soffitta, il tetto era composto con tegole d’argilla (ceramìdi) sulle quali erano poste pesanti pietre per non essere divelte dal vento. I casalini rappresentavano l’ultimo gradino della terminologia dei fabbricati, abitazioni per i veri poveri oppure ambienti adibiti a magazzini, raramente a stalle per le quali erano preferiti i bassi. Le pareti che dividevano le stanze erano costruite con canne intrecciate e ´tajo′ cioè argilla.

Giusta, preposizione derivante dal latino ‘iuxta’, giusto, vicino, presso, limitante usata anticameneete e anche nel Catasto Onciario. Si userà la stessa preposizione a seguire. Scalella, sta per Portella? Ilario Tranquillo nella sua opera citata, scrive: ' La chiusero con quattro porte, di cui una è nomata Porta Reale, l'altra si appella Porta di Monacio, dal volgo oggi detta Monace; viene chiamata l'altra Porta di Basso, che di presente si vede, e per lei, come per Porta Reale, e Monacio s'entra, e finalmente v'è l'altra sotto il Castello nominata Portella…' Portella perché minore porta fornita da una piccola e angusta scala? Certo è che il toponimo Scalella si trova in catasto sovente e non Portella.

Nel catasto onciario si riporta come unità di misura agraria al posto della tomolata. Moggio al singolare, moggia al plurale, raro moggi. Nel regno di Napoli il vecchio moggio corrispondeva a mq. 3.664, 331 mq. in più dei 3.333 della tomolata odierna, pertanto un tomolata doveva corrispondere a moggio 1,095, variava di zona in zona. A Francavilla una tomolata corrispondeva a moggio 1,875, ciò si desume dagli atti notarili riguardanti la compera di terreni fatta qualche anno prima della compilazione del catasto, per esempio Francesco Solaro aveva acquistato 150 tomolate di terre e nell’onciario sono riportate in 80 moggia.

Stimata quando la rendita era accertata dagli estimatori, rivelata quando era soltanto dichiarata nel ‘rilevio’ così chiamato in catasto l’atto scritto fatto  dal  dichiarante.

Trivìo, toponimo ancora esistente. Nella zona, dai francavillesi chiamata ‘marinate’, vi erano vigneti, gelseti e agrumeti irrigati dalle acque del torrente Fellaro e ben serviti dalle strade di comunicazione come la Via Grande (la romana via Popilia), la via di Eccellente e altre. Al Trivio s’incrociavano le strade che portavano al centro urbano di Francavilla (Arìa-Fialandàro, Nuzzo-Mancino, quella regia Calcarella- Bosco Marinella (poi Madonna)-Joculano-Campo). Nei pressi del Trivìo vi era il Fondaco del Fico e la Pietra della Posta.

A Francavilla gli animali da soma che servivano per uso esclusivo del proprietario non erano tassati.

La Chiesa Madre era la parrocchiale di San Foca Martire. E’ utile il riferimento nel rivelio di questa chiesa con le sue varie descrizioni ‘… in luogo detto la Chiesa Madre’, ‘…sotto la Chiesa Madre ‘, ‘…avanti la Chiesa Madre’ ,‘…d’addietro la Chiesa Madre ‘, ’…contigua alla Chiesa Madre’ ecc., perché descrive l’ubicazione della stessa, degli edifici abitativi e delle vie pubbliche esistenti nei dintorni. Il problema da risolvere rimane l'esatta ubicazione della chiesta prima che fosse edificata sull'area del castello, attuale Piazza Marconi.

Talagòne, in dialetto Talafùni, toponimo ancora esistente. Era un luogo rinomato sia nel tempo antico sia in quello odierno, specialmente per la sua fontana. Nei pressi, come si riscontrerà, c'era un mulino del convento agostiniano di Santa Maria della Croce, ancora esistono i ruderi. La derivazione di questo toponimo rimane incerta. I terreni adiacenti, in catasto onciario, portano i toponimi di Cormari, Maricello (oggi Luchi, dal nome di alcuni membri della famiglia Simonetti), Spilinga e Lanzàro.

Toponimi ancora esistenti. Parte di Fialandàro, oggi Filandàro in italiano, ħialandàro in dialetto (con h aspirata), come si riscontrerà, divideva i territori di Francavilla e Maida

Spesso è riportata come Cappella e non Chiesa. Lo stesso avviene per altre chiese.

Oltre a detto toponimo, si riscontrano altri come ‘sotto il castello’, ’il fosso del castello’. Nella platea ducale si riscontrano altri toponimi riguardanti il castello e le torri.

Toponimo ancora esistente.

Arvano, toponimo derivante dal dialetto arvanu che significa pioppo.

Migliàta, in dialetto Migghjiàta, con questo toponimo era indicato un campo coltivato a granone.

Toponimi ancora esistenti.

Andrea Parisi bracciale decrepito inabile d’anni 77.
Barbara De Nisi moglie d’anni 55
Giuseppe figlio bracciale d’anni 20
Elisabetta Buccinnà moglie d’anni 19
Anna nepote d’anni 2
Barbara nepote d’anni 1.
Andrea non si tira.- Industria di Giuseppe once 12. Abita in casa propria nel luogo detto il Fosso , giusta i beni del Convento di S. Domenico, sopra della quale paga di censo perpetuo al suddetto Convento carlini 18 e al Convento di S. Agostino censo perpetuo grana 66½. Possiede un territorio in luogo detto i Papalei di un moggio, giusta i beni di Giuseppe Salatino e via pubblica, stimata la rendita grana 70 annui.  Più un altro luogo detto la Cotùra di moggia quattro, giusta i beni di Antonio Buccinnà e la via pubblica, rivelata la rendita per annui grana 75. Più un altro luogo detto Cummerara di moggio mezzo, giusta i beni d’Andrea e Antonio Buccinnà, stimata la rendita per annui carlini 3. Pesi da dedursi: Al Convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la Cotùra grana 53. Al Sig. Apostolo Serrao di Castelmonardo censo perpetuo in grano sopra i Papalei coppoli 13, sono once 1,2½. Sono unite once 2,25½. Restano di netto once 15.
9____
Antonio Muzzì bracciale d’anni 65
Vittoria Spezano moglie d’anni 45
Foca figlio bracciale d’anni 12
Domenico figlio d’anni 10
Nicola figlio bracciale d’anni 18
Catarina Pasceri moglie di detto Nicola d’anni 17.
Industria d’Antonio once 12.- Industria di Foca once 6. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci giusta i beni di Domenico Santacroce e paga di censo perpetuo a Don Gregorio Bretti annui carlini 30. Tiene un luogo di far case in luogo detto Sotto l’Ari sopra del quale paga al suddetto Bretti censo perpetuo annui carlini 5. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Gio: Battista di Paro e Domenico Perri, stimata la rendita per annui grana 40. Più un altro in luogo detto Scordari di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Don Gregorio Bretti e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini quindici. Più un altro in luogo detto Teolaco, in tre partite di moggia cinque, giusto i beni della Cappella del Carmine, stimata la rendita per annui ducati quattro e mezzo. Più un altro in luogo detto Trivìo di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola Muzzì e Antonio Masdea, stimata la rendita per annui carlini 25. Un altro in luogo detto Scutinò di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Marco Accetta e via pubblica, stimata la rendita per annui grana 25. Più un altro detto Caijazzo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Foca Colicchio e Marco Accetta, stimata la rendita per annui carlini 10. Sono unite once 57,25. Pesi da dedursi: Al Convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Campo annui grana 25. Al Sig. Don Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo sopra Scordari annui grana 40. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra detto fondo grana 5. Al Convento di S. Agostino censo perpetuo sopra il Teolaco per annui carlini 24. Al Sig. Don Nicolò Mannacio censo perpetuo sopra il Trivìo grana 10. Al Sig. Don Onofrio Vitale censo bullale per capitale di ducati 10, annui carlini 9. Sono unite tutte once 13,20. Restano di netto once 44,5.
10_____
Antonio  Attisano di Nicola povero miserabile molinaro d’anni 35
Vittoria Ferrari moglie d’anni 35
Foca figlio lavorante di sertore d’anni 16
Lucrezia figlia maritata a Domenico Santacroce d’anni 13
Anna figlia d’anni 11
Catarina figlia d’anni 5
Vittoria figlia d’anni 3.
Testa per essere povero once 6.- Industria di Foca once 7. Abita in casa d’affitto del Sig. Michiel’Angelo Cunis e paga ducati cinque. Possiede un territorio in luogo detto S. Nicola di moggio uno, giusta i beni di Serafino Vaianella e degli eredi di Foca Ruperto, stimata la rendita per annui grana 40. Sono unite tutte once 14,10.
11____
Antonio Accetta di Pietro Giovanni bracciale d’anni 30
Palma Muzzì Madre Vedova d’anni 60
Camilla Muzzì moglie d’anni 26
Giuseppe figlio d’anni 13
Domenico fratello bracciale d’anni 24
Catarina Furlano moglie d’anni 23
Anna sua figlia di anno 1.
Testa d’Antonio doc.1. - Industria d’Antonio once 12. - Industria di Domenico once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Madonna , giusta i beni di Santo Muzzì e via pubblica, e contigua ne tiene un’altra tutte due per suo comodo. Tiene due somari per uso proprio, però una è vecchia. Possiede un territorio in luogo detto Scordari di moggia due, giusta i beni di Francesco Palmarello e Nicola Colicchio, stimata la rendita carlini 10. Più un altro detto il Trivìo di moggia tre e mezzo, giusta i beni d’Ambrosio Pallone e Giachino Serrao, stimata la sua rendita carlini 29, in due partite. Più un altro detto il Teolaco, in due partite, di moggia tre, giusta i beni di Nicola Muzzì e Catarina Pasceri, stimata la rendita per carlini 19. Più un altro detto il Teoloco, in due partite, di moggia tre giusta i beni di Nicola Muzzì e Catarina Pasceri, stimata la rendita per carlini 19. Più un altro detto Caijazzo, in due partite, di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Giuseppe Pasceri e Nicola Ferolito, stimata la rendita per carlini 15. Più un altro detto l’Abbatìa di moggia sei, giusta i beni di Giuseppe Masdea e Giuseppe Cucuzzi, in due membri, stimata la rendita per carlini 18. Più un altro in luogo detto Cardirò di moggia due giusta i beni di Carmine Parisi e Pietro Furlano, stimata la rendita per carlini 7. Sono unite once 56,25. Pesi da dedursi: al Convento di S. Agostino censo perpetuo sopra il Teoloco, annui carlini 6. Alla Chiesa di S. Maria delle Grazie per capitale di ducati 8, annui carlini 8. Più alla suddetta Chiesa sopra Caijazzo censo perpetuo, annui grana 67½. All’ Archidiacono di Mileto censo perpetuo sopra l’Abbatìa, annui carlini 12. Al Sig. Don Matteo Pacenza del Pizzo censo perpetuo sopra il Trivìo, annui carlini 15. A Francesco Palmarello censo perpetuo sopra Scordari, annui grana 27½. Sono unite once 16,25. Restano di netto once 40.
12_____
Antonio Triminì Messina bracciale d’anni 24
Dianora Buccinnà moglie d’anni 18
Teresa Mulè Madre d’anni 39
Nicola fratello bracciale d’anni 11
Domenico fratello bracciale d’anni 17
Amadeo fratello d’anni 9
Catarina sorella in capillis d’anni 15
Lucrezia sorella in capiliis d’anni 13
Anna sorella casata con Giulio Pallaria d’anni 26.
Testa d’Antonio duc.1. Industria d’Antonio once 12.- Industria di Domenico once 6. Abita in casa di affitto di Don Francesco di Paro, in luogo detto La Forgia, cui paga carlini 30 e possiede una casa dotale propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Foca Catanzaro, e non è affittata. Possiede un territorio detto la Cultùra di moggio uno, giusta i beni di Pietro Buccinnà, via pubblica, stimata la rendita grana 50, sopra della quale paga al Convento di San Domenico grana 53 e assorbisce la rendita. Più un altro luogo detto S. Stefano di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Russo e via pubblica, stimata la rendita di carlini 14. Più un altro detto l’Acquaro di moggio mezzo, giusta il fiume corrente, stimata la rendita per carlini 10. Più un altro in luogo detto Carlo di Caria di moggia due, giusta lì beni di Domenico di Caria e via pubblica, rivelata la rendita per grana 50, sopra del quale paga alla Ducal Corte grana 56½ e il peso assorbisce la rendita. Sono unite once 26. Pesi da dedursi: Al Sig. Apostolo Serrao di Castelmonardo censo perpetuo sopra S. Stefano grano coppoli 13½, sono once 1,7½. Al Sig. Don Giuseppe Solaro censo perpetuo sopra l’Acquaro annui carlini 6. Sono tutte unite once 3,7½. Restano di netto once 23,22½.
13____
Antonio di Caria mastro sertore d’anni 60
Giovanna Teti moglie d’anni 35
Graziano figlio d’anni 2
Industria d’Antonio once 14. Abita in casa propria in luogo detto la Chiesa Madre, giusta i beni di Laura Dedato. Possiede un territorio detto Tomasone di moggia quattro, giusta i beni del Magnifico Nicolò di Cairo e Giuseppe Perri, rivelata la rendita carlini 10. Più un altro in luogo detto il Mancino di moggia quattro, giusta i beni di Nicola Bruzzi, stimata la rendita per carlini 18. Più un altro in luogo detto l’Ustra di moggio uno, giusta i beni di Don Francesco Antonio Caria e via pubblica, rivelata la rendita grana 45. Più un altro detto Garciopoli di moggio mezzo, giusta i beni di mastro Timoteo Accetta e via pubblica, stimata la rendita per carlini 5. Esige da mastro Gregorio Teti per capitale di ducati 15, carlini 13½ annui. Sono unite once 31. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di San Nicola e alla Cappella del SS.mo c.p. sopra Tomasone grana 50. Al Convento di S. Domenico sopra il Mancino c.p. carlini 15, sono once 5. Alla Chiesa di S. Gio: Batta per capitale di ducati 13, annui carlini 13. Alla Cappella di S. Anna per capitale di ducati 15, annui carlini 13½. Alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati 8, annui carlini 8. Sono unite tutte once 18,5. Restano di netto once 14.
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Antonio Prestigiacomo soldato del Battaglione, molinaro d’anni 50
Catarina Pileci moglie d’anni 30
Pietro Prestigiacomo fratello bracciale d’anni 20
Nicola figlio porcaro d’anni 27
Francesco figlio molinaro d’anni 17
Foca e Bruno figli gemelli d’anni 6
Bruno figlio di Pietro d’anni 3
Rosa figlia d’anni 7
Agnese figlia d’anni 4
Rosa figlia in capillis d’anni 13
Giuseppe figlio di Pietro d’anni 5
Anna figlia di Pietro d’anni 4.
Testa d’Antonio duc.1. Industria d’Antonio once 12. Industria di Pietro once 12. Industria di Nicola once 12. Industria di Francesco once 12. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, giusta i beni di Marc’Antonio Pungituri e Martino Bonello, e un’altra affittata a Vito Teti che paga d'affitto annui carlini trenta, dai quali, dedotto il quarto per riparazione, restano once 7,15. Tiene troije numero 27, stabilita la rendita a carlini 12 per ogn’una comportano once 54. Tiene un cavallo per uso proprio. Tiene una somara per uso del molino, stimata la rendita per carlini 12, sono once 2. Possiede un territorio detto la Crucella, inutile , sopra il quale paga alla Cappella di San Foca grana 20 e assorbisce la rendita. Più possiede un territorio detto la Cavuluta di moggio uno, giusta i beni di Bruno e Giacomo Salatino, stimata la rendita per carlini 3 annui. Più un altro detto Scordari di moggio uno, giusta i beni di Domenico di Paro e via pubblica, stimata la rendita annui carlini 5. Più un altro detto Caijazzo in due partite di moggia due, giusta i bei di Nicola Colicchio e Nicola Molè, stimata la rendita per annui carlini 15½. Più un altro in luogo detto il Mancino di moggia due, giusta i beni di Natale Servello e la Ducal Corte, stimata la rendita per annui grana 55. Più un altro detto Bonì di moggia tre e mezzo unito a un altro, giusta i beni del Convento di Sant’Agostino, Francesco Rondinello e Domenico Bruno, stimata la rendita carlini 9. Sono in tutto once 124,5. Pesi da dedursi: Al Convento di Sant’Agostino per capitale di ducati 15, annui carlini 15. Alla Chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati 12, annui carlini 12. Tutte unite sono once 9. Restano di netto once 115,5.
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Antonio Perri di Paulo bracciale d’anni 36
Anna Rossillo moglie d’anni 28
Pasquale figlio d’anni 4
Vittoria figlia d’anni 2
Domenico fratello bracciale d’anni 30
Anna Muzzì sua moglie d’anni 34
Giuseppe figlio d’anni 5
Camilla figlia d’anni 8
Anna figlia d’anni 3.
Testa d’Antonio duc.1.- Industria d’Antonio once 12, di Domenico once 12.
Abita in casa propria in luogo detto la Porta di Basso , giusta i beni di Don Nicola Bruno e di Domenico Pasceri e paga annuo c.p. a Don Nicola Mannacio grana 42½. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto S. Anna di moggia due, giusta i beni di due vie pubbliche, rivelata la rendita per carlini 10, sono once 3,10. Più un altro detto Scordari in due partite di moggia quattro, giusta i beni di Diego Rossillo e Antonio Summa, stimata la rendita per carlini 16, grana 2½, sono once 5,12½. Più un altro in luogo detto il Campo di moggia uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita grana 50, sono once 1,20. Più un altro detto Puzzo, ossia Veneziano di moggia due, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e via pubblica, stimata la rendita grana 90, sono once 3. Più un altro in luogo detto l’Abbatìa di moggia due, giusta i beni di Santo Muzzì e la Ducal Corte, stimata la rendita grana settantacinque, sopra del quale paga all’Archidiacono di Mileto carlini 11 e grana 7 e il peso assorbisce la rendita. Più un altro detto il Campo di moggia uno, giusta i beni di Nicola di Caria e via pubblica, rivelata la rendita grana 60, sono once 12,10. Sono in tutto once 39, 22½. Pesi da dedursi: Alla Chiesa delle Grazie c.p. sopra Puzzo, annui grana 33, sono once 1,13. Al Convento di San Domenico c.p. sopra il Campo, annuì grana 25, sono once 0,25. Alla Cappella d S.Anna c.p. sopra il suo fondo, annui grana 87 sono once 3,7. Alla Chiesa di San Gio:Batta c.p. sopra il Campo annui grana 10, sono once 0,10. Al Sig. Giuseppe Faccioli c.p. sopra Scordari annui grana 96, sono once 3,6. Ai Padri Domenicani di Castelmomardo c.p. sopra Scordari grana ventidue sono once 0,22. Al Convento di San Domenico c.p. sopra Scordari annui grana 12½, sono once 0,25½. Al Reverendo Don Foca Ciliberto per capitale di ducati 15, annui carlini 13½, sono once 4, 15. Uniti in tutto sono once 14,10½. Restano di netto once 25,12.
16____
Antonio Rondinello bracciale d’anni 37
Lucia Servello moglie d’anni 37
Vittoria figlia in capillis d’anni 17
Rosa figlia d’anni 8
Isabella figlia d’anni 7
Vincenzo figlio d’anni 2.
Testa d’Antonio duc.1.- Industria d’Antonio once 12.  Abita in casa propria in luogo detto il Borghicello , giusta i beni di Domenico Attisano, sopra la quale paga di c.p. al Convento di San Domenico carlini 5. Possiede un Territorio detto il Ladro, ossia l’Abbatìa di moggia tre e mezzo, giusta i beni di Domenico Attisano, stimata la rendita grana 90, sopra del quale paga all’Archidiacono di Mileto carlini 14 e assorbisce la rendita. Più un altro in luogo detto il Campo di moggio mezzo, giusta i beni d’Angela Ciliberto, rivelata la rendita grana 10, paga al convento di San Domenico grana 12 e assorbisce la rendita. Restano di netto in tutto once dodici 12.
17____
Antonio Bruno mastro Ferraro d’anni 29                                                                     
Elisabetta Fabiano moglie d’anni 45
Antonio figlio discepolo Ferraro d’anni 17
Giuseppe figlio d’anni 12
Gregorio figlio d’anni 10
Nicola figlio d’anni 7
Anna figlia in capillis d’anni 15
Testa d’Antonio duc.1. Industria d’Antonio once 14,  d’Antonio figlio once 7.
Abita in casa di affitto di Domenico Spezano a cui paga ducati quattro. Tiene in affitto la forgia del Sig. Gio: Batta di Paro per ducati cinque annui. Possiede un territorio in luogo detto il Rinuso di moggia tre, giusta i beni di mastro Luca Cappello e fiume corrente, rivelata la rendita carlini 10 sono once 3,10. Più un altro in luogo detto Gurnella di moggia uno e mezzo, giusta i beni di Vito Furlano e di Giuseppe Fiurenza, stimata la rendita grana trentacinque sono once 1,5. Pesi da dedursi: Alla chiesa di S. Maria delle Grazie c.p. sopra il Rinuso annui carlini 5, sono once 1,20. Restano di netto once 23 e grana 25. Sono in tutto once 24,15.
18____
Antonio Spezano massaro di bovi d’anni 40
Sapienza Cauzzi moglie d’anni 32
Domenico figlio d’anni 4
Vincenzo figlio d’anni 2
Domenico Davoli di Polia  servo d’anni 15
Basili Marra di Cardinaro servo d’anni 12


Testa d’Antonio duc.1. Industria d’Antonio once 14. Industria di Domenico garzone once 6. Abita in casa propria in luogo detto la Timpa , giusta i beni di Pietro Bruno, dico Geronima Borraggina, sopra la quale paga al convento di Sant’Agostino grana 9. Bovi di aratro numero 6, valutata la rendita per ducati 12, sono once 20. Vacche di corponumero 5, valutata la rendita per ducati 10, sono once 16,40. Troije ossia neri numero quattro valutata la rendita ducati 4 e carlini 8, sono once 8. Una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggio uno e mezzo in due membri, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi Liscio e Sig. Santo Cauzzi stimata la rendita per ogni anno carlini 34 sono once 11,10. Più un altro in luogo detto li Chiusi di moggia quattro, giusta i beni di Foca Attisano e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini 15, sono once 5. Più un altro in luogo detto Scordari di moggia due, giusta i beni di Domenico Bilotta e Foca Furlano stimata la rendita per carlini 12, sono once 4. Più un altro in luogo detto la Citrara di moggia cinque, giusta i beni di Santo Muzzì e Don Nicola Mannacio rivelato carlini 16, sono once 5,10. Sono in tutto once 91. Pesi da dedursi: Ai Padri Domenicani di questa Terra c.p. sopra il Trivìo annui carlini 6, sono once 2. Ad Antonio Aracri c.p. sopra il Trivìo annui carlini 12, sono once 4. Al Sig. Francesco Amalfitani di Castelmonardo c.p. sopra il Trivìo annui grana 15. Al Convento di Sant’Agostino sopra Scordari annui grana 70. Al Rev. Don Michiel’Angelo Mannaci sopra la Citrara annui carlini 14. Sono tutti uniti once 13,15.  Restano di netto once 77,15.
19____
Antonio de Dato povero miserabile bracciale d’anni 40
Gerolama de Dato moglie d’anni d’anni 39
Catarina figlia d’anni 9.
Testa per essere povero duc 6.  Industria del medesimo once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio , sopra la quale paga al Ven. Convento di Sant’Agostino c.p. carlini 14 e alla Ducal Corte c.p. grana 20. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggia tre, giusta i beni di Antonio Talora stimata sua porzione carlini 10. Sono unite in tutto once 9,10. Pesi da dedursi: Agli eredi del Notar Pietro Satriano del Pizzo per capitale di ducati 8, annui carlini 7 e grana 2. Alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati 4½.
20____
Antonio Aracri inabile bracciale povero miserabile d’anni 24
Anna Fabbiano moglie d’anni 20
Anna figlia di mesi due.
Testa per essere povero si tira duc.0,50. Industria d’Antonio once 6. Abita in casa d’affitto d’Anna Spezano alla quale paga annui carlini 20. Possiede un territorio in luogo detto il Rinuso di moggia due, giusta i beni di mastro Leoluca Cappello e Antonio Bruno in due membri, rivelata la rendita carlini 22. Sono in tutto once 13,10. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie c.p. sopra il Rinuso annui grana 37½. Restano di netto once 12,2 ½.
21____
Antonio Fruci bracciale d’anni 40
Sapienza Vaiti moglie d’anni 30
Anna figlia d’anni 4
Dianora figlia d’anni 2
Dianora Papaleo Madre Vedova d’anni 60
Bruno Fruci fratello bracciale d’anni 24
Vittoria sorella in capillis d’anni 30.
Testa d’Antonio duc. 1. Industria d’Antonio once 12.  Industria di Bruno fratello once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Matteo Ruperto. Possiede un territorio in luogo detto Carlo di Caria di moggia tre, giusta i beni d’Antonio Tolomeo e via pubblica, stimato di rendita carlini 13 in due partite. Più un altro luogo detto S. Anna di moggia due, giusta il fiume corrente e via pubblica, rivelata la rendita carlini 15. Pesi da dedursi: Al Convento di Sant’Agostino per capitale di ducati 20, annui carlini 20. Alla Cappella di S. Anna c.p. sopra S. Anna, annui carlini 10. Alla Ducal Corte c.p. sopra Carlo di Caria annui carlini 11 e grana 2. Sono in tutto unite once 13,22. Restano di netto once 24 d’industria.
22____
Antonio Aracri di Gerolamo bracciale d’anni 40
Anna Palmarello moglie d’anni 30
Francesco figlio d’anni 1
Elisabetta figlia d’anni 3.
Anna sorella in capillis d’anni 26
Nicola fratello bracciale d’anni 35
Catarina Parisi moglie d’anni 30
Gerolamo figlio d’anni 4
Bruno figlio d’anni 2.
Testa d’Antonio duc.1. Industria d’Antonio once 12.  Industria di Nicola once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Francesco Palmarello, e un’altra in detto luogo per uso proprio. Esige da Foca Morano per una casa detta Porta Reale annui carlini 35, dedotto il quarto di riparazione, restano once 8,26½. Più un’altra casetta contigua solita affittarsi e per quest’anno è vacua per accomodarla. Un cavallo e una balduina per uso proprio. Un trappeto d’olio macinante stabilita la rendita per annui carlini 30. Possiede un territorio in luogo detto Scordari di moggia tre e mezzo, giusta i beni d’Ambrosio Pallone e Domenico di Paro, stimata la rendita per annui carlini 20. Più un altro in luogo detto Arìa di moggia uno e mezzo, giusta i beni di Gio:Bruno e Delia di Bretto, stimata la rendita carlini 13. Più un altro detto l’Abbatìa in due partite di moggia ventisei, giusta i beni di Nicola Masdea e Domenico Bonello, stimata la rendita ducati 8, sopra del quale paga all’Archidiacono di Mileto ducati 9, grana 87½ e assorbisce la rendita. Esige d’Antonio Spezano, Giuseppe e Domenico Cucuzzi c.p. sopra il Trivìo ducati 3 e grana 50. Più un altro detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni di Catarina Spezano e via pubblica rivelata la rendita carlini 5. Più un altro Caijazzo di moggio mezzo, giusta i beni di Santa Facciolo, stimata la rendita carlini 23. Più un altro in luogo detto Scordari di moggia uno e mezzo, giusta i beni d’Ambrosio Pallone e Don Nicola Bruno, stimata la rendita in due partite per annui carlini 30. Più un altro detto Caijazzo di moggio mezzo, giusta i beni di Giuseppe Triminì, stimata e rivelata la rendita grana 50. Più un altro detto il Campo di moggio mezzo, giusta i beni di Pietro Costa e Berardino Perisi, stimata la rendita grana 85. Sono in tutto once 32,11½. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie c.p. sopra Scordari grana 35. Più alla medesima sopra altra partita c.p. grana 15. Alla Cappella di San Foca c.p. per il Campo grana 10. Al Convento di San Domenico censo bullale per capitale di ducati 25, annui carlini 22½. Sono unite once 17. Restano di netto once 72,11½.

28_____
Ambrosio Pallone bracciale d’anni 23
Dianora Accetta Madre Vedova d’anni 50
Foca fratello bracciale d’anni 17
Testa d’Ambrosio duc.1. Industria d’Ambrosio once 12.  Industria di Foca once 6. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Paulo Lazzaro. Tiene una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni di Domenico Bruno e Sig. Michiel’Angelo de Cunis, stimata la rendita carlini 35. Più un altro in luogo detto Gurnella di moggia due e mezza, giusta i beni di Berardino Parisi e Giuseppe Salatino, rivelata la rendita grana 80. Più un altro detto Scordari di moggia quattro, giusta i beni d’Antonio Aracri e Pietro Bruno rivelata la rendita carlini 18. Tutte unite sono once 38. Pesi da dedursi: Alla Cappella di S. Anna c.p. sopra il Trivìo carlini 24. Agli eredi di Don Pietro Ruffo c.p. sopra Gurnella carlini 11. Alla Cappella di San Foca sopra Scordari c.p. grana  25. Sono once 15, 12½. Restano di netto once 22,12½.
24____
Antonio Serrao bracciale d’anni 27
Giovanna Prestigiacomo Madre Vedova d’anni 60
Giuseppe fratello bracciale d’anni 20
Isabella sorella in capillis d’anni 15.
Testa d’Antonio duc.1.- Industria d’Antonio once 12. Industria di Giuseppe once 12. Abita in casa propria, e un casalino contiguo, giusta i beni di Bruno Salatino in luogo detto il Borgo, sopra i quali paga c.p. al Convento di San Domenico carlini 11½. Possiede un territorio ovvero orticello contiguo a detta sua casa, giusta i beni di Domenico Diaco, rivelata la rendita carlini 2 e paga di censo al suddetto Convento carlini 4 e assorbisce la rendita. Più un altro territorio in luogo detto il Mancino di moggia quattro, giusta i beni di mastro Gregorio Teti e Antonio Attisano, stimata la rendita per annui carlini 16. Più un altro detto l’’Ustra di moggio mezzo, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e Michiele Bonello, stimata la rendita grana 40. Più un altro detto Pappù di moggia tre, giusta i beni di Gregorio Teti e via pubblica, stimata la rendita per carlini 9. Sono uniti tutti once 33,20. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Nicolò Mannacio c.p. sopra il Mancino annui carlini 10. Al Convento di San Domenico c.p. sopra l’Ustra annui carlini 3. Alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati 10, annui carlini 10. Sono unite tutte once 7,20. Restano di netto once 26.
25_____
Antonio di Bretto stroppio muscio d’anni 35
Domenico fratello bracciale d’anni 25
Natale fratello discepolo di far legname d’anni 18
Delia sorella Vedova d’anni 33
Catarina sorella in capillis d’anni 23
Fiore Cusentino Madre Vedova d’anni 50.
Testa d’Antonio duc.1.- Industria d’Antonio non si tira.- Industria di Domenico once 12. Industria di Natale once 12. Abita in casa propria e tiene luoghi di far case in luogo detto la Forgia, giusta i beni di Foca Colicchio e Antonio Vaiti, sopra dei quali paga al Convento di San Domenico grana 85 e al Convento di Sant’Agostino grana 50. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Caijazzo di moggia uno e mezzo, giusta i beni d’Antonio Furlano e via pubblica, rivelata la rendita per carlini 20 annui. Più un altro in luogo detto Pappù di moggia otto, giusta i beni di Francesco Palmarello e via pubblica, rivelata la rendita per carlini 25. Più un altro luogo detto Scordari di moggia due giusta i beni degli eredi di mastro Bruno Simonetta e via pubblica, rivelata la rendita carlini 25. Più un altro detto Carlo di Caria di moggio uno, giusta i beni di Gio: e Giachino Bruno rivelata la rendita per annui carlini 8, Più un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini 15. Più un altro detto Pappù di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini 9. Sono tutte unite once 56,10. Pesi da dedursi: Alla Cappella di S. Anna c.p. sopra Caijazzo annui grana 85. Alla Chiesa di San Pietro Apostolo c.p. sopra Pappù annui carlini 18. Alla Chiesa di San Nicola c.p. sopra Scordari annui grana 47½. Alla Ducal Corte c.p. sopra Carlo di Caria annui grana 37½. Alla Cappella di San Foca c.p. sopra il Campo annui grana 12½. Alla Cappella del SS.mo sopra Pappù c.p. annui grana 75. Al Convento di Sant’Agostino censo bullale per capitale di ducati 15, annui carlini 15. Sono unite tutte once 19.17½. Restano di netto once 36,15.
26____
Antonio Accetta pecora bianca bracciale d’anni 45
Vittoria Carchidi moglie d’anni 45
Giuseppe figlio d’anni 10
Michiele figlio d’anni 7
Francesco figlio d’anni 4
Vincenzo figlio d’anni 2.
Testa d’Antonio duc.1.- Industria d’Antonio once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borghicello, giusta i beni di Domenico Attisano, sopra la quale casa paga di c.p. grana 50 al convento di San Domenico. Un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggia uno e mezzo, giusta i beni di Gio: Salatino e via pubblica, rivelata la rendita carlini 10. Più un altro in luogo detto Savuchello di moggio mezzo, giusta i beni del Convento di Sant’Agostino e via pubblica stimata la rendita per annui grana 60, sopra del quale paga a Don Nicolò Mannacio c.p. carlini 12 e assorbisce la rendita. Sono unite tutte once 15,10. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati 12, annui carlini 12. Restano once d’industria 12.
27____
Antonio Attisano, bendato, massaro di bovi d’anni 33
Catarina Teti moglie d’anni 35
Anna figlia d’anni 1°
Serafina figlia d’anni 9
Cecia figlia d’annì 4.
Testa d’Antonio duc. 1.- Industria d’Antonio once 14. Abita in casa propria il luogo detto la Forgia, giusta i beni di mastro Gregorio Teti e via pubblica. Un paio di bovi di aratro stabilita la rendita ducati 4. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia otto, giusta i beni di Francesco Palmarello e mastro Gregorio Teti, rivelata la rendita per anni carlini 30. Più un altro detto Caijazzo di moggio mezzo, giusta i beni del Convento di San Domenico e Domenico Masdea, rivelata la rendita per annui grana 80. Più un altro in luogo detto l’Ustra di moggio uno, giusta i beni di Domenico di Caria e via pubblica rivelata la rendita grana 20, sopra del quale paga al convento di Sant’Agostino grana 25 di c.p. e assorbisce la rendita. Sono in tutto once 34. Pesi da dedursi: Al Sig. Onofrio Vitale per capitale di ducati 25, annui carlini 22½. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati 10, annui carlini 10. Al Convento di San Domenico per capitale di ducati 3, annui carlini 3. Al Beneficio di S. Opullo  c.p. sopra il Mancino annui carlini 7. Alla Chiesa di San Pietro c.p. sopra detto luogo annui carlini 15. Al Sig. Don Nicolò Mannacio c.p. sopra Caijazzo annui grana 25. Sono tutte once 20. Restano once, per l’industria e per i bovi, 20,20.
28____
Antonio Furlano bracciale d’anni 30
Christina Bruno moglie d’anni 26
Bruno fratello lavorante sartore d’anni 27.
Testa d’Antonio duc.1.- Industria del medesimo once 12. Industria di Bruno once 6. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Natale Cucuzzi e la Torre dello Sperone. Un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Caijazzo di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Convento di San Domenico e la Corte Ducale, stimata la rendita per carlini 33. Più un altro in luogo detto Fialandàro di moggia quattro, giusta i beni di Francesco Rizzo e Pietro Pallaria, stimata la rendita carlini 10 e paga al Sig. Giuseppe Faccioli carlini 15 e assorbisce la rendita. Più un altro luogo detto il Campo di moggia due, giusta i beni di Foca Furlano e via pubblica, stimata la rendita annui carlini 15. Sono uniti tutti once 34. Pesi da dedursi: Al Convento di San Domenico c.p. sopra Caijazzo annui carlini 11 e grana 2½. Alla Cappella del SS.mo sopra il Campo annui grana 22½. Sono unite once 4,15. Restano di netto once 29,15.
29____
Bruno Ferolito, zoppo povero miserabile d’anni 39
Anna Vacatello moglie d’anni 30
Francesco figlio d’anni 11
Rosa figlia d’anni 9
Michiele figlio d’anni 7
Angela figlia d’anni 3.
Testa d’Antonio per essere povero niente.- Industria del medesimo niente. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Pietro Costa e Domenico Attisano, paga di c.p. al Sig. Nicolò di Cairo carlini 10. Possiede un territorio in luogo detto la Costèra di mezzo moggio, giusta i beni di Domenico di Caria e Foca Ferolito, stimata la rendita carlini 2 e paga di c.p. alla Cappella del Carmine grana 26 e assorbisce la rendita.
30____
Bruno Accetta di Paulo bracciale d’anni 40
Lucrezia Perri moglie d’anni 40
Antonio figlio d’anni 10
Foca figlio d’anni 3.
Testa di Bruno duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Chiesa Madre, giusta i beni di Vito Mulè, sopra la quale paga al Convento di S. Agostino carlini 10 di c.p. Possiede un territorio in luogo detto Scordari di moggia tre, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi e Foca Attisano, stimata la rendita per carlini 21. Più un altro in luogo detto Carvina di moggia quattro, giusta i beni degli eredi di Agostino Papaleo, stimata la rendita per carlini 24. Una balduina per uso proprio. Pesi da dedursi: Al Convento di S. Agostino per capitale di ducati 16, annui carlini 16. Alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati 9, annui carlini 9. Al Convento di S. Domenico per capitale di ducati 4, annui carlini 4. Alla Chiesa di S. Pietro c.p. sopra Scordari annui carlini 7. Al Sig. Don Orazio Merigliano di Caridà c.p. sopra Scordari grana 42½. Alla Ducal Corte c.p. sopra Scordari grana 7. Al Sig. Onofrio Vitale sopra Carvina c.p. annui tre quarti di grano valutato per once 3. Alla Ducal Corte sopra Carvina c.p. grana 3. Sono tutte unite once 13,22½. Restano once 12 d’industria.
31____
Bruno Lo Jacono povero miserabile bracciale d’anni 40
Catarina Teti moglie d’anni 40
Giovanna figlia d’anni 10
Mesiano figlio d’anni 4
Concetta figlia d’anni 2.
Testa di Bruno per essere povero duc. O,50.- Industria per metà once 6. Abita in casa propria in luogo detto la Fontanella , giusta i beni di Carmine Attisano e via pubblica e paga a Don Nicolò Mannacio grana 45. Possiede un territorio in luogo detto Castellano, in tre partite, di moggia tre, giusta i beni di Francesco Mulè, Nicola Pizzonia e Nicola Accetta, stimata la rendita per ducati 4 e grana 40. Più un altro detto la Coltùra, in due partite, di moggia otto, giusta i beni di Antonio Buccinnà e via pubblica, stimata la rendita ducati 4. Uniti sono once 27. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo Rosario censo bullale per capitale di ducati 5, annui carlini 5. Al Convento di S. Domenico c.p. sopra la Coltura annui carlini 39. Al Castellano di questa Terra c.p. sopra Castellano grana 32½. Sono unite once 15, 22½. Restano di netto once  8,17½.
32____
Bruno Rondinello ammalato inabile a fatigare d’anni 38
Madalena Bevivino moglie d’anni 35
Barbara figlia d’anni 10.
Testa di Bruno duc.1. Industria non si tira. Abita in casa propria con orticello contiguo in luogo detto il Borghicello, giusta i beni d’Antonio Stillitano e via pubblica, sopra quale casa e orto paga di c.p. al Convento di S. Domenico grana 45. Possiede un casalino in luogo detto Sotto l’Ari sopra il quale paga a Don Gio: Antonio Bretti di c.p. carlini 5 annui. Possiede un territorio in luogo detto il Puzzo di moggia due, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e Antonio Perri, stimata la rendita carlini 14. Più un altro detto Veneziano di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Dedato e via pubblica, stimata la rendita carlini 12 e paga al Sig. Giuseppe Faccioli carlini 13 e al Convento di S. Domenico grana 30 e assorbisce la rendita. Più un altro in luogo detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Gio: Batta Costa e Sig. Gerolamo Drogo, stimata la rendita per annui grana 10. Unite sono once 5. Pesi da dedursi: Alla Chiesa delle Grazie c.p. sopra il Pozzo annui grana 33½. Restano di netto once 3,27½.
33____
Bruno Sgotto bracciale d’anni 61
Lucrezia Pasceri moglie d’anni 42
Nicola figlio d’anni 7
Elisabetta figlia d’anni 12.
Industria di Bruno once 12. Abita in casa di affitto del Sig. Giacinto Perris in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Angela Ciliberto, e paga annui ducati 4. Possiede un basso di casa in detto luogo e l’affitta per annui carlini 8. Possiede un territorio detto Arvano, ossìa Trivìo di un moggio, giusta i beni di Nicola Sgotto e via pubblica, rivelata la rendita per carlini 10. Unite sono once 18. Pesi da dedursi: al Sig. Don Matteo Pacenza del Pizzo sopra il Trivìo c.p. grana 33 annui. Alla Chiesa di San Gio: Batta sopra il basso di casa grana 15.Unite sono once 1,18. Restano di netto once 16,12.
34____
Bruno Balestriero bracciale d’anni 60
Vergenova Fiorenza moglie d’anni 30
Giovanni figlio d’anni 9
Anna figlia d’anni 3.
Testa di Bruno duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto Don Paulo, giusta i beni di Giuseppe di Bretto, e paga a Don Nicolò Bruno c.p. carlini 4. Più un’altra casa affittata a Francesco Dedato per carlini 25, dedotto il quarto per riparazione, restano di netto carlini 18 e grana 7½. Più possiede un territorio in luogo detto Scordari di moggia due, giusta i beni di Bruno Accetta d’Angelino e via pubblica, stimata la rendita grana 60. Più un altro detto Senise di moggia quattro, giusta i beni del Convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita ducati 4 e grana 20. Più un altro detto Cutulìa di un moggio, giusta i beni di Nicola Fiurenza, stimata la rendita grana 80. Unite sono once 36,25½. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di S. Pietro c.p. sopra Scordari annui grana 45. Agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta di Castelmonardo sopra Senise annui carlini 39. Alla Ducal Corte sopra detto fondo c.p. annui grana 24. Al Convento di S. Domenico censo bullale per capitale di ducati 34, annui carlini 34. Unite sono once 26,19. Restano di netto once 18,17½.
35____
Bruno Rossillo bracciale povero, miserabile d’anni 40
Cecilia Fabbio moglie d’anni 30
Antonio figlio d’anni 1
Nicola figlio d’anni 6
Anna figlia d’anni 2.
Testa di Bruno come povero duc. 0,50.- Industria per metà once 6. Abita in casa propria in luogo detto la Forgia, giusta i beni di Carlo Bruno, via pubblica e un altro casalino, paga al Convento di S. Domenico c.p. grana 40. Un balduino per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per grana 60. Più un altro detto Catalano di moggia uno e mezzo, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e fiume corrente, stimata la rendita per carlini 5. Più un altro detto Scordari di un moggio, giusta i beni di Giovanni Jezzi e Pietro Bruno, stimata la rendita grana 40. Unite sono once 11. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di S. Gio: Batta c.p. sopra il Campo annui grana 15. Al Convento di S. Agostino per capitale di ducati 13, annui carlini 13. Alla Ducal Corte sopra il Catalano annui grana 7½. Al Sig. Giuseppe Ruffo per capitale di ducati 2½, annui grana 22½. Unite sono once 5,25. Restano solamente once 6 d’indutria.
36____
Bruno Accetta d’Angelino cieco di un’occhio d’anni 40
Ribecca Perri moglie d’anni 35
Domenico figlio d’anni 5
Rosario figlio d’anni 3
Vittoria figlia d’anni 1.
Testa di Bruno duc.1-Industria per essere difettoso once 6. Abita in  casa propria in luogo detto Don Paulo, giusta i beni di Pietro Prestigiacomo e Antonio Aracri. Possiede un territorio detto Arìa di moggia sei, giusta i beni di Francesco Mancari e Pietro Bonello, stimata la rendita carlini 23 e paga al Sig. Carlo Aracri c.p. carlini 25 e alla Ducal Corte carlini 13 e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Ladro di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Pietro Bilotta e Francesco Pellegrino, stimata la rendita grana 15. Più un altro detto Carvina di moggia cinque, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e Bruno Accetta di Paulo, rivelata la rendita carlini 12. Unite sono once 10.15. Pesi da dedursi: Alla Cappella di S. Anna c.p. sopra Carvina annui grana 75. Restano di netto once 8.
37____
Bruno Battaglise mastro sertore d’anni 30
Aurelia sorella, moglie di mastro Elia Giampà di Castelmonardo assente, d’anni 32. Testa di Bruno duc.1. Industria del medesimo once 14. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Pietro Papaleo, sopra la quale paga grana 25 agli eredi di Agostino Papaleo, e un altro casalino contiguo diruto. Possiede un territorio in luogo detto S. Nicola di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Bruno e Diego Rossillo, stimata la rendita carlini 12, sopra il quale paga al Sig. Nicolò di Cairo carlini 12 di c.p. e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Trivìo di moggia uno e mezzo, giusta i beni di Giuseppe Bruno e Diego Rossillo, rivelata la rendita per annui carlini 30. Unite sono once 24. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Matteo Pacenza del Pizzo c.p. sopra il Trivìo annui carlini 30. Al Convento di S. Agostino censo bullale per capitale di ducati 25, carlini 23½. Unite sono once 17,25. Restano di netto once 14 d’industria.


38___
Bruno Servello bracciale d’anni 40
Catarina Bevivino moglie d’anni 42
Francesco figlio d’anni 10
Vittoria figlia d’anni 12
Lucia figlia d’anni 7
Giulia figlia d’anni 5
Domenico figlio d’anni 3
Anna figlia d’anni 1.
Testa di Bruno duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borghicello, giusta i beni di mastro Giuseppe Ciliberto e Domenico Bevivino e un casalino contiguo, paga al Convento di S. Domenico grana 65 annui. Possiede un territorio detto Caijazzo di moggio mezzo giusta i beni di Gio: Battista Mancari e Don Francesco di Paro, stimata la rendita carlini 4. Più un altro detto l’Abbatìa di moggia dieci, giusta i beni di Antonio Aracri e Nicola de Caria, rivelata la redita ducati 4 e paga di c.p. al Rev. Archidiacono di Mileto carlini 49 e assorbisce la rendita. Sono unite once 13,10. Pesi da dedursi: Al Convento di S. Domenico c.p. sopra il Campo coppoli 4 di grano, valutati once 0,10. Restano di netto once tredici 13.
39___
Berardino Parisi bracciale d’anni 35
Laura Cantafi Madre Vedova d’anni 60
Don Nicola Sacerdote fratello cieco d’anni 38
Giuseppe fratello bracciale maritato con Rosaria Aracri d’anni 35
Catarina sorella maritata con Nicola Aracri d’anni 32  
Foca Antonio Dottore di Medicina fratello d’anni 23.
 Testa di Berardino duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Giacomo Bernardo e Francesco Pasceri, sopra la quale paga al Convento di S. Agostino c.p. annui carlini 15 e alla Corte Ducale per la medesima grana 2. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggia cinque, giusta i beni di Giuseppe e Santo Cucuzzi, stimato di rendita annui carlini 19. Un basso di casa in luogo detto il Borgo affittato a Nicola Bruzzi per carlini 15 e sono, dedotto il quarto per riparazione, once 3,25½. Esige da Domenico Attisano c.p. sopra il Campo annui grana 25. Esige dagli eredi d’Antonio Attisano per capitale di ducati 20, annui carlini 18. Unite sono once 41,22½. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di S. Gio: Batta c.p. sopra Cardirò annui grana 80. Restano di netto once 38,22½.
40___
Bruno Attisano di Nicola povero miserabile ammalato d’anni 45
Rosa Rocca moglie d’anni 43
Domenico figlio d’anni 12
Elisabetta figlia d’anni 10
Anna figlia d’anni 6
Anastasia Rocca cognata in capillis d’anni 35.
Testa non si tira per essere povero. Industria per metà once 6. Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Giuseppe Bruno e paga di c.p. al Sig. Giuseppe Faccioli annui carlini 10. In tutto sono once 6.
41___
Bruno di Caria bracciale d’anni 30
Giulia Bevivino moglie d’anni 25
Vittoria figlia d’anni 6
 Francesco figlio d’anni 3
Testa di Bruno duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, limito Gio: Pietro Masdea e Giuseppe Carchidi e paga alla Cappella di S. Anna c.p. carlini otto.
42___
Carlo di Caria bracciale d’anni 49
Elisabetta Billotta moglie d’anni 35
Rosario figlio bracciale d’anni 18
Domenico figlio bracciale d’anni 15
Vittoria figlia d’anni 8
Angela figlia d’anni 4
Vincenzo figlio di mesi sei.
Testa di Carlno duc.1.- Industria di Carlo once 12.- Industria di Rosario once 12. Industria di Domenico once 6. Abita in casa di affitto di Nicola di Caria cui paga carlini 25. Possiede un territorio in luogo detto Fialandàro di moggia otto, giusta i beni dei RR. Padri di S. Agostino e via pubblica, rivelata la rendita carlini 15, sopra del quale paga al su detto Convento c.p. carlini 17½ e alla Chiesa di S. Gio: carlini 10 e assorbisce la rendita. Restano di netto once 30.
43___
Carmine Attisano bracciale d’anni 45
Catarina Rondinello moglie d’anni 25
Giacomo figlio bracciale del primo letto d’anni 17
Catarina figlia in capillis d’anni 12.
Testa di Carmine duc.1. Industria del medesimo once 12. Industria di Giacomo once 6. Abita in casa propria in luogo detto la Fontanella, giusta i beni di Pietro Bilotta e Giovanni Jordano, sopra la quale paga alla Cappella di S. Anna c.p. carlini 15. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia cinque, giusta i beni del convento di S. Agostino, rivelata la rendita carlini 10. Più un altro in luogo detto Cormari di moggia due e mezza, giusta i beni della chiesa di S. Maria degli Angeli, stimata la rendita per carlini 22. Tiene una casa affittata a Michiele Grillo, in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Nicola di Caria e paga carlini 20. Sono unite once 35,10. Pesi da dedursi: Al Sacro Monte del SS.mo Rosario per capitale di ducati 8, grana 80 annui. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati 10, annui carlini 9. Alla chiesa delle Grazie sopra il Mancino annui grana 35. Al Sig. Giuseppe Serrao di Castelmonardo c.p. sopra Cormari annui grana 90. Sono unite once 9,22½. Restano di netto once 25,17½.
44___
Carmine Parisi inabile col male di gutta miserabile d’anni 45
Giovanna Cucuzzi moglie d’anni 38
Domenico figlio d’anni 10
Francesco figlio d’anni 4.
Non si tira né la testa né l’industria. Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo , giusta i beni di Giachino di Bretto e Pietro Papaleo. Possiede un territorio in luogo detto il Timpone, giusta i beni della Ducal Corte, il fiume e la via pubblica, rivelata la rendita annui carlini 24, sopra del quale paga al Convento di S. Agostino ducati 3 e alla Ducal Corte carlini 2 e assorbisce la rendita.
45___
Domenico Cantafi bracciale d’anni 26
Vittoria figlia d’anni 2
Camilla Muzzì Madre Vedova d’anni 60.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Don Giuseppe Antonio Cantafi e Antonio Parisi. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Juda, di moggia due, giusta i beni di mastro Francesco Destito di Castelmonardo e Domenico Caporale di detto luogo, stimata la rendita carlini 10. Più un altro in luogo detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Don Giuseppe Antonio Cantafi e Domenico Caporale, stimata la rendita carlini 15. Più un altro in luogo detto Scordari di moggia due, giusta i beni di Marc’Antonio Palmarello e Pietro Serrao, stimata la rendita per carlini 10. Esige da Giachino Bruno c.p. sopra lo Zupà annui carlini 17. Unite sono once 29,10. Pesi da dedursi: Al Convento di S. Agostino per capitale di ducati 20, annui carlini 20. Alla Cappella del Carmine c.p. sopra Scordari annui grana 40. Alla Ducal Corte c.p. sopra Nuzzo grana 40. Unite sono once 9,10. Restano di netto once 20.
46___
Domenico Ciliberto d’Antonio bracciale d’anni 20
Giacomo fratello d’anni 12
Anna Attisano Madre Vedova d’anni 50.
Aurelia sorella in capillis d’anni 23.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Chiesa Madre, giusta i beni di Domenico Cauzzi e Notar Giuseppe Bonelli. Possiede un territorio in luogo detto la Cerza di moggia sette, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita carlini 20. Unite sono once 18,20. Pesi da dedursi: Alla Cappella di Santa Domenica c.p. sopra la Cerza annui carlini 14. Restano di netto once 14.
47___
Domenico Santacroce bracciale d’anni 20
Lucretia Attisano moglie d’anni 14
Giovanna Capozza Madre d’anni 40
Michiel’Angelo fratello d’anni 16
Foca fratello d’anni 13
Giuseppe fratello d’anni 6.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12.- Industria di Michiel’Angelo once 6. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni d’Antonio Muzzì e Vito Mulè ed un’altra tiene in affitto del Sig. Gregorio Bretti e paga carlini 35. Tiene un territorio detto l’Arghìilla , ovvero Savuchello, di moggio uno, giusta i beni di Don Nicolò Mannacio e convento di S. Agostino, stimata la rendita carlini 13. Più un altro in luogo detto il Castello dell’Ovo di moggia due, limito due vie pubbliche, rivelata la rendita carlini 12. Più un altro in luogo detto Talagone di moggia due, giusta i beni del Sig. Carmine Faccioli e Angela Ciliberto, stimata la rendita carlini 15. Unite sono once 26,10. Pesi da dedursi: Al Sig. Giuseppe Faccioli c.p. sopra il Castello dell’Ovo annui carlini 12. Al convento di S. Agostino c.p. sopra l’Arghìlla annui carlini 11½. Al Sig. Don Nicolò Mannacio c.p. sopra Talagone annui grana 80. Alla Cappella del SS.mo per censo bullale di ducati 15, annui carlini 15. Unite sono once 15,15. Restano once diciotto dell’industria.
48___
Domenico de Nisi bracciale d’anni 45
Anna Bruzzi moglie d’anni 40
Catarina figlia maritata a Nicola Giampà d’anni 20
Vittoria figlia maritata a Bruno Teti d’anni 18
Filippo figlio d’anni 12
Giuseppe figlio d’anni 10
Foca figlio d’anni 8.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria, in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Domenico Antonio Bartuccio, sopra la quale paga al convento di S. Domenico c.p. grana 50. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio detto il Mancino in due partite di moggia sette, giusta i beni di Foca Ruperto e la Ducal Corte, stimata la rendita per annui 25. Unite sono once 20,10. Pesi da dedursi: Alla Mensa Vescovile di Nicotera c.p. sopra il Mancino annui carlini dieci. Alla Chiesa di S. Pietro per capitale di ducati 10, annui carlini 10. Al convento di S. Domenico di Castelmonardo c.p. sopra detto fondo carlini 10. Unite sono once dieci. Restano once 12 d’industria.
49___
Domenico Pasceri bracciale d’anni 23
Anna Accetta Madre Vedova d’anni 55
Faustina sorella maritata a Nicola Muzzì d’anni 18
Dianora sorella in capillis d’anni 16.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto Sotto la Forgia, giusta i beni di Christina Colicchio e Camilla Accetta. Un cavallo per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Falamisca di moggia otto, giusta i beni del Dottor Don Gregorio Bretti e Marco Accetta, rivelata la rendita annui ducati 12. Più un altro detto Cidoni di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e Don Michiel’Angelo Mannaci, stimata la rendita per carlini 10. Unite sono once 43,10. Pesi da dedursi: Al Sig. Gregorio Bretti per capitale di ducati 130, annui ducati 11 e carlini 7. Alla Ducal Corte c.p. sopra Falamisca carlini cinque. Alla chiesa di S. Pietro c.p. sopra Cidoni per annui grana 60. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati 15, annui carlini 13½. Al convento di S. Domenico censo bullale per capitale di ducati 8, annui carlini 8. Unite sono once 49,25. Restano once 12 d’industria.
50___
Domenico Serrao bracciale d’anni 50
Christina Prestigiacomo moglie d’anni 50
Antonio Serrao figlio braccciale casato d’anni 30
Catarina Salatino moglie d’anni 40
Giuseppe Serrao figlio bracciale casato d’anni 26
Vittoria Pellegrino moglie d’anni 20
Bruno figlio nepote d’anni 1.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12.- Industria d’Antonio once 12. Industria di Giuseppe once 12. Abita in casa di affitto di mastro Giacomo Giampà in luogo detto il Borgo, giusta i beni del predetto Giampà cui paga annui carlini trenta. Un balduino per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Nuzzo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola de Caria e via pubblica, rivelata la rendita carlini quindici sopra del quale paga di c.p. annuo al Sig. Don Nicolò Mannacio carlini undici. Restano di netto once trentasette e grana dieci, 37,10.
51___
Damiano Farina bracciale d’anni 60
Anna Serrao moglie d’anni 46
Domenico figlio bracciale d’anni 13
Michiele figlio d’anni 12
Ribecca figlia d’anni 11
Antonio figlio d’anni 7
Foca figlio d’anni 5
Pasquale figlio d’anni 1.
Industria di Domenico once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borghicello, giusta i beni di Domenico Bevivino, sopra la quale paga al convento di S. Domenico carlini cinque. Un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggia tre, giusta i beni di don Nicolò Mannacio e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dieci. Più un altro luogo detto Caijazzo di mezzo moggio, giusta i beni di Pietro Papaleo e via pubblica, stimata la rendita carlini dieci. Più un altro detto Talagone, ossia la Cottùra di moggia quattro, giusta i beni del Rev. Don Domenico Bonelli e Carmine Attisano, rivelata la rendita grana ottanta sopra del quale paga alla Chiesa di Santa Maria dell’Angeli carlini cinque di c.p. e al convento di S. Domenico carlini dieci e mezzo di c.p. e assorbisce la rendita. Sono unite once 18, 20. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di S. Pietro Apostolo c.p. sopra Cardirò annui gran quaranta. Al convento di S. Agostino c.p. sopra Caijazzo annui gran sessantadue e mezzo. Unite sono once 3,12½. Restano di netto once quindici e grana sette e mezzo, 15,7½.
52___
Domenico di Caria di Giuseppe bracciale d’anni 24
Camilla sorella in capillis d’anni 28
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giuseppe Parisi d’Antonio e via pubblica. Possiede un territorio in luogo detto Talagone di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Foca Ferolito e Giuseppe di Paro, stimata la rendita per annui carlini quindici. Più un altro in luogo detto il Mancino in due partite di moggio uno e mezzo, giusta i beni d’Antonio Bilotta ed Antonio Masdea, rivelata la rendita per carlini cinque, sopra del quale paga alla Chiesa di S. Maria delle Grazie carlini cinque e non si tira. Più un altro in luogo detto Mantìfica di moggia tre, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e Giachino Bruno, rivelata la rendita per carlini trenta. Sono unite once 27. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di S. Gio:Batta per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto. Alla Cappella del Carmine per capitale di ducati 8, annui carlini 8. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati 10, annui carlini 9. Unite sono once 11,20. Restano di netto once sedici e grana dieci, 16,10.
53____
Domenico Rondinello colao bracciale povero miserabile d’anni 47
Anna Capozza moglie d’anni 45
Giuseppe figlio d’anni 12.
Testa di Domenico per essere povero si tira duc. 0,50. – Industria per metà once 6. Abita in casa proprio in luogo detto il Borghicello, giusta i beni di Nicola Rondinello, e un orticello contiguo, sopra i quali paga al convento di S. Domenico di c.p. grana quaranta e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto lo Zupà di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e la via pubblica, stimata la rendita per grana quaranta, sopra il quale paga di c.p. alla Chiesa di S.Pietro grana trentacinque. Restano di netto once sei e grana cinque, 6,5.
54_____
Domenico Bruno massaro di bovi d’anni 50
Elisabetta Spezano moglie d’anni 28
Diego figlio d’anni 3
Faustina figlia d’anni 1.
Christina Bonello Madre Vedova d’anni 63
Carlo fratello massaro di bovi d’anni 26
Pietro fratello massaro di bovi d’anni 18
Camilla sorella in capillis d’anni 23
Catarina sorella in capillis d’anni 20
Bruno Maira della Torre garzone d’anni 20
Andrea Davoli di Polia garzone d’anni 18
Domenico Davoli di Polia garzone d’anni 24
Anna Masdea in capillis d’anni 13.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del med.mo once 14.- Industria di Carlo once 14.- Industria di Pietro 14.- Industria di Bruno once 12.- Industria di Domenico once 6.- Industria di Pietro once 12. Abita in casa propria, e un’altra contigua, in luogo detto la Forgia, giusta i beni di Bruno Rossillo, Pietro Serrao, Anna Spezano e Berardina Papaleo, sopra una paga alla Ducal Corte di censo perpetuo grana dieci. Possiede due balduini e una giumenta per uso proprio. Bovi di aratro numero quindici, rivelata la rendita per ducati trenta. Più vacche di corpo numero dieci, valutata la rendita per ducati venti. Più bovi di tre anni poco atti alla fatiga numero quattro. Più troije seù neri numero quaranta, valutata la rendita per ducati quarantotto. Possiede un territorio in luogo detto Marasà di moggia quindici, giusta i beni di Bruno Serrao di Castelmonardo e la via pubblica, stimata la rendita per annui carlini trentasei. Più un altro luogo detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e la via pubblica, stimata la rendita per annui carlini dodici. Più un altro in luogo detto Cidoni di moggia sei, giusta i beni di Don Michiel’Angelo Mannaci e Foca Colicchio, stimata la rendita per annui carlini trenta. Più un altro detto la Nucarella, ossia Piano della Gurna, in due partite di moggia tre, giusta i beni d’Antonio Prestigiacomo, Domenico Attisano di Pietro e la via pubblica, stimata la rendita per annui carlini dieci. Più un altro detto il Trivìo di moggia tre, giusta i beni d’Ambrosio Pallone e la via pubblica, rivelata la rendita per ducati sei. Sono unite once 319,20. Pesi da dedursi: Al convento di S.Croce per capitale di ducati ciquanta, annui ducati quattro e mezzo. Alla Cappella di S. Anna c.p. sopra il Trivìo annui ducati quattro. Alla Cappella di S. Carlo per capitale di ducati dieci, annui grana novanta. Alla Cappella del Purgatorio c.p. grana cinquanta. Alla Chiesa di S. Gio:Batta c.p. sopra Cidoni annui grana cinquantasei. Alla Chiesa delle Gratie sopra Cidoni c.p. annui grana ventidue. Alla Cappella di S. Foca sopra la Gurna c.p. annui grana trentacinque. Unite sono once 35,17. Restano di netto once 284,3, più l’affitto di un’altra casa nel Burgo in quattro membri, dedotto il quarto di riparazione, di once 26, 20, sono unite once 310,23.
55____
Domenico Rondinello bianco bracciale d’anni 35
Catarina Bilotta moglie d’anni 25
Elisabetta figlia d’anni 3
Vincenzo figlio d’anni 1
Giacinto fratello bracciale d’anni 30
Palma sorella in capillis d’anni 23.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12.- Industria di Giacinto once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borghicello, giusta i beni d’Antonio Billotta e la via pubblica, sopra la quale paga al convento di S. Domenico di c.p. carlini dieci. Una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di mezzo moggio, giusta i beni di mastro Giuseppe Quaranta e via pubblica, rivelata la rendita grana ottanta. Più un altro detto il Ladro, ossia Cardirò, in due partite di moggia due, giusta i beni di Sofia di Caria e Anna Pettinato, stimata la rendita per annui carlini nove. Più un altro detto la Serra di Bonì di moggia dieci, giusta i beni di Domenico Bonello di Tomaso, Pietro Papaleo e la via pubblica, stimata la rendita carlini ventiquattro e mezzo. Sono unite once 37,25. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico c.p. sopra Vonì grano bianco quarti due valutato once 1,10. Al Sig. Don Nicolò Mannacio per capitale di ducati cinque, annui carlini cinque. A mastro Martino Bonello sopra il Campo c.p. annui grana dieci. Al Beneficio di S. Opullo c.p. sopra il Ladro annui grana cinquanta. Sono unite once 5,20. Restano di nett

Sopra il Fosso, fosso del castello come specificato in parecchi relevi.

Li Papalei, toponimo derivante dalla famiglia Papaleo.

Cotùra, anche Cuttùra toponimo, in italiano Cultùra. Le cuttùre erano piccoli appezzamenti di terreno coltivati per ortaggi vari.

Cummerara, ossia Cucummerara, toponimo derivante dal nome dialettale della pianta del corbezzolo.

Sotto l’Arii, toponimo ancora esistente e significa sotto le aie.

Scutinò, toponimo ancora esistente.

Caijazzo, toponimo ancora esistente..

Don Orazio Merigliano, era un erario della casa Ducale, proveniente con la famiglia da Caridà, ora S. Pietro di Caridà nel reggino, anche baronia del Principato di Mileto.

Questo toponimo, in qualche rivelio e nella Platea Ducale, è riportato come ‘Madonna della Pietà’. Nell’Onciario non è riportata alcuna Cappella dedicata alla Madonna della Pietà, nella Platea Ducale invece è riportata come giuspatronato della famiglia Cauzzi.

Garciopoli, questo toponimo alcuni storici locali, come Scipione Mannacio (Francavilla dalle origini al tempo presente 1916, a cura di Foca Accetta, Comune di Francavilla, La Modernissima dei Fratelli Gigliotti Lamezia Terme, 2006), lo identificano con quello di Carthopoli, uno dei tre casali dai quali sorse Francavilla. Forse si tratta di una sgraziata pronuncia e scrittura di Carthopoli.

Era in uso che il proprietario facesse dedurre all’affittuario, per il primo anno, il quarto della somma concordata per il fitto annuale da servire per riparazioni varie.

Termine per indicare le scrofe.

Incolto.

Bonì, toponimo ancora esistente. E' riscontrato maggiormente come Serra di Bonì. Serra, parola spagnola che significa montagna e Bonì in greco significa piccolo monte. Alcune volte si riscontra come Vuonì, dialettale.

Era una delle quattro porte del Borgo medievale. Le altre tre erano Porta Reale, Monàci o Monàcio e Portella che si riscontreranno in catasto.

A Castelmonardo, oggi Filadelfia, esisteva il Convento dei Domenicani che, come altri Enti Ecclesiastici dello stesso paese, possedeva beni in territorio di Francavilla.

In catasto Burghicello. Questo luogo si trovava nei pressi del Borgo, forse l’odierno Muragliello. La località detta il Borgo (lo Burgo in catasto) sorgeva negli attuali Lungoborgo, i vichi del Borgo, via Talagone, cioè tutta l’area urbana che dal convento di San Domenico andava sino alla fine di Corso Garibaldi e Corso Mannacio. Area lottizzata dai Padri Domenicani e infatti, come si potrà riscontrare, ogni proprietario di casa pagava il censo perpetuo al convento domenicano dell’Annunziata.

L’Abbatìa, toponimo ancora esistente, derivante dalla sua proprietaria che era l’Abbadìa di Mileto. Non confondere con il toponimo, ancora esistente, di Vattìa, derivante dal greco Batèos che indica un luogo pianeggiante e irriguo.

Sic! Ma Cardinale.

Timpa, toponimo ancora esistente.

Erano così chiamati i maiali della razza calabrese dal pelo nero, come già riscontrato.

Balduina era chiamata l’asina giovane domata. Il maschile è balduino. La parola deriva dal francese antico ‘bauduin’, forse importata dai normanni. Questo termine era in uso anche in Sicilia.

Cortiglio, ossia Cortile.

Da meditare bene, è scritto una casa detta Porta Reale, non in luogo detto Porta Reale. Fa pensare che sui ruderi della Porta Reale sia stata costruita una casa.

Carlo di Caria, come si vedrà con questo toponimo era chiamato anche lo Ziopà o sua parte.

Torre dello Sperone, toponimo ricorrente.

Costèra, toponimno ancora esistente. Si trova tra contrada Campo e il torrente Talagòne.

Toponimo urbano ed extraurbano. Deriva dall’esistenza di una piccola fontana presso il torrente Fiumicello, era edificata con decoro, oggi abbandonata e inaccessibile. Prima della realizzazione della circonvallazione vi era un rione formato da tante piccole case, ora demolite.

Nella Platea Ducale è specificato che prima di chiamava Castellaci.

Cutulìa, toponimo esistente.

Riportato anche come Senese. La famiglia Senese si riscontra nel 1700 a Roccangitola.

Catalano, toponimo esistente, si pensava che derivasse dalla famiglia Catalano presente a Francavilla  dalla metà del 1800. Nei documenti del 1700 e precedenti (libri parrocchiali, atti notarili, catasto ecc.) non si riscontra l’esistenza di una famiglia o di singolo personaggio dal cognome Catalano.

Angelino Accetta, il nome ricorda Angelo, il legale francavillese autore della lettera al Vicerè di Napoli.

Dottor Sig. Don Carlo Aracri di Gasperina, sposo di donna Diamante Vitale di Onofrio, la cui madre era donna Elisabetta Mannacio. Si riscontrerà anche nella Platea ducale.

Genitori del sacerdote don Bruno Aracri e del chirurgo Foca Aracri.

La Trava di Renzo, toponimo urbano oggi non esistente. Si riscontra un fondo detto la Cerza di Renzo.

Zupà, toponimo esistente come Ziopà. Era il sito dove doveva sorgere la nuova Francavilla dopo il terremoto del 1783.

La Cerza, si riscontra anche il toponimo la Cerza di Renzo.

L’Arghììlla, toponimo esistente e nel dialetto locale è detto Arigghììḍa che significa argilla.

Castel dell’Ovo, toponimo ancora esistente.

Falamisca, toponimo esistente con la dizione di Falamìschia, deriva da Far la misca, cioè terreno dove si faceva il miscu o mischiu, ossia miscuglio di coltivazione di grano e granone. Con Il termine mìscu o mìschiu in dialetto era detto anche il pane fatto mescolando farina di grano e granone.

Erano così chiamate, come già detto, le vacche da latte che stavano in mandria.

Riferimento alle scrofe di razza calabrese.

sopra il Ladro annui grana cinquanta. Sono unite once 5,20. Restano di netto once 32,5.
56____
Domenico Spezano massaro di bovi d’anni 60
Faustina Muzzì moglie d’anni 50
Catarina figlia maritata a mastro Gregorio Torchia d’anni 30
Elisabetta figlia maritata a Domenico Bruno d’anni 26
Antonio figlio Dottore di Medicina d’anni 21
Vittoria figlia d’anni 7
Bruno Davoli garzone di Polia d’anni 18
Domenico Comito di Suriano garzone d’anni 24
Giovanni Attisano garzone d’anni 34
Francesco Antonio di Monterosso garzone d’anni 14.

Testa di Domenico duc.1.- Industria di Domenico once 14, di Bruno once 12, di Domenico once 12, di Giovanni once 12. Abita in casa propria in luogo detto S. Maria delle Grazie, giusta i beni di don Francesco di Paro e Foca Attisano. Una giumenta ed un somaro per uso proprio. Bovi di aratro numero quindici valutata la rendita per ducati trenta. Vacche di corpo numero ventidue, valutata la rendita per ducati quarantaquattro. Più vacche stirpe numero otto, valutata la rendita per ducati dodici. Bovi di tre anni in giù poco atti alla fatiga numero otto valutati per ducati otto. Neri ovvero troije numero venti valutata la rendita per ducati ventiquattro. Più pecore e capre numero centosessantacinque valutata la rendita ducati diciassette e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto Jannizzi di moggia settanta, giusta i beni della Ducal Corte e la via pubblica, stimata la rendita per annui ducati novanta. Più un altro in luogo detto la Fischìa di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis e fiume corrente. Più un altro in luogo detto il Campo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Domenico Bongiovanni e la via pubblica, rivelata la rendita per carlini dieci. Più un altro detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni di Santo e Anna Muzzì, stimata la rendita per carlini quattro, sopra del quale paga alla Ducal Corte grana dieci e quarti due di grano bianco e assorbisce la rendita. Più un altro in luogo detto la Citrara di moggia tredici, giusta i beni della Ducal Corte e la via pubblica, stimata la rendita ducati otto. Più un altro detto la Fontanella di moggia quattro, giusta i beni della Chiesa di S. Gio: e la via pubblica, rivelata la rendita carlini venti, sopra il quale paga agli eredi del Sig. Ottavio di Castelmonardo tomoli tre di grano e assorbisce la rendita. Più un altro detto Arvano di moggio uno e mezzo, giusta i beni degli eredi di Agostino Papaleo e Antonio Perri, stimata la rendita per annui grana sessanta. Più un altro detto la Gurnella di mezzo moggio, giusta i beni di Giuseppe Fiurenza e fiume corrente, stimata la rendita grana trenta. Più un altro detto Talagòne di mezzo moggio, confinante con Domenico de Caria, rivelato grana venti. Più un altro detto Nuzzo di un moggio, giusta i beni di Giuseppe Perri e via pubblica, stimata la rendita carlini cinque. Un trappeto d’olio in luogo detto Don Paulo, giusta i beni del medesimo, stabilita la sua rendita per carlini trenta. Più possiede un comprensorio di case in luogo detto la Porta di Basso in cinque membri, giusta i

Si riscontrerà mastro Gregorio Torchia come cittadino residente proveniente da Cortale.

Anche strippe, erano così chiamate le vacche (anche le pecore) sprovviste di latte perché non fecondate o perché perdevano l’allattamento.

Il termine, già riscontrato, indicava le scrofe.

Arvano, già riscontrato. Nel dialetto arvanu è chiamato una specie di pioppo.

beni di Don Michiel’Angelo Mannaci e mastro Gregorio Torchia, affittati per ducati diciassette e grana ottanta, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati tredici e grana trentacinque. Più possiede altre due stanze in luogo detto Don Paulo, sopra il trappeto, affittate per ducati sei che dedotto il quarto per riparazione restano ducati quattro e mezzo. Più un’altra casa in luogo detto il Borgo affittata per ducati sette, dedotto il quarto, restano once 17,15. Più sotto la casa dove abita in luogo S. Maria affittato a Francesco Petrolo per carlini trenta che dedotto il quarto restano carlini ventidue e mezzo. Sono tutte unite once 714,15. Pesi da dedursi: Al Sig. Giacinto Jannizzi di Maierato c.p. sopra gli Jannizzi ducati diciotto. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati centocinquantasei, annui ducati dodici e mezzo. Alla Chiesa di San Nicola c.p. sopra il Campo annui grana trenta. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Alla Ducal Corte sopra l’Arvano due quarti di grano valutati carlini quattro. Alla Cappella di S. Anna c.p. sopra la Gurnella annui grana diciassette. Unite sono once 107, 29. Restano di netto once seicentosei e grana sei. 606,6.
57_____
Domenico Papaleo bracciale d’anni 60
Elisabetta Teti moglie d’anni 47
Pietro figlio bracciale d’anni 30
Gregorio figlio bracciale d’anni 20
Giuseppe figlio bracciale d’anni 15
Michiele figlio d’anni 6.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12, di Pietro once 12, di Gregorio once 12, di Giuseppe once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni d’Antonio Dedato e Pietro Furlano, sopra la quale paga alla Ducal Corte carlini cinque di censo perpetuo. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio detto Joculano di moggia due, giusta i beni di Santo Muzzì e via publica, stimata la rendita per annui carlini quindici. Più un altro detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Domenico Spezano e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini quattordici. Unite sono once 51,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo bullale per capitale di ducati trentadue, annui carlini trentadue. Al Sig. don Carlo Aracri di Gasparina per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Al convento di S. Domenico sopra Nuzzo c.p. annui grana venticinque. Unite sono once 20,23. Restano per l’industria once 42.
58_____
Diego Tedesco povero miserabile d’anni 63
Anna de Nisi moglie d’anni 57
Antonio figlio bracciale d’anni 30
Giovanna Caloiaro moglie d’anni 25
Natale figlio d’anni 5.
Industria d’Antonio once 12. Abita in casa propria, sopra la quale paga al convento di S. Agostino carlini dieci, in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Francesco Cambria e via pubblica. Restano di netto once 12.
59____
Domenico Cucuzzi michicchio bracciale d’anni 50
Faustina Parisi moglie d’anni 42
Bruno figlio bracciale d’anni 20
Giovanna Pettinato moglie d’anni 23
Francesco figlio bracciale d’anni 24
Vittoria figlia in capillis d’anni 14
Domenico nipote d’anni 4.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12, di Bruno once 12, di Francesco once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Domenico Spezano e Nicola de Caria, sopra della quale paga al convento di S. Domenico carlini ventuno e alla cappella di S. Carlo grana quindici di censo perpetuo. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Scordari di moggia tre, giusta i beni di Francesco Antonio Borraggina  e via pubblica, stimata la rendita annui ducati sette. Più un altro in luogo detto il Campo di moggia due, giusta i beni di Nicola de Caria e via pubblica, stimata la rendita carlini sei. Più un altro detto il Puzzo di moggia dieci, giusta i beni d’Antonio Summa e via pubblica, stimata la rendita carlini 30. Più un altro detto Arìa, giusta i beni di Francesco Pettinato e Pietro Bonello, rivelata la rendita per carlini 10. Più esige da Foca Bevivino c.p. sopra la casa in luogo la Timpa per annui carlini 30. Sono unite once 84,20. Pesi da dedursi: a Francesco Antonio Borraggina c.p. sopra Scordari annui carlini quattro. Alla Cappella del Purgatorio sopra la casa c.p. annui grana 15. Alla Chiesa di S. Gio:Batta per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Al convento di S. Agostino c.p. sopra il Puzzo annui carlini tredici. Al convento di S. Domenico di Castelmonardo sopra il medesimo c.p. annui carlini dieci. Al convento di S. Domenico di questa Terra c.p. sopra detto stabile annui carlini cinque. Alla Cappella di S. Foca c.p. sopra il Campo annui grana 40. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati dodici, annui carlini dieci e grana otto. Alla Chiesa di S. Pietro c.p. sopra Arìa annui grana 40. Unite sono once 20,28. Restano di netto once 64,2.
60_____
Domenico Masdea bracciale d’anni 45
Palma Lo Turcho moglie d’anni 40
Camilla figlia d’anni 11
Teodora figlia d’anni 9
Bruno figlio d’anni 6
Vincenzo figlio d’anni 7
Giuseppe fratello bracciale d’anni 25
Vittoria Bruno moglie d’anni 23
Camilla figlia nepote d’anni 1.
Testa di Domenico duc.1.-Industria del medesimo once 12, di Giuseppe once 12. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, giusta i beni di Domenico Apa e via pubblica. Una balduina e una stacca per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Caijazzo di moggia tre, giusta i beni di Nicola Colicchio e di Francesco Ruperto di Matteo, stimata la rendita per carlini ventinove. Più un altro detto Fialandàro di moggia due giusta i beni del sig. Giuseppe Faccioli e Cappella di S. Domenica, stimata la rendita annui carlini quattordici. Più un altro detto Russomanno di moggia due, giusta i beni di don Michiel’Angelo Mannaci e fiume corrente.  Più un altro detto Paparo di moggia due, giusta i beni di detto Sig. Faccioli e la Cappella di S. Domenica, stimata la rendita carlini dieci e paga al convento di S. Domenico c.p. carlini quindici e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Castello dell’Ovo in due partite di moggia tre, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per carlini quindici, sopra del quale paga al convento di S. Agostino carlini sedici e mezzo di c.p. e assorbisce la rendita. Più un altro detto Scòrdari di moggio uno, giusta due vie pubbliche, rivelata la rendita per carlini otto.  Più un altro detto l’Abbatìa di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Dedato e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici. Sono unite once 47. Pesi da dedursi: Alla Cappella di S. Anna c.p. sopra Caijazzo carlini dodici. Al Sig. Giuseppe Faccioli c.p. sopra Fialandàro annui carlini dieci e mezzo. Alla Ducal Corte c.p. sopra Russomanno annui grana dieci. All’Arcidiacono di Mileto c.p. sopra l’Abbatìa annui carlini nove. Unite sono once 10, 25. Restano di netto once trentasei e grana cinque, 36,5.
61_____
Domenico Fida bracciale d’anni 45
Michiel’Angelo fratello bracciale d’anni 30
Teodora sorella in capillis d’anni 33.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12, di Michiel’Angelo once 12. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni d’Antonio Facciolo e via pubblica. Un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia tre, giusta i beni di Domenico Bonello e Gio: Apa, stimata la rendita in due partite per carlini ventidue. Più un altro detto Galipà di moggia otto, giusta i beni di Francesco Mulè e il convento di S. Agostino, stimata la rendita per anni ducati sei e grana quaranta. Più un altro detto la Vattìa di moggio uno, giusta il fiume corrente e la via pubblica, stimata la rendita grana dieci. Sono unite once 53. Pesi da dedursi: Agli eredi di Don Ottavio Bilotta di Castelmonardo c.p. quarti due e mezzo di grano, valutato carlini cinque. Alla Cappella di Santa Domenica c.p. sopra Galipà annui carlini trentacinque. Sono unite once 13,10. Restano di netto once trentanove e grana venti, 39.20.
62______
Domenico Attisano di Francesco bracciale d’anni 38
Ribecca Servello moglie d’anni 30
Nicola figlio d’anni 9
Camilla figlia d’anni 7
Elisabetta figlia d’anni 3.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giacinto Quaranta e Catarina Talòra e paga e paga al convento di S. Domenico carlini cinque di censo perpetuo. Più possiede un’altra casa in luogo detto il Borghicello, giusta i beni d’Antonio Cantafi, affittata a Giacomo Salatino per carlini venti, dedotto il quarto per riparazione, restano carlini quindici.  Possiede un territorio detto l’Abbatìa di moggia tre, giusta i beni d’Antonio Rondinello e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici. Più un altro in luogo detto Caijazzo di moggio mezzo, giusta i beni di Domenico Attisano di Giuseppe e Damiano Farina, stimata la rendita per carlini undici.  Più un altro in luogo detto l’Ustra di mezzo moggio, giusta i beni di Domenico di Caria e via pubblica, stimata la rendita grana trenta, sul quale paga al convento di S. Agostino c.p. grana venticinque e al convento di S. Domenico carlini tre di c.p. e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Campo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Paulo Parisi e via pubblica, stimata la rendita per carlini quattro. Sono unite once 26. Pesi da dedursi: All’Archidiacono di Mileto c.p. sopra l’Abbatìa carlini dieci e mezzo. Al convento di S. Agostino sopra Caijazzo c.p. annui grana sessanta. A Bernardino Parisi c.p. sopra il Campo annui grana ventinove. A Domenico Attisano di Pietro per capitale di ducati quattro annui carlini quattro. Sono unite once 7,26½. Restano di netto once diciotto e grana tre e mezzo, 18,3½.
63_____
Domenico Bonello di Pietro bracciale d’anni 72
Catarina Cundello moglie d’anni 52
Anna figlia maritata a Matteo Ruperto d’anni 29
Dianora figlia maritata a Domenico Perri d’anni 23
Antonio figlio bracciale d’anni 25
Nicola figlio bracciale d’anni 19
Vittoria Perri moglie d’anni 20.
Testa Domenico non si tira per essere decrepito. Industria di’Antonio once 12, di Nicola once 12. Abita in casa di affitto di Domenico Ruperto in luogo detto la Timpa, giusta i beni d’Antonio Fruci, la via pubblica, e paga carlini trentacinque. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò in due partite di moggia tre, giusta i beni di Don Nicolò Mannacio e Matteo Ruperto, stimata la rendita per carlini trentuno. Più un altro detto l’Abbatìa in tre partite di moggia nove, giusta i beni di Giacinto Quaranta, Bruno Bilotta e via pubblica, stimata la rendita per carlini venticinque e grana cinque, paga all’Archidiacono di Mileto c.p. carlini trentuno e assorbisce la rendita. Più un altro in luogo detto Scòrdari di moggia tre e mezzo, giusta i beni di Camilla Accetta e don Nicola Mannaci, stimata la rendita per carlini dieci. Unite sono once 37,10. Pesi da dedursi: Agli eredi di mastro Pietro Talòra per capitale di ducati nove, annui carlini otto. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Alla Chiesa di S. Gio:Batta c.p. sopra Cardirò grana quarantacinque. Al convento di S. Domenico c.p. tumolo uno di grano, valutato per carlini otto. Unite sono once 10,6. Restano di netto once ventisette e grana quattordici, 27.14.
64____
Domenico Attisano di Pietro bracciale d’anni 60
Anna di Caria moglie d’anni 50
Giuseppe figlio bracciale d’anni 27
Catarina figlia in capillis d’anni 20
Dianora figlia in capillis d’anni 18
Filippo figlio, scolaro di grammatica, d’anni 16
Nicola figlio d’anni 13
Domenico figlio d’anni 10
Christina figlia d’anni 7
Industria di Domenico once 12, di Giuseppe once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giacinto Quaranta, sopra la quale paga al convento di S. Domenico carlini dieci e una casa contigua per suo commodo. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Mantìfica di moggio uno, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e Carmine Vaiti, valutata la rendita per carlini quindici. Più un altro detto il Piano della Gurna di moggia quattro, giusta i beni di Gio: Bonello e la via pubblica, stimata la rendita per carlini trentacinque. Più un altro detto la Cerza di Renzo di moggia tre, giusta i beni di Michiele Bonello e la via pubblica, stimata la rendita per carlini cinque, sopra del quale paga alla Cappella di Santa Domenica carlini undici e assorbisce la rendita. Più un altro detto la Nucarella di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Carlo Bruno e via pubblica, stimata la rendita carlini sei. Più un altro detto Cormari di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Carmine Attisano e Bruno Salatino, stimata la rendita per carlini venticinque. Esige da Domenico Attisano di Francesco per capitale di ducati quattro, carlini quattro.Unite sono once 55,10. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte sopra la Gurna carlini sei e mezzo. A convento di S. Domenico sopra Cormari c.p. carlini quattordici. Alla Cappella di S. Foca sopra la Nucarella c.p. annui grana venti. Agli eredi di Giuseppe Serrao di Castelmonardo c.p. sopra Cormari carlini nove. Alla Ducal corte c.p. sopra la casa grana sette e mezzo. Alla Cappella del SS.mo censo bullale per capitale di ducati nove annui grana ottantatrè. A Don Onofrio Vitale per capitale di ducati quindici, annui carlini dodici e grana tre. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati tredici annui carlini undici e grana quattro. Restano di netto once trentadue e grana due.
65_____
Domenico di Monte bracciale d’anni 32
Diego fratello bracciale d’anni 25
Isabella di Caria Madre vedova d’anni 60
Dianora sorella in capillis d’anni 28.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12, di Diego once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Pietro Talora e Camilla Attisano. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Pappù di moggia tre e mezzo, giusta i beni di Francesco Palmarello e Domenico di Bretto, stimata la rendita per carlini nove e paga al convento di S. Agostino carlini nove di c.p. e al Sig. Carlo Aracri di Gasparina per capitale di ducati venti annui carlini diciotto e grana nove e assorbisce la rendita. Restano once ventiquattro di netto.
66_____
Diego Rossillo bracciale d’anni 28
Ceciia Battaglise moglie d’anni 25
Foca figlio d’anni 2.
Testa di Diego duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di mastro Bruno Battaglise. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto S. Nicola, ossia Cuttùra, di moggio uno, giusta i beni di mastro Bruno Battaglise e via pubblica, stimata la rendita per carlini quattro, sopra al quale paga al Sig. Nicolò di Cairo c.p. carlini quattro e assorbisce la rendita. Più un’altro in luogo detto il Campo, ossia Zupà, di moggia due, giusta i beni d’Antonio Perri e via pubblica, stimata la rendita per carlini otto. Più un altro detto l’Abbatìa di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dieci, sopra del quale paga all’Archidiacono di Mileto c.p. di annui carlini dodici e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni di San Gio: in due partite via pubblica, stimata la rendita per carlini tredici. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di San Gio: Batta sopra il Campo c.p. grana quindici. Alla Ducal Corte sopra il Trivìo c.p. di annui grana venti. Al Sig. don Matteo Pacenza del Pizzo c.p. sopra il Trivìo annui carlini dieci. Restano di netto once dodici.
67____
Domenico Rondinello di Francesco bracciale d’anni 40
Anna Pileci moglie d’anni 40
Laura figlia in capillis d’anni 12
Catarina figlia d’anni 12
Vittoria figlia d’anni 9
Elisabetta figlia d’anni 5
Natale figlio d’anni 3.
Testa di Domenico duc. 1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burghicello, giusta i beni di Nicola Mulè e via pubblica, sopra la quale paga, sopra il casalino contiguo, alla Ducal Corte gran dieci. Un somaro per uso del molino carlini dodici. Possiede un territorio in luogo detto Perri di moggio uno, giusta i beni di  Giovanni Majolo e Francesco Rondinello, stimata la rendita per annui carlini quattro e paga alla Cappella della Concezione c.p. grana sessantasei e assorbisce la rendita.  Più un altro in luogo detto la Gurnella di moggio uno, giusta i beni di Pietro Papaleo e fiume corrente, rivelata la rendita per carlini otto, sopra del quale paga al Sig.Giacinto Perris annui carlini 14 di c.p. e assorbisce la rendita. Restano di netto once quattordici.
68_____
Domenico di Caria di Nicola bracciale d’anni 27
Giovanni fratello bracciale d’anni 17
Filippo fratello d’anni 10
Camilla sorella in capillis d’anni 29
Sena Bonello Madre Vedova d’anni 60.
Testa di Domenico duc.1.- Industria dl medesimo once 1, di Giovanni once 6. Abita in casa propria in luogo detto lo Burgo, giusta i beni di Vito Talòra e Carmine Attisano e paga al convento di S. Domenico carlini quattro e alla Ducal Corte carlini sei di censo perpetuo. Una giumenta e un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia cinque, giusta i beni del convento di S. Domenico e S. Agostino, rivelata la rendita per carlini quattordici, sopra del quale paga al Beneficio di S. Opullo annui carlini quindici e assorbisce la rendita. Più un altro in luogo detto Cardirò di moggia tre, giusta i beni di Don Nicolò Mannacio e la via pubblica, stimata la rendita per carlini venti. Più un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Francesco Palmarello e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici. Più un altro detto l’Ustra di mezzo moggio, giusta i beni di Pietro Papaleo e Domenico Attisano di Francesco, stimata la rendita per carlini nove. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte c.p. sopra Cardirò e l’Ustra carlini sedici. Di netto once ventisei e grana dieci.
69____uattrordici, sopra ddel, q

Domenico Cucuzzi di Giuseppe bracciale d’anni 30
Ribecca Parisi moglie d’anni 30
Giuseppe figlio d’anni 6
Natale figlio d’anni 4
Giacomo figlio d’anni 2.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto Don Paulo, giusta i beni di Domenico Pallaria e Nicola Ferolito. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio detto li Chiusi, ossia Scordari, in due partite, di moggia quattro, giusta i beni di Nicola di Caria e mastro Giovanni Bruno, stimata la rendita per carlini dieci. Più un altro detto lo Zupà di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e di Christina Parisi, stimata la rendita per carlini undici. Più un altro detto Mastrangelo di moggia quattro, giusta i beni di Bruno Serrao e Carlo Bruno stimata la rendita per carlini ventuno. Pesi da dedursi: Al Sig. Giuseppe Faccioli c.p. sopra li Chiusi annui grana quarantuno. Alla Cappella della Concezione c.p. sopra lo Zupà carlini sei. Al Sig. Bruno Serrao di Castelmonardo c.p. sopra Mastrangelo carlini undici. Di netto once diciotto e grana ventisei.
70____
Domenico Ciliberto bracciale d’anni 40
Catarina Palmarello moglie d’anni 25
Francesco fratello bracciale d’anni 34
Catarina Accetta moglie d’anni 26.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12, di Francesco once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Francesco Palmarello e paga alla Ducal Corte grana cinquantaquattro e alla Chiesa di S. Nicola grana trenta. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Jadari di moggia due, giusta i beni della Chiesa di San Gio:Batta e Antonio Accetta, rivelata la rendita per grana settanta. Più un altro detto la Vattìa di moggia cinque, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita ducati sei e carlini cinque. Più un altro detto l’Arghìilla di moggia due, giusta i beni di mastro Gio: Batta Lo Jacono e via pubblica, stimata la rendita per carlini quattro. Esige da Sapientia Brutti per capitale di ducati venti annui carlini diciotto. Esige d’Antonio Perri di Paolo per capitale di ducati tredici e mezzo annui carlini undici e grana sei e mezzo. Esige da Vito Bonello per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Esige da Pietro Pallaria per capitle di ducati dieci, annui carlini nove. Esige da Nicola Bonello per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto. Esige da Giuseppe Trovato per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino c.p. sopra la Vattìa annui carlini venti. Alla Signora Elionora Ruffo di Nao c.p. sopra l’Arghììlla grana quaranta. Di netto once 66, grana 6½.
71____
Damiano Farina d’Alessio bracciale d’anni 23
Anna Lazzaro moglie d’anni 18
Barbara de Nisi Madre Vedova d’anni 60.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa d’affitto di Giuseppe Perri in luogo detto Monàci, giusta i beni di Foca Parisi e paga annui carlini trenta. Possiede un Territorio in luogo detto Trivìo di moggio uno, giusta i beni d’Antonio Pellegrino e Francesco Rondinello, stimata la rendita grana sessantacinque. Restano di netto once quattordici e grana cinque.
72____
Damiano Parisi colella bracciale d’anni 25
Vittoria Ferolito moglie d’anni 15.
Testa di Damiano duc.1.- Industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Pietro Costa e Giuseppe Triminì. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggia due, giusta i beni di Foca Bevivino e via pubblica, rivelata la rendita per carlini quattro. Più un altro in luogo detto Cormari di moggia due, giusta i beni di Francesco Palmarello, Bruno Ferolito e via pubblica, rivelata la rendita per carlini sedici, sopra del quale paga al convento di S. Domenico carlini diciotto e assorbisce la rendita. Più un altro in luogo detto il Mancino di moggia due, giusta i beni d’Ambrosio Stillitano e Domenico di Caria, rivelata la rendita per annui carlini quindici. Più un altro detto il Campo di moggia due e mezza, giusta i beni degli eredi di Paulo Maijorana e via pubblica, rivelata la rendita per carlini venti. Pesi da dedursi: al Sig. Nicolò di Cairo per capitale di ducati dodici, annui carlini dieci e grana otto. Al convento di S. Domenico c.p. sopra il Campo di grano quarti due, valutato carlini quattro. Alla Cappella di San Foca c.p. sopra il Mancino grana cinquanta. Alla Cappella del Carmine c.p. sopra il Campo grana ventisette. Restano di netto once diciassette e grana quindici.
73____
Domenico Bonello di Tomaso bracciale d’anni 23
Sena sorella in capillis d’anni 25
Teodora sorella in capillis d’anni 13.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa d’affitto di Pietro Papaleo in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni del medesimo e di mastro Bruno Battaglise, cui paga carlini trentacinque. Possiede un casalino detto Sotto l’Arii e paga al convento di S. Agostino di c.p. grana cinquanta. Più un altro territorio in luogo detto Scordari di moggio uno, giusta i beni d’Antonio Accetta, gli eredi di mastro Bruno Simonetta e la Ducal Corte, stimata la rendita carlini trentaquattro. Più un altro detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Nicola de Cunis e Marc’Antonio Pungituri, stimata la rendita per grana trenta. Possiede una casa in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Vito Mulè e Giacinto di Bretto, affittata a Cecilia Cucuzzi per carlini dieci. Pesi da dedursi: Alla Cappella del Carmine c.p. sopra Scordari grana ottantadue e mezzo. Alla Chiesa delle Grazie censo perpetuo bullale per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Al R. don Nicolò Bruno per capitale di ducati cinque, annui grana quarantacinque. Al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati sette, annui grana settantasette. Restano di netto once dodici.
74____
Domenico Bevivino bracciale d’anni 30
Anna di Caria moglie d’anni 36
Rosario figlio d’anni 2
Francesco figlio d’anni 4
Bruno figlio d’anni 3.
Testa di Domenico duc.1.- Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Bruno Servello e Damiano Farina, e paga al convento di S. Domenico di c.p. grana trentasette e mezzo. Possiede un territorio detto la Coltùra di moggia due, giusta i beni d’Antonio Jordano e via pubblica, sopra del quale paga al convento di S. Domenico carlini venti e assorbisce la rendita. Restano once 12 di netto.
75____
Domenico Colicchio povero miserabile d’anni 50
Elisabetta Dedato moglie d’anni 47
Giuseppe figlio serviente d’anni 15
Antonio figlio d’anni 11
Gregorio figlio d’anni 9
Teresa figlia d’anni 7
Foca figlio bracciale d’anni 21
Elisabetta Salatino moglie d’anni 20
Catarina nepote d’anno 1.
Testa di Domenico duc. 0,50.- Industria del medesimo once 6, di Foca 12, di Giuseppe 6. Abita in casa d’affitto di Don Gregorio Bretti in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni del medesimo Bretti, cui paga carlini venti. Tiene troije numero quattordici, a metà con Francesco Mulè, stabilita la rendita per sua porzione ducati otto e carlini quattro. Possiede un territorio in luogo detto l’Abbatìa di moggia tre, giusta i beni di Giuseppe Dedato e Nicola Masdea, stimata la rendita carlini dodici, paga all’Archidiacono di Mileto censo perpetuo sopra detto fondo carlini dodici, cavalli diciotto e assorbisce la rendita. Restano once trentotto di netto.
76____
Domenico Apa mastro calzolaio d’anni 57
Isabella Vaiti moglie d’anni 57
Nicola figlio lavorante d’anni 25
Saverio figlio d’anni 12
Christina figlia in capillis d’anni 16
Catarina figlia d’anni 10.
Testa di Domenico duc.1.- industria del medesimo once 14, di Nicola once 12. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, giusta i beni del convento di S. Agostino e Camilla Faga. Possiede un territorio detto la Pietra Bianca di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per carlini annui quattordici. Più un altro detto Mantìfica, ossia l’Ustra, di moggio uno, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita grana cinquantacinque. Pesi da dedursi: Agli eredi dell’Abate Ruffo per capitale di ducati sei annui grana quarantotto. Agli eredi di Catarina Mazza di Montesoro per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Alla Chiesa di S. Nicola per capitale di ducati trenta, annui carlini trenta. Più alla sudetta Chiesa sopra detto fondo (Pietra Bianca) c.p. grana trenta. Al convento di S. Domenico sopra detto luogo c.p. annui grana sessantadue e mezzo. Restano di netto once 26 d’industria.
77____
Domenico di Paro bracciale d’anni 50
Giustina Accetta mogie d’anni 46
Antonio figlio bracciale d’anni 30
Elisabetta figlia maritata a Francesco Bonello d’anni 25
Anna figlia in capillis d’anni 20
Giuseppe figlio bracciale d’anni 18
Lorenzo figlio d’anni 11.
Testa di Domenico duc.1.- Indiustria di Domenico once 12, d’Antonio 12, di Giuseppe 12. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni del convento di S. Agostino e Don Nicolò Bruno, e paga al detto convento di c.p. annui carlini quattordici. Un balduino per uso proprio. Possiede un territorio detto la Crucella di moggia tre, giusta i beni della Chiesa di San Gio: Batta e fiume corrente, stimata la rendita per carlini dodici. Più un altro in luogo detto li Balli in due partite di moggia tre, giusta i beni di Vito Furlano e Natale Cusentino, stimata la rendita per carlini ventitré e mezzo. Più un altro in luogo detto Carlo di Caria, ossia Scòrdari, di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita carlini tredici. Più un altro detto Chrispo, ossia l’Ustra, di moggio uno, giusta i beni di Don Nicolò Bruno e via pubblica, stimata la rendita grana sessanta. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico c.p. sopra la Crucella annui grana ottantasette e mezzo. Alla Ducal Corte sopra detto fondo c.p. di annui grana dodici e mezzo. Alla Mensa Vescovile di Nicotera sopra li Balli grana settantadue e mezzo. Alla Cappella di S. Foca e del SS.mo sopra Carlo di Caria c.p. grana quaranta. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati venti, annui carlini venti. Restano di netto once quarantadue e grana ventitrè.
78____
Domenico Maijolo bracciale d’anni 20
Sapientia Bonello cognata d’anni 35
Vironica Maijolo nepote d’anni 4.
Testa di Domenico duc.1- Industria del medesimo once 12.
Abita in casa propria in luogo detto lo Burgo giusta li beni di Francesco Pettinato e Gennaro Attisano, e paga alla Cappella di S. Carlo di c.p. grana ventisei e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia due e mezzo, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita carlini 34. Più un altro detto Cùllaro di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per carlini cinque. Più un altro detto l’Ustra di mezzo moggio, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per carlini 12. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Gio: Batta c.p. sopra il Mancino annui grana 30. Al convento di S. Domenico c.p. sopra detto fondo Grana 25. Alla Cappella di San Foca c.p. sopra Cullaro annui grana dodici e mezzo. Alla Ducal Corte c.p. sopra l’Ustra annui grana 25. Al Sig. Onofrio Vitale per capitale di ducati 5, annui grana 45. Restano di netto once 28,10.
79____
Domenico Tedesco bracciale d’anni 60
Antonio figlio bracciale d’anni 22
Anna figlia maritata a Francesco Pirrò d’anni 35
Vittoria figlia maritata a Giacinto Bernardo d’anni 25
Catarina figlia in capillis d’anni 20.
Industria di Domenico once 12, d’Antonio once 12. Abita in casa d’affitto del Sig. Gregorio Brizzi in luogo detto la Chiesa Madre, giusta i beni del medesimo cui paga carlini venti.  Possiede un territorio in luogo detto lo Campo di moggio uno e mezzo, giusta i beni d’Antonio e Pietro Talòra, stimata la rendita per annui carlini dieci, sopra del quale paga alla Cappella di San Foca carlini sedici e restano carlini quattro.  Restano di netto once venticinque e grana dieci.
80____
Domenico Rocca serviente d’anni 52
Catarina Tolomeo moglie d’anni 40
Sapientia figlia d’anni 1
Vittoria sorella in capillis d’anni 30.
Per un’antica consuetudine al serviente si pagano ducati sei di provvisione, ed è stato esente di fiscali e per questo non si tira. Abita in casa propria in luogo detto Don Paulo, giusta i beni di Domenico Pallaria. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggio mezzo, giusta i beni di Francesco Pileci e Giuseppe Ruperto di Matteo, rivelata la rendita grana venticinque e paga a don Nicola Mannacio c.p. carlini quindici e assorbisce la rendita. Più un altro detto la Vattìa, ossia Trivìo, di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita grana undici e mezzo e paga al Don Nicolò Mannacio grana trentacinque e al convento di S. Agostino per capitale di ducati cinque, annui carlini cinque e assorbisce la rendita.
81____
Domenico Attisano di Giuseppe bracciale d’anni 55
Anna Accetta moglie d’anni 45
Antonio figlio bracciale d’anni 25
Catarina figlia maritata a Giuseppe Salatino d’anni 23
Teresa figlia maritata a Giuseppe Simonetta d’anni 21
Vittoria figlia in capillis d’anni 12
Giuseppe figlio d’anni 10
Antonio fratello bracciale d’anni 46
Catarina Sgotto moglie d’anni 45.
Testa di Domenico duc.1. -Industria del medesimo once 12, d’Antonio 12, d’Antonio fratello 12. Abita in casa proprio in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Paulo Parisi, sopra la quale paga al convento di S. Domenico carlini diciassette e mezzo uniti al casalino e l’orticello. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Castello dell’Ovo di moggia due, giusta lì beni di Domenico e Nicola Masdea, stimata la rendita grana quaranta. Più un altro detto Caijazzo di un quarto di moggio, giusta i beni di Pietro Accetta e Domenico Attisano, stimata la rendita carlini due e paga al convento di S. Agostino carlini dieci e grana tre e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Carlo Aracri di Gasparina per capitale di ducati dieci annui carlini nove. Restano once trentasei per l’industria.
82____
Francesco Parisi d’Antonio fancio bracciale d’anni 35
Catarina sorella in capillis d’anni 20.
Testa di Francesco duc.1. Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria e un’altra per suo comodo in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Francesco Rondinello ricotto e Vittoria Masdea e paga al convento di S. Domenico annui carlini nove. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio detto il Mancino in due partite di moggia tre, giusta i beni d’Antonio e di Bruno Giordano di Castelmonardo, stimata la rendita per carlini diciannove. Più un altro detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni di Dianora Spezano, stimata la rendita per carlini nove e paga alla Cappella del SS.mo carlini undici e grana due e assorbisce la rendita. Più un altro detto li Chiusi di moggio uno, giusta i beni di Giovanni Bonello e Francesco Palmarello, stimata la rendita grana trentacinque. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di Gio: Batta c.p. sopra il Mancino grana venticinque. Al convento di S. Domenico c.p. sopra detto fondo annui grana venticinque. Restano di netto once 17 e grana 25.
83____
Francesco Rizzo bracciale d’anni 40
Elisabetta Fida moglie d’anni 40
Vittoria figlia d’anni 11
Michiele figlio d’anni 8
Catarina figlia d’anni 4.
Testa di Francesco duc. 1. Industria del medesimo once 12.
Abita in casa del R. don Matteo Perri, in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Giacinto di Bretto, cui paga ducati cinque e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto Fialandàro di moggia tre, giusta i beni del convento di S. Domenico e la via pubblica, stimata la rendita per annui carlini dieci. Più un altro detto la Cuturella di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Gio: Apa e via pubblica, rivelato per carlini dodici. Più un altro Fialandàro di moggia quattro, giusta i beni di Foca Cucuzzi e Domenico Masdea, stimata la rendita per carlini venti. Pesi da dedursi: Alla Cappella di Santa Domenica c.p. sopra Fialandàro grana settantadue e mezzo. Al convento di S. Agostino sopra la Cutturella c.p. grana trentotto, più c.p. di grana quindici sopra Fialandàro. Restano di netto once diciassette e grana nove e mezzo.
84____
Francesco Ruperto di Matteo (bracciale) d’anni 40
Catarina Lo Turcho moglie d’anni d’anni 32
Vittoria figlia d’anni 6
Anna figlia d’anni 3
Giuseppe Ruperto fratello bracciale d’anni 25
Isabella Fruci moglie d’anni 24
Domenico figlio e di lui nepote d’anni 4
Bruno altro figlio e di lui nepote d’anni 1.
Testa di Francesco duc.1. Industria del medesimo once 12, di Giuseppe once 12.
Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Giacinto di Bretto e Domenico Garisto, sopra la quale al convento di S. Domenico c.p. di carlini quindici e alla Ducal Corte di c.p. grana due e mezzo. Tiene due balduini per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Caijazzo di moggia quattro, ossia Trivìo, di moggia quattro in due partite, giusta i beni di Marco  Accetta, Nicola Aracri e Nicola Muzzì, stimata la rendita per carlini diciannove. Più un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Pietro Costa e via pubblica, stimata la rendita grana settantacinque. Più un altro detto Cardirò in due partite di moggia sei, giusta i beni di Pietro Bonello, Bernardino Parisi e Nicola Colicchio, stimata la rendita per ducati quattro. Più un altro detto il Ladro di moggia sei, giusta i beni di Martino Bonello e via pubblica, rivelata la rendita per carlini trentadue. Più un altro detto la Cuturella di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Fiurenza e il convento di S. Agostino, stimata la rendita per carlini sei. Pesi da dedursi: Alla Cappella di San Foca c.p. sopra il Campo grana cinquanta e mezzo. Alla Mensa Vescovile di Nicotera c.p. sopra la Cuturella annui grana cinquanta. Al convento di S. Domenico per censo bullale di ducati sette e mezzo grana settantacinque. Al Sig. Don Nicolò Mannacio c.p. sopra Caijazzo, annui carlini quindici.  Alla Cappella di San Foca sopra il Ladro annui grana quaranta. Restano nette once quarantaquattro.
85____
Francesco Pettinato bracciale d’anni 58
Catarina Accetta moglie d’anni 45
Rosario figlio bracciale d’anni 23
Laura figlia in capillis d’anni 17
Giovanna figlia casata con Bruno Cucuzzi d’anni 20
Vittoria figlia casata con Pietro Bonello d’anni 23
Anna Pettinato nepote Vedova d’anni 18
Vittoria nepote in capillis d’anni 13
Domenico Attisano figliastro bracciale d’anni 32
Dianora Bonello sua moglie d’anni 24
Gregorio suo figlio d’anni 4
Rosaria figlia d’anni 2.
Testa di Francesco duc.1. Industria del medesimo once 12, di Rosario 12, di Domenico 12. Abita in casa propria e un’altra tiene in affitto da Michiele Sgalera, in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Domenico Maijolo e Cappella di San Carlo, paga alla suddetta Cappella grana sessantacinque, al suddetto Sgalera carlini trenta e al convento di S. Domenico carlini quindici incluso il casalino. Una giumenta per uso proprio. Tiene una casa in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Pietro Talora e Maria Farina, affittata a Bruno Gugliotta per carlini venticinque e, dedotto il quarto per riparazione, restano carlini due e grana sette e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni di Bruno Gugliotta e via pubblica, stimata la rendita gran venti, sopra del quale paga alla Chiesa di San Pietro carlini sette e assorbisce la rendita. Più un altro in luogo detto Pizzullo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di don Giacinto Mannacio e fiume corrente, rivelata la rendita per carlini due, sopra del quale paga alla Ducal Corte grana venti e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Ladro in due partite di moggia sei, giusta i beni di Domenico Rondinello, Francesco Servello e Pietro Bonello, rivelata la rendita per ducati sette e grana trentacinque. Più un altro detto l’Abbatìa di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Giovanni e Natale Carchidi, stimata la rendita per carlini quattro e paga all’Archidiacono di Mileto carlini cinque di c.p. e assorbisce la rendita Più un altro detto l’Ustra di mezzo moggio, giusta i beni di Pietro e Gio: Batta Mancari, stimata la rendita annui grana trentacinque. Più un altro detto il Campo di moggia due, giusta i beni di Pietro Papaleo e via pubblica, stimata la rendita per carlini annui cinque. Più un altro detto Arìa di moggia sette, giusta i beni della Ducal Corte, Francesco Pellegrino e mastro Domenico Bilotta, rivelata la rendita per ducati sette e grana dieci. Pesi da dedursi: Al Sig. don Carlo Aracri di Gasparina c.p. sopra l’Arìa carlini venticinque.
Al convento di S. Domenico c.p. sopra il Campo quarti due di grano, valutato carlini quattro. Al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati quindici annui carlini tredici e mezzo. Al Sig. don Nicolò Mannacio sopra il Ladro annui carlini tredici e mezzo. Al Sig. Don Onofrio Nucita c.p. sopra detto fondo annui carlini nove. Alla Chiesa di S. Gio: c.p. sopra detto fondo annui grana venti. Al convento di S. Agostino c.p. sopra la casa che affitta annui grana cinquantasei. Restano nette once sessantotto e grana venticinque e mezzo.
86____
Francesco Salatino bianco molinaro d’anni 45
Catarina Mariotto moglie d’anni 45
Elisabetta figlia casata con Foca Colicchio d’anni 23
Anna figlia in capillis d’anni 17
Dianora figlia in capillis d’anni 13
Rosa figlia d’anni 10
Pasquale figlio d’anni 4.
Testa di Francesco duc. 1. Industria del medesimo once 12.
Abita in casa di Affitto di Giuseppe Cucuzzi sicuranza, in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni di Berardina Papaleo e paga carlini trentasette e mezzo. Tiene un casalino in luogo detto il Burghicello e paga al convento di S. Domenico carlini cinque. Possiede un territorio in luogo detto l’Argììlla di moggia cinque, giusta i beni di Nicola Rondinello e via pubblica, rivelata la rendita per carlini trenta e paga al convento di S. Antonio del Pizzo carlini trentasette e al convento di S. Agostino carlini sei di c.p. e assorbisce la rendita. Restano once dodici di netto.
87____
Foca Colicchio pititto bracciale d’anni 36
Vittoria Dedato moglie d’anni 40
Antonio figlio d’anni 12
Giuseppe figlio d’anni 10
Domenico figlio d’anni 8.
Testa di Foca duc.1. Industria del medesimo once 12.
Abita in casa propria in luogo detto la Forgia, giusta i beni d’Antonio di Bretto, e paga grana quindici alla Chiesa delle Grazie di censo perpetuo. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Cidòni di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Bonello e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici. Più un altro detto il Campo, ossia l’Arghììla, giusta i beni del Sig. Francesco Amalfitano di Castelmonardo e via pubblica, stimata la rendita per carlini otto. Più un altro in luogo detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi posteraro e via pubblica, stimata la rendita per grana quaranta e paga alla Cappella di ….c.p. grana cinquantatrè e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni di Francesco Cosentino e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie c.p. sopra Cidòni annui carlini tre. Alla Chiesa di San Nicola c.p. sopra il Campo grana quindici. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati sette annui grana settanta. Al convento di S. Domenico sopra il Trivìo c.p. annui grana quarantacinque. Alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di carlini venticinque, annui grana venticinque. Restano di netto once sedici e grana quindici.
88_____
Foca Attisano d’Antonio bracciale d’anni 41
Elionora di Bretto moglie d’anni 39
Catarina figlia d’anni 6
Palma figlia d’anni 4
Pietro fratello bracciale d’anni 33
Domenico fratello bracciale d’anni 28
Angela Jezzi cognata d’anni 26.
Testa di Foca duc.1. Industria del medesimo once 12, di Pietro 12, di Domenico 12.  Abita in casa propria e altra tiene in affitto di Giovanni  Bonello per carlini ventiquattro, in luogo detto la Forgia, giusta i beni d’Anna e Antonio Muzzì. Possiede un somaro per uso proprio. Possiede un territorio detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni di Giovanni Jezzi e via pubblica, rivelata la rendita per grana cinquanta. Più un altro detto la Chiusa di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi e via pubblica, stimata la rendita per carlini venti. Più un altro detto la Gurna di moggio uno, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita per carlini dieci. Più un altro detto Spìlinga di moggio uno e mezzo, giusta i beni d’Antonio Spezano e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici. Più un altro detto l’Abbatìa di moggia due, giusta i beni di Foca Ferolìto e Giuseppe Cucuzzi, stimata la rendita per carlini sette.  Più un altro detto Carpinà di moggio uno, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e via pubblica, stimata la rendita per grana cinquanta. Più un altro detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Bonello e via pubblica, stimata la rendita per carlini dieci. Pesi da dedursi: Al Sig. don Orazio Merigliano di Caridà c.p. sopra la Chiusa annui grana quaranta. Alla Ducal Corte c.p. sopra la Gurna grana trentuno e mezzo. Agli eredi del Sig. Don Ottavio Bilotta di Castelmonardo c.p. sopra Spìlinga grana trentacinque. Alla Cappella del Carmine censo bullale per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Al Sig. Francesco Amalfitani c.p. sopra Carpinà grana ottanta annui. Agli eredi di foca Parisi per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati dieci, annui grana novanta. Restano nette once ventisette e grana ventotto e mezzo.
89____
Francesco Cusentino bracciale d’anni 63
Giovanna Furlano moglie d’anni 55
Isabella figlia casata a Natale Cucuzzi d’anni 22
Francesco figlio stroppio ciunco d’anni 12
Anna di Paro cognata Vedova d’anni 45
Francesco suo figlio, nepote (bracciale) d’anni 18
Giuseppe figlio, nepote (bracciale) d’anni 14
Anna figlia, nepote d’anni 6
Catarina figlia, nepote d’anni 3.
Industria di Francesco once 12, di Francesco once 12, di Giuseppe once 6.
Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Domenico Farina d’Andrea, sopra la quale paga agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta di Castelmonardo c.p. di carlini quattordici. Più tiene due luoghi per far case sotto l’Arii, sopra i quali paga a Don Gregorio Bretti carlini dieci. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto i Balli, ossia Cantafi, in cinque partite di moggia dieci, giusta i beni della Ducal Corte, Domenico di Paro e Giuseppe di Bretto, stimata la rendita per annui ducati cinque e mezzo. Più un altro detto Scòrdari di moggia due in due partite, giusta i beni di Domenico di Paro e gli eredi di Francesco Giampà, stimata la rendita per carlini quattordici. Più un altro in luogo detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni del Sig. Gio: Batta Carnovale di Polìa e via pubblica, rivelata la rendita per grana trentacinque. Più un altro detto Arvano di moggio uno, giusta i beni degli eredi di Domenico Furlano e via pubblica, stimata la rendita per carlini sedi e mezzo, e paga alla Ducal Corte di c.p. grana settantuno e assorbisce la rendita.  Più un altro detto S.Tedoro, ossia Scòrdari, di moggia quattro e mezzo in tre partite, giusta i beni di Giovanni Apa, Domenico Fida e via pubblica, stimata la rendita per carlini ventidue. Più un altro detto l’Ustra in due partite di moggio uno, giusta i beni di Domenico di Paro, Francesco Cusentino suo nepote e Giuseppe Cucuzzi surdo, stimata la rendita per annui grana settantacinque. Pesi da dedursi: Al Sig. Marcello Ruffo c.p. sopra li Balli grana venti. Al R. Don Giuseppe Antonio Cantafi c.p. sopra detto fondo grana cinquanta. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati cinque, annui carlini quindici. Alla Mensa Vescovile di Nicotera sopra li Balli annui grana ottanta. A Francesco Mulè di Polìa c.p. sopra Cantafi annui carlini dieci e mezzo. Restano di netto once quarantotto e grana cinque.
90____
Francesco Rondinello sagrestano della Parrocchiale Chiesa di San Foca d’anni 27
Maria Limardi moglie d’anni 23
Vittoria figlia d’anni 3.
Non si tira né per testa né per industria come sagrestano. Abita in casa d’affitto del Sig. Giachino Serrao contigua la Chiesa Madre, giusta i beni del medesimo Serrao cui oaga annui carlini ventisei. Possiede un territorio detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni d’Antonio Pellegrino e via pubblica, stimata la rendita per carlini quattro. Più un altro detto Perri di moggio uno, giusta i beni di Giovanni Maijolo e fiume corrente, stimata la rendita per carlini quattro e paga alla cappella della Concezione grana sessanta e assorbisce la rendita di detto censo. Pesi da dedursi: Al Rev. Don Francesco di Paro c.p. sopra il Trivìo grana dodici e mezzo e alla Ducal Corte grana dodici e mezzo di censi perpetui. Restano di netto grana quindici.
91____
Foca Catanzaro bracciale d’anni 60
Vittoria Muzzì moglie d’anni 40
Isabella figlia in capillis d’anni 18
Antonio figlio d’anni 8
Bruno figlio d’anni 6
Anna figlia d’anni 2.
Testa di Foca non si tira. Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Giacinto di Bretto e Camilla Trovato, sopra la quale paga agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta c.p. carlini diciotto. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di don Giuseppe Cantafi, mastro Domenico Giampà e Giuseppe Serrao di Castelmonardo, stimata la rendita grana trentacinque. Più un altro detto Garciopoli di moggia due e mezzo, giusta i beni di don Giuseppe Mannacio e Nicola Sgotto, stimata la rendita carlini dieci e mezzo. Più un altro detto Juda di moggio uno, giusta i beni d’Antonio Pellegrino e via pubblica, stimata la rendita carlini quattro. Più un altro detto lo Zopà di moggia due, giusta i beni di Gregorio e Giovanni Carchidi, stimata la rendita per annui carlini cinque e paga alla Cappella del Purgatorio annui carlini cinque e assorbisce la rendita. Più un altro detto l’Ustra di moggio uno, giusta i beni d’Anna di Paro e Michiele Bilotta, stimata la rendita per carlini quattro e paga a Don Gregorio Bilotta carlini undici e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Al Sig. Nicolò di Cairo c.p. sopra Garciopoli annui grana trentacinque. Restano nette once sedici e grana venticinque.
92____
Francesco Palmarello bracciale d’anni 60
Lucrezia Spezano moglie d’anni 54
Pietro Antonio figlio bracciale d’anni 22
Camilla Ciliberto mogle d’anni 23
Filippo figlio bracciale d’anni 18
Rosa figlia bizoca d’anni 34
Catarina figlia casata a Domenico Ciliberto d’anni 25.
Industria di Francesco once 12, di Pietro Antonio once 12, di Filippo 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Domenico Bruno, sopra la quale al convento di S. Domenico carlini tre e alla Ducal Corte grana nove di censi perpetui. Un’altra casa contigua affittata a Domenico Gaeto per carlini dodici e dedotto il quarto per riparazione restano carlini nove. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio detto Pappù di moggia otto, giusta i beni di Domenico di Bretto e Antonio Attisano, stimata la rendita per ducati nove annui. Più un altro in detto luogo di moggia di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Pasceri e via pubblica, stimata la rendita per carlini quindici. Più un altro detto Scòrdari di moggia tre, giusta i beni d’Antonio Aracri e via pubblica, stimata la rendita per carlini ventidue. Più un altro detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e via pubblica, stimata la rendita grana trentacinque. Più un altro detto li Cerasàri di mezzo moggio, giusta i beni di Francesco Parisi e via pubblica, stimata la rendita per grana trentacinque. Più un altro detto il Campo di mezzo moggio, giusta i beni di mastro Giuseppe Servello e Domenico di Caria, stimata la rendita per carlini quindici, sopra del quale paga alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie grana venti e assorbisce la rendita. Esige da’Antonio Gaccetta c.p. sopra Scòrdari annui grana ventisette. Possiede un trappeto d’olio macinante, stabilita la rendita per annui carlini trenta. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di San Gio:Batta per capitale di ducati sei annui grana cinquantaquattro. Più a detta Chiesa sopra Pappù c.p. grana ottanta. Al Beneficio di S. Opullo c.p. sopra detto fondo grana venticinque. Al Sig. don Nicolò Mannacio c.p. sopra detto fondo annui carlini quindici. Alla Chiesa delle Grazie c.p. sopra Scòrdari annui grana ventidue. Alla Chiesa di San Nicola c.p. sopra detto fondo annui grana trenta. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati trenta e grana venticinque, annui carlini trenta e grana tre. Restano di netto once settantadue e grana diciassette.
93____
Foca Furlano bracciale d’anni 40
Faustina Cucuzzi moglie d’anni 38
Vittoria fioglia d’anni 3.
Testa di Foca duc.1. – Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto S. Maria delle Grazie, giusta i beni di Giuseppe Genuise e Natale Muzzì. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Gregorio Carchidi e Antonio Spezano, stimata la rendita per annui carlini tredici. Più un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi e Pietro Costa, stimata la rendita carlini quindici. Più un altro detto Mastrangelo di moggia due, giusta i beni di don Nicolò Bruno e via pubblica, stimata la rendita carlini trentasette. Più un altro detto Arvano, ovvero Trivìo, di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Genuise e via pubblica, stimata la rendita per carlini cinque e paga alla Ducal Corte grana sessantacinque e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Ai Padri di S. Agostino c.p. sopra Scòrdari grana sessantacinque. Al Rev. Don Nicolò Bruno per capitale di ducati tredici annui carlini tredici. Al Mag. Bruno Serrao di Castelmonardo c.p. sopra Mastrangelo carlini undici e grana quattro. Alla Cappella di San Foca sopra il Campo c.p. annui grana diciotto. Restano di netto once ventuno e grana tredici.
94____
Francesco Antonio Borraggina bracciale d’anni 42
Catarina Bonello moglie d’anni 35
Giovanna figlia d’anni 7
Vincenzo figlio d’anni 5
Nicola figlio d’anni 2
Gerolamo fratello bracciale d’anni 37
Giovanna Bruno sua moglie d’anni 40
Catarina nepote d’anni 3
Diego nepote d’anni 1.
Testa di Francesco duc.1.- Industria del medesimo once 12, di Gerolamo once 12.
Abita in casa propria i n luogo detto Cupaci, giusta i beni di Foca Cucuzzi e Cecilia Borraggina, Un cavallo e una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Judari di moggia dieci, giusta i beni di Pietro Buccinnà e Francesco Ciliberto, stimata la rendita per annui ducati dieci. Più un altro in luogo detto Scòrdari di moggia undici, giusta i beni di Don Gregorio Bretti e Pietro Davoli, stimata la rendita per annui ducati venti. Più un altro detto Mastrangelo di moggia otto, giusta i beni di Paulo Lazzaro e la Ducal Corte stimato per ducati sette annui. Più un altro detto San Leonardo di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini dieci annui. Più un altro detto Cardirò di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Bonello e via pubblica, stimato per carlini quindici annui. Tiene una casa in luogo detto Santa Maria (delle Grazie), giusta i beni d’Antonio Perri, affittata a Francesco Pagano per annui carlini ventisette, dedotto il quarto per riparazione restano once dieci e grana dieci. Esige da Domenico Cucuzzi c.p. sopra Scòrdari carlini dieci e più un altro sopra la Gurnella per carlini trenta. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Nicola Matteis di Filogaso per capitale di ducati cinquanta annui carlini trentadue e grana due e mezzo.  Alla Cappella di San Carlo per capitale di ducati otto annui grana ottanta. Alla Ducal Corte c.p. sopra Judari carlini quattro e grana due e mezzo. Al Sig. Gio: Batta Serrao sopra Mastrangelo c.p. di carlini ventidue e mezzo annui. Al R. don Nicolò Bruno per capitale di ducati dodici annui carlini dieci e grana otto. Al SS.mo Sacramento della Rocca c.p. sopra San Leonardo annui carlini quattordici. Al convento di S. Agostino c.p. sopra Cardirò grana trenta. Restano once centocinquantuno e grana ventidue.
95____
Foca Attisano bracciale d’anni 40
Gerolima Comito moglie d’anni 45
Domenico figlio bracciale d’anni 24
Anna figlia in capillis d’anni 26.
Testa di Foca duc.1- Industria del medesimo once 12, di Domenico once 12. Abita in casa di affitto di Francesco Antonio Borraggina cui paga ducati quattro. Possiede un territorio in luogo detto Veneziano di moggia tre, giusta i beni di Giuseppe Bonello e Bruno Rondinello, rivelata la rendita per carlini quattordici e paga al Sig. Giuseppe Faccioli carlini sedici e coppoli due di grano al convento di S. Domenico e assorbiscono la rendita.  Restano once ventiquattro dell’industria.
96____
Foca Morano bracciale d’anni 30
Catarina Drogo moglie d’anni 24.
Testa di Foca duc.1 e once d’industria 12. Abita in casa d’affitto d’Antonio e Nicola Aracri, in luogo Porta Reale, cui paga ducati tre e carlini cinque. Possiede un territorio detto l’Abbatìa di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita grana cento. Più un altro detto la Vattìa, ovvero Trivìo, di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Domenico Bonello e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini cinque. Pesi da dedursi: All’Archidiacono di Mileto c.p. sopra l’Abbatìa carlini quattro e grana cinque. Alla Chiesa di San Pietro sopra la Vattìa grana annui cinquantacinque.
 97____
Francesco Rondinello infermo miserabile bracciale d’anni 40
Anna Bevivino moglie d’anni 47
Testa non si tira. Industria per metà once 6.
Abita in casa d’affitto del convento di S. Agostino in luogo detto la Portella, giusta i beni di Francesco Fiurenza, e Paga ducati quattro annui. Possiede un casalino in luogo detto Sotto l’Arii e paga a don Gregorio Bretti carlini cinque annui. Possiede un territorio detto la Serra di Bonì di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini quindici. Più in luogo detto il Piano della Gurna moggio uno, giusta i beni di Pietro Bilotta e Antonio Prestigiacomo stimata la rendita carlini due. Una balduina per uso proprio. Pesi da dedursi: Al Sig. don Nicolò Mannacio sopra la Serra di Bonì c.p. annui grana settanta. Restano di netto once nove e grana dieci.
98____
Foca Ferolito di Giuliano bracciale d’anni 25
Camilla Fiurenza moglie d’anni 20
Rosario figlio d’anni 1
Leoluca fratello bracciale d’anni 18.
Testa di Foca duc.1. Industria del medesimo once 12, di Luca once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Madonna, giusta i beni di Giuseppe Parisi. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio detto l’Abbatìa di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Fiurenza e convento di S. Agostino, rivelata la rendita annui carlini quindici. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino c.p. sopra l’Abbatìa annui grana ottantatré e mezzo. Al R. Don Nicolò Bruno per capitale di ducati cinque annui grana quarantacinque. Alla Mensa Vescovile di Nicotera c.p. sopra l’Abbatìa annui grana trenta. Restano once ventiquattro per l’industria.
99____
Francesco Bonello di Michiel’Angelo bracciale d’anni 25
Elisabetta di Paro moglie d’anni 25
Catarina figlia d’anni 12
Giuseppe fratello bracciae d’anni 18
Antonio fratello bracciale d’anni 15.
Testa di Francesco duc.1. Industria del medesimo once 12, di Giuseppe 12, d’Antonio  6. Abita in casa propria in luogo detto Sotto la Trava di Renzo, giusta i beni di Giuseppe Perri e Angela Ciliberto. Un balduino per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggia cinque in due corpi, giusta i beni di don Nicolò Mannacio e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini quattro e mezzo. Più un altro detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni d’Antonio Aracri e via pubblica, rivelata la rendita per grana trenta. Più un altro detto Jadari di moggia uno, giusta i beni di Vito Furlano e via pubblica,  stimata la rendita grana cinquanta. Più un altro detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita grana cinquanta. Più un altro detto li Balli di moggio uno, giusta i beni di Domenico di Paro e Vito Furlano, stimata la rendita grana venticinque. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di San Pietro sopra Cardirò c.p. annui grana novantatré e mezzo. Al Sig. don Onofrio Vitale sopra detto fondo c.p. annui carlini sei. Alla Cappella di San Foca c.p. sopra detto luogo annui grana trenta. Alla Mensa Vescovile di Nicotera c.p. sopra Jadari grana sedici. Alla Cappela di San Foca sopra Scòrdari grana quindici. Restano di netto once trentanove e grana cinque e mezzo.
100____
Foca Ferolito bracciale d’anni 45
Vittoria Dedato moglie d’anni 35
Domenico figlio bracciale d’anni 22
Elisabetta figlia in capillis d’anni 19
Catarina figlia in capillis d’anni 17
Lucrezia figlia in capillis d’anni 14
Vittoria figlia in capillis d’anni 12
Laura figlia d’anni 8
Anna figlia d’anni 6
Foca figlio d’anni 5.

Testa di Foca duc.1.- Industria del medesimo once 12, di Domenico once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Pietro Costa, sopra la quale paga al convento di S. Domenico c.p. carlini venticinque annui. Una giumenta e un pullìtro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto la Gurnella di moggia due, giusta i beni di Pietro Bruno e la Chiesa di San Giovanni, stimata la rendita ducati cinque. Più un altro in luogo detto il Campo di moggia due, giusta i beni di Domenico di Caria, rivelata la rendita carlini dieci.

Non è specificato se riferito a S. Maria delle Grazie o degli Angeli.

Famiglia che aveva dato il toponimo a un fondo in territorio di Francavilla 'Li Jannizzi'.

Piano della Gurna, combinazione di toponimi, erano terreni in territorio di Francavilla tra il Campo e lo Ziopà, proprio dove doveva essere edificata la Nuova Francavilla. Sul Piano della Gurna, in territorio di Castelmonardo, fu edificata la Nuova Filaldelfia.

Come già riscontrato è scritto Cappella e non Chiesa, amùnche per S.Sofia.

Era di Francavilla, sorella di Giuseppe e Marcello Ruffo, si era trasferita a Nao, allora casale di Mileto, per avere sposato il nobile G. Fuduli, sindaco di Mileto.

Più un altro detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Gio: Apa  e Domenico Cantafi, rivelata la rendita per annui carlini otto. Più un altro detto l’Abbatìa di moggia otto in due partite, giusta i beni di Giuseppe Dedato, la Ducal Corte e la via pubblica, rivelata la rendita annui ducati quattro sopra il quale paga all’Archidiacono di Mileto annui ducati quattro e grana venti e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico c.p. sopra la Gurnella annui carlini venticinque. Alla Cappella del Carmine c.p. sopra il Campo annui grana ventisette. Al R. Don Tommaso Serrao di Castelmonardo c.p. sopra detto fondo grana quarantacinque. Al Sig. Nicolò di Cairo per capitale di ducati dieci annui carlini nove. Restano di netto once trentadue e grana ventotto.
101____
Francesco Cambria povero ammalato (bracciale) d’anni 30
Lucrezia Bevivino moglie d’anni 25
Vittoria figlia in capillis d’anni 12
Rosa figlia d’anni 4.
Testa di Francesco metà duc.0,50. Industria del medesimo once 6.  Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Francesco Rondinello, e paga al convento di S. Domenico carlini quindici. Possiede un territorio in luogo detto l’Abbatìa e il Ladro in due partite di moggia quattro, giusta i beni di Bruno Bilotta e la Ducal Corte, rivelata la rendita per carlini sedici. Più un altro detto Nuzzo di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola de Cunis e via pubblica, rivelata la rendita per carlini due, e paga al convento di S. Domenico c.p. grana sessantacinque e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Al R. Don Michiel’Angelo Mannaci c.p. sopra il Ladro annui grana sessanta. All’Archidiacono di Mileto c.p. sopra l’Abbatìa annui grana settanta.
102____
Francesco Pileci povero miserabile d’anni 16
Vittoria Colicchio Madre Vedova d’anni 60
Vittoria sorella in capillis d’anni 18.
Testa di Francesco metà, duc. O,50. Industria del medesimo metà, once 6. Abita in casa d’affitto del Sig. Gregorio Bretti, in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni del medesimo cui paga carlini ventisette. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggio uno e mezzo, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita per grana venti e paga al Sig. Don Nicolò Mannacio carlini sette e alla Ducal Corte grana sette e assorbisce la rendita. Più un altro detto l’Abbatìa di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per carlini sette e mezzo e paga all’Archidiacono di Mileto carlini dodici di c.p. e assorbisce la rendita. Resta di netto once sei.
103____
Francesco Carchidi bracciale, impedito a fatigare per l’ernia d’anni 48
Elisabetta Dedato moglie d’anni 43
Aurelia figlia maritata a Vito Parisi d’anni 22
Vito Parisi genero mastro bardaro d’anni 22.
Testa di Francesco duc.1. Industria del medesimo metà once 6, di Vito once 12. Abita in casa propria sopra la quale paga a don Nicola Mannacio di censo perpetuo carlini nove ed è situata in luogo detto la Forgia, giusta i beni di Santo Muzzì e via pubblica. Un somaro per uso proprio.  Possiede un territorio in luogo detto Cannalello di moggia tre, giusta i beni del convento S. Croce e Sig.Marcello Ruffo, rivelata la rendita per annui carlini trenta. Più un altro detto Arìa di moggia tre e mezzo, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini diciassette. Più un altro detto il Trivìo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Pietro Accetta e via pubblica. Più un altro detto l’Ulmo di moggio mezzo, giusta i beni di Sapienza Dedato e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini dieci. Più un altro detto l’Arghììlla di mezzo moggio, giusta i beni di Catarina Perri e Foca Colicchio, stimata la rendita per carlini tre. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra Cannalello grana quaranta. Alla Chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra detto fondo annui grana quarantacinque. Al Sig. Giacinto Perris sopra Arìa censo perpetuo annui carlini sedici. Più alla Ducal Corte censo perpetuo sopra detto fondo annui grana due e mezzo. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra il Trivìo annui grana quaranta. Al Convento di S. Domenico censo perpetuo sopra l’Ulmo annui carlni dieci. Alla Chiesa di San Pietro per capitale di ducati cinque, annui grana cinquanta. Restano di netto once ventinove e grana sette e mezzo.
104____
Foca Cucuzzi di Domenico bracciale d’anni 23
Anna Rizzo moglie d’anni  13
Isabella sorella bizoca d’anni 17
Domenico fratello bracciale d’anni 12
Teodora Lo Turcho socera  d’anni 33.
Testa di Foca ducato uno. Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di don Michiel’Angelo Mannaci e Francesco Antonio Borraggina e paga agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta di Castelmonardo annuii carlini otto di censo perpetuo. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio detto Savuchello di moggia, giusta i beni di Giovanni Bonello e via pubblica, rivelata la rendita per carlini trentaquattro. Più un altro detto Caijazzo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Domenico Gaccetta e via pubblica, rivelata la rendita per carlini venti. Più un altro in detto luogo di moggio uno, giusta i beni di Domenico di Bretto e via pubblica, rivelata la rendita per carlini sei. Più un altro in luogo detto Fialandàro di moggia tre, giusta i beni di Domenico Pallaria e via pubblica, stimata la rendita per carlini venti. Più un altro detto Pappù di moggio uno, giusta i beni di Nicola Mulè e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini quindici. Più un altro detto Rossomanno di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Don Michel’Angelo Mannaci e via pubblica, stimata la rendita la rendita grana quarantacinque annui. Più possiede una casa in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Giuseppe Masdea e la tiene in affitto Giuseppe Lurusso che paga carlini ventisei e, dedotto il quarto per riparazione, rimangono once sei e grana quindici. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati venticinque, annui carlini venticinque. Al Sig. Don Francesco Barletta del Pizzo  censo perpetuo sopra Caijazzo annui carlini undici. Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo sopra detto fondo annui carlini otto. Alla Corte di Montesoro censo perpetuo sopra Savuchello annui grana dodici e mezzo. Al R. Don Giuseppe Antonio Cantafi censo perpetuo sopra Fialandàro annui grana settanta. Alla Cappella del SS.mo sopra Pappù censo perpetuo annui grana trentatré. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Russomanno annui grana quattro. Restano di netto once ventinove e grana venti e mezzo.
105____
Foca Bevivino bracciale d’anni 20
Cecilia Pasceri Madre Vedova d’anni 42
Filippo fratello bracciale d’anni 17
Giuseppe fratello d’anni 7
Anna sorella in capillis d’anni 12.
Testa di Foca ducato uno. Industria del medesimo once 12, di Filippo once 6. Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni del R. Don Nicola Parisi e Palma Gimello, sopra la quale paga di censo perpetuo a Domenico Cucuzzi carlini trenta. Un’altra casa in detto luogo, limito Antonio Spezano, affittata a Giuseppe Russo per carlini ventotto, dedotto il quarto di riparazione, restano once sette. Più un’altra casa in detto luogo, giusta i suoi beni, affittata a Domenico Davoli che paga carlini venti che, dedotto il quarto di riparazione, restano once cinque. Una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Napolitano di moggia due, giusta i beni d’Antonio Tolomeo e via pubblica, rivelata la rendita per carlini trenta. Più un altro detto il Campo di moggia due, giusta i beni di Foca Ferolito, rivelata la rendita carlini cinque. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di S. Giovnni censo perpetuo sopra la casa che affitta annui carlini sei. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Campo un quarto di grano, valutato grana venti. Al Sig. don Matteo Pacenza del Pizzo censo perpetuo sopra il Napolitano carlini dieci. Restano di netto once trentacinque e grana venti.
106____
Francesco Rondinello di Marc’Antonio bracciale d’anni 23
Barbara Mariotto Madre Vedova d’anni 50
Catarina sorella maritata a Carmine Attisano d’anni 28
Lucrezia sorella in capillis d’anni 25
Foca fratello bracciale d’anni  16
Lucia sorella in capillis d’anni 14
Bruno fratello d’anni 12
Anna sorella d’anni 9:
Testa di Francesco ducato uno e industria once 12. Industria di Foca once 6.  Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Francesco Parisi e Francesco Cambria, due casalini in detto luogo e paga di censo perpetuo al convento di S. Domenico carlini dieci. Una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto la Coltùra, ossia Lanzari, di moggia due, giusta i beni della Cappella del SS.mo e Domenico Attisano, stimata la rendita per carlini sei e paga al convento di S. Domenico carlini dieci e assorbisce la rendita perché paga anche al sudetto convento un capitale di ducati sei e alla chiesa di Santa Maria degli Angeli altro capitale di ducati sei.
 107____
Foca Serrao bracciale d’anni 25
Catarina Rondinello moglie d’anni 20
Vincenzo figlio d’anni 1.
Testa di Foca ducato uno, industria once once 12. Abita in casa di affitto di Giuseppe Carchidi nel luogo detto il Borghicello, giusta i beni di Paolo Parisi e via pubblica, al quale paga carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto la Quercia di moggio uno, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e Giuseppe Rondinello, stimata la rendita per carlini sei. Più un altro detto S. Opullo di moggia tre, giusta i beni del R. Don Antonio Rondinello e Domenico Cucuzzi, rivelata la rendita per carlini cinque, paga al suddetto Beneficio di S. Opullo Carlini otto e assorbisce la rendita. Possiede un orticello detto la Coltùra per uso proprio. Pesi da dedursi: Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo sopra Fialandàro (la Quercia) annui carlini tre. Restano once tredici.

108____
Foca Parisi d’Antonio bracciale d’anni 18
Catarina Carchidi Madre Vedova d’anni 50
Giuseppe fratello bracciale d’anni 14
Anna sorella casata con Giovanni Drogo d’anni 30.
Testa di Foca ducato uno e industria once 12. Industria di Giuseppe once 6. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Giuseppe Perri e Domenico Cantafi. Possiede un territorio detto Cannalello di moggia tre, giusta i beni della Chiesa delle Grazie e la Ducal Corte, rivelata la rendita per carlini trenta. Più un altro luogo detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni di Foca Colicchio e Domenico Spezano, rivelata la rendita per carlini otto e paga al Sig.Giacinto Perris annui carlini ventiquattro e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Alla Chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra Cannalello annui carlini trenta. Restano di netto once diciotto.
109____
Giuseppe di Bretto bracciale d’anni 17
Perna Cucuzzi moglie d’anni 20
Anna figlia d’anni 1.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Madonna , giusta i beni di Catarina Pasceri e Bruno Balestrieri e un casalino, paga al Sig. Marcello Ruffo censo perpetuo grana sessanta e al R. Don Gio: Antonio Bretti grana sessanta. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Ciani in due partite di moggia cinque, giusta i beni del convento di S. Domenico e la via pubblica, stimata la rendita per ducati cinque e grana sessanta. Più un altro detto Scòrdari in due partite di moggia due, giusta i beni di Tomaso Lazzaro e la via pubblica, stimata la rendita per annui carlini tredici. Più un altro detto li Balli di moggio mezzo, giusta i beni di Francesco Cusentino e Vito Furlano, stimata la rendita per carlini cinque e mezzo. Più un altro detto Trivìo di moggio mezzo, giusta i beni di Pietro Bruno Balestrieri, Domenico Spezano e Domenico Pizzonia, stimata la rendita carlini tre e paga alla Cappella di S. Anna grana cinquantasette, grana dieci alla Ducal Corte e assorbisce la rendita. Più un altro detto, lì Chiusi, ossia Cigliata di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Triminì e via pubblica, stimata la rendita carlini quattro e paga al Sig. don Orazio Merigliano di Caridà carlini cinque, grana sette e assorbisce la rendita. Esige d’Antonio Bilotta carlini dieci annui di censo perpetuo. Alla Mensa Vescovile di Nicotera censo perpetuo sopra li Balli annui grana venti. Al Sig. Marcello Ruffo sopra Scòrdari annui grana ventisette. A Pietro Serrao censo perpetuo sopra Scòrdari annui grana cinquantadue e mezzo. Alla Chiesa delle Grazie sopra Cidòni censo perpetuo annui carlini venti. Restano di netto once ventitré e grana ventinque e mezzo.
110____
Giuseppe Lombardo bracciale d’anni 25
Elisabetta Maijolo Madre Vedova d’anni 40
Nicola fratello bracciale d’anni 19
Delia sorella in capillis d’anni 16
Vittoria sorella in capillis d’anni 14
Palma sorella in capillis d’anni 12
Domenico fratello casa d’anni 24
Vittoria Parisi moglie d’anni 20
Gregorio nipote d’anni 1.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria del medesimo once 12, di Nicola 12, di Domenico 12. Abita in casa propria e due casalini contigui in luogo detto il Burgo, giusta i beni di mastro Giacomo Giampà e Giuseppe Rondinello, paga al convento di S. Domenico carlini venti di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto il Mancìno di moggia otto, giusta i beni di mastro Antonio de Caria e Nicola Bruzzi, stimata la rendita annua per carlini trentasei. Più un altro detto la Fontanella di moggia tre, giusta i beni di due vie pubbliche, stimata la rendita per carlini quindici. Più un altro detto la Coltùra di moggio mezzo, giusta i beni di Giacomo Giampà, stimata la rendita grana quaranta. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per capitale di ducati trentatré annui carlini trentatré. Al sudeto convento censo perpetuo sopra il Mancìno grano tomolo uno e quarti due, valutato once quattro. Più al medesimo censo perpetuo sopra la Coltùra annui grana venti. Alla Chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra lo Mancano annui grana venticinque. Restano di netto once trentasette e grana venticinque.
111____
Giuseppe Barbina bracciale d’anni 35
Vittoria Cucuzzi moglie d’anni 29
Camilla figlia d’anni 2
Nicola fratello bracciale d’anni 18
Geronima Colicchio Madre Vedova d’anni 70
Laura sorella in capillis d’anni 14.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria del medesimo once 12, di Nicola once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Domenico Attisano, sopra la quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini cinque. Possiede un territorio in luogo detto la Quercia di moggia sei, giusta i beni di Nicola Bruzzi, stimata la rendita per carlini ventotto, sopra del quale paga alla Cappella di S. Anna censo perpetuo carlini ventiquattro, al Sig. Don Nicolò Mannacio e per esso a detta Cappella per capitale di ducati sette annui carlini sette e assorbiscono detta rendita. Restano di netto once ventiquattro d’industrie.
112____
Gregorio Carchidi bracciale d’anni 36
Anna Bonello moglie d’anni 30
Giovanni Carchidi fratello bracciale d’anni 30
Giovanna Ruperto moglie, cognata d’anni 31
Gregorio nepote d’anni quattro
Domenico nepote di mesi 6.
Testa di Gregorio ducato uno. Industria del medesimo once 12, di Giovanni once 12. Abita in casa propria per sopra la Forgia, giusta i beni d’Antonio Carchidi e via pubblica, sopra la quale paga alla Cappella di S. Anna censo perpetuo carlini sei. Tiene due giumente e una balduina, una giumenta per uso proprio e l’altra stabilita la rendita per carlini venti e la balduina per carlini dodici. Possiede un territorio in luogo detto Marasà di moggia sette, giusta i beni di Carlo Bruno, rivelata la rendita per carlini ventisei sopra della quale pagano alla Cappella di S. Anna censo perpetuo carlini ventisei e mezzo e assorbisce la rendita. Un altro detto Quondacambri di moggia due e mezzo, giusta i beni di Domenico e Matteo Ruperto e Antonio Talòra, stimata la rendita per carlini dodici. Altro detto Cardirò in due partite di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola Colicchio e Nicola Fiurenza, stimata la rendita per carlini venti e mezzo. Altro in luogo detto Scòrdari di moggia cinque, giusta i beni di Giovanni Apa, Vittoria Talòra e la Ducal Corte, stimata la rendita per carlini trentadue. Altro detto Arvano di moggio mezzo, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo, rivelata la rendita per carlini cinque. Un altro in luogo detto l’Usta di moggio uno, giusta i beni di Pietro Bonello e mastro Giovanni Bruno, stimata la rendita per carlini tredici. Troije, neri diciotto valutata la rendita per ducati ventuno e carlini sei. Pesi da dedursi: Alla Cappella di San Foca censo perpetuo sopra Scòrdari carlini cinque. A Berardino Parisi censo perpetuo sopra Quondacambri carlini sei. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Ladro grana dieci. Al convento di S. Agostino sopra Scòrdari grana quarantotto. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Arvano grana venticinque. Restano di netto once ottantasei e grana ventidue.
113____
Giuseppe Cucuzzi di Domenico bracciale d’anni 34
Laura Perri moglie d’anni 28
Gio: Batta figlio d’anni 12
Vittoria figlia d’anni 9
Teresa figlia d’anni 7
Camilla figlia d’anni 5
Catarina figlia d’anni 2
Antonio fratello bracciale d’anni 32
Elisabetta Perri moglie d’anni 25
Gregorio figlio d’anni 7
Bruno figlio d’anni 4
Vittoria figlia d’anni 3.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria del medesimo once 12, d’Antonio once 12. Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni di Domenico Pasceri e gli eredi di Marco Rossillo e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo grana quarantacinque. Possiede un territorio detto la Coturella in due partite di moggia due, giusta i beni di Don Nicolò Mannacio e la via pubblica, rivelata la rendita per carlini tredici. Un altro in luogo detto Nuzzo, ossia l’Ustra, di moggia due, giusta i beni di Don Francesco di Paro e Sig. Carlo Rondinella, stimata la rendita carlini venti. Altro in luogo detto il Campo di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola Costa, stimata la rendita per carlini tre. Un altro in luogo detto la Chiusa di moggia tre, giusta i beni d’Antonio Accetta, stimata la rendita carlini dodici e mezzo. Altro detto Marasà di moggia tre giusta i beni di Don Francesco di Paro e la via pubblica, stimata la rendita per carlini sedici. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per due capitali di ducati ventitré, annui carlini ventitrè. Al Sig. don Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo sopra la Chiusa. A Giuseppe Scuteri di Castelmonardo per capitale di ducati dieci annui carlini nove. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati tredici annui carlini dodici. Restano di netto once ventiquattro d’industrie.
114____
Giuseppe Bruzzi bracciale d’anni 50
Barbara Servello moglie d’anni 50.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni d’Antonio Cantafi e Domenico Cannatello, sopra della quale paga al convento di S. Domenico carlini cinque. Possiede un territorio in luogo detto il Mancìno di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Domenico di Caria e Domenico Stillitano, stimata la rendita per carlini tre, sopra del quale paga alla Mensa Vescovile di Nicotera censo perpetuo carlini tre e mezzo e alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati cinque annui carlini cinque e assorbisce la rendita. Restano once dodici d’industria.
115____
Sig. Gio: Batta di Paro vive civilmente d’anni 30
Sig.ra Lucia Aurelia Pandolfo moglie d’anni 19
Maria Anna sorella bizoca d’anni 29
Don Francesco di Paro fratello sacerdote d’anni 39
Giuseppe fratello giudice ai contratti d’anni 42
Catarina Cantafi serva d’anni 20.
Per essere civile era esente dal testatico e dall’industria.
Abita in casa propria in luogo detto la Forgia, giusta i beni di Domenico Spezano e Vittoria Dedato. Possiede un territorio detto S. Martino di moggia due e mezzo, giusta i beni di Don Gregorio Bretti e vie pubbliche, stimata la rendita per carlini diciassette e mezzo. Un altro in luogo detto Bonì in due partite di moggia quattordici, giusta li beni della Ducal Corte, il Beneficio di S. Opullo e via pubblica, stimata la rendita per carlini venticinque. Possiede una casa palaziata in luogo detto la Forgia affittata a Domenico Triminì, Vito Parisi e Domenico Zangara per ducati sette che, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati cinque e grana venticinque. Esige dagli eredi d’Antonio Tolomeo censo perpetuo sopra Savuchello carlini ventuno. Più dagli eredi di Foca Ruperto censo perpetuo sopra l’Ustra carlini nove. Più dagli eredi di Francesco Luca Rondinelli censo perpetuo sopra il Trivìo grana venticinque. Più dalli suddetti eredi di Foca Ruperto per capitale di ducati cinque annui grana quarantadue e mezzo. Più dagli eredi di Giuseppe Antonio di Bretto per capitale di ducati cinque, annui grana quarantacinque. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo censo perpetuo sopra S. martino annui carlini cinque. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra detto luogo annui grana quattro. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra detto fondo grana diciannove e mezzo. Alla Ducal Corte di Curinga censo perpetuo sopra Bonì annui carlini dodici. Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra detto luogo annui grana quarantacinque. A Giuseppe Scuteri di Castelmonardo per capitale di ducati venti annui carlini diciotto. Più per affitto di una forgia annui ducati cinque. Restano di netto once quarantotto e grana quattro.
116____
Don Giuseppe Ruffo vive nobilmente d’anni 35
Donna Benigna Sorrentino moglie d’anni 24
Sig.ra Vironica figlia d’anni 2
Sig.ra Lucia figlia di mesi 6
Donna Anna sorella in capillis d’anni 26
Teresa sorella bizoca d’anni 24
Agnese sorella bizoca d’anni 22
Elisabetta Bova serva d’anni 20
Bruno Rizzo di Nao servo d’anni 16.
Per essere nobile è esentato dal testatico e dall’industria. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Don Marcello Ruffo e un casalino contiguo sopra del quale paga alla Chiesa di San Nicola annui grana trentacinque. Possiede un tappeto d’Oglio, valutata la rendita per carlini trenta. Più tiene una casa contigua alla casa che abita affittata a mastro Giovanni Lo Jacopo per ducati quattro che, dedotto il quarto per riparazione, restano once dieci. Possiede un orto sotto la casa per suo comodo di una quartucciata e terre contigue di moggia sette, giusta i beni di don Giuseppe Mannacio e via pubblica, rivelata la rendita per ducati cinque. Più un altro territorio in luogo detto il Trivìo di moggia dodici, giusta i beni di Pietro Costa e don Gerolamo Ruffo, stimata la rendita per ducati venti. Più un altro territorio detto l’Ustra di moggia otto, giusta i beni di mastro Antonio de Caria e Michiel’Angelo Bonello, stimata la rendita carlini venticinque. Altro detto Goleo di moggia venti, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per ducati venti. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra l’Affacciata, ossia l’orto e terre contigue annui grana quarantasette. A don Domenico Amalfitani censo perpetuo sopra il Trivìo annui carlini nove. Al medesimo censo perpetuo sopra detto fondo tumolo mezzo su detto fondo, valutato per carlini quattro. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati quaranta annui ducati quattro. Alla chiesa di San Nicola per capitale di ducati sessanta annui ducati sei. Alla Cappella della SS.ma Concezione per capitale di ducati sessanta annui ducati sei. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati trenta annui carlini ventisette. Agli eredi dell’Abate Ruffo per capitale di ducati centotrenta, annui ducati undici e carlini sette. Restano di netto once settantadue e grana ventitré.
117____
Giuseppe Accetta di Foca bracciale d’anni 67
Lucretia Ciliberto moglie d’anni 35
Foca figlio d’anni 4.
Industria di Giuseppe once 12. Risulta esente dal testatico. Abita in casa propria in luogo detto la Battagliola, giusta i beni di Pietro Accetta e Francesco Bilotta, sopra la quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo annui grana quarantadue e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia sette, giusta i beni di Francesco Palmarello e via pubblica, stimata la rendita per carlini ventuno e mezzo, sopra del quale paga a Don Nicolò Mannacio censo perpetuo annui carlini ventitré e assorbisce la rendita. Un altro in luogo detto l’Arghììlla di moggia due, giusta i beni di mastro Gio: Batta Lo Jacono, sopra del quale paga agli eredi del Sig. Gennaro Falduto di Nao carlini quattro e assorbisce la rendita. Più un altro in luogo detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita per carlini quattro, sopra del quale paga alla Ducal Corte censo perpetuo grano bianco quarti due, valutato per carlini quattro e assorbisce la rendita. Possiede una casa detta la Scalella, giusta i beni di mastro Domenico Bilotta, affittata a Francesco Caruso per ducati due, sopra della quale paga alla chiesa di San Giovanni per capitale di ducati cinque carlini cinque, al convento di S. Domenico altro simile capitale altri carlini cinque e alla Cappella del SS.mo altro capitale di ducati quindici annui carlini quindici e assorbisce la rendita. Restano once dodici d’industria.
118____
Gennaro Capozza zoppo inabile d’anni 53
Elisabetta Teti moglie d’anni 37
Giuseppe figlio d’anni 9
Catarina figlia d’anni 4.
Non si tira né per testa, né per industria per essere inabile. Abita in casa d’affitto del R. Don Matteo Perri in luogo detto la Timpa e paga annui ducati quattro. Possiede un territorio in luogo detto Fialandàro di moggia tre, giusta i beni di Nicola Cucuzzi e Nicola Fiurenza, stimata la rendita carlini ventiquattro sopra del quale paga alla chiesa di San Pietro censo perpetuo grana settantacinque e restano once cinque, grana quindici.
119____
Giuseppe Attisano d’Antonio miserabile d’anni 36
Giustina Cucuzzi moglie d’anni 35
Domenico Catanzaro figlio del primo letto d’anni 12
Giuseppe Catanzaro altro suo figlio d’anni 10.
Testa di Giuseppe come povero ducato mezzo. Industria per metà, once 6. Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi. Possiede un territorio in luogo detto Rotilio di moggia confinante con i beni di Tomaso Lazzaro e via pubblica, stimata la rendita per carlini undici. Un altro detto Caijazzo, ossia Trivìo in due partite di moggio uno, giusta i beni di Paulo Lazzaro e mastro Antonio Jonadi, stimata la rendita per carlini quindici. Altro in luogo detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi e via pubblica, rivelata la rendita per carlini cinque. Un altro detto Torrenova di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Pasceri e via pubblica, stimata la rendita per grana cinque. Altro detto il Piano della Gurna di moggio uno, giusta i beni di Foca Attisano e via pubblica, stimata la rendita per carlini nove. Più un altro detto Castellano di moggia uno e mezzo in due partite, giusta i beni di Don Francesco Majolo e Foca Catanzaro, stimata la rendita per carlini tre e mezzo. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra Rotilio grano bianco quarto uno, valutato carlini due. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Campo grana dodici e mezzo. Restano di netto once 19, 17½.
120____
Giuseppe Varano povero pastore e miserabile d’anni 50
Vittoria Bevivino sua moglie d’anni 46
Catarina figlia d’anni 26
Matteo La Piana marito di detta Catarina d’anni 29
Stefano figlio porcaro d’anni 17
Tomaso figlio pastore d’anni 16
Biasi figlio d’anni 10
Rosario figlio d’anni 7.
Testa di Giuseppe per essere povero ducato mezzo. Industria del medesimo once 12, di Matteo 6, di Stefano 6, di Tomaso 6. Abita in casa d’affitto di Nicola Fiurenza in luogo detto il Fosso e paga annui carlini venti. Per le pecore e capre si carica parte a Domenico Spezano padrone e l’altre che sono del Sig. Don Giorgio Melacrinis si catasteranno nel Pizzo sua Patria. Possiede un territorio in luogo detto il Ladro di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte, stimata la rendita per carlini nove. Un altro detto il Trivìo di moggia una giusta i beni d’Antonio Talòra e via pubblica, stimata la rendita per carlini due. Pesi da dedursi: Alla Cappella dello Reto censo perpetuo sopra il Ladro annui carlini sei. Restano di netto once 33,20.
121____
Giuseppe Bonello d’Antonio bracciale d’anni 45
Anna Parisi moglie d’anni 45
Domenico figlio bracciale d’anni 16
Michiele figlio d’anni 8
Giustina figlia d’anni 12
Dianora figlia d’anni 5.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 12. Industria di Domenico once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Michiel’Angelo Bonello e Pietro Talòra, sopra la quale paga alla Ducal Corte grana cinque. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò in due partite di moggia sei, giusta i beni di Don Nicola Mannacio, stimata la rendita per carlini quattordici e paga alla Ducal Corte censo perpetuo e al detto Mannacio carlini ventidue e assorbisce la rendita. Un altro detto il Campo di moggia due, giusta i beni di Gregorio Brizzi, stimata la rendita per carlini sette. Altro detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e Don Francesco di Paro, stimata la rendita per carlini otto. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Trivìo grana settantacinque. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati otto annui carlini otto. Al Monte della Congregazione del SS.mo Rosario per capitale di ducati sei, annui grana sessanta. Restano once 16, più 6 dell’industria sono 18.
122____
Giuseppe Bruno difettoso e attrattato nelle mani d’anni 40
Isabella Battaglise sua moglie d’anni 35
Catarina figlia in capillis d’anni 16
Filippo figlio bracciale d’anni 16
Francesco figlio d’anni 10
Augustino figlio d’anni 5
Michieli figlio d’anni 3
Vincenzo figlio d’anni 1.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria non si tira per essere difettoso nelle mani, di Filippo once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Bruno Attisano, sopra la quale paga al convento di S. Agostino e alla Ducal Corte carlini tredici e grana due e mezzo. Tiene una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggio mezzo, giusta i beni di Pietro Costa e Domenico Ciliberto, stimata la rendita per carlini sei e paga al Sig. Don Matteo Pacenza del Pizzo carlini dieci di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro detto S. Nicola di moggio uno, giusta i beni di S. Nicola di Bari e via pubblica, rivelata la rendita carlini dieci. Pesi da dedursi: Al Sig. Nicolò di Cairo censo perpetuo sopra S. Nicola grana quaranta. Restano di netto once 8.
123____
Giacinto di Bretto bracciale d’anni 32
Giuseppe fratello bracciale d’anni 29
Antonio fratello d’anni 27
Catarina Dedato Madre Vedova d’anni 55
Catarina sorella in capillis d’anni 20
Laura sorella in capillis d’anni 18.
Testa di Giacinto ducato uno e industria once 12. Industria di Giuseppe once 12, d’Antonio once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Don Matteo Perris e Carmine Parisi. Più un’altra casa in luogo detto la Timpa della quale percepisce d’affitto carlini diciannove, dedotto il quarto per riparazione, restano carlini quindici, grana sette e mezzo. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari in tre partite di moggia undici, giusta i beni di Giuseppe Pasceri e Antonina Sgrò vedova di Bruno Simonetta, rivelata la rendita per ducati sei. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino censo prpetuo sopra la casa che affitta carlini quattordici. Alla Cappella del Carmine censo perpetuo sopra Scòrdari carlini quindici. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Scòrdari carlini quindici. A Don Nicola Mannacio per capitale di ducati diciannove annui carlini diciannove. Alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati sei annui carlini sei. Restano di netto once 38,2½.
124____
Gennaro Ottaviano bracciale povero miserabile d’anni 43
Anna figlia in capillis d’anni 15
Giuseppe figlio d’anni 7.
Testa di Gennaro per essere povero  ducato mezzo. Industria per metà once 6. Abita in casa di affitto di Pietro Davoli in luogo detto Monàci e paga carlini quindici. Tiene un somaro, che comprò a credito, per uso proprio. Restano once sei d’industria.
125____
Giuseppe Cucuzzi posteraro bracciale d’anni 60
Catarina Bretto sua moglie d’anni 40
Bruno figlio bracciale d’anni 25
Antonio figlio mastro di fare legname d’anni 22
Vittoria figlia d’anni 10.
Industria di Giuseppe once 12. Industria di Bruno once 12, d’Antonio once 14. Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni di Faugustina Cucuzi e via pubblica. Tiene una giumenta e una balduina per uso proprio. Tiene una casa in luogo detto la Madonna, giusta i beni di Foca Ciliberto e mastro Gregorio Teti, affittata a Michiele Sgalera per carlini venticinque che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini diciotto. Possiede un territorio in luogo detto Caijazzo, in più partite, di moggia due e mezzo, giusta i beni di Giuseppe Pasceri, Domenico Accetta, Nicola Colicchio ed Antonio Prestigiacomo, rivelata la rendita per annui carlini trentasei. Un altro in luogo detto il Campo di moggio mezzo, giusta i beni di mastro Nicola Costa e via pubblica, stimata la rendita per carlini tre. Altro in luogo detto la Chiusa di moggia due, giusta i beni di Foca Attisano e Antonio Accetta, rivelata la rendita carlini ventisei. Più in detto luogo un quarto di moggio, giusta i beni del Dott. fisico Michiel’Angelo Giampà e Bruno  Accetta, stimata la rendita grana cinque, Un altro detto l’Abbatìa di moggia quattro e mezzo, giusta li beni d’Antonio Accetta e Foca Attisano, rivelata la rendita per carlini ventidue e mezzo. Un altro in luogo detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e Nicola Bonello, stimata la rendita per carlini dieci. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati venticinque, annui carlini ventidue e mezzo. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati dodici e mezzo, annui carlini undici e grana due e mezzo. All’Archidiacono di Mileto censo perpetuo sopra l’Abbatìa annui carlini quindici. Al Sig. Don Francesco Barletta del Pizzo censo perpetuo sopra Caijazzo annui carlini undici. Al Sig. Nicolò di Cairo censo perpetuo sopra Caijazzo annui carlini tre. Al Sig. Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo sopra la Chiusa annui grana trentadue e mezzo. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra il Campo annui grana dodici e mezzo. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo grano bianco coppoli sei, valutato carlini otto, importa grana quindici. Restano once 50, 12½.
126____
Giuseppe Fiurenza bracciale d’anni 60
Lucrezia Dedato moglie d’anni 50
Filippo figlio bracciale d’anni 17
Giulia figlia in capillis d’anni 12
Dianora figlia d’anni 9.
Testa non si tira, industria di Giuseppe once 12, di Filippo once 6. Abita in casa propria in luogo detto la Battagliola, giusta i beni di mastro Francesco Parisi, sopra la quale paga al convento di S. Agostino carlini ventisei. Un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Gurnalla in più partite di moggia sei, giusta i beni del convento di S. Agostino e gli eredi del Sig. Gennaro Falduto, rivelata la rendita per annui ducati cinque. Un altro detto Arvano, ossia Trivìo, di moggio mezzo, giusta i beni di mastro Domenico Bilotta e Francesco Cusentino, stimata la rendita per annui grana ottanta. Altro in luogo detto la Fischìa di moggio mezzo, giusta i beni di Domenico Spezano e il convento di S. Domenico, stimata la rendita grana dieci, sopra del quale paga alla Cappella di S. Anna censo perpetuo grana venticinque e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Alla Mensa Vescovile di Nicotera censo perpetuo sopra Gurnella carlini cinque. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra detto luogo grana venticinque. Alla chiesa di San Nicola di Bari censo perpetuo sopra detto luogo annui grana trentacinque. Agli eredi di Gennaro Falduto censo perpetuo sopra detto luogo annui carlini nove. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Arvano annui grana trentacinque. Restano once 29,15.
127____
Gio: Pietro Masdea bracciale d’anni 60
Giuseppe figlio bracciale d’anni 26
Laura figlia in capillis d’anni 24
Anna figlia in capillis d’anni 22
Angela figlia in capillis d’anni 14.
Testa non si tira. Industria di Gio: Pietro once 12, di Giuseppe once 12. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, giusta li ben di Bruno di Caria, sopra la quale paga alla Cappella di S. Anna annui carlini dodici. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto la Quercia di moggia sei, giusta i beni dei Padri Domenicani e via pubblica, rivelata la rendita per carlini venti. Pesi da dedursi: Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra la Quercia annui carlini sette. Restano di netto once 28,10.
128____
Giuseppe de Dato bracciale d’anni 42
Vittoria Bonello moglie d’anni 40
Geronimo figlio bracciale d’anni 18
Pietro figlio bracciale d’anni 16
Elisabetta figlia in capillis d’anni 14
Catarina figlia d’anni 2
Agnesa figlia d’anni 4
Francesco figlio casato bracciale d’anni 22
Dianora Pallaria moglie d’anni 18
Giuseppe nepote di mesi 6.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 12. Industria di Geronimo once 12, di Pietro once 6, di Francesco once 12. Abita in casa d’affitto della chiesa di S. Maria delle Grazie, avanti detta chiesa, giusta i beni di Marco Accetta, al quale paga annui carlini trenta. Possiede un territorio detto la Cillenta di moggia cinque, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per carlini venticinque. Un altro in luogo detto l’Abbatìa di moggia tre, giusta i beni di Foca Ferolito e Domenico Colicchio, stimata la rendita per annui carlini nove, sopra del quale paga all’Archidiacono di Mileto carlini nove e grana due e assorbisce la rendita. Altro detto Scòrdari di moggia una, giusta li beni di francesco Antonio Borraggina, stimata la rendita per carlini otto. Un altro detto Venezziano di moggia due, giusta li beni di Nicoloa Palleria e Nicola Cambria, stimata la rendita per carlini tre, sopra del quale paga di censo perpetuo alla chiesa di San Pietro annui carlini quattro , grana due ed assorbisce la rendita. Alta in luogo detto Fialandàro in due partite di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Rizzo e Sig. Giuseppe Faccioli, stimata la rendita per annui grana trenta, sopra del quale paga di censo perpetuo a Don Giuseppe Antonio Cantafi grana quaranta e al Sig.Giuseppe Faccioli sopra detto luogo grana settantacinque e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Orazio Merigliano di Caridà sopra la Cillenta grana ottanta. A Francesco Antonio Borraggina censo perpetuo sopra Scòrdari annui grana venti. Restano di netto once 48,20.
129____
Giuseppe Pasceri di Domenico bracciale d’anni 68
Faustina Rossillo moglie d’anni 62
Elisabetta figlia maritata con Antonio Bruzzi d’anni 24
Catarina figlia vedova di Gregorio Bruno d’anni 32
Nicola figlio della su detta d’anni 10
Vittoria figlia della medesima d’anni 5.
Testa non si tira, industria di Giuseppe once 12. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di mastro Francesco Maijorana, sopra la quale paga al convento di S. Agostino di censo perpetuo annui ducati cinque. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia tre, giusta i beni di Francesco Palmerello e via pubblica, stimata la rendita per annui grana ottantacinque. Un altro detto Caijazzo in due partite di moggia uno e mezzo, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi e mastro Bruno Longo, stimata la rendita per carlini diciotto. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo censo perpetuo sopra Caijazzo annui grana quarantacinque e altro censo perpetuo di annui carlini dieci. Al Monte del Rosario per capitale di ducati sedici annui carlini quattordici e grana quattro. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Mancino annui carlini cinque. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati quattro annui grana trentasei. Restano di netto once 12 d’industria.
130____
Giovanni de Nisi bracciale d’anni 32
Faustina Papaleo moglie d’anni 20
Domenico figlio d’anni 1.
Testa di Giovanni ducato uno. Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Francesco Cambria, un casaleno che non percepisce cosa alcuna. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Domenico Bonello e Sig. Giuseppe Faccioli, stimata la rendita per carlini sei, sopra del quale paga a Don Gregorio Bretti carlini sei e mezzo e assorbisce la rendita. Un altro detto Jaculàno di moggia due, giusta i beni di Don Michiel’Angelo Mannaci e via pubblica, stimata la rendita grana trentacinque annui. Altro detto Nuzzo di moggio mezzo, giusta i beni di Domenico Spezano e Giuseppe Perri, stimata la rendita per annui grana cinquanta. Pesi da dedursi: A Pietro Papaleo per capitale di ducati nove annui carlini nove. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati dieci annui carlini nove. Al R. Don Michiel’Angelo Mannaci censo perpetuo sopra Jaculàno annui grana quarantatré. Al convento di S. Domenico sopra Nuzzo censo perpetuo grana venti. Agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta per capitale di ducati sette annui carlini sette. Restano once 12 d’industria.
131____
Giuseppe Bonelli Regio e Pubblico Notaro d’anni 61
Vironica Sgotto Vallone moglie d’anni 55
Giuseppe Antonio figlio dimorante in Sicilia d’anni 34
Francesco Maria figlio dimorante in Napoli d’anni 24
Giuseppino figlio dimorante in Napoli d’anni 11
Sor Antonia figlia bizoca d’anni 31
Anna figlia in capillis d’anni 20
Rosa figlia in capillis d’anni 18
Dorotea figlia in capillis d’anni 16.
Abita in casa propria in luogo detto la Chiesa Madre, giusta i beni di Domenico Ciliberto, sopra la quale paga alla Parrocchia di San Foca grana venticinque. Possiede un basso affittato a Natale Pungituri per annui carlini trenta che, dedotto il quarto per riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Un trappeto d’oglio macinante, stabilita la rendita per carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto Zagariale di moggia cinque, giusta i beni del Sig. Don Giuseppe Solaro e David Pizzonia, stimata la rendita per carlini venti, sopra del quale paga alla Cappella del SS.mo carlini ventotto e assorbisce la rendita. Un altro detto i Cerasari di moggio uno e mezzo, giusta i beni di S. Agostino e Foca Parisi fancio, stimata la rendita per carlini cinque. Altro in luogo detto Surello, ossia Sambasile di moggia due, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e Barbara de Nisi, stimata la rendita per carlini dieci. Un altro in luogo detto Garciopoli in due partite di moggia quattro e mezzo, giusta i beni di Don Giuseppe Mannacio e la chiesa delle Grazie, stimata la rendita per carlini ventidue. Un altro detto Coladaleni di moggia quattro, giusta i beni di Bruno Bilotta e Don Agostino Serrao, stimata la rendita e annui carlini venticinque. Esige da mastro Domenico Bilotta censo perpetuo sopra Zagariale anni carlini quattro. Esige da mastro Domenico Bartuccio annui carlini sette. Esige dal R. Don Giuseppe Perris per capitale di ducati cento annui ducati nove. Pesi da dedursi. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Garciopoli annui grana diciannove. Alla medesima censo perpetuo sopra Surello annui grana dodici e mezzo. Al convento di S. Agostino sopra Coladaleni annui grana cinque. A detto convento per capitale di ducati cinquanta annui ducati cinque. Al medesimo per altro capitale di ducati dieci annui grana novanta. A Pietro Papaleo per capitale di ducati trenta annui carlini ventisette. Restano di netto once 43,8½.
132____
Giovanni Jezzi bracciale stroppio di un braccio d’anni 50
Angela figlia casata con Domenico Attisano d’anni 25
Elisabetta figlia in capillis d’anni 20.
Testa di Giovanni si tira per metà ducato mezzo. Industria non si tira. Abita in casa d’affitto di Domenico Pasceri in luogo detto il Cortiglio, confinante con due vie pubbliche, e paga annui carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto Scutinò di moggia due, giusta i beni di Catarina Perri e Domenico di Paro, stimata la rendita per carlini sette. Restano di netto once 2,10.
133____
Giuseppe Cucuzzi juniore bracciale d’anni 50

Vittoria di Paro moglie d’anni 40
Perna figlia maritata con Giuseppe di Bretto d’anni 25
Giuseppe figlio bracciale d’anni 15
Domenico figlio bracciale d’anni 12
Francesco figlio d’anni 10
Anna figlia d’anni 4
Vincenzo figlio d’anni 2
Delia figlia di mesi 6.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria del medesimo once 12, di Giuseppe figlio 6. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e Vito Bonello, sopra la quale paga al Sig. Ottavio Merigliano di Caridà censo perpetuo carlini dodici. Possiede una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggia due, giusta i beni di Giovanni Apa e via pubblica, stimata la rendita per carlini cinque. Un altro detto Scòrdari di moggia una, giusta i beni di Giuseppe Triminì e Domenico di Paro, rivelata la rendita per grana venti e paga al Sig. Don Orazio Merigliano grana trentaquattro di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro in luogo detto l’Ustra di moggio uno, giusta i beni di Domenico di Paro e Francesco Cusentino, rivelata la rendita per carlini tre annui. Un altro in luogo detto il Puzzo, ossia Migliata di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte e Nicola Fiurenza, rivelata la rendita per carlini dieci, sopra del quale paga al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo annui carlini dodici. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati venti annui carlini venti. Alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati dieci annui carlini dieci. Restano di netto per le industrie once 18.
134____
Giuseppe Triminì bracciale d’anni 50
Cecilia Giampà moglie d’anni 25
Antonio figlio clerico d’anni 23
Agostino Triminì figlio casato d’anni 20
Catarina Pasceri moglie di detto Agostino d’anni 18
Catarina figlia maritata con Domenico Praganò
Giuseppe figlio d’anni 11
Michiele figlio d’anni 7
Anna figlia in capillis d’anni 15
Giovanna figlia in capillis d’anni 12.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria del medesimo once 12, d’Agostino once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Gio:Batta Mancari e via pubblica. Possiede un territorio in luogo detto S. Anna di moggia tre, giusta i beni degli eredi di Francesco Giampà e via pubblica, rivelata la rendita per carlini undici. Un altro luogo detto il Piraijno, ossia Scòrdari di moggio mezzo, giusta i beni della Cappella di S. Anna e via pubblica, stimata la rendita grana venti, sopra de quale paga alla Mensa Vescovile di Nicotera grana venti e assorbisce la rendita. Altro detto il Giardinello, ossia Migliata di moggia due, giusta i beni del Dott. Fisico Michiel’Angelo Giampà e Giuseppe Cucuzzi surdo, stimata la rendita grana settanta. Un altro detto la Chiusa di uno stuppello, giusta i beni d’Antonio e Giuseppe Cucuzzi, rivelata la rendita grana ottanta. Un altro detto l’Ustra di moggio uno, giusta i beni di Pietro Papaleo e via pubblica, stimata la rendita grana quaranta. Un altro in luogo detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita grana quaranta. Un altro in luogo detto lo Campo di moggio uno, giusta i beni del Sig. Don Giuseppe Solaro e via pubblica, rivelata la rendita per annui venti, sopra del quale paga al convento di S. Domenico grana venticinque e assorbisce la rendita. Un altro in luogo detto il Trivìo di moggio mezzo, giusta i beni d’Antonio Tolomeo, stimata la rendita per annui carlini sei. Più tiene in affitto il Fundaco del Fico di questa Ducal Corte, per ducati settantacinque l’anno, per servizio del quale e della posta tiene tre cavalli e una giumenta. Pesi da dedursi: Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo sopra detto luogo (S. Anna) annui carlini sei. Alla Cappella della Concezione censo perpetuo sopra detto fondo grana quindici. Al Sig. Don Orazio Merigliano sopra li Chiusi annui grana quarantasei e mezzo. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati cinque annui carlini cinque. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati venti annui carlini venti. Al Sig. Don Matteo Pacenza del Pizzo censo perpetuo sopra il Trivìo annui grana trentatré. Restano di netto once 23, 25½.
135____
Giuseppe Rondinello colao bracciale d’anni 50
Vittoria Giordano moglie d’anni 48
Francesco figlio bracciale d’anni 24
Gio: Batta figlio bracciale d’anni 16
Catarina figlia casata d’anni 20.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 12. Industria di Francesco once 12, di Gio: Batta once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Bruno Salatino e Antonio Serrao, e un casaleno contiguo, paga di censo perpetuo al convento di S. Domenico carlini dieci e grana sette. Un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto la Valle di Paparo di moggia otto, giusta i beni della Ven. Cappella del SS.mo e di San Pietro, stimata la rendita per annui carlini trentacinque. Un orticello in luogo detto la Cotùra per uso proprio sopra il quale paga al convento di S. Domenico annui grana quarantotto. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Paparo annui carlini dieci. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra detto luogo annui carlini quattordici. Al medesimo per capitale di ducati undici annui carlini undici. Al Monte del Rosario per capitale di ducati dieci annui carlini dieci. Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo carlini dieci. Restano di netto once 12 d’industrie.
136____
Giovanni Bruno mastro barbiero, vedovo d’anni 65
Domenico figlio bracciale d’anni 18
Francesco figlio inabile d’anni 14
Elionora figlia in capillis d’anni 18
Catarina figlia maritata con Gregorio Teti d’anni 28
Vittoria figlia vedova d’anni 24
Giachino Bruno fratello bracciale d’anni 45
Christina Cucuzzi moglie d’anni 34
Michiele suo figlio d’anni 9
Domenico figlio d’anni 4
Catarina figlia d’anni 6.
Testa di Gio: non si tira, industria once 14. Industria di Domenico once 12, di Giachino once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Giuseppe Perri e mastro Gregorio Teti. Tiene due giumente per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia quattro, giusta i beni di Francesco Palmarello e via pubblica, stimata la rendita per carlini venticinque. Un altro in luogo detto l’Ustra di moggia quattro, giusta i beni di Gio: Carchidi e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini ventotto. Un altro detto Carlo di Caria di moggia quattro, giusta i beni della chiesa di Santa Maria delle Grazie, stimata la rendita per ducati quattro. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra l’Ustra annui carlini venticinque. Alla Cappella di Santa Domenica censo perpetuo sopra Carlo di Caria annui carlini diciassette. Restano di netto once 56,20.
137____
Giuseppe Cambria povero miserabile d’anni 55
Giulia Rondinello moglie d’anni 30
Teodora figlia in capillis d’anni 12
Giovanni figlio d’anni 10
Foca figlio d’anni 2.
Testa si tira per metà ducato mezzo. Industria per metà once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Delia di Bretto, sopra la quale paga alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo grana ottanta. Un balduino per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Bonì di moggio uno e mezzo, giusta i beni degli eredi di Giuseppe Servello e via pubblica, rivelata la rendita per carlini otto. Un altro detto veneziano di moggia due e mezza, giusta i beni di Domenico Bonello, stimata la rendita per carlini sedici. Altro in luogo detto Nuzzo di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola de Cunis, rivelata la rendita per carlini sei, sopra del quale paga al convento di S. Domenico grana sessantacinque e assorbisce la rendita. Un altro in luogo detto la Costèra di un quarto di moggio, giusta i beni di Giuseppe Pasceri e Gio: Batta Mancari, stimata la rendita grana sette. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra Bonì annui carlini due e mezzo. Al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo sopra Veneziano per annui grana ottanta. Restano di netto once, 10,22.
138____
Giovanni Attisano bracciale d’anni 30
Isabella Facciolo sua moglie d’anni 30
Catarina figlia d’anni 2.
Testa di Giovanni ducato uno, industria once 12. Abita in casa di affitto di Berardino Papaleo cui paga annui carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggio uno e mezzo, giusta i beni del convento di S. Agostino, rivelata la rendita per carlini venti. Un altro in luogo detto l’Abbatìa di moggia tre, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita grana settantacinque. Altro in luogo detto S. Anna di moggia due, giusta i beni di Don Domenico Bongiovanni e via pubblica, stimata la rendita grana cinquanta, paga a detta Cappella carlini sei di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro in luogo detto la Vattìa di tre quarti di moggio, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per carlini due.
Pesi da dedursi: Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo sopra il Trivìo annui carlini cinque. All’Archidiacono di Mileto censo perpetuo sopra l’Abbatìa annui grana settacinque. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la Vattìa annui grana cinque. Restano di netto once 15,25.
139____
Giuseppe Bonello di Domenico bracciale d’anni 40
Aurelia Attisano moglie d’anni 36
Camilla figlia d’anni 2.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Giuseppe Triminì e paga al convento di S. Agostino censo perpetuo annui carlini trentatré e mezzo. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto l’Ulmo di moggio uno, giusta i beni di Domenico Spezano, rivelata la rendita per annui carlini otto. Un altro detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e Giovanni de Nisi, rivelata la rendita per annui carlini diciotto. Un altro detto il Piano della Gurna di moggio uno, giusta i beni di Foca Attisano e via pubblica, stimata la rendita per carlini tredici e mezzo. Un altro detto Cidòni di moggia due, giusta i beni di Domenico Perri e Foca Colicchio, rivelata la rendita per carlini cinque. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la Gurna e l’Ulmo grana quarantuno e mezzo. Alla chiesa di S. Maria delle Grazie censo perpetuo sopra Cidòni e Scòrdari grana ottantasei. A Francesco Antonio Borraggina censo perpetuo sopra Scòrdari annui grana dieci. Restano di netto once 22,8.
140____
Giacinto Quaranta bracciale d’anni 50
Ribecca Bonello moglie d’anni 40
Pasquale figlio d’anni 4
Giuseppe figlio d’anni 2
Giuseppe fratello mastro sartore d’anni 45
Salvatore Mazzotta serviente d’anni 20
Barbara Michienzi serva d’anni 35.
Testa di Giacinto ducato uno, industria once 12. Industria di Giuseppe once 14, di Salvatore once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Giuseppe di Paro, paga ai Padri Domenicani annui carlini sei di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia sei, giusta li beni di Domenico di Caria e Carmine Attisano, stimata la rendita per annui ducati quattro e grana trenta. Un altro detto la Chiusa di moggia due, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis e fiume corrente, stimata la rendita per annui carlini quindici. Altro in luogo detto Caparrotta di moggio uno, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e fiume corrente, rivelata la rendita per carlini dieci.  Un altro detto il Ladro di moggio uno, giusta i beni d’Antonio Attisano e Domenico Bonello, stimata la rendita per annui carlini dodici. Altro in luogo detto Savuchello di moggia uno e mezzo, giusta i beni di Bruno Balestrieri e Christina Colicchio, stimata la rendita per carlini trentatré. Un altro detto Perri di moggio uno, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e fiume corrente, stimata la rendita per annui carlini venti. Altro detto Cardirò di moggia due, giusta i beni di Giacinto Rondinello e Vittoria Dedato, rivelata la rendita per annui carlini sedici. Altro detto il Mancino di moggio mezzo, giusta i beni di Martino Bonello e il convento di S. Agostino, stimata la rendita per annui grana sessantacinque. Altro in luogo detto il Campo di moggio uno, giusta i beni d’Antonio Garzaniti di Castelomonardo e Nicola de Caria, rivelata la rendita per carlini dieci. Una casa per uso di potèga per suo fratello, in luogo detto il Burgo, con un trappeto d’oglio macinante, stabilita la rendita per annui carlini trenta. Più troije numero nove, stabilita la rendita per ducati dieci e grana ottanta. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo censo perpetuo sopra il Mancino annui carlini dodici. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo sopra detto fondo grana sessantacinque. Al Sig. Don Nicolò Mannacio censo perpetuo sopra Caparrotta carlini cinque. Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra Cardirò annui carlini diciannove. Agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta di Castelmonardo censo perpetuo sopra Savuchello annui carlini otto. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Campo annui grana dieci. Restano di netto once 104.
141____
Giuseppe Ruperto bracciale d’anni 45
Eufrasia Costa moglie d’anni 40
Vittoria figlia in capillis d’anni 15
Domenico figlio d’anni 7
Rosario figlio d’anni 4.
Testa di Giuseppe ducato uno. Industria del medesimo once 12.
Abita in casa propria, sotto la Chiesa Madre, giusta i beni di Nicola Costa. Possiede un territorio in luogo detto Quondacambri di moggio uno, giusta i beni di Domenico e Matteo Ruperto, rivelata la rendita per annui carlini sei. Un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Domenico e Matteo Ruperto, rivelata la rendita per annui carlini sei. Altro detto il Mancino di moggio uno, giusta i beni di Foca Parisi e Matteo Ruperto, rivelata la rendita per annui carlini diciotto. Un altro detto Nuzzo di una quartucciata, giusta i beni di Matteo Ruperto, rivelata la rendita per carlini otto. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati tre annui grana ventuno. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati undici annui carlini undici. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati otto annui carlini otto. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo sopra Quondacambri annui grana dodici. Alla Cappella della Concezione censo perpetuo sopra lo campo annui grana nove. Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo sopra il Mancino carlini tre. A Don Francesco di Paro censo perpetuo sopra Nuzzo annui grana ventitré. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati ventitré annui carlini venti e grana sette. Restano d’industrie once 12.
142____
Giuseppe  Serrao di Carlo povero miserabile d’anni 45
Sfera Ferraro moglie d’anni 35
Rosaria figlia in capillis d’anni 18
Anna figlia d’anni 13
Agostino figlio d’anni 11
Diamanti figlia d’anni 8.
Testa per metà ducato mezzo. Industria per metà once 6. Abita in casa di affitto d’Antonio Prestigiacomo, in luogo detto Magliacane, cui paga carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto Nuzzo di moggio mezzo, giusta i beni di Domenico Serrao e la Ducal Corte, stimata la rendita per carlini tre e mezzo. Restano di netto once 7,5.
143____
Giovanni Colicchio soldato del battaglione, infermo con male di milza, mastro barbiero d’anni 50
Anna Terranova d’anni 40.
Testa di Gio: ducato uno. Industria si tira per meta, once 7. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Don Gregorio Bretti . Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo rivelata la rendita grana venti sopra del quale paga a Don Nicola Mannacio carlini sette di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Tiene un pullitro cavallino di prima doma. Resta di netto la sola testa ducato uno.
144____
Giovanni Giordano bracciale d’anni 30
Giovanna Parisi moglie d’anni 30
Domenico figlio d’anni 8
Vincenzo figlio d’anni 2.
Testa di Giovanni ducato uno. Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Fontanella, giusta i beni di Bruno Lo Jacono, sopra della quale paga Don Nicola Mannacio censo perpetuo carlini dieci. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggio uno, giusta i beni del convento di DS. Agostino e via pubblica, rivelata la rendita carlini sei. Un altro in luogo detto Lavorà di moggia quattro, confinante il fiume corrente e la via pubblica, stimata la rendita per ducati quattro e mezzo. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per capitale di ducati cinque annui carlini cinque e sopra Lavorà censo perpetuo carlini diciotto. Alla chiesa di San Pietro sopra il Mancino annui carlini quattro e mezzo. Testano di netto once 19, 25.
145____
Gennaro Attisano servitore d’anni 28
Catarina Blasco sua moglie d’anni 25
Antonio figlio di mesi 6.
Testa di Gennaro ducato uno. Industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni della Mag.ca Catarina Lombardo, sopra la quale paga al convento di S. Domenico carlini dieci di censo perpetuo. Restano nette d’industria once 12.
146____
Giuseppe Parisi machera bracciante d’anni 61
Teresa Dedato moglie d’anni 50
Giovanni figlio bracciale d’anni 20
Vittoria figlia in capillis d’anni 18.
Testa di Giuseppe non si tira, industria once 12. Industria di Gio: once 12. Abita in casa propria un luogo detto il Burgo, giusta i beni d’Antonio Pellegrino, e un casaleno contiguo, sopra li quali paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini undici. Possiede un territorio in luogo detto la Cellenta di moggia due e mezza, giusta i beni del convento di S. Agostino e la Ducal Corte, stimata la rendita per carlini undici, sopra del quale paga a Don Orazio Merigliano di Caridà e al su detto convento grana ventiquattro e restano carlini otto, grana sei. Un altro detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Arcangelo di Nardo, stimata la rendita per annui grana dieci. Restano di netto once 27,6.
147____
Giuseppe Parisi d’Antonio bracciale d’anni 26
Foca suo fratello bracciale d’anni 23
Domenico fratello mastro sartore d’anni 20
Dianora Bonello Madre Vedova d’anni 60.

Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 12. Industria di Foca once 12, di Domenico once 14. Abita in casa propria in luogo detto la Battigliola, giusta i beni di Giovanni Bonello e Domenico di Caria, paga a Vito Bonello per affitto del basso carlini trenta e al convento di S. Agostino censo perpetuo grana dodici. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggia quattro in due partite, giusta i beni di Pietro Papaleo e Vittoria Apa, stimata la rendita per carlini diciannove e mezzo. Un altro luogo detto l’Abbatìa in due partite di moggia sei, giusta i beni dei Padri Agostiniani e la Ducal Corte, stimata la rendita per carlini sedici, sopra del quale paga al su detto convento, all’Archidiacono di Mileto e a Nicola de Caria censo perpetuo carlini ventisei e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico

Anche in questo caso non specificato se Madonna delle Grazie, Madonna della Pietà o altra.

Sulla famiglia Ruffo si troveranno riscontri più dettagliati, come anche donna Benigna Sorrentino.

 

sopra il Campo censo perpetuo annui carlini diciassette. Al Monte del SS.mo Rosario per capitale di ducati dieci annui carlini nove. Restano di netto once 35,20.
148____
Giuseppe Cambria seniore bracciale d’anni 67
Laura Tolomeo moglie d’anni 57
Catarina figlia in capillis d’anni 34
Elisabetta figlia in capillis d’anni 17
Dianora figlia maritata con Giuseppe Pasceri
Testa di Giuseppe non si tira, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Giovanni de Nisi. Possiede un territorio in luogo detto Nuzzo di moggio uno e mezzo, giusta i beni della chiesa di San Gio: Batta e la via pubblica, stimata la rendita per carlini sedici sopra del quale paga al convento di S. Domenico carlini venti di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro in luogo detto il Campo, seu Costèra di moggio tre quarti, giusta i beni degli eredi di Domenico Quaranta, rivelata la rendita per carlini tre, sopra del quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini quattro, alla Ducal Corte grana sette e mezzo e agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta per capitale di ducati sette e mezzo, grana settantacinque e assorbisce la rendita. Restono nette d’industria once 12.
149____
Giuseppe Antonio Rondinello mastro sartore d’anni 24
Elisabetta Aceto moglie d’anni 23
Mattea Allegra Madre Vedova d’anni 55.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 14. Abita in casa d’affitto di mastro Francesco Maijorana in luogo detto Monàci, giusta i beni di Giuseppe Pasceri, a cui paga carlini trenta annui. Possiede un territorio in luogo detto Perri di moggio uno, giusta i beni di Giovanni Maijolo e fiume corrente, stimata la rendita per carlini quattro, sopra del quale paga alla Cappella della Concezione censo perpetuo grana sessantasei, cavalli otto e assorbisce la rendita. Un altro in luogo detto il Trivìo di tre quarti di moggio, giusta i beni d’Antonio Pellegrino e via pubblica, rivelata la rendita grana dieci, sopra del quale paga alla Ducal Corte grana dodici e mezzo e assorbisce la rendita. Tiene due casaleni nel Burgo, sopra li quali paga al convento di S. Domenico carlini tre di censo perpetuo. Restano d’industria once 14.
150____uattro, soquattro

Giuseppe Pasceri d’Antonio bracciale d’anni 36
Dianora Cambria moglie d’anni 30
Antonio figlio d’anni 13
Foca figlio di mesi 8
Laura sua sorella vedova d’anni 40
Catarina figlia del primo letto maritata con Agostino Triminì d’anni 20
Laura sua sorella Vedova d’anni 40
Catarina Pallaria sua figlia e nepote d’anni 26
Vironica Pallara nepote in capillis d’anni 16.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 12. Abita in casa d’affitto di Pietro Papaleo, in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Don Matteo Perri, cui paga ducati quattro e mezzo. Tiene un cavallo per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Napolitano di moggio uno, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, rivelata la rendita per carlni quindici, sopra del quale paga a Don Matteo Pacenza del Pizzo carlini sei, grana sette, restano carlini sette e grana quattro. Un altro in luogo detto Nuzzo, seu Torrenova di moggio mezzo, giusta i beni di Giuseppe Attisano e Giuseppe Dedato, rivelata la rendita per carlini cinque, sopra del quale paga al convento di S. Domenico carlini se e assorbisce la rendita. Altro in luogo detto il Campo di moggio mezzo, giusta i beni degli eredi di Domenico Quaranta ed eredi di Pietro Talora, stimata la rendita grana sette, sopra del quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini quattro e alla Ducal Corte grana sette e assorbisce la rendita. Restano di netto once 14,14.
151___
Giuseppe Genuise pastore povero miserabile d’anni 45
Catarina Restagno moglie d’anni 35
Marco figlio Bruno figlio d’anni 10 guardiano di pecore d’anni 14
Michieli figlio d’anni 6
Anna figlia in capillis d’anni 20.
Testa di Giuseppe pastore miserabile ducato mezzo, industria pe metà once 6, di Marco once 6. Abita in casa propria in luogo detto Santa Maria delle Grazie, giusta i beni di Foca Furlano e via pubblica. Possiede un territorio in luogo detto Arvano di moggia due, giusta i beni di Foca Morano e Foca Furlano, stimata la rendita carlini quattro sopra del quale paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana sessantacinque e assorbisce la rendita. Restano d’industrie once 12.
152____
Giuuseppe Russo bracciale d’anni 22
Delia Buccinnà moglie d’anni 30
Ilario figlio d’anni 1
Lucrezia Terranova Madre Vedova d’anni 50
Dianora sorella in capillis d’anni 14
Antonio fratello d’anni 13
Ilario fratello d’anni 8.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 12. Abita in casa di affitto di Foca Bevivino, in luogo detto la Timpa, cui paga carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Giacinto di Bretto e Giovanni Carchidi, rivelata la rendita per carlini dieci, sopra del quale paga alla chiesa di San Nicola carlini cinque, restano carlini cinque. Un altro detto S. Nicola, seu Cutulìa di moggio uno, giusta i beni di Serafino Vaijanella e via pubblica, stimata la rendita per grana quindici. Altro in luogo detto la Cummarara di moggio mezzo, giusta i beni di Pietro Buccinnà e la via pubblica, stimata la rendita per carlini cinque. Un altro detto S. Stefano di moggio mezzo, giusta i beni d’Antonio Triminì e Andrea Buccinnà, stimata la rendita per grana dieci. Altro detto Crocione di moggio mezzo, giusta i beni di Antonio Buccinnà e via pubblica, stimata la rendita per grana dieci. Restano di netto once 16,15.
153____
Giovanni Drogo bracciale d’anni 30
Domencio figlio d’anni 7
Anna figlia d’anni 5
Giovanna Carchidi Madre Vedova d’anni 50.
Testa di Giovanni ducato uno, industria once 12. Abita in casa di affitto in luogo detto Porta reale, giusta i beni di Bruno Accetta e paga carlini otto. Possiede un territorio in luogo detto Fialandàro di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Pallaria e via pubblica, stimata la rendita per carlini quattordici, sopra del quale paga al Sig. Giuseppe Faccioli carlini dodici e al Sig. Don Giuseppe Cantafi carlini quattro e assorbisce la rendita.
154____
Giacomo Bernardo bracciale d’anni 26
Vittoria Tedesco moglie d’anni 22
Antonio figlio d’anni 8
Domenico figlio d’anni 6
Vincenzo figlio d’anni 2.
Testa di Giacomo ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Francesco Pirrò, sopra la quale paga al convento di S. Agostino carlini nove. Possiede un territorio in luogo detto Perri di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Perri e Sig. Marcello Ruffo, stimata la rendita per carlini otto, sopra lo quale paga alla Cappella della Concezione annui carlini sette e grana dieci. Un altro al Campo di moggio mezzo, giusta i beni di Francesco Pirrò e Domenico Tedesco, stimata la rendita per carlini tre. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Nicola per capitale di ducati sedici annui carlini sedici. Restano once d’industria 12.
155____
Gregorio Teti mastro di far legname d’anni 42
Catarina Bruno moglie d’anni 30
Vincenzo figlio d’anni 2
Faustina figlia d’anni 4.
Testa di Gregorio ducato uno, industria once 14. Abita in casa propria in luogo detto la Forgia, giusta i beni d’Antonio Attisano, sopra la quale paga alla Cappella del SS.mo annui carlini cinque. Una giumenta per uso proprio. Possiede un trappeto d’oglio macinante, in luogo detto lo Spedale , giusta i beni di Don Francesco di Paro, via pubblica, stabilita la rendita per annui carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia otto, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per carlini trentacinque. Più altro in detto luogo di moggia tre, giusta i beni d’Antonio Attisano e Antonio Serrao, rivelata la rendita per carlini tredici. Altro detto Cidòni di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Don Michiel’Angelo Mannacio e Domenico Serrao, stimata la rendita per annui ducati quattro, grana sessanta. Un altro detto Caijazzo di moggia due, giusta i beni di mastro Bruno Longo e Catarina Pasceri, rivelata la rendita per annui carlini trentuno. Un orticello contiguo al trappeto, rivelata la rendita per annui grana trenta, sopra del quale paga agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta di Castelmonardo annui grana venticinque e restano gran cinque. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il trappeto grana sette annui. A mastro Antonio di Caria per capitale di ducati quindici, annui carlini tredici e mezzo. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra il Mancino carlini sedici e mezzo annui. Al Beneficio di S. Opullo sopra detto luogo annui carlini sei. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati ventiquattro, annui carlini ventiquattro. A Don Nicola Mannacio censo perpetuo sopra il Mancino annui carlini nove. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Cidòni grana dodici e mezzo. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Caijazzo annui carlini dodici. Restano di netto once 45,10½.

156____
Sig. Giuseppe Antonio Accetta vive nobilmente d’anni 39
Abita in casa propria in luogo detto la Trava (di Renzo), giusta i beni di Don Nicola Mannacio e mastro Timoteo Accetta. Possiede un territorio in luogo detto la Cavuluta di moggia sedici, giusta i beni di mastro Domenico Antonio Bartuccio, via pubblica, rivelata la rendita per annui ducati nove e mezzo. Esige da Pietro Bilotta Armoscia censo perpetuo sopra Cardirò, annui carlini quattro. Tiene un basso di casa sotto la propria affittata Rosolina Servello per carlini sedici che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini dodici. Tiene una giumenta per uso proprio. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati ottantadue, annui ducati otto e grana venti. Alla Cappella del SS.mo di Castelmonardo per capitale di ducati venti, annui carlini venti. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati sei, annui carlini sei. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la Cavuluta annui grana dodici e mezzo. Più il su detto Giuseppe Antonio Accetta, come Depositario del Sacro Regio Consiglio di Napoli, possiede un territorio in luogo detto la Scadenza, Cullaro e l’Oriaci di moggia trenta, giusta i beni del Sig. Geronimo Drogo di Castelmonardo, Sig. Michiel’Angelo de Cunis e vallone corrente, stimata la rendita per annui ducati sedici, sopra del quale paga alla Ducal Corte carlini dodici, restano ducati quattordici e grana ottanta. Restano di netto once 49,27½.
157____
Giovanni Bonello bracciale d’anni 23
Christina Apa Madre Vedova d’anni 40
Francesco fratello chierico d’anni 15
Michiele fratello d’anni 12
Nicola fratello d’anni 8
Camilla sorella in capillis d’anni 25.
Testa di Giovanni ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Battigliola, giusta i beni di Giuseppe Parisi, via pubblica. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggia tre, giusta li beni di Giuseppe Cucuzzi, via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini otto. Un altro detto i Cerasari di moggia due, giusta i beni di Francesco Parisi, via pubblica, stimata la rendita per annui carlini venti. Altro detto il Piano della Gurna di moggia due, giusta i beni di Domenico Attisano, via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini quindici. Un altro detto il Trivìo, ossia Nuzzo di moggia due, giusta i beni di Gio: Apa, stimata la rendita per annui carlini ventuno. Altro detto la Serra di Bonì di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Bilotta e convento di S. Agostino, stimata la rendita per carlini due. Tiene una casa affittata a Giuseppe Attisano in luogo detto Cupaci, giusta i beni d’Antonio Muzzì, e gli paga carlini venti che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini quindici. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati sette, annui carlini sette. Alla Cappella del SS.mo censo perpetuo sopra il Campo annui carlini cinque. A Bernardino Pettinato di Castelmonardo censo perpetuo sopra la Gurna grano coppoli quattro, valutato a carlini otto il tomolo, importa grana dieci. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la Gurna grana quindici. Restano di netto once 34,5.
158____
Giuseppe Simonetta mastro ferraro d’anni 24
Teresa Attisano moglie d’anni 21
Giulia figlia d’anni 3
Bruno figlio d’anni 1.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 14. Abita in casa in luogo detto il Burgo e un casaleno contiguo, giusta i beni di Don Rosario Parisi, sopra dei quali paga al convento di S. Domenico carlini cinque e al convento di S. Agostino grana settantacinque. Possiede un territorio in luogo detto Pappù di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Giuseppe Salatino e Francesco Palmerello, rivelata la rendita per carlini cinque annui, sopra del quale paga grana quarantanove e assorbisce la rendita. Un altro detto Castellano rivelato da sua Madre. Altro detto la Cotùra di moggia due, giusta i beni di Domenico Diaco e Paulo Parisi, del quale subcensuì in più particolari per orticelli, cui ne resta tre stuppellate per suo comodo di casa e il peso al convento di S. Domenico come si è detto. Restano nette le once d’industria 14.
159____
Giuseppe di Caria aromatario d’anni 26
Felicia di Meco moglie d’anni 25
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 16. Abita in casa propria in luogo detto lo Burgo, giusta li beni di Don Francesco di Caria suo fratello. Tiene una spezerìa posta di fresco, per mantenimento della quale tiene impiegati ducati quindici e paga al Monte del Rosario per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci, restano di lucro annui carlini cinque. Rstano di netto once 17,20.
160____
Giuseppe Perri Giudice ai Contratti d’anni 73
Teodora di Caria moglia d’anni 66
Nicolina (non citato il cognome) serva d’anni 38
Pasquale figlio di detta serva d’anni 4.
Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, giusta li beni di mastro giovanni Bruno e la via pubblica. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio detto Garciopoli di moggia dodici, giusta li beni di Timoteo Accetta e Don Matteo Perri, stimata la rendita per ducati ventiquattro. Un altro in luogo detto Tomasone di moggia due, giusta i beni di Nicola di Cairo e mastro Antonio de Caria, rivelata la rendita per carlini venticinque. Altro in luogo detto Fruci di moggia due, giusta i beni di Don Matteo Perri e gli eredi di Francesco Antonio Bonelli, stimata la rendita per carlini trenta. Un altro in detto luogo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Don Matteo Perri e Sig. Apostolo Serrao di Castelmonardo, stimata la rendita per carlini dieci. Altro in luogo detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Domenico Papaleo e Domenico Spezano, stimata la rendita per carlini dieci. Un altro detto Juda di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Sig. Apostolo Serrao e gli eredi di Don Giuseppe Caria, stimata la rendita per carlini cinque annui. Altro detto Garciopoli di un quarto di moggio, giusta i beni della Cappella del SS.mo e via pubblica, stimata la rendita per grana dieci, paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana ventiquattro e assorbisce la rendita. Più tiene una casetta affittata a Vironica Stillitano, in luogo detto la Trava di Renzo, e gli paga carlini venti che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini quindici. Esige d’Antonio Cantafi per capitale di ducati cinque, annui grana quarantacinque. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Garciopoli carlini cinque. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra Tomasone annui grana venti. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Fruci annui grana venticinque. Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra detto fondo annui grana venti. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Juda annui grana cinque e mezzo. Restano di netto once 109,4½.
161____
Giuseppe Salatino mastro sartore d’anni 25
Catarina Attisano moglie d’anni 23
Rosario figlio d’anni 5
Anna figlia d’anni 2
Vittoria Parisi Zia  Vedova d’anni 50.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 14. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusto i beni di Giuseppe Accetta, e un casaleno sopra i quali paga al convento di S. Domenico carlini cinque e a Domenico Attisano altri carlini cinque di censo perpetuo. Possiede un territorio nel luogo detto Pappù di moggio uno, giusto i beni di Francesco Palmarello e Francesco di Bretto, stimata la rendita per carlini cinque, paga alla Cappella di S. Anna grana quarantanove e assorbisce la rendita. Un altro detto la Pietra Bianca di moggio uno giusto i beni di mastro Domenico Antonio Bartuccio e mastro Domenico Apa, stimata la rendita grana trenta. Restano di netto once 15.
163____
Giovanni Apa vive civilmente d’anni 45
Sig.ra Anna Brizzi moglie d’anni 40
Filippo figlio chierico d’anni 21
Vincenzo figlio d’anni 12
Nicola figlio d’anni 10
Antonio figlio d’anni 7
Rosa figlia bizoca d’anni 16.
Abita in casa propria in luogo detto la Forgia, giusta i beni di Gio: Batta Mancari. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un trappeto d’olio macinante contiguo alla propria casa, stabilita la rendita per carlini trenta. Tiene una casa contigua affittata a Domenico Giampà per carlini trenta che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggi quattordici, giusto i beni di Gregorio Carchidi e Antonio Accetta, stimata la rendita ducati quattro, sopra del quale paga al convento di S. Agostino di censo perpetuo carlini trentacinque, grana sei e alla Ducal Corte grana quattro, restano carlini quattro.  Un altro detto il Campo di moggi cinque, giusto i beni di Nicola Costa e via pubblica, stimata la rendita per carlini quindici. Un altro in luogo detto Nuzzo di moggia tre, giusto i beni di Domenico Cucuzzi e convento di S. Agostino, stimata la rendita per carlini quindici. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte per censo perpetuo annui carlini tre. Al R. Arciprete Brizzi di Castelmonardo per capitale di ducati duecento, annui ducati quattordici. Alla chiesa di San Nicola per censo perpetuo sopra il Campo grano tre quarti, stabilita la rendita per carlini otto al tomolo, importa carlini sei. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati trenta, annui carlini quindici. A Don Nicola Bruno per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto. Il peso assorbisce la rendita.
164____
Sig. Giuseppe Faccioli vive civilmente d’anni 66
Sig.ra Giovanna Di Stefano mogie d’anni 35
Chiara sorella in capillis d’anni 55
Ch.co Carmine fratello d’anni 60
Francesco figlio del su detto Ch.co Carmine d’anni 23
Giuseppe Pelaia di Girifalco servitore d’anni 27
Domenico Leone di detto luogo altro servo d’anni 27
Rosa Lagani in capillis serva d’anni 20
Catarina Rossillo Vedova serva d’anni 42.
Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi e Giuseppe Pasceri. Possiede un territorio in luogo la Cusentina di moggia quattro, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e via pubblica, rivelata la rendita per ducati quattro e carlini sette. Un altro in luogo la Cannalìa, seu la Petrara di moggia dieci, giusta i beni del convento di S. Domenico e la Ducal Corte, stimata la rendita per annui carlini trentacinque. Più in detto luogo la Cannalìa di moggia dieci, giusta i beni della Ducal Corte di Monteleone, via pubblica e fiume corrente, stimata la rendita per ducati ventiquattro. Un altro in luogo detto i Frassi, seu Porticella di moggia dodici, giusta i beni del convento di S. Domenico e via pubblica, stimata la rendita per annui ducati quattro. Altro in luogo detto il Trivìo di moggia undici, giusta i beni di Santo Cucuzzi, Domenico Spezano e via pubblica, stimata la rendita per annui ducati venticique. Un altro detto Cormari, seu Maricello di moggia tre, giusta i beni degli eredi di Pietro Talòra, stimata la rendita per annui carlini venti. Altro in luogo detto l’Acquaro di un quarto di moggio, giusta i beni d’Antonio Triminì e fiume corrente, stimata la rendita per carlini sei. Un orto detto la Fontana di Agostino di un quarto di moggio per uso di casa. Tiene un trappeto d’oglio macinanate in luogo detto Perri, giusta i beni di Don Francesco Solaro e fiume corrente, stabilita la rendita per annui carlini trenta. Tiene una giumenta e una stacca per uso proprio e la somara fu alienata. Esige d’Antonio Rondinello bianco, Antonio Perri e compagni censo perpetuo sopra Scòrdari annui ducati sette e grana settanta. Più esige da Pietro Pallaria e compagni censo perpetuo, sopra Fialandàro, annui ducati otto e grana settanta. Esige da più Particolari censo perpetuo sopra Fialndàro annui carlini ventidue. Esige da Domenico Masdea censo perpetuo, sopra Fialndàro, annui carlini dieci e mezzo. Esige dagli eredi di Bruno Santacroce censo perpetuo, sopra Fialandàro, annui carlini dodici. Più esige da Nicola de Caria e compagni censo perpetuo sopra li Chiuse, annui carlini trenta. Esige dal Magnifico Gio: Batta di Paro ed eredi di Domenico Vaiti censo perpetuo sopra il Puzzo, annui ducati cinque e mezzo. Esige da Giuseppe Cucuzzi censo perpetuo sopra Falco, annui carlini dodici. Esige da Bruno Attisano Verdolino censo perpetuo sopra la casa, annui carlini dieci. Dagli eredi di Natale Parisi censo perpetuo in grano bianco tomolo uno, sopra il Piano della Gurna, valutato carlini otto. Dal R. Don Francesco e Gio: Batta di Paro per capitale di ducati centoventicinque, annui ducati dieci. Al R. Don Michiel’Angelo Mannacio per capitale di ducati cinquanta, annui ducati quattro e mezzo. Da Pietro Bruno per capitale di ducati tredici e mezzo, annui carlini dodici, grano uno e mezzo. Dal Dottor Fisico Michiel’Angelo Giampà per capitale di ducati cinque, annui grana quaranta. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la Cusentina annui carlini cinque, sopra il Trivìo grana quarantacinque, sopra Fialandàro grana trenta. Alla Ducal Corte di Montesoro censo perpetuo sopra la Cannalìa, grano bianco tomoli due, valutato carlini sedici. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra il Maricello, seu Cormari carlini nove. Agli eredi del Sig. Gio: Andrea di Cairo censo perpetuo sopra l’Acquaro annui grana trenta. Più per un maritaggio che fa ogni anno nella chiesa Madre nel giorno di San Giuseppe, in pubblica funzione di una Zitella povera, che si tira a sorte, per la quale dona a chi esce la ssorte annui ducati venti. Restano di netto once 304,1½.
165____
Giacinto Giordano bracciale d’anni 35
Catarina Gregoraci moglie d’anni 25
Nicola figlia d’anni 6
Barbara figlia d’anni 2.
Testa di Giacinto ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo e un casaleno contiguo, sopra i quali paga al convento di S. Domenico carlini cinque e alla Cappella del SS.mo carlini tre, grana sette e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggio uno, giusta i beni di Francesco Parisi e la Ducal Corte, rivelata la rendita per annui carlini venti, sopra del quale paga alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati cinque e mezzo, grana cinquantadue e mezzo, al convento di S. Agostino per sua porzione del capitale di ducati cinque, grana dodici e mezzo, restano carlini tredici e mezzo. Restano di netto once 16,15.
166____
Giacomo Salatino bracciale d’anni 30
Dianora Serrao moglie d’anni 25
Giovanna figlia d’anni 3
Giuseppe fratello bracciale d’anni 26
Giovanna Michienzi Madre Vedova d’anni 60
Barbara sorella in capillis d’anni 27
Giulia sorella in capillis d’anni 19.
Testa di Giacomo ducato uno, industria once 12. Industria di Giuseppe once 12. Abita in casa di affitto del R. Don Domenico Bonelli, in luogo detto il Burghicello, giusta le vie pubbliche, cui paga annui ducati quattro. Possiede una casa in luogo detto Magliacane affittata a Domenico Jordano per annui carlini venti che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini quindici. Possiede un territorio in luogo detto la Fontanella di moggia due, giusta i beni del convento di S. Domenico e via pubblica, rivelata la rendita per carlini cinque. Un altro detto Nuzzo di moggia due, giusta i beni di Pietro Papaleo e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini sei, sopra del quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini undici e assorbisce la rendita. Altro in luogo detto Caijazzo di moggia due e mezzo, giusta i beni di Don Nicola Bruno e via pubblica, rivelata la rendita per annui ducati otto. Un altro detto il Mancino, ossia Vallomeli di moggia due e mezza, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini cinque, sopra del quale paga al Beneficio di S. Opullo annui carlini sei di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. A Don Nicola Bruno per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra la Fontanella grana due e mezzo. Al su detto convento sopra la casa che affitta censo perpetuo annui grana ottanta. A mastro Martino Bonello censo perpetuo sopra Nuzzo, annui grana cinquanta. Restano di netto once 46, 7½.
167____
Giuseppe Parisi bracciale d’anni 35
Rosaria Aracri moglie d’anni 32
Laura figlia d’anni 3
Anna figlia d’anni 1.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Madonna, giusta i beni di Foca Ferolito. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto l’Abbatìa di moggia dieci, giusta i beni di Nicola Aracri e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini trentanove, sopra del quale paga censo perpetuo all’Archidiacono di Mileto, annui carlini trentatré, grana sette mezzo, restano grana cinquantadue. Restano unite once 13,22½.
168____
Giuseppe Carchidi bracciale d’anni 34
Catarina Prestigiacomo Madre Vedova d’anni 63
Barbara Bevivino moglie d’anni 24
Natale fratello bracciale d’anni 22
Vincenzo figlio d’anni 1
Filippo fratello bracciale d’anni 19
Catarina figlia d’anni 2.
Testa di Giuseppe ducato uno, industria once 12. Industria di Natale once 12, di Filippo once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Pietro Bevivino, sopra la quale paga al convento di S. Domenico annui grana trentasette e mezzo di censo perpetuo. Possiede una casa affittata a Foca Serrao, in luogo il Burgo, per annui carlini trenta che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggia otto in tre partite, giusta i beni di Domenico Bonello, Giovanni Salatino e Giuseppe Serrao, stimata la rendita per carlini trentasei. Un altro luogo detto Sciannello, seu Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Vittoria Apa e la Ducal Corte, stimata la rendita per annui carlini sei. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra Cardirò carlini sei, al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra detto fondo carlini sette e all’Archidiacono di Mileto censo perpetuo sopra detto luogo annui carlini sette. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa che affitta annui carlini cinque. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Sciannello annui grana venti di censo perpetuo. A Don Onofrio Vitale per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Restano di netto once 45,15.
169____
Giuseppe Trovato zoppo bracciale d’anni 24
Anna Mulè Madre Vedova d’anni 40
Teodora sorella in capillis d’anni 20.
Testa di Giuseppe per metà ducato mezzo. Industria per metà once 6. Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Bruno Attisano e la via pubblica. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Francesco Antonio Borraggina, via pubblica, stimata la rendita per carlini undici. Un altro detto Carvina di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per carlini dieci annui. Altro in luogo detto la Fontanella di moggio uno, giusta i beni di Domenico Spezano e via pubblica, rivelata la rendita per grana dieci. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico  censo perpetuo sopra Scòrdari grano quarti due, valutato carlini quattro. Agli eredi di Gio: Domenico Pasceri di Monterosso censo perpetuo sopra Carvina, annui grana cinque. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra detto luogo annui grana sette e mezzo. A Domenico e Francesco Ciliberto per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Restano di netto once 7,2½.
170____
Giuseppe Attisano capretto povero garzone di Domenico Spezano d’anni 40
Vittoria Cusentino moglie d’anni 40
Foca figlio d’anni 12
Antonio figlio d’anni 10
Laura figlia d’anni 3.
Testa di Giuseppe ducato mezzo, industria anche per metà once 6. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Giovanni Colicchio, sopra la quale paga di censo perpetuo a Domenico Bretto carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di tre quarti di moggio, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini sei, paga alla Ducal Corte censo perpetuo grano bianco quarti due, valutato carlini quattro, restano grana venti. Restano di netto, once 6,20.
171____
Sig. Giacinto Perris vive civilmente d’anni 35
Donna Diana Casalnuovo d’anni 38
Antonia figlia di mesi 5
R. Don Matteo Perris Zio d’anni 64
Sig. Gio: Tomaso fratello d’anni 38
R. Don Giuseppe fratello d’anni 42
Giuditta Stillitano serva d’anni 8
Antonio Sgotto servo d’anni 15.
Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Don Nicola Parisi. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia cinque, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e Francesco Antonio Borraggina, stimata la rendita per ducati cinque. Un altro detto il Campo di moggia cinque, giusta i beni di mastro Antonio di Paro e via pubblica, stimata la rendita per carlini dieci. Altro detto il Trivìo di moggia sei, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e Sig. Marcello Ruffo, stimata la rendita per carlini trentuno, sopra del quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini trentacinque e assorbisce la rendita. Più in detto luogo moggio uno, giusta i beni di Don Francesco di Paro, stimata la rendita per carlini sei. Esige da Francesco Carchidi, Antonio Pellegrino e compagni di censo perpetuo ducati quattro e carlini otto sopra Arìa. Esige dagli eredi di Antonio Parisi censo perpetuo sopra Arvano, seu Trivìo annui carlini venti. Più da Domenico Rondinello di Francesco censo perpetuo sopra la Gurnella carlini quattordici. Possiede una casa in luogo detto la Timpa, giusta i beni degli eredi di Pietro Talòra, affittata a Bruno Davoli per carlini trenta che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Un’altra casa palaziata, sotto la chiesa Madre giusta i beni di Nicola Costa, affittata al R. Arciprete Fiorillo per ducati otto che, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati sei. Possiede un trappeto d’oglio macinante in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Don Nicola Parisi, stabilita la rendita per carlini trenta. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico di Castelmonardo censo perpetuo sopra Scòrdari, nnui carlini otto. Alla chiesa di San Nicola e di San Foca e alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Campo annui grana ottanta. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati sedici e mezzo, annui carlini sedici e mezzo. Restano di netto once 76.

172____
Gregorio Bretti Dottore di legge d’anni 30
Donna Innocenza Tuccio moglie d’anni 37
Anna Giulia figlia d’anni… ( non specificato.)
Francesco fratello d’anni 41
Nicolò fratello d’anni 32
Rosolia sorella in capillis d’anni 35
Soro Rosa sorella bizoca d’anni 45
Soro Serafina sorella bizoca d’anni 28
Soro Angelica d’anni 26
Teresa Aijello serva d’anni 12
Giuseppe Colicchio servo d’anni 15.
Abita in casa propria in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni di Giovanni Colicchio e altri, in cinque stanze sopra della quale paga alla Cappella dello Reto e alla Cappella di S. Carlo Borromeo grana trentanove e mezzo di censo perpetuo. Possiede un luogo detto Falamisca di moggia quindici, giusta i beni di Domenico Paceri e Don Michiel’Angelo Mannacio, stimata la rendita per ducati otto. Un altro in luogo detto Falamisca di moggia, giusta i beni del Sig. Francesco Solaro e la Ducal Corte, stimata la rendita per carlini dieci. Altro in luogo detto Scòrdari di moggia dodici e mezza, giusta i beni di Cecilia Borraggina e Vito Furlano, stimata la rendita per ducati dieci. Un altro detto la Crucella di moggia due e mezza, giusta i beni d’Antonio Peri ed eredi di Giuseppe Teti, stimata la rendita per annui carlini dieci. Altro detto Ciaramidìo di moggio uno e mezzo, giusta i beni del R. Don Gio: Antonio Bretti e Don Francesco di Paro, stimata la rendita per carlini quattro. Un altro detto la Nucarella di moggia sette, giusta i beni d’Antonio Prestigiacomo e Carlo Bruno, stimata la rendita per ducati quattro annui. Tiene un trappeto d’oglio macinante contiguo le proprie case, stabilita la rendita per carlini trenta. Esige d’Antonio Muzzì sopra la casa carlini trenta. Esige da Bruno Santacroce censo perpetuo sopra un’altra casa contigua carlini quindici. Esige da Giovanni de Nisi censo perpetuo sopra Scòrdari, annui grana sessantacinque. Più d’Antonio Tolomeo per capitale di ducati cinque, annui carlini cinque. Più possiede un comprensorio di case affittate a Domenico Scicchitano, Pietro Maijello, Domenico Colicchio e altri per ducati quattordici e carlini quattro, dei quali, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati dieci e carlini otto. Esige da Domenico Pasceri per capitale di ducati centotrenta, annui ducati undici e carlini sette. Più esige da Marco e Nicola Accetta per due capitali di ducati ventinove, annui carlini ventisei e un grano. Sono once 193, 26. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per capitale di ducati trentatré, annui carlini trentatré. Al Sig. Don Antonio Tucci della Serra per capitale di ducati centoquindici, annui ducati undici e mezzo. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati venti, annui carlini venti. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati venti, annui carlini venti. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Al Monte del SS.mo Rosario per capitale di ducati quindici, annui carlini tredici e mezzo. Al convento di S. Domenico di Castelmonardo censo perpetuo sopra Scòrdari, annui carlini cinque. Alla Mensa Vescovile di Nicotera censo perpetuo sopra Scòrdari, annui grana venticinque. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra la Crucella e Ciaramidìo, annui grana cinquantacinque. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la Crucella grano bianco quarti due, valutato carlini quattro. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra Scòrdari annui grana venticinque. Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra Scòrdari annui grana cinquantacinque. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra più luoghi annui carlini venti e grana cinque. Sono once 85,10. Restano di netto once 108, 16.
173____
Giachino Serrao vive civilmente d’anni 45
Biatrice Fiorillo moglia d’anni 35
Rosa Maria figlia d’anni 7
Anna Saveria figlia d’anni 4
Giacinto fratello d’anni 40
Suor Matalena sorella bizoca d’anni 50
Anna Jazzolino Zia Materna d’anni 80
Rosaria Caloiaro serva d’anni 18.
Abita in casa propria in luogo detto Sotto la Chiesa Madre, giusta li beni del Sig. Giuseppe Antonio Accetta, sopra la quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo ducati sette e carlini sette. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggia quattro e mezzo, giusta i beni del convento di S. Agostino e Domenico Acceta, rivelata la rendita per annui carlini trenta. Un altro detto Cardirò di moggia otto, giusta i beni del convento di S. Domenico e Giuseppe Cucuzzi liscio, stimata la rendita per ducati quattro e mezzo annui. Tiene un basso di casa, sotto le proprie case, affittato a Francesco Rondinello per carlini sei che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini diciannove e grana cinque. Più un altro basso di casa in detto luogo affittato ad Anna Servello per carlini nove che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini sei, grana sette e mezzo. Sono once 33,22½. Pesi da dedursi: Alla Cappella di Santa Maria dello Reto censo perpetuo sopra il Trivìo annui carlini ventisei. Alla chiesa di San Pietro per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Sono once 12. Restano di netto once 24,22½.
174____
Giuseppe di Paro Reggio Giudice ai Contratti vive di proprietà d’anni 45
Abita in casa di affitto del R. Don Francesco di Paro, in luogo detto il Bueghicello, giusta i beni di Domenico Attisano e paga ducati quattro. Possiede un territorio in luogo detto Savuchello, seu Nuzzo di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola de Caria, rivelata la rendita per annui carlini sei, sopra del quale paga Don Nicola Mannacio annui carlini dodici e mezzo che assorbisce la rendita. Tiene un orticello detto la Cotùra di coppolate sei assieme a Don Francesco Antonio de Caria per loro comodo e paga al convento di S. Domenico carlini due. Tiene con Vito Foscella di San Vito bovi di aratro numero tre, stabilita la rendita per ducati sei. Più vacche stirpe numero quattro, stabilita la rendita ducati sei. Sono di netto once 20.
175____
Lorenzo Lo Roi bracciale d’anni 60
Anna figlia maritata con Domenico Gatto d’anni 20
Rosario figlio bracciale d’anni 19
Vironica Pellegrino moglie di detto Rosario d’anni 22
Foca figlio d’anni 3.
Industria di Lorenzo once 12. Industria di Rosario once 12. Abita in casa di affitto di Martino Bonello in luogo Magliacane, giusta i beni di detto Bonello al quale paga carlini venti. Restano di netto le once d’industrie, 24.
176____
Marc’Antonio Palmarello bracciale d’anni 65
Laura figlia in capillis d’anni 22.
Industria del medesimo once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Scalella, giusta i beni di Don Nicola Francesco Bruno. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia cinque, confinante due vie pubbliche, stimata la rendita per annui carlini ventisette. Un altro di moggio uno in detto luogo, giusta i beni di mastro Giovanni Bruno e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini quindici. Altro in luogo Nuzzo di moggio uno e mezzo in due partite, giusta i beni degli eredi di Natale Parisi, stimata la rendita per carlini sedici. Un altro in luogo detto il Trivìo di moggio mezzo, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita carlini otto e paga alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo carlini nove e assorbisce la rendita. Un altro detto l’Abbatìa di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per carlini tredici e paga all’Archidiacono di Mileto censo perpetuo carlini sedici e mezzo e assorbisce la rendita. Sono once 31,10. Pesi da dedursi: Alla Cappella del Carmine censo perpetuo sopra Scòrdari carlini tredici e mezzo. Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo sopra Nuzzo annui carlini dodici. Al convento di S. Agostino censo perpetuo annui carlini tredici, si tirano solo carlini quattro per andare eguale con la rendita. Sono once 9,15. Restano di netto once 21,25.
177____
Marco Accetta povero inabile d’anni 40
Catarina Pasceri moglie d’anni 30
Gregorio figlio d’anni 8
Nicola figlio d’anni 4
Faustina figlia d’anni 2
Barbara Accetta socera d’anni 50
Nicola Accetta fratello bracciale d’anni 25
Anna sua figlia d’anni 3.
Testa di Marco per metà ducato mezzo, industria per metà once 6. Industria di Nicola once 12.  Abita in casa propria in luogo detto Santa Maria delle Grazie, giusta i beni di detta chiesa alla quale paga di censo perpetuo annui carlini trenta. Tiene una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Falamissca di moggia otto, giusta i beni di Domenico Pasceri e fiume corrente, stimata la rendita per annui ducati cinque. Un altro detto il Teòloco di moggio uno e mezzo, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per carlini ventidue. Un altro in luogo detto Scòrdari in due partite di moggia due, giusta i beni di Bruno Accetta e Bruno Balestrieri, stimata la rendita per annui carlini dieci. Un altro detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni di Francesco Ruperto e convento di S. Domenico, stimata la rendita per carlini tredici. Altro detto l’Abbatìa di moggia tre, giusta i beni di Nicola de Caria, stimata la rendita per annui carlini quindici. Un altro detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni di Don Elia Rondinelli di Castelmonardo e via pubblica, stimata la rendita per carlini nove. Altro detto l’Arghììla di moggio uno, giusta i beni di Sapienza Dedato, via pubblica, stimata la rendita per carlini tre. Sono once 58,20. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Nicolò Mannacio censo perpetuo sopra Caijazzo annui grana trentadue. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Falamisca annui grana cinquanta. Al Dott. Don Gregorio Bretti per capitale di ducati ventinove, annui carlini ventisei. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra il Teòloco annui carlini sei. Alla chiesa di San Pietro e alla chiesa di S. Nicola censo perpetuo spora Scòrdari annui carlini sei. All’Archidiacono di Mileto censo perpetuo sopra l’Abbatìa, annui carlini dodici. Sono once 21,2. Restano di netto once 37,18.
178____
Martino Bonello d’anni 87
Pietro figlio bracciale d’anni 45
Soro Dignamerita figlia bizoca d’anni 36.
Industria di Martino non si tira per essere decrepito. Industria di Pietro once 12. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, giusta i beni d’Antonio Prestigiacomo. Possiede un territorio in luogo detto Senise di moggia due, giusta i beni del convento di S. Agostino e Nicola Bruzzi, stimata la rendita per carlini trentasette annui. Un altro in luogo detto il Mancino di moggia tre, giusta i beni di Matteo Zimmatore del Pizzo e R. Don Nicola Bruno, rivelata la rendita carlini venti. Sono once 31. Pesi da dedursi: Agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta censo perpetuo sopra Senise annui carlini ventuno. Alla Cappella del Purgatorio censo perpetuo sopra il Mancino annui carlini dodici. Alla medesima per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Al Sacro Monte del Rosario per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati dri, annui carlini sei. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati trenta, annui carlini trentadue. Sono once 30,10. Possiede una casa in luogo detto Magliacane affittata a Lorenzo Lo Roi per carlini venti dei quali, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini quindici. Porto di addietro once 31. Unite sono once 36. Restano di netto once d’industria 12.
179____
Michiele Grillo chianchiero d’anni 30
Elisabetta Mariotto moglie d’anni 25
Foca figlio d’anni 8
Vincenzo figlio d’anni 3.
Testa di Michiele ducato uno, indutria once 12. Abita in casa di affitto di mastro Domenico Bilotta, in luogo Porta reale, cui paga annui carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto lo Zupà di moggio uno, giusta i beni della Ducale Corte e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini dieci, paga alla chiesa di San Pietro annui grana diciassette e mezzo, restano carlini otto, grana due e mezzo. Restano di netto once 14,22½.
180____
Matteo Ruperto bracciale d’anni 41
Anna Bonello moglie d’anni 35
Domenico figlio d’anni 10
Giuseppe figlio d’anni 1
Domenico fratello bracciale d’anni 32
Valenzia Bonello sua moglie d’anni 30
Nicola figlio d’anni 2
Domenico nepote d’anni 11.
Testa di Matteo ducato uno, industria once 12. Industria di Domenico once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Castello, giusta i beni di Don Giacinto Ferrari. Possiede un territorio in luogo detto Quondacambri di moggia due, giusta i beni di Giachino Bruno e fiume corrente, rivelata la rendita per carlini diciotto. Un altro detto il Mancino di moggia dieci, giusta i beni di Berardino Parisi e via pubblica, rivelata la rendita per annui ducati nove. Altro in luogo detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni degli eredi di Foca Parisi e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini venti. Un altro detto Cardirò di moggia quattro, giusta i beni di Don Nicolò Mannacio e via pubblica, rivelata la rendita per ducati quattro. Altro detto Campo di moggia due, limito Domenico Bilotta, via pubblica, rivelata la rendita per carlini diciotto. Altro in luogo detto l’Abbatìa di moggia due e mezza, giusta i beni di Domenico Bonello e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini sette e mezzo. Un altro detto Garciopoli di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Perri e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini sei. Più possiede una casa, in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Nicola Parisi, affittata a Domenico Bonello per annui carlini trentacinque, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventisei, grana due e mezzo. Sono once 99,7½. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra Cardirò annui grana sessantasei e mezzo. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo sopra Quondacambri annui grana trentasette. Alla Cappella della Concezione censo perpetuo sopra il Campo annui grana ventinove. Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo sopra il Mancino annui carlini ventuno. Al R. Don Francesco di Paro censo perpetuo sopra Nuzzo annui carlini sette. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Campo annui grana dieci.
 Al convento di S. Agostino per capitale di ducati cinquantasette, annui ducati cinque e grana tredici. Al Sig. Onofrio Vitale per capitale di ducati sette, annui grana sessantasette. Sono once 39,6½. Restano di netto once 60,1.
181____
Michiel’Angelo de Cunis vive nobilmente d’anni 52
Agnesa figlia in capillis d’anni 20
Sor Anna Maria figlia bizoca d’anni 19
Filippo figlio scolaro d’anni 17
Giuseppe figlio scolaro d’anni 15
Francesco Sinopoli di San Vito servo d’anni 17
Dianora Ferolito serva d’anni 12.
Abita in casa propria in luogo detto il Castello, giusta i beni di Matteo Ruperto e via pubblica. Possiede un territorio in luogo detto Laureaci, seu Cullaro di moggia dieci, giusta i beni degli eredi di Don Domenico Solaro e Sig. Giuseppe Antonio Accetta, stimata la rendita per annui ducati sei. Un altro in luogo detto Diadora di moggia quaranta, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e la Ducal Corte, stimata la rendita per ducati sedici. Altro in luogo detto la Fischìa di moggia cinque, giusta i beni di Domenico Spezano e la Cappella di Santa Sofia, stimata la rendita per annui carlini trenta. Un altro in luogo detto Spilinga di moggia diciotto, giusta i beni del convento di S. Agostino e gli eredi di Francesco Consulo, in due partite, stimata la rendita annui ducati undici. Tiene una casa in luogo detto la Forgia, giusta i beni di Domenico Bruno, affittata a Teodora Lo Turcho per ducati cinque, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati tre, grana trentasette e mezzo. Più due bassi, sotto la casa che abita, affittati a Vincenzo Rondinello per annui carlini trenta, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Sono once 140. Pesi da dedursi: Alla Cappella di S. Anna per capitale di ducati cento, annui ducati nove. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati trentacinque, annui carlini trentuno e mezzo. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati cinquanta, annui ducati cinque. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati quaranta, annui carlini trentadue. Alla Cappella della Concezione per capitale di ducati sessantasei, annui ducati sei. Agli eredi di Don Tomaso Mannacio per capitale di ducati dieci, annui carlini otto. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra le sue robe, annui grana sessanta. Alla Cappella di San Foca censo perpetuo sopra i suoi beni, annui grana diciotto. Alla Ducal Corte di Montesoro censo perpetuo sopra i suoi beni, annui grana quindici. Sono once 96,8. Restano di netto once 43,22.
182____

L'ospedale è riportato come distrutto, assieme all'orologio, con il terremoto del 1638.

Su questo importante personaggio si avranno riscontri più precisi.

Pio Monte del Rosario, era nel convento domenicano. Si citerà ancora.

La famiglia Faccioli era una delle più ricche, famiglia di professionisti, si riscontra anche un notaio. Sua moglie Giovanna Di Stefano era oriunda di Girifalco, come anche il reverendo Migliaccio che si riscontrerà nel catasto dei sacerdoti.

Maricello, attuale Luchi.

Si riscontrerà che anche la famiglia Mannacio dotava ogni anno una ragazza da sposare.

Si era stabilito a Francavilla, ha ricoperto varie cariche, una figlia era sposata con un Cauzzi.

Apparteneva alla famiglia del Notaio Fiorillo Pietro Paolo rogante in Monteleone nella prima metà del 1700. Alla stessa famiglia apparteneva l’arciprete Fiorillo parroco di San Foca. Su questo nucleo familiare occorre soffermarsi e precisare alcune importanti notizie storiche. Giacchino Serrao era figlio del magnifico Francesco e della magnifica Agnese Jazzolino, la sorella Maddalena moriva in data 16.1.1744 a Francavilla e il suo cadavere fu sepolto nella chiesa del Convento francescano (atto di morte libri Parrocchiali Chiesa di San Foca, dove è anche precisato che era una monica francescana). Nel nucleo familiare vi è la zia materna Anna Jazzolino che possedeva vari terreni nel comune di Francavilla e tra i suoi eredi troveremo una monaca appartenente alla compagnia di Gesù della famiglia Farina (platea ducale 1777-1778). Sia i Jazzolino che i Fiorillo erano famiglie benestanti di Monteleone, si riscontra anche a Pizzo una ramo di questa famiglia, considerata l’età di Anna Jazzolino si deduce che è nata nell’anno 1663 e la sorella madre di Giachino Serrao qualche anno prima o dopo. Dei Jazzolino si conoscono i fratelli  Giulio (1538-1622) medico e filosofo e Vespasiano (1549-1620) giureconsulto di nobile e patrizia famiglia di Monteleone, dalla contestazione fatta per l’eredità da parte di alcuni nipoti si conferma anche l’esistenza di almeno un altro fratello. Anna Jazzolino con la sorella se non nipoti potevano essere pronipoti. Anna Jazzolino morì nel 1745 e fu seppellita nel convento dei Padri Francescani riformato. Nel registro dei morti della chiesa parrocchiale di San Foca è riportato anche che era vedova del nobile Pietro Bevilacqua di Cortale. La famiglia Serrao in quel periodo aveva numerosi prelati, tra i quali un priore del convento di Sant'Agostino, Giochino Serrao. Suor Matalena apparteneva anche alla Compagnia di Gesù, come altre monache di buona famiglia.

E' il più longevo cittadino francavillese che si riscontra, nato nel 1653. Testimonia l' esistenza del ceppo molto antico della famiglia Bonelli a Francavilla.Sig. Marcello Ruffo vive nobilmente d’anni 40
Don Gerolamo fratello d’anni 36
Donna Elisabetta sorella in capillis d’anni 22
Ferdinando figlio naturale assente
Domenico figlio naturale assente
Gio: Batta Boraggina di Monterosso servo d’anni 17
Giovanna Salatino serva d’anni 50.
Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di don Giuseppe Ruffo. Un quarto della quale la tiene in affitto il Sig. Leopoldo Sossa Viceduca, per ducati otto, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati sei. Possiede un territorio in luogo detto S. Francesco di moggia sei, giusta i beni di Giuseppe Perri e via pubblica, rivelata la rendita per carlini ventisette e mezzo. Un altro detto l’Olivarelli di moggia otto, giusta i beni del convento di S. Domenico e via pubblica, stimata la rendita per annui ducati undici. Altro detto Cannalello di moggia sei, giusta i beni della Ducal Corte e fiume corrente, stimata la rendita per annui carlini trentacinque. Altro in luogo detto il Trivìo di moggia otto, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi e Sig. Giuseppe Ruffo, stimata la rendita per ducati sedici. Più in detto luogo, detto i Billotti, di moggia tre, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita per ducati quattro. Tiene un basso di casa, sotto della sua abitazione, affittato a Gennaro Ottaviano per annui carlini quindici, dei quali, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini dodici. Esige da Giacomo Barnardo e compagni censo perpetuo sopra Perricchio, carlini tredici e mezzo. Esige da Gio: Maijolo sopra la Funtanella annui carlini sette. Più da Giuseppe di Bretto censo perpetuo sopra Scòrdari, annui grana trenta. Esige d’Anna Muzzì per capitale di ducati diciassette, annui carlini sedici. Più da Francesco Pirrò sopra l’Ustra annui carlini diciassette di censo perpetuo. Esige da Giuseppe di Bretto censo perpetuo sopra la casa, carlini sette. Più da Francesco e Giuseppe Cusentino censo perpetuo sopra li Balli, annui carlini tre. D Tomaso Lazzaro censo perpetuo sopra Rotilio, annui carlini sette. Sono once 152,20. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Nicola per capitale di ducati cento, annui ducati nove. Alla medesima altro capitale di ducati quarantatré, annui ducati quattro e grana trenta. Sono once 37,20. Più esige dagli eredi di Nicola Galati di Polia censo perpetuo sopra li Papalei grano bianco tomoli sei, valutato per ducati quattro e carlini otto e paga di censo perpetuo alla Ducal Corte grana dieci, restano ducati quattro e carlini sette, uniti alle once di sopra fanno tutte once 188, 10. Restano di netto once 148,10.
183_____
Michiel’Angelo Prestigiacomo garzone d’anni 22
Dianora Nesci sua moglie d’anni 20
Vincenzo figlio d’anni 2
Vittoria di Caria Madre Vedova d’anni 40
Filippo fratello garzone d’anni 17
Dianora sorella in capillis d’anni 16.
Testa di Michiel’A. ducato uno, industria once 12. Industria di Filippo once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Bruno Salatino e paga al convento di S. Domenico carlini sei e mezzo di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto la Cerza di moggia tre, giuta i beni di Gio: Pietro Masdea, via pubblica, rivelata la rendita per carlini quindici, sopra del quale paga alla Cappella di S. Anna censo perpetuo di carlini otto, restano carlini sette. Un altro detto la Vattìa di moggio uno, giusta i beni di Domenico Ciliberto e via pubblica, rivelata la rendita per carlini per carlini cinque e paga al convento di S. Agostino di censo perpetuo grana venti, restano carlini tre. Restano nette once 21,10.
184____
Michiel’Angelo Domenico Giampà dottor Fisico d’anni 28
Isabella Triminì Madre Vedova d’anni 48
Pietro Antonio fratello bracciale d’anni 23
Domenico fratello d’anni 10
Gennaro fratello d’anni 8
Catarina sorella in capillis d’anni 19
Aurelia sorella in capillis d’anni 15.
Industria di Pietro Antonio once 12. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Nicola Sgotto e Nicola Muzzì. Tiene un cavallo per uso proprio. Possiede una casa in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Giuseppe Triminì, affittata ad Anna Accetta e Nina Faga, per ducati quattro, dedotto il quarto di riparazione restano carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia cinque, giusta lì beni di Bruno Accetta e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini quattordici. Un altro in detto luogo detto Chiusa in due partite di moggia due e mezza, giusta i beni di Giuseppe Triminì ed eredi di Domenico Cucuzzi, stimata la rendita per annui carlini sette e mezzo. Altro detto Caijazzo di moggia tre, giusta i beni di Santa Facciolo e Nicola Aracri, stimata la rendita per annui carlini sei. Sono once 31,5. Pesi da dedursi: A suor Teresa Ciliberto per capitale di ducati trenta, annui carlini ventisette. Alla Mensa Vescovile di Nicotera censo perpetuo sopra Scòrdari carlini due e a Don Orazio Merigliano di Caridà sopra detto luogo censo perpetuo grana quarantotto. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Caijazzo grana venticinque. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa che affitta, annui carlini venti. Al su detto convento per capitale di ducati tre e carlini tre, annui carlini tre e grana tre. Alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati otto, annui grana settantadue. Al Sig. Giuseppe Faccioli per capitale di ducati cinque, annui grana quaranta. Sono once 23,18. Restano di netto once d’industria 12.
185___
Michiel’Angelo Pignatelli pittore d’anni 38
Maria Costa moglie d’anni 37
Sapienza sorella vedova d’anni 30
Vincenzo figlio d’anni 4
Filippo figlio d’anni 1.
Testa ducato uno, industria once 14. Abita in casa propria in luogo detto la Chiesa Madre, giusta i beni di mastro Domenico Anello e un casaleno contiguo, paga agli eredi di Natale Parisi censo perpetuo carlini tre. Restano di netto le once d’industria, 14.
186____
Michiel’Angelo Bonello Giudice ai Contratti d’anni 47
Anna Perri Madre Vedova d’anni 62
Francesco Bonello fratello bracciale d’anni 42
Christina sorella in capillis d’anni 27
Anna sorella in capillis d’anni 25
Sapienza sorella vedova d’Antonio Maijolo d’anni 30
Ribecca Maijolo sua figlia e mia nepote d’anni 4.
Industria di Michiel’A. once 12, di Giuseppe once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Giuseppe Bonello, via pubblica, e paga alla Ducal Corte grana due e mezzo. Tiene una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto la Cerza di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Attisano e la Ducal Corte, rivelata la rendita per annui carlini venticinque. Un altro detto la Conia di moggia tre, giusta i beni di Cecilia Morano e Nicola Costa, stimata la rendita per annui carlini sedici. Altro in luogo detto l’Usta di moggio uno, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e mastro Antonio de Caria, stimata la rendita per annui carlini undici. Sono once 41.20. Pesi da dedursi: Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo sopra la Cerza, annui carlini dodici. Alla Cappella di Santa Domenica censo perpetuo sopra detto luogo detto la Cerza annui carlini cinque. Sono once 5,20. Restano di netto once 36.
187____
Nicola Masdea bracciale d’anni 29
Catarina di Bretto moglie d’anni 26
Bruno figlio d’anni 5
Camilla figlia nelle fasce.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Scalella, giusta i beni di Fraustina Cucuzzi, sopra la quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo grana venticinque. Tiene una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Castello dell’Ovo di moggio uno e mezzo, giusta i beni della Ducal Corte e Domenico Attisano, stimata la rendita carlini quattro, paga al convento di S. Agostino censo perpetuo grana cinquantacinque e assorbisce la rendita. Un altro detto Pappù di moggia due, giusta i beni di Domenico di Monte e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini sette e mezzo. Altro detto l’Abbatìa di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Colicchio e gli eredi di Pietro Giovanni Accetta, stimata la rendita per annui carlini dodici e paga all’Archidiacono di Mileto censo perpetuo carlini diciotto e assorbisce la rendita. Sono unite once 14,15. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra Pappù annui carlini sei. Restano di netto once 12,15.
188____
Nicola Ferolito bracciale d’anni 64
Vittoria Rossillo moglie d’anni 54
Catarina figlia in capillis d’anni 27.
Industria di Nicola once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Madonna, giusta i beni di Domenico Cucuzzi, sopra della quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini ventidue e mezzo, alla Cappella del SS.mo censo perpetuo annui carlini tre. Possiede un territorio in luogo detto Caijazzo di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola Colicchio e via pubblica, stimata la rendita per annui grana dieci, sopra del quale paga alla chiesa delle Grazie censo perpetuo grana trentasette e mezzo che assorbisce la rendita. Restano nette d’industria once 12.
189____
Nicola Rondinello bracciale d’anni 40
Vittoria Cappello moglie d’anni 30
Giuseppe figlio d’anni 8
Foca figlio d’anni 4
Anna figlia d’anni 2
Lucrezia figlia d’anni 10.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Domenico Rondinello, sopra la quale paga al convento di S. Domenico annui grana quattordici. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Francesco Salatino e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dieci, sopra del quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo di grana trentacinque, a Don Nicola Mannacio per capitale di ducati quattro, annui grana trentasei, restano grana trentasette e mezzo. Altro detto il Ladro di moggio mezzo, giusta lì beni Domenico Bonello e via pubblica, stimata la rendita grana quindici e paga all’Archidiacono di Mileto censo perpetuo carlini tre e assorbisce la rendita. Restano di netto once 13, 9.
190____
Nicola Fiurenza bracciale d’anni 64
Catarina Dedato moglie d’anni 50
Bruno figlio bracciale d’anni 27
Francesco figlio bracciale d’anni 20
Gregorio figlio bracciale d’anni 17
Vergenova figlia maritata con Bruno Balestriero d’anni 28
Anna figlia in capillis d’anni 15.
Industria di Nicola once 12, di Bruno once 12, di Francesco once 12, di Gregorio once 6. Abita in casa propria in luogo detto la Battigliola, giusta i beni d’Andrea Parisi e via pubblica, paga al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini trenta. Tiene un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Cutulìa di moggio uno, giusta i beni di Domenico Bilotta e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini quindici. Altro detto Arvano di tre quarti di moggio, giusta i beni di Domenico di Monte e Giuseppe Fiurenza, stimata la rendita per annui carlini sette, sopra del quale paga alla Ducal Corte grana trentadue e mezzo, restano grana trentasette e mezzo. Altro detto il Ladro di moggia sedici, giusta i beni di Domenico Carchidi e Giuseppe Ruperto, stimata la rendita per ducati sette. Sono once 71, 17½. Pesi da dedursi:
A Don Nicolò Mannacio censo perpetuo sopra Cutulìa e alla Ducal Corte, annui grana ventotto. Alla chiesa di San Gio:Batta censo perpetuo sopra il Ladro annui carlini quindici e all’Archidiacono di Mileto censo perpetuo carlini trentacinque. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati cinque e mezzo, annui gran cinquantacinque. A Don Onofrio Vitale per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto. Sono once 25,13. Restano di netto once 46,4½.
191____
Nicola Bruzzi bracciale d’anni 56
Rosa de Cunis moglie d’anni 55
Foca figlio casato con Catarina Diaco d’anni 26
Catarina Diaco sua moglie d’anni 20
Nicola nepote d’anni 2
Antonio figlio bracciale d’anni 28
Elisabetta Pasceri sua moglie d’anni 23.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Industria di Foca once 12, d’Antonio once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Gio: Salatino e Nicola Aracri, sopra la quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo di carlini otto annui. Possiede un territorio in luogo detto la Chiusa di moggio uno, giusta i beni degli eredi di Giuseppe Antonio Bonelli e Nicola de Caria, stimata la rendita per carlini cinque. Un altro detto il Mancino in due partire di moggia tre, giusta i beni di vie pubbliche, stimata la rendita per carlini diciannove e mezzo. Altro in luogo detto Nuzzo di moggia due, giusta i beni di Nicola de Cunis e Marc’Antonio Palmarello, stimata la rendita per annui carlini venticinque. Un altro detto Savuchello di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Martino Bonello e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini diciassette, paga alla Cappella delle Reto annui carlini trenta e assorbisce la rendita di detto censo perpetuo. Altro detto la Contessa di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e Nicola Costa, stimata la rendita per annui carlini sette. Sono once 54,25. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati sette, annui grana sessantasette e mezzo. Alla Ducal Corte sopra Nuzzo censo perpetuo grana dieci. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Mancino annui carlini quindici. Al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo sopra la Chiusa grana quattro e mezzo. Sono once 7,22. Restano di netto once 47,3.
192____
Nicola di Caria massaro di bovi d’anni 64
Palma Parisi moglie d’anni 50
Francesco figlio massaro d’anni 28
Sor Maria figlia bizoca d’anni 26
Catarina figlia in capillis d’anni 20
Filippo figlio scolaro d’anni 18
Rosa figlia in capillis d’anni 15.
Industria di Nicola once 14, di Francesco once 14. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Camilla Attisano, sopra la quale paga alla Ducal Corte grana dieci e al convento di S. Domenico carlini ventuno. Teine una giumenta per uso proprio. Tiene bovi di aratro numero cinque, stabilita la rendita per ducati dieci. Un altro indomito di tre anni, stabilita la rendita per carlini dieci. Più vacche figliate numero due, stabilita la rendita per ducati quattro. Più vacche stirpe numero due, stabilita la rendita per carlini trenta. Vitelli numero due. Possiede un territorio in luogo detto Nuzzo di moggia tre, giusta i beni di Nicola Bruzzi e Domenico Serrao, rivelata la rendita per annui ducati quattro e grana ottanta. Un altro detto la Chiusa di moggia quattro, giusta i beni di Nicola Bruzzi e gli eredi di Francesco Antonio Bonelli, stimata la rendita per annui carlini venti. Altro detto il Campo di moggia due, giusta i beni del convento di S. Agostino e Giuseppe Quaranta, stimata la rendita per annui carlini sei. Un altro detto l’Abbatìa di moggia dodici, giusta i beni di Bruno Servello, stimata la rendita per ducati sei, grana sessanta, parte di dette terre li subcensuì a detto Servello e paga ducati quattro e grana venti, paga all’Archidiaco di Mileto censo perpetuo di ducati otto e carlini due che assorbisce la rendita. Sono once 82,20. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo censo perpetuo sopra Nuzzo di annui carlini venticinque. Alla chiesa delle Grazie censo perpetuo sopra detto fondo annui grana cinquantacinque. Al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo sopra la Chiusa annui carlini tredici, grana sette e mezzo. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra detto fondo e sopra il Campo grana sessantacinque. Sono once 16,17½. Restano di netto once 66,2½.
193____
Nicola Colicchio bracciale d’anni 48
Silvestro figlio d’anni 12
Vittoria figlia in capillis d’anni 15
Anna figlia d’anni 8
Rosa figlia d’anni 6
Catarina figlia maritata con Antonio Summa d’anni 20
Francesco Colicchio nepote Soldato di S.M. d’anni 22
Gio: Batta nepote d’anni 11
Antonio nepote d’anni 4
Catarina nepote d’anni 10
Vittoria Triminì Cognata Vedova d’anni 40.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria, in luogo detto Don Paulo, giusta i beni di David Pizzonia e Domenico Pallaria. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia tre, giusta i beni di Gregorio Carchidi e la Ducal Corte, stimata la rendita per carlini undici. Un altro detto Cardirò di mezzo moggio, giusta i beni degli eredi d’Agostino Papaleo e via pubblica, stimata la rendita per carlini otto. Altro detto Caijazzo in due partite di moggia due e mezzo, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e la Ducal Corte, stimata la rendita per annui carlini tredici. Un altro detto Zagariale disutile. Sono once 22,20. Pesi da dedursi: Alla Cappella della Concenzione censo perpetuo sopra Scòrdari annui carlini dieci. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Caijazzo annui grana quindici. Al medesimo per capitale di ducati otto, annui carlini otto. Sono once 6,15.
194____
Nicola de Cunis bracciale d’anni 40
Flavia Manzo moglie d’anni 40
Foca bracciale d’anni 26
Domenico figlio d’anni 23
Elisabetta figlia in capillis d’anni 19
Porzia figlia in capillis d’anni 14.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Industria di Foca once 12, di Domenico once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Fontanella, giusta i beni di Vincenzo Rondinelli, sopra la quale paga al convento di S. Domenico carlini cinque. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un meritorio in luogo detto Nuzzo in tre partite di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Cambria, Domenico Farina e Nicola Bruzzi, stimata la rendita per annui ducati quattro. Un altro detto il Mancino di moggio uno, giusta i beni del convento di S. Agostino e Domenico Maijolo, rivelata la rendita grana venticinque. Altro detto Bonì di moggia due, stimata la rendita per annui carlini quattro. Sono once 51,15. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per capitale di ducati ventiquattro, annui grana ventiquattro. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Nuzzo annui carlini sei. Alla chiesa di San Gio: Batta sopra detto luogo censo perpetuo carlini sette annui. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra detto luogo annui grana cinque. Alla medesima censo perpetuo sopra detto fondo grana dieci. Alla chiesa di San Gio: più per capitale di ducati sei, carlini sei. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati otto, annui carlini otto. Sono once 17,15. Restano once 34.
195____. Al convento di SD.Agostino

Nicola Sgotto massaro di bovi d’anni 50
Palma Cambria moglie d’anni 60
Catarina figlia maritata con Vito Mulè d’anni 20
Vito Mulè genero, vive del suo d’anni 26
Delia nepote d’anni 1.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Pietro Antonio Giampà. Tiene una giumenta per uso proprio. Tiene un cavallo di affitto, stabilita la rendita per carlini venti. Tiene una casa non affittata per suo comodo. Tiene bovi di aratro numero nove, stabilita la rendita per ducati diciotto. Più bovi indomiti poco atti alla fatiga numero due, stabilita la rendita per carlini venti. Più vacche di corpo numero sei, stabilita la rendita per ducati dodici. Troije numero ventotto, stabilita la rendita per ducati trentatré e carlini sei. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Santa Maria delle Grazie, Bruno Sgotto e Antonio Tolomeo, stimata la rendita per annui carlini ventisette. Un altro detto S. Francesco di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Santa Maria delle Grazie e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini cinque, paga al convento di S. Agostino carlini sette e asorbisce la rendita. Altro detto Garciopoli di moggia tre, giusta i beni di Don Giuseppe Mannacio e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini diciassette. Sono once 142. Pesi da dedursi: A Giuseppe di Paro per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici. Al Sig. Don Matteo Pacenza del Pizzo censo perpetuo sopra del Trivìo annui carlini sei. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra Garciopoli annui carlini sei. Al Sig. Don Giuseppe Solaro censo perpetuo sopra detto fondo annui grana ottantaquattro. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati quattro, annui carlini quattro. Sono once 13,4. Restano di netto once 128, 26.
196____
Nicola Muzzì bracciale d’anni 45
Barbara Ruperto moglie d’anni 40
Foca figlio bracciale d’anni 16
Francesco Antonio figlio d’anni 12
Catarina figlia d’anni 6
Anna figlia d’anni 4
Teresa figlia d’anni 1.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Industria di Foca once 6.
 Abita in casa propria in luogo detto la Scalella, giusta i beni del dott. Fisico Michiel’Angelo Domenico Giampà e Giuseppe Cucuzzi, sopra la quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo di carlini cinque annui. Tiene una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Antonio Accetta e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini quindici. Un altro detto il Teòlaco di moggia quattro, giusta i beni di Antonio Muzzì e Antonio Accetta, stimata la rendita per annui ducati quattro e mezzo. Altro detto Scòrdari di moggia tre, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dieci. Un altro detto Nuzzo di un quarto di moggio, giusta i beni di Berardino Parisi e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini cinque. Altro detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni di Fraancesco Pileci e convento di S. Agostino, rivelata la rendita per annui carlini dieci e paga a Don Nicolò Mannacio censo perpetuo di carlini ventidue, alla Ducal Corte grana due e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Christina Colicchio e mastro Domenico Bilotta, stimata la rendita per carlini sei. Sono once 45. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Onofrio vitale per capitale di ducati sei, annui grana cinquantaquattro. Al Sig. Don Orazio Merigliano censo perpetuo sopra Scòrdari e alla Ducal Corte censo perpetuo sopra detto fondo annui carlini quattro e mezzo, alla Cappella del Purgatorio censo perpetuo sopra del medesimo carlini quattro. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra il Teòlaco, annui carlini ventiquattro. Al R. Don Francesco di paro censo perpetuo sopra Nuzzo, annui carlini quattro. Alla Cappella della Concezione censo perpetuo sopra il Campo, annui grana venti. Sono once 14,19. Restano di netto once 30,11.
197____
Nicola Santacroce bracciale d’anni 36
Catarina Pallaria moglie d’anni 30
Giovanni figlio d’anni 1.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12.  Abita in casa d’affitto di Natale Muzzì, giusta i beni Nicola Bruno cui paga carlini venticinque. Restano d’industria once 12.
198____
Nicola Mulè bracciale d’anni 30
Catarina Pileci moglie d’anni 28
Foca figlio d’anni 5.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto Don Paolo, giusta i beni di Domenico Rondinello, sulla quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo di annui carlini cinque. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia sei, giusta i beni di Francesco Palmarello e Pietro Accetta, rivelata la rendita per carlini quindici annui. Un altro detto Fialandàro di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Pallaria e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini quindici, sopra del quale paga al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo di carlini quindici e assorbisce la rendita. Altro detto Caijazzo di mezzo moggio, giusta i beni di Pietro Papaleo e via pubblica, rivelata la rendita carlini sei. Un altro detto Pappù di moggia cinque, giusta i beni di Domenico di Monte e via pubblica, stimata la rendita per carlini dieci, sopra del quale paga al Sig. Nicolò di Cairo annui carlini dodici di censo perpetuo e assorbice la rendita. Sono once 19. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati dodici, annui carlini dodici. Alla chiesa di San Pietro annui grana dodici e mezzo di censo perpetuo sopra Caijazzo. Sono once 4, 12½. Restano di netto once 14, 17½.
199____
Natale Cucuzzi bracciale d’anni 40
Isabella Cusentino moglie d’anni 30
Domenico figlio d’anni 10
Michiele figlio d’anni 6.
Testa di Natale ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Antonio Furlano e paga alla Ducal Corte grana quindici di censo perpetuo. Tiene una somara per uso proprio. Possiede un’altra casa in luogo detto la Timpa, affittata a Domenico Jozzo e Gennaro Capozza per carlini trentanove che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventinove, grana sette e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto Mastrangelo di moggia tre, giusta i beni di Bruno Serrao e Giuseppe Cucuzzi, stimata la rendita ducati quattro e carlini tre. Un altro in luogo detto li Chiusi di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola de Caria, stimata la rendita per carlini dieci. Altro detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e Giovanni Apa, stimata la rendita per carlini sei. Un altro detto li Balli di Gerace di moggio uno, giusta i beni di Vito Furlano Francesco Cusentino, stimata la rendita per carlini sedici e mezzo. Altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Serafino Vajanella e Bruno Furlano, stimata la rendita per carlini quattro. Sono once 45.2½. Pesi da dedursi: Alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto e mezzo. Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra la casa che affitta grana venti. Al Sig. Bruno Serrao di Castelmonardo censo perpetuo sopra Mastrangelo carlini undici, grana tre e mezzo. Al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo sopra li Chiusi, carlini quattro annui. Al Sig. Giuseppe Ruffo censo perpetuo sopra Scòrdari annui grana venti. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra detto luogo annui grana sei. Alla mensa Vescovile di Nicotera censo perpetuo sopra li Balli annui grana quindici. Sono once 13,4½. Restano di netto once 31, 28.
200____
Nicola Giampà bracciale poverissimo d’anni 27
Catarina de Nisi moglie d’anni 25
Agnesa figlia d’anni 2
Vincenzo figlio di mesi 4.
Testa per meta ducato mezzo, industria per metà once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Nicola de Caria e paga al convento di S. Domenico grana quarantasette e mezzo di censo perpetuo. Possiede un territorio detto li Muti di moggio uno e un quarto , giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, rivelata la rendita per carlini cinque e paga al convento di S. Domenico di Castelmonardo due quarti di grano bianco, stabilita la rendita per carlini quattro restano grana dieci. Restano di netto once 6,10.
201____
Natale Muzzì  bracciale d’anni 25
Anna Bruno moglie d’anni 30
Domenico figlio d’anni 1
Giuseppe fratello d’anni 9
Anna sorella in capillis d’anni 17.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Foca Furlano e via pubblica. Possedei un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Domenico Bonello e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini ventiquattro. Un altro in luogo detto Cidòni in due partite di moggia sette e mezza, giusta i beni della chiesa di San Pietro e Magnifico Gio: Batta di Paro, stimata la rendita per annui ducati nove. Sono once 50. Pesi da dedursi: Alla chiesa di santa Maria degli Angeli per capitale di ducati due, annui carlini due. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati dodici, annui carlini dodici. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati dodici e mezzo, annui carlini dodici e mezzo. Alla detta chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra Cidòni annui ducati quattro e mezzo. Al Sig. Bruno Serrao di Castelmonardo censo perpetuo sopra Cidòni annui carlini nove. Agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta di Castelmonardo censo perpetuo sopra Scòrdari annui carlini dieci. Sono once 36,5. Restano di netto once 13,25.
203____
Nicola Bruno massaro di bovi d’anni 35
Catarina Spezano moglie d’anni 42
Michiele figlio d’anni 2
Teodora figlia d’anni 4.
Testa di Natale ducato uno, industria once 14. Abita in casa propria in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni di mastro Gregorio Torchia. Tiene una giumenta per uso proprio. Tiene bovi di aratro numero tre, valutati per ducati sei. Più una vacca di corpo stabilita per ducati due e una stirpa stabilita per carlini quattordici. Troije nunero due, stabilita la rendita per carlini ventiquattro. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni di Diego Rossillo e fiume corrente, stimata la rendita per annui carlini dodici. Un altro detto Cidòni di moggia due, giusta i beni di Pietro Furlano e via pubblica, stimata la rendita per carlini otto e siccome paga alla chiesa di San Pietro carlini sette restano grana dieci. Sono once 38.
204____
Natale Pungituri povero miserabile d’anni 30
Catarina Staglianò moglie d’anni 30
Pasquale figlio d’anni 3
Giulia figlia d’anni 1
Angela Staglianò Socera Vedova d’anni 48.
Testa di Natale per metà ducato mezzo, industria per metà once 6 .Abita in casa propria in luogo detto il Borghicello, giusta i beni di mastro Giuseppe Ciliberto, sopra la quale paga al convento di S. Domenico carlini tre, grana sette e mezzo di censo perpetuo.
205____
Natale Servello bracciale d’anni 28
Domenico fratello mastro sartore d’anni 24
Elisabetta sorella in capillis d’anni 18
Isabella Serrao Madre Vedova d’anni 50.
Testa di Natale ducato uno, industria once 12. Industria di Domenico once 14. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di mastro Giuseppe Serrao, con un casaleno e un orticello di tre coppolate per comodo della famiglia, sopra i quali paga al convento di S. Domenico carlini undici e mezzo di censo perpetuo. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia otto, giusta i beni di Pietro Prestigiacomo e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini venti. Un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Giacinto Quaranta e gli eredi di mastro Pietro Talòra, stimata la rendita per annui carlini nove.  Altro detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni di Domenico Farina e R. Don Tomaso Serrao di Castelmonardo, stimata la rendita per carlini ventinove. Un altro detto Garciopoli di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e convento di S. Domenico, stimata la rendita per annui carlini tre. Sono once 46,10. Pesi da dedursi: Al Beneficio di S.Opullo censo perpetuo sopra il Mancino tomolo uno di grano bianco, valutato per carlini otto. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra il Mancino annui carlini quattro. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Campo annui grana venti. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Caijazzo annui carlini dodici. Al Sacro Monte del Rosario per capitale di ducati cinque, annui carlini cinque. Sono once 10,15. Restano di netto once 35, 25.
206____
Nicola Cambria di Simione bracciale d’anni 30
Faustina Santacroce moglie d’anni 25
Elisabetta figlia d’anni 3
Vittoria figlia d’anni 1.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Giuseppe Russo e paga al convento di S. Agostino annui carlini cinque di censo perpetuo. Tiene una somara per uso proprio. Possiede una casa, in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni di Domenico Spezano, affittata a Elisabetta Papaleo che paga carlini dieci che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini sette e mezzo. Possiede un territorio detto Nuzzo di mezzo moggio, giusta i beni di Nicola de Cunis e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dieci sopra del quale paga al convento di S. Domenico carlini due, grana sei e mezzo assorbendo la rendita. Altro detto Veneziano di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Dedato e Giuseppe Bonello, stimata la rendita per carlini dodici, sopra del quale paga al Sig. Giuseppe Faccioli carlini nove e grana ventidue e mezzo di censo perpetuo e al convento di S. Domenico altro censo perpetuo di coppoli quattro di grano bianco, valutati grana dieci, più al convento di S. Domenico di Castelmonardo sullo stesso fondo grana ventidue e mezzo di censo perpetuo, assorbisce la rendita.
207____
Nicola Genuise garzone d’anni 20
Antonia Teti moglie d’anni 20
Sapienza Bruzzi Madre Vedova d’anni 50
Giuseppe fratello lavorante di servente d’anni 15
Michiele fratello guardiano di bovi d’anni 18.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 12. Industria di Giuseppe once 6, di Michiele once 12. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Francesco Pirrò. Possiede un territorio in luogo detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Pietro Sgotto e Antonio Teti, rivelato per annui carlini dieci e paga alla Ducal Corte censo perpetuo di due quarti di grano bianco, stabilito per carlini quattro, al R. Don Foca Ciliberto per la sua porzione di un censo bullale carlini sei e assorbisce la rendita. Restano di netto once 30.
208____
Nicola Costa mastro barbiero d’anni 25
Lucrezia Palermo moglie d’anni 28
Lucrezia sorella in capillis d’anni 34.
Testa di Nicola ducato uno, industria once 14. Abita in casa propria sotto la Chiesa Madre, giusta i beni di Giuseppe Ruperto. Possiede un territorio in luogo detto la Conia di moggia due, giusta i beni del convento di S. Domenico e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini quattordici. Un altro detto la Contessa di moggio uno, giusta i beni di Antonio Bruzzi e fiume corrente, rivelata la rendita per annui carlini sei. Altro detto il Campo di moggia tre, giusta i beni di Giovanni Apa e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini dieci. Sono once 24. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo per censo bullale di ducati tre, annui grana ventitré e mezzo. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati venticinque, annui grana ventitrè e mezzo. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Campo annui grana trentotto. Sono once 10, 11½. Restano di netto once d’industria 14.
209____
Don Nicolò Mannacio dottore di legge, vive nobilmente d’anni 30
Donna Antonia Morano moglie d’anni 33
Donna Maria Anna figlia d’anni 4
Donna Irone figlia d’anni 3
Donna Costanza figlia d’anni 1
Donna Giulia Bono Madre Vedova d’anni 50
Don Pasquale fratello d’anni 14
Don Vincenzo fratello d’anni 13
Donna Agnesa sorella bizoca d’anni 27
Donna Rosa Maria sorella bizoca d’anni 25
Sor Anna naturale d’anni 40
Gennaro Attisano servo d’anni 26
Francesca Maviglia nutrice d’anni 38
Catarina Silvaggio serva d’anni 35
Rosaria Serrao serva d’anni 18.
Abita in casa propria in luogo detto la Chiesa Madre, giusta i beni del Sig. Giuseppe Antonio Accetta. Esige d’Antonio e Nicola Muzzì, da Nicola e Francesco Colicchio, da Francesco Pileci e da altri particolari di questa Terra in partite minute, come appare dal rivelo e dallo spoglio, sopra più territori e case per censo perpetui e bullali, al nove per cento, ducati quarantadue e un tornese. Possiede una casa affittata a Carmine Rondinelli, in luogo detto il Castello, giusta i beni del medesimo e paga carlini trenta che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Un’altra casa in detto luogo contigua alla su detta, affittata ad Antonio Cortese per carlini trenta che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Più esige da Don Stefano Morano di Polìa e da Don Marzano dei Marzani, per resto di dote, annui ducati quaranta, i quali si devono catastare nella Patria dei debitori. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggia sessanta, giusta i beni di Domenico Bonello e gli eredi di Antonio Bonello, rivelata la rendita per annui ducati trentasette. Altro detto la Citràra, l’Ulmo e Cannalello di moggia settantacinque in tre partite, giusta i beni di Teresa Villello, Domenico Spezano, fiume corrente e Don Michiel’Angelo Mannaci, stimata la rendita per annui ducati trentacinque. Altro detto Garciopoli di moggia quattro, giusta i beni della Cappella di S. Anna e del Sig. Pietro Ruffo, rivelata la rendita per annui ducati quattro. Possiede un orto di un moggio per comodo di casa in luogo detto la Fontanella, giusta i beni di Giacinto Quaranta. Tiene un cavallo per uso proprio. Tiene un trappeto d’olio non macinante per quest’anno in luogo detto il Bivièro , giusta i beni della Cappella di S. Anna e via pubblica. Sono once 404, 10½. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte di Monteleone censo perpetuo sopra Cardirò, annui ducati cinque. Alla Ducal Corte di Francavilla censo perpetuo sopra la Citràra, annui grana tredici e mezzo. Alla Mensa Vescovile di Nicotera sopra l’Ulmo carlini diciassette e mezzo di censo perpetuo. All’Illustre Marchese di Vallelonga per capitale di ducati 741,  annui ducati ventinove e grana quaranta. Al convento del Carmine del Pizzo per capitale di ducati cento, annui ducati nove. Alla Cappella di San Diego del Pizzo per capitale di ducati settantadue, annui ducati quattro e carlini otto. Sono once 166,28½. Restano di netto once 241,17.
210____
Nicola Cucuzzi Ricevuto Religioso di San Francesco d’anni 22
Catarina Parisi Madre Vedova d’anni 62
Maria sorella bizoca d’anni 26
Beneditta Vinci Vedova bizoza d’anni 21
Beneditta sua figlia, nepote d’anni 1.
Abita in casa propria in luogo detto la Chiesa Madre, giusta i beni di Santa Facciolo. Tiene un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggia due e mezzo, giusta i beni di Pietro Costa e Foca Furlano, stimata la rendita per annui ducati quattro. Un altro in luogo detto Cardirò di moggia sei in tre partite, giusta i beni di Anna Jazzolino e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini trentasei. Altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Vittoria Apa e mastro Gio: Batta Teti di Polìa, stimata la rendita per annui carlini dieci. Un altro detto il Trivìo di moggia sei e mezzo, giusta i beni del Sig. Giacinto Perris, Antonio Spezano e via pubblica incluso Mangone, stimata la rendita per annui ducati sette e grana venti. Un altro Fialandàro di moggia quindici, giusta i beni di Giuseppe Rondinello e Domenico Masdea, stimata la rendita per annui ducati quattro. Sono once 66. Pesi da dedursi: Al Sacro Monte del Rosario per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Campo carlini sei. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie sopra il Campo, annui grana venticinque. Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra Cardirò, annui carlini otto. Ad Antonio e Nicola Aracri censo perpetuo sopra Mangone, annui carlini dodici. Al Beneficio di San Benedetto di Salerno censo perpetuo sopra Mangone, annui grana quindici. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati diciotto, annui carlini diciotto. Sono once 19,10. Restano di netto once 46,20.
211____
Pietro Talora bracciale d’anni 40
Isabella Parisi moglie d’anni 35
Giuseppe figlio d’anni 12
Dianora figlia d’anni 7
Teresa figlia d’anni 1
Antonio fratello bracciale d’anni 36
Dianora Carchedi sua moglie d’anni 28
Laura figlia, nepote d’anni 4
Rosa figlia, nepote d’anni 1.
Testa di Pietro ducato uno, industria once 12. Industria di Antonio once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giuseppe Bonello e via pubblica. Tiene una giumenta e una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Fialandàro di moggia sei, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini diciotto. Un altro detto il Campo di moggia quattro in due partite, giusta i beni di Antonio Dedato e Foca Ferolito, stimata la rendita per annui ducati sette e mezzo. Altro detto Savuchello di moggio uno, giusta i beni di Don Francesco di Paro e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini dieci. Un altro detto l’Abbatìa di moggia tre, giusta i beni di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita per carlini tredici. Altro detto Condacambri di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Giovanni Carchidi e Don Domenico Bongiovanni, stimata la rendita per annui carlini cinque. Un altro detto Arvano di mezzo moggio, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo, stimata la rendita per carlini sei. Un altro in luogo detto Fialandàro di moggia tre, giusta i beni di Giovanni Carchidi e via pubblica, stimata la rendita, annui carlini quindici. Sono once 71,10. Pesi da dedursi: Alla Confraternita del SS.mo Rosario per capitale di ducati sette e mezzo, annui grana cinquantacinque. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra l’Abbatìa per ogni anno due quarti di grano bianco, valutato carlini cinque. Al R. Archidiacono di Mileto censo perpetuo sopra l’Abbatìa annui carlini dodici. A questa Ducal Corte censo perpetuo sopra Arvano annui ducati tre. Al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo sopra Fialandàro annui carlini ventidue. Sono once 15,25. Restano di netto once 55,15.
212____
Pietro Bruno massaro di bovi d’anni 60
Anna Perri moglie d’anni 66
Nicola figlio casato massaro d’anni 30
Bruno figlio massaro d’anni 25
Catarina figlia maritata con Paulo Lazzaro d’anni 37
Anna figlia maritata con Antonio Furlano d’anni 26
Christina figlia maritata con Natale Muzzì d’anni 27.
Industria di Pietro once 14, di Bruno once 14. Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Domenico Garisto e via pubblica, Possiede un territorio in luogo detto Scutinò, seu Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Catarina Perri e Dianora Accetta, rivelata la rendita per carlini otto. Un altro detto la Gurnella di mezzo moggio, giusta i beni di Foca Ferolito e via pubblica, stimata la rendita per carlini venti, sopra del quale paga al convento di S. Domenico per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici, restano carlini cinque. Più possiede vacche di corpo numero due, stabilita la rendita per ducati quattro. Più bovi di aratro numero quattro, stabilita la rendita per ducati otto. Tiene una giumenta per uso proprio. Nessun peso da dedursi. Restano di netto once 52,10.
213____
Paulo Lazzaro bracciale d’anni 41
Catarina Bruno moglie d’anni 40
Rosario figlio d’anni 6
Porzia figlia d’anni 4
Innocenzo figlio d’anni 1.

Testa di Paulo ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Foca Furlano e Ambrosio Pallone. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Mastrangelo, seu Cidòni e S. Leonardo di moggia sei, giusta i beni di Geronimo Borraggina e via pubblica, stimata la rendita per annui ducati quattro e carlini quattro Più un altro detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni di Marc’Antonio Palmarello e Giovanni Attisano, rivelata la rendita per annui carlini sei. Sono once 28,20.
Pesi da dedursi: Al R. Gio: Batta Serrao di Castelmonardo censo perpetuo sopra Mastrangelo annui carlini diciotto. Alla Cappella del SS.mo della Rocca censo perpetuo sopra S. Leonardo, annui carlini quattro. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Trivìo, annui grana trentasette e mezzo. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati diciassette e mezzo, annui carlini diciassette e mezzo. Sono once 17,5. Restano di netto once 19,15.
214____
Pietro Papaleo bracciale vedovo d’anni 60
Gerolamo figlio bracciale d’anni 24
Domenico figlio bracciale d’anni 18
Bruno figlio bracciale d’anni 14.
Industria di Pietro once 12, di Gerolamo once 12, di Domenico once 12, di Bruno once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Antonio Attisano. Tiene una casa in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Don Matteo Perri, affittata a Giuseppe Pasceri per ducati quattro che, dedotto il quattro di riparazione, restano carlini trenta. Un’altra casa al Cortiglio, contigua la sua abitazione, affittata a Francesco Merigliano per ducati quattro che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini trenta. Più un’altra casa al Cortiglio, giusta i suoi beni, affittata a Nicola Pallaria per ducati quattro e mezzo che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini trenta, grana sette e mezzo. Altra casa in detto luogo affittata a Domenico Bonello di Tomaso per carlini trentacinque che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventisei, grana due mezzo. Un’altra in luogo detto la Scalella, giusta i beni di Arcangelo Sgromo, affittata a Tomaso Lazzaro per carlini trentatré che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventiquattro, grana sette e mezzo. Più un basso di casa in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Carlo Parisi, affittato a Vittoria Parisi per carlini trenta che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Tiene una giumenta e un puledro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni di Pietro Accetta e Domenico Attisano, stimata la rendita per annui carlini diciotto. Un altro detto l’Usta di mezzo moggio, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini sei. Un altro detto la Serra di Bonì di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Arcangelo Giampà e Vito Pallaria, stimata la rendita per annui carlini otto. Un altro detto il Campo, giusta i beni di Giuseppe Parisi e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini venti. Altro in luogo detto la Costèra di moggia tre, giusta i beni di Giuseppe Parisi e Domenico Praganò, rivelata la rendita per annui carlini otto. Esige dal magnifico Notar Giuseppe Bonelli per capitale di ducati trenta, annui carlini ventisette. Più esige da Giovanni de Nisi per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Sono once 129, 22½. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Campo tomolo uno di grano bianco, valutato per carlini dodici. Alla Cappella del SS.mo censo perpetuo sopra il Campo annui grana quarantacinque. Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra Caijazzo annui grana ventidue e mezzo. Sono once 13. Restano di netto once 129, 22½.
215_____
Pietro Accetta bracciale d’anni 40

Vittoria Parisi moglie d’anni 45
Michiel’Angelo figlio d’anni 7
Laura figlia d’anni 4.
Testa di Pietro ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giuseppe Accetta, sopra la quale paga al convento di S. Agostino carlini quattordici di censo perpetuo. Possiede un meritorio in luogo detto Fialandàro di moggia dieci, giusta i beni del convento di S. Domenico e via pubblica, stimata la rendita per carlini venticinque, paga al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini venti e alla Cappella del Purgatorio altro censo perpetuo per carlini sei e asorbisce la rendita. Un altro detto il Mancino di moggio uno e mezzo, giusta i beni del convento di S. Domenico di Castelmonardo e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini dieci. Altro detto Caijazzo di mezzo moggio, giusta i beni di Natale Servello e via pubblica, stimata la rendita per carlini due. Un altro detto il Trivìo di tre quarti di moggio, giusta i beni degli eredi di Martino Dedato e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini sette. Un altro detto il Ladro di moggio uno, giusta i beni di Carlo di Caria e via pubblica, rivelata la rendita per grana quindici. Sono once 18,25. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra Caijazzo grana sette e mezzo. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Trivìo grana tredici. Sono once 0,20½. Restano di netto once 18,2½.
216____
Pietro Bonello di Michiel’Angelo bracciale d’anni 30
Vitttoria Pettinato moglie d’anni 26
Michiele figlio d’anni 2.
Testa di Pietro ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria nel luogo detto il Borgo, giusta i beni di Antonio Bilotta e paga alla Cappella di S. Carlo censo perpetuo annui carlini tre. Tiene una giumenta per uso proprio. Tiene un territorio in luogo detto la Valle di Arìa di moggia tre, giusta i beni di Bruno Accetta e la Ducal Corte, rivelata la rendita per annui carlini venti. Un altro detto Cardirò di moggia tre, giusta i beni di Francesco Ruperto e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dodici. Un altro detto l’Ustra di moggia due, giusta i beni di Gregorio Carchidi e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini diciannove. Sono once 29. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra Cardirò annui carlini dieci. Alla detta chiesa sopra la Valle di Arìa censo perpetuo annui carlini sei. Sono once 5,10. Restano di netto once 23,20.
217____
Paolo Lo Jacono garzone di Vito Mulè d’anni 25
Rosalina Servello d’anni 27.
Testa di Paolo ducato uno, industria once 12. Abita in casa di affitto del Sig. Giuseppe Antonio Accetta, in luogo detto la Chiesa Madre, al quale paga carlini sedici. Restano d’industria once 12.
218____
Pietro Furlano bracciale d’anni 55
Teresa Borraggina moglie d’anni 42
Catarina figlia maritata d’anni 22
Anna figlia in capillis d’anni 19
Vittoria figlia in capillis d’ann1 16
Lucrezia figlia in capillis d’anni 13
Valentia figlia d’anni 10
Vincenzo figlio d’anni 4
Vito Furlano fratello bracciale d’anni 30
Anna Borraggina moglie d’anni 30
Domenico figlio, nepote d’anni 3.
Testa di Pietro ducato uno, industria once 12. Industria di Vito once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni di Paolo Lazzaro, sopra della quale paga alla Cappella del SS.mo carlini tredici. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Cidòni di moggia quattordici in cinque partite, giusta i beni di Don Michiel’Angelo Mannacio e Don Francesco di Paro, stimata la rendita per annui ducati tredici. Un altro detto Gurnella di moggia tre, giusta i beni di mastro Leoluca Cappello e Sig.ra Dianora Ruffo, rivelata la rendita per annui carlini ventuno. Altro detto Cardirò di moggio uno e mezzo, giusta i beni della Sig.ra Anna Jazzolino e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini venti. Tiene un basso di casa diruto in luogo detto il Cortiglio non affittato. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Francesco Antonio Borraggina, stimata la rendita per annui carlini venticinque. Altro detto li Balli di moggia cinque in tre partite, giusta i beni di Francesco Cusentino, Anna di Paro e Giuseppe di Bretto, stimata la rendita per annui carlini diciannove. Sono once 95,20. Pesi da dedursi: Alla Mensa Vescovile di Nicotera censo perpetuo sopra li Balli annui carlini cinque. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra Gurnella annui grana dieci. Al Sig. Bruno Serrao di Castelmonardo censo perpetuo sopra Cidòni annui carlini diciassette e mezzo. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra Cidòni annui grana venticinque. Al R. Don Michiel’Angelo Mannacio censo perpetuo sopra Cidòni annui carlini dodici e mezzo. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati trenta, annui carlini trenta. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici. Alla chiesa di San Pietro per capitale di ducati sedici, annui carlini sedici. Sono once 33,5. Restano di netto once 62,15.
219____
Pietro Serrao bracciale d’anni 30
Anna Bruno moglie d’anni 24
Giovanna figlia d’anni 2
Domenico Serrao fratello mastro sartore d’anni 25
Anna Parisi sua moglie, cognata d’anni 24
Giovanna di loro figlia, nepote d’anni 5
Elisabetta di loro figlia, nepote d’anni 3.
Testa di Pietro ducato uno, industria once 12, Industria di Domenico once 14. Abita in casa propria in luogo detto il Burgo, giusta i beni di Natale Parisi, sopra della quale paga al convento di S. Domenico annui carlini quattro di censo perpetuo. Tiene una potèga dove fatiga detto suo fratello, dentro la quale tiene poche robe di drogheria per capitale di ducati dieci sui quali guadagna carlini venti, in luogo detto la Forgia, giusta i beni di Carlo Bruno. Tiene un somaro per uso proprio. Possiede un territorio detto Colenza, seu l’Ustra di moggia tre, giusta i beni di Christina Colicchio e via pubblica, stimata la rendita per carlini cinque, sopra del quale paga al convento di S. Agostino carlini quindici e assorbisce la rendita. Un altro detto Scòrdari di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Marc’Antonio Palmarello e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini dieci. Un altro detto il Campo di moggia tre in due partite, giusta i beni di Barnardino Parisi e Francesco Palmarello, rivelata la rendita per annui carlini tredici. Un altro detto l’Abbatìa di moggia tre e mezza, giusta i beni di Marc’Antonio Palmarello e fiume corrente, rivelata la rendita per carlini dieci e paga all’Arcdiacono di Mileto carlini dieci di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Esige da Giuseppe di Bretto censo perpetuo sopra Scòrdari, annui grana cinquantadue e mezzo. Sono once 42,2½. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Campo annui carlini due. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo sopra detto luogo annui carlini sette. Sono once 3. Restano di netto once 39,2½.
220____
Pietro Costa bracciale d’anni 69
Aurelia Parisi moglie d’anni 42
Domenico figlio bracciale d’anni 18
Nicola figlio bracciale d’anni 16
Giuseppe figlio d’anni 10
Foca figlio d’anni 9
Laura figlia d’anni 3.
Industria di Pietro once 12, di Domenico once 12, di Nicola once 6. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Foca Ferolito. Teine una somara per uso proprio.  Possiede un territorio in luogo detto il campo di moggia cinque, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e Don Nicola Parisi, in due partite, rivelata la rendita per annui carlini trenta e mezzo. Un altro detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e Don Foca Ciliberto, stimata la rendita per ducati quattro. Altro detto l’Ustra di moggio uno, giusta i beni di Camilla Triminì e Giovanni Carchidi, stimata la rendita per annui carlini cinque. Sono once 55,5. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati venticinque, annui carlini ventidue e mezzo. A S. Benedetto di Salerno censo perpetuo sopra il Trivìo annui grana dodici e mezzo. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Campo annui carlini diciotto. Al R. Don Nicola Parisi censo perpetuo sopra il Campo annui grana sedici. Sono once 14,13½. Restano di netto once 40,21½.
221____
Paolo Parisi machera bracciale d’anni 50
Laura Pellegrino moglie d’anni 35
Tomaso figlio bracciale d’anni 18
Catarina figlia d’anni 4
Foca figlio di detta sua moglie  del primo letto d’anni 11.
Testa di Paolo ducato uno, industria once 12. Industria di Tomaso once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Nicola e Foca Bruzzi, sopra la quale paga al convento di S. Domenico carlini cinque. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia due e mezza, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini otto e paga al convento di S. Agostino annui carlini otto e mezzo di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Restano nette delle industrie once 24.

Già riscontrata questa antica nobile famiglia con il fratello Giuseppe.

Sic! Forse Bilotti, dalla famiglia Bilotta.

Forse proveniente da Monteleone. La famiglia Pignatelli si era stabilita a Francavilla. Michiel'Angelo e il fratello Filippo avevano una bottega d'arte pittorica ed erano ben quotati pagando, come industria, once 14. Erano amici con i Solari e a Francavilla produssero quadri per chiese e per privati.

La famiglia Mannacio fu tra le più importanti e più antiche di Francavilla, i riscontri saranno copiosi. Leggendo si apprende che la moglie era figlia di Don Stefano Morano, nobile casato di Polia imparentato con la famiglia Marzano, baroni di Roccangitola.

Il Biviero, abbeveratoio per gli animali.

Anna Jazzolino, altro riferimento.222____
Pietro Davoli garzone di Domenico Bruno, vive miserabile d’anni 24
Vittoria Vaiti moglie d’anni 35
Carmine Vaiti cognato obuit (è morto)
Elisabetta figlia d’anni 4.
Testa di Pietro per metà, ducato mezzo. Industria per metà, once 6. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo, sopra la quale paga al convento di S. Domenico annui carlini trentacinque. Possiede un territorio in luogo detto Puzzo di moggia cinque, giusta i beni di Giovanni trovato e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini ventidue. Un altro detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni di Domenico di Caria e via pubblica, rivelata la rendita per carlini quattro. Sono once 14,20. Pesi da dedursi: Al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo sopra Puzzo, annui carlini quattordici, grana due mezzo. Sono once 4,22½. Restano once 9,25½.
223____
Paolo Parisi bracciale d’anni 29
Giovanna Rossillo Madre Vedova d’anni 54
Vittoria sorella in capillis d’anni 18
Agnesa sorella in capillis d’anni 13
Filippo Prestigiacomo garzone d’anni 15.
Testa di Paolo ducato uno, industria once 12. Abita in casa propria al Borgo, giusta i beni di mastro Giuseppe Simonetta, con orto contiguo e paga al convento di S. Domenico annui carlini quattro e mezzo di censo, perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggia due e mezza, giusta i beni degli eredi di Agostino Papaleo, stimata la rendita per annui carlini dieci. Un altro in luogo detto Nuzzo di moggia due. Giusta i beni di Pietro Papaleo e Berardino Parisi. Stimata la rendita per annui ducati tre. Sono once 25,10. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Campo annui grana venti. Al Sig.Don Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo sopra Nuzzo, annui carlini ventiquattro. Al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati sessanta, annui ducati cinque e grana quaranta. Sono once 26,20. Restano di netto once 12.
224____
Rocco Capozza povero miserabile ammalato d’anni 50
Giovanna Monteleone moglie d’anni 35
Anna figlia d’anni 10.
Testa di Rocco per metà, ducato mezzo. Industria per metà, once 6. Abita in casa propria in luogo detto Don Paolo, giusta i beni di Francesco Cusentino. Tiene due casaleni in luogo detto Sotto l’Ari sui quali paga al R. Don Gio: Antonio Bretti annui carlini dieci di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto Fialandàro di moggia due, giusta i beni della chiesa di San Nicola e la via pubblica, rivelata la rendita per carlini cinque e paga a Don Nicola Mannacio carlini dieci di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni della Cappella di S. Anna e del convento di S. Agostino, rivelata la rendita grana quindici, paga alla chiesa di San Pietro carlini cinque e assorbisce la rendita. Altro detto Savuchello di mezzo moggio, giusta i beni di Pietro Accetta e Domenico Santacroce, stimata la rendita per carlini quattro. Tiene un somaro per uso proprio. Restano di netto once 7,10.
225____
Santo Cauzzi vive civilmente d’anni 26
Isabella Ussia moglie d’anni 25
Domenico Cauzzi fratello bracciale d’anni 35
Anna Columbra serva d’anni 34
Rosario Varano servo d’anni 12.
Industria di Domenico once 12. Abita in casa di affitto della Madonna della Pietà in luogo detto la Timpa e paga al Sig. Giacinto Perris ducati quattro. Possiede un territorio in luogo detto il Campo, in tre partite di moggia quattro e mezzo, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi (Liscio), gli eredi di Domenico Muzzì, Vittoria Apa, rivelata la rendita per annui carlini ventisei. Un altro detto Cardirò di moggia ventiquattro, giusta i beni di S. Pietro Apostolo, Berardino Parisi e Ambrosio Pallone, rivelata la rendita per ducati nove e mezzo. Altro detto il Trivìo di moggia tre, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli, rivelata la rendita per annui carlini nove. Un altro detto la Valle di Paparo di moggia tre, giusta i beni di Giuseppe Rondinello e via pubblica, rivelata la rendita per carlini sete e mezzo. Sono once 84,25. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per capitale di ducati trentatré, annui carlini ventinove. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati quaranta, annui ducati quattro. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati ventisette, annui carlini ventisette. Al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati trenta, annui carlini ventinove.  Alla chiesa di San Nicola di Montesoro censo perpetuo sopra Cardirò annui carlini sedici. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Trivìo annui carlini diciotto. Alla chiesa di San Gio:Batta censo perpetuo sopra Cardirò annui carlini otto. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Campo annui carlini sei. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo sopra il Campo, annui carlini due e grana cinque. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati sei, annui carlini sei. Sono once 54,5. Restano di netto once 30,10.
226____
Santo Muzzì bracciale d’anni  38
Catarfina Spezano Madre Vedova d’anni  60
Nicola fratello bracciale d’anni  35
Anna Accetta moglie d’anni  31
Vittoria di loro figlia di mesi  6.
Testa di Santo ducato uno, industria once 12. Industria di Nicola once 12. Abita in casa in luogo detto la Madonna, giusta i beni di Francesco Carchidi. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Jaculano di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Papaleo e Antonio Spezano, stimata la rendita per carlini trentaquattro. Un altro detto l’Abbatìa di moggia due, giusta i beni di Diego Rossillo e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini dieci, paga all’Archidiacono di Mileto annui carlini dodici e assorbisce la rendita. Altro detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni di Gio: Apa e via pubblica, stimata la rendita carlini sei. Un altro detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni di Antonio Aracri e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini cinque. Sono once 39. Pesi da dedursi: Al R. Don Michiel’Angelo Mannaci censo perpetuo sopra Jaculano, annui carlini dodici. Al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati venticinque, annui carlini ventidue e mezzo. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Al Sig. Don Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo sopra Scòrdari, annui carlini tre. Sono once 15,15. Restano di netto once 23,15.
227____
Serafino Vajanella idropico ammalato d’anni 40
Cornelia Santacroce moglie d’anni 34
Faustina figlia in capillis d’anni 15
Catarina figlia d’anni 9
Isabella figlia d’anni 6.
Testa di Serafino ducato uno. Industria non si tira. Abita in casa propria in luogo detto la Scalella, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi (Surdo), sopra la quale al Sig. Don Orazio Merigliano di Caridà annui carlini sette e mezzo di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto il Campo, ossia Madamma di moggia tre, giusta i beni di Matteo e Domenico Ruperto, via pubblica, rivelata la rendita per carlini trenta. Un altro detto Marasà di moggia cinque, giusta i beni della Parrocchia della Rocca e Giovanni Carchidi, stimata la rendita per annui carlini venti. Sono once 26,20. Pesi da dedursi: Alla Cappella della Concezione e di S. Anna censo perpetuo sopra il Campo e Marasà, annui grana cinquantacinque. Alla chiesa. Restano di netto once 19,25. di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici. Sono once 6,25
228____
Tomaso Lazzaro bracciale d’anni 30
Anna Parisi moglie d’anni 30
Foca figlio d’anni 7
Antonio figlio d’anni 4
Francesco Antonio figlio d’anni 2.
Testa di Tomaso ducato uno, industria once 12. Abita in casa di affitto di mastro Gregorio Teti, in luogo detto la Forgia giusta i beni di mastro Giovanni Bruno, al quale paga annui carlini trentacinque. Possiede un territorio in luogo detto Cannalello di moggio uno, giusta i beni di Santa Maria delle Grazie e fiume corrente, stimata la rendita per annui carlini sei. Un altro detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe di Bretto e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini cinque. Altro in luogo detto Rotilio di moggia cinque e mezzo, giusta i beni di Foca Spezano e la Ducal Corte, stimata la rendita per annui carlini quindici. Sono once 20,20. Pesi da dedursi: A Don Marcello Ruffo censo perpetuo sopra Rotilio annui carlini sette. Alla chiesa di San Nicola di Bari censo perpetuo sopra Cannalello annui grana dieci. Sono once 2,20. Restano di netto once 18.
229____
Tomaso Attisano porcaro d’anni 35
Cecilia Aceto moglie d’anni 40
Vittoria figlia d’anni 12
Anna figlia d’anni 9.
Testa di Tomaso ducato uno, industria once 12. Abita in casa di affitto della Sig.ra Catarina Lombardo, in luogo detto il Borgo, giusta i beni della medesima alla quale paga carlini venti. Possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Gio: Parisi e Gio: Andrea Teti di Polìa, stimata la rendita per carlini tre, paga Alla Cappella del SS.mo grana otto e restano grana ventidue. Tiene a metà guadagno del Sig. Onofrio Vitale troije numero dieci, cinque fruttano per esso, stabilita la rendita per ducati sei. Sono once 22,22. Restano di netto once 22,22.
230____uew q

Tomaso Bilotta, buono, bracciale d’anni 60
Catarina Triminì moglie d’anni 45
Elisabetta figlia in capillis d’anni 14
Isabella figlia d’anni 12.
Industria di Tomaso once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Cornelia Bonello, e paga al Sig. Don Nicolò di Cairo annui grana sessantasette e mezzo di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia tre, giusta i beni di Giuseppe Triminì e Antonio Spezano, rivelata la rendita per annui carlini venti. Un altro detto Savuchello di mezzo moggio, giusta i beni di mastro Giuseppe Serrao e via pubblica, stimata la rendita grana venti, paga a Don Francesco di Paro grana trentacinque e assorbisce la rendita. Sono once 18,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Scòrdari grana sessantadue, più a detto convento per capitale di ducati dieci, annui carlini nove, tutti sono once 5,12. Restano di netto once 13,18.
231____
Timoteo Accetta mastro sartore d’anni 61
Anna sorella Vedova d’anni 63
Vittoria di Paro nepote in capillis d’anni 36
Virgenova nepote in capillis d’anni 30
Gerolama di Paro nepote casata d’anni 40
Vittoria sorella Vedova d’anni 56
Francesco figlio bracciale d’anni 30
Paolo figlio bracciale d’anni 27
Rosa figlia in capillis d’anni 18.
Industria di Timoteo once 14, di Francesco once 12, di Paolo once 12. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, giusta i beni del Sig. Giuseppe Antonio Accetta. Possiede un territorio in luogo detto Garciopoli, ossia Coladaleni, di moggio uno, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e mastro Antonio de Caria, stimata la rendita per carlini undici. Un altro detto la Foresta di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Perri e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici. Sono once 45,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la Foresta annui grana nove. Al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati otto, annui grana settantadue. Sono once 5,21. Restano once 40.
232____
Vito Mulè bracciale povero miserabile d’anni 40

Elisabetta Lo Rè moglie d’anni 36
Natale figlio d’anni 12
Giuseppe figlio d’anni 10.
Testa di Vito per metà, ducato mezzo, industria per metà, once 6. Abita in casa propria, giusta i beni di Bruno Santacroce assente. Tiene una casa affittata a Giulio Pallaria, in luogo detto la Timpa giusta i ben i di Foca Catanzaro, che paga carlini dodici e, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini nove. Sopra detta casa paga alla Cappella del SS.mo per un capitale di ducati dieci, annui carlini dieci e alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati quattordici, annui carlini quattordici e assorbisce la rendita. Restano solo d’industria once 6.
233____
Vito Bonello bracciale d’anni 40
Camilla Talòra moglie d’anni 25
Giovanna figlia del primo letto d’anni 7
Giacomo figlio del primo letto d’anni 3
Giovanna Perri Madre Vedova d’anni 60
Nicola fratello bracciale d’anni 24.
Testa di Vito ducato uno, industria once 12. Industria di Nicola once 12. Abita in casa propria in luogo detto la Scalella, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi (surdo), sopra la quale paga al convento di S. Agostino grana quindici e a Don Orazio Merigliano di Caridà carlini dieci di censi perpetui. Possiede un territorio in luogo detto Nuzzo in due partite di moggia tre, giusta i beni di Berardino Parisi e la Ducal Corte, rivelata la rendita per ducati sei e carlini cinque. Un altro in luogo detto l’Arghììla di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per carlini quattordici, sopra del quale paga al Sig. Giuseppe Ruffo carlini quindici e assorbisce la rendita. Un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Pietro Talòra e via pubblica, rivelata la rendita per carlini quindici. Un altro detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte, rivelata la rendita per carlini dieci. Altro detto Savuchello di moggio uno, giusta i beni di Giovanni Apa e via pubblica, stimato per carlini cinque. Un altro detto Cardirò di moggiia due, giusta i beni di Giuseppe Bonello e via pubblica, stimata la rendita per carlini cinque e mezzo. Tiene un basso di casa in luogo detto la Battigliola, giusta i beni di Domenico di Caria e Giovanni Bonello, affittato a Giuseppe Parisi per carlini trenta che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Più una metà casa in luogo detto Don Paolo, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e via pubblica, affittata per carlini quindici e, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini undici e grana due e mezzo. Sono once 68,22½. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Nuzzo, annui carlini trentacinque. Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra Cardirò, annui carlini quattro. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Campo in grano bianco un quarto e coppoli quattro, stabilito carlini tre. A detto convento censo perpetuo sopra Nuzzo, annui carlini dodici. Alla Cappella della Concezione censo perpetuo sopra Scòrdri, annui grana sessanta. Al Sig. Alessandro Serrao di Castelmonardo per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il basso di casa alla Battigliola, annui grana sedici. Al R. Don Foca Ciliberto per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto. Al r. Don Nicola Bruno per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto. Sono once 35,22. Restano di netto once 33,26½.
234____
Vincenzo Rondinelli vive civilmente d’anni 35
Sig.ra Anna de Meco moglie d’anni 25
Carmine fratello aromatario d’anni 30
Vittoria sorella in capillis d’anni 34
Isabella sorella in capillis d’anni 20.
Industria di Carmine once 16. Abita in casa propria in luogo detto il Castello, giusta i beni del Sig. Giuseppe Antonio Accetta e un’altra contigua del Sig. Michiel’Angelo de Cunis per la quale paga di affitto carlini trenta. Tiene una Spezieria sotto un basso di casa del Rev. Don Gaetano Ferrari, in luogo detto il Castello, al quale paga carlini trenta di affitto. Possiede un territorio in luogo detto Tomasone di moggia quattro, giusta i beni di mastro Antonio de Caria e via pubblica, stimata la rendita per carlini venti, paga alla chiesa di san Nicola grana venti di censo perpetuo, al convento di S. Domenico per capitale di ducati cinque, annui carlini cinque, al convento di S. Agostino per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto, alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici, e assorbisce la rendita. Più tiene impiegati per detta piccola spezieria ducati quindici. Restano di netto once 21.
235____
Il Castellano di questa Terra di Francavilla esige da più Particolari di questa Terra e di Polìa censo perpetuo sopra Castellano, in più partite minute, annui ducati cinque e sono once 16,20.

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO III

CATASTO DELLE VEDOVE E VERGINI

236____
Anna Accetta Vedova di Francesco Antonio di Paro d’anni 60
Vergenova di Paro figlia in capillis d’anni 30.
Abita in casa di affitto del Dott. Fisico Michiel’Angelo Giampà al quale paga annui carlini ventiquattro. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Antonio Dedato e via pubblica, stimata la rendita carlini tre. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
237____uindiqui

Antonia Drogo Vedova di Domenico Dastoli d’anni 55
Catarina Dastoli figlia Vedova di Nicola Galati d’anni 24
Nicolino Galati figlio d’anni 3.
Abita in casa propria in luogo detto Don Paolo, giusta i beni di Catarina Pasceri e paga alla chiesa di San Gio: Batta annui carlini dieci di censo perpetuo.
238____
Anna Mulè Vedova di Domenico Aracri d’anni 50
Elisabetta Aracri figlia in capillis d’anni 22
Elisabetta Mulè sorella Vedova di Domenico Cambria d’anni 46
Barbara Cambria figlia, sua nepote in capillis d’anni 21.
Abita in casa propria in luogo detto il Fosso, giusta i beni di Nicola Palmarello e paga al convento di S. Agostino annui carlini dodici di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto il Sordo di moggia quattro, stimata la rendita per carlini quindici, sopra del quale paga alla chiesa di Santa Maria delle Grazie grana trentatré di censo perpetuo e al Sig. Don Orazio Merigliano di Caridà altro censo perpetuo di carlini nove.
239____
Apollonia Bevivino Vedova di Giuseppe Mariotto d’anni 66
Vittoria Mariotto figlia in capillis d’anni 30.
Abita in casa di affitto di mastro Francesco Bilotta, in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giuseppe Accetta. Paga di affitto carlini quattro.
240____
Angela Ciliberto Vedova di Domenico Quaranta d’anni 56
Anna Quaranta sua figlia in capillis d’anni 17
Catarina Quaranta figlia in capillis d’anni 20
Pasquale Quaranta figlio d’anni 12
Fiore Quaranta maritata con Gio: Batta Mancari d’anni….
Abita in casa propria in luogo detto Santa Maria delle Grazie, giusta i beni di Bruno Balestrieri e paga al convento di S. Domenico annui carlini quattro di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini dieci, sopra del quale paga alla cappella della Concezione annui carlini venti e mezzo di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro detto Cardirò di moggio uno, giusta i beni di Giacinto Servello e via pubblica, rivelata la rendita cinque, paga alla chiesa di San Pietro annui carlini sei e grana due di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Altro detto il Campo di un moggio, giusta i beni della Sig.ra Anna Accetta e cappella di S. Anna, stimata la rendita per carlini quindici, sopra del quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo grana quarantacinque, restano carlini dieci e mezzo. Un altro detto Jadari mezzo moggio, giusta i beni di Domenico di Paro e via pubblica, stimato grana cinque e paga alla Ducal Corte grana quattro di censo perpetuo. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
241____
Anna Muzzì Vedova di Foca Spezano d’anni 36
Camilla Spezano figlia d’anni 12
Giuseppe Spezano figlio d’anni 3.
Abita in casa propria in luogo detto la Forgia, giusta i beni di Domenico Spezano e Sig. Gio: Batta di Paro. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggio uno, giusta i beni del R. Don Francesco di Paro e via pubblica, stimato per carlini tre.  Un altro detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e via pubblica, stimato per carlini cinque e mezzo, paga al Sig. Don Onofrio Vitale carlini sei e mezzo, alla Ducal Corte mezzo tomolo di grano, valutato carlini quattro di censi perpetui e assorbisce la rendita. Altro detto Rotilio di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per carlini venti e paga al convento di S. Domenico tomolo uno e tre quarti di grano bianco, valutato carlini quattordici, restano carlini sei. Un altro detto la Gurnalla di mezzo moggio, giusta i beni di Domenico Spezano, stimata la rendita per grana cinque e paga alla Cappella di S. Anna grana sette e mezzo di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Altro detto Savuchello di moggia due, giusta i beni di Gio: Apa e Foca Ferolito, stimata la rendita per annui carlini cinque. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.

242____
Anna Papaleo Vedova di Francesco Dedato d’anni 85
 Catarina Dedato figlia maritata con Nicola Fiurenza d’anni 54
Vittoria Dedato figlia Vedova di Foca Ruperto d’anni 53
Laura Dedato figlia Vedova di Domenico Carchidi d’anni 50
Abita in un basso proprio in luogo detto la Chiesa Madre, giusta i beni di Francesco Mulè e Laura Dedato.
243____
Anna Muzzì Vedova di Marco Fruci d’anni 50
Isabella Muzzì figlia maritata con Giuseppe Ruperto d’anni 26.
Abita in casa propria in luogo detto la Madonna, giusta i beni di Don Nicola Bruno e via pubblica. Possiede un territorio al Trivìo di mezzo moggio, rivelata la rendita per carlini sei e paga a Don Nicola Mannacio barili quattro di mosto, stabilita la rendita per carlini sei e assorbisce la rendita.
244____
Anna Bonello Vedova di Nicola di Fabbio d’anni 50
Suor Innocenza di Fabbio figlia bizoca d’anni 26.
Abita in casa propria in luogo detto Santa Maria delle Grazie, giusta i beni di Giuseppe Genuise. Possiede un territorio in luogo detto Nuzzo di mezzo moggio, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, infruttuoso e paga alla Ducal Corte grano uno e mezzo.
245____
Antonina Sgrò Vedova di mastro Bruno Simonetta d’anni 50
Leoluca Simonetta figlio Ricevuto Religioso Riformati d’anni 17
Vittoria Simonetta figlia Vedova di Leoluca Raffaele d’anni 30
Elisabetta Raffaele di loro figlia e mia nepote d’anni 11
Elisabetta Simonetta figlia marita con Arcangelo Sgromo assente d’anni 26
Dianora figlia maritata con Bruno Lucisano assente d’anni 24
Teresa Simonetta figlia maritata Clemente Lucisano soldato assente d’anni 20.
Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni del Sig. Marcello Ruffo e Nicola Sgotto. Possiede un meritorio in luogo detto Scòrdari di moggia cinque, giusta i beni di Antonio di Bretto e via pubblica, stimata la rendita per carlini ventuno e paga alla chiesa di San Nicola grana dieci, alla Cappella di S. Anna grana quarantaquattro di censi perpetui, alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per un capitale di ducati dodici, annui carlini dodici, restano carlini tre e grana sei. Un altro detto Castellano di un quarto di moggio, giusta i beni del Dottor Fisico Giuseppe Serrao di Castelmonardo e via pubblica, è boscoso. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
246____
Anna Sgromo Vedova di mastro Giuseppe Servello d’anni 55
Anna Servello figlia maritata con Vito Teti assente d’anni 26
Santa figlia in capillis d’anni 22
Vincenzo Teti nepote figlio di detta Anna d’anni 3.
Abita in casa di affitto del convento di S. Domenico, sotto la Chiesa Madre, giusta i beni di mastro Domenico Anello e paga carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto Bonì di moggio uno, giusta i beni di Antonio Carchidi e la Ducal Corte, rivelata la rendita per grana dieci e paga al convento di S. Domenico coppola quattro di grano bianco e assorbisce la rendita.
247___
Anna Cusentino Vedova di Domenico Lo Turcho d’anni 55
Teresa Lo Turcho figlia Vedova (anni non specificati).
Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Don Michiel’Angelo Mannaci. Possiede u n territorio in luogo detto il Campo di mezzo moggio, giusta i beni di Pietro Costa e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini tre, paga alla Cappella di San Foca annui carlini sei e mezzo di censo perpetuo, restano grana ventitré e mezzo. Un altro detto Pappù di mezzo moggio, giusta i beni di Antonio di Bretto e via pubblica, rivelata la rendita per annui grana trentacinque e paga alla Cappella del SS.mo grana trentatré e mezzo assorbendo la rendita. Non si tira.
248____
Anna Spezano Vedova di Giuseppe Muzzì d’anni 40.
Foca Muzzì figlio d’anni 8
Vittoria Muzzì figlia d’anni 5.
Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni di Don Francesco di Paro e Domenico Bruno. Tiene un basso, di solito si affitta, ora è libero.
Possiede un territorio in luogo detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Giovanni Apa e mastro Domenico Caporale di Castelmonardo, rivelata la rendita per carlini quattro, paga al Sig. Nicolò di Cairo carlini nove di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro detto Scordarci, giusta i beni degli eredi di Francesco Giamo e via pubblica, rivelata la rendita per carlini sei e paga agli eredi di Don Ottavio Biotta di Castelmonardo censo perpetuo mezzo tomolo di grano bianco, valutato carlini quattro, al convento di S. Domenico per capitale di ducati trentatré.
249____
Berardina Papaleo Vedova di Domenico Morano d’anni 30
Giuseppe Morano scolaro di grammatica d’anni 14
Anna Morano figlia d’anni 10.
Abita in casa propria sotto la Forgia, giusta i beni di Domenico Bruno, sopra la quale paga alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo grana venti. Possiede un territorio detto Madamma di moggia due, giusta i beni di Serafino Vajanella e via pubblica, rivelata la rendita per carlini otto e paga alla Cappella della Concezione censo perpetuo carlini sette, restano grana dieci. Tiene un’altra casa contigua alla casa che abita affittata Giovanni Attisano capretto per carlini quindici, sopra la quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini dieci, supera un carlino e grana due e mezzo, dedotta la riparazione. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
250_____
Barbara de Nisi Vedova di Alessio Farina d’anni 40
Laura Farina figlia in capillis d’anni 15
Foca Farina figlio d’anni 12
Anna Pellegrino nipote d’anni 16
Foca Pellegrino nipote d’anni 12.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Antonio Jordano e paga al convento di S. Domenico carlini cinque di censo perpetuo. Tiene un’altra casa in detto luogo dei suoi nipoti affittata a Michiele Sesto per carlini dodici che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini nove, paga al suddetto convento di S. Domenico carlini quattro e mezzo di censo perpetuo, restano carlini quattro e mezzo. Possiede un territorio detto la Conia di moggia due, giusta i beni del Sig. Notar Giuseppe Bonelli e via pubblica, rivelata la rendita per carlini quindici. Non si tira per non aver ducati sei di rendita.
251____
Catarina Ciccarello Vedova di Domenico Farina d’anni 50
Chiara Ciccarello sorella in capillis d’anni 54.
Abita in un basso del Sig. Notar Giuseppe Bonelli avanti la Chiesa Madre e paga di affitto carlini venti.
252____
Concetta Consulo Vedova di Francesco Cantafi di Castelmonardo assente e ramingo d’anni 30
Teresa Cantafi figlia d’anni 2.
Abita in casa di affitto di Bernardino Parisi in luogo detto Monàci, giusta i beni del medesimo al quale paga carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto la Gurna di moggio uno, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dieci, paga alla chiesa di S. Pietro grana ventisette e mezzo di censo perpetuo e al Sig. Don Carlo Aracri di Gasperina per capitale di ducati cinque, annui grana quarantacinque. Non si tira per non aver ducati sei di rendita.
253____
Catarina Salatino Vedova di Nicola Davoli d'anni 55
Pietro Davoli figlio maritato, fuori di casa
Bruno Davoli figlio maritato, fuori di casa
Filippo Davoli figlio garzone d’anni 12
Anna Davoli figlia moglie di Foca Fabbiano d’anni 15.
Abita in casa di affitto di Don Nicola Parisi, in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni del Sig. Giacinto Perris e paga carlini venti. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
254____
Catarina Rossillo Vedova di Francesco Simonetta, di Castelmonardo d’anni 40
Antonio Simonetta figlio maritato assente
Michele Simonetta figlio maritato assente
Sapienza Simonetta figlia abitante a Monteleone serva d’anni 25
Filippo Simonetta figlio discepolo di sartore d’anni 13.
Abita in casa di affitto di Arcangelo Sgromo, in luogo detto la Scalella, al quale paga carlini venti.
255____
Camilla Accetta Vedova di Domenico Perri d’anni 46.
Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni di Domenico Pasceri, sopra la quale paga al convento di S. Domenico carlini quattro. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini nove. Un altro detto Cidòni di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Sig. Gio: Batta di Paro e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini dieci. Altro detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Nicola de Caria e Marc’Antonio Palmarello, rivelata la rendita per carlini diciannove. Sono once 12,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Cidòni, annui grana quarantacinque.
 Alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Alla chiesa di San Giovanni per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. A questa Ducal Corte censo perpetuo sopra Cidòni e Nuzzo, annui grana dodici e mezzo. Sono once 13,7½. Il peso assorbisce la rendita.
256____
Catarina Pasceri Vedova di Gregorio Bruno d’anni 30
Nicola Muzzì figlio del primo letto d’anni 9
Vittoria Bruno figlia d’anni 5.
Abita in casa propria in luogo detto la Madonna, giusta i beni di Giuseppe di Bretto. Possiede un territorio detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni degli eredi di mastro Gregorio Teti e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini dodici. Un altro detto il Mancino di moggio uno, giusta i beni di Francesco Palmarello, via pubblica e Giuseppe Pasceri, stimata la rendita per carlini nove. Altro detto il Teolaco di moggia due e mezzo, giusta i beni di Domenico e Nicola Accetta, stimata la rendita per carlini dieci. Sono once 10,10. Pesi da dedursi: Al Sacro Monte del Rosario per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici. Alla Cappella del SS.mo sopra Caijazzo censo perpetuo annui carlini dieci. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Mancino, annui carlini due. Sono once 8,25. Non si tira per non avere ducati sei di rendita. 
257____
Cecilia Borraggina Vedova di Giuseppe Antonio di Bretto d’anni 52
Nicola di Bretto figlio d’anni 13
Francesco Antonio di Bretto figlio d’anni 11
Gerolamo di Bretto figlio d’anni 8
Giuseppe di Bretto figlio d’anni 6
Vittoria di Bretto figlia d’anni 9.
Abita in casa propria nel luogo detto Cupaci, limitante con i beni di Francesco Antonio e Girolamo Borraggina. Possiede un territorio in località detta Scòrdari, in due partite, di moggia quattro, limitanti con i beni di Francesco Antonio Borraggina e Antonio di Bretto, rivelata la rendita per carlini quattordici e paga al convento di S. Agostino carlini cinque e mezzo di censo perpetuo. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
258____
Christina Colicchio Vedova di Francesco Masdea d’anni 55
Giuseppe Masdea figlio d’anni 10
Giulia Masdea figlia, maritata con Bruno Donnadia di Polìa assente, d’anni 16
Antonio Donnadia suo figlio, mio nipote d’anni 1.
Abita in casa propria nel luogo detto Brigliano, limitante con Domenico Pasceri, sulla quale paga alla Cappella del Purgatorio carlini venti di censo perpetuo. Tiene un’altra casa, nel luogo detto la Porta di Basso, affittata a Domenco Attisano che paga carlini venti, dei quali, deducendo il quarto di riparazione, restano carlini quindici annui. Possiede un fondo nella località detta Mancino, in due partite di moggia due e mezzo, limitante con i beni di Don Nicola Bruno e via pubblica, stimata la rendita per carlini tredici annui. Un altro detto Colenza di moggia due, limitante con i beni di questa Ducale Corte e via pubblica, rivelata la rendita per annui carlini sei, sul quale paga al convento di S. Agostino annui carlini sei, grana due e mezzo di censo perpetuo, assorbisce la rendita. Altro detto Campo, in due partite, di moggia due e mezzo, limitante con i beni di Antonio Cucuzzi e Antonio Furlano, rivelata la rendita per grana venticinque annui. Un altro detto Senise di un moggio, limitante con i beni di Bruno Balestriero e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici. Altro detto Caijazzo di tre quarti di moggio, limitante con i beni del convento di S. Domenico e di Domenico Pasceri, stimata la rendita per carlini tre. Un altro detto Juda di un quarto di moggio, circondato dalle vie pubbliche ed è infruttuoso. Sono unite once 15,5. Pesi da dedursi: Agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta di Castelmonardo per censo perpetuo sopra Senise, annui carlini dodici. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati sette, annui carlini sette. Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra il Mancino, annui grana trentacinque. Alla Cappella di S. Anna censo perpetuo sopra Caijazzo, annui grana cinquantatrè e un terzo. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati quattordici e grana quaranta, annui carlini quattordici e grana quattro. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
259____
Camilla Triminì Vedova di Gio: Batta Mastrandrea d’anni 50
Isabella Mastrandrea figlia in capillis d’anni 21
Vittoria Mastrandrea figlia in capillis d’anni 15.
Abita in casa propria nel luogo detto Sotto l’Ari, limitante con Giuseppe Cambria. Possiede un fondo in località detta Russomanno di moggia due e mezzo, limitante con i beni di Francesco Cusentino e di Domenico Garisto, rivelata la rendita per annui grana… e paga alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci e alla Ducale Corte grana cinque di censo perpetuo. Un altro detto l’Ustra, limitante con i beni di Giovanni Bruno e di Pietro Costa, rivelata la rendita per carlini dieci. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
260____
Camilla Talora Vedova di Pietro Antonio Giampà d’anni 80
Giuseppe Triminì figlio (primo letto) maritato
Vittoria figlia vedova fece relevio a parte
Isabella Triminì figlia fece relevio a parte.
Abita in casa proprio nel luogo detto la Trava di Renzo, limitante con Don Nicola Bruno.
261____
Catarina Lombardo vedova di Francesco Bonello d’anni 50
Anna Masdea Vedova di Francesco Antonio Bonello suo figlio d’anni 27
Dianora Bonello sua figlia e mia nipote d’anni 9
Rosa Bonello sua figlia e mia nipote d’anni 4
Giovanna Bonello mia figlia in capillis d’anni 20.
Abita in casa propria nel luogo detto il Borgo, limitante con Gennaro Attisano e via pubblica. Possiede un fondo nel luogo detto Garciopoli di moggia due, limitante con i beni di Don Matteo Perri e via pubblica, stimata la rendita per carlini quindici, sul quale paga a Don Domenico Amalfitani di Castelmonardo un censo perpetuo di carlini dieci, restano carlini cinque. Un altro detto li Chiusi di moggia tre, limitante con i beni di Nicola de Caria e via pubblica, stimata la rendita per carlini dieci. Altro detto la Gurna di moggia tre, limitante con i beni di Giovanni Bonello e via pubblica, stimata la rendita per ducati tre. Un altro detto l’Ustra di un moggio, limitante con i beni della Ducale Corte e via pubblica, stimata la rendita per carlini quattro. Altro detto S. Giovanni di mezzo moggio, limitante con i beni della Ducale Corte e via pubblica, rivelaata la rendita per carlini quatto e paga alla Ducal Corte grana cinque, restano carlini tre e mezzo. Esige da Vito Barone di Polìa censo perpetuo sopra la Granatara, annui carlini dieci. Sono tute once 20,25. Pesi da dedursi: A Berardino Pettinato di Castelmonardo censo perpetuo sopra la Gurna, annui grana dodici e mezzo. Restano di netto once 20,12½.
262____
Camilla Trovato Vedova di Nicola Massa d’anni 50
Vittoria Massa figlia Vedova d’anni 35
Catarina Massa figlia in capillis d’anni 28
Elisabetta Massa figlia in capillis d‘anni 16
Francesca figlia d’anni 5
Teodora figlia d’anni 2.
Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Foca Catanzaro. Possiede un territorio in luogo detto Carvina di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, inutile e infruttuoso, sopra del quale paga a Domenico Ciliberto di Monterosso censo perpetuo carlini cinque. Un altro detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni della Cappella del Purgatorio e la Ducal Corte, stimata la rendita per carlini sei e paga a detta Ducal Corte annui grana quarantasette e mezzo.
263____
Camilla Attisano Vedova di Pietro Farina d’anni 60
Elisabetta Attisano sorella Vedova di Antonio Farina d’anni 40
Giuseppe Farina suo figlio, nipote d’anni 10
Anna Farina nipote in capillis d’anni 20
Antonio Farina nipote d’anni 9
Vittoria Attisano sorella in capillis d’anni 30
Camilla Attisano sorella in capillis d’anni 28.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Nicola di Caria e un’altra casa contigua, che tiene in affitto del convento di S. Agostino, cui paga carlini trentasei, e al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini ventiquattro. Possiede un territorio in luogo detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Nicola de Caria e via pubblica, rivelata la rendita per carlini nove e paga a questa Ducal Corte censo perpetuo grana sei. Un altro detto Scòrdari di moggio uno e mezzo, giusta i beni d’Antonio Muzzì e d’Antonio Accetta, stimata la rendita per carlini undici e mezzo e paga al Sig. Don Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo annui carlini quattro, restano carlini sette e mezzo. Altro detto Garciopoli venduto a Nicola Sgotto. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
264____
Chiara Perri bizoca d’anni 55
Abita in casa propria avanti la Chiesa Madre, giusta li beni di Santa Facciolo. Possiede un territorio in luogo detto la Conia, giusta i beni della Sig.ra Dianora Ruffo e Rosa Perri, rivelata la rendita per grana cinque. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
265____
Catarina Perri Vedova di Marco Rossillo d’anni 50
Vittoria Rossillo figlia in capillis d’anni 15
Elisabetta figlia d’anni 12.
Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Camilla Accetta e via pubblica. Possiede un meritorio in luogo detto Campo, giusta i beni di Don Domenico Bongiovanni, stimata la rendita per carlini dieci e paga alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo grana trentacinque, restano carlini sei e mezzo. Un altro detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Pietro Bruno e fiume corrente, stimata la rendita per carlini sette. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
266____
Chiara Consulo Vedova d’Antonio Barbina d’anni 35
Giuseppe Barbina figlio d’anni 7.
Abita in un basso di Don Nicola Parisi, in luogo detto la Trava di Renzo, cui paga carlini diciotto. Possiede un territorio in luogo detto il Piano della Gurna di moggia tre, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis e via pubblica, stimata la rendita per carlini sette e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo tomolo uno di grano bianco, valutato carlini otto, e al Sig.Don Onofrio Vitale censo perpetuo censo perpetuo grana quarantacinque e assorbiscono la rendita. Un altro detto la Cerza di moggia cinque, giusta i beni di Giuseppe Barbina, rivelata la rendita per carlini dieci e paga alla Cappella di Santa Domenica annui carlini dodici e mezzo e assorbisce la rendita. Non si tira per non avere ducati sei di rendita-
267____
 Cecilia Cucuzzi Vedova di Francesco Merigliano d’anni 50
Giuseppe Merigliano figlio d’anni 12.
Abita in casa di affitto di Pietro Papaleo, in luogo detto il Cortiglio, cui paga carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi e via pubblica, stimata la rendita per carlini quattro. Un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Don Francesco di Paro e via pubblica, stimata la rendita per grana venticinque. Non si tira.
268____
Domenica Ferolito di Polìa Vedova di Antonio Masdea d’anni 40
Filippo Masdea figlio d’anni 10
Gio: Domenico Masdea figli d’anni 12.
Abita in casa propria in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni di Antonio Accetta e paga alla chiesa di San Pietro censo perpetuo carlini due. Possiede un territorio in luogo detto Mancino di moggia due e mezza, giusta i beni di Don Bruno e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dodici e grana tre e paga alla chiesa di Santa Maria degli Angeli censo perpetuo grana trentasette e mezzo e al convento di S. Agostino per capitale di ducati sette, annui carlini sette, restano grana dodici e mezzo. Un altro detto la Cotùra di Basso di moggia quattro, giusta i beni di Pietro Buccinnà e fiume corrente, rivelata la rendita per carlini venti e paga al convento di S. Domenico carlini quattordici, restano carlini sei. Altro detto Juda di un quarto di moggio, infertile. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
269____
Domenica Pelagruta Vedova di Gaetano Cataldo d’anni 60
Elisabetta Cataldo figlia in capillis d’anni 20.
Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, giusta i beni di Timoteo Accetta, e paga a Don Nicolò Mannacio per capitale di ducati sedici, annui carlini sedici.
270____
Dianora  Spezano Vedova di Francesco Balestrieri d’anni 42
Anna Balestrieri figlia d’anni 7.
Abita in casa propria in luogo detto Don Paolo, giusta i beni di Antonina Drogo e paga alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo annui carlini quattro.
271____
Delia di Bretto vedova di Antonio Tolomeo d’anni 33
Anna Tolomeo figlia d’anni 12
Bruno Tolomeo figlia d’anni 5
Antonio Tolomeo figlio d’anni 1.
Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di Giuseppe Rizzo e via pubblica. Un’alta casa contigua non affittata. Possiede un territorio in luogo detto Savuchello di moggio uno, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimata la rendita per carlini quindici e paga al R. Don Francesco di Paro censo perpetuo carlini diciotto e assorbisce la rendita. Un altro detto Arìa di moggia tre, giusta i beni di questa Ducal Corte e d’Anna Aracri, rivelata la rendita per carlini trenta e paga al R. Don Foca Ciliberto censo perpetuo carlini sei, restano carlini ventiquattro. Altro detto Carlo di Caria di moggia quattro, giusta i beni di Giachino Bruno e via pubblica, stimata la rendita per ducati tre e paga a questa Ducal Corte censo perpetuo annui carlini diciotto, restano carlini dodici. Non si tira per non avere ducati sei di rendita, corrispondenti a carlini sessanta o a once venti.
272____
Elisabetta Papaleo Vedova di Giachino Santacroce d’anni 50
Filippo Santacroce figlio d’anni 13
Bartolo Santacroce figlio d’anni 12.
Abita in casa propria in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni di Domenico Spezano e paga alla chiesa di San Pietro per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci.
273____
Elisabetta Mulè Vedova di Domenico Cambria d’anni 48
Barbara Cambria figlia in capillis d’anni 28.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Francesco Palmarello e paga al convento di S. Agostino annui carlini sei. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia quattro, giusta i beni di Don Nicolò Mannacio, in due partite, stimata la rendita per carlini diciotto e paga a Don Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo annui carlini dodici e alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo grana trentatré. Non si tira.
274____
Elisabetta di Caria Vedova di Agostino Papaleo d’anni 35
Clerico Francesco Papaleo figlio d’anni 16
Fortunato Papaleo figlio, scolaro di grammatica d’anni 14
Giulia Papaleo figlia d’anni 12
Saverio Papaleo figlia d’anni 5.
Abita in casa propria in luogo detto il Castello, vive civilmente, giusta i beni dei Sigg. Solaro ai quali paga di censo perpetuo ducati cinque e mezzo. Tiene un pullètro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Carvina di moggia tre, giusta i beni di Domenico Garisto e via pubblica, stimata la rendita per carlini ventotto. Un altro detto il Mancino di moggia otto, giusta i beni di Giuseppe Servello e Matteo Zimmatore del Pizzo, stimata la rendita per ducati quattro. Altro detto Cardirò di moggia cinque, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi, rivelata la rendita per carlini cinque. Un altro detto il Serrone di moggia sei, giusta i beni di Domenico Garisto e R. Don Gio: Antonio Bretti, stimata la rendita per ducati tre. Altro detto il Campo di moggia cinque, giusta le vie pubbliche, stimata la rendita per carlini quindici. Più in detto luogo moggia quattro, giusta i beni degli eredi di Foca Parisi e via pubblica, stimata la rendita per annui carlini sei. Sono unite once 48. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra Carvina annui carlini venticinque. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Mancino annui carlini nove e mezzo. Alla chiesa delle Grazie censo perpetuo sopra Cardirò annui grana trentacinque. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati sei, annui carlini sei. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati trenta, annui carlini trenta. Al convento di S. Domenico e alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Campo annui carliin sedici e mezzo. Sono once 29,10. Restano once diciotto e grana venti, e si tirano per aver figli maggiori d’anni quattordici once 18,10.
275____
Francesca Quaranta Vedova di Domenico Longo bizoca d’anni 50.
Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, giusta i beni di mastro Leoluca Cappello e Giovanni Bonello. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggia due e mezza, giusta i beni di Pietro Furlano e Domenico Bruno, stimata la rendita per ducati dieci e paga a Don Matteo Pacenza del Pizzo censo perpetuo carlini dieci annui, alla chiesa di San Pietro censo perpetuo carlini quindici, al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini nove, a questa Ducal Corte censo perpetuo grana quarantacinque, al convento di S. Antonio del Pizzo censo perpetuo grana quindici, al convento di S. Domenico per capitale di ducati trenta, annui carlini trenta. Restano carlini trentatré. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
276____
Francesca Pasceri Vedova di Domenico Jordano d’anni 52
Sapienza Jordano figlia Vedova di Domenico Mancari d’anni 30
Cecilia Jordano figlia maritata con Nicola Maida di Tropea
Christina Jordano figlia d’anni 26
Domenico figlio naturale d’anni 4.
Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Berardino Parisi e paga al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini sei.
277____
Giovanna Santacroce Vedova di Nicola Masdea d’anni 36
Giuseppe Masdea figlio d’anni 11
Dianora Masdea figlia in capillis d’anni 14
Anna Masdea figlia d’anni 4.
Abita in casa propria in luogo detto la Scalella, giusta i beni Domenico Ferolito e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo grana venti. Possiede un territorio in luogo detto la Coltùra di moggia cinque, giusta i beni di Pietro Buccinnà, stimato per carlini venti. Un altro detto Sinisi di moggio mezzo, giusta i beni di mastro Giuseppe Quaranta e via pubblica, stimata la rendita per carlini tre e paga agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta di Castelmonardo censo perpetuo annui carlini quattro e assorbisce la rendita. Altro detto Colenza di moggio uno, giusta li beni di mastro Giovanni Bruno e gli eredi di Francesco Masdea, stimata la rendita per carlini tre e paga al convento di S.Agostino carlini tre e assorbisce la rendita. Un altro detto il Manccino di moggio uno, giusta li beni di Giacinto Quaranta e convento di S.Agostino, rivelata la rendita per carlini dieci. Sono once 8,10. Pesi da dedursi: Al convento di S.Domenico censo perpetuo sopra la Coltùra annui carlini tredici e grana sei. Alla chiesa di Santa Maria degli Angeli censo perpetuo sopra il Mancino, annui grana trentasette. Non si tira per non avere ducati sei di rendita, cioè once 20.
278____
Giovanna Bruno Vedova di Giuseppe Serrao d’anni 60.
Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta li beni di Pietro Serrao. Possiede un territorio in luogo detto Cidòni di moggia sette, giusta li beni di mastro Gregorio Teti e Don Michiel’Angelo Mannaci, stimata la rendita per carlini ventiquattro e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana ventisei, restano carlini ventuno e grana quattro. Un altro detto Catalano di moggia due emezza, giusta li beni di Don Giuseppe Mannacio e Sig. Giuseppe Ruffo. Un altro detto il Trivìo di moggia cinque, giusta li beni di Don Francesco di Paro e via pubblica, stimata la rendita per carlini nove e mezzo e paga alla Congregazione del SS.mo Rosario per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci e assorbisce la rendita. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
279____
Giovanna Giordano Vedova di Stefano Ferolito d’anni 33
Dianora Ferolito figlia in capillis d’anni 14.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta li beni d’Antonio Gregoraci e paga al convento di S.Domenico annui grana venticinque.
280____
Laura Dedato Vedova di Domenico Carchidi d’anni 55
Gregorio Carchidi figlio maritato
Giovanni Carchidi figlio casato
Anna Carchidi figlia casata con Domenico Bilotta
Dianora Carchidi figlia casata con Antonio Talòra
Catarina Carchidi figlia maritata con Giacomo Leonardo e tutti fecero il rivelo
Foca Carchidi figlio d’anni 12.
Abita in casa propria avanti la Chiesa Madre, giusta i beni di mastro Antonio di Caria. Possiede un territorio in luogo detto Condacambri di moggia tre, giusta i beni di Giachino Bruno e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dieci. Un altro detto Fialandàro di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola Fiurenza e via pubblica, stimata la rendita per carlini sette. Un altro detto Cardirò di moggia tre, giusta i beni di mastro Giacomo Leonardo e via pubblica, stimata la rendita per carlini diciassette. Sono once 11,10. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati undici, annui carlini undici. Alla chiesa delle Grazie per capitale di ducati quattro e mezzo, annui grana quarantacinque. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Ladro, ossia Cardirò annui carlini cinque. Al R. Don Nicola Parisi censo perpetuo sopra Condacambri annui grana quaranta. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
281____
Laura Pasceri Vedova di Gio: Giacomo Pallaria d’anni 45
Vittoria Pallaria figlia in capillis d’anni 24.
Abita in casa di affitto di Domenico Spezano, in luogo detto la Porta di basso, cui paga carlini sedici. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni di Nicola e Bruno Sgotto, rivelata la rendita per carlini per carlini dieci e paga a Don Matteo Pacenza del Pizzo grana dieci. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
282____
Lucrezia Terranova Vedova d’Ilario Russo d’anni 50
Antonio e Ilario Terranova figli rivelati di suo fratello Giuseppe
Dianora Russo figlia in capillis d’anni 15.
Abita in casa di affitto di Teodora Lo Turcho, in luogo detto la Timpa, cui paga carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto S. Nicola di moggio uno, giusta i beni di Don Nicola Bruno e via pubblica, infruttuoso. Non si tira.
283____
Palma Giordano Vedova di Nicola Parisi d’anni 60
Catarina Parisi figlia d’anni 20.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Francesco Cambria e paga ai Padri del convento di S. Domenico censo perpetuo carlini nove annui. Non si tira.
284____
Palma Gimello Vedova di Nicola Pileci d’anni 28
Foca Pileci figlio d’anni 2.
Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Foca Bevivino e via pubblica. Non si tira.
285____
Rosa Apa bizoca d’anni 40.
Abita in casa propria in luogo detto Porta reale, giusta i beni di Francesco Mulè e Vittoria Apa. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari, seu Pozzo di moggia cinque, giusta i beni di Francesco Mancari e questa Ducal Corte, stimata la rendita per carlini sedici. Non si tira.
286___
Rosa Perri Vedova d’Antonio Triminì 40.
Abita in casa propria avanti la Chiesa Madre, giusta i beni di Chiara Perri. Possiede un territorio in luogo detto la Conia di moggio uno, giusta i beni di Chiara Perri, rivelata per grana cinque. Non si tira.
287____
Sena Sgotto Vedova di Matteo Ruperto d’anni 70.
Abita in casa propria in luogo detto Don Paolo, giusta i beni di Rocco Capozza e via pubblica. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggio uno, rivelata la rendita per grana cinquanta. Non si tira.
286____
Santa Facciolo Vedova d’Antonio Bonello d’anni 35
Foca Bonello figlio d’anni 13
Daniele Bonello figlio d’anni 12
Giuseppe Bonello figlio d’anni 7
Anna Bonello figlia d’anni 10.
Abita in casa propria avanti la Chiesa Madre, giusta i beni di Chiara Perri. Possiede un territorio detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni di questa Ducal Corte e Nicola Aracri, stimata la rendita per carlini sei e paga a Don Onofrio Vitale per capitale di ducati nove, annui c arliin otto e grana due, alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati dieci, annuo ducato uno e assorbisce la rendita. Non si tira.
287____
Sapienza Dedato Vedova di Bartolo Vaiti d’anni 30
Antonio Vaiti figlio d’anni 8
 Domenico Vaiti figlio d’anni 6
Camilla Vaiti figlia d’anni 3. Abita in casa propria in luogo detto la Madonna, giusta i beni di Francesco Carchidi e Antonio di Bretto. Possiede un territorio detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni della Cappella del Purgatorio, stimata la rendita per carlini sette. Un altro detto il campo di moggio uno, giusta i beni di Marco Accetta e via pubblica, stimata la rendita per carlini cinque. Un altro detto il Pozzo di moggia quattro, giusta i beni di Francesco Antonio e Carmino Borraggina, stimata la rendita per annui carlini diciotto. Sono once 10. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Trivìo e Pozzo, annui grana trentadue e mezzo. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati sette, annui grana settantacinque. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati quattro, annui carlini quattro. Al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo sopra il Pozzo, annui carlini quattordici. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
288____
Sapienza Giordano Vedova di Domenico Mancari d’anni 35
Nicola Mancari figlio d’anni 9
Anna Mancari figlia d’anni 5
Agnesa Mancari figlia d’anni 2.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta le vie pubbliche e paga al convento di S. Domenico gran trentasette e mezzo di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto la Fontanella di moggia tre, giusta i beni di Domenico Spezano e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dieci e paga alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati quattro e mezzo, annui grana quarantacinque.
289____
Vittoria Aracri Vedova di Giuseppe Teti d’anni 45
Elisabetta Teti figlia Vedova di Nicola Parisi d’anni 25
Rosa Teti figlia in capillis d’anni 12
Bruno Teti figlio d’anni 6
Cecia Teti figlia d’anni 8
Nicola Parisi nipote d’anni 2.
Abita in casa propria in luogo detto la Madonna, giusta i beni di mastro Domenico Bilotta e paga alla Cappella del SS.mo grana venti. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia sei, giusta i beni di Berardino Parisi e via pubblica, rivelata la rendita per carlini trenta.Un altro detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici. Altro detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni d’Antonio Aracri e fiume corrente, stimata la rendita per carlini tredici. Un altro detto la Crucella di un quarto di moggio, giusta i beni di Domenico di Paro e via pubblica, rivelata la rendita per grana venti e paga al convento di S. Agostino grano bianco quarto due valutato carlini quattro e assorbisce la rendita. Altro detto il Mancino di moggia cinque, giusta i beni Marco Zimmatore del Pizzo, stimata la rendita per carlini tredici. Sono once 22,10. Pesi da dedursi: Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra il Mancino, annui carlini sei. Alla Ducal Corte e alla chiesa di Santa Maria degli Angeli censo perpetuo sopra il mancino annui carlini diciotto e mezzo. A Don Nicola Mannacio e al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo annui carlini quattro, grana cinque e mezzo. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Caijazzo annui carlini sei. Al Sacro Monte del Rosario per capitale di ducati ventitré, annui carlini ventitré. Sono once 19,10½. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
290____
Vittoria Dastoli Vedova d’anni 36
Giuseppe Antonio figli di padre incerto d’anni 12
Abita in casa locanda di Marc’Antonio Palmarello, in luogo detto la Scalella, cui paga carlini ventisette.
291____
Vittoria Apa Vedova di Giacomo Parisi d’anni 50
Christina Parisi figlia in capillis d’anni 25.
Abita in casa propria in luogo detto Porta reale, giusta i beni di Francesco Mulè e Soro Rosa Apa. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggia cinque, giusta i beni di Pietro Papaleo e Giuseppe Parisi, rivelata la rendita per carlini trentacinque. Un altro detto Scòrdari di moggia due e mezza, giusta i beni di Vito Bonello e la Ducal Corte, rivelata la rendita per carlini venti. Tiene una casa in luogo detto Santa Maria delle Grazie, giusta i beni di Giovanna Apa, affittata a Luca Antonio Pallaria Castelmonardo per carlini venticinque, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini diciotto, grana sette e mezzo. Sono once 24,17½. Pesi da dedursi: Al R. Don Michiel’Angelo Mannaci per capitale di ducati ventisette e mezzo, annui carlini ventisette e mezzo. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Campo, annui carlini dodici e mezzo. Alla Cappella del Carmine censo perpetuo sopra Scòrdari, annui carlini sei. Sono once 15,5. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
292____
Vittoria Talora Vedova di Giuseppe Pasceri d’anni 60
Catarina Pasceri figlia in capillis d’anni 14
Giulia Pasceri figlia d’anni 8.

Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Domenico di Caria e paga al convento di S. Agostino censo perpetuo annui carlini tre, e un casaleno contiguo sul quale paga a Don Nicola Mannacio carlini tre annui di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni di Gregorio Carchidi, stimata la rendita per carlini otto e paga alla Cappella della Concezione censo perpetuo grana quarantacinque e al Sacro Monte del Rosario per capitale di ducati cinque annui carlini cinque e assorbisce la rendita.  Un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Antonio Talora, rivelala la rendita per carlini cinque e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo grana trentasette e mezzo. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
293____
Vittoria Prestigiacomo Vedova di Nicola Vacatello d’anni 45
Nicola Vacatello figlio d’anni 10.
Abita in casa di affitto della Chiesa di San Nicola, in luogo detto Monàci, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo, cui paga carlini nove. Possiede un territorio nella Serra di Bonì di moggia due, giusta i beni di Nicola de Cunis, stimata la rendita per grana dieci. Non si tira.
294____
Vironica Stillitano Vedova di Giachino Lazzaro 60
Antonio Lazzaro figlio d’anni 13
Catarina Lazzaro figlia maritata con Antonio Pellegrino
Anna Lazzaro casata con Domenico Farina.
Abita in casa di affitto di Giuseppe Perri, in luogo la Trava di Renzo, giusta i beni di Domenico Cantafi e paga carlini quindici. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni del Sig.Francesco Solaro e del Sig. Gio: Batta di Paro, rivelata la rendita per carlini undici, sopra il quale paga alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci e alla Ducal Corte censo perpetuo carlini quattro. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.
295____
Vittoria Triminì Vedova d’Antonio Colicchio d’anni 43
Francesco Colicchio figlio Soldato di Sua Maestà in Messina
Michiele Colicchio figlio d’anni 12
Antonio Colicchio figlia d’anni 5
Catarina Colicchio figlia d’anni 9.
Abita in casa propria in luogo detto Don Paolo, isolata, sopra la quale paga alla Cappella di S. Anna carlini quindici e grana due e mezzo. Possiede un territorio detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Domenico Colicchio e  Francesco Palmarello, rivelata la rendita per carlini due e grana cinque. Un altro detto Zagariale di moggio uno, giusta i beni del Sig. Gregorio Brizzi e Domenico Praganò, rivelata la rendita per grana quindici, sopra del quale paga alla Cappella del SS.mo annui grana quindici e assorbisce la rendita. Altro detto Caijazzo di moggio mezzo, giusta i beni della Ducal Corte e Vittoria Aracri, stimata la rendita per grana venticinque. Un altro detto il Tfrivìo di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola Colicchio e Domenico Pallaria, stimata la rendita per carlini due. Sono once 2,10. Pesi da dedursi:
 Alla Cappella della Concezione censo perpetuo sopra Scòrdari, annui grana cinquantadue e mezzo. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Caijazzo, annui grana dieci. Al Sacro Monte del Rosario per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Sono once 5,12½. Non si tira perché l’esito supero l’introito.
296____
Vittoria Montauro Vedova di Gio: Giampà d’anni 40
Anna Giampà figlia in capillis d’anni 20
Filippo Giampà figlia d’anni 12.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo isolata, sopra la quale paga al convento di S. Domenico annui grana settantacinque di censo perpetuo e alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati cinque, annui carlini cinque.
297____
Vittoria Dedato Vedova di Foca Ruperto d’anni 60.
Abita in casa di affitto in luogo detto Cupaci e paga a Domenico Santacroce carlini quindici. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggia due, giusta i beni di Giacinto Quaranta e via pubblica, stimata la rendita per carlini dieci e mezzo, sopra il quale paga alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici e alla chiesa di San Pietro censo perpetuo grana dieci. Non si tira.
298____
Vittoria Bruno Vedova di Domenico Cucuzzi d’anni 25
Vincenzo Cucuzzi figlia d’anni 4
Catarina Cucuzzi figlia d’anni 2.
Abita in casa propria in luogo detto Cupaci, giusta i beni di Domenico Fida e via pubblica. Possiede un territorio detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni di Francesco Palmarello e via pubblica, stimata la rendita per carlini nove. Un altro detto Nuzzo in due partire di moggia due e mezza, giusta i beni di Francesco Palmarello e Francesco Bonello, rivelata la rendita per carlini sette. Non si tira per non avere ducati sei di rendita.

Scalella, varie volte ripetuto, forse riferito a Portella.

 

CAPITOLO IV

CATASTO DEGLI ECCLESIASTICI CITTADINI SACERDOTI.

299____
Rev. Don Agostino Serrao sacerdote d’anni 51
Abita in casa propria assieme a Giachino suo fratello. Possiede un territorio in luogo detto Garciopoli patrimoniale, promesso da Francesco Serrao suo padre, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e Sig. Notar Giuseppe Bonelli, stimata la rendita per carlini venti, sopra il quale paga alla chiesa di San Pietro carlini otto.
300____
Rev. Don Domenico Bonello sacerdote d’anni 40
Possiede un territorio patrimoniale in luogo detto il Serrone di moggia cinque, giusta i beni di Giuseppe Perri, rivelata la rendita per ducati cinque e mezzo, sopra il quale paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana venti. Più un altro luogo patrimoniale detto Nuzzo di moggia tre, giusta i beni della chiesa di San Nicola e via pubblica, rivelata la rendita per ducati tre. Più possiede un territorio in luogo detto Talagòne di moggia due, giusta i beni del convento di S. Domenico, rivelata la rendita per carlini dieci, extra patrimonio, sopra il quale paga al convento di S. Domenico carlini otto.
 Più tiene una casa in luogo dove abita detto il Borgo, rivelata con un trappeto d’oglio non macinante, sopra la quale paga agli eredi dell’Abate Guiduccio per capitale di ducato venticinque, annui carlini venticinque. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati venticinque, annui carlini venticinque. Alla chiesa di San Nicola per capitale di ducati venticinque, annui carlini venticinque. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa carlini dodici e mezzo, al medesimo per capitale di ducati dodici, annui carlini dodici. Non si tira.
301____
Rev. Don Francesco Antonio di Caria sacerdote d’anni 38
Isabella Rizzuto Madre Vedova d’anni 54
Giulia sorella in capillis d’anni 24
Nicola fratello, vive civilmente, d’anni 22.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta lì beni di Pietro Accetta, sopra la quale paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana sette e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto Juda, patrimoniale, di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte, rivelata per carlini venti, sopra il quale paga alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo grana nove e mezzo. Più un altro detto Mantìfica patrimoniale di mezzo moggio, giusta i beni di mastro Antonio de Caria, stimato per carlini quattro. Altro detto Mantìfica, seu l’Ustra di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo, rivelata la rendita per carlini dieci. Più un altro in luogo detto Juda, extra patrimonio, di moggia otto, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimata la rendita per ducati cinque. Tiene un trappeto d’olio per quest’anno non macinante, sotto la casa che abita. Tiene un basso per stalla sotto la casa di abitazione. Esige dagli eredi di Giuseppe Ferolito per capitale di ducati cinque, annui carlini quarantacinque. Sono once 17,25. Pesi da dedursi: Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati sette, annui carlini sette. Alla chiesa di San Nicola di Bari per capitale di ducati venti, annui carlini venti. Alla chiesa di San Gio: Batta per capitale di ducati dodici, annui carlini dodici. Alla Cappella del Carmine per capitale di ducati cinquanta, annui ducati quattro e mezzo. Sono once 28. Il peso assorbisce la rendita.
302____
Rev. Don Foca Ciliberto sacerdote d’anni 33
Suor Teresa Ciliberto sorella bizoca d’anni 35.
Abita in casa propria in luogo detto la Madonna, sopra la quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini due, giusta i beni di mastro Gio: Batta Lo Jacono. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo, patrimoniale, di moggia due, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e Pietro Costa, rivelata la rendita per ducati cinque. Più un altro in luogo detto Pizzullo patrimoniale, di moggia tre, giusta i beni del R. Don Giuseppe Mannacio e via pubblica, rivelata la rendita per ducato otto e paga a Don Nicola Mannacio censo perpetuo carlini dodici mezzo. Esige dal Dottor Fisico Michiel’Angelo Giampà per capitale di ducati trenta, annui carlini ventisette. Più possiede un territorio in luogo detto la Serra extra patrimonio di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Pungituri e Giacinto e Giacinto Rondinello, stimata la rendita per carlini nove, sopra del quale alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo carlini dieci e assorbisce la rendita. Restano di netto once 11.
303____
Rev. Don Francesco Antonio di Paro sacerdote d’anni 40
Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni di Domenico Spezano. Possiede un trappeto d’olio e un orticello contiguo patrimoniale, in luogo detto il Bivièro, promessogli da suo padre mastro Antonio di Paro, giusta i beni del Sig. notaro Giuseppe Bonelli, rivelato l’uno e l’altro per ducati quattro, sopra i quali paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana dieci. Più un altro in luogo detto il Campo di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Sig.Giuseppe Perris e Cecilia Cucuzzi, patrimoniale, stimata la rendita per carlini dodici, sopra del quale paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo grana diciassette e mezzo. Più un altro detto Torrenova di moggia tre patrimoniale, giusta i beni del Sig. Giacinto Perris e Giovanna Bruno, rivelata la rendita per carlini sette e grana tre, paga alla Confraternita del SS.mo Rosario censo perpetuo grana quarantacinque. Più un altro detto il Trivìo di moggio uno e mezzo patrimoniale, giusta i beni di Giuseppe Bonello e gli eredi di Marc’Antonio Teti di Polìa, stimata la rendita per carlini trenta, sopra del quale paga alla Ducal Corte censo perpetuo annui grana trentasei. Più un altro detto Galipà, seu Archi patrimoniale di moggia dodici, giusta i beni della Cappella del Carmine e Beneficio di San Benedetto, stimata la rendita per ducati cinque, sopra del quale paga alla cappella di San Carlo censo perpetuo grana ventidue e mezzo.
Beni comprati: Possiede un territorio in luogo detto Cidòni, seu Puzzo di moggia quindici, giusta i beni di Natale Muzzì e Antonio Cucuzzi, stimata la rendita per ducati nove e carlini otto. Più tiene una casa in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giacinto Quaranta, affittata a Nicola di Caria per ducati quattro dei quali, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini trenta. Più un altro territorio in luogo detto S. Giovanni di mezzo moggio, limito fiume corrente e via pubblica, stimata la rendita per grana trentacinque. Un altro detto il Campo, seu Cardirò di moggia cinque, giusta i beni di Don Giuseppe Solaro e Domenico Peri, stimata la rendita per carlini sedici e mezzo. Altro detto Nuzzo di moggia sei, giusta i beni di Pietro Talòra e Giuseppe Cucuzzi, stimata la rendita per ducati sette. Esige da Nicola Sgotto per capitale di ducati diciassette, annui carlini quindici e grana sette e mezzo.
Robe che tiene in comune e indivise col Rev. Don Matteo Perris per il legato pio del quondam mastro Pietro Talòra : possiede una casa in luogo detto la Timpa, giusta i beni del Sig. Giacinto Perris, affittata a Gennaro Capozza per ducati quattro dei quali, edotto il quarto di riparazione, restano carlini trenta, sua porzione carlini quindici. Tiene un orticello anche in comune di mezza quartucciata in luogo detto la Gurnella, giusta i beni del Sig. Notar Giuseppe Bonelli e fiume corrente, rivelata la rendita per carliin quattro, sua porzione grana venti. Un altro in luogo detto Pizzullo di mezza quartucciata, giusta la via pubblica e fiume corrente, rivelata la rendita per carlini quattro, sua porzione grana venti. Altro in luogo detto il Campo di moggia sei, giusta i beni degli eredi di Francesco Antonio di Paro e Angela Ciliberto, stimata la rendita per carlini venti, sua porzione carlini dieci. Un altro detto Cardirò, seu Pirara di Morgone di moggia sei, giusta i beni di Vito Bonello e via pubblica, stimata la rendita per carlini dodici, sua porzione carlini sei. Sono unite once 89, 17½.
Pesi da dedursi sopra le robe legate: Messe due la settimana perpetue per l’anima del testatore, annui ducati dieci e grana quaranta, sua porzione annui ducati cinque e grana venti. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per contribuzione di utensili carlini cinque, sua porzione grana venticinque. Al Rev. Don Giuseppe Mannacio censo perpetuo sopra Pizzullo grana quindici, sua porzione grana sette e mezzo. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra Cardirò grana quarantadue, sua porzione grana ventuno. Alla Cappella di San Foca censo perpetuo sopra il Campo carlini cinque, sua porzione grana venticinque. Alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati ventuno e mezzo, annui c carlini diciannove, sua porzione grana novantasette. La rendita di dette robe legate è di once undici e grana venti, i pesi sono once ventitré e grana sei e assorbisce la rendita. Pesi sopra le robe comprate:
Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Nuzzo e Cidòni, grana trentadue e mezzo. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra Nuzzo e S. Giovanni, annui carlini ventitré e mezzo. Agli eredi del Sig. Ottavio Bilotta censo perpetuo sopra Nuzzo, grana venticinque. Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra il Campo annui grana dieci. Alla Cappella di San Carlo censo perpetuo sopra il Campo carlini tre. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Campo e sopra la casa del Borgo, annui carlini quattordici. Al Pio Monte del Rosario per capitale di ducati cinque, annui carlini cinque. Al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Al convento di Santa Croce per capitale di ducati ventisei, annui carlini ventitré e grana quattro. Al Sig. Giuseppe Faccioli per capitale di ducati centoventicinque, annui ducati dieci. Più al detto Faccioli censo perpetuo sopra il Puzzo carlini tredici e grana sette. Alla Cappella dello Reto censo perpetuo sopra Cidòni, annui carlini diciannove e grana sei. Le once delle robe comprate sono ottantanove, grana diciassette e mezzo e le once dei pesi sono settantadue, grana diciannove e mezzo, restano once sedici, grana ventotto, 16,28.
304____
Rev. Don Francesco Solaro sacerdote della Città di Monteleone, abitante in questa Terra di Francavilla, d’anni 30.
Abita in casa propria in luogo detto il Castello, giusta i beni degli eredi di Agostino Papaleo. Possiede un territorio patrimoniale in luogo detto Sotto l’Ari di moggia sei, giusta i beni del convento di S. Agostino e la Cappella del Carmine, stimata la rendita per ducati venti. Possiede un’altra casa di due camere in luogo detto Magliacane extra patrimonio, giusta i beni di Pietro Buccinnà e d’Antonio Triminì, affittata per ducati quattro e grana sei, paga alla Cappella della Concezione per capitale di ducati sessantasei, annui carlini sei e assorbisce la rendita.
305____
Rev. Don Giuseppe Antonio Cantafi sacerdote d’anni 31
Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, giusta i beni di Foca Parisi, con un orticello di sotto di coppolate quattro per comodo di casa. Possiede un territorio detto Nuzzo di moggia cinque, giusta i beni di Don Matteo Perris e Domenico Cantafi, stimata la rendita per ducati quattro. Tiene due potèghe sotto la casa che abita extra patrimoniale, affittate a mastro Bruno Battagliese e a mastro Gio: Batta Lo Jacono per ducati cinque, dei quali, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini trentasette e mezzo. Più possiede un territorio in luogo detto Caijazzo extra patrimonio di moggia due, giusta i beni di Vittoria Colicchio e d’Antonio Aracri, rivelata la rendita per carlini tre, sopra del quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo grana cinque, restano grana venticinque. Più possiede un territorio in luogo detto la Cottùra di mezzo moggio, censuito a più particolari per fare case e coppolate sei se li tiene il medesimo, dei quali censuari e rendita di detta piccola continenza percepisce carlini trentasette e paga alla Cappella del SS.mo censo perpetuo carlini trentacinque, restano grana venti. Sono unite once 27,10.
306____
Rev. Don Gio: Antonio Bretti sacerdote d’anni 52.
Abita in casa propria in luogo detto la Porta di basso, giusta i beni di Gio: Colicchio e Antonio Accetta. Possiede un territorio detto Cupìddo, seu Russomanno di moggia dodici, giusta i beni di Don Michiel’Angelo Mannaci, via pubblica e fiume corrente patrimoniale, stimata la rendita per carlini quindici e paga alla Cappella del SS.mo grana quarantacinque di censo perpetuo. Possiede un altro territorio detto il Ciramidìo, ossia Madalena patrimoniale di mezzo moggio, giusta i beni del R. Don Matteo Perris e suoi fratelli, stimata la rendita per carlini tre, dentro il quale stabile tiene un molino per macinare grano, affittato a Domenico Scicchitano per tomoli trentasei di grano bianco, stabilita la rendita per ducati ventotto e grana ottanta sopra la quale paga alla Ducal Corte carlini sei di censo perpetuo e restano ducati diciotto e grana venti. Possiede un orticello comprato in luogo detto Sotto l’Ari di mezzo moggio, censito a più particolari per ducati tre e mezzo. Restano fuori del patrimonio once 11,10.
307____
Rev. Don Giuseppe Perris sacerdote d’anni 42.
Abita in casa propria in luogo detto la Timpa. Possiede un territorio in luogo detto Arca patrimoniale di moggia dodici, giusta i beni di Don Matteo Perris e via pubblica, stimata la rendita per ducati cinque. Più un altro detto l’Ustra patrimoniale di moggia due e mezza, giusta i beni di Domenico Spezano e via pubblica, stimata la rendita per carlini dieci. Più un altro detto Garciopoli di moggia cinque, giusta i beni di Giuseppe Perris e Don Domenico Bonello, stimata la rendita per ducati quattro e mezzo. Più un altro detto la Foresta di moggia tre, giusta i beni di Bruno Bilotta e Giuseppe Perri, stimata la rendita per carlini trenta, sopra il quale paga alla Ducal Corte censo perpetuo grtana otto e cavalli otto, al convento di S. Agostino per capitale di ducati trentasei, annui carlini trentasei e assorbisce la rendita.
308____
Rev. Don Giuseppe Mannacio diacono d’anni 25.
Abita in casa propria in luogo detto dietro la Chiesa Madre, giusta i beni del Sig. Giuseppe Antonio Accetta. Possiede un territorio patrimoniale in luogo detto Garciopoli e Pizzullo di moggia cinquanta, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e del Notar Giuseppe Bonelli, stimata la rendita per ducati quaranta. Altro detto Diadora patrimoniale di moggia quattro, giusta i beni di Foca Catanzaro e via pubblica, in due partite, stimata la rendita per carlini trentatré. Altro detto Garciopoli patrimoniale di mezzo moggio, giusta i beni di Foca Catanzaro e Nicola Sgotto, stimata la rendita per grana quaranta. Altro detto la Chiusella patrimoniale di moggia dieci, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e via pubblica, stimata la rendita per ducati quattro. Più un altro in luogo detto Furno patrimoniale di moggia venti, giusta i beni di Don Foca Ciliberti e via pubblica, stimata la rendita per ducati tredici. Più tiene un trappeto d’olio patrimoniale, macinante in luogo detto Perri, stabilta la rendita per carlini trenta annui. Più tiene due molini per macinare vettovaglie, in luogo detto Pizzullo, affittati uno a Gennaro Attisano, proprio quello di sopra, per tomoli ventiquattro l’anno di grano bianco e il molino di sotto per tomoli trenta di grano bianco ad Antonio Tolomeo, valutati per ducati quarantatrè e carlini due, dei quali, dedotte le spese necessarie secondo lo stabilimento fatto, restano ducati trentatré e grana venti. Le quali rendite valutate assieme fanno ducati ottantasei e grana novanta, dei quali bonificati ducati venticinque di patrimonio e ducati quarantasei, carlini quattro di annuo censo bullale che paga al convento di S. Agostino per capitale di ducati cinquecentoquattordici al nove per cento, alla Ducal Corte per censo perpetuo sopra le suddette robe carlini trentasette e mezzo annui, restano ducati tredici e grana settantacinque che fanno once 39,5.
309____
Rev. Don Michiel’Angelo Mannaci sacerdote d’anni 38
Suor Teresa Mannaci Zia bizoca d’anni 50
Anna sorella in capillis d’anni 39
Agostina sorella in capillis d’anni 24
Marco Gallello di Badolato servo d’anni 22
Catarina Bilotta di Castelmonardo serva d’anni 30.
Abita in casa propria in luogo detto la Porta di Basso, giusta i beni di Domenico Spezano, sopra la quale paga alla Ducal Corte censo perpetuo carlini dieci. Possiede un territorio in luogo detto Cidòni, sopra via, di moggia venti, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, patrimoniale, stimata la rendita per ducati quindici. Più un altro in luogo detto Russomanno di moggia dodici, giusta i beni del R. Don Gio: Antonio Bretti, via pubblica e fiume corrente patrimoniale, stimata la rendita per ducati otto.  Pesi sopra detto patrimonio: Alla Cappella di San Foca censo perpetuo sopra Russomanno, annui carlini tredici. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra detto fondo, annui carlini cinque. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Cidòni, annui carlini quattro e mezzo. Per essere la rendita di detto patrimonio non ascendente a ducati venticinque non si tira. Beni extra patrimonio: Possiede un territorio in luogo detto Cidòni di moggia diciotto, giusta i beni di mastro Gregorio Teti e fiume corrente, stimata la rendita per ducati venti e grana cinquanta. Più un altro in luogo detto Jaculano di moggia ventitré, giusta i beni di Don Gregorio Bretti e fiume corrente, stimata la rendita per ducato dodici e carlini quattro. Più un altro in luogo detto il Surdo di moggia tre, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e via pubblica, rivelata la rendita per carlini dodici. Altro in luogo detto Tirì di moggio uno, giusta i beni del convento di S. Agostino e della Cappella del Carmine. Più un altro in luogo detto il Trivìo di moggio uno e mezzo, giusta i beni del convento di S. Agostino e Giuseppe Accetta, rivelata la redita per ducati quattro, sopra il quale paga al Sig. Giuseppe Faccioli per capitale di ducati cinquanta, annui ducati quattro e mezzo e assorbisce la rendita. Al convento di S. Antonio del Pizzo censo perpetuo sopra detto fondo, annui carlini dieci. Tiene un trappeto d’olio sotto la propria casa di abitazione, stabilita la rendita per carlini trenta. Esige da Santo Muzzì e da Domenico Papaleo censo perpetuo sopra Jaculano, annui carlini ventidue e mezzo. Sono tutte unite once 167,25. Pesi da dedursi:
Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Cidòni e Jaculano, annui carlini ventinove e mezzo. Alla Cappella di San Foca censo perpetuo sopra Tirì, annui grana cinquanta. Alla Parrocchia della Roca censo perpetuo sopra Jaculano, annui carlini tre. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati novanta, annui ducati nove. Alla chiesa di San Nicola per capitale di ducati settanta, annui ducati sette. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati venti, annui carlini venti. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici. Alla Cappella del Purgatorio per capitale di ducati nove, annui carlini nove. A Don Nicola Mannacio per capitale di ducati trenta, annui carlini ventisette. Restano di netto delle robe extrapatrimoniali once cinquantanove e grana dieci, 59,10.
310____
Rev. Don Nicola Francesco Antonio Bruno sacerdote d’anni 32
Vittoria Pizzonia nipote d’anni 6.
Abita in casa propria in luogo detto la Scalella, giusta i beni di Marc’Antonio Palmarello. Possiede un territorio in luogo detto San Nicola patrimoniale, promesso da suo padre, di moggia dieci, giusta i beni del Notar Giuseppe Bonelli e mastro Bruno Battaglise, rivelata la rendita per ducati otto, sopra del quale paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo tomolo uno e mezzo di grano bianco, valutato per carlini dodici. Possiede un altro territorio in luogo detto Mastrangelo extra patrimonio di moggia cinque, giusta i beni di Natale Cucuzzi e Foca Furlano, rivelata la rendita per carlini trenta, sopra il quale paga al Sig. Bruno Serrao di Castelmonardo carlini undici, grana sei e cavalli tre. Più un altro detto Cutulìa di moggia due, giusta i beni di mastro Domenico Bilotta e Laura Salatino, rivelata la rendita per carlini dodici. Paga al convento di S. Domenico per capitale di ducati ventidue, annui carlini ventuno, grana sette e mezzo.. Restano once 2,38¾. Produce documento che paga alla chiesa di Santa Maria delle Grazie carlini ottanta e assorbisce la rendita.
311____
Rev. Don Nicola Parisi sacerdote d’anni 39. Oculis orbatus.
Abita in casa propria in luogo detto Monàci. Possiede un territorio in luogo detto il Campo, patrimoniale promesso da suo padre, di moggia due, giusta i beni di mastro Domenico Serrao ed eredi di Agostino Papaleo, stimata la rendita per carlini dodici, sopra il quale paga alla Cappella di San Foca e alla chiesa di San Nicola censo perpetuo di carlini sei, grana otto e cavalli quattro. Più un altro detto Nuzzo, patrimoniale, in due partite di moggia tre, giusta i beni degli eredi di Foca Ruperto e Pietro Papaleo, stimata la rendita per carlini trentanove. Più esige dagli eredi di Domenico Carchidi censo perpetuo sopra Condacambri patrimoniale, annui carlini dodici. Beni comprati: Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia quattro, giusta i beni di mastro Giuseppe Teti, stimata la rendita per carlini dieci. Tiene una casa in luogo detto la Timpa affittata alla Sig.ra Lucrezia Bongiovanni per ducati otto, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati sei. Un’altra casa in luogo detto Monàci affiatata a mastro Rosario Bova per carlini trentacinque, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventisei, grana due e mezzo. Altra casa in due stanze, in luogo detto la Trava di Renzo, affittata a Giovanni Gimello per ducati cinque e grana venticinque che, detto il quarto di riparazione, restano carlini trentanove, grana tre, cavalli nove. Esige da Pietro costa censo perpetuo sopra il Campo grana dieci. Sono once 45,22½. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la casa in luogo detto la Timpa, annui grana quindici. Restano once 45,7½.
312____
Rev. Don Nicola Bruno di Vincenzo sacerdote d’anni 40
Giovanna Perri cugina d’anni 60.
Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, sopra la quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo grana venti. Tiene un cavallo per uso proprio. Possiede una casa patrimoniale in luogo detto la Porta di Basso affittata a Giovanni Jezzi per ducati cinque. Più possiede un territorio in luogo detto il Mancino, patrimoniale, di moggia sei, giusta i beni della Cappella dei Morti e Christina Colicchio, stimata la rendita per ducati quattro e carlini due e paga alla Ducal Corte grana nove di censo perpetuo.  Più un altro in luogo detto l’Affilatore, ossia Mantìfica di moggia cinque, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e via pubblica, stimata la rendita per carlini tredici, sopra il quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo di carlini ventuno. Più un altro detto Nuzzo, patrimoniale, di moggio mezzo, giusta i beni di Francesco Cusentino e via pubblica, stimata la rendita per carlini ventotto. Più un altro detto Scòrdari, patrimoniale, di moggia due, giusta i beni d’Antonio Aracri e via pubblica, stimata la rendita per carlini dieci. Un altro in luogo detto Carlo di Caria, posto a suo fratello Giachino che lo possiede. Un altro detto la Serra di Bonì, patrimoniale, di moggia tre, giusta i beni del convento di S. Agostino e la Ducal Corte, stimata la rendita per carlini quattro. Beni comprati: Possiede una casa in luogo detto la Scalella, giusta i beni di Nicola e Foca Ferolito, affittata a Vito Furlano per carlini trenta che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Tiene un basso di casa di casa in luogo detto S. Maria, affittato a Isabella Giampà per carlini quindici che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini undici, grana due e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto Caijazzo di moggia tre, giusta i beni di Antonio Furlano e Antonio Serrao, stimata la rendita per ducati otto, sopra il quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo annui carlini ventidue e mezzo, restano ducati cinque e grana settantacinque. Tiene un trappeto d’olio macinante, stabilita la rendita per carlini trenta, sopra il quale paga al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini dieci, restano carlini venti. Esige da Nicola Bonello per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto. Più esige da Giovanni Apa per capitale di  ducati venti, annui carlini diciotto. Più da Foca Furlano per capitale di ducati tredici, annui carlini undici e grana sette. Più dagli eredi di Tomaso Salatino per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. Più da Domenico Farina per capitale di ducati cinque, annui carlini quattro e mezzo. Più da Francesco Pirrò per capitale di ducati dodici, annui carlini dieci e grana otto. Più da Foca Ferolito per capitale di ducati cinque, annui carlini quattro e mezzo. Da Domenico Balestrieri censo perpetuo sopra la casa annui carlini quattro. Più tiene con Domenico Pizzonia vacche tre stirpe e una figliata, stabilita la rendita per ducati sei e mezzo, metà sua porzione carlini trentadue e mezzo.
313____
Rev. Don Rosario Parisi sacerdote d’anni 34
Rosa Parisi sorella bizoca d’anni 27.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo. Possiede un territorio in luogo detto il Piano della Gurna, patrimoniale promesso da suo padre, di moggia quattro, giusta i beni di Pietro Bilotta e Carlo Bruno, stimata la rendita per ducati dieci. Un altro detto il Giardinello in Territorio di Maida. Più un altro in luogo detto il Trivìo, posto a soro Francesca Quaranta che lo possiede. Tiene una giumenta per uso proprio.
314____
Rev. Don Antonio Rondinello sacerdote d’anni 50
Vittoria Rondinello sua sorella in capillis d’anni 26
Isabella Rondinello sua sorella in capillis d’anni 22.
Abita in propria in luogo detto la Trava (di Renzo), giusta i beni del Sig. Giuseppe Antonio Accetta. Possiede un territorio patrimoniale promesso da suo padre, in luogo Nuzzo di moggia dodici, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata la rendita per ducati dieci.
315____
Rev. Don Antonio Perris sacerdote d’anni 52.
Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, giusta i beni di don Nicola Parisi.
Possiede un territorio patrimoniale, in luoghi detti Mungone, Ferraro, Granatara e Arca, in più partite, di moggia quarantadue, giusta i beni della Ducal Corte, San Benedetto di Salerno e la Cappella di Santa Sofia con via pubblica, stimata la rendita per ducati ventidue e mezzo, sopra i quali paga di censo perpetuo alla Ducal Corte carlini sei, grano bianco tomolo uno sopra Fruci e Arca, stabilito per carlini otto e più grana cinque, restano di netto ducati ventuno e grana cinque. Un altro patrimoniale in luogo detto Nuzzo di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Cantafi e via pubblica, stimata la rendita per ducati quattro. Beni extra patrimonio: Possiede un territorio in luogo detto l’Olivetta di moggia dodici, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis e via pubblica, stimata la rendita per ducati quattro e mezzo. Più un altro in luogo detto la Foresta di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte, Giuseppe Perris e via pubblica, stimata la rendita per carlini ventitré. Un altro detto la Crucella di moggio uno e mezzo, giusta i beni del R. Gio: Antonio Bretti e Antonio Perri, stimata la rendita per carlini otto. Tiene un trappeto d’olio macinante in luogo detto Sotto l’Ari, giusta la via pubblica e Don Nicola Bruno, stabilita la rendita per carlini trenta. Più tiene un molino di macinare vettovaglie in luogo detto la Gurnella, affitta a Francesco Salatino bianco, per tomoli trentasei di grano, stabilita la rendita per ducati diciotto e grana ottanta. Tiene una casa affittata a Concetta Consulo in luogo detto la Timpa, giusta i beni di Antonio Fruci, per carlini venti che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini carlini quindici. Più un’altra casa in detto luogo affittata a Francesco Rizzo e Stefano Tropea per ducati cinque e mezzo che, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati quattro e grana dodici e mezzo. Più tiene bovi di aratro numero due di tre anni in su, stabilita la rendita per ducati sei. Restano once 126, 22½. Più tiene una casa di affitto, un territorio detto Cardirò, altri detti il Campo, Gurnella e Pizzullo, dei quali percepisce la metà stante l’altra metà la possiede il R. Don Francesco di Paro e perché ci sta il peso di ducati cinque, grana venti di Messe legate assorbisce la rendita, come appare dalla partita del su detto Don Francesco di Paro. Pesi da dedursi:Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra l’Olivetta, annui carlini diciotto. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il molino, annui ducati otto. Al convento di S. Agostino per capitale di ducati novantasei e mezzo, annui ducati otto e grana ottantacinque. Al convento di San Domenico censo perpetuo sopra il trappeto, annui grana sessantadue e mezzo. Restano di netto once 98,17½.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO V
CATASTO DEI CONVENTI
316___
Venerabile Convento di Santa Maria della Croce dell’Ordine di S. Agostino di questa Terra di Francavilla.
Possiede un territorio in luogo detto Spilinga di moggia quaranta, giusta il Vallone del Drago e vie pubbliche, rivelata per ducati dodici. Più un altro detto Drago di moggia quattro, giusta i beni della Cappella del SS.mo del Sig. Giuseppe Ruffo, stimato carlini venticinque. Più un altro detto Pietro Fruci di moggia diciotto, confinante con più vie pubbliche e altri beni di detto convento, rivelata ducati cinque. Più un altro detto Foscari di moggia dieci, giusta i beni di Domenico Morano e Domenico Garisto, stimato per ducati cinque.
Più un altro detto Fracàrlo di moggia diciotto, giusta i beni di Domenico Morano e via pubblica, stimato per ducati dodici e mezzo. Un altro detto Fragostino di moggia diciannove, giusta i beni di detto convento, vallone corrente e via pubblica, stimato per ducati dodici. Un altro detto la Conia di moggia venti, giusta i beni di Don Francesco Amalfitani e Francesco Destito, stimato per ducati quindici. Un altro detto Cotùra di Santa Maria degli Angeli di moggia nove, giusta i beni del convento di S. Domenico e le vie pubbliche, stimato per ducati quattro e mezzo. Più un altro detto la Carcàra, ossia Ciramidìo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola Costa e via pubblica, stimata per carlini trenta. Altro detto Sotto l’Ari orto di moggia nove, giusta i beni del R. Don Francesco Solari e Cappella del Carmine, stimato per ducati quindici.
Più un altro detto la Cotùra di basso di moggia cinquanta, giusta i beni del convento di S. Domenico, Rev. Don Michiel’Angelo Mannaci e via pubblica, stimato per ducati venti. Un altro detto Castellano in due partite di moggia due, giusta i beni del Mag.co Giuseppe Serrao e via pubblica, stimato per carlini undici. Più un altro detto Cullaro di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Sig. Gerolamo Drogo e via pubblica, stimato per carlini quattro. Un altro detto l’Archi, battendiero, e Falco di moggia trentanove, giusta i beni del Rev. Don Francesco di Paro, Domenico Fida, vallone corrente e via pubblica, stimato per ducati dodici. Un altro detto Galipà di moggia dodici, giusta i beni di Domenico Fida e via pubblica, stimato per carlini ventiquattro. Un altro detto Marasà di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Carlo Bruno e Foca Furlano, stimato per carlini sei. Un altro detto Vignali, ossia Trivìo di moggia dodici, giusta i beni di Marc’Antonio Teti, Sig. Gio: Batta di Paro e via pubblica, stimato per ducati sei e grana trenta. Altro detto i Bilotti di moggia diciotto, giusta i beni della Ducal Corte e Sig. Marcello Ruffo, stimato per ducati tredici. Un altro detto Torrenova e Schipano in due partite di moggia ventisei, giusta li beni del Sig. Berardino Vitale e Sig. Mannacio, stimati per ducati venti. Più un altro in luogo detto Chimirri e Gennarello di moggia cinquantatrè, giusta i beni di Foca Cucuzzi, Bruno Santacroce, Giuseppe Pasceri e via pubblica, stimati per ducati trentasei. Un altro detto Caijazzo di moggia due, giusta i beni del Rev. Don Tomaso Serrao, Don Domenico Bonello e via pubblica, stimato per carlini diciassette. Più un altro detto il Romito, ossia Mantìfica di moggia venti, giusta i beni di Domenico Attisano, Domenico di Caria e via pubblica, rivelato per carlini trentacinque. Un altro detto l’Ustra di moggia due, giusta i beni di Pietro Papaleo e Domenico di Caria, stimato per ducati cinque e grana settanta. Altro detto l’Argììlla di moggia dodici, giusta i beni di Giuseppe Pasceri e via pubblica, stimato per ducati otto. Un altro detto la Cuturella di Riga di moggia venti, giusta i beni di Giuseppe Fiurenza, Giuseppe Parisi e via pubblica, stimato per ducati otto. Più un altro detto Galinardo, ossia Campo di moggia quindici, confinante con vie pubbliche, stimato per ducati cinque. Un altro detto la Cerzulla di moggia quattro, giusta i beni di Natale Parisi e via pubblica, stimato per carlini undici e mezzo. Altro detto il Giardino Nuovo di moggia quaranta, giusta i beni del Sig. Gregorio Brizzi e via pubblica, stimato per ducati quindici e grana novanta. Un altro detto i Cerasari di moggia dodici, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis, Notar Giuseppe Bonelli e Antonio Parisi, stimato per carlini venticinque. Altro detto Bellisari di moggia sette, giusta i beni di Domenico di Caria e Cappella di San Foca, stimato per carlini venti. Un altro detto i Pirarelli di moggia sei, giusta i beni di Carmino Attisano e mastro Martino Bonello, stimato per carlini dieci.
Più un altro detto il Mancino di moggia nove, giusta i beni di mastro Gregorio Teti, Nicola de Cunis, rivelato per carlini ventisei.
Un altro detto Vallomeli di moggia dieci, giusta i beni di Gio: Batta Bilotta Tringoli e Marc’AntonioPungituri, stimato per carlini venti.
 Più un altro detto la Pietra Bianca, ossia la Serra di Bonì di moggia quindici, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini ventiquattro. Un altro detto la Nucarella, ossia Cucciurdo di moggia due, giusta i beni di Antonio Prestigiacomo e Pietro Bilotta, stimato per carlini quindici. Più un altro detto la Vignacella, Zirò e Terra Forte di moggia di moggia venti, giusta i beni di Michiele Bilotta e via pubblica, stimato per ducati otto.
Altro in detto luogo di moggio uno e mezzo, giusta i beni dello stesso Bilotta e via pubblica, stimato per ducati quattro. Un altro detto Simpriciano di moggia ventuno, giusta i beni di Antonio Prestigiacomo e il medesimo convento, stimato per ducati sette e carlini cinque. Un altro detto la Gurna, S. Opullo, l’Ari di moggia trentatré, giusta i beni della Ducal Corte, Francesco Bonello, Berardino Pettinato e via pubblica, stimata la rendita per ducati ventisei e carlini sette e mezzo. Più un altro detto il Mancino di moggia due, giusta i beni di mastro Giuseppe Quaranta, Giovanna Santacroce e via pubblica, stimato per carlini sei. Un altro detto la Pietra Bianca di moggia due e mezzo, giusta i beni di mastro Domenico Apa e mastro Domenico Antonio Bartuccio, stimato per carlini sei.
Un altro detto Foscari, ossia Timpone di moggia sei, giusta i beni di Don Marc’Antonio Morano e Domenico Garisto, stimato per carlini diciotto. Più un altro detto lo Zirò di moggia tre, giusta i beni del medesimo convento e via pubblica, stimato per carlini quattordici. Più tiene vacche numero venti, stabilita la rendita per ducati quaranta. Pecore e capre numero quattrocento, stabilita la rendita per ducati quaranta. Più tiene tre paia di bovi, una mula, una giumenta e un cavallo per uso del convento.
Più una casa affittata a Camilla Attisano, in luogo detto il Borgo, per carlini trenta che, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Più un’altra casa affittata ad Antonio Serrao, in luogo detto Magliacane, rende dedotto il riparo carlini venticinque. Un’altra in detto luogo affittata a Bruno Cortese, rende dedotto il quarto di riparazione carlini venticinque. Un’altra in detto luogo affittata ad Antonio Teti per carlini quindici, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini undici, grana due e mezzo. Un’altra in detto luogo affittata ad Angela Limardi per carlini quindici, dedotto il quarto di riparazione restano carlini undici e mezzo.
Più possiede tre molini per macinare grano, uno alla Fischìa affittato a Nicola Mulè per tomoli trenta di grano, un altro a San Giovanni affittato a Domenico Maijolo per tomoli ventisei, un altro alla Fontana di Talagone affittato ad Antonio Prestigiacomo per tomoli ventotto, stabilita la rendita, dedotte le spese, ducati trentasette e grana venti. Più esige da diversi Particolari di questa Terra, in più partite di censi enfiteutici e perpetui per ducati centoventinove e grana cinquantasei. Sono unite once 761, 20. Più esige da più Particolari di questa Terra censi bullali per ducati duecentoventiquattro e grana tre. Più esige da Domenico Carchidi e compagni di Castelmonardo censo perpetuo sopra la Serra di Mancari in nostro territorio, annui ducati sette e carlini quattro. Più dal Mag.co Michiele Bilotta di Castelmonardo censo perpetuo sopra lo Zirò carlini ventiquattro. Più dal Rev. Don Carlo Bilotta censo perpetuo sopra Caijazzo ducati quattro e mezzo. Sono once 1556,09. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte di questa Terra censo perpetuo sopra più fondi, annui ducati sette e grana sessantasei. All’Abbadìa di San Benedetto di Salerno censo perpetuo, annui grana settanta. Al convento di San Francesco di Assisi di Monteleone censo perpetuo sopra i Bilotti, annui carlini trentasei. Al convento di S. Antonio del Pizzo censo perpetuo sopra i Vignali, barili ventuno di mosto, valutati per carlini trentuno e mezzo. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra l’Arghììla e Laureaci, annui carlini undici. Alla medesima censo perpetuo sopra una casa di Magliacane, annui carlini tre. A Don Nicola Mannacio censo perpetuo sopra la Croce di Cuciurdo, annui carlini cinque. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa nel Borgo, annui carlini quattro. Al Sig. Don Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo sopra la Cillenta, annui carlini ventuno. Alla Ducal Corte censo perpetuo in grano sopra più fondi tomoli sette, quarto uno, coppoli sei, valutati per ducati cinque, carlini nove e mezzo. Al Beneficio di S.Opullo censo perpetuo sopra la Gurna grano bianco quarti due, valutato carlini quattro.
317____
Venerabile Convento della Santissima Annunciata dell’Ordine di San Domenico di questa Terra di Francavilla.
Possiede un territorio in luogo detto Garciopoli di moggia quattordici, giusta i beni del convento di S. Agostino, la chiesa di San Nicola e via pubblica, stimato per carlini trenta. Più un altro detto Cidòni di moggia tre, giusta i beni di Don Michiel’Angelo Mannaci e la chiesa di San Gio: Batta, stimata la rendita per carlini ventotto e mezzo. Più un altro detto la Serra di Bonì di moggia dieci, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per ducati quattro. Altro detto Artilafo, ossia la Fontanella di moggia sei, giusta i beni del convento di S. Agostino e l’orto del medesimo convento, stimato per carlini trenta.
Altro detto Caijazzo di moggia quindici, giusta i beni della Ducal Corte e gli eredi di Cesare Pasceri e via pubblica, stimato per ducati undici e grana quaranta. Più un altro detto Cardirò di moggia sette, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e via pubblica, stimato per carlini venti. Un altro detto la Contessa di moggia quattro, giusta i beni di Nicola Costa e Rosa Perri, stimato per carlini ventuno. Più un altro detto la Cottùra, ossia Porticella di moggia sedici, giusta i beni della chiesa di San Gio: Batta e via pubblica, stimato per carlini ventiquattro.
Un altro detto l’Olivetta di moggia otto, giusta i beni di Don Giuseppe Mannacio, Sig. Michiel’Angelo de Cunis e via pubblica, rivelata per ducati otto e grana venti. Più un altro detto l’Ustra di moggia tre, giusta i beni del medesimo convento e via pubblica, rivelato per grana quarantasei. Un altro detto i Sorbari di moggia due, giusta i beni del Rev. Don Camillo Bongiorno e la Ducal Corte, stimato per carlini otto annui. Più esige da più Particolari di questa Terra censi enfiteutici sopra la Cotùra di Finerco, Santa Maria degli Angeli e Lavorà, compresi ancora gli orti e case, annui ducati sessanta e carlini cinque. Più esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui e bullali, in partite minute, ducati centocinquanta e un tarì. Più esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui in grana bianco tomoli trentatré e quarti tre, rivelati a carlini otto il tomolo, sono ducati ventisette.
Più possiede un molino in luogo detto l’Archi, macinante pochi mesi l’anno, stabilita la redita per ducati quattro annui. Più un altro molino in luogo detto il Palazzo affittato a Pietro Bevivino per tomoli quaranta di grano, stabilita la rendita, dedotte le spese, per annui ducati ventidue. Più un trappeto d’olio macinante, stabilita la rendita per carlini trenta annui. Più tiene una potèga affittata per spezieria a Giuseppe di Caria per carlini venticinque, dedotto il quarto di riparazione, restano crlini diciotto, grana sei e cavalli otto. Più esige da quest’Università per ogni anno ducati dieci.
Più esige da mastro Francesco Antonio Drogo censo perpetuo sopra una casa contigua a detta spezieria, carlini diciotto e per quest’anno non di tira per essersi fatto l’istrumento giorni scorsi.
 Un cavallo e una somara per uso proprio. Sono tutte unite once 1064, 28. Pesi da dedursi: Alla Ducal Camera censi perpetui sopra più fondi, annui ducati tre e grana dieci. Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo annui carlini quattro. Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra Cardirò, annui carlini sette. Alla Badìa di San Benedetto d Salerno censo perpetuo annui carlini venticinque. Al Vicario Foraneo censo perpetuo sopra la Chiesa, annui grana venticinque. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo quarti due di grano, valutati carlini quattro. Alla chiesa Parrocchiale di San Teodoro (di Castelmonardo) censo perpetuo sopra Jadari, tomolo uno di grano bianco, valutato per carlini quattro. Sono once 19,20. Restano nette once 1045,08.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO VI

CATASTO DELLE CHIESE E CAPPELLE

318____
Venerabile Chiesa di Santa Sofia, Jus patronato della famiglia Di Cairo e passato alla famiglia dei Sigg. Solari.
Possiede un luogo detto Jannizzi di moggia quattro e mezza, giusta i beni del Mag.co Notar Giuseppe Bonelli e Sig. Michiel’Angelo de Cunis, stimato per carlini venticinque. Più un altro detto la Granatara di moggia tre, giusta i beni di Don Matteo Perris e via pubblica, stimato per ducati quattro e mezzo. Esige per affitto di una potèga sotto il Castello, annui carlini dieci, dedotto il quarto di riparazione, restano grana settantacinque. Più esige da Agostino Papaleo censo perpetuo sopra la casa detto il Castello, annui ducati cinque e mezzo. Sono once 44,5. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di messe tre la settimana, annui ducati quindici e carlini sei. Alla Ducal Corte censo perpetuo grana venticinque. Il peso assorbisce la rendita.
319____
Venerabile Cappella del Carmine, eretta dentro la Chiesa Madre.
Possiede un territorio in luogo detto Teolaco e Galipà di moggia venticinque, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, stimato per ducati sedici. Un altro detto la Cotùra di Giammagno di moggia dieci, giusta i beni di David Pizzonia e via pubblica, stimato per carlini trenta. Più un altro detto Scacciafavi di moggia due, giusta i beni del convento di S. Agostino e Rev. Don Francesco Solari, rivelato per carlini venti. Un altro in luogo detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelato per carlini dodici. Più esige da più Particolari di questa Terra per censi perpetui e bullali, annui ducati dieci e mezzo. Sono once 109. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di tre messe legate la settimana, ducati quindici e carlini sei. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la Cotùra, annui carlini nove e grana quattro. Sono unite once 54,5. Restano di netto once 53,26.
320____
Ven. Cappella della Concezione, eretta dentro la Chiesa Madre, Cappellania della famiglia dei Sigg. Ruffo di questa Terra.
 Possiede un territorio detto i Vignali e suoi membri di moggia quaranta, giusta i beni della Cappella del SS.mo e Sig. Francesco Solaro, stimato per ducati tredici. Più un altro detto il Trivìo di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Cucuzzi e via pubblica, stimato per ducati nove annui. Esige da più Particolari di questa Terra, in più partite, censi perpetui e bullali ducati trentacinque, grana novantadue, cavalli otto. Sono once 193,2 e due terzi. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di tre messe e mezzo la settimana, legate, annui ducati diciotto e grana venti. All’Archidiacono di Mileto censo perpetuo sopra la Zigulella e Vignali, carlini ventidue e grana sei. A Don Domenico Amalfitani del Pizzo censo perpetuo sopra il Trivìo, annui carlini undici. Restano di netto once 121,6 e due terzi.
321____
Ven. Chiesa di San Pietro Apostolo.
Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini quattro. Un altro detto la Serra di Bonì di un quarto di moggio, giusta i beni di Giacomo Salatino e via pubblica, stimato per grana cinque. Più un altro detto Marasco di moggio uno, giusta i beni Natale Muzzì e via pubblica, rivelato per carlini sette e mezzo. Esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui e bullali, annui ducati trentasei e grana quaranta. Tiene tre potèghe nella Porta di basso affittate per carlini ventiquattro, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini diciotto. Sono once 131,10. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo quarti due di grano, valutati carlini quattro. Alla medesima censo perpetuo annui grana dieci. Alla Commenda di San Giovanni Laterano di Roma censo perpetuo annui carlini sette. Alla Parrocchia della Rocca censo perpetuo grana dieci. Al Seminario di Mileto censo perpetuo grana dieci. Più paga per messe legate ducati sei e carlini quattro. Sono once 26. Restano di netto once 105,10.
322____
Ven. Cappella di S. Anna, eretta dentro la Chiesa Madre del Sig. Don Nicolò Mannaci, per la metà porzione del Rev. Don Tomaso Vitale.
Possiede un territorio in luogo detto Carlo Quaranta di moggia quindici, giusta i beni della Ducal Corte, via pubblica e fiume corrente, stimato per ducati nove, sua porzione ducati quattro e mezzo. Un altro detto i Sorbari di moggia sedici, giusta i beni di don Camillo Bongiorno e via pubblica, stimato per ducati sei mezzo, sua porzione carlini trentadue e mezzo. Più un altro detto S. Stefano di moggia sette, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno e la Ducal Corte, stimato per carlini ventotto, sua porzione carlini quattordici. Un altro detto la Gurnella di moggia sette, giusta i beni di Vittoria Apa, via pubblica e fiume corrente, stimato per carlini trenta, sua porzione carlini quindici. Un altro detto Russomanno, ossia S. Anna di moggia dodici, giusta i beni di Don Michiel’Angelo Mannaci e via pubblica, stimato per ducati cinque, sua porzione carlini venticinque. Un altro detto Garciopoli di moggia cinque, giusta i beni di Don Pasquale Mannacio e la chiesa di Santa Maria delle Grazie, stimato ducati quattro, metà sua porzione carlini venti. Altro detto la Serra di Bonì di moggia tre, giusta i beni di Antonio Attisano e Don Nicolò Bruno, stimato per carlini tre, sua porzione grana quindici. Esige da più Particolari di questa Terra censo perpetuo e bullale, ducati ventisei e grana quaranta, tutto per sua porzione sono once 88,6. Più possiede altre robe e censi nel Casale di Montesanto e in Polìa, ascendenti alla somma di ducati ventiquattro, come dal suo rivelo. Più tiene la metà di un orticello detto il Biviero per comodo. Sono unite once 145, 26. Pesi da dedursi: Per sette messe la settimana legate dal Fondatore perpetue importano ducati trentasei, grana quaranta. Per maritaggio di una povera zitella orfana ducati venticinque, sua porzione ducati dodici e mezzo. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra diversi territori, grana sessantasei annui. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra diversi beni, annui grana trentuno e mezzo. Alla chiesa Parrocchiale della Rocca censo perpetuo sopra Ginenzio e Valle di Montesanto, grana ottanta. Al Beneficio di Sant’Elena censo perpetuo, sua porzione annui carlini dodici. Alla Corte di Montesanto censo perpetuo grana venti. Per una messa la settimata legata da detto Fondatore da celebrarsi nella Chiesa Madre di Montesanto, sua porzione annui carlini ventisette. Più possiede un territorio in luogo detto S. Domenica di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte di Monterosso e Don Domenico Amalfitano, stimata la rendita per carlini nove. Sono unite once 185, 17½. Di maniera che il peso di detta Cappella somma le su dette once porzione di detto Don Tomaso. La rendita del medesimo in questa Terra è di once 145,26. La rendita in altri Paesi è di once 80 e dovendo i pesi cascare sopra l’intera rendita, restano di netto once 43, grano 8½, e lasciandosi la terza parte di dette once per Montesanto a misura della rendita, restano once 28,25. Più la medesima Cappella di S. Anna, per la porzione dell’altro Compatrono Don Nicolò Mannacio. Possiede la metà rendita delle sopra dette robe ascendenti alla somma di ducati diciassette e grana trenta Esige da più Particolari di questa Terra, in  più partite, censi perpetui e bullali per ducati trentasei e grana novantacinque. Più esige da più Particolari censi perpetui in grano, tomoli quattro e un quarto, valutati per ducati tre e grana quaranta. Più possiede ed esige in territorio di Montesanto e Polìa sua porzione altri ducati ventiquattro. Son in tutto once 192,15. Pesi da dedursi: i pesi che devono essere dedotti, per sua porzione, sono gli stessi di quelli del Rev. Don Tommaso Vitale, cioè once 182,17½. Di maniera che la rendita che possiede in questa Territorio ascende a once 192, 5. La rendita in altri Paesi è di ducati ventiquattro sua porzione e perché il peso che in tutto porta detta Cappella deve cascara sull’intera rendita, per tanto restano once 89,7½, delle quali la terza parte deve restare in beneficio di quei luoghi dove sono le altre rendite, restano in beneficio di questa Università once 59, 15.
323____
Ven. Chiesa di San Gio: Batta (San Giovanni Battista)
Esige da più Particolari di questa Terra in più partite censi perpetui e bullali, annui ducati cinquantanove, grana novantuno e mezzo. Più possiede un orto detto S. Giovanni di moggia due, giusta i beni di Foca Ferolito e fiume corrente, rivelata per ducati due e grana trenta. Un altro detto Cardirò di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Don Domenico Ferrari e via pubblica, stimato per carlini dieci. Più un altro detto la Serra (di Bonì) di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Bonello e Matteo Ruperto, stimata la rendita per annui carlini tredici. Un altro detto la Crucella, ossia Jadari di moggia quattro, giusta i beni di Antonio Accetta e fiume corrente, rivelata la rendita per carlini trentasei. Un altro detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni di Diego Rossillo e Giuseppe Bruno, stimata la rendita per carlini quattro annui. Più un altro detto la Cavuluta di moggia due, giusta i beni di mastro Domenico Antonio Bartuccio e Domenico Spezano, stimato per carlini sei. Sono once 230,11½. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di cinque messe perpetue la settimana, annui ducati ventisei. Alla Ducal Corte censo perpetuo ogni anno carlini sette. Alla chiesa di San Pietro Apostolo censo perpetuo grana sessantotto. Al Seminario di Mileto censo perpetuo carlini cinque. Sono once 92,28. Restano di netto once 137,13½
324____
Ven. Chiesa di San Nicola di Bari:
Esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui e bullali, annui ducati cinquantadue, grana settantadue e mezzo. Tiene una casella in luogo detto Monàci affittata ad Antonio Jordano per carlini quindici, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini undici, grana sette e mezzo. Più esige dal convento di S. Domenico, da Domenico e Giuseppe Cucuzzi e dagli eredi di Giacomo Bruno censo perpetuo in grano bianco tomoli quattro, valutato per carlini trentadue. Possiede un territorio detto Nuzzo di moggia tre, giusta i beni di Giacomo Salatino e Nicola Bonello, stimato per carlini nove. Un altro detto l’Ustra di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Don Domenico Bonelli e convento di S. Domenico, stimato per carlini sei. Sono once 195, 10. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di messe perpetue numero centoquattro si pagano ducati dieci e carlini quattro. Al Vicariato di questa Terra censo perpetuo carlini quattro e mezzo.  Alla Ducal Corte censo perpetuo grana venti. Al Seminario di Mileto censo perpetuo annui carlini quattro. Sono once 37,5. Restano di netto once 157,5.

Torrenova. Di riscontrono altrI toponimi che si riferiscono all'esitenza di torri.

Testamento pro anima. Aveva lasciato tutto alla chiesa.

325____
Ven. Chiesa di Santa Maria degli Angeli:
Esige da più Particolari di questa Terra in più partite annui ducati nove e grana trentacinque. Esige da mastro Francesco Parisi censo perpetuo grano bianco tomolo uno e quarto uno, valutato carlini dieci. Sono once 34,15. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Cormari annui grana cinque. Al Seminario di Mileto per jus annuale grana venti. Per la celebrazione di una messa la settimana, ducati cinque e grana venti. Sono once 18,5. Restano di netto once 16,10.
326____
Ven. Cappella del Purgatorio, eretta dentro la Chiesa di San Pietro:
Esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui e bullali, in più partite, annui ducati quattordici e grana novantanove. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni di Antonio Parisi e Antonio Tolomeo, stimato per carlini otto. Sono once 52,19. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di messe due la settimana perpetue, ducati dieci e grana quaranta. Più tiene il peso di far per ogni settimana e per ogni primo lunedì di ciascun mese un funerale e spende per ogni anno ducati ventiquattro. Sono once 80. Non si tira perché i pesi superano la rendita.
327____
Venerabile Cappella di San Carlo Borromeo e San Martino, eretta dentro la Chiesa Madre:
Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo, giusto i beni di Don Giuseppe Solaro e la Via Grande, stimato per ducati quattro e carlini cinque. Esige da più Particolari di questa Terra, in più partite, censi perpetui e bullali, ducati nove e grana ventisette e mezzo. Più tiene un trappeto d’olio macinante in luogo detto il Borgo, stabilita la rendita per ducati tre. Più possiede un territorio in luogo detto Jadari, ossia Archi di moggia trenta, giusta i beni dei conventi di S. Agostino e S. Domenico, stimata la rendita per ducati dieci. Sono once 89,7½. Pesi da dedursi: A Don Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo sopra il Trivìo, annui carlini dodici. Per la celebrazione di ottantatrè messe legate e una cantata, annui ducati nove e grana dieci. Più altre messe quaranta sotto il titolo di San Martino, annui ducati quattro. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Archi, annui grana cinque. Sono once 47,25. Restano di netto once 41,12½.
328____
Venerabile Cappella di Santa Maria dello Reto, eretta dentro la Chiesa di San Pietro, jus patronato della famiglia Mannaci:
Possiede un territorio in luogo detto la Gurnella di moggia due, giusta i beni di Pietro Papaleo e fiume corrente, stimato per ducati sei. Un altro detto Jaculano di moggia otto, giusta i beni della Ducal Corte e fiume corrente, stimato per ducati quattro e grana ottanta. Più un altro detto la Vignicella, ossia Russomanno di moggio uno, giusta i beni  della Cappella del SS.mo e fiume corrente, stimato per carlini sedici. Un altro detto l’Ustra di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini due. Più esige da più Particolari di questa Terra, in più partite, censi perpetui e bullali, annui ducati sedici. Sono once 95,10. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di quattro messe la settimana perpetue, annui ducati venti e grana ottanta. Al Seminario di Mileto per jus perpetuo, annui carlini cinque. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra il Trivìo, annui carlini otto. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Surdo, Savuchello e Jaculano, annui carlini sei. Sono once 75,20. Restano di netto once 19, 20.
329____
Il Pio Monte, eretto dentro la Congregazione del SS.mo Rosario dentro il Convento di San Domenico:
Esige da più Particolari di questa Terra censi bullali, annui ducati diciassette e grana trentanove. Sono once 57,29. Teine l’obbligo di pagare nell’obito di ogni fratello un funerale di cera e messe venticinque, ma questi però corrispondono per ogni anno a grana venticinque per ognuno e restano le suddette once.
330____
Venerabile Cappella del Santissimo Sacramento, eretta dentro la Chiesa Madre:
Possiede un territorio, in luogo detto i Frassi di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelato per carlini cinque. Più un altro detto il Maestro di moggio uno e mezzo, giusta i beni della Cappella del Concezione e Sig. Francesco Solaro, stimata la rendita per carlini sette e mezzo. Un altro detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e fiume corrente, stimato per carlini diciassette. Un altro detto la Cerza di Renzo, in due partite, di moggia due, giusta i beni di Gio: Pietro Masdea e Foca Cucuzzi, stimata per carlini quattro. Un altro detto il Drago, ossia Spilinga di moggia quattro, giusta i beni del convento di S. Agostino e Antonio Pellegrino, stimato per carlini venti. Un altro detto Lanzari di moggio mezzo, giusta i beni del convento di S. Domenico e via pubblica, rivelata per carlini tre annui. Più un altro detto Garciopoli di moggia tre, giusta i beni del Mag.co Notar Giuseppe Bonelli e Giuseppe Perri, stimato per carlini trentadue. Un altro detto Castellano di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelato per carlini cinque. Altro detto l’Acquaro di moggio uno e mezzo, giusta i beni della Cappella dello Reto e via pubblica, stimato per carlini tre. Possiede un molino di macinar grano in luogo detto l’Acquaro, affittato a Domenico Rondinelli per tomoli quarantasei di grano, stabilita la rendita, dedotte le spese, per ducati ventisei e grana otto. Più esige da più Particolari di questa Terra, in più partite, censi perpetui e bullali ducati ottantaquattro, grana ventisei e mezzo. Sono unite once 402,6½. Pesi da dedursi: Paga per una messa quotidiana perpetua, annui ducati trentasei e grama quaranta. Al Seminario di Mileto censo perpetuo, annui carlini quindici. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra diversi luoghi grano bianco o quarti due, uniti carlini trenta. Al Vicario di questa Terra censo perpetuo annui carlini nove. Alla Ducal Corte di Montesoro censo perpetuo grana venticinque. Alla Prebenda Archidiaconale di Mileto censo perpetuo annui grana ventidue. Sono once 140,27. Restano di netto once 261,9½.
331____
Venerabile Cappella di Santa Domenica, eretta dentro la Chiesa Madre di questa Terra.
Esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui, in più partite, ducati dieci e grana settanta. Sono once 35,20. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di due messe la settimana perpetue, annui ducati dieci e grana quaranta. Più alla Ducal Corte grana dieci. Sono once 35. Restano di netto carlini 2.
332____
Venerabile Chiesa di Santa Maria delle Grazie:
Possiede un territorio detto Garciopoli di moggia tre, giusta i beni della Cappella di S. Anna e via pubblica, rivelato per carlini quindici. Più un altro detto S. Francesco di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola Sgotto e via pubblica, stimato per carlini otto. Un altro detto la Gurnella di mezza quartucciata, confinante con la via pubblica e fiume corrente, rivelato per annui grana dieci. Tiene una casa contigua a detta chiesa affittata a Giuseppe Dedato per carlini trenta, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo. Esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui e bullali, in più partite, annui ducati quarantanove e grana ventitré. Sono unite once 179,25. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di messe cinque la settimana perpetue, annui ducati ventisei. Per un anniversario perpetuo per il quondam Sig. Gerolamo Aracri si spendono ducati quattro. Al reverendo Vicario Foraneo, annui carlini nove. Alla Ducal Corte censi perpetui sopra più fondi, annui carlini cinque. Al Seminario di Mileto censo perpetuo carlini tre annui. Sono unite once 105,20. Restano di netto once 73,28.

 

 

 

 

 

CAPITOLO VII

CATASTO DEI FORESTIERI ABITANTI LAICI

333____
Antonio Pellegrino di Giovanni della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra bracciale d’anni 26
Elisabetta Longo moglie d’anni 25
Elisabetta Pallaria Madre Vedova d’anni 50
Foca fratello d’anni 10
Giovanna sorella in capillis d’anni 20.
Jus abitationis ducati 1,50.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusto i beni di Antonio Bilotta, si puote affittare carlini venti sin come dalla discussione appare. Possiede un cavallo e una somara per uso proprio. Più possiede un territorio in luogo detto Arìa di moggia cinque, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini diciotto. Un altro detto juda di moggio mezzo, giusta i beni di Don Francesco Antonio de Caria e via pubblica, rivelato per carlini quattro. Sono unite once 10,20. Pesi da dedursi: Alla Cappella di San Carlo censo perpetuo sopra la casa, carlini sei. Alla Sig.ra Diana Casalnuovo censo perpetuo sopra un fondo carlini sedici che assorbisce la rendita e si tirano in discarico le once della rendita, 2,20. Unite sono once 4,10. Restano nette once 6.
334____
Antonio la Rosa della Terra di Sinopoli, garzone d’anni 30
Barbara Vacatello moglie d’anni 22
Catarina figlia d’anni 2.
Non si fa fuoco acquisito per essere venuto qui da pochi anni e non è permanente.Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto degli eredi di mastro Bruno Simonetta ai quali paga carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto la Fontanella di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Perris e Sig. Nicolò di Cairo, stimato grana quindici e paga al Sig. Marcello Ruffo grana venticinque di censo perpetuo. Più un altro detto la Serra di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e la via pubblica, rivelato per carlini tre. Resta di netto oncia una.
335____
Antonio Teti della Terra di Polìa, abitante in questa Terra, bracciale d’anni 35
Domenico figlio bracciale d’anni 20
Francesco figlio bracciale d’anni 18
Nicola figlio bracciale d’anni 14
Nunciata figlia d’anni 12.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto del convento di S. Agostino, cui paga carlini quindici. Possiede un territorio in luogo detto Castellano di moggia tre, giusta i beni della Cappella del SS.mo e Nicola Teti, stimato per carlini tr5enta e grana cinque, sopra il quale paga alla Ducal Corte carlini dodici e mezzo, restano carlini diciotto pari a once 6.
336____
Antonio Bilotta, Ficara, della Terra di Castelmonardo abitante in questa Terra, bracciale d’anni 46
Laura Giampà moglie d’anni 30
Nicola figlio bracciale del primo letto d’anni 22
Elisabetta figlia in capillis del primo letto d’anni 18
Domenico figlio bracciale d’anni 16
Vittoria figlia in capillis d’anni 14
Michiel’Angelo figlio d’anni 6
Isabella figlia d’anni 5
Giovanna figlia d’anni 4
Nicolina Fabbiano moglie di detto Nicola d’anni 17.
Jus abitatioinis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusto i beni di Antonio Pellegrino, la quale di puote affittare carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto Mantìfica, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e Michiele Bonello, rivelata la rendita per carlini otto e paga carlini dieci di censo perpetuo a Giuseppe di Bretto e assorbisce la rendita. Un altro detto lo Zupà di moggio uno e mezzo, giusta i beni della Ducal Corte e Vittoria Capozza, rivelata la rendita per annui carlini otto. Sono once 9,10. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra lo Zupà, annui carlini tre. Alle Cappelle del SS.mo e di San Carlo censo perpetuo sopra la casa, carlini otto e mezzo. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati cinque, annui carlini cinque. Sono unite once 6,15. Restano di netto once 3,25.
337____
Antonio Giordano, Sgambirra, della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra, bracciale d’anni 20
Teresa Salatino moglie d’anni 21
Rosa figlia d’anni 2
Catarina Salatino cognata Vedova d’anni 28
Vittoria figlia di detta Catarina d’anni 5.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto della chiesa di San Nicola alla quale paga annui carlini diciassette. Possiede un territorio in luogo detto S. Stefano di moggia due, giusta i beni di Antonio e Giovanna Buccinnà della Terra di Polìa, stimata la rendita per carlini ventuno. Più un altro in luogo detto la Cummarara di moggio uno, giusta i beni di Vito Teti e via pubblica, stimato carlini dieci. Più un altro detto Fruci di moggio uno, giusta i beni di Vito Teti e Nicola Salatino, rivelata per carlini dieci. Più un altro detto la Valle di moggia due, giusta i beni di Nicola Salatino e via pubblica, stimato carlini quattro. Un altro detto Crocione di moggio uno, giusta i beni di Nicola Ferolito e Bruno Pullerà, stimato carlini otto. Esige d’Antonio e Pietro Buccinnà censo perpetuo grana venticinque. Sono once 18,15. Pesi da dedursi: Al Sig. Apostolo Serrao di Castelmonardo censo perpetuo sopra S. Stefano e Cummarara, annui carlini venti. Alla Ducal corte censo perpetuo sopra la Cummarara grana ventisei. Al Sig. Onofrio Vitale censo perpetuo sopra la Valle grana cinquanta. Sono once 9. Restano di netto once 9,15.
338____
Antonio Cantafi, Balli, della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 43
Catarina Bartucca moglie d’anni 50
Anna figlia in capillis d’anni 13
Foca figlio d’anni 10
Elisabetta figlia d’anni 7.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusto i beni di Domenico Attisano, la quale si puote affittare per carlini quindici. Tiene un’altra casa contigua non completata. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa e casaleno e per capitale di ducati cinque, annui carlini nove e mezzo. Restano di netto once 1,5.
339____
Antonio Buccinnà della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 63
Elisabetta Ruscio moglie d’anni 60
Andrea Buccinnà figlio bracciale d’anni 30
Anna figlia in capillis d’anni 20
Giulia Ruscio moglie di Andrea d’anni 22.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Domenico Spezano, giusta i beni di Antonio di Bretto, cui paga ducati sei. Possiede un territorio in luogo detto Fruci di moggia due e mezzo, giusta i beni di Pietro Buccinnà e via pubblica, stimato grana trenta; un altro detto S. Stefano di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Russo e la Ducal Corte, stimato grana dieci, sopra i quali paga al Sig. Apostolo Serrao di Castelmonardo censo perpetuo carlini undici e grana sette e mezzo assorbendo la rendita. Più un altro detto la Cotùra di moggia sette e mezzo, giusta i beni di Bruno Lo Jacono e via pubblica, stimato per carlini trenta, sopra il quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini ventotto e grana sei, restano grana quattordici. Un altro detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e Gregorio Carchidi, stimato per carlini cinque sopra del quale paga alla chiesa di San Nicola grana venticinque. Restano di netto oncia una e grana nove, 1,09.
340____
Antonio Summa dell’Acquanìa, abitante in questa Terra, bracciale d’anni 28
Catarina Colicchio moglie d’anni 24
Bruno figlio d’anni 3
Domenico figlio d’anni 1.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni d’Anna di Paro, si puote affittare ogni anno carlini venti. Tiene un somaro per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggia due, giusta i beni di Domenico Cucuzzi e via pubblica, stimato per carlini dieci. Un altro detto veneziano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Giuseppe Dedato e via pubblica, stimato per carlini nove, sopra il quale paga al Sig. Giuseppe Faccioli grana trentasei, al convento di S. Domenico di Castelmonardo grana ventidue mezzo e a questo convento di S. Domenico di Francavilla grana dodici mezzo assorbendo la rendita. Sono once 10. Pesi da dedursi: Alla Cappella di San Carlo censo perpetuo sopra la casa, annui carlini dodici. Al Sig. Marcello Ruffo censo perpetuo sopra Scòrdari, annui grana dodici e mezzo. Sono unite once 4,12½. Restano di netto once 5,17½.
341____
Antonio Pellegrino d’Antonio della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Maria Farina moglie d’anni 40
Domenico figlio bracciale d’anni 20
Catarina Serrao sua moglie d’anni 20
Vittoria figlia casa con Giuseppe Serrao d’anni 15.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusto i beni di Giuseppe Parisi, si puote affittare per carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto Arìa di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e Vallone corrente, rivelato per carlini cinque e paga alla Sig.ra Diana Casalnuovo censo perpetuo carlini nove e assorbisce la rendita. Sono unite once 6,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa, annui carlini sei e mezzo. Restano di netto once 4,15.
342____
Antonio Gregoraci della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, massaro di bovi d’anni 60
Catarina Carchidi moglie d’anni 49
Vironica figlia casata con Bruno Gugliotta d’anni 30
Catarina figlia casata con Giuseppe Giordano d’anni 26.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giacinto Giordano, si puote affittare per carlini venticinque. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia due, giusta i beni del Beneficio di S. Opullo e via pubblica, rivelata la rendita per carlini otto, grana otto e paga alla chiesa di Santa Maria degli Angeli carlini sei, restano grana ventotto. Altro detto Bonì di moggio mezzo, giusta i beni del Sig. Gio: Batta di Paro e via pubblica, stimato carlini due. Tiene un paio di bovi d’aratro. Restano di netto once 9,28.
243____
Antonio Cortese della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 35
Barbara Pizzonia moglie d’anni 39
Michiele figlio d’anni 6
Giuseppe figlio d’anni 5
Bruno figlio d’anni 3
Elisabetta figlia d’anni 10
Pasquale figlio d’anni 1.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto del Sig. Nicolò Mannacio, in luogo detto Magliacane, cui paga carlini trentacinque. Una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Castellano di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola di Fabbio e Andrea Cortese, stimato per grana quaranta. Un altro detto Fruci di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Antonio Buccinnà e Bruno Cortese, rivelata la rendita per carlini dieci e paga a Pietro Buccinnà e Giuseppe di Monte carlini otto, grana sette e mezzo, restano grana dodici e mezzo. Sono once 1,22½. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Castellano grana dodici mezzo. Resta di netto oncia una e grana dieci, 1,10.
344____
Antonio Stillitano della Terra di Castelmonardo, per avere lasciato a Gio: Pietro suo fratello in sua Patria per sostenere il fuoco, è fuoco acquisito in questa Terra, bracciale d’anni 64.
Barbara Rondinello moglie d’anni 35
Vittoria figlia d’anni 11
Foca figlia d’anni 9
Bruno figlio d’anni 2.
Industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, sopra la quale paga al convento di S. Domenico censo perpetuo grana trentasette e mezzo. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino, in due partite, di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Cantafi e Nicola Parisi, stimato per carlini otto e paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo carlini nove, restano grana dieci.
Restano di netto once 12,10.  
345____
Arcangelo Giampà della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Elisabetta Rondinello moglie d’anni 25
Domenico figlio d’anni 5
Catarina figlia d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa d’affitto di Antonio Accetta cui paga carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto la Serra di moggio uno, giusta i beni di Pietro Papaleo e via pubblica, rivelata la rendita per carlini tre e paga al convento censo perpetuo grana dodici e mezzo, restano grana diciassette e mezzo.
346____
Antonio Puija della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro Fornaro d’anni 30
Flavia Sgotto moglie d’anni 30.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto del rev. Don Gaetano Ferrari, in luogo detto il Castello, cui paga carlini quindici. Possiede un territorio in luogo detto Cummarara di moggio uno, giusta i beni di Pietro e Antonio Buccinnà, stimato per carlini undici e paga al Sig. Nicola Serrao di Castelmonardo censo perpetuo grano bianco quarti due, valutato per carlini quattro, restano netti carlini sette pari a once 2,10.
347____
Antonio Zangara della Terra di San Florio, abitante in questa Terra di Francavilla d’anni 47.
Rosa Venuto moglie d’anni 47
Camilla figlia serva di Domenico Serrao d’anni 13
Rosa figlia al servizio di Domenico Cucuzzi d’anni 11
Anna figlia d’anni 7
Domenico figlio d’anni 1.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto del Rev. Don Francesco di Paro cui paga carlini venti.
347____
Antonio Jonadi della Terra di Castelmonardo, mastro Ferraro, abitante in questa Terra di Francavilla d’anni 30, oggi ritiratosi in sua Patria e non si tira.
Possiede una casa in luogo detto la Portella, sopra la quale paga a Don Nicola Mannacio carlini otto. Possiede un territorio in luogo detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Agostino Papaleo e via pubblica, stimato per carlini tre e paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo grana dieci e mezzo, restano grana diciannove e mezzo. Più un altro detto Caijazzo di mezzo moggio, giusta i beni del convento di S. Domenico e Christina Colicchio, stimato per carlini venticinque e paga al Sig. Don Nicolò Mannacio censo perpetuo grana cinquantatrè e mezzo assorbendo la rendita. Restano nette grana diciannove e mezzo.
348____
Bruno Bilotta della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Lucrezia Stillitano moglie d’anni 25
Delia figlia d’anni 3
Vincenzo figlio d’anni 1.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane e si puote affittare carlini quindici. Possiede un territorio detto Coladaleni, ossia Garciopoli di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Mag.co Notar Giuseppe Bonelli e mastro Timoteo Accetta, stimato per carlini undici. Un altro detto la Foresta di moggia due e mezza, giusta i beni di mastro Timoteo Accetta e Rev. Don Matteo Perris, stimato per carlini sei. Sono once 10,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la Foresta, annui grana nove. Restano di netto once 7,01.
349____
Bruno Salatino della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 36
Anna Serrao moglie d’anni 30
Francesco figlio d’anni 13
Giulia figlia d’anni 10
Antonio figlio d’anni 7
Giovanna figlia d’anni 5
Catarina figlia d’anni 1.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giuseppe Rondinello, si puote affittare per carlini trenta. Il basso di casa lo tiene in affitto Bruno Teti per carlini ventiquattro, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini diciotto. Possiede un territorio in luogo detto la fontanella di moggio mezzo, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, rivelata la rendita per carlini due. Altro detto Cardirò di moggio uno, confinante con le vie pubbliche, rivelato per grana ottanta. Altro detto Lavorà di moggia due, giusta i beni di Domenico Attisano e via pubblica, rivelato per carlini otto e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini dieci e assorbisce la rendita. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa, annui carlini dodici. Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra la Fontanella, annui grana quindici. Alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo sopra Cardirò, annui grana tredici. Restano di netto once 14,12.
350____
Bruno Cortese della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 36
Lucrezia Pizzonia moglie d’anni 38
Nicola figlio d’anni 13
Elisabetta figlia d’anni 7.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto del convento di S. Agostino cui paga carlini trenta. Tiene una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Castellano di moggio mezzo, giusta i beni di Nicola di Fabbio e fiume corrente, stimato per grana venticinque e paga alla Ducal Corte grana dodici e mezzo, restano altre grana dodici e mezzo.
351____
Bruno Gugliotta della Terra di Castelm.rdo, lasciò in sua Patria fratelli, ma per non essere permanente non si fa fuoco acquisito, bracciale d’anni 40
Vironica Gregoraci moglie di detto luogo d’anni 35
Lucia figlia d’anni 11.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Domenico Attisano cui paga carlini venti.
352____
Bruno Giordano della Terrta di Castelm.rdo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 25
Anna Cantafi moglie d’anni 25
Catarina figlia d’anni 1
Vito Giordano fratello bracciale d’anni 15.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni d’Antonio Cantafi, si puote affittare per carlini venti. Possiede un territorio detto il Mancino, in due partite, di moggia quattro, giusta i beni di Don Francesco di Paro e la Ducal Corte, stimato per ducati quattro e grana ottanta. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra il Mancino grana dodici e mezzo, per capitale di ducati nove, annui carlini nove, alla Ducal Corte grana due e mezzo, al convento di S. Domenico grano bianco coppoli quattro, valutati per grana dieci, e al convento di S. Agostino per capitale di carlini venticinque, annui grana venticinque. Restano di netto once 18.
353____
Bruno Davoli di Poliolo, abitante in questa Terra con animo non permanendi bracciale d’anni 50
Catarina Leone moglie d’anni 45
Marco figlio d’anni 10
Domenico figlio d’anni 6
Bruno figlio di mesi 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di mastro Giovanni Bruno cui paga carlini ventisei. Possiede un territorio detto Zagariale di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Sig. Gregorio Brizzi e via pubblica, rivelata la rendita per carlini sette e paga alla Cappella del SS.mo censo perpetuo carlini tre, restano carlini quattro, ossia once 1,10.
354____
Domenico Garisto della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 45
Vittoria Triminì moglie d’anni 40
Foca figlio d’anni 13
Carlo figlio d’anni 1
Vittoria figlia d’anni 4
Elisabetta Giampà Madre Vedova d’anni 75.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto la Timpa, dotale, si puote affittare per carlini trenta. Tiene un balduino per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Russomanno di moggio uno, giusta i beni degli eredi di Agostino Papaleo e Camilla Triminì, stimato per grana quarantacinque. Altro detto la Corvina di moggia due, giusta li beni di Bruno Accetta e la Ducal Corte, stimato per carlini sedici. Altro detto Fossari, ossia Timpone di moggia sei, giusta i beni del convento di S. Agostino e Sig. Domenico Morano, stimato per carlini diciotto. Sono once 22,25. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Russomanno grana dodici mezzo, sopra Fossari grano bianco quarti tre e coppoli quattro, valutati carlini sette, uniti sono carlini otto, grana due e mezzo. Agli eredi di Agostino Papaleo censo perpetuo sopra la Corvina, annui carlini dieci. Restano di netto once 16,22½.
355____
Domenico Palleria della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra perché lasciò in Patria suo fratello si fa fuoco acquisito, bracciale d’anni 65
Anna Colicchio moglie d’anni 48
Pietro figlio bracciale d’anni 35
Vito figlio bracciale d’anni 28
Nicola figlio bracciale d’anni 27
Catarina Bonello moglie di detto Nicola d’anni 30.
Industria di Domenico once 12, di Nicola once 12.
Gli altri figli sono rivelati a parte. Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni di Domenico Cucuzzi. Possiede un territorio in luogo detto Fialandàro di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelato per carlini ventisette. Un altro detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Dedato e Giovanni de Nisi, stimato per carlini due. Un altro detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni di Francesco Colicchio e Francesco Pileci, stimato per carlini due. Un altro detto Fialandàro in quattro partite di moggia quattro, giusta i beni di Francesco Rizzo e via pubblica, stimato per carlini dieci. Sono once 37,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati quindici, annui carlini quindici. Alla Cappella di Santa Domenica e al Sig. Giuseppe Faccioli sopra Fialandàro, annui carlini tredici. Alla chiesa di san Pietro censo perpetuo sopra Scòrdari, annui grana ventidue e mezzo. Sono once 10,2½. Restano di netto once 27,17½.
356____
Domenico Bilotta della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro fabbricatore, perché lasciò suo Padre e fratelli in detta sua Patria, si fa fuoco acquisito d’anni 40
Anna Carchidi sua moglie d’anni 32
Paulo figlio d’anni 1
Anna figlia d’anni 12
Laura figlia d’anni 11.
Testa ducato 1, industria once 12. Abita in casa propria in luogo detto Porta reale, giusta i beni di Antonio Talora. Possiede un territorio in luogo detto Arvano di mezzo moggio, giusta i beni di Nicola Fiurenza e Gregorio Carchidi, stimato per carlini tredici. Tiene un basso della sua casa di abitazione affittato Paulo Sovarina per carlini venticinque e un altro basso affittato a Michiele Grillo per carlini trenta, dei quali, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati quattro, grana trentasette e mezzo. Più un altro territorio in luogo detto Zagariale di moggio uno, giusta i beni del Mag.co Notar Giuseppe Bonelli e Don Nicola Bruno, rivelato per carlini cinque. Più un altro in luogo detto Cutulìa di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola Fiurenza e Nicola Muzzì, stimat0 per carlini quindici. Altro detto Arìa di moggia sei, giusta i beni di Francesco Pettinato e via pubblica, rivelata la rendita per carlini trenta. Sono once 47,17½. Pesi da dedursi: A Don Carlo Aracri di Gasparina censo perpetuo sopra Arìa, annui carlini venticinque. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Arìa, Trivìo e Cutulìa annui grana ventitré. Al Notar Giuseppe Bonelli censo perpetuo sopra Zagariale annui carlini quattro. Sono unite once 11,08. Restano di netto once 36,9½.
357____
Domenico Cannatello della Terra di Dinami, garzone del convento di S. Agostino
d’anni 50
Lucrezia Tedesco moglie d’anni 38
Vittoria figlia in capillis d’anni 15.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di mastro Giacomo Giampà, si puote affittare per carlini venti. Due luoghi di far case e un orto contiguo, sopra i quali paga al convento di S. Domenico grana trentasette e mezzo. Pesi da dedursi: Alla Cappella di san Carlo censo perpetuo sopra la casa che abita, annui carlini sei. Restano di netto once 4,40.
358____
David Pizzonia della Terra di Polìa, abitante in questa Terra, massaro di bovi d’anni 43
Vittoria Bruno moglie d’anni 36
Nicola figlio d’anni 10
Antonio figlio d’anni 6
Gregorio figlio d’anni 1
Anna figlia in capillis d’anni 13.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni di Nicola Colicchio, si puote affittare carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto San Nicola, dotale, di moggia tre, giusta i beni di Don Nicola Bruno e la Cappella del Carmine, rivelata per carlini dieci. Più un altro detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni di Domenico Bruno di Diego e la Cappella di S. Anna, rivelata per carlini sette. Più bovi numero tre di aratro solo. Più vacca una. Più a metà con Don Nicola Bruno una vacca e tre bovi. Sono once 12,10. Pesi da dedursi: Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo grano bianco quarti due, valutato per carlini quattro. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Sono once 4,20. Restano di netto once 7,20.
359____
Domenico Anello della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla e perché lasciò in sua Patria padre e fratello, però non si tira per fuoco acquisito per non essere permanente, mastro scarparo d’anni 28
Dianora Costa moglie d’anni 24
Barbara Servello nipote d’anni 10.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria sotto la Chiesa Madre, si puote affittare carlini venti. Tiene due casaleni contigui a detta casa, sopra i quali paga a Paulo Parisi censo perpetuo carlini tre. Restano di netto once 6,20.
360____
Domenico Antonio Bartuccio della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro sartore d’anni 45
Catarina Tedesco moglie d’anni 40
Domenico Figlio scolaro d’anni 17
Nicola figlio lavorante sartore d’anni 15
Pasquale figlio danni 7
Anna Tedesco cognata in capillis d’anni 35.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Domenico De Nisi, si puote affittare carlini trentacinque. Possiede u n territorio detto la Cavuluta di moggia due, giusta i beni della chiesa di San Gio: Batta e via pubblica, stimato per carlini quindici. Un altro detto la Pietra Bianca di moggia due, giusta i beni di Antonio Carchidi e via pubblica, stimato per carlini due. Sono once 17,10. Pesi da dedursi: Al convento di San Domenico per capitale di ducati undici, annui carlini dieci e grana nove. Al medesimo convento censo perpetuo sopra la casa annui carlini sette e mezzo. Alla chiesa di Santa Maria degli Angeli censo perpetuo sopra la Cavuluta carlini quattro. Al Notar Giuseppe Bonelli censo perpetuo sopra detto fondo, annui carlini sette. Sono once 9,24. Restano di netto once 7,16.
361____
Domenico Gatto della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 26
Anna Lo Roi moglie d’anni 24
Pascuale figlio d’anni 1
Catarina Buccinnà Madre Vedova d’anni 60.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Vittoria Mancari, in luogo detto il Borgo, e paga carlini ventidue. Possiede un territorio in luogo detto li Chiusi, dotale, di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola Bruzzi e Nicola de Caria, rivelato per carlini tredici, sopra il quale paga al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo carlini quattro e al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati nove, annui carlini otto e grano uno. Restano di netto grana 9.
362____
Domenico Giampà della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò Antonino suo fratello in sua Patria, ma per non essere permanente non si fa fuoco acquisito, bracciale d’anni 45
Ferrantina Pallaria moglie d’anni 30
Francesco figlio d’anni 10
Foca figlio d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Giovanni Apa, in luogo Santa Maria delle Grazie e paga carlini trentacinque.
362____
Domenico Maijolo della Terra di Castelm.rdo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 38
Rosa Prestigiacomo moglie d’anni 50
Bruno figlio bracciale d’anni 15
Anna figlia in capillis d’anni 12.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Ribecca Giordano, in luogo detto il Borgo e paga carlini dodici, grana tre. Possiede un territorio in luogo detto Perri di moggio tre quarti, giusta i beni del Sig. Marcello Ruffo e vallone corrente, stimato per carlini sette, sopra il quale paga al detto Sig. Ruffo censo perpetuo grana trenta, restano carlini quattro che sono once 1, 10.
363____
Domenico Giordano della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 27
Norcisa Pizzonia moglie d’anni 24
Pascuale figlio d’anni 2.
Jus abitationnis 1,50. Abita in casa di affitto di Giacomo Salatino, in luogo detto Magliacane, cui paga carlini venti.
364____
Domenico Scicchitano di Girifalco, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò in sua Patria i fratelli, ma non è permanente, d’anni 40
Giovanna Tomarchio moglie d’anni 35.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto del Sig. Don Gregorio Bretti, in luogo detto la Porta di basso, cui paga carlini venticinque.
365____
Domenico Longo detta Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 22
Anna Masdea moglie d’anni 24
Rosario Parisi figlio del primo letto d’anni 10
Dianora Parisi figliastra d’anni 4.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria dotale in luogo detto il Fosso, si puote affittare carlini venti. Possiede un territorio in luogo detto i Cerasari si moggio uno e mezzo, giusta i beni del Sig. Notar Giuseppe Bonelli e convento di S. Agostino, stimato per carlini sei. Più un altro detto il Mancino di moggia due, giusta i beni di Don Francesco di Paro e via pubblica, rivelato per carlini dieci. Un altro detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni di Antonio Muzzì e Don Onofrio Vitale, stimato per carlini dieci. Sono once 15,10. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa, annui carlini nove. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra il Mancino, annui grana cinque. Sono once e3,10. Restano di netto once 12,5.
366____
Domenico Diaco della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, in animo non permanendi bracciale d’anni 50
Elisabetta Maijolo moglie d’anni 47
Bruno figlio carcerato in Catanzaro d’anni 25
Cecilia Morano sua moglie d’anni 25
Catarina figlia maritata con Nicola Bruzzi d’anni 20
Foca figlio bracciale d’anni 15
Delia figlia d’anni 11.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo il Borgo, isolata, si puote affittare carlini venticinque. Possiede un territorio detto Surello, ovvero Conia, di moggia due, giusta i beni di Michiel’Angelo Bonello e Antonio Pellegrino, stimato per carlini sette e mezzo. Una somara per uso proprio. Sono once 10,25. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa, annui carlini cinque. Al Sig. Don Onofrio Vitale per capitale di ducati sei, annui grana cinquantaquattro. Sono once 3,14. Restano di netto once 7,11.
367____
Francesco Pellegrino della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Maria Gatto moglie d’anni 42
Laura figlia in capillis d’anni 16
Antonino figlio bracciale d’anni 14.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, si puote affittare carlini venticinque. Tiene una giumenta per uso proprio. Possiede un territorio detto Arca di moggia cinque, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata per carlini quindici, sopra il quale paga la Cappella di S. Anna censo perpetuo carlini sedici e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Mancino di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelata per carlini dieci. Un altro detto Carvina di moggia tre, giusta i beni di mastro Domenico Bilotta e via pubblica, rivelato per carlini quindici. Sono once 16,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa, annui carlini cinque. Alla chiesa di San Nicola censo perpetuo sopra il Mancino, annui grana venticinque. Alla chiesa di San Pietro censo perpetuo sopra la Carvina, annui carlini sei. Sono once 4,15. Restano di netto once12,5.
368____
Francesco Petrolo della Città di Monteleone, abitante in questa Terra e, quantunque lasciasse fratelli in sua Patria, non è permanente, bracciale d’anni 40
Catarina Cappello moglie d’anni 26
Lucrezia figlia ‘anni 2
Anna figlia d’anni 1.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Domenico Spezano, in luogo detto il Cortiglio, cui paga carlini trentacinque. Possiede un territorio in luogo detto la Gurnella di moggia due, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e fiume corrente, stimato carlini cinque e mezzo, paga alla Parrocchia di San Foca, annui grana trentacinque, resta grana 20.
369____
Francesco Parisi della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro bardaro, nuovo abitante, d’anni 54
Vito figlio bardaro d’anni 31
Domenico figlio casato
Antonio figlio bracciale d’anni 27
Paulo figlio bracciale d’anni 20
Giovanni figlio bracciale d’anni 14
Maria figlia in capillis d’anni 24
Lucrezia figlia in capillis d’anni 12
Rosa figlia d’anni 9.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto la Portella, si puote affittare ducati quattro e mezzo. Tiene un’altra casa contigua affittata a Francesco Rondinello per carlini trenta, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo, paga al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini ventidue e restano grana cinque. Possiede un territorio in luogo detto Castellano, in più partite, di moggia tre, giusta i beni di Giacinto Penna e Rosario Bernardo, rivelato per carlini venti. Un altro dettò S. Stefano, in due partite, di moggia quattro e mezzo, giusta i beni di Vito di Monte e via pubblica, rivelato per carlini ventiquattro. Sono once 29,25. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Giuseppe Solaro censo perpetuo sopra la casa, annui carlini dodici e mezzo. Alla Cappella del Carmine di Polìa per capitale di ducati dieci, annui carlini nove. A Don Francesco Montarelli di Polìa per capitale di ducati sei, annui carlini sei. A Pietro Accetta di Polìa per capitale di ducati quattro, annui carlini quattro. Alla chiesa di Santa Maria degli Angeli per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Al Castellano di questa Terra censo perpetuo sopra Castellano, annui carlini dieci. Alla chiesa di Santa Maria delle Grazie censo perpetuo sopra S. Stefano grano bianco quarti cinque, valutato carlini dieci. Più a detta chiesa censo perpetuo sopra detto fondo, annui carlini sei. Sono once 22,6. Restano di netto once 7,20.  
370____
Francesco Mancari della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 30
Anna (cognome mancante) Madre Vedova d’anni 57
Tomaso fratello bracciale d’anni 24
Pietro fratello bracciale d’anni 21
Antonio fratello bracciale d’anni 19
Foca fratello d’anni 11.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, si puote affittare carlini venticinque. Possiede un territorio in luogo detto Arìa di moggia nove, giusta i beni di Francesco Pettinato e via pubblica, stimato per carlini venticinque e paga al Sig. Don Carlo Aracri di Gasparina censo perpetuo carlini venticinque e alla Ducal Corte grana dieci e assorbisce la rendita. Un altro detto Nuzzo di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e Vittoria Apa, rivelato per grana quindici e paga alla Cappella del SS.mo censo perpetuo carlini tre e assorbisce la rendita. Più un altro detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini nove e paga alla Cappella del SS.mo carlini dieci e alla Ducal Corte carlini tre e assorbisce la rendita. Un altro detto Scòrdari di moggio, uno e mezzo, giusta i beni di Francesco Merigliano e via pubblica, stimato per carlini due. Sono once 9. Pesi da dedursi: Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la casa, annui grana dieci. Restano di netto 0nce 8,20.
371____
Francesco Pagano della Terra di Curinga, abitante in questa Terra, bracciale d’anni 25
ElisabettaTedesco moglie d’anni 25
Gregorio figlio d’anni 3
Anna figlia d’anni 2.
 Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Francesco Antonio Borraggina, in luogo detto la Trava di Renzo, cui paga carlini venticinque. Tiene una giumenta per uso proprio.
372____
Francesco Pirrò della Terra di Polìa, abitante in questa Terradi Francavilla, bracciale d’anni 30
Anna Tedesco moglie d’anni 32
Catarina figlia d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto Monàci, giusta i beni di Berardino Parisi, si puote affittare carlini venti. Possiede un territorio detto l’Ustra di moggia due e mezzo, giusta i beni di Don Francesco Antonio de Caria e Pietro Costa, rivelato per carlini sette e mezzo, paga al Sig. Marcello Ruffo carlini diciassette di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro detto l’Abbatìa di moggia due e mezzo, giusta i beni di Foca Ferolito e la Ducal Corte, stimato per carlini quattro, paga all’Archidiacono di Mileto carlini sette e grana nove di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Più altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Pietro Talora e Domenico Tedesco, rivelato per carlini dodici. Sono once 10,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino censo perpetuo sopra la casa, annui carlini quindici. Alla Parrocchia di San foca censo perpetuo sopra il Campo, annui carlini tre. Sono once 6. Restano di netto once 4,20.
373____
Francesco Salatino della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Barbara Maijolo moglie d’anni 30
Antonio figlio d’anni 5
Vincenzo figlio d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, si puote affittare carlini trentasei. Tiene una somara per uso proprio. Possiede un territorio detto il Mancino, in due partite, di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Quaranta e la via pubblica, rivelato per carlini quattordici. Un altro detto Caijazzo di mezzo moggio, giusta i  beni della Ducal Corte e la via pubblica, rivelato per carlini dieci. Più un altro detto il Mancino di moggia due e mezzo, giusta i beni di Antonio Giordano e via pubblica, rivelato per carlini cinque. Un altro detto Cullaro di moggio uno e mezzo, giusta i beni di mastro Antonio Servello, stimato per grana venticinque. Sono once 22,15. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa e il Mancino, annui carlini quindici. Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra il Mancino, annui grana venti. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Caijazzo, annui grana venticinque. Sono once 27. Restano di netto once 15,15.
374____
Francesco Bilotta della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, animo non permanendi, mastro fabbricatore d’anni 35
Anna Ferolito sua moglie d’anni 34
Dianora figlia d’anni 8
Agnesa figlia d’anni 4
Foca figlio d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto la Battigliola, si puote affittare carlini venticinque. Più una metà casa contigua affittata ad Apollonia Bevivino per carlini quindici, dedotto il quarto di riparazione, restano undici, grana due e mezzo. Tiene un luogo di far case detto il Borghicello e paga al convento di S. Domenico carlini sei di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto Lavorà di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini sei e paga al convento di S. Domenico carlini otto, grana sette e mezzo di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro detto Cardirò di mezzo moggio, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e via pubblica, rivelato per carlini quattro. Più un altro detto Carvina di moggia tre, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini otto. Sono once 12,05½. Pesi da dedursi: Al Mag.co Giuseppe Stillitano di Castelmonardo censo perpetuo sopra la Carvina, annui grana settantadue. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra detto luogo, annui grana otto. Al Sig. Giuseppe Antonio Accetta censo perpetuo sopra Cardirò, annui grana venti. Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra la metà casa, annui grana ventisette. Sono once 2,27. Restano di netto once 12,05½.
375____
Francesco Jozzo della Città di Pizzo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Domenica Carluccio moglie d’anni 30
Lucrezia figlia d’anni 12
Giuseppe figlio d’anni 10
Rosa figlia d’anni 5
Vittoria figlia d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Giuseppe Cucuzzi, in luogo la Timpa, cui paga carlini quindici.
376____
Francesco Caruso della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 35
Elisabetta de Nisi moglie d’anni 25
Nicola figlio d’anni 4
Vincenzo figlio d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Giuseppe Accetta, in luogo detto la Scalella, cui paga carlini trentaquattro.
374____
Sig. Francesco Solaro di Michiele della Città di Monteleone, abitante in questa Terra d’anni 42
Sig.ra Catarina De Siena moglie d’anni 35
Michiele figlio d’anni 6
Anna figlia d’anni 4
Vincenzo figlio d’anni 1
Vittoria Valenti serva di Monterosso d’anni 40
Tiene un servo forestiero.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto, in luogo detto la Chiesa Madre, del Rev. Don Vincenzo e Sig. Gregorio Brizzi, ai quali paga ducati dieci e mezzo. Tiene un cavallo per uso proprio, Possiede un territorio in luogo detto il Maestro Vacchio e suoi membri di moggia, giusta i beni della Cappella della Concezione, la Parrocchia della Rocca e la Ducal Corte, di moggia ottanta, rivelato per ducati venti. Sono once 66,20. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati ottanta, annui ducati sette. Alla Mensa Vescovile di Nicotera censo perpetuo sopra detto fondi, annui carlini sette. Sono once 25,20. Restano di netto once 41.
375____
Francesco Mulè della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò in sua Patria Domenico suo fratello e si fa fuoco acquisito d’anni 28
Angela Punturieri moglie d’anni 27
Rosa figlia d’anni 10
Antonio figlio d’anni 2.
Abita in casa propria in luogo detto Porta Reale e paga a mastro Gio: Batta Teti di Polìa ducati cinque di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto Castellano, in più partite, di moggia cinque, giusta i beni di mastro Francesco Sgrò, Bruno Lo Jacono e fiume corrente, rivelato per carlini venticinque. Un altro detto Scòrdari di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Antonina Sgrò e Anna di Bretto, rivelato per carlini venti. Più un altro detto Falco di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelato per carlini dieci e paga alla Cappella di S. Anna carlini tredici e mezzo di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Esige d’Anna di Paro censo perpetuo sopra Scòrdari, annui carlini quindici e mezzo. Possiede alcune robe di drogheria e puote guadagnare annui carlini venti. Tiene bovi di aratro numero tre, stabilita la rendita per ducati sei. Più vacche figliate numero quattro, stabilita la rendita per ducati otto. Più vacche stirpe numero due, stabilita la rendita per carlini trenta. Più troije numero quindici, stabilita la rendita per ducati diciotto. Tiene un cavallo per uso proprio. Un altro, stabilita la rendita per carlini venti. Tiene una potèga in affitto, in luogo detto Monàci, di Giuseppe Pasceri cui paga carlini trenta. Più tiene un altro basso dietro la Chiesa Madre, affittato del Sig. Don Nicolò Mannacio cui paga carlini dieci. Sono once 88,15. Pesi da dedursi: Al Castellano di questa Terra censo perpetuo sopra Castellano, carlini sei e grana due e mezzo che sono once 2,2½. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Scòrdari, annui grana sette e mezzo che sono once 0, 7½. Al Sig. Don Orazio Merigliano di Caridà censo perpetuo sopra Scòrdari, annui carlini tre che sono oncia 1. A mastro Giuseppe Scuteri di Castelm.rdo per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci che sono once 3,10. Sono unite once 3,20. Restano di netto once 81, 25.
375____
Giuseppe Pungituri della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 45
Rosa Sgrò moglie d’anni 35
Foca figlia bracciale, del primo letto, d’anni 20
Ribecca figlia in capillis, del primo letto d’anni 16
Francesco figlio d’anni 13
Agnesa figlia d’anni 8
Pietro Antonio figlio d’anni 4.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, si puote affittare carlini venticinque e paga al convento di S. Agostino censo perpetuo carlini trenta e assorbisce la rendita. Tiene una stacca per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Margone di moggia nove, giusta i beni di Don Foca Ciliberto e via pubblica, rivelato per carlini venti e paga a Don Nicola Mannacio carlini ventuno e assorbisce la rendita. Un altro detto Nuzzo di moggia quattro, giusta i beni di Vito Bonello e via pubblica, rivelato per carlini trentaquattro, paga al convento di S. Domenico carlini diciassette e restano altri carlini diciassette che sono once 15,20.
376____
Giulio Pallaria di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò in sua Patria i fratelli, ma non è permanente, bracciale d’anni 27
Anna Triminì moglie d’anni 29
Francesco Antonio figlio d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Vito Mulè, in luogo detto la Timpa, cui paga carlini trenta. Possiede un meritorio in luogo detto Carlo di Caria di moggia due e mezzo, giusta i beni di Domenico di Paro e via pubblica, stimato per carlini tre e paga alla Ducal Corte censo perpetuo carlini cinque e assorbisce la rendita.
377__
Giacomo Giampà della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro fabbricatore d’anni 40
Antonia Tedesco moglie d’anni 39
Rosa figlia d’anni 12
Sapientia figlia d’anni 7
Anna figlia d’anni 4
Vincenzo figlio d’anni 2
Domenico figlio d’anni 1
Agata Fiumara Vedova suocera d’anni 60.
Abita in casa propria in luogo detto il Borgo e si puote affittare carlini trenta che sono once 10. Tiene due casaleni non finiti e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini sette e mezzo. Più una casa in detto luogo affittate per carlini trenta, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo che sono once 7,15. Possiede un territorio in luogo detto la Cotùra stimato per carlini dieci e paga al convento di S. Domenico carlini venti e assorbisce la rendita. Sono Once 17,15. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa che abita, annui carlini cinque che sono once 1,20. Alla Cappella di San Carlo censo perpetuo sopra la casa che affitta, annui carlini sei che sono once 2. Al Monte Pio del Rosario per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci. Al su detto convento di S. Domenico per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci che sono once 3,10. Sono in tutto once 10,10. Restano di netto once 7,05.
378____
Giuseppe Servello della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro falegname d’anni 28
Anna Talora moglie d’anni 28
Michiele figlio d’anni 9
Giuseppe figlio d’anni 5
Agnesa figlia d’anni 3.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo e si puote affittare carlini trenta. Possiede un territorio in luogo detto l’Arghììla di mezzo moggio, giusta i beni di Angela Ciliberto e via pubblica, rivelato per carlini per carlini cinque che sono once 1,20. Più un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni di Antonio Talora e via pubblica, rivelato per carlini sette e paga al convento di S. Domenico grano bianco quarto uno, valutato per carlini due, restano carlini cinque che sono,once 1,20. Più un altro detto il Ladro, ovvero l’Abbatìa di moggia dodici, giusta i beni di Nicola Fiurenza e via pubblica, rivelato per ducati quattro e paga all’Archidiacono di Mileto censo perpetuo ducati quattro e mezzo assorbendo la rendita. Sono once 13, 10. Pesi da dedursi: Alla Cappella di San Carlo censo perpetuo sopra la casa, annui carlini quattro e mezzo. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra l’Arghììla, annui grana ventiquattro che sono once 0,24. Al Pio Monte del SS.mo Rosario per capitale di ducati quattro, sua porzione annui carlini quattro che sono once 1,10. Unite sono once 3,19. Restano di netto once 9,21.
379____
Gio: Batta Lo Jacono della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò in sua Patria il fratello Paulo, fa fuoco acquisito, mastro barbiero d’anni 64
Vittoria Ciliberto moglie d’anni 38
Domenico figlio barbiero d’anni 18
Foca figlio scolaro di grammatica d’anni 14
Gregorio figlio d’anni 12
Sapientia figlia d’anni 10
Giuseppe figlio d’anni 6.
Industria di Gio: Batta once 14, di Foca once 14. Abita in casa propria in luogo detto la Scalella, giusta i beni di Antonio Carchidi. Possiede un territorio in luogo detto l’Arghììla di moggia due, giusta i beni di Francesco e Domenico Ciliberto, rivelato carlini quindici e paga alla Cappella del SS.mo per capitale di ducati ventiquattro, annui carlini ventiquattro e al Sig. Giuseppe Ruffo censo perpetuo sopra detto fondo, annui grana quaranta e assorbisce la rendita. Restano di netto once 28.
380____
Gio: Batta Mancari della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 30
Fiore Quaranta moglie d’anni 28
Rosa figlia d’anni 6
Angela figlia d’anni 4
Anna figlia d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto Brigliano, giusta i beni di Gio: Apa, si puote affittare carlini venticinque che sono once 8,10. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni della Cappella del SS.mo e Sig. Giuseppe Faccioli, stimato carlini dieci e paga alla Cappella della Concezione carlini dieci, grana due e mezzo di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Un altro detto Cardirò di moggio uno, giusta i beni del convento, di S. Domenico e via pubblica, rivelato per carlini cinque e paga alla chiesa di San Pietro censo perpetuo carlini sei e mezzo assorbendo la rendita. Più un altro detto Talagòne di moggio uno, confinante con la via pubblica e il fiume corrente, stimato carlini undici e paga al convento di S. Agostino carlini quattro e mezzo di censo perpetuo e alla chiesa di San Nicola per capitale di ducati otto, carlini otto e assorbiscono la rendita. Restano once 8,10.
381____
Giovanni Salatino della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò in sua Patria padre e fratello, però non è permanente, bracciale d’anni 41
Camilla Maijolo moglie d’anni 45
Giacomo figlio bracciale d’anni 14
Catarina figlia in capillis d’anni 12
Suor Maria Giordano cognata bizoca d’anni 30.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, si puote affittare carlini trentaquattro che sono once 11,10. Possiede un meritorio in luogo detto Cardirò di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Carchidi e Domenico Cucuzzi, stimato carlini venticinque e paga al convento di S. Agostino carlini dieci, restano carlini quindici che sono once 5. Restano di netto once 16,10.
382____
Giovanni Lo Jacono della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro barbiero d’anni 40
Cornelia Servello moglie d’anni 40
Anna figlia in capillis d’anni 12
Nicola figlio d’anni 10
Catarina figlia d’anni 8
Giovanna figlia d’anni 7
Giuseppe figlio d’anni 4
Vincenzo figlio d’anni 3
Tiene un altro bambino nelle fasce.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto del Sig. Giuseppe Ruffo cui paga ducati cinque. Possiede un territorio in luogo detto la Serra di moggio uno, giusta i beni di Antonio Carchidi e via pubblica, stimato per carlini dieci, grana due e paga al convento di S. Domenico grano bianco quarto uno, valutato carlini due, restano carlini otto, grana due che sono once 2,22.
383____
Giacomo Maijolo della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Madalena Prestigiacomo moglie d’anni 40
Elisabetta figlia in capillis d’anni 12
Michiele figlio d’anni 8
Agnesa figlia d’anni 5
Vittoria figlia d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto la Fontanella di moggia due, giusta i beni del Sig. Nicolò di Cairo e la Cappella della Concezione, stimato carlini sette e mezzo che sono once 2,15. Un altro detto Juda di moggia due, giusta i beni di Don Francesco Antonio de Caria e via pubblica, stimato per carlini dieci che sono once 3,10. Un altro detto il Mancino di tre quarti di moggio, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini cinque e paga alla chiesa di San Gio: Batta carlini cinque e assorbisce la rendita. Sono once 12,15. Pesi da dedursi: Al Sig. Marcello Ruffo censo perpetuo sopra la Fontanella, annui carlini sette e mezzo che sono once 2, 15. A Don Giuseppe Mannacio censo perpetuo sopra la casa, annui carlini cinque che sono once 1,20. Al convento di S. Domenico per capitale di ducati sette, annui carlini sette che sono once 2,10. Sono once 6,45. Restano di netto once 6
384____
Giuseppe Serrao della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro scarparo d’anni 36
Isabella Carchidi moglie d’anni 40
Anna figlia d’anni 10
Elisabetta figlia d’anni 7.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, si puote affittare carlini trentaquattro che sono once 11,10. Tiene una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggia due, giusta i beni di Don Nicolò Mannacio e via pubblica, rivelato per carlini cinque che sono once 1,20. Un altro detto il Ladro di moggia cinque, giusta i beni della Ducal Corte e d’Antonio Pellegrino, stimato per carlini dieci che sono once 3,10. Altro detto Cardirò di moggia due, giusta i beni di Bruno Salatino e via pubblica, stimato per carlini cinque che sono once 1,20. Altro detto Savuchello di moggio uno, giusta i beni di Tomaso Bilotta e via pubblica, stimato per carlini sei che sono once 2. Sono once 20. Pesi da dedursi: Alla Cappella di San Foca censo perpetuo sopra Cardirò, annui grana trentacinque che sono once 1,15. Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo sopra Cardirò, annui carlini sei che sono once 2. Alla cappella di S. Anna censo perpetuo sopra Savuchello, annui grana dodici che sono once 0,12. Al convento di S. Domenico censo perpetuo sopra la casa, annui carlini cinque che sono once 1,20. Al Sig. don Onofrio Vitale per capitale di ducati undici, annui carlini nove e grana nove che sono once 3,09. Sono once 8,16. Restano di netto once 11,14.
385____
Giovanni Gimello della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò fratelli in sua Patria, però non è permanente, pastore d’anni 50- Porzia Terranova moglie d’anni 40
Domenico figlio pastore d’anni 14
Giuseppe figlio d’anni 11
Michiel’Angelo figlio d’anni 7
Nicola figlio d’anni 5
Anna figlia d’anni 3
Antonio figlio in Castelmonardo
Palma figlia Vedova d’anni 30.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Don Nicola Parisi cui paga ducati sei mezzo. Tiene in sua custodia pecore e capre in numero di cinquecentoquaranta del convento di S. Agostino e dei Sigg. Solari
386____
Giacomo Leonardo della Città del Pizzo, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò fratelli in sua Patria, però non è permanente, mastro forgiaro d’anni 22
Catarina Carchidi moglie d’anni 16.
Tiene una fanciulla nelle fasce.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto Porta reale, si puote affittare trenta che sono once 10. Possiede un territorio in luogo detto Fialandàro di moggia tre, giusta i beni di Antonio Talora e via pubblica, stimato per carlini venti e paga al convento di S. Domenico carlini nove, restano carlini undici che sono once 3,20. Altro detto Condacambri di moggio uno, giusta i beni di Gregorio Carchidi e fratelli, stimato per carlini sette che sono once 2,10. Restano di netto once 16.
387____
Gregorio Torchia della Terra di Cortale, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò fratelli in detta sua Patria, ma non si fa fuoco per non essere permanente, mastro conciatore d’anni 43
Catarina Spezano  moglie d’anni 28
Antonio figlio chierico del primo letto d’anni 19
Michiele figlio d’anni 9
Vincenzo figlio d’anni 6
Francesco figlio d’anni 4
Domenico figlio d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto la Porta di Basso, si puote affittare carlini trenta che sono once 10. Tiene una balduina per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto la Fontanella di moggio mezzo, giusta i beni degli eredi di Domenico Mancari e via pubblica e paga agli eredi di Ottavio Bilotta di Castelmonardo grano bianco coppoli quattro, valutato grana dieci, restano carlini sette che sono once 2,10. Restano di netto once dodici e grana dieci, 12,10.
388____
Giuseppe Ciliberto detta Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò fratelli in sua Patria e non è permanente, mastro fabbricatore d’anni 30
Isabella Stillitano moglie d’anni 27
Vincenzo figlio d’anni 5
Agnesa figlia d’anni 4
Francesco Antonio figlio d’anni 2
Vironica figlia di mesi 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borghicello, si puote affittare carlini tenta e paga di censo perpetuo al convento di S. Domenico carlini quattro e alla Congregazione del SS.mo Rosario per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci, restano di netto once cinque e grana dieci, 5,10.
389____
Giuseppe Conidi della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra, lasciò fratelli in sua Patria e non si fa fuoco per non essere permanente, bracciale d’anni 40.
390____
Don Giuseppe Solaro della Città di Monteleone originario nativo, abitante in questa Terra di Francavilla, vive nobilmente d’anni 26
Donna Vittoria Canale moglie d’anni 21
Don Michiele fratello d’anni 18
Don Leoluca fratello d’anni 15
Suora Geronima sorella bizoca d’anni 23
Nicolò di Cairo Zio Materno d’anni 65
Salvatore La Serra servo d’anni 17
Catarina Lapiana serva d’anni 28.
Con tutto che fa fuoco dipendente della Città di Monteleone, si fa fuoco acquisito in questa Terra per aversi il quondam Sig. suo Padre casato con Donna Teresa di Cairo di questa Terra, unica erede della famiglia di Cairo. Abita in casa propria in luogo detto il Piano del castello, giusta i beni degli eredi di Agostino Papaleo. Tiene un cavallo per uso proprio. Tiene pecore e capre in numero di centodiciassette che tiene in affitto Giovanni Gimello che paga ducati undici e grana settanta che sono once 19,30. Possiede un territorio in luogo detto San Basile di moggia cinque, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis e via pubblica, stimato per ducati cinque e grana trenta che sono once 19,10. Un altro detto la Cotùra e Don Ferrante di moggia diciotto, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis e del Sig. Giuseppe Antonio Accetta, stimato per ducati cinque che sono once 16,20. Un altro detto il Trivìo di moggia sei, giusta i beni della Cappella di San Carlo e via pubblica, stimato per ducati sei e mezzo che sono once 21,20. Un altro detto il Campo di moggia due, giusta i beni di Foca Ferolito e via pubblica, stimato per carlini cinque che sono once 1,20. Altro detto Falco di moggia otto, giusta i beni della Ducal Corte e convento di S. Agostino, stimato per carlini dieci che sono once 3,10. Un altro detto la Fontanella di moggia otto, giusta i beni di Giovanni Maijolo e via pubblica, stimato per carlini trentacinque che sono once 11,20. Un trappeto d’olio macinante, stabilita la rendita per carlini trenta che sono once 10. Più esige da più particolari di questa Terra censi perpetui e bullali, annui ducati dodici e grana quarantatrè e mezzo che sono once 41,13½. Tiene una casa affittata al Rev. Don Gaetano Ferrari, in luogo detto il Castello, che paga carlini trenta, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo che sono once 7,15. Sono unite once 153,8½. Pesi da dedursi: Al convento di S. Agostino per capitale di ducati centosessanta, annui ducati dodici e grana ottanta che sono once 42,20. Al medesimo convento per capitale di ducati trentasei, annui carlini trentasei. A Don Onofrio Vitale e Sig. Carlo Aracri per capitale di ducati sessanta, annui ducati cinque e grana quaranta che sono once 18. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra Falco e Trivìo, annui carlini quindici e grana tre che sono0 once 5,03. Unite sono once 77,23. Restano di netto once 75,15½.
391____
Leoluca Cappello della Città di Monteleone, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro fabbricatore d’anni 78
Porzia Fabbiano moglie d’anni 68
Foca figlio bracciale d’anni 28
Giulia figlia in capillis d’anni 20
Domenico Pellegrino nipote d’anni 8.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Cortiglio, si puote affittare carlini trenta che sono once 10. Possiede un territorio in luogo detto Gurnella di moggia sei, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e via pubblica, stimato per ducati sei che sono once 20. Unite sono once 30. Pesi da dedursi: Agli eredi del quondam Ottavio Bilotta di Castelmonardo censo perpetuo sopra la casa, annui grana ventisette e mezzo che sono once 0,27½. Alla Parrocchia di San Foca e alla chiesa di S. Maria delle Grazie censo perpetuo sopra Gurnella, annui carlini undici che sono once 3,20. Alla chiesa di San Pietro per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto che sono once 6. Unite sono once 10,17½. Restano di netto once 19,12½.
392____
Luca Antonio Pallaria della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò fratelli e suo Padre in sua Patria, non si fa fuoco per non essere permanente, bracciale d’anni 36
Barbara Bruno moglie d’anni 40
Francesco figlio d’anni 6
Giovanna figlia d’anni 4
Vittoria figlia d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Francesco Bonello cui paga ducati quattro, in luogo detto S. Maria. Possiede un territorio in luogo detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni del Sig. Giuseppe Serrao, stimato grana venticinque e paga al Sig. Apostolo Serrao grano bianco coppoli cinque, valutato grana dodici e mezzo, alla Ducal Corte grano uno e mezzo, restano grana 11.
393____
Marc’Antonio Pungituri della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Anna Serrao moglie d’anni 40
 Pasquale figlio d’anni 6.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, si puote affittare carlini venticinque che sono once 8,10. Una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto Morgone di moggia quattro, giusta i beni di Don Foca Ciliberto e via pubblica, rivelato per carlini dieci che sono once 3,10. Un altro detto Vallomeli di moggia due e mezzo, giusta i beni del convento di S. Agostino e la Ducal Corte, in due partite, stimato per carlini venti che sono once 6,20. Più uni co0ntiguo di moggia due comprato da Nicola Rizzo, giusta i beni di Don Foca Ciliberto e Gio: Batta Bilotta, stimato per carlini otto che sono once 2,20. Un altro detto Nuzzo in due partite di moggio uno, giusta i beni di Vito Bonello e Giuseppe Pungituri, rivelato per carlini diciassette che sono once 5,20. Altro detto Vonì di moggia quattro, giusta i beni di Vito Pallaria e via pubblica, stimato per carlini otto che sono once 2,20. Sono unite once 29,10. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per capitale di ducati sei, annui carlini sei che sono once 2. Al medesimo censo perpetuo sopra Vallomeli e Nuzzo, annui carlini dodici e mezzo che sono once 4,05. Sono unite once 4,05 (errato, sono 6,05). Restano di netto once 23,05.
394____
Michiele Sgalera della Terra di San Vito, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 35
Sapienza Attisano moglie d’anni 19
Domenico Antonio figlio d’anni 1.
Lasciò in sua Patria fratelli, però non è permanente. Abita in casa di affitto di Giuseppe Cucuzzi cui paga carlini trentacinque, in luogo detto la Porta di basso. Possiede una casa in luogo detto il Borgo, giusta i beni di Giuseppe Servello e paga alla Cappella di San Carlo carlini sei e altro non gli rende.
395____
Matteo Lacquaniti del Casale di Vena, abitante in questa Terra, porcaro che va elemosinando d’anni 30
Anna Bilotta moglie d’anni 26
Nicola figlio d’anni 4
Francesco figlio d’anni 1.
Abita in casa propria in luogo detto il Castello e paga a Don Nicolò Mannacio carlini otto di censo perpetuo. Possiede un territorio in luogo detto Cardirò di moggia due, giusta i beni di Damiano Farina, stimato per carlini quattro e gli stessi paga di censo perpetuo alla chiesa di San Pietro.
396____
Michiele Sgotto della Terra della Rocca, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 42
Catarina Mancari moglie d’anni 31
Rosaria figlia d’anni 5
Anna figlia d’anni 1.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Anna Pellegrino alla quale paga carlini venticinque, in luogo detto Borghicello. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di moggia tre, giusta i beni di Francesco Mancari e la Ducal Corte, rivelato per carlini undici e paga alla Cappella del SS.mo censo perpetuo carlini undici e assorbisce la rendita. Tiene un luogo di far casa nel Borgo e paga alla Ducal Corte annui grana dieci.
397____
Madalena Pondico della Terra di Polìa, Vedova di Antonio Ferolito, d’anni 50
Foca Ferolito figlio d’anni 9
Teodora Ferolito figlia d’anni 7.
Abita in casa d’affitto del convento di S. Domenico al quale paga carlini dodici, in luogo detto il Fosso. Possiede un territorio in luogo detto Castellano ovvero Cummarara di mezzo moggio, giusta i beni di Antonio Teti e via pubblica, rivelato per carlini quattro e paga alla Cappella del SS.mo grana cinque, restano grana 35.
398____
Natale Dastoli della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Catarina Barbina moglie d’anni 30
Vittoria figlia d’anni 1.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto la Trava di Renzo, si puote affittare carlini dodici che sono once 4. Possiede un territorio in luogo detto il Trivìo di mezzo moggio, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis e via pubblica, stimato per carlini due e paga a Don Matteo Pacenza del Pizzo grana diciotto, restano grana due. Pesi da dedursi: Al convento di S. Domenico per capitale di ducati cinque, annui carlini cinque che sono once 1,20. Restano di netto once 2,12.
399____

Nicola Puijìa della Terra di Polìa, abitante in questa Terra, mastro fornaro d’anni 24
Vittoria Barbina moglie d’anni 25
Antonio figlio d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borgo, si puote affittare carlini venti che sono once 6,20. Possiede un territorio in luogo detto il Mancino di moggia due, giusta gli eredi di Giacinto Servello e via pubblica, stimato per carlini cinque e paga al Sig. Don Onofrio Vitale carlini cinque di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Sono once 6,20. Pesi da dedursi: Alla Cappella di San Carlo censo perpetuo sopra la casa, annui carlini sei che sono once 2. Restano di netto once 4,20.
400____
Nicola Parisi della Terra di Monterosso, abitante in questa Terra, bracciale d’anni 40
Catarina Pittella moglie d’anni 40.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa d’affitto di Domenico Masdea al quale paga carlini trenta, in luogo detto Sotto la Forgia.
401____
Don Onofrio Vitale della Terra di Montesoro, abitante in questa Terra di Francavilla, vive nobilmente d’anni 33
Donna Antonia Serra moglie d’anni 34
Michiel’Antonio figlio d’anni 3
Don Tomaso Vitale fratello sacerdote d’anni 35
Donna Catarina Serra cognata d’anni 36
Don Berardino Padre Vedovo d’anni 65
Stefano Varano servo d’anni 20
Catarina Grande serva d’anni 12.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto la Trava (di Renzo) e il quarto dove abita il fratello Don Tomaso, si puote affittare ducati quattro che sono once 13,10. Tiene altre due stanze affittate al Sig. Giuseppe Antonio Accetta per ducati sei, dedotto il quarto di riparazione, restano once 15. Tiene neri numero dieci a metà con Tomaso Attisano. Tiene una giumenta, un pullètro e una muletta per uso proprio. Possiede un territorio detto Sambasile di moggia quattro, giusta i beni del Sig. Don Giuseppe Solaro, rivelato per ducati quattro che sono once 13,10. Un altro detto Mastro Cola di moggia sette, giusta i beni del convento di S. Agostino e Giuseppe Cucuzzi, stimato per carlini ventisette che sono once 9. Esige da più Particolari di questa Terra, in più partite minute, censi perpetui e bullali, annui ducati diciannove, grana sessanta che sono once 65,15. Sono unite once 116,05. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Giuseppe Solaro censo perpetuo sopra Sambasile, annui carlini tre sono oncia 1. Alla Ducal Corte censo perpetuo sopra la casa, annui grana due e alla medesima corte censo perpetuo sopra Mastro Cola grana undici. Sono unite once 1,13. Restano di netto once 114,22.
402____
Pietro Buccinnà della Terra di Polìa, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 50
Teodora Ferolito moglie d’anni 55
Catarina figlia in capillis d’anni 14.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto Magliacane, si puote affittare carlini trenta e paga al convento di S. Domenico carlini ventiquattro e al convento di S. Agostino grana sessanta e mezzo che assorbiscono la rendita. Tiene un cavallo per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto i Papalei ossia S. Stefano di moggio uno, giusta i beni di Nicola Salatino e via pubblica, stimato carlini tre e paga al Sig. Apostolo Serrao di Castelmonardo grano bianco coppoli tredici, rivelati per carlini tre e grana due e mezzo che assorbiscono la rendita. Un altro detto la Coltùra di moggia cinque, giusta i beni del Sig. Michiel’Angelo de Cunis e fiume corrente, stimato carlini ventuno e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini venti, grana sei, restano grana 4. Più un altro detto la Cummarara di mezzo moggio, giusta i beni di Vito Teti e Giuseppe Russo, stimato per carlini cinque, sono once 1,20.  Restano di netto once 1,24.
403____
Pietro Bevivino della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, molinaro d’anni 67
Domenico figlio accasato
Vincenzo figlio mastro fabbricatore d’anni 19
Francesco figlio discepolo d’anni 16
Santa figlia in capillis d’anni 18
Teresa figlia in capillis d’anni 16.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borghicello, si puote affittare carlini venti e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo grana trentasette e mezzo, restano di netto once 15,12½.
404____
Pietro Maijello della Terra di Curinga, abitante in questa Terra di Francavilla, lasciò in sua Patria padre e fratelli, però non è permanente, bracciale d’anni 25
Anna Russo moglie d’anni 27
Giovanna figlia d’anni 3.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Domenico Spezano al quale paga carlini trenta, in luogo detto la Porta di Basso. Possiede un territorio in luogo detto Scòrdari di moggio uno, giusta i beni di Gregorio Carchidi e la Ducal Corte, rivelato per carlini otto e paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo grana venticinque,  restano carlini cinque e mezzo che sono once 1,25.
405____
Pietro Bilotta della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 40
Giovanna Ferolito moglie d’anni 40
Agostino figlio d’anni 10
Francesco figlio d’anni 8.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto la Fontanella, si puote affittar4e carlini venticinque che sono once 8,10. Tiene una somara per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto la Fontanella di moggio uno, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, rivelato per carlini dieci, sono once 3,10. Un altro detto Cardirò di mezzo moggio, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e via pubblica, rivelato per carlini quattro, sono once 1,10. Più un altro detto la Carvina di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelato per carlini otto, sono once 2,20. Un altro detto la Cotùra di moggio mezzo, giusta i beni di Francesco Bilotta e Antonio Giordano, stimato carlini due, sono once 0,20. Tiene un casaleno in detto luogo, sopra il quale al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini sei. Sono unite once 16,10. Pesi da dedursi: Al Sig. Don Nicola Mannacio censo perpetuo sopra la casa, annui carlini cinque, sono once 1,20. Alla Parrocchia di San foca censo perpetuo sopra la Nucarella (Fontanella?) annui carlini quattro, sono once 1,10. Al Sig. Giuseppe Antonio Accetta censo perpetuo sopra Cardirò, annui grana venti, sono once 0,20. Al Rev. Don Giuseppe Stillitano di Castelmonardo censo perpetuo sopra Carvina, grana settantadue e più alla Ducal Corte grana otto, sono once 2,10. Unite sono once 6. Restano di netto once 10,10.
406____
Pietro Pallaria della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 35
Catarina di Fabbio moglie d’anni 30
Nicola figlio d’anni 4
Ribecca figlia d’anni 2.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto la Forgia, si puote affittare carlini quindici, sono once 5. Possiede un territorio in luogo detto Catalano di moggio uno, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e Giovanna Bruno, stimato per carlini cinque, sono once 1,20. Un altro detto Fialandàro di moggio uno, giusta i beni di Giovanni Drogo e Antonio Furlano, rivelato per carlini venticinque. Più un altro detto Nuzzo di mezzo moggio, giusta i beni di Vittoria Attisano e Giuseppe Serrao, stimato carlini quattro. Sono unite once 12,10. Pesi da dedursi: Al rev. Don Foca Ciliberto per capitale di ducati dieci, annui carlini nove, sono once tre. Al Sig. Giuseppe Ruffo per capitale di ducati due e mezzo, annui grana ventidue e mezzo, sono once 0,22½. Al Sig. Giuseppe Faccioli censo perpetuo sopra Fialandàro, annui carlini quattordici, sono once 4,20. Sono unite once 8,25. Restano di netto once 7,15.
407____
Paulo Sovarina della Terra di Monterosso, abitante in questa Terra di Francavilla, animo non permanendi, bracciale d’anni 35
Porzia Acquaro moglie d’anni 36
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Vitaliano figlio d’anni 12.
mastro Domenico Bilotta al quale paga carlini ventinove, in luogo detto Porta Reale.
408____
Pascuale Giordano della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 30
Cornelia Vigliotta moglie d’anni 23.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di mastro Domenico Antonio Bartuccio, in luogo detto il Borgo, cui paga carlini sedici.
409____
Rosario Bova della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, mastro sartore d’anni 50
Catarina Maijolo moglie d’anni 40
Stefano figlio d’anni 11
Lasciò in sua Patria un figliolo d’anni undici e per non essere permanente non si fa fuoco. Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Berardino Parisi al quale paga carlini trentacinque, in luogo detto Monàci.
410____
Stefano Tropea del Casale di Piscopio, abitante in questa Terra di Francavilla, servitore d’anni 40
Laurenza Lazzaro moglie d’anni 30.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto del Rev. Don Matteo Perris al quale paga carlini quindici.
411____
Tomaso Sorrentino della città di Monteleone, abitante in questa Terra di Francavilla, garzone d’anni 35
Dianora (cognome non citato) sua moglie d’anni 35
Matteo figlio d’anni 4.
Tiene un’altra figliola d’anni 5.
 Jus abitationis 1,50. Abita nel trappeto dei Padri Domenicani ai quali paga carlini dieci.
411____
Vito Teti della Terra di Polìa, abitante in questa Terra, bracciale d’anni 24.
Domenica Buccinnà Madre Vedova d’anni 45
Antonio fratello d’anni 10.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Nicola Fiurenza al quale paga carlini venti, in luogo detto il Fosso. Possiede un territorio detto la Cummerara in due partire di moggia due, giusta i beni di Antonio Ciamprone e via pubblica, rivelato per carlini quindici e paga al Sig. Francesco Serrao di Castelmonardo carlini quindici e alla Ducal Corte grana dodici mezzo di censo perpetuo e assorbisce la rendita.
412____
Vito Pallaria della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra, bracciale d’anni 24
Dianora Giordano moglie d’anni 20
Vito figlio d’anni 3.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa di affitto di Domenico Spezano cui paga ducati quattro. Possiede un territorio in luogo detto la Serra di moggia tre, giusta i beni di Pietro Papaleo e la Ducal Corte, stimato per carlini undici e paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo carlini otto, restano grana trenta che sono oncia 1. Un altro detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni di Nicola Colicchio e la Ducal Corte, infruttuoso, paga al Sig. Don Nicola Mannacio carlini sette e mezzo. Resta di netto oncia 1.
413____
Reverendo Don Gaetano Ferrari della Città del Pizzo, abitante in questa Terra di Francavilla, d’anni 35
Don Antonino fratello, nobile vivente, d’anni 25
Don Domenico fratello assente d’anni 29.
Abita in casa propria in luogo detto il Castello. Il suo patrimonio è nella Città del Pizzo. Possiede un territorio detto Cardirò di mezzo moggio, giusta i beni di Francesco Bonello e la chiesa di San Gio: Batta, stimato per grana quindici. Tiene un basso di casa sotto la sua abitazione affittato per spezieria al Mag.co Carmine Rondinelli per carlini trenta, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini ventidue e mezzo, sono once 7,15. Più un altro basso di detta casa affittato a mastro Antonio Puijìa per carlini quindici, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini undici, grana due e mezzo, sono once 3,22½. Restano di netto once 11,22½.
414____
Bruno Bilotta della Terra di Castelmonardo, abitante in questa Terra di Francavilla, bracciale d’anni 30
Pietro Bilotta nipote d’anni 8
Pascuale Bilotta nipote d’anni 5
Sofia di Caria Vedova cognata d’anni 36.
Jus abitationis 1,50. Abita in casa propria in luogo detto il Borghicello, si puote affittare carlini quindici e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo carlini sei e restano once 3. Tiene un cavallo per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Ladro di moggia quattro, giusta i beni della Ducal Corte.carlini quindici e paga al Beneficio di S.Opullo carlini quindici e assorbisce la rendita.

 

CAPITOLO VIII

CATASTO DEI FORESTIERI BONATENENTI E NON ABITANTI LAICI

 

CASTELMONARDO
415____
Antonio Destito
possiede un territorio detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni di Don Tomaso Serrao e Antonio Chiaravalle, rivelato per carlini trentacinque e paga agli eredi di Marc’Antonio Carnevale censo perpetuo carlini dodici, restano once 7,20.
416____
Mastro Antonio Serrao di Marc’Antonio
possiede un territorio, in luogo detto Castellano, di moggio uno, giusta i beni del Sig. Francesco Serrao e via pubblica, rivelato per carlini tre e mezzo e paga alla chiesa di San Nicola di questa Terra censo perpetuo grana sei e un quarto, restano grana ventotto e quarti tre, sono once 0,28¾.
417____
Andrea Bilotta fu Sibbio
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, rivelato per carlini cinque e mezzo, paga alla Chiesa di San Nicola censo perpetuo grana venticinque, resta oncia 1. Più un altro detto la Serra di Juda di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Dastoli e via pubblica, rivelato per grana dieci e paga a detta chiesa grana undici e assorbisce la rendita.
418____
Antonio Macrì e Giuseppe Jelapi
possiedono un territorio detto Vuonì di moggia tre, giusta libere vie pubbliche, rivelato per carlini dodici e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo grano bianco tomolo uno valutato per carlini otto, restano carlini quattro, sono once 1,10.
419____
Don Giuseppe Apostolo Serrao
possiede un territorio detto Popardo di moggia quindici, giusta i beni della Ducal Corte e gli eredi di Don Giuseppe di Caria, rivelato per ducati otto e paga al convento di S. Domenico grana dieci e a mastro Francesco Destito censo perpetuo grana ventisette e mezzo, alla chiesa delle Grazie censo perpetuo carlini dodici, restano ducati sei e grana quarantadue e mezzo che sono once 21,12½.
420____
Antonio Chiaravalle
possiede un territorio detto il Trivìo di moggio uno, giusta i beni di Don Tomaso Serrao e Antonino Destito, rivelato per carlini trentacinque e paga agli eredi di Marc’Antonio Carnovale censo perpetuo carlini quattordici, restano carlini ventuno, sono once 7.
421____
Mastro Antonino Destito
possiede un territorio detto la Conia di moggia uno, giusta i beni di Don Francesco Amalfitani e Giovanni Sarno, rivelato per carlini quindici e paga al su detto Malfitani grano bianco coppoli sette, valutato grana diciassette e mezzo e alla Ducal Corte cavalli diciotto, restano carlini tredici e grano uno, sono once 4,11.
422____
Antonio Carchidi piraino
possiede un territorio detto Caijazzo di mezzo moggio, giusta i beni di Francesco Antonio de Cicco e mastro Antonino Destito, stimata la rendita carlini tre, sono oncia 1.
423____
Mastro Antonio Davoli
possiede un territorio detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni di Francesco Salatino e Territorio dell’Acquanìa, stimato per carlini dieci, sono once 3,10.
424____
Angela Provenzano
possiede un territorio detto Nuzzo di mezzo moggio, giusta i beni di Marc’Antonio Caruso e via pubblica, stimato per carlini cinque, sono once 1, 20.
425____
Andrea Bartucca di Pietro
possiede un territorio detto l’Ustra di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Perri e Giovanni de Nisi, stimato per carlini dieci, sono once 3,10.
426____
Antonio Pallaria di Domenico
possiede un territorio detto il Mancino di moggio uno e mezzo, giusta i beni Francesco Parisi e Pietro Fruci, stimato per carlini quattro, sono once 1,10.
427____
Antonio Bilotta
possiede un territorio detto Vallomeli, in tre partite, di moggia due, giusta i beni di Gio: Batta e Giuseppe Bilotta, stimato per carlini undici, sono once 3,20.
428____
Antonio Garzaniti
possiede un territorio detto il campo di moggia due, giusta i beni di mastro Giuseppe Quaranta e via pubblica, stimato per carlini sei, sono once 2.
429____
Mastro Antonio Servello
possiede un territorio detto Cullaro di moggio uno, giusta i beni di mastro Francesco Mazzotta e via pubblica, stimato carlini tre, sono oncia 1.
430____
Antonio Dastoli di Sibbio
tiene un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Bruno Bilotta e Domenico Dastoli, stimato per grana 20.
431____
Andrea Catanzaro
tiene un territorio detto Castellano di moggio mezzo, giusta i beni di Andrea Bilotta e Territorio di Castelmonardo, stimato per grana 15.
432____
Arcangelo di Nardo
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Francesco de Cicco e Giuseppe Parisi, stimato grana 10.
433____
Antonio Montoro
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Giulio Pallaria, stimato per grana trenta, sono oncia 1.
434____
Mastro Antonio Cantafi
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Marc’Antonio Rondinello e Bruno Bilotta, stimato per grana venticinque, oncia 0,25.
435____
Sig. Apostolo Serrao fu Francesco
esige da più Particolari di Castelmonardo, Polìa e Francavilla sopra stabili siti in questo Territorio di censi perpetui, grano bianco tomoli sedici, quarti due e coppoli quattro valutati per carlini otto il tomolo, sono ducati sedici e grana trenta, sono once 44,10. Più esige d’Antonio Buccinnà censo perpetuo sopra S. Stefano carlini undici, grana sette e mezzo che sono once 3,27½. Più esige da Vito Teti censo perpetuo sopra la Cummerara, annui carlini quindici, sono once 5. Sono tutte unite once 53,7½.
436____
Sig. Alessandro Serrao
esige da Vito Bonello per capitale di ducati dieci, annui carlini dieci che sono once 3,10.
437____
Bruno Jelapi di Domenico
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Domenico Giamà e via pubblica, stimato per carlini otto e paga agli eredi del Sig. Antonio Serrao grano bianco tomolo uno e assorbisce la rendita. Un altro detto il Mancino di moggia due e mezzo, giusta i beni di Pietro Fruci, lo Bianco, e via pubblica, rivelato per carlini dodici e paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo grano bianco quarti due e alla Cappella del SS.mo censo perpetuo carlini cinque, restano carlini tre ossia oncia 1.
438____
Barbara Bova
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Gio: Batta Costa e gli eredi di Scipione Dastoli, rivelato per carlini cinque e paga alla chiesa di San Nicola grano cappoli cinque, valutato grana dodici e mezzo, restano once 1,17½
439____
Berardino Pettinato fu Domenico
possiede un territorio detto Bonì, in più partite, di moggia quattro, giusta i beni del convento di S. Agostino e gli eredi di Giuseppe Bilotta, rivelato per carlini ventidue e paga al Beneficio di S.Opullo censo perpetuo carlini diciotto, agli eredi di Giuseppe Bilotta carlini sei e questa Ducal Corte carlini otto e assorbisce la rendita. Esige da Giovanni Bonello e Catarina Lombardo censo perpetuo sopra la Gurna grana 22.
440____
Barbara Cantafi
possiede un territorio detto Cullaro di moggio uno, giusta i beni della Ducal Corte, rivelato per carlini dieci e paga agli eredi di Giuseppe Cantafi censo perpetuo grana venti, non si tira per essere vedova e non assorbisce rendita.
441____
Bruno Bilotta
possiede un territorio detto Castellano di un quarto di moggio, giusto i beni di Antonio Dastoli di Sibbio, stimato per grana tre. Più un altro in detto di mezzo moggio, giusta i beni di Andrea Bilotta, stimato per carlini due. Unite sono once 0,23.
442____
Bruno Bilotta di Giacomo
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di mastro Antonio Cantafi e Giacinto Romano, stimato per carlini quattro che sono once 1,10.
443____
Bruno Chindillo
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Francesco Ferolito, stimato per grana 10.
443bis____
Cornelia Serrao
possiede un territorio detto Cullaro di moggia due, giusta i beni del Sig. Giuseppe Serrao e Sig. Gennaro Drogo, rivelato per carlini quattro e gli stessi paga alla chiesa di San Nicola e assorbisce la rendita.
444____
Reverendo Don Carlo Bilotta, tutore dei figli del quondam Sig. Ottavio Bilotta suo fratello, esige in nome dei medesimi censi perpetui e bullali da più Particolari di questa Terra, ducati sei e grana trenta, inclusi i censi in grano, sopra dei quali paga alla Ducal Corte censo perpetuo in grano tomoli sei e quarto uno, valutati per ducati cinque, restano di netto ducati ventuno e grana trenta che sono once 71.
445____
Sig. Carlo Rondinelli
possiede un territorio detto Nuzzo di moggia due, giusta i beni di Marco Jelapi e via pubblica, rivelato per carlini ventitré, sono once 7,20.
446____
Catarina Pellagrino Vedova di Domenico Dastoli
possiede un territorio detto Castellano, in due partite, di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Gio: Batta Costa e la Ducal Corte, rivelato per carlini quindici e paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo grana ventuno, non si tira per essere vedova.
447____
Domenico Caruso fu Bruno
possiede un territorio detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Marc’Antonio e Giacomo Caruso, rivelato per carlini sei, sono once 2.
448____
Domenico Cantafi
possiede un territorio detto il Mancino di moggio uno, giusta i beni di mastro Giuseppe Quaranta e Ambrosio Stillitano, rivelato per carlini dieci e paga al convento di S. Domenico censo perpetuo grana venticinque, restano, once2,15.
449____
Mastro Domenico Giampà
possiede un territorio detto Castallano di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Serrao e Don Giuseppe Cantafi, rivelato per carlini dieci e paga al convento di S. Agostino grano bianco quarti due, rivelato carlini quattro, restano carlini sei, sono once 2.
450____
Domenica Cantafi Vedova
possiede un territorio detto Castellano di moggia tre, giusta i beni di Domenico Giampà e paga alla Cappella di San Gregorio dei Castelmonardo grano bianco quarto uno, coppoli quattro e assorbisce la rendita.
451____
Mastro Domenico Giampà
possiede un territorio detto Castellano di moggia quattro, giusta i beni di Gio: Domenico Palmarelli e Don Tomaso Serrao, stimato per grana venticinque e paga agli eredi di Antonio Serrao grano bianco coppoli ventidue e assorbisce la rendita.
452____
Mastro Domenico Bilotta di Giulio
possiede un territorio in luogo il Piano della Gurna di moggia cinque, giusta i beni del convento di S. Agostino e Sig. Michiel’Angelo de Cunis, stimato per carlini undici e paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo carlini dodici e mezzo assorbendo la rendita.
453____
Mastro Domenico Caporale
possiede un territorio detto Juda do moggia due, giusta i beni di Domenico Cantafi e Sig. Apostolo Serrao, rivelato per carlini otto, sono once 2,20. Un altro detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Domenico Cantafi e Giuseppe Muzzì, rivelato per carlini tre, sono oncia 1. Restano nette once 3,20.
454____
Domenico Carchidi di Domenico
possiede un territorio detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di mastro Antonio Destito e Francesco de Cicco, rivelato per carlini quattordici e pagagli eredi di Marc’Antonio Carnovale carlini nove, restano once 2,10.
455____
Domenico Dastoli di Giachino
possiede un territorio detto Popardo di mezzo moggio, giusta i beni di Giuseppe Serrao e via pubblica, in due partite, rivelato per carlini tre e paga alla chiesa di San Nicola grano coppoli cinque, restano once 0,17½.
456____
Domenico Anello
possiede un territorio detto Caijazzo di moggio uno, giusta i beni di Don Tomaso Serrao e Giacinto Servello, rivelato per carlini quindici e paga a Don Pietro Carnovale censo perpetuo carlini sette e mezzo, restano once 2,25.
457____
Domenico Costa
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Giacinto Dastoli e la Ducal Corte, stimato per carlini tre che sono oncia 1.
458____
Domenico Bova
possiede un territorio detto Castellano di moggia quattro, giusta i beni di Domenico Giampà e Territorio di Polìa, stimato carlini quindici, sono once 5.
459____
Domenico Bilotta di Salvatore
possiede un territorio detto Castellano di moggio mezzo, giusta i beni di Giuseppe Serrao e Domenico Giampà, stimato per grana 5.
460____
Elisabetta Pizzonia Vedova di Sibbio Dastoli
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Gio: Batta Costa e Rosa Serrao, rivelato per carlini tre e paga alla chiesa di San Nicola grano bianco coppoli cinque, non si tira per essere vedova.
461____
Eredi del Sig. Giuseppe Serrao
esigono da Domenico e Carmine Attisano censo perpetuo sopra Cormari carlini diciotto, sono once 6.
462____
Eredi di Marc’Antonio Carnovale
esigono d’Antonio Destito censo perpetuo sopra Caijazzo carlini dodici, sono once 4. Più d’Antonio Chiaravalle censo perpetuo sopra il Trivìo carlini quattordici, sono once 4,20. Più da Domenico Carchidi censo perpetuo sopra il Trivìo carlini sette, sono once 2,10. Più da Francesco de Cicco censo perpetuo sopra Caijazzo grtana ventitré, sono once 0,27. Sono unite once 11,23.
463____
Eredi di Antonio Serrao
esigono da Bruno  Jelapi censo perpetuo sopra Castellano carlini dieci, sono once 3,10. Più da Domenico Giampà censo perpetuo sopra Castellano grano quarti due, coppoli sei valutato once 1,25. Più d’Antonio Puijia censo perpetuo sopra Castellano grano quarti due, valutato carlini quattro, sono once 1,10. Più da Paulo Sgotto censo perpetuo sopra la Cummerara grano quarti due, valutato carlini quattro, sono once 1,10. Sono unite once 7,25.
464____
Eredi di mastro Giuseppe Bilotta
esigono da Bernardino Pettinato censo perpetuo sopra Vuonì carlini sei, sono once 2.
465____
Eredi di mastro Giacinto Cantafi
esigono da Barbara Cantafi censo perpetuo sopra Castellano carlini 2.
____
Francesco Caruso fu Natale
possiede un territorio, unito con Marco Jelapi, detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Marc’Antonio Caruso e Nicola Bonello, rivelato per carlini sei, sono once 2.
466____
Mastro Francesco Antonio Drogo
possiede un territorio detto la Contessa di moggia due, giusta i beni di Nicola Costa e il convento di S. Agostino, stimato per carlini dodici, sono once 4. Più un altro detto Castellano di mezzo moggio, giusta li beni del Sig. Carlo Drogo e la chiesa delle Grazie, stimato per grana dieci. Sono unite once 4,10.
467____
Ferrante Fruci
possiede un territorio detto il Mancino di mezzo moggio, giusta i beni di Pietro Accetta e via pubblica, rivelato per carlini venti e paga al convento di S. Domenico grano tomoli due e coppoli quattro, valutati carlini diciassette, resta oncia 1.
468____
Francesca Paparo Vedova
possiede un territorio detto Cullaro di moggia tre, giusta i beni della Ducal Corte e Francesco Cambria, rivelato per carlini nove e paga alla Parrocchia di San Foca carlini cinque. Non si tira per essere vedova.
469____
Francesco de Cicco
possiede un territorio detto Cajiazzo di tre quarti di moggio, giusta i beni di Domenico Anello e Domenico Carchidi, rivelato per carlini quattro e mezzo e paga agli eredi di Marc’Antonio Carnovale grana ventitré, restano grana ventidue. Più un altro detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Marc’Antonio de Nardo, stimato per grana dieci. Sono once 1,02.
470____
Mastro Francesco Destito
possiede un territorio detto Cullaro di moggia undici, giusta i beni del convento di S. Domenico e via pubblica, stimato per ducati cinque, sono once 16,10. Esige da Don Apostolo Serrao censo perpetuo sopra Popardo grana ventitré e mezzo. Sono unite once 17,17½. Pesi da dedursi: Alla Cappella del SS.mo censo perpetuo carlini cinque, sono once 1,20. Alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo carlini dieci, sono once 3,10. Restano di netto once 12,17½.
471____
Mastro Francesco Gimelli
possiede un territorio possiede un territorio detto la Serra di Bonì di moggio uno, giusta i beni della chiesa di San Nicola ed Elia Rondinello, stimato per carlini tre, sono oncia 1.
472____
Francesco Mazzotta
possiede un territorio detto Cullaro di moggio uno, giusta i beni di Antonio Servello e Giovanni Serrao, stimato per grana sessantacinque, sono once 2,05.
473____
Franceaco Santovito
possiede un territorio detto Cullaro di moggio uno, giusta i beni di Sebastiano Cantafi, stimato per carlini cinque, sono once 1,20.
474____
Francesco Campisano
possiede un territorio detto Castellano di moggio mezzo, giusta i beni di Gerardo Drogo e Giuseppe Serrao, stimato per grana 3.
475____
Francesco Cantafi di Matteo
possiede un territorio detto Castellano di moggio mezzo, giusta i beni di Giuseppe Serrao e Giuseppe Simonetta, stimato grana 25. Un altro in detto luogo di moggio mezzo, giusta i beni di Giuseppe Serrao di Antonio e via pubblica, stimato per grana 25. Sono unite once 1,20.
476____
Dottor Fisico Sig. Giuseppe Serrao
possiede un territorio detto la Conia di moggia tre, giusta i beni della Ducal Corte e Don Francesco Amalfitano, rivelato per carlini ventiquattro, sono once 8. Un altro detto Castellano di moggia due, giusta i beni del Sig. Gerardo Drogo e via pubblica, rivelato per carlini venti e paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo grana sessanta, restano carlini quattordici, sono once 4,20. Restano di netto once 12,20.
477____
Mastro Giuseppe Scuteri
possiede un territorio detto la Conia, in tre partire, di moggia tre, giusta i beni di Don Francesco Amalfitano e convento di S. Agostino, rivelato per ducati sei e paga alla chiesa di San Gio: Batta censo perpetuo carlini sei, a Don Francesco Amalfitano grano coppoli nove, valutato per grana ventidue e mezzo, restano ducati cinque, grana 47½, sono once 18,07½. Esige da Francesco Mulè per capitale di ducati dieci, annui carlini nove, sono once 3. Più esige dal Sig. Gio: Batta di Paro per capitale di ducati venti, annui carlini diciotto, sono once 6. Restano in tutto once 27,07½.
478____
Gio: Batta Costa
possiede un territorio detto Castellano di moggia tre, giusta i beni della Ducal Corte e Giacomo Bilotta, stimato carlini quattro e paga alla chiesa di San Nicola grano quarti due e assorbisce la rendita.
479____
Giuseppe Bilotta, angotta,
possiede un territorio detto la Serra di Bonì di moggia tre, giusta i beni del convento di S. Agostino e la Ducal Corte, rivelato per carlini dieci e paga alla chiesa di San Nicola grano bianco un tomolo e mezzo, coppoli quattro e assorbisce la rendita.
480____
Giacomo Salatino
possiede un territorio detto Bonì di moggio uno, giusta ì beni della Ducal Corte e convento di S. Agostino, rivelato per carlini quattro e paga alla chiesa di San Nicola grano bianco un tomolo e mezzo, coppoli quattro, valutato per carlini 13, restano grana 20.
481____
Dottor Fisico Geronimo Drogo
possiede un territorio detto Cullaro ossia l’Oriace, in due partite, di moggia quattro, giusta i beni del convento di S. Agostino, stimato per carlini venti, sono once 6,20. Più un altro detto Castellano, in due partite, di moggio uno e mezzo, giusta i beni del Dottor Fisico Sig. Giuseppe Serrao, stimato per carlini cinque e paga alla chiesa di San Nicola grano bianco coppoli dieci, restano grana 25. Sono nette once 7,15.
482____
Sig. Don Francesco Amalfitani
possiede un territorio detto Conia di moggia diciotto, giusta i beni del Sig. Giuseppe Serrao e convento di S. Agostino, stimato per ducati 14, grana 45 e paga a questa Ducal Corte grano bianco quarti tre e alla Parrocchia di San Foca grana tomolo uno e mezzo, valutato per carlini 18, restano ducati 12 e grana 65, sono once 42,05. Esige d’Antonio Spezano censo perpetuo sopra il Trivìo grana 15. Più da mastro Antonio Destito censo perpetuo sopra la Conia grano bianco coppoli 9, grana sette, unite restano grana 29½. Restano di netto once 43,19½.
483____
Gio: Batta Masdea
possiede un territorio detto il Romitello di moggia cinque, giusta i beni di Domenico de Caria e la Ducal Corte, rivelato per carlini 20, sono once 6,20.
484____
Giovanni Serrao
possiede un territorio detto Cullaro di moggio uno e mezzo, giusta i beni di mastro Antonino Servello e mastro Francesco Mazzotta, rivelato per carlini tre e paga alla Parrocchia di San Foca grano coppoli cinque, valutato grana 12½, restano grana 17½.
485____
Sig. Giuseppe Stillitano
esige da Francesco Bilotta censo perpetuo sopra Carvina carlini sei e grana due, sono once 2,02. Più da Pietro Bilotta censo perpetuo sopra detto luogo carlini sei e grana due, sono once 2,02. Sono unite once 4,04.
486____
Sig. Don Gio: Batta Maio
esige da Giuseppe di Monte censo perpetuo sopra Maio, grano bianco tomoli tre e mezzo, valutati per carlini 28, sono once 9,10.
487____
Giacomo Anello
possiede un territorio detto Caijazzo di un quattro di moggio, giusta i beni di Antonio Chiaravalle e convento di S. Domenico, stimato per carlini cinque, sono once 12,10.
488____
Giacomo Caruso
possiede un territorio detto Nuzzo di mezzo moggio, giusta i beni di Marco Jelapi e Giuseppe Cucuzzi, stimato per carlini sette, sono once 2,10.
489____
Giacomo Jelapi
possiede un territorio detto il Mancino di moggia tre, giusta i beni di Francesco Salatino e Michiele Bilotta, stimato per carlini sei, sono once 2.
490____
Giuseppe Bilotta di Antonio
possiede un territorio detto la Serra di Bonì di moggio mezzo, giusta i beni di Giovanni Bonello e via pubblica, stimato carlini cinque, sono once 1,20.
491____
Gio: Batta Bilotta
possiede un territorio detto Vallomeli di moggi due in tre partite, giusta i beni di Nicola Rizzo e Giuseppe Bilotta, stimato per carlini 5, sono once 1,20.
492____
Giuseppe Serrao
possiede un territorio detto Castellano di moggia due, giusta i beni di Domenico Dastoli e la Ducal Corte, stimato per carlini cinque, sono once 1,20. Un altro in detto luogo di moggia cinque e mezzo in due partite, giusta i beni di Foca Catanzaro e convento di S. Agostino, stimato per carlini 23, sono once 7,20. Restano nette once 9,10.
493____
 Giachino Dastoli di Domenico
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Andrea Bilotta e via pubblica, stimato per carlini cinque, sono once 1,20.
494____
Giuseppe Serrao di Carmine
possiede un territorio detto Castellano in due partite di moggia due, giusta i beni di Luca Antonio Pallaria, stimato per carlini 5, sono once 1,20.
495____
Giulio Pallaria di Antonio
possiede un territorio detto Castellano di un quattro di moggio, giusta i beni di Antonio Montoro e Luca Antonio Pallaria, stimato per carlini tre, che sono oncia 1.
496____
Sig.Gio: Domenico Palmarello
possiede un territorio detto Castellano di moggia ue, giusta i beni di Luca Antonio Pallaria, stimato per carlini cinque, sono once 1,20.
497____
Mastro Giuseppe Serrao
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Giuseppe Serrao di Carmine, stimato per carlini cinque, sono once 1,20.
498____
Giuseppe Serrao di Andrea
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Francesco Cantafi e Domenico Giampà, stimato per grana 5.
499____
Giachino Faraone
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Marc’Antonio Morano e Sig.ra Vironica Feroce, stimato per grana 20.
500____
Giovanni Carchidi marinaro
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Marc’Antonio Rondinello, stimato per grana 15.
501____
Luca Antonio Pallaria di Sibbio
possiede un territorio detto Castellano di un quarto di moggio, giusta i beni di Giuseppe Simonetta e Pietro Pallaria, stimato grana 15.
502____
Luca Antonio Pallaria di Francesco
possiede un territorio detto Castellano di un quarto di moggio, giusta i beni del Sig. Gio: Domenico Palmarelli e Antonio Pallaria, stimato per carlini tre, sono oncia 1.
503____
Marc’Antonio Caruso
possiede un territorio detto Nuzzo di moggio uno, giusta i beni di Francesco Caruso e Sig. Carlo Rondinello, stimato per grana 15.
504____
Michiele Bilotta
possiede un territorio detto l’Ustra di moggio uno, giusta i beni di Foca Catanzaro e mastro Pietro Papaleo, rivelato per carlini cinque, sono once 1,20. Un altro detto il Mancino di moggia due, giusta i beni di Domenico di Caria e Giacinto Quaranta, rivelato per carlini 7½ e paga alla chiesa di San Gio: Batta carlini 5, restano grana 25. Sono tutte unite once 2,15.
505____
Marco Jelapi
possiede un territorio detto Nuzzo di mezzo moggio, giusta i beni di Giacomo a Marco Caruso, stimato per carlini nove, sono once 3.
506____
Marc’Antonio Rondinello d’Andrea
possiede un territorio detto Castellano di moggia due, giusta i beni di Gio: Carchidi e Antonio Cantafi, stimato per grana 15.
507____
Sig. Marco Aurelio Bilotta
possiede un territorio detto Garciopoli di moggia quattro, giusta i beni di Giuseppe Perri e via pubblica, stimata la rendita per ducati quattro, sono once 13,10.
508____
Nicola Rizzo di Marc’Antonio
possiede un territorio detto il Mancino di moggia due, giusta i beni di Gio: Batta Bilotta e convento di S. Agostino, rivelato per grana 20 e paga al convento di S. Domenico grano bianco quarti due e assorbisce la rendita.
509____
Nicola Servello di Domenico
possiede un territorio detto il Campo di moggio mezzo, giusta i beni di Don Matteo Perri e Bruno Servello, stimato per grana 40, sono once 1,10.
510____
Signora Rosaria e Donna Isabella Bilotta
possiedono un territorio detto il Trivìo di moggia tre, giusta i beni degli eredi del Sig. Geronimo Mannaci e via pubblica, stimato per carlini 36, sono once 12.
511____
Sig. Ottavio Serrao
possiede un territorio detto il Mancino di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Francesco Salatino e Bruno Jelapi, stimato per carlini tre, sono oncia 1.
512____
Pietro di Bretto
possiede un territorio detto Caijazzo di moggio mezzo, giusta i beni di Sapienzia Bonello e Teodoro Bruno, stimato per grana 5.
513____
Pietro Fruci
possiede un territorio detto il Manccino di mezzo moggio, giusta i beni di Pietro Accetta e via pubblica, stimato per carlini 5, sono once 1,20.
514____
Pietro Fruci, bianca,
possiede un territorio detto il Mancino di moggia tre, giusta i beni di Antonio Pallaria e Territorio dell’Acquanìa, stimata la rendita per carlini 10½, sono once 3,15.

515____
Pietro Pallaria di Sibbio
possiede un territorio detto Castellano di un quarto di moggio, giusta i beni di Antonio Montoro, stimato per grana 15.
516____
Rosa Carchidi Vedova di Antonio Cantafi
possiede un territorio detto Cullaro di moggia cinque, giusta i beni di mastro Francesco Destito e convento di S. Domenico, rivelato per carlini 30, non si tira per essere vedova.
517____
Sebastiano Cantafi
possiede un territorio detto Cullaro di moggia cinque, giusta i beni di mastro Francesco Destito e Giovanni Carchidi, rivelato per carlini 20, sono once 6,20.
518____
Sig. Saverio Rondinello
possiede un territorio detto la Serra di Bonì di moggia due, in due partite, giusta i beni del convento di S. Agostino e la chiesa di San Nicola, stimato per carlini 6, sono once 2.
519____
Teodoro Bruno
possiede un territorio detto Caijazzo di mezzo moggio, giusta i beni di Pietro di Bretto e la Ducal Corte, stimato per grana 20.
520____
Tomaso Carchidi di Bria
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Bruno Bilotta Romano e convento di S. Agostino, stimato per grana 25.
521____
Dottor Sig. Don Gio: Tomaso Rondinello
possiede un territorio detto il Mancino di moggia due, giusta i beni del Beneficio di S.Opullo e la Ducal Corte, stimato carlini 4, sono once 1,10.
522____
Signora Veronica Feroce
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Giovanni Carchidi, rivelato grana 20.

POLIA
523____
Antonio Pizzonia di Giovanni
possiede un territorio detto Fruci di moggia due e mezzo, giusta i beni di Bruno Buccinnà e Teresa Salatino, stimato per carlini 20 e paga al Sig. Don Onofrio Vitale grano bianco coppoli quattro, restano carlini 19, sono once 6,10.
524____
Antonio Bova di Domenico
possiede un territorio detto la Cummerara di moggi due, giusta i beni Bruno Bova e Foca di Fabbio, stimato carlini 13, sono once 4,10.
525____
Antonio Ciamprone
possiede un territorio detto i Papalei di moggio uno, giusta i beni di Vito Teti e Michiele Sgotto, stimato per carlini tre, sono oncia 1. 
526____
Antonio Teti di Antonio
possiede un territorio detto i Papalei di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Giovanni Teti e Bruno Quaresima, stimato carlini 9, sono once 3.
527____
Antonio Lo Baggio
possiede un territorio detto S. Stefano di moggio uno, giusta i beni di Antonio Triminì e Bruno Buccinnà, stimato grana 10.
528____
Bruno Buccinnà
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia due e mezzo, giusta i beni di Antonio Pizzonia e Paulo Sgotto, stimato carlini 20 e paga a Don Onofrio Vitale censo perpetuo carlini 5, restano once 5. Un altro detto S. Stefano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Pietro Sgotto e via pubblica, rivelato per carlini 4 e paga al Sig. Apostolo Serrao carlini 10 e assorbisce la rendita.
529____
Bernardo Surianello
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni degli eredi di Nicola Pizzoniua e via pubblica, rivelato per carlini 5 e paga al Castellano di questa Terra grana 20, resta oncia 1.
530____
Bruno Surianello
possiede un territorio detto Castellano di moggia due e mezzo, giusta i beni di Francesco Ferolito e via pubblica, rivelato carlini 15 e paga alla Ducal Corte grana 43 e un terzo, restano once 3,16 e due terzi.
531____
Bruno Ferolito di Antonio
possiede un territorio detto Castellano di moggia due mezzo, giusta i beni di Francesco Ferolito e via pubblica, rivelato per carlini 15 e paga alla Ducal Corte carlini 4½, restano once 3,15.
532____
Mastro Bruno Teti
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Foca Ferolito e Gio: Andrea Teti, stimato per carlini 4, sono once 1,10.
533____
Bruno Bova di Domenico
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia due, giusta i beni di Antonio Perri di Domenico e fiume corrente, stimato per carlini 12 e grana 2, sono once 4,2.
534____
Bruno Quaresima
possiede un territorio detto i Papalei di moggio uno, giusta i beni di Antonio Teti e Pietro Sgotto, stimato per carlini 3, sono oncia 1.
535____
Bruno Catanzaro
possiede un territorio detto Papalei di moggio uno, giusta i beni di Domenico Chrispino, stimato per carlini 3, sono oncia 1.
536____
Bruno Pullerà
possiede un territorio detto Crucione di moggia due, giusta i beni di Antonio Giordano e Bruno Buccinnà, stimato per carlini 8, sono once 2,20.
537____
Cornelia Caparrotta
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia due, giusta i beni di Michiele Sgotto e via pubblica, rivelato per carlini 10 e paga al Sig. Apostolo Serrao grana bianco quarti due e coppoli quattro, restano carlini 5, sono once 1,20.
538____
Catarina Pizzonia
possiede un territorio detto Castellano di moggia quattro, giusta la via pubblica, stimato per carlini 13½ e paga al Castellano di questa Terra grana 55, restano e sono once 2,20.
539____
Mastro Carmine Penna
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia tre, giusta i beni di Rosario Bernardo e Antonio Sansone, rivelato per carlini 9 e paga alla Ducal Corte carlini otto, grana 6 e cavalli 8, restano grana 3 e 1/3. Un altro detto Castellano di moggia tre, giusta i beni di Giacinto Penna e Domenico Pujìa, stimato per carlini 18½, sono once 4,15. Restano unite once 4,18 e 1/3.
540____
Catarina Davoli
possiede un territorio detto Castellano di moggia due, giusta i beni di Carmine Penna e Vito Galati, stimato per carlini 3, sono oncia 1.
541____
Catarina Galati di Nicola
 possiede un territorio detto i Papalei di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Surrenti e Vito Pullerà, stimato per carlini 27, sono once 9.
541____
Domenico Penna di Francesco Antonio
possiede un territorio detto li Papalei di moggia cinque, giusta i beni di Vito Lo Rè e mastro Francesco Antonio Penna, stimato per ducati 5 e paga all’Abate Ruffo grano bianco tomolo uno, quarti due e coppoli due, valutato per carlini 12½, restano carlini 37½, sono once 12,15.
542____
Domenico Teti di Giovanni
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Gio: Andrea Teti e Giovanni Parisi, rivelato per grana 12 e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana 12 e assorbisce la rendita.
543____
Domenico Cartolaro
possiede un territorio detto la Cummerara di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Carmine Penna e via pubblica, stimato per carlini 4 e paga al Sig. Apostolo Serrao censo perpetuo grano bianco quarti due e assorbisce la rendita.
544____
Domenico Bova di Antonio
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia cinque, giusta i beni di Nicola di Fabbio e Nicola Teti di Silvestro, rivelato per carlini 10 e paga alla Ducal Corte grano bianco quarti due e coppoli 4 di censo perpetuo, valutato carlini 5, restano carlini cinque, sono once 1,20.
545____
Domenico Galati
possiede un territorio detto Castellano in due partite di mogio uno, giusta i beni di Gio: Domenico Manduca e Domenico Bova, stimato per carlini 2, sono oncia 0,20.
546____
Domenico Bova
possiede un territorio detto Castellano di moggia cinque, giusta i beni di Andrea Cortese e Giovanni Accetta, stimato per carlini 12½, sono once 3,25.
547____
Domenico Galati ciano
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola Galati e Gio: Batta Malta, stimato per carlini 7, sono once 2,10.
548____
Mastro Domenico Penna
possiede un territorio detto la Cummerara di moggio uno, giusta i beni di Don Bruno Penna e mastro Francesco Teti, stimato per carlini 5, sono once 1,20.
549____
Domenico Chrispino di Pietro
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia due, giusta i beni di Francesco Antonio Penna e Bruno Catanzaro, stimato per carlini 7, sono once 2,10.
550____
Sig. Domenico Bova
di Domenico possiede un territorio detto Capomazza di moggia due mezzo in due partite, giusta i beni della Ducal Corte e Vito di Monte, stimato per carlini 12, sono once 4.
551____
Domenico di Fabbio
possiede un territorio detto la Cummerara di moggio uno, giusta i beni di Bruno Cortese e fiume corrente, stimato per carlini 14, sono once 4,20.
552____
Elisabetta Ferolito di Antonio
possiede un territorio detto Castellano, in due partite, di moggia due, giusta i beni di mastro Nicola Teti e Bruno Ferolito, stimato per carlini 5½ e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana 15, restano carlini 4, sono once 1,10.
553____
Mastro Francesco Antonio Penna
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia quattro, giusta i beni di Vito Lo Rè e Giuseppe Surrenti, rivelato per carlini 30 e paga alla Ducal Corte grana 22½, restano e sono once 9,7½. Un altro detto li Papalei di moggio uno, giusta i beni di Nicola Salatino e via pubblica, stimato per carlini 7, sono once 2,10. 
554____
Francesco Ferolito di Domenico
possiede un territorio detto Castellano di moggia tre e mezzo, giusta i beni del Sig. Apostolo Serrao e via pubblica, rivelato per carlini 25 e paga alla Ducal Corte carlini 13 e carlini 6 alla Cappella del SS.mo di censo perpetuo, restano carlini sei, sono once 2.
555____
Mastro Francesco Teti
possiede un territorio detto castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Francesco Sgrò e mastro Francesco Penna, stimato per carlini 17½ e paga alla Ducal Corte grana 12, restano carlini 16 e grana 3, sono once 5,13. Più un altro detto li Papalei tre in tre partite, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno e Giuseppe Surrenti, stimato per carlini 18, sono once 6. Sono unite once 11,13.
556____
Mastro Francesco Sgrò
possiede un territorio detto Castellano di moggia tre, giusta i beni di mastro Gennaro Penna e Nicola Serrao, rivelato per carlini 20 e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana 28, restano carlini 17, grana 2, sono once 5,22.
557____
Francesco Ferolito Fansone
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Gio: Domenico Manduca e Bruno Chindillo, stimato per grana 10. Un altro in detto luogo in più partite di moggia quattro e mezzo, giusta i beni di Vito Galati, Bruno Ferolito, Tomaso e Bruno Surianello, stimato per carlini 16½, sono once 5,20.
558____
Francesco Spagnuolo
possiede un territorio detto Castellano di moggio mezzo, giusta i beni di Pietro Accetta e via pubblica, stimato grana 10.
559____
Mastro Francesco Puijìa
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Bruno Lo Jacono e via pubblica, stimato per carlini 8½, sono once 2,25. Un altro detto li Papalei di moggia due, giusta i beni di Antonio e Nicola Buccinnà, stimato per carlini 7, sono once 5,5.
560____
Foca Ferolito di Antonio
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Tomaso Attisano e Bruno Teti, stimato per grana 10.
561____
Foca di Fabbio
possiede un territorio detto Cummerara di mezzo moggio, giusta i beni di Nicola Teti e Antonio Teti, stimato per carlini otto. Sono once 2,20.
562____
Mastro Giuseppe Surrenti di Francesco
possiede un territorio detto li Papalei, in più partite, di moggia dodici, giusta i beni di mastro Francesco Teti e Catarina Galati, stimato per ducati 5 e grana 80 e paga ai Signori Ruffo censo perpetuo grano bianco tomolo uno e coppoli sei, valutato per carlini 9½ e alla Ducal Corte quarto uno, carlini 2, restano ducati 4 e grana 75, sono once 15,15.
563____
Mastro Gio: Domenico Manduca
possiede un territorio detto Castellano in due partite di moggia due, giusta i beni di Francesco Mulè e fiume corrente, stimato per carlini 9 e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana 28 e due terzi, restano carlini 6,01, sono once 2,01.
564____
Giuseppe Buccinnà napolitano
possiede un territorio detto la Cummerara in due partite di moggia tre, giusta i beni di Pietro e Nicola Buccinnà, rivelato per carlini 27 e paga al Sig. Apostolo Serrao di Castelmonardo grano bianco quarti due, coppoli quattro, valutato per carlini 5 e alla Cappella del Purgatorio di Polìa grano bianco tomolo uno e coppoli quattro, valutati per carlini 9, restano carlini 13, sono once 2,13½.
565____
Mastro Gio: Andrea Teti
possiede un territorio in luogo detto Castellano in quattro partite di moggia due, giusta i beni di mastro Giovanni Teti e Francesco Ferolito, stimato per grana 97½ e paga alla Cappella del SS.mo grana 24 di censo perpetuo, restano e sono once 2,13½.
566____
Mastro Gennaro Penna
possiede un territorio detto Castellano di moggia due in quattro partite, giusta i beni di Gio: Batta Malta e via pubblica, rivelato per carlini 15 e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana 28 e due terzi, restano carlini 12, grano 1, calli 4.
567____
Gio: Batta Malta
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Nicola Pizzonia ed eredi di mastro Domenico Puijìa, rivelato per carlini 5 e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana 10, restano carlini 4, sono once 1,10.
568____
Giovanni Gaccetta
possiede un territorio detto Castellano di moggia quattro, in quattro partite, giusta i beni di mastro Francesco e Marc’Antonio Parisi, vallone corrente, stimato per carlini 10½ ed paga alla Ducal Corte grana 12½, restano carlini 9, grana 2½, sono once 3,2½. Esige da mastro Francesco Parisi per capitale di ducati 4, annui carlini 4, sono once 1,10. Unite sono once 4,12½.
569____
Giuseppe di Monte
possiede un territorio detto Maio di moggia 5, confinante con due vie pubbliche, rivelato per carlini 2 e paga a Don Gio: Batta Maio grano bianco tomoli tre e mezzo e assorbisce la rendita. Un altro detto S. Stefano di moggia cinque, giusta i beni di Nicola Salatino e via pubblica, stimato per carlini 4 e paga al Sig. Apostolo Serrao tomoli due di grano bianco e alla Ducal Corte coppoli sette e assorbisce la rendita. Un altro detto li Papalei di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Surrenti e via pubblica, rivelato per carlini 20 e paga al Sig. Marcello Ruffo censo perpetuo grano bianco tomolo uno e quarto uno, valutato per carlini 10 e grana 7½, restano carlini 9 e grana 2½, sono once 3,2½.
570____
Mastro Gio: Batta Teti
esige da Francesco Mulè censo perpetuo sopra la casa  detta Porta reale ducati 5, sono once 16,20. Più possiede in solidum con Soro Rosa Apa un territorio detto il Trivìo di moggia tre, giusta i beni di Giovanni Bonello e Sig. Santo Cauzzi, stimato per carlini 36, sono once 12. Sono in tutto once 28,20.
571____
Giuseppe Accetta
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Francesco Parisi e Gennaro Penna, stimato per grana 10.
572____
Mastro Giovanni Teti
possiede un territorio detto Castellano in due partite di moggia due, giusta i beni di Nicola e Gio: Andrea Teti, stimato per carlini 4 e grana 2½, sono once 1, 12½.
573____
Grabiele Puijìa
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Tomaso Attisano e Pietro Puijìa, stimato per grana 7½.
574____
Mastro Giovanni Parisi
possiede un territorio detto Castellano di moggio mezzo, giusta i beni di Pietro e Grabiele Puijìa, stimato per carlini 3, sono oncia 1.
575____
Giuseppe Salatino napolitano
possiede un territorio detto li Papalei in due partite di moggia due, giusta i beni di Vito Teti e Nicola Buccinnà, stimato per carlini 17, sono once 5,20.
576____
Giuseppe Sgotto
possiede un territorio detto li Papalei di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Michele Sgotto e via pubblica, rivelato da Cornelia Caparrotta.
577____
Giovanna Teti di Domenico
possiede un territorio detto li Papalei di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola e Antonio Teti, rivelato per carlini 3, sono oncia 1.
578____
Giovanna Lo Jacono
possiede un territorio detto li Papalei di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno e via pubblica, stimato per carlini 37, sono once 11.
579____
Gio: Batta Lo Rè
possiede un territorio detto la Cannalìa in due partite di moggia quattro, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno e la Ducal Corte, stimato per ducati 4 e grana 40, sono once 14,20.

580____
Sig. Gio: Domenico Stillitano
possiede un territorio detto Cannalìa in due partite di moggia quattro, giusta i beni di Gio: Batta e Giovanna Lo Rè, stimato per carlini 36, sono once 12.
581____
Giacomo Surrenti
possiede un territorio detto S. Stefano di moggia due, giusta i beni di Antonio giordano e Giovanna Buccinnà, stimato per carlini 12, sono once quattro.
582____
Giovanna Buccinnà
possiede un territorio detto S. Stefano di moggia due, giusta i beni di Giacomo Surrenti e Nicola Buccinnà, stimato per carlini 12, sono once 4.
583____
Sig. Gio: Domenico Teti di Marc’Antonio Teti
possiede un territorio detto il Trivìo di moggia venti, giusta i beni di Francesco di Paro, convento di S. Agostino e via pubblica, stimato per ducati 30, sono once 100. Un altro detto Cannalìa di moggia sei, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli e la chiesa di S. Teodoro di Castelmonardo, stimato per carlini 24, sono once 12. Sono in tutto once 112.
584____
Michiel’Angelo Sgotto
possiede un territorio detto Castellano di moggia due, giusta i beni di Antonio Ciamprone e via pubblica, rivelato per carlini 10 e paga al Sig. Apostolo Serrao di Castelmonardo grano bianco quarti due, coppoli quattro, valutato carlini 5, restano carlini 5, sono once 1,20.
585____
Madalena Pizzonia Pondaco
possiede un territorio detto Castellano i n tre partite di moggia due mezzo, giusta i beni di Francesco Drogo, Giovanni Accetta e Bruno Lo Jacono, stimato per carlini 11½, sono once 3,25.
586____
Nicola Salatino
possiede un territorio detto S. Stefano di moggia sette, giusta i beni di Don Giuseppe Perri e via pubblica, rivelato per ducati 3 e paga al Sig. Apostolo Serrao di Castelm.rdo grano bianco tomoli 5 e alla Ducal Corte grana 82 e assorbisce la rendita. Più un altro detto li Papalei di moggia due, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno e via pubblica, stimato per carlini 15 e paga al Sig. Marcello Ruffo censo perpetuo grano bianco tomoli tre e assorbisce la rendita. Un altro detto la Cummerara di moggia due, giusta i beni di Giuseppe Penna e via pubblica, inutile, e paga alla Cappella di S. Anna censo perpetuo tomoli due di grano e assorbisce la rendita. Un altro detto Fruci di moggia due, giusta i beni di Don Matteo Perri e via pubblica, rivelato per carlini 5, sono once 1,20. 
587____
Nicola Salatino di Antonio
possiede un territorio detto S. Stefano di moggia sette, giusta i beni di Don Matteo Perri e via pubblica, rivelato per carlini 30. Più un altro detto la Cummerara di moggia quattro, giusto i beni di mastro Giuseppe Penna e via pubblica, rivelato per carlini 10 e paga al Sig. Apostolo Serrao di Castelm.rdo grano bianco tomoli 5, quarto uno, coppoli 5 e alla Ducal Corte grano bianco quarti due e assorbisce la rendita. Un altro detto li Papalei di moggia quattro, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno e via pubblica, stimato per carlini 24 e paga al Sig. Marcello Ruffo grano bianco quarti tre e coppoli quattro di censo perpetuo e alla Ducal Corte grano bianco coppoli due mezzo, valutato per carlini 7½. Un altro detto Fruci di moggio uno, giusta i beni di Don Matteo Perri e via pubblica, stimato per carlini 6 e paga alla Signora Elisabetta Jannizzi grano bianco quarti due di censo perpetuo, restano grana 20. Sono unite once 6,05.
588____
Nicola Teti di Silvestro
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia otto, giusta i beni degli eredi di Pietro Teti e via pubblica, stimato per carlini 36½ e paga alla Ducal corte censo perpetuo grano bianco quarti tre, coppoli quattro, valutato per carlini 15, restano carlini 31½, sono once 7,05.
589____
Nicola Teti di Pietro
possiede un territorio detto Castellano di moggia due, giusta i beni di Pietro Sgotto e mastro Giovanni Teti, stimato per carlini 9 e paga alla Cappella del SS.mo grana 24 di censo perpetuo, restano carlini 6 e grana 6, sono once 2,06. Un altro detto la Cummerara di moggia dodici, giusta i beni di Nicola Teti e Territorio di Polìa, stimato per ducati 4, sono once 13,10. Unite sono once 15,16.
590____
Nicola di Fabbio
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia due, giusta i beni di Nicola Ferolito e Bruno Cortese, stimato per carlini 10 e grana 50, paga alla Ducal Corte grano bianco tomolo uno e carlini 6 di censo perpetuo, restano grana 10. Un altro detto Gigliara di moggia due, giusta i beni di Antonio Teti e via con vicinale, rivelato per carlini 5 e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana 12, restano grana 38, sono once 1,08. Un altro detto Fruci di moggia due, giusta i beni di Nicola Salatino e via pubblica, rivelato per carlini 10 e paga al Sig. Apostolo Serrao grano quarti due e alla Ducal Corte grana 10 di censo perpetuo, restano e sono once 1,20. Sono unite once 3,28.
591____
Nicola Sammarco
possiede un territorio detto Castellano di moggia due, giusta i beni di mastro Francesco Parisi e Nicola Accetta, rivelato per carlini 16, sono once 5,10.
592____
Nicola Ferolito, vaio,
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di mastro Francesco Sgrò e strada con vicinale, rivelato per carlini 12 e paga alla Ducal Corte grano bianco quarto uno e coppoli due, valutato per grana 25, restano carlini 9½, sono once 3,05. Un altro detto Cummarara di moggio uno, giusta i beni di Nicola di Fabbio e via pubblica, stimato per carlini 7, sono once 2,10. Unite sono once 5,15.
593____
Nicola Accetta
possiede un territorio detto Castellano in più partite di moggia due, giusta i beni di Pietro Accetta, Nicola Mulè e Carmine Penna, stimato per grana 22½.
594____
Nicola Galati russo
possiede un territorio detto Castellano di moggia due, giusta i beni di Gennaro Penna e Nicola Sammarco, stimato per carlini 3½, sono once 1,05.
595____
Nicola Galati ciano
possiede un territorio detto Castellano di moggia due, giusta i beni di Francesco Mulè e Gio: Domenico Manduca, stimato per carlini 6½, sono once 2,5.
596____
Mastro Nicola Teti
possiede un territorio detto Castellano di moggia due, giusta i beni di Giovanni Teti, stimato per carlini 3, sono oncia 1.
597____
Nicola Buccinnà
possiede un territorio detto li Papalei in due partite di moggia due, giusta i beni di Francesco Antonio Puijìa e Nicola Salatino, stimato per carlini 5, sono once 1,20.
598____
Pietro Sgotto
possiede un territorio detto S. Stefano di moggia due e mezzo, giusta i beni di Nicola Salatino e Bruno Buccinnà, stimato per carlini 21 e paga al Sig. Apostolo Serrao grano bianco tomoli due e alla Ducal Camera grana 7 di censo perpetuo, restano carlini 4 e grana 3, sono once 1,13. Un altro detto la Cummerara di moggia quattro in due partite, giusta i beni di Domenico Cartolaro, Domenico Penna e mastro Nicola Teti, rivelato per ducati 5, sono once 16, 20. Un altro detto li Papalei di moggio uno, giusta i beni di Giovanni Salatino e via pubblica, stimato per carlini 15, sono once 5. Unite sono once 23,03.
599____
Paulo Sgotto
possiede un territorio detto la Cummerara di moggia due, giusta i beni di Antonio e Pietro Buccinnà, rivelato per carlini 10 e paga a Don Nicola Serrao grano bianco quarti due, restano carlini 6, sono once 2.
600____
Pietro Accetta di Nicola
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Nicola Gaccetta e Gennaro Penna, stimato carlini 3, sono oncia 1.
601____
Mastro Pietro Pujìa
possiede un territorio detto Castellano in due partite di moggio uno, giusta i beni di Gabriele Pujìa, stimato per grana 25.
602____
Pietro Sgotto
possiede un territorio detto la Cummerara di moggio uno, giusta i beni di Antonio Salatino e Antonio Pizzonia, stimato per carlini 2.
603____
Vito Pulerà di Nunziato
possiede un territorio detto li Papalei di moggio uno, giusta i beni di Vito di Monte e Nicola Salatino, stimato per carlini 8 e paga al Sig. Marcello Ruffo grano tomolo uno e assorbisce la rendita. Un altro in detto luogo di moggia tre, giusta i beni di Vito di Monte e Vito Ciamprone, stimato per carlini 6 e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana 10, restano carlini 5, sono once 1,20. Più un altro in detto luogo di moggio uno, giusta i beni di Catarina Galati e Nicola Salatino di Antonio, stimato carlini 7, sono once 2,10. Unite sono once 4.
604____
Vito Galati
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Francesco Ferolito e Catarina Ferolito, stimato per grana 20.
605____
Vito Lo Rè
possiede un territorio detto li Papalei di moggia sei, giusta i beni di mastro Francesco Teti e Domenico Penna, stimato per carlini 30, sono once 10.
606____
Vito di Monte
possiede un territorio detto li Papalei di moggia quattro, giusta i beni di Nicola Salatino e Vitto Pulerà, stimato per carlini 18, sono once 6. Un altro detto Puzzillo di moggia sei, giusta i beni di Nicola Salatino e Antonio Giordano, stimato per ducati 4, sono once 13,10. Unite sono once 19,10.
607____
Vito di Monte di Nicola
possiede un territorio detto li Papalei di moggia tre, giusta i beni di Vitto Pullerà e Vito Ciamprone, stimato per carlini 6, sono once 2. Un altro detto Capomazza di moggia quattro, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno e via pubblica, stimato per carlini 16, sono once 5,10. Unite sono once 7,10.
608__
Vincenzo Ferolito di Rao
possiede un territorio detto Arca di moggia due, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno e via pubblica, stimato carlini 8, sono once 2,20.
609____
Vito Barone
possiede un territorio detto Granatara di moggia due, confinante con vie pubbliche e fiume corrente, stimato per carlini otto, sono once 2,20.

CARIDÁ
610_____
Sig. Don Ottavio Merigliano
esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui in più partite minute, annui ducati 20, grana 10 e paga alla Ducal Corte censo perpetuo grana 10, restano once 66,20.

PIZZO
611____
Mag.co Gio: Batta Salamone
esige da Domenico Spezano censo perpetuo sopra li Jannizzi, annui ducati 18 e paga all’Archidiacono di Mileto in tanta cera carlini 20 e più vi è il peso di celebrare 70 messe legate, restano ducati 9 e carlini 4, sono once 31,10.
612____
Mag.co Matteo Zimatore
possiede un territorio detto il Mancino di moggia quattordici, giusta i beni di mastro Martino Bonello e gli eredi di Agostino Papaleo, stimato per ducati 8, grana 30 e paga alla chiesa di San Nicola censo perpetuo carlini 9, restano ducati 7, grana 40, sono once 24,20.
613____
Sig. Don Onofrio Nucita
possiede un territorio detto la Falsapedàta di moggia sette e mezzo in due partite, giusta i beni del convento di S. Agostino e Sig. Don Giuseppe Solari, stimato per ducati 3 e grana 20, sono once 10,20. Esige da Francesco Pettinato censo perpetuo sopra il Ladro, annui carlini 9, sono once 3.
614____
Domenico Sammarco
possiede un territorio detto il Trivìo di moggia due, giusta i beni di Francesco Mancari e Michiele Sesto, stimato per carlini 9, sono once 3.
615____
Tomaso Masdea
possiede un territorio detto Caijazzo di moggia due, giusta i beni del convento di S. Agostino e Antonio Davoli, stimato per carlini 21, sono once 7.
616____
Chiara Vaiti
possiede un territorio detto Puzzo di moggia cinque, giusta i beni di Sapienzia Dedato e Pietro Davoli, stimato per carlini 18, sono once 6.
617____
Bruno Longo
possiede un territorio detto Caijazzo di moggio uno e mezzo, giusta i beni di Giuseppe Pasceri e Gregorio Teti, stimato per carlini 22, sono once 7,10.
618____
Sig.ra Anna Camarda
possiede un territorio detto Mazzeo di moggia 18, giusta i beni di Serafino Vaianella e la Parrocchia della Rocca, stimato per ducati 5, sono once 16,20.
619____
Dottor Sig. Don Francesco Barletta Santacroce
esige da Nicola Salatino di Antonio censo perpetuo sopra Fruci grano bianco quarti due, rivelato per carlini 4, sono once 1,10. Più da Foca e Giuseppe Cucuzzi censo perpetuo sopra il Trivìo carlini 22, sono once 7, 10.
620____
Sig. Don Francesco Satriano
esige d’Antonio Tolomeo censo perpetuo sopra il Napolitano carlini 5, sono once 1,20.
621____
Sig. Don Matteo Pacenza
esige da più Particolari di questa Terra, in più partite minute, annui ducati 9 e grana 81, sono once 32,21.
623____

Eredi del Notar Diego Satriano
esigono d’Antonio Dedato di Gerolamo per capitale di ducati 8, annui grana 72, sono once 2,12.

MAIDA
624____
Mastro Francesco Majorana
possiede una casa in luogo detto Monàci affittata a Matteo Allegro per carlini 30, dedotto il quarto di riparazione, restano carlini 22½. Possiede un territorio detto S. Anna ovvero Scòrdari di moggia due e mezzo, giusta i beni di Giuseppe Triminì e gli eredi di Natale Cusentino, rivelato per carlini 8 e paga alla Cappella di S. Anna carlini 6, restano grana 20. Unite sono once 8,05.

NAO
625____
Sig.ra Donna Eleonora Ruffo
possiede un territorio detto Surello di moggia tre, giusta i beni di Notar Giuseppe Bonelli e convento di S. Agostino, rivelato per carlini 33, sono once 11. Un altro detto la Gurnella ossia Arghiìlla di moggia 20, giusta i beni di Pietro Furlano e vallone corrente, stimato per ducati 10 e paga alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo carlini 15, restano ducati 8½, sono once 28,10. Esige da più Particolari di questa Terra, in più partite minute, censi perpetui ducati 4 e grana 75, sono once 15,25. Unite sono once 55,05.

MONTESORO
626____
Illustre Sig. Duca di Montesoro
esige da più Particolari di questa Terra, in più partite minute, censi perpetui ducati 11 e grana 23, sono once 37,13.
627____
Sig. Antonio Aceto
possiede un territorio detto Cardirò di moggia dieci e mezzo, giusta i beni di Gio: Pietro Masdea e Giuseppe Bonello, stimato per carlini 20 e paga alla Cappella del SS.mo censo perpetuo carlini 17, resta oncia 1.
628____
Eredi di Catarina Mazza
esigono da Domenico Apa censo bullale per capitale di ducati 10, annui carlini 9, sono once 3.
MONTEROSSO
629____
Domenico Ciliberto
esige da Camilla Trovato censo perpetuo sopra Carvina carlini 5, sono once 1,20
630____
Tomaso Cortese
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno, giusta i beni di Nicola Gaccetta e via pubblica, stimato per grana 10.
631____
Illustre Sig. Duca di Monteleone
possiede un territorio detto Arca di moggia 12, giusta i beni di Vincenzo Ferolito e la Corte di Francavilla, stimato per ducati 5, sono once 16,20. Un altro detto la Cannalìa in due partite di moggia 20, giusta i beni di Gio: Domenico Stillitano e Don Camillo Bongiorno, stimato per ducati 8 e grana 30, sono once 27,20. Un altro detto S. Stefano di moggia tre, giusta i beni di mastro Francesco Parisi e Don Camillo Bongiorno, stimato per carlini dodici, sono once 4. Unite sono once 47,40.
632____
Eredi di Gio: Domenico Pasceri
esigono da Nicola Muzzì censo perpetuo sopra la casa, annui carlini 17, sono once 5,20.
FILOGASO
633___
Sig. Don Nicola Matteis
esige da Francesco Antonio Borraggina per capitale di ducati 50, annui carlini 17, sono once 10,12½.
634____
Sigg. Signoretti
esigono dal Reverendo Don Michiel’Angelo Mannaci per capitale di ducati 30, annui carlini 27, sono once 9.
CURINGA
635___
La Ducal Corte di detta Terra
esige dal Sig. Gio: Batta di Paro censo perpetuo sopra Vuonì carlini 12, sono once 4.
VALLELONGA
636____
L’Illustre Sig. Marchese
esige da Dottor Sig. Don Nicolò Mannacio censo bullale per capitale di ducati 700, annui ducati 29 e grana 40, sono once 90.

FRANCAVILLA
637____
La Ducal Corte di detta Terra
esige da quest’Università annui ducati 101, dei quali ducati 21 sono feudali, come apparisce dal rilevio presentato, e ducati 80 sono burgensatici, sono once 266,20.

 

 

 

CAPITOLO VIII

CATASTO DEI FORESTIERI BONATENENTI
NON ABITANTI ECCLESIATICI SECOLARI.

GIRIFALCO
638____
Rev. Don Carlo di Stefano, Arciprete,
possiede un meritorio detto Garciopoli di moggia 25, giusta i beni di Don Giuseppe Mannacio, mastro Timoteo Accetta e via pubblica, stimato per ducati 25 e paga a questa Ducal Corte carlini 5, restano ducati 24½, sono once 82,20.

CASTELMONARDO
639____
Rev. Don Gio: Batta Serrao
possiede un territorio detto Marasà di moggia 6, giusta i beni di Carlo Bruno e via pubblica, rivelato per ducati 10, sono once 13,10. Un altro detto Martingale in due partite di moggia 2, giusta i beni di Domenico Spezano e via pubblica, rivelato per carlini 10, sono once 3,10. Esige da più Particolari di questa Terra, in più partite minute, censi perpetui ducati 11 e grana 25, sono once 37,15. Sono unite once 74,05.
640____
Rev. Don Domenico Bilotta
possiede un meritorio detto S. Croce di moggia 8, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, rivelato per ducati 8, sono once 26,20.
641____
Rev. Don Giuseppe Stillitano
possiede un territorio detto Cullaro di moggia 3, giusta i beni di Domenico Spezano e via pubblica, rivelato per carlini 10 e paga alla Parrocchia di San Foca carlini 6 di censo perpetuo, restano once 1,10. Più esige da Pietro e Francesco Bilotta censo perpetuo sopra il Trivìo ovvero Carvina, annui carlini 12, grana 2 e paga alla Ducal Corte carlini 16, restano carlini 10 e grana 6, sono once 3,16. Unite sono once 4. 
642____
Rev. Don Francesco Maijolo
possiede un territorio detto Castellano di moggia 2, giusta i beni degli eredi di Andrea Serrao e Gio: Domenico Palmarello, rivelato per carflini 20 e paga al convento di S. Agostino grano bianco quarti due, valutato carlini 4, restano carlini 16, sono once 5,10.
643____
Rev. Don Gregorio Bilotta
esige da Foca Catanzaro censo perpetuo sopra Nuzzo carlini 11, sono once 3,20.
644____
Rev. Don Vincenzo Brizzi, Arciprete,
possiede, in comune con suo fratello Sig. Gregorio, un territorio detto la Pietra Bianca di moggia 4, giusta i beni del convento di S. Agostino e Domenico Apa, rivelato per carlini 30 e paga alla parrocchia di San Foca censo perpetuo carlini 3, restano carlini 27, sono once 9. Un altro detto la Fischìa di moggia 4, giusta i beni della Cappella di S. Anna e convento di S. Domenico, rivelato per ducati 8, sono once 26,20. Esige da Giovanni Apa per capitale di ducati 200, annui ducati 14, sono once 46,20. Esige d’Antonio Perri per capitale di ducati 20, annui carlini 18, sono once 6. Possiede una casa in più camere affittata al Sig. Francesco Solaro per ducati 14, dedotto il quarto di riparazione, restano ducati 10½, sono once 35. Sono in tutto once 123,10.
645____
Reverendi Don Francesco e Don Marc’Antonio Morano
possiedono un territorio detto Foscari di moggia otto, giusta i beni di mastro Geolonardo Stillitano e mastro Antonio Cantafi, in due partite, rivelato per ducati 7 e paga di censo perpetuo alla Ducal Corte tomoli 2 e quarto 1 di grano bianco, valutato per carlini 18, restano ducati 5 e grana 20, sono once 17,10. Restano di netto once 22,20.
646____
Rev. Don Santo Carchidi
possiede un territorio detto Cullaro di moggia 4, giusta i beni di Antonio Cantafi e Don Giuseppe Stillitano, rivelato per carlini 35 e paga agli eredi di Don Ottavio Bilotta censo perpetuo carlini 10, restano carlini 23, sono once 7,20.
647____
Rev. Don Tomaso Serrao
possiede un territorio detto Caijazzo di moggia 10, giusta i beni dei conventi di S. Agostino e S. Domenico, rivelato per ducati 20, sono once 66,20. Esige da Foca Ferolito censo perpetuo sopra Talagone annui grana 45, sono once 1,15. Sono unite once 68,5.
648____
Rev. Don Tomaso Stillitano
possiede un territorio detto Castellano di moggio uno e mezzo, giusta i beni della Ducal Corte e Sapienza Bonello, stimato per carlini 8, sono once 2,20.
649____
 Rev. Don Giuseppe Cantafi
possiede un territorio detto Castellano in due partite di moggia due, giusta i beni di Domenico Giampà e Don Francesco Maijolo, stimato per carlini 3, sono oncia 1.
650____
Rev. Don Pietro Carnovale
esige da Domenico Anello censo perpetuo sopra Caijazzo carlini 7½, sono once 2,25.

POLIA
651___
Rev. Don Bruno Penna
possiede un territorio detto Cummerara di moggia 4, giusta i beni di mastro Domenico Penna e via pubblica, rivelato per carlini 15 e paga alla Ducal Corte grana 2½, restano once 4,25½.
652____
Rev. Don Francesco Teti
possiede un territorio detto Cummerara di moggia 16, giusta i beni di Nicola Teti e via pubblica, stimato per ducati 10 e paga alla Ducal Corte grano bianco tomoli 3 e coppoli 4, valutato per carlini 35; tiene anche il peso di celebrare 15 messe legate, restano ducati 6, sono once 20.
653____
Rev. Don Ottavio Carnovale
possiede un territorio detto Nuzzo di moggia 3, giusta i beni di Don Domenico Bonelli e via pubblica, stimato per carlini 33, sono once 11. Più esige da mastro Domenico Chiaravalle, Domenico Anello e compagni censo perpetuo sopra Caijazzo ducati 6 e grana 30, sono once 21. Sono unite once 32.Pesi da dedursi: Per la celebrazione di una messa la settimana legata sopra detto fondo annui ducati 5 e grana 20, sono once 17,10. Restano di netto once 14,20.

SERRA
654___
Rev. Don Saverio Tucci
esige dal Rev. Don Domenico Bonelli per capitale di ducati 25, annui carlini 25, sono once 8,10. Più esige da Don Gregorio Bretti per capitale di ducati 115, annui ducati 11 e grana 50, sono once 38,10. Sono unite once 46,20.
NAPOLI
655___
Rev. Don Domenico Bongiovanni
possiede un territorio detto il Campo di moggia 3, giusta i beni di Francesco Merigliano e via pubblica, stimato per carlini 10, sono once 3,10. Più in detto luogo moggia 4, giusta i beni di Domenico Spezano e via pubblica, stimato per carlini 18, sono once 6. Un altro detto Condacambri di moggia 4, giusta i beni di Antonio Facciolo e via pubblica, stimato per carlini 20, sono once 6,20. Unite sono once 16. Pesi da dedursi: Per la celebrazione di una messa legata la settimana ducati 5 e carlini 2, sono once 17,10 e assorbisce la rendita.

NICOTERA
656___
Mensa Vescovile
esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui, in più partite minute, ducati 7 e carlini 6, sono once 25,10.
MILETO
657____
Rev. Don Ranuccio L’Acquaniti, Archidiacono,
esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui sopra più fondi, annui ducati 75 e grana 59, sono once 251,29.
658____
Seminario
possiede un territorio detto Marasà di moggia 3, giusta i beni di Serafino Vaianella e Giovanni Carchidi, stimata la rendita per carlini 14. Più esige dalle Cappelle, Chiese e Parrocchia di questa Terra annui ducati 8½.
PIZZO
659___
Chierico Don Domenico Amalfitani
possiede un territorio detto Argiìlla di moggia due mezzo, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e via pubblica, stimato per ducati 4 e paga alla Parrocchia di San Foca censo perpetuo carlini 15, restano carlini 25, sono once 8,10. Un altro in detto luogo di moggio uno, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo e via pubblica, rivelato per carlini 6 e paga alla Chiesa di San Nicola grana 25 di censo perpetuo, restano carlini 4½, sono once 1,15. Sono unite once 9,25.
Più detto Chierico Don Domenico Amalfitani, per il Beneficio di San Benedetto di Salerno, possiede un territorio detto la Granatara di moggia 6, giusta i beni di Catarina Lombardo e Cappella di Santa Sofìa, stimato per ducati 2 e carlini 6, sono once 8,20. Più in detto luogo, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e via pubblica moggia 150, stimata la rendita per ducati 40, sono once 133,10. Più un altro detto Porticella di moggia 10, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno e via pubblica, stimata la rendita per ducati 4, sono once 13,10. Più un altro in detto luogo sim moggia 6, giusta i beni come sopra, stimato per ducato 1 e carlini 8, sono once 6. Più un altro detto Puzzillo di moggia 16, giusta i beni del Rev. Don Giuseppe Perris e via pubblica, stimato per ducati 5 e carlini 6, sono once 18,10. Più un altro detto Frasso di moggia 40, confinante con vie pubbliche e fiume corrente, stimato per ducati 16, sono once 53,10. Più un altro detto S. Domenico di moggia 150, giusta i beni della Corte di Monterosso e Cappella di S. Anna, stimata la rendita per (non scritta). Esige da più Particolari di questa Terra, in più partite minute, censi perpetui carlini 23 e grana 4½, sono once 7,24½. Più possiede un territorio detto Galipà di moggia 5, giusta i beni di Don Francesco di Paro e la Cappella del Carmine, stimato per carlini 10, sono once 3,10. Sono tutte unite once 244, 4½.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO IX

CATASTO DI CHIESE E LUOGHI PII FORESTIERI BONATENENTI

MONTELEONE
660____
Venerabile Convento di San Francesco d’Assisi
esige da Domenico Giampà censo perpetuo sopra il Trivìo carlini i 36, sono once 12. Più dal convento di S. Agostino sopra i Billotti, annui carlini 36, sono once 12. Unite sono once 24.
661____
Il convento di San Domenico
esige da Domenico Cauzzi censo perpetuo sopra il Trivìo, annui carlini 18, sopra il quale paga al Beneficio di San Benedetto gran 15, restano carlini 16½, sono once 5,15.

CASTELMONARDO
662____
Venerabile Convento di San Domenico
possiede un territorio detto Cullaro di moggia 2½, giusta i beni degli eredi di Gio:Batta Destito e Antonio Cantafi, stimato per carlini 6 e paga alla chiesa di San Gio:Batta carlini 6 di censo perpetuo e assorbisce la rendita. Esige da Francesco Rondinello grano bianco tomoli 2, valutato per carlini 16, sono once 5,10. Più da Domenico de Nisi censo perpetuo sopra il Mancino tomoli 2 di grano bianco, valutato carlini 16, sono once 5,10. Più esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui , in più partite minute, carlini 34, sono once 11,10. Unione di once 27,10.
663____
Venerabile Cappella del SS.mo
esige dal Sig. Giuseppe Antonio Accetta per capitale di ducati 20, annui ducati 2, sono once 6,20.
664____
Venerabile Cappella di San Gregorio
esige da Domenico Cantafi censo perpetuo grana bianco  coppoli 12, valutato per carlini 3, sono oncia 1.
665_____
Venerabile Chiesa di San Nicola
possiede un territorio detto la Serra di Bonì di moggio uno, giusta i beni di Saverio Rondinelli e Francesco Gimelli, stimato per carlini 3, sono oncia 1.
666____
Venerabile Parrocchia di San Teodoro
possiede un territorio detto Cannalìa di moggia 4, giusta i beni di Don Camillo Bongiorno, stimato per carlini 16.
667____
Ven. Chiesa di Santa Maria delle Grazie
possiede un territorio detto Castellano di mezzo moggio, giusta i beni di Francesco Drogo e convento di S. Agostino, stimato per carlini 2.
668____
Venerando Convento di S. Antonio
esige dal Rev. Don Michiel’Angelo Mannaci censo perpetuo sopra il Trivìo carlini 10, sono once 3,10. Più esige da Francesco Rondinello censo perpetuo sopra l’Arghiìlla, annui carlini 30, sono once 10. Più esige da convento di S. Agostino censo perpetuo barili 21 di mosto, valutato per carlini 31½, sono once 10,15. Sono unite once 23,25.
669____
Venerando Convento di Santa Maria del Carmine
esige da Don Nicola Mannacio per capitale di ducati 100, annui ducati nove, sono once 30.
670____
Ven. Cappella di San Diego
esige da Don Nicola Mannacio per capitale di ducati 60, annui ducati 4 e grana 80, sono once 16.

ROCCA
670____
Ven. Parrocchia
possiede un territorio detto l’Antricelli di moggia 20, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per ducati 6. Più un altro detto Marasà di moggia 3, giusta i beni di Giovanni Carchidi e Carlo Bruno, stimato per carlini 12.

Sorella di Marcello e Giuseppe Ruffo, sposata con il nobile Gennaro Falduti di Nao, fu sindaco di Mileto.

671____
Ven. Cappella del SS.mo
possiede un territorio detto Pizzullo di moggia 6, giusta i beni del Sig. Francesco Solaro e via pubblica, stimato per carlini 18. Esige da Paulo Lazzaro e Francesco Antonio Borraggina censo perpetuo sopra San Leonardo, annui carlini 18. Sono unite once 12.

MONTESORO
672____
Ven. Parrocchia di San Nicola
possiede un territorio detto Bellisario di moggio uno e mezzo, giusta i beni del convento di S. Agostino e Parrocchia di San Foca, stimato per carlini 3, sono oncia 1. Più esige da Domenico Cucuzzi censo perpetuo sopra Cardirò carlini 16, sono once 4,40.
POLIA
673____
Ven. Cappella di Santa Maria del Carmine
esige da mastro Francesco Parisi per capitale di ducati 10, annui carlini 8, sono once 2,20
674____
Ven. Cappella del Purgatorio
esige da Giuseppe Buccinnà censo perpetuo sopra Castellano e Cummarara grano bianco tomolo 1 e coppoli 4, valutato per carlini 9, sono once 3.
ROMA
674___
Beneficio di S.Opullo
possiede un territorio detto Fialandàro di moggia 4, giusta i beni di Gennaro Capozza e Giovanni Carchidi, stimato per carlini 8, sono once 2,20. Un altro detto il Mancino di moggia 11 in cinque partite, giusta i beni di Martino Bonello, Pietro Fruci e Ducal Corte, stimato per carlini 22½, sono once 7,15. Esige da Più Particolari di questa Terra censi perpetui, in più partite, sopra diversi fondi, ducati 6 e grana 95, sono once 23,15. Unione di once 33,10.

CAPISTRANO
675___
Rev. Sig. Don Camillo Bongiorno,
per i beni della Commenda di San Basilio dell’emerito Cardinal Caraffa di Roma, possiede un territorio detto li Papalei di moggia 3, giusta i beni di Giovanna Lo Jacono e Francesco  Teti, stimato per carlini 12, sono once 4. Un altro detto Capomazza, in due partite, di moggia 15, giusta i beni della Ducal Corte e Vito di Monte, stimato per ducati 5 e carlini 6, sono once 18,20. Altro detto Santo Stefano, in due partite, di moggia 20½, giusta i beni della Cappella di S. Anna e Territorio di Polìa, stimato per ducati 7 e grana 10, sono once 23,20. Più un altro detto Arca di moggia 50, giusta i beni di Nicola Salatino e la Ducal Corte, stimato per ducati 20, sono once 66,20. Più un altro detto li Sorbari, in tre partite, di moggia 20, giusta i beni del convento di San Domenico, Vincenzo Ferolito e la Ducal Corte, stimato per ducati 7, sono once 23,10. Altro detto la Cannalìa, in quattro partite, di moggia 16, giusta i beni del Sig. Giuseppe Faccioli, Sig. Domenico Bova, Ducal Corte e fiume corrente, stimato per ducati 6 carlini 2, sono once 20,20. Unione di once 157.
GASPARINA
676___
Dottor Sig. Don Carlo Aracri
esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui e bullali, in più partite minute, annui ducati 31 e grana 15, sono once 103,25.
FRANCAVILLA
677___
Ven. Parrocchia di San Foca
esige censi perpetui da più Particolari di questa Terra, in più partite minute, annui ducati 18 e carlini 3. Più esige censo perpetuo in grano bianco da più Particolari tomoli 3, quarti 2, coppoli 4. Più esigono i Reverendi Parroci di detta Parrocchia per jus di decima dai massari grano bianco tomolo uno e da altri Particolari mezzo tomolo per ogni anno. Possiede un territorio detto Bellisario di moggia due, giusta i beni della Ducal Corte e via pubblica, stimato per carlini 4. Sopra le dette rendite sono in obbligo di celebrare messe pro populo per ogni festa e domeniche, una per ogni giorno spoglio, visita, triennio e mantenimento chiesa.

 

 

 

 

 


CAPITOLO X

BENI FEUDALI CHE POSSIEDE IN QUESTA TERRA E SUO TERRITORIO L’ILLUSTRE DUCHESSA DELL’INFANTADO, UTILE PADRONA DI QUESTA TERRA, DIMORANTE IN MADRID.

Possiede il Jus della Mastridatta delle prime cause affittata per ducati 30, il Jus della Bagliva, Dogana e Catapania affittata per ducati 56.
Esige da quest’Università per la Portolania, Zecca e Misure ducati 21.
Possiede una Coltùra detta il Petto d’Uccello di moggia cinquanta, giusta i beni del Rev. Don Michiel’Angelo Mannaci e Rev. Archidiacono di Mileto, rivelato per annui tomoli 15 di grano bianco di affitto, valutato a carlini 8 il tomolo. Più un altro detto Falamisca, in tre corpi, di moggia trenta, giusta i beni di Santo Muzzì, Nicola de Cunis, Sig. Francesco Solaro e vi pubblica, rivelato per ducati 15 e grana 77. Più un altro detto la Cummerara di moggia trenta, giusta i beni di essa Corte e via pubblica, stimato per ducati 5. Altro detto Diana di moggia venti, giusta i beni di essa Corte e via pubblica, stimato per ducati 7½. Un altro detto Arìa, in due partite, di moggia quindici, giusta i beni del Beneficio di S. Opullo e convento di San Domenico, stimato per ducati 16. Più un altro detto l’Abbatìa di moggia otto, giusta i beni di essa Corte e l’Archidiacono di Mileto, rivelato per carlini 28.  Un altro detto li Pratora di moggia otto, giusta i beni del Sig. Giuseppe Ruffo ed essa Corte, stimato per carlini 22. Altro detto li Sorbari di moggia venti, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, rivelato per ducati 10 e grana 80. Altro detto l’Ustra di moggia quindici, giusta i beni del convento di S. Agostino e la chiesa di San Nicola, rivelato per ducati 8 e grana 20. Altro detto la Fria di moggia venti, giusta i beni del Notar Giuseppe Amalfitano e Sig. Pietro Francesco Morano, rivelato per carlini 36. Più un altro detto il Mancino di moggia quindici, giusta i beni della chiesa di San Nicola e Corte di Montesoro, stimato per carlini 38. Un altro detto Puzzo di moggia due, giusta i beni di Nicola e Giovanni Apa, stimato per carlini 16. Un altro detto San Teodoro di moggia venti, giusta i beni del convento di Sant’Agostino e il Dottor Don Geronimo Ruffo, stimato per ducati 6 e carlini 4.  Un altro detto Falco di moggia ottanta, giusta i beni del convento di Sant’Agostino e Cappella del SS.mo della Rocca, rivelato per ducati 15 e grana 10. Un altro detto la Pietra della Posta, in due partite, di moggia 70, giusta i beni del Rev. Don Michiel’Angelo Mannaci e Sig. Francesco Solaro, rivelato per carlini 35. Un altro detto Cannalello, in due partite, di moggia sedici, giusta i beni dell’Archidiacono di Mileto e via pubblica, stimato per ducati 5 e grano 68. Un altro detto Montoro di moggia 10, giusta i beni di Don Geronimo Ruffo e via pubblica, rivelato per carlini 24. Un altro detto lo Zupà di moggia diciotto, giusta i beni di Pietro Giovanni Accetta e Don Geronimo Ruffo, stimato per ducati 18, inclusa la partita di Giambara di moggia 10, giusta i beni del convento di S. Domenico e il Benefico di S.Opullo. Altro detto Savuchello, in due partite, di moggia ventidue, giusta i beni del convento di S. Agostino e Cappella di Santa Domenica, stimata per ducati 4 e carlini 6. Un altro detto il Campo di moggio uno, giusta i beni della chiesa di San Nicola e via pubblica, stimato per carlini 2. Più un altro detto l’Imbarca di moggia dieci, giusta i beni d’Orazio Jannizzi e Sig. Don Tobia Satriano, stimato per ducati 4. Un altro detto l’Abbatìa di moggia diciotto, giusta i beni del convento di S. Agostino e Giuseppe Serrao, rivelato per carlini 25. Più un altro detto la Vattìa di moggia otto, giusta i beni del convento di S. Agostino e Don Geronimo Ruffo, stimato per ducati 6. Un altro detto Patarunci di moggia sette, giusta i beni di Don Gio: Tomaso Perri e Carlo Bonello, stimato per ducati 5. Più un altro detto l’Impiso di moggia sei, giusta i beni di essa Corte e via pubblica, rivelato per carlini 12. Altro detto la Fontana di Savuchello, Acqua Fetenta e il Piano di moggia otto, giusta i beni del Beneficio di San Benedetto di Salerno, chiesa di San Nicola e Don Michiel’Angelo Mannaci, stimato per ducati 4. Un altro detto Bonì, in cinque partite, di moggia cinquanta, giusta i beni della chiesa di San Gio: Batta, convento di S. Agostino e Beneficio di S.Opullo, rivelato per ducati 11 e grana 40. Un altro detto Don Domenico di moggio uno e mezzo, giusta i beni di essa Corte e via pubblica, stimato per carlini 3. Altro detto i Costi ovvero Melita di moggia ventidue, in due partite, giusta i beni del convento di S. Domenico e la chiesa di San Nicola, rivelato per ducati 7 e carlini 6.  Un altro detto la Valle di moggia sei, giusta i beni della Cappella del Carmine e Beneficio di San Benedetto di Salerno, rivelato per ducati 4 e carlini 7. Altro detto lo Zupà di moggia sette, giusta i beni di Paulo Perri e Domenico Cantafi, rivelato per ducati 6 e grana 40. Altro detto Carpinà di moggia sei, giusta i beni di Don Nicola Mannacio e convento di S. Agostino, stimato per ducati 6. Altro detto la Cuturella di moggia sei, giusta i beni del convento di S. Domenico e via pubblica, stimato per carlini 18. Altro detto Jaculano di moggia sei, giusta i beni di Don Michiel’Angelo Mannaci e la chiesa di San Pietro, stimato per carlini 30. Un altro detto il Trivìo di moggia sette, giusta i beni di Francesco Antonio Rondinello e Giuseppe Attisano, rivelato per carlini 18. Altro detto Caijazzo ossia Brizzi di moggia otto, giusta i beni della Cappella di Santa Domenica e via pubblica, rivelato per ducati 11 e carlini 7. Altro detto Barletta, in tre partite, sotto e sopra di moggia ottantasette, giusta i beni della Via Grande, fiume corrente e Territorio di Maijda, rivelato per ducati 48 e grana 90. Altro detto l’Osso di moggia diciotto, giusta i beni di Francesco Salatino e d’essa Corte, rivelato per ducati 10½.  Un altro detto la Coltura del Giardino di moggia dodici, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, rivelato per carlini 21. Un altro detto la Gurna di moggio uno, giusta i beni di essa Corte e via pubblica, rivelato per carlini 14. Altro detto la Pietra Bianca di moggia dieci, giusta i beni della chiesa di San Nicola e convento di S. Agostino, rivelato per ducati 8 e carlini 4. Altro detto l’Olivarelli di moggia due, giusta i beni di Giuseppe de Caria e di essa Corte, rivelato per carlini 9. Un altro detto il Mancino di moggia due, giusta i beni del convento di S. Agostino e via pubblica, rivelato per carlini 25. Altro detto Castellano di moggia trenta, giusta i beni di Don Giuseppe Caria e via pubblica, stimato per carlini 7. Un altro in detto luogo di moggia sessanta, giusta i beni della Cappella di S. Anna e via pubblica, rivelato per carlini 23. Tiene il Fondaco del Fico affittato per ducati 75 a Domenico Praganò e Giuseppe Triminì, incluso il giardino, dei quali si devono dedurre le riparazioni. Esige per erbaggi delle Coste, annui ducati 5 e grana 20. Più esige da un bosco detto la Marinella di moggia 200, affittato per erbaggi, annui ducati 80.
Censi feudali in grano:
 Esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui in grano bianco tomoli 11 e quarti 3, valutati e carlini 8 sommano ducati 9 e grana 27. Esige da Particoiari di Polìa sopra fondi entro questo Territorio censi perpetui in grano bianco tomoli 15 e quarti 2½, valutati per carlini 8 sommano ducati 12½. Esige da Particolari di Castelmonardo censi perpetui in grano bianco tomoli 12 e quarti 3½, valutati per ducati 10 e grana 35.
Censi feudali in denaro:
Esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui, in più partite minute, ducati 49 e grana 40 annui. Più esige da più Particolari di questa Terra censi perpetui sopra il Feudo di Corazzo, annui ducati 22 e grana 56. Più dai Particolari di Castelmonardo censi perpetui, in più partite minute, annui ducati 5 e grana 71. Più esige da Particolari di questa Terra censi perpetui nuovamente fatti, ducati 8 e grana 56. Più esige da Particolari di Polìa censo perpetuo sopra fondi in questo Territorio, annui ducati cinque e grana 48.  Si deve avvertire che sopra annotate culture e beni stabili sempre si sono affittati da questa Ducal Corte in grano bianco, gli affitti crescono e decrescono secondo si attrovano ad affittarsi, e perciò apparisce nella copia del relevio presentato di esigere affitti di colture somme in grano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COLLETTIVA GENERALE DELLE ONCE

Dai Cittadini abitanti once 8.241, 05½
Delle Vedove, Vergini in capillis once 38
Da Ecclesiastici Cittadini Secolari once 383,20
Da Chiese, Monasteri, Luoghi Pii del paese per la metà delle once= 2.324,04
Sommano a once 10.987,22.
Da Forestieri Abitanti Laici 561
Da Forestieri non Abitanti Laici di diversi paesi once 1.860,28
Da Forestieri non Abitanti Ecclesiastici Secolari once 520,13½
Da Chiese, Monasteri, Benefici, Badie e Luoghi Pii Forestieri metà delle once = 433,21½ .
Sommano once 3,387,03
Sono in tutto numero 14.374,25
Sottoscritto da:
Giuseppe Antonio Accetta sindaco
Giacinto Perris eletto
Francesco Molè eletto
Antonio de Caria eletto
Giuseppe Solari deputato
Gregorio Bretti deputato
Bruno Battagliese deputato
Timbro dell’Università con firma del Notar Bonello come cancelliere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO XI
LA PLATEA DUCALE

La platea ducale è una fonte di documentazione storica non soltanto per Francavilla, tramite una sia attenta lettura si ha la conferma di un lungo periodo storico, dalle dominazioni bizantine, normanne seguenti. Con i bizantini il rito greco si era ben radicato e con esso i basiliani con i loro monasteri e chiese. Si è già accennato al ruolo dei re normanni pe far prevalere il rito latino su quello greco e Francavilla, come centro urbano e territorio, fu teatro, non secondario, delle tante contese che si sono avute su questo fronte, contese a carattere più economico che religioso. L'Abbazia di Santa Maria del Corazzo, della quale fu priore anche Gioacchino da Fiore, era stata fondata dai basiliani, poi fu dei cistercensi e benedettini. I suoi possedimenti erano vasti, feudi in gran parte parte della regione calabra. Dagli storici, per quanto concerne il sud del fiume Amato, è riportata, come ricordo, una contesa tra i monaci del Corazzo e le monache del casale di Maida per il possesso di alcune terre in località denominata Val di Cava. La contesa fu vinta dai monaci, alcuni sostengono con mezzi illeciti e con l'aiuto della famiglia Sanseverino.
La platea dimostra che gran parte del territorio francavillese, dalla dune dell'Angitola alle mura del borgo era feudo del Corazzo, poi divenuto suffeudo di casa Sanseverino e di quella spagnola dei Mendozza- De Sylva. Le altre terre del feudo erano rimaste ai Benedettini di Salerno, ai Basiliani della Torre di Spadola e della Commenda di San Basilio di Roma tramite i cardinale Carafa e altri enti ecclesiastici. Feudi, Benefici vari derivanti dalle divisioni fatte dagli ordini monastici sia in perfiodo bizantino, sia in quello normanno e successivi.
 Per quanto concerne i basiliani, alcuni topononimi in territorio francavillese, esistenti nelle fonti documentarie del 1700, come Sambasile, Chiusella di San Basilio e altri fa pensare all'esistenza di qualche monastero.
Si riporta l’indice nominativo dei censuari dei beni fondiari e urbani della Camera Ducale perché è una buona fonte, mancando qualche contratto, per lo studio della platea. Altrettanto utile è la nota concordata per i pagamenti.
A
Mastro Antonio Lazzaro del fu (quondam) Giacchino. - Antonio Farina del fu Damiano. Antonio Pasceri del fu Giuseppe. -Antonio Bonello del fu Domenico. -Antonino Pellegrino. -Mag.co Antonio Ape del fu Giovanni. Più il medesimo come procuratore del Rev.do D.Filippo Ape Suo fratello, Arciprete di Majerato. - Antonio Accetta del fu Bruno. - Antonio di Bretto di Natale. - Antonio  Perri del fu Domenico. -Mag.co D. Antonino Ferrari Gironda, per Giuseppantonio Perri, abitante nel Casale di Curinga.-Antonio Accetta del fu Nicola. - Antonia Teti, vedova di Nicola Genovese.- Anna Masdea di Nicola, vedova di Foca Feroleto, alias Gambino. - Anna Muzzì, Vedova di Mastro Rosario Salatino. - Anna Ciliberto di Domenico,Vedova di Bruno Masdea. -Antonio Furlano del fu Domenicantonio. - Antonio Cortese del fu Giuseppe. 
B
Mastro Bruno Simonetta, come tutore, e Curatore di Concetta Bonello, sua figliastra, minore figlia del fu Domenico Bonello di Giuseppe e di Laura Talora, che passò in secondo marito a detto Mastro Bruno Simonetta. - Bartolomeo Santacroce, come Marito di Laura Rondinello. - Bruno Teti del fu Giuseppe. - Bruno Fiorenza di Gregorio, marito di Palma Cucuzzi. - Bruno Parisi del fu Tomaso. -Bruno Farina del fu Antonio, alias Cardillo, marito di Concetta Campisano di Bruno. - Bonaventura Doria di S.to Vito, abitante in Francavilla.
C
Caterina Bilotta, Vedova di Onofrio Praganò. - Catarina Lazzaro, Vedova di Antonio Pellegrino. - Carmine Attisano del fu Giuseppe. -Catarina Rondinello del fu Domenico, alias Ciccoluca,Vedova di Giuseppe Masdea. - Caterina Bruno del fu Giovanni, Vedova di Mastro Gregorio Teti. - Catarina Bruno del fu Diego. -Catarina Bonello, Vedova di Domenico Ghaccetta. - Caterina Attisano Dispoti, Vedova di Giovanni Bonello. -Convento de’ Domenicani, sotto il titolo della SS.ma Annunziata.
D
Mastro Domenico Serrao di Giuseppe. -Domenico Accetta di Pietrogiovanni. -Diego Rossillo. - Mastro Domenico Parisi di Francesco alias Lovardaro. - Domenico Attisano di Domenico. -Domenico Spezzano di Antonio.-Domenico Accetta di Francesco. -Diego Bruno di Domenico. -Mastro Domenico Parisi di Domenico Lo giudice. -Domenico Ghaccetta del fu Pietrogiovanni.
E
Mag.ca Donna Elionora Dèparo, Vedova del Dr Don Filippo Decaria, tutrice e Curatrice di Francesco Saverio, Giambattista, ed Annamaria Decaria suoi figli. - Elisabetta Perri, Vedova di Antonio Cucuzzi.
F
R.do Sac. D. Francescantonio Decaria. -R.do D. Foca Ciliberto. - Francesco Aracri di Antonio. -Foca Muzzì del fu Nicola. - Foca Muzzì del fu Antonio. - Francesco Bonelli. - Mastro Francesco Parisi. - Foca Attisano Dispoti. - Foca di Bretto del fu Giuseppe. -Mag.co Francesco Palmarelli del fu Pietrantonio. - Francesco Bonello del fu Pietro. -R.do D.Foca Ciliberto, come Procuratore della Cappella del SS.mo di Francavilla. - Francesco Salatino. - Foca Mancari. - Francesco Bilotta del fu Pietro, alias Armoscia. - Francesco Rondinello Ricotto. - Francesco Galati del fu Domenico. - Foca Decunis del fu Nicola. - Foca Rondinello Ricotto.-Mastro Filippo Simonetta. -Foca Boccafurni, Procuratore di Don Domenico Suriano  d’Ignazio della Città di Montelione, marito della Mag.ca Donna Anna Giulia Accetta. -Foca Accetta del fu Bruno. -Francesco Pettinato del fu Rosario. - Francesco Bevivino del fu Domenico.- Foca Rondinello del fu Marcantonio Ricotto.- Foca Muzzì del fù Nicola.- Foca Deparo del fu Giuseppe, come figlio di Elionora Talora. -Francesco Parisi del fu Giuseppe. - Foca Lazzaro del fu Tomaso. -Mastro Francesco Bevivino del fù Pietro. -Mastro Francesco  Pizzonia del fu Vito di Polia, abitante in Francavilla. -Mag.co Foca Aracri del fu Nicola. -Foca Lombardo del fu Giuseppe. -Foca Bilotta del fu  Francesco, alias Armoscia. -Foca Bova del fu Bruno. -Foca Feroleto del fu Giuseppe,alias Peluzza. - Foca Costa del fu Pietro.
G
R.ndo Don Giuseppe Bonaventura Bonelli. - Dr.Fis. Don Giuseppe Quaranta. -  Dr. Don Gregorio Bretti. -Li Mag.ci Don Giantommaso, e Don Giacinto Perri. - Giuseppe Cocuzzi di Domenico, come marito di Vittoria Boraggina. - Giuseppe Perri di Domenico. - Mag.co. Giacinto Cauzzi. - Il medesimo di Cauzzi come sindaco di Francavilla. - R.do Sac.te Don Gregorio Maria Bretti. -Mag.co Giuseppe Bevivino di Venanzio. - Mag.co Don Giuseppe Decunis. - Mag.co N.r Gregorio Pizzonia, come Marito della Mag.ca Rosa Molè. - Giuseppe Accetta di Antonio. - Giuseppe Muzzì di Domenico. - Mag.co Giuseppe Ruperto del fu Matteo. - Giovanna Bonello, Vedova di Foca Garisto. -Giacomo Attisano. - Giannantonio Pasceri del fu Domenico. -Rev.ndo Don Giuseppe Antonio Cantafi. - Giuseppe Bonello di Michele. - Giuseppe Giordano del fu Giovanni. - Gregorio Larosa. - Giuseppe Servello di Nicola. - Mastro Giuseppe Tolomeo. - Rev.do Don Gregorio Arcip.te Accetta. - Giovanni Fruci fù Pasquale. - Giovanni Valestrieri del fu Bruno. - Giuseppe Jelapi del fu Francesco. - R.do Don Giuseppe Mannaci. - Giuseppe Servello di Capistrano, abitante in Francavilla.-Giacomo Attisano di Carmine. - Giuseppe Denisi del fu Domenico.- Giuseppe Perri del fu Domenico.- Giuseppe Rindinello del fu Francesco Colao.-Gregorio Attisano del fu Domenico, come marito di Vittoria  Salatino.-Giuseppe Rondinello del fu Domenico.-D.r Fisico Don Gregorio Mazzotta.- Mag.co Giuseppe Bevivino di Venanzio.- Giuseppe Feroleto del fu Luca.-Giuseppe Garisto del fu Foca. -Mastro Giuseppe Ruperto del fu Domenico. - Mastro Giuseppe Servello del fu Domenico. - Giuseppe Spezzano del fu  Antonio, come marito di Anna Feroleto di Foca.
I
Ilario  Mandatiti, come marito del secondo letto di Valenzia Furlano.
M
D.r Fisico Michelangelo Giampà.- Michele Ciliberto.- Michele Cocuzzi. - Michele Genovese.-Mastro Michele Bruno.-Michele Colicchio del fu Giuseppe, come marito di Vittoria  Attisano.- Michele Majolo del fu Giovanni Jancolillo, marito di Anna Drogo.- Michele Cortese di Antonio.-Don Michele Vitale del fu Onofrio. - Michele Rizzo del fu Francesco. - Michele Papaleo del fu Domenico.
N
Nicola Decaria del fu Giovanni. -R.do Sac.te Don Nicola Bruno del fu Giacomo. -Nicola Palmarello del fu Filippo. - Nicola Accetta del fu  del fu Domenico.  - Nicola Giordano del fu Giacomo. - Natale Carchidi del fu Domenico,come marito di Vittoria Mastrandrea. - Nicola  Attisano di Rebecca.-Nicola Decaria di Domenico. -Nicola Costa fu Pietro. - Nicola Giordano del fu Vito.-Mastro Nicola Drogo del fu Francescantonio. - Nicola Attisano del fu Domenico. - Nicola Accetta del fu PietroGiovanni. -Nicola Muzzì fu Marco.-Mag.co Don Nicola Ruffo di Monterosso.-Nicola Teti, alias Giulia.-Mag.co Nicola Decaria del fu Domenico.- Nicola Triminì. -Don Nicola Bruzzi del fu Gregorio. - Nicola Colicchio del fu Vito. -Nicola Palmarello del fu Filippo.
P
Paolo Lazzaro. - Pasquale Muzzì fu Nicola. -Pasquale Parisi fu Vito.-Pasquale Triminì fu Agostino. - Pasquale Sgotto.
R
Rosario Parisi fu Foca. - Rosario Varano, ed Anna Bilotta sua moglie. - Rosario Attisano. - Rosario Giampà del fu Arcangelo, marito di Elisabetta Santacroce di Bartolo.
S


  Parisi A.F. I monasteri basiliani dell'istmo di Catanzaro, in Archivio Storico Napoletano, XXXVI.

 

Mag.co Saverio Papaleo.- Silvestro Colicchio.                                                                          
T
Mastro Tomaso  Tafuri di Nicastro, abitante in Francavilla, come marito di Vittoria Attisano di Giuseppe. - Teresa Accetta del fu Antonio, Vedova di Mastro Bruno Furlano. - Teresa Cucuzzi, Vedova di Giuseppe Accetta.
V
Vincenzo Jelapi fu Francesco. - Vitantonio Bonello del fu Vito. - Vincenzo Pallaria del fu Lucantonio. - Vittoria  Rizzo, Vedova di Bruno Fiorenza. - Vittoria Barbina, Vedova di Mastro Nicola Pughìa.- Vittoria Tedesco, Vedova di Pasquale Prestigiacomo. - Vittoria   Garisto.

 

Nota concordati per pagamento censi
Francavilla 11 Dicembre 1778
Il Rev.ndo Don Gregorio Accetta di detta Terra, ed il Procuratore del Mag.co Don Domenico Suriano della Città di Montelione, s’obligarono in uno medesimo Istromento, ma divisi ed ognuno per la sua parte, pagare alla Corte di Francavilla i rispettivi censi perpetui sopra i fondi che tengono rispettivamente a’ censo della medesima. N.r Serrao di Castelmonardo.
A detto dì, Nicola Accetta, Vincenzo Jelapi, Pasquale Muzzì, fù Nicola, Nicola Muzzì Fù Marco, e Giovanni Fruci s’obligarono divisi,ed ognuno per se stesso in uno  Istromento  pagare alla Corte i loro rispettivi censi, sopra i Fondi che tengono a’ censo della medesima. N.r Serrao.
A detto dì, Giovanni Valestrieri, Foca Accetta, Francesco Pettinato,e Francesco Bevivino s’obligarono divisi pagare i rispettivi censi  alla Corta sudetta sopra i Fondi che tengono a’ censo della medesima. N.r Serrao.A detto dì, Michele Colicchio, e Foca Rindinello Ricotto s’obligarono ognuno per se e divisi pagare  i respettivi censi alla Corte seudetta, sopra i Fondi che tengono a censo dalla medesima. N.r Serrao.A 12 dì, Mastro Giuseppe Salatino, Foca Muzzì, Antonio Accetta, e mastro Tommaso Tafuri s’obligarono ognuno per se, e divisi pagare i rispettivi  censi come sopra.
A detto dì, Vit’Antonio Bonello s’obligò  a’ detta Corte pagare i respettivi censi che deve alla medesima sopra i Fondi che detiene a censo.
A detto dì, il mag.co Don Nicola Ruffo della Terra di Monterosso, Michele Majolo, ed il mag.co Saverio Papaleo s’obligarono divisi, ed ognuno per se pagare i rispettivi censi alla Corte sopra i Fondi censuiti.
A detto dì, Foca Deparo, Michele Cortese, Francesco Parisi, Giuseppe Jelapi, e Foca Lazzaro s’obligarono divisi come sopra.
A detto dì, il Rev.ndo Sig.r Don Giuseppe Mannaci s’obligò pagare alla Corte i censi che deve alla medesima.
A detto dì, Bruno Fiorenza, mastro Francesco Bevivino, mastro Francesco Pizzonia, Domenico Accetta, e mag.co Antonio Ape s’obligarono divisi come sopra.
A detto dì, Nicola Teti, Giuseppe Servello, Michele Cortese s’obligarono divisi, ut supra pagare alla  Corte i respettivi censi in grano bianco.
A 12 Decembre, il mag.co Don Michele Vitale s’obligò pagare alla Corte i censi, che deve alla medesima sopra i Fondi della stessa Corte,
A detto dì, il medesimo sig.r Vitale s’obligò con altro Istromento pagare il censo in grano bianco alla Corte medesima.
A detto dì, il mag.co  Cauzzi s’obbligò pagare in grano bianco il censo alla Corte.
A detto dì, il medesimo di Cauzzi s’obligò con altro Istromento pagare il censo in denaro alla sudetta Corte.
A detto dì, il sudetto di Cauzzi, come Sindaco, s’obligò per l’Università pagare il censo in denaro, sopra il planizio avanti la Chiesa di S. Pietro, a’ detta Corte.
A detto dì, Giacomo Attisano s’obligò pagare alla Corte il censo in denaro sopra il Fondo che tiene a censo della medesima.
A 13 dì, il mag.co Nicola Decaria, Giuseppe Denisi, Rosario Parisi del fù Foca, Bruno Parisi fu Tommaso, ed il mag.co Foca Aracri s’obligarono divisi, ed ognuno per se pagare i respettivi censi alla Corte.
A detto dì, Giuseppe Perri, Vincenzo Pallaria, Pasquale Parisi, e Diego Bruno s’obligarono divisi, ed ognuno per se pagare i repettivi censi alla Corte.
A detto dì, Rosario Varano, ed Anna Bilotta coniuggi, e la vedova Catarina Attisano Dispoti, s’obligarono divisi pagare i rispettivi censi alla Corte.
A detto dì, Giuseppe Pasceri, Giuseppe Rondinello e Bruno Farina, s’obligarono divisi ognuno per se pagare i respettivi censi alla Corte.
A detto dì, Rosario e Gregorio Attisano fratelli, e Giuseppe Bonello fù Nicola , s’obligarono divisi pagare alla Corte, come anche Bonaventura Doria diviso per se pagare alla Corte i respettivi censi.
A detto dì, Foca Lombardo s’obligò pagare e consegnare alla Corte il censo in grano bianco sopra lo stabile censuito.
A 13 dì, la Vedova  Antonia Teti, si obligò pagare, e consegnare alla Corte il suo censo in grano bianco.
A detto dì, N.r Gregorio Pizzonia, Nicola Triminì, e la Vedova Anna Masdea s’obbligarono divisi  pagare alla Corte i respettivi censi.
A detto dì, Rosario Giampà, Michele Rizzo, Silvestro Colicchio, e Foca Bilotta s’obligarono divisi  pagare alla Corte i respettivi censi.
A detto dì, la Vedova Catarina Rindinello, Vedova Catarina Bruno, Catarina Bruno fù Diego si obligarono divise pagare alla Corte i respettivi censi.
A detto dì, la Vedova Mariavittoria Rizzo, Vedova Anna Muzzì, Vedova Catarina Bonello s’obligarono pagare divise i respettivi censi alla Corte medesima.
A 14 dì, mastro Domenico Parisi Lo Giudice, D.r Fisico Eugenio Mazzotta, Pasquale Triminì, Anna Ghaccetta fù Pietrogiovanni s’obligatrono divisi pagare alla Corte i rispettivi censi.
Nicola Decaria fù Giovanni Giudice ai Contratti.
A detto dì, Michele Papaleo, ed il mag.co Giuseppe Bevivino s’obligarono divisi pagare alla Corte i respettivi censi. Nicola Decaria fù Giovanni  Giudice ai Contratti
A detto dì, la Vedova Teresa Accetta, Elisabbetta Perri Vedova, e Teresa Cucuzzi Vedova si obligarono divise pagare alla Corte i rispettivi censi.
Parisi Giudice ai Contratti.
A 15 dì, Antonio Furlano, Nicola Palmarello, Antonio Cortese e mastro Giuseppe Servello si obligarono pagare divisi alla Corte i rispettivi censi.
A detto dì, mastro Giuseppe Ruperto, e Pasquale Sgotto, s’obligarono pagare alla Corte i respettivi censi.
A 15 dì, Nicola Colicchio, e Giuseppe Gharisto, s’obligarono pagare alla Corte i respettivi censi.
A detto dì, la Vedova Anna Ciliberto, Vedova Vittoria Barbina s’obbligarono divise pagare alla Corte i respettivi censi.
A detto dì, Foca Bova s’obligò pagare il censo in grano alla Corte.
A detto dì, il mag.co Don Nicola Brizzi s’obbligò pagare alla Corte i censi in denari.
A detto dì, Giuseppe Feroleto s’obbligò pagare il censo in grano bianco alla Corte.
A detto dì, la Vedova Vittoria Tedesco, e Vedova Vittoria Gharisto s’obbligarono divise pagare alla Corte i respettivi censi.
A detto dì, Foca Feroleto Pilluzza, ed Ilario Mandatiti s’obligarono divisi pagare alla Corte i respettivi censi.
A detto dì, Bartolo Santacroce, e Foca Costa fù Pietro s’obbligarono divisi pagare alla Corte i respettivi censi.
A 16 dì, Giuseppe Spezzano fu Antonio, e Domenico  Rindinello Janco s’obligarono divisi pagare alla Corte i respettivi censi.
A detto dì, la Vedova D. Elianora Deparo Tutrice, Curatrice dei suoi figli s’obligò pagare  i censi alla Corte.
A detto dì, gli PP. del Convento di S. Domenico, sotto il titolo della SS.ma Ann.ta s’obbligarono pagare i censi alla Corte medesima.
Nota in appendice:
Si dichiara da me sutta scritto avere intervenuto come Giudice ai Contratti alla stipula di quarantaquattro atti  insieme il presente documento fatto del Notar Giovandomenico Serrao di Castelmunardo avendo convenuto grana cinco luno. Pizzo li 15 Settembre 1779. Io Domenico Parisi dichiaro come sopra.

                                                  
CONTRATTI NOTARILI
 
Il Notaio di fiducia del Governatore Ducale del tempo è Giovandomenico Serrao di Castelmonardo, coadiuvato da Domenico Parisi e Nicola De Caria di Francavilla, giudici ai Contratti. Si riporta quasi per intero soltanto il primo contratto, la formulazione notarile è quasi uguale negli altri. La Platea è divisa in quasi trecento fogli di atti notarili e, per una maggiore comodità di scritto e lettura, si riporta l'anno (1777 e fine 1778) e la numerazione progressiva invece del numero dei fogli..
1777/1                                                                                                             
In Nomine Domini Nostri Jesù Christi amen: Anno à nativitate eius millesimo septingentesimo septuagesimo 1777. Oggi, che sono li nove del mese di Settembre dell’anno suddetto, della decima indizzione. Nella Terra di Francavilla, qualmente oggi predetto giorno Personalmente costituiti in presenza nostra: l’Ill.mo Signor Don Giacinto Martines J Negro, Vicario G.nte, e Governatore delli Stati dell’Ecc.mo Sig.r Duca dell’Infantado e Principe di Mileto nei Feudi del Pizzo in questa provincia di Calabria Ultra, ed interveniente alle cose infrascritte à nome, apparte di detto Ecc.mo Duca, sua Ducal Camera, e delli suoi Ecc.mi bencogniti Eredi, e Successori da una parte; dall’altra mastra Antonio Lazzaro del quondam Gioacchino, ed Antonio Accetta del quondam Nicola d’essa Terra di Francavilla bencogniti……avvisati, ed intervenienti alle cose infrascritte. Mastro Antonio Lazzaro asserisce, come possiede ad emphiteusim, seù ad meliorandum un stabile Feudale e di quella natura ch’è di detta Ducal Camera sito in Territorio di Francavilla luogo detto Trivìo di tumulate quattro e mezza in circa, diviso in tre membri coltivabili ed aratorie, alberati di celsi bianchi e negri, fichi, limitante in oggi con due lenze, che possiede Catarina Lazzaro, sua sorella anco censuaria d’essa Ducal Camera d’un lato, la Stagliata detta il Trivìo di detta Ducal Camera dell’altro lato, Don Michele Solari, di basso Don Pietro Bongiorno di Capistrano, via mediante, e di sopra altra Stagliata nomata Burgano della medesima Ducal Camera, Domenico Accetta di Pietrogiovanni, Mag.co Giacchino Serrao. Quale stabile l’à pervenuto, cioè tumolata una, che fu del quondam Sacerdote Don Panuzio Postoliti di Castelmonardo col peso di grana venti annui, delli carlini quattro, che detto Don Panuzio pagava per tutto detto stabile, consistente in tumolate due, che fu diviso con Antonio Pellegrino di Pietro, Domenico Farina d’Alessio, ed esso mastro Antonio Lazzaro nel modo che appare nella Platea Reggia Reintegra di detta Ducal Camera dell’anno 1696, fol.46, alla quale una comprata da detto Domenico Farina d’Alessio, col medesimo peso di grana dieci annui enfiteutici, come dal detto folio risulta una quartucciata, che fu di Francesco Nesci di Pietro alias Scurco in due porzioni e pagava grana dodici, e mezzo annui, doppo passarono in dominio di Giuseppantonio Rondinelli alias Ciccoluca col medesimo censo, utim Platea folio 84 ad esso di Lazzaro pervenute titulo emphitionis da Notar Giuseppantonio Rondinelli come altra tumolata, ed una quartucciata, che prima possedé Giuseppe Attisano e doppo anche in due porzioni Francesco Rondinello alias Ciccoluca, Fratello di detto N.r Giuseppantonio con simil peso di grana dodici, e mezzo annui come dalla Platea predetta folio 59, di manierachè detto stabile in oggi limitato, e confinato comandietro à di capacità quattro tumolate, e mezzo, secondo spiega detta Platea, dove sono descritti grana cinquantacinque d’annuo censo, che doveva pagare esso mastro Antonio Lazzaro sopra lo stabile in tre membri. Più possiede luogo detto Riace una quartucciata e mezza di terra aratoria, limita altra picciola porzione ch’esso di Lazzaro promesse in dote a Barbara Lazzaro di lui figlia che portò in marito Nicola Decaria di Domenico, pure censuaria della Ducal Camera, via pubblica, fiume corrente. Quale terra fu in questo luogo di Pietro Prestigiacomo, unita con detta porzione promessa a detta Barbara e pagava grana due annui imperpetum. Doppo fu di Antonio Prestigiacomo, e pagava cavalli, seù nove piccioli e di Giacomo Salatino che pagava grana uno, e calli tre come dalla Platea folio 67, e similmente pervenuta ad essa di Lazzaro col peso di detto censo, il quale si ritenne indipoi solamente la porzione del detto di Salatino, col peso di grana uno e calli tre, mentre gl’altri nove piccioli pagava detto Antonio Prestigiacomo che disse doversi pagare da detta Barbara sua Figlia sopradetta porzione promessa in dote.
Più asserisce esso di Lazzaro come nell’anno 17cinquantaquattro a’ nove luglio li fu concessa ad emphiteusim, seù ad meliorandum in perpetum dalla sudetta Ducal Camera, rappresentata dal Gov.re di quel tempo Don Giuseppe Ambroggio Albero un pezzo di terreno di palmi trenta di lunghezza, e palmi sedici di larghezza sito in questa Terra di Francavilla, dove si dice sopra la Rocca dello Fosso, circondato colle vie pubbliche per l’annuo censo perpetuo di grana dieci, come dal Decreto, scaricato nel libro dei censi di detta Corte al folio 238, conchè tutte le sudette partite di censo ascendono alla somma di grana sessantasei e piccioli tre, che deve pagare esso di Lazzaro, suoi Eredi, quilibet anno in perpetum alla predetta Ducal Camera, Erarii, e Censolieri pro tempore della medesima. Ed il predetto Antonio Accetta del fu Nicola asserisce, come possiede ad emphiteusim, ad meliorandum, tumolate cinque e mezza di terre, consistenti in due lenze, dove sono olivi, celsi bianchi, fichi, site in Territorio d’essa Terra di Francavilla, in contrada detta Scordari, che prima diceasi Jancuzzo, Soroscorna, limita la porzione d’Antonio Muzzì di Nicola, li beni del Mag.co Antonio Ape, la via pubblica, la stagliata della Ducal Camera detta Scordari, alias La Valle della Corte. Quali tumolate cinque e mezza sono porzione di quelle che furono del fu D.r Tobbia Satriano del Pizzo e doppo di quello di Giuseppe Cocuzzi, Giuseppe Triminì, e Compagni succ.sori del detto di Satriano, col peso, ad annuo canone di grana trentatre come dalla Platea folio 105, oggi divisi tra esso Antonio Accetta che paga grana dodici e mezzo, Antonio Muzzì di Nicola che paga grana quattro, Anna Muzzì, che paga grana due e calli nove, Foca Muzzì di Nicola grana due, e calli nove, Pasquale Muzzì di Nicola grano uno e calli nove, mastro Domenico Parisi Lo Giudice grano uno e calli dieci, Nicola Accetta di Pietrogiovanni grana quattro, e calli sette e Giuseppe Accetta di Antonio grana due, e calli nove che tutti uniti assieme fanno li suddetti grana trentatre. Pervenuta ad esso Antonio Accetta la porzione sua dall’eredità di detto fu Nicola suo Padre col peso di annuo censo di grana dodici e mezzo a detta Camera Ducale e carlini  otto similmente enfiteutici per succenso a’ favor di Don Matteo Satriano del Pizzo. E fatte le narrative, ed asserzioni predette, avvenga che sono moltissimi anni, che i fondi censuiti dalla predetta Corte del Pizzo a’ Particolari d’essa Terra di Francavilla, hanno passato in potere di altre Persone, come evidentemente si scorge dall’accennata Platea fatta nell’anno prescritto 1696, esso Sig.r Gov.re à pensato bene, anzi deliberato riscuotere l’obbligazioni, e cautelare la Camera Ducale sua Principale, obbligando gli odierni possessori  di faccia à faccia pagare i rispettivi censi sopra i beni, che loro posseggono  a’ censo enfiteutico di quelle che sono della Corte sudetta e in esecuzione di che, à fatto intesi gli enfiteutecari e Censualisti a divenire e prestare le debbite cautele  personali, e reali, da faccia a faccia di pagare l’annue pensioni, e censi a beneficio di detta Corte, secondo rispettivamente vengono tenuti ed obbligati, sendono estinte più vite, e generazioni, e con diversi contratti sono passati, Beni concessi ad annua pensione in potere d’altre mani e Persone. Impertanto Mastro Antonio Lazzaro, ed Antonio Accetta rendono quanto spetta alli medesimi, prontamente adempire alle richieste fatteli, spontaneamente, liberamente con giuramento in presenza nostra s’obbligano ciascuno per sé, e li loro degni Eredi e Successori, ac segregatim  unus ab alio realmente, e personalmente, sotto espressa ipoteca, ed obbligazione di tutti respettivi Fondi e Stabili, ut antea descritti, e dalli loro miglioramenti fatti, e faciendi, egualmente di tutti loro propri rispettivi beni presenti, futuri……..( tutti gli atti notarili si concludono con una meticolosa dissertazione giuridica sull’obbligo di versare annualmente quanto dovuto dai censuari alla Camera Ducale).

Come annotato dal notaio, era da moltissimi anni che la platea del 1696 non veniva aggiornata, generazioni intere di censuari si erano alternati nella conduzione dei fondi, dei beni urbani e quindi nel pagamento dei rispettivi censi. E’ pur vero che ogni cambiamento doveva essere autorizzato dal Governatore della Camera Ducale e regolarmente annotato nel libro dei censi. L’aggiornamenbto della platea era l’occasione per fare una verifica più dettagliata dei vari contratti e scoprire eventuali occultazioni. Infatti con il ‘faccia a faccia’, tra Governatore e censuari venivano scoperte lacune  e qualche occultamento di censo per fondi nella realtà di maggiore estensione di quanto risultava nei libri ducali o di occultamento di censo perpeuto dovuto alla corte e non portato a conoscenza del censuario subentrante.
Non era certamente una novità l’aggiornamento della platea fatto dopo quasi un secolo. La prima platea fu fatta nel 1590   e venne aggiornata nel 1696. Nel fare la cronologia dei censuari antecedenti di qualche bene si fa esplicito ricchiamo alla prima.
Come si può notare trattasi di contratto agrario in enfiteusi (perpetuo ad migliorandum) come tutti gli altri. Il censo da pagare era annuo e in denaro, soltanto qualcuno era stipulato con censo in grano bianco. Sui beni non agricoli il censo da pagare era perpetuo (su case, aree edificabili e simili). La descrizione dei limiti e dell’estensione è oculata, è un vero e proprio catasto che al posto dei foglio, delle partite e particelle indica la denominazione e i nominativi dei confinanti per una esatta individuazione.
In tutti i contratti vengono citati, oltre al nome e cognome dei censuari e dei limitanti, gli ‘stabili’ con la denominazione nuova e antica, l’alternarsi delle persone, e gli obblighi del censuario che di fatto era costretto ad ipotecare tutti i suoi beni e dei suoi successori a favore della Camera Ducale.  Il contratto poteva essere rescisso bonariamente e quindi il censo da pagare passava al subentrante e non timanere nella disponibilità della Camera Ducale, delle chiese, delle cappelle e conventi o del privato proprietario. In caso di rescissione non bonaria si ricorreva per via giudiziaria. Lo ‘stabile’ con il relativo censo poteva essere ceduto ad altri, sempre dietro consenso della Camera Ducale. La misura di superfice agraria era la tomolata con i suoi sottomultipli come mezzarolata, coppolata, stuppolata, quartucciata. Nel catasto onciario vie era il moggio napoletano che corrispondeva a tomolata 1,850.  La misura di lunghezza era il palmo, vi era anche la canna, la mezza canna e il piede.
La misura per le granaglie era il tomolo con i suoi sottomultipli mezzarola, coppo o coppolo, stoppello,  quarto. Sulle famiglie dei contraenti si è preferito stralciare ogni commento per non creare maggiore confusione sulla documentazione.
1777/2                                                                                                                
..omissis…Oggi che sono li nove del mese di Dicembre dell’anno sudetto, nella Terra di Francavilla compaiono Foca Muzzì del fu Nicola, Foca Muzzì del fu Antonio, Francesco Cusentino del fu Francesco, Mag.co Antonio Bonelli di Nicola, e mastro Francesco Parisi, bencogniti.
Esso Foca Muzzì fu Nicola asserisce, come hà, tiene, e possiede  un pezzo di stabile di cinque quartucciate circa aratorie, e con due celsi bianchi, fichi sito in Territorio di Francavilla, luogo detto Scordari, che prima chiamavasi Jancuzzo alias Soroscorna, limita colla proprietà di Antonio Accetta di Nicola, Nicola Accetta di Pietrogiovanni, e quella di Pasquale Muzzì di Nicola, queste cinque quartucciate di terra  sono porzione della terra posseduta prima dal fu D.r Tobbia Satriano del Pizzo, il quale pagava grana trentatre d’annuo censo enfiteutico a detta Ducal Camera come appare dalla Platea folio 205. Doppo fu censuita a Giuseppe Cucuzzi, Giuseppe Triminì e Compagni, ed oggi possedute d’esso Foca che paga grana due, e calli nove d’una porzione, altra porzione possiede Antonio Accetta di Nicola che paga grana dodeci e mezzo, altra porzione Antonio Muzzì di Nicola che paga annui grana quattro, altra la possiede Anna Muzzì di Nicola che paga grana due e calli nove, altra Pasquale Muzzì di Nicola che paga annui grano uno e calli dieci, altra porzione mastro Domenico Parisi Lo Giudice che paga grano uno e calli dieci, altra Nicola Accetta di Pietrogiovanni che paga annui grana quattro e calli sette. Ed altra porzione la possiede Giuseppe Accetta d’Antonio e paga annui grana due e calli nove, quali sudette porzioni, seù rate di censi, unite, fanno la sudetta somma di grana trentatre; conchè la sudetta porzione, seù pezzo di stabile d’esso Foca Muzzì fu Nicola li è pervenuta come si è detto con detto peso ed annuo censo di grana due e calli nove a detta Ducal Camera, grana trentatre e calli quattro di annuo censo pagabile a’ detto Don Matteo Satriano del Pizzo, discendente di detto fu D.r Tobbia. Il predetto costituito Foca Muzzì del fu Antonio asserisce, come possiede iuxto istrumento, bonafide, uno stabile di tumolate due in circa  con celsi bianchi e negri in Territorio di Francavilla, in contrada il Trivìo, giusta li beni di Pasquale Muzzì suo Fratello germano, censuario prima di detta Corte, li beni del Convento de’ PP. Agostiniani di Santa Croce, quelli di Don Michele Solari, via pubblica, e le terre della Corte sudetta, nomata la Boscosa, quale sudetto stabile si possedea dal D.r Francesco Satriano del Pizzo, col peso di grana dieci d’annuo censo enfiteutico perpetuo da rendere alla sudetta Camera Ducale, e poi fù succensuito dal sudetto  di Satriano ad Antonio Muzzì Padre  d’esso Foca col medesimo peso ed annuo censo di grana dieci a detta Camera Ducale e di più col peso di pagare carlini ventiquattro  di succenso enfiteutico a beneficio  del riferito di Satriano ed Eredi. Asserisce parimente esso Francesco Cusentino costituito, come possiede iuxto titulo, bonafide, una casa palaziata sita in questa Terra di Francavilla e proprio alli confini e Mura d’essa, limita coll’orto del mag.co Michele Solaro, abitante nella Città di Monteleone, la casa di Diego Rossillo, quella di Bruno Catanzaro, e la strada pubblica, sopra alla casa  paga d’annuo censo enfiteutico carlini dodici al mag.co Don Michele Vitale per succenso, e in detta casa vi è compresa una camera, seù dispensola, che prima fu di Foca Antonio Accetta, per la quale pagava alla sudetta Corte annui grana venti di censo enfiteutico utim Platea  folio 45, doppo fù posseduta da Francesco Cusentino Padre d’esso costituito, e al medesimo pervenuta in titolo d’eredità con peso d’annuo censo di carlini due da pagare a detta Camera Ducale.
Più possiede iuxto titulo, bonafide, in contrada Scordari Territorio d’essa Terra, la terza parte delle due quartucciate di terra che furono di Perna Gaccetta, e pagava alla sudetta Ducal Camera grana tre d’annuo censo  enfiteutico perpetuo, ut Platea  fol. 141 a’ ter., doppo si possederono dal fu predetto Francesco Cusentino Padre d’esso costituito con detto peso, ed oggi attrovansi divise in tre uguali porzioni, una come si è detto si possiede da esso Francesco figlio e paga grano uno, altra da Foca Dibretto di Giuseppe, l’altra da Michele Cucuzzi di Natale, i quali pagano grano uno cadauno d’annuo censo, ut supra. E la porzione  d’esso Asserente inoggi s’attrova unita  con altre terre ereditarie di detto suo Padre, in tutto comprendono tumolata una e mezza, con celsi bianchi, olivi, quercie, limite le porzioni del predetto di Bretto, e Cucuzzi, e li beni di Antonio Accetta, sono in tutto grana vent’uno che paga per ogni anno a detta Corte. Il predetto altro costituito mag.co Francesco Antonio Bonello di Nicola asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, uno stabile di tre quartucciate in circa aratorie, e con celsi bianchi, e negri e la metà delle tre mezzarolate di terra, quali furono di Giantommaso Ape, e poi di Cristina Ape, per le quali pagavano ad essa Ducal Camera  grana quindici d’annuo censo enfiteutico imperpetum, oggi sono divise in due uguali porzioni, una si possiede da esso Asserente a titolo ereditario di detta Cristina Ape di lui Madre, l’altra da Catarina Attisano di Foca, a nome di Teresa Bonello, e  sorelle pupille sue figlie, sito in detto Territorio di Francavilla  detto stabile, luogo detto  il Trivìo e pagano grana sette e mezzo per ciascuno, limitano l’una con l’altra porzione, li beni del Rev.ndo Arciprete Don Filippo Ape, quelli di Diego Rossillo, e la via pubblica, paga dunque esso mag.co Francescantonio grana sette e mezzo annui, ut supra di sua porzione. Ed il predetto mastro Francesco Parisi asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, un Stabile, seù pezzo di terra boscosa, metà di quella, che prima era vigna di tre tumolate, sito in Territorio di Francavilla  in contrada lo Campo, quale prima fù posseduta da Giovanni Ciliberto col peso di grana quindici  d’annuo censo enfiteutico imperpetum, renditizii a detta Ducal Camera, come dalla Platea fatta nel 1696 fol. 33, doppo fù divisa  per metà tra Giuseppe, e Camilla Feroleto, e pagava grana sette e mezzo per ciascuno. Oggi da esso mastro Francesco Parisi si possiede quella che fù di  detta Camilla per eredità con detto peso di censo di grana sette e mezzo, poichè l’altra metà si possiede da Antonio Trovato per eredità di detto Giuseppe suo Padre che paga delli altri grana sette e mezzo annui. E più esso di Parisi asserisce, come possiede nella detta medesima contrada dello Campo la sesta parte delle tumolate dodici di terra conceduta a censo enfiteutico a Giuseppe Perri, e Giuseppe Ciliberto dall’Ecc.mo Signor Conte di Galves sotto il dì sette Agosto dell’anno 1725 per annui carlini trentasei come appare dal libro dei censi folio 218. Poi furono divise tra Giacchino Bruno, mag.co Santo Cauzzi, e Giuseppe Cocuzzi, li quali pagavano carlini sei per ciascuno, e Pietro Costa, che pagava carlini dieceotto.
La sudetta sesta parte, che possiede esso di Parisi le pervenne ad Elianora Bruno sua Moglie, come Figlia del succennato Giacchino, che la promise in dote, e consiste in tumolate due e mezza in circa aratorie, e con olivi, e confina con le porzioni del Mag.co Giacinto Cauzzi, figlio del sudetto Santo, e di detto Giuseppe Cocuzzi, di Nicola Costa, figlio di detto Pietro, li beni di Ilario Mandatiti e la via pubblica, detta la Via Grande, col peso di censo sommato di grana sessantasette e mezzo da pagare alla Ducal Camera, al sig. Antonio Billotta di Castelmonardo, al sig. Giuseppe Faccioli, alla chiesa di San Pietro, al Convento dei Domenicani di Castelmonardo e al Convento de Domenicani di Francavilla, in più doveva pagare a don Antonio Boraggina ducati 15 annui  per un capitale di ducati 150.
1777/3                                                                                                       
Oggi, che sono li nove del mese di settembre, dell’anno sudetto della decima indizione. compaiono Giuseppe Cocuzzi di Domenico, Marito di Vittoria Boragina, Giuseppe Perri di Domenico, e il Mag.co Giacinto Cauzzi del fu Santo di questa Terra di Francavilla. Esso Giuseppe Cocuzzi asserisce, come hà, tiene, e possiede juxto titulo, bonafide , i seguenti Beni dotali di detta sua Moglie. In primis, due lenze di terre aratorie della capacità di tre tumolate in circa, con olivi, fichi, e due piccioli celsi, tre quercie, ed alcune castagnare di taglio, site in Territorio di Francavilla, luogo detto Jidari, prima dicevasi Cavallari, limitano ambedue lenze d’uno lato colli beni di Francesco Aracri d’Antonio censuario di detta Ducal Camera, dell’altri lati con Antonio Ape, Antonio Majolo, di sotto l’Acquaro delli  Molini, e di sopra la strada pubblica, ed il sudetto Antonio Ape, pervenuteli per quarta porzione dalle tumolate otto prima possedute a censo dal Chierico Geronimo Boragina col peso di grana quarantacinque renditizii imperpetun a detta Ducal Camera, come dalla Platea folio 93 ter.; Doppo passarono in dominio di Francescantonio, e Geronimo Boragina, da cui pervenne detta porzione in dote ad esso Giuseppe Cocuzzi, col peso di grana undici, e calli tre annui, altritanti ne pagava il menzionato Francesco Aracri, che possiede tumulate tre, e grana ventidue e mezzo il Reverendo Don Filippo Arciprete Ape, che ne possiede tumulate sei. Più possiede esso di Cocuzzi luogo detto Cardirò nel Territorio predetto, che prima diceasi Mungone, come Marito di detta Vittoria Boragina, la metà delle due tumolate e mezza in circa, che ivi possiede indivise con Francesco Aracri suo Cognato per li quali si pagano grana quindici per ciascuno d’annuo censo perpetuo a detta Ducal Camera, ed altritanti d’annuo censo enfiteutico perpetuo si pagano al Convento dei Padri Agostiniani di Santa Croce, ed è alberata d’ olivi, fichi, cerasi, quercie d’avanzo, limita colla porzione di Concetta Bonello, dell’altro lato lo stabile, nomato Cardirò di Don Nicola Mannaci del Pizzo, e di sopra, e di basso colle vie pubbliche, pervenutale in dote, promessa da detto fu Francescantonio Boragina a detta sua figlia Vittoria con detto peso di grana quindeci annui. Fù questo luogo di Domenico Bonello, e Nicola di Caria di Domenico, alli quali nel dì dieci Agosto 1725 furono concesse ad emphiteusim tumolate dieci di terre ( nelle quali si comprendono  le sudette tumolate due e mezza in circa) dall’Ecc.mo Signor Conte di Galvez per l’annuo censo di carlini trenta.  Doppo furono divise tra Giuseppe Bonello d’Antonio, e Domenico di Caria di Nicola, e pagavano carlini quindici per ciascuno, come dal libro dei censi folio 218 a’ ter., e folio 219 seguente.Poi Nicola di Caria di Giovanni avea posseduto la metà, chè toccò al sudetto Domenico di Caria di Nicola, pagando carlini quindici annui, e l’altra metà che toccò al sudetto Giuseppe Bonello, è posseduta dalla predetta Concetta Bonello, che paga annui carlini dodici, mentre gli altri carlini tre, li pagono esso costituito grana quindici, e detto Francesco Aracri gli altri quindici per le sudette tumolate due e mezza in circa, che posseggono essi  cognati indivise come sopra  essendono dette tumolate due e mezza della metà che possedeva il sudetto Giuseppe Bonello. Più asserisce esso detto Giuseppe Cocuzzi, come possiede la metà d’un Casaleno, seù la quarta parte di cinquantasei palmi di lunghezza e sedici di larghezza sito dentro essa Terra di Francavilla, luogo detto S. Martino, che alli tre di ottobre dell’anno 1739 detto terreno fù concesso ad emphiteusim, seù ad meliorandum, dal Gov.re di quel tempo Don Giuseppe Ambrogio Albero, a’ Francescantonio Boragina, Padre di detta Vittoria per l’annuo censo di grana venticinque e doppo  furono divisi per metà tra detto di Boragina, e Natale Cocuzzi, e detta quarta parte è la metà posseduta in comune col predetto Francesco Aracri col peso a censo di grana sei, e calli tre per cadauno, limito alla Chiesa di San Martino oggi fatta casa, e posseduta da Michele Cocuzzi, e di tutti l’altri lati la strada pubblica, pervenuta in dote ad esso costituito come si è detto col peso di detto annuo censo enfiteutico di grana sei, e calli tre.
E finalmente asserisce, come possiede iuxto titolo, bonafide, una Casa palaziata sita entro essa Terra di Francavilla, e proprio nella contrada detta Cupaci, limita alla casa di Diego Boragina, e quella di Foca Lazzaro, e d’avanti e di addietro le pubbliche strade, pervenutali in dote, ut supra, alla quale casa mediante Decreto  dell’olim Governatore Don Sebbastino Giuseppe Gomez della Torre, fù permesso a Geronimo, a Francescantonio Boragina nel nove Aprile 1737, aggravarsi, siccome s’aggravarono palmi sei di larghezza, e diciotto di lunghezza per farsi una scala e s’obligarono di pagare a detta Ducal Camera grana cinque d’annuo censo enfiteutico perpetuo, come dal Libro dei censi al folio 226.
Ed il predetto costituito Giuseppe Perri di Domenico asserisce, come possiede juxto titulo bonafide, la metà d’una stuppolata di terreno dentro essa Terra di Francavilla, limita coll’orto di Don Giuseppe Bonello, e di basso e di sopra con le vie pubbliche, e dell’altro lato l’altra metà di detta stuppolata posseduta da Giuseppe Accetta d’Antonio per dote, come Marito di Teresa Cauzzi, ed ambedue porzioni oggi divise, furono  concesse a Domenico Cocuzzi  a’ 13 Gennaio dell’anno 1754 dall’Ecc.mo Governatore Don Giuseppe Ambrogio Albero per l’annuo censo enfiteutico perpetuo di grana due, e mezzo, come dal Libro dei censi  folio 239 à ter., dalli quali grano uno, e calli tre esso Giuseppe Perri.
E più asserisce, come possiede in comune , ed indiviso con Foca, ed Antonio Perri suoi fratelli la terza parte delli palmi 56 di lunghezza, e 22 di larghezza di terreno, loco detto L’Arii, seù San Martino, li medesimi che nel dì 22  Decembre dell’anno 1739 furono concessi ad emphiteusim a Domenico Perri di Paolo dal Governatore di quel tempo Don Giuseppe Ambrogio Albero per eriggere e fabbricare case,per l’annuo censo di grana quaranta come dal Libro dei censi folio 232, oggi posseduti da esso costituito, e suoi fratelli col peso dell’annuo censo perpetuo in grana tredici, e calli quattro per ciascuno, limita detto terreno con quello posseduto a censo parimenti dal Reve.ndo Don Nicola  Bruno, e vie pubbliche d’innanzi e di addietro. Ed il predetto mag.co Giacinto Cauzzi del fu Santo asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, uno stabile di tumolate quindici, e mezza in circa, tutte aratorie, e con olivi, due celsi bianchi sito in  Territorio d’essa Terra di Francavilla, luogo detto Lo Campo, giusta li beni del Rev.do Arciprete Don Domenico Antonio Fiorillo, quelli di mastro Francesco Parisi il Tintore, di sotto la via pubblica, e li Beni di Foca Talora, nel quale stabile trovansi  unite tumolate due, e mezzo di terre, che pervennero ad esso di Cauzzi dall’Eredità di detto suo Padre, che comprò libere da Giuseppe Morano, ed il rimanente del medesimo fu suo Padre, cioè tumolate due, sono delle tumolate dodeci, avute a censo da Pietro Costa, e Gianfrancesco Cocuzzi, nel dì sette Agosto 1725 dall’Ecc.mo Sig.r Governatore Conte di Galvez, con paga l’annuo censo enfiteutico di carlini 36 come dal Libro dei censi folio 218, e poi furono divise tra detto fu Santo Cauzzi suo Padre, Giacchino Bruno, Giuseppe Cocuzzi, e Pietro Costa.
Ed in più asserisce, come possiede altro stabile di tumolate due e mezza circa in essoTerritorio di Francavilla luogo detto Scordari oggi chiamato lo Puzzo, giusta li beni di Diego Boragina, quelli di Geniale Varano, e la via pubblica, quale stabile fù prima del Convento della SS.ma Annunziata delli PP. Domenicani di questa Terra di Francavilla. Doppo successero Giovanni Trovato, Giuseppe Trovato da questo venduto a detto fu Santo Cauzzi col peso di un quarto di grano bianco pagabile imperpetum a detto Convento, ed in più col peso di detti grana dieci ad essa Ducal Camera.
Più asserisce, come possiede juxto titulo, bonafide, altro stabile di tumolate dieci in  circa aratorio, e con fichi, due celsi bianchi, uno negro, ed un piede di ceraso, ed olivi in Territorio di Francavilla, luogo detto Cullaro, giusta li beni dotali del Mag.co Don Domenico Suriano della Città di Monteleone, quelli del Mag.co Giovanni Domenico Serrao Notar di Castelmonardo, via pubblica di sopra. Qual stabile  fù della Cappella sotto il titolo della Pietà d’essa Terra di Francavilla, e ad esso costituito di Cauzzi pervenuto col peso di varie messe. Fù doppo di Giacchino Accetta, al quale nel dì sette Novembre 1702 fù permesso aggregarsi una via vecchia contigua, ed impose di censo perpetuo grana dieci a favor di detta Ducal Camera, come appare dal libro dei censi folio 221 a’ ter.. Doppo fù di Giacinto Perri, e del fu Mag.co Giuseppe Antonio Accetta, dalli quali pervenne ad esso costituito Mag.co Giacinto Cauzzi, e al riferito Don Domenico Suriano, col peso di grana sei, e calli otto paga detto Don Domenico, grana tre, e calli quattro esso di Cauzzi, il quale paga unitamente coll’altre sudette partite carlini tredici, grana tre, ed un terzo. Più asserisce, come possiede juxto titulo, bonafide, in detto Territorio di Francavilla, luogo detto il Trivìo un stabile di tumolate due aratorie, unite con altre sue terre, in tutto sono tumolate otto in circa aratorie, ed alberate di celsi bianchi e negri, fichi, peri, confina colli beni del Mag.co Antonio Ape, Mag.co Don Nicola Brizzi, fiume corrente, pubblica via. Quali predette tumolate pervennero al detto di Cauzzi per subcensuazione, fatta alli suoi Antenati, dal Convento della SS.ma Annunziata  e de’ Predecessori, per l’annuo censo perpetuo di carlini ventiquattro a’ beneficio di detto Convento, il quale l’avea a censo da detta Camera Ducale per annui grana venti, come dalla Platea folio 87 a’ tergo, e ad esso di Cauzzi pervenuto da suo Padre col peso d’annuo censo a’ favore di detto Convento di S. Domenico. E perché i PP. di detto Convento nella succensuazione fatta non rivelarono, né asserirono esservi detto primario censo enfiteutico di carlini due, che si pagano ad essa Ducal Camera, esso costituito si riserba le sue raggioni contro sudetto Convento.
1777 /4                                                                                                           
Oggi che sono li dieci del mese di Settembre del predetto anno 1777 compaiono …… Antonio Farina del fu Damiano, Antonio Pasceri del fu Giuseppe, Antonio Bonello del fu Domenico, Nicola Parisi del fu Giuseppe, Antonino Pellegrino, Mag.co Antonio Ape del fu Giovanni, ed Antonio Accetta del fu Bruno d’essa Terra di Francavilla, cogniti e interessati alle cose infratte. Esso Antonio Farina asserisce, come paga alla sudetta Ducal Camera grana quindici annui di censi enfiteutici  imperpetui per ogni mese di Agosto, cioè grana dieci sopra un pezzo di stabile di circa tumolate due e tre quartucciate del Feudo di Corazzo un tempo, oggi posseduto dalla predetta Ducal Camera, sito detto pezzo di stabile in Territorio d’essa Terra di Francavilla, luogo detto la Chiusella di S. Basilio, alberato d’olivi, fichi, cerasi, quercie, pruni ed altri alberi, secondo la Platea, e Regia Reintegra di detta Ducal Camera dell’anno 1696, folio 139; quale stabile in detto luogo fù di Nunziato Tofalo della città di Catanzaro col peso di grana dieci annui , e doppo diviso per metà fra Giuseppe Serrao fu Domenico, e Soro Teresa Farina, pervennero poi ambedue porzioni ad esso Antonio in titolo d’Eredità dalli predetti Serrao, e Soro Teresa Farina sua zia col peso di detto annuo censo e confina colli beni della Ven.da Cappella del SS.mo di questa Terra di Francavilla e le vie pubbliche, che conducono al Convento di Santa Croce, con lo stabile del D.r Don Marcantonio Amalfitani della Terra di Castelmonardo, e gli altri grana cinque annui li paga sopra un altro pezzo di terra di tumolate due e mezza in circa, appartenente ancora al sudetto Feudo del Corazzo, e si possiede dalla medesima Ducal Camera, sito in detto Territorio, luogo detto Cormari, seù Maricello, e sono aratorie, ed alberate di castagnare, e quercie d’avanzo, come appare da detta Platea folio 154 a tergo; quale pezzo di terra prima fù della Ven.nda Chiesa di Santa Maria degli Angioli d’essa Terra di Francavilla, come  in detto folio, col peso di detto annuo censo enfiteutico perpetuo di grana cinque, e da detta Ven.nda Chiesa ceduto all’istesso peso, e censo al preaccennato fu Damiano Farina, Padre d’esso Antonio, cui pervenne titolo ereditario, e limita colli beni di Carmine Attisano, altra terra d’esso Antonio Farina, che possiede a censo dal Convento delli PP. Domenicani d’essa Terra di Francavilla, e la via pubblica, ed unite dette due partite di censi fanno grana quindici annui, che paga esso Farina alla predetta Ducal Camera. Il predetto Antonio Pasceri asserisce, che possiede come Marito d’Elisabetta Cambria in dote di quella  a’ censo enfiteutico perpetuo in grana tre, e calli nove pagabili a detta Ducal Camera, circa mezzarolata di terra  alberata ad olivi, ed un piede di castagnara, sita in Territorio di Francavilla, luogo detto Cormari, limito di sopra, e di lato il castagneto, seù selva cedua degli Eredi del fu Sacerdote Don Francesco Deparo, di basso li beni del N.r Michele Bilotta, e dell’altro lato le porzioni di Vincenzo, e Foca Pasceri suoi fratelli, e tutte le terre, che oggi comprendono tumulata una, furono di Angela Tomaino, col peso di annuo censo enfiteutico di grana sette e mezzo, pagabili imperpetuo alla sudetta Ducal Camera. Poi passarono in dominio di Giuseppe Cambria Seniore, padre di detta Elisabetta, Moglie d’esso Antonio Pasceri, come dalla Platea di detto anno 1696 fol. 97 a ter.; ed oggi si posseggono metà, ut supra descritta da esso Antonio Pasceri col sudetto peso, e censo di grana tre, e calli nove, e l’altra metà si possiede dai riferiti suoi fratelli Vincenzo, e Foca Pasceri, col peso dell’altri grana tre, e calli nove annui ut supra. Il predetto costituito Antonio Bonello asserisce, come possiede circa una tumolata di terra aratoria, e con olivi sita in Territorio di Francavilla, luogo detto Le Crucelle, seù Ciaramidio, giusta li beni del Dr. Don Gregorio Bretti, il Molino del Mag.co Giantommaso Perri, e di sopra la via pubblica; quale terra primo loco fù  di Francesco Perri di Domenico, doppo d’Antonio Perri di Domenico, col peso di grana tre, e calli nove, come da detta Platea dell’anno 1696 folio 90, e ad esso Antonio Bonello pervenuta in dote alla di lui Moglie Vittoria Perri  col peso di detto annuo censo di grana tre, e calli nove. Il predetto Nicola Parisi del fu Giuseppe asserisce, come possiede, in comune e indiviso con Antonio suo fratello un pezzo di terra d’una quartucciata in circa a’ censo enfiteutico della Corte sudetta, sita in Territorio di Francavilla, luogo detto lo Campo, unita in oggi con altre terre censite per annui grana cinque, pagabili imperpetum al Convento delli PP. Domenicani, sotto il titolo della SS.ma Annunziata d’essa Terra di Francavilla, in tutto sono una tumolata, con alcuni piedi di olivi, quercie d’avanzo, e due piedi di celzi bianchi, giusta la porzione di mastro Domenico Parisi Lo Giudice suo zio, e di sopra, e dell’altro lato li beni di Bruno Papaleo.
Il predetto Antonino Pellegrino asserisce, come possiede  tumolate sei in circa di terra aratoria con un poco di vigna, alcuni piedi di olivi, fichi, celzi bianchi, e negri, quercie d’avanzo site in Territorio di Francavilla luogo detto Carpinà, seù Aria, giusta la Stagliata nomata Carpinà della Ducal Camera di sopra, Gregorio, e Rosario Attisano che posseggono altre terre censuarie a’ detta Corte per succenso fattoli da Don Nicola Mannaci, come Patrono della Ven.nda Cappella di S. Anna, via pubblica dell’altro lato e di sotto Foca Francesco Bilotta d’Armoscia. Quali tumolate sei di terre le sono pervenute in questa guisa: tumolate due che furono di Pietruzzo Cocuzzi, il quale pagava grana due, e calli otto. Doppo d’Antonio Pellegrino di Giovanna, come dalla Platea al folio 97; delli quali grana due, e calli otto, paga la metà esso Antonino, che possiede la metà di detto stabile, e l’altra metà paga Antonio Serrao di Giuseppe, che possiede l’altra metà. L’altre tumolate quattro le furono succenzuite alli suoi Ascendenti, e Maggiori, seù Antenati dal Mag.co Nicola Mannaci del Pizzo, e doppo la Ven.nda Cappella di S. Anna jus Patronato della famiglia Mannaci, e pagavano grana sedici a’ detta Camera, come da Platea predetta folio 80 a ter. per il censo annuo di grana quattro a’ favor di detta Camera, e carlini nove a’ favor di detto Mannaci; altrimenti ne pagava detto Antonio Serrao, che possiede altre tumolate quattro, e grana otto pagano l’anzidetti Gregorio, e Rosario Attisano, che ne posseggono tumolate otto, quali grana quattro s’obliga pagare, e soddisfare esso Pellegrino anno quolibet imperpetum in potere di detta Camera, salvis juribus, contro detto di Mannaci che le succensuirono senza tal peso, e quelli, che spettano a detta Camera per l’ampliazione del terreno cenzuito per solo tumolate otto, ed oggi si scorgono esser dette partite di tumolate sedici, benché ambedue partite di cenzi  compongono grana cinque, e calli quattro, che deve pagare esso Antonino a’ detta Corte.

Il predetto costituito Mag.co Antonio Ape asserisce, come possiede per circa una tumolata di terra della Corte predetta, unita con altre sue, in tutto sono tumolate sette circiter, alberate di olive, fichi, quercie, site in esso Territorio di Francavilla, luogo detto lo Campo, giusta li beni di mastro Nicola Costa dell’altra parte, Domenico Attisano dell’altra, la Ven.nda Cappella del SS.mo, via pubblica, quale tumolata di terra fù del quondam Giantommaso Ape, doppo di Giovanni Ape suo figlio, e da questo pervenne titolo ereditario ad esso Sig.r Antonio figlio, col peso di grana due annui imperpetum alla sudetta Ducal Camera. Più asserisce, come possiede un’altro stabile, che prima era vigna, ed oggi alberato di celzi bianchi, ed olivi, sito in detto Territorio di Francavilla, luogo detto Nuzzo, ò Savuchello, limita colli beni delli PP. Agostiniani di Santa Croce di tramontana, quelli del D.r Fisico Nicola Parisi, da ponente, da mezzogiorno la via pubblica, ed all’oriente la vigna di Foca Muzzì, quale stabile è di tumolate due e mezza, pervenuto ad esso d’Ape dell’Eredità paterna del defunto suo Padre, cui tumolata una le pervenne da Francesco Quaranta col peso dell’annuo censo di grana ventinove, e calli tre a’ Ducal Camera, come dalla Platea del 1696 folio 44, e tumolata una, e mezza da Giantommaso Ape suo Avo, col peso dell’annuo censo di grana quattro, e calli tre, utim Platea predetta folio 48 a’ ter., e dette due partite fanno grana trentatre e mezzo. Più asserisce, come possiede Beni Dotali della Mag.ca Marianna Deparo sua Moglie uno stabile di tumolate quindici in circa, cioè tumolate sette proprie di detta sua Moglie, e tumolate otto, soggette all’nfrascritti censi enfiteutici perpetui, renditizii a detta Ducal Camera, e sono di terre parte aratorie, e parte inculte, alberate di olivi, quercie, fichi, celzi bianchi, e vigna, sito in questo Territorio di Francavilla, luogo detto Cidoni, e Puzzo, limiti i beni di Natale Muzzì da ponente, da tramontana gli Eredi di Pietro Furlano, via pubblica, e da levante, e mezzogiorno anco la via pubblica; e dette tumolate otto sono dote come sopra pervenutale dalli di Lui Padre Giambattista Deparo, e zio Sacerdote Don Francesco Deparo, alli quali, tumolate quattro pervennero da Antonio De Caria di Pietro col peso d’annui grana tredici enfiteutici perpetui, come da detta Platea folio 34, tumolate due pervenute da Francesco Carchidi  di Castelmonardo col censo di grana sei e mezzo, al folio medesimo, tumolata una da Camilla Accetta, e da Giambattista Accetta col pesso di grana dieci annui, utim folio 65, tumolata una pervenuta da Giantommaso Rondinelli da Castemonardo col pesi di grana dieci annui imperpetum alla sudetta Ducal Camera, che unite dette porzioni, fanno le sudette otto tumolate. Più asserice, come possiede luogo detto Ciaramidio, un’Orto di una quartucciata in circa con olivi, e celzi bianchi e la metà di quello possedé il Ch.co Giambattista Pasceri, come dal folio 33, col peso d’annui grana sei, delli quali, grana tre paga esso d’Ape, come dote, ut dicta est, e per parte ancora di detto Lor zio Don Francresco Deparo, l’altri tre per la Mag.ca Elianora Deparo sua Cognata pur’anche dotale, limita con la porzione di detta Mag.ca Elianora, quella del D.r D. Gregorio Bretti, via pubblica, fiume corrente, metà sua grana tre. Più asserisce, come possiede un altro Orto Dotale, luogo detto S.Martino di due quartucciate in circa  con due piedi di cerasi, ed un piede di noce,  sopra il quale Orto paga grana venticinque d’annuo censo enfiteutico alla Ven.nda Cappella del SS.mo, e grana sette alla Ducal Camera, e sono grana tre, e calli nove per un quartucciata in circa, metà di detta mezzarolata, posseduta prima dal Ch.co Antonio Facciolo col peso di grana sette, e mezzo annui a favor di detta Camera, e doppo fù del predetto Don Francesco Deparo, il quale l’avea promesso in Dote per metà alle nomate sue Nipoti Marianna, ed Elianora, grana due per le tre quartucciate unite, che si possedevano da mastro Antonio Deparo, e doppo da detti suoi figli Don Francesco, e Giambattista, col peso di grana quattro annui, oggi divese tra dette Sorelle Marianna, ed Elianora, e grano uno, e calli  per le metà di una via vecchia, unita a’ detto Orto delle medesime di Paro, come dalla Platea sudetta folio 74, di modochè tutte e tre dette partite compongono due quartucciate in circa, col peso di grana sette alla Ducal Camera annui imperpetum, e grana venticinque a’ detta Ven.nda Cappella, pagabili da esso d’Ape per Dote, ut supra, mentre gl’altri grana sette, e grana venticinque altri rispettivamente consimili si pagano dalla richiamata Elianora, che possiede l’altra metà; Adunque tutte le sudette partite, che possiede di beni esso d’Ape propri, e Dotali, ascendono alla somma di grana ottantacinque, che paga ogn’anno al Ducal Camera imperpetum. E finalmente il predetto altro costituito Antonio Accetta fu Bruno asserisce, come possiede juxto titulo, bonafide, jure Domini, nella contrada detta Jirello un pezzo di terra di tre quartucciate in circa in Territorio di Francavilla, unite con altre terre censuite in un quarto, e mezzo di grano bianco, renditizii imperpetum al Mag.co D. Nicola Mannaci del Pizzo, alberato con olivi, ed aratorie, limita colla porzione di Foca Accetta suo Fratello, e dall’altro lato le terre di Michele Accetta, e Sorelle, figlio e figlie di Domenico Accetta d’Angelino di basso, Don Nicola Brizzi, e di sopra la via pubblica, e detta sua porzione è la metà delle tumolate tre, che prima erano vigna, e furono d’Aurelia Pallone, e doppo di Bruno Accetta di Paolo, e pagavano grana tre d’annuo censo enfiteutico alla Ducal Camera, come dalla Platea folio 50,oggi divise tra esso Antonio Accetta che paga grano e mezzo, ed altro tanto grano uno

APA- Stipula contratti Platea Ducale 1787-1788 atti notar Giovandomenico Serrao di Castelmonardo

Stagliata detta il Trivìo. La stagliata era una parte di fondo agricolo facente parte di un appezzamento di terreno più vasto. Il Trivìo ricorre spesso negli atti della platea e degli altri documenti coevi o anteriori alla stessa. Si rammenta che l’abate Pacichelli nel suo viaggio in Calabria, nel 1526, annotava come il Trivìo era il luogo di produzione di un ottimo vino ed era stato prescelto, dai sovrani del tempo, come insediamento delle fabbriche per la lavorazione della canna da zucchero. Si rammaricava nel constatare che di quelle ‘fabbriche’, erano rimasti soltanto ruderi, perché inutili dopo la scoperta delle Americhe.
L’Aceti, nel suo commento al Barrio, annotava che i naturali di Francavilla sostenevano che la loro città d’origine era marittima e si chiamava Itria. Alcune fonti sostengono che questo toponimo è una guasta pronuncia e scrittura del latino Triaviae. Che al Trivìo, proprio lungo la via Popilia, vi fosse un insediamento urbano romano è cosa acclarata dai numerosi rinvenimenti archeologici, fatti nel passato e visibili nel presente. Per il Trivìo, denominato in seguito la Via Grande, oltre all’antica Popilia, si incrociavano le strade che portavano al Fondaco del Fico ed Eccellente e a Francavilla quelle di Calcarella-Joculano-Campo-Lanzaro e del Fellaro-Arìa- Filandaro-Bonì che, come vedremo, divideva i territori di Francavilla e Maida. Quando nei documenti si parla della contrada Trivìo e delle molteplici denominazioni di fondi circonvicini, in realtà si riporta tutta quella vasta area di terreni che sino ai nostri giorni veniva indicata con le  ‘ marinate ’ di Francavilla. Il Trivìo e fondi limitrofi appartenevano al feudo del Corazzo.

Sopra la Rocca dello Fosso: non sarà il solo toponimo urbano riportato in platea. Evidentemente si trattava di un orto o giardino senza alberi che si trovava nel centro abitato. E’evidente che la citazione di rocca e fosso ci riportano al castello e la descrizione di ‘ sopra la Rocca circondata dalle vie pubbliche’ testimonia l’esistenza di una rocca-fortilizio, con un fosso che un tempo serviva come protezione dell’accesso al castello, non alla cinta muraria del borgo. Come vedremo nella platea si citerà con  il toponimo Borgo o nuovo Borgo tutta la zona che andava dal castello alla piazza dell’Annunziata e all’attuale Lungoborgo sino all’attuale Tafuri. Il vecchio borgo, oltre il rione Pendino, era quello che dal Castello portatava alla contrada Santa Sofia e convento dei domenicani. Non parliamo poi delle case site in ‘luogo detto il castello’, come quella del rev.ndo Don Gaetano Ferrari, composta al piano superiore dalle stanze da lui abitate e di sotto da un ‘basso’, affittato per spezierìa al mag.co Carmine Rondinelli. Il castello con la sua cinta muraria comprendeva una vasta area dove, in caso di necessità, la popolazione poteva rifugiarsi per essere protetta. L’attuale piazza Marconi era denominata piazza castello e le torri insistevano in quei vichi che ancora oggi si chiamano le Torri. Si rammenta che sino al 1743, data catasto onciario, la comunità di Francavilla pagava i relativi censi al castellano.
Studiando la platea si potrà notare come attraverso gli anni, in certi casi a partire dalla fine del 1500, l’assesto urbanistico del Borgo si è venuto a trasformare, oltre che per causa dei terremoti e altre calamità naturali, anche per le richieste, accolte dal feudatario dietro pagamento del censo annuo perpetuo, fatte dai cittadini per annessioni di ‘violi e vinelle’, di vecchi edifici ‘diruti’ al fine di costruire case nuove, ampliare quelle vecchie con ‘mignani’, cioè piccoli luoghi per uso e comodità della famiglia come cucine o forni, scale, pianerottoli ed altro, venendo così a cancellare manufatti del passato.
Fare una mappatura della Francavilla prima e durante il 1700, attraverso uno studio comparato della platea ducale, del catasto onciario e delle platee antiche e nuove delle chiese di San Foca e di Santa Maria delle Grazie e dei relativi libri d’archivio, sarebbe impresa faticosa ma non impossibile.

Era ancora vivente Anna de Mendoza-De Sylva, duchessa di Francavilla.

Nunziato Tofalo, questa famiglia risulta essere presente a Francavilla nel 1600, aveva il juspatronato della Cappella di San Carlo Borromeo ( nella Chiesa di San Foca).  Annunziata Tofalo, appartenente a una nobile famiglia catanzarese, aveva sposato Tiberio Maiorana, appartenente ad altra famiglia nobile presente a Catanzaro,  ma abitante a Francavilla, imprarentati con la famiglia Burgese.  La coppia non ebbe figli e l'eredità passò a un fratello della Tofalo, deceduto anche lui senza figli, l'eredità passò al nipote Nunziato Tofalo. Si riscontra don Agazio Tofalo, deceduto a Catanzaro il 7 novembre 1710 (morì 'ciunco' di anni 73…, in Diario di quanto successe in Catanzaro dal 1710 al 1769 di G.B. Moio e G. Susanna, edizione Effemme, Chiaravalle Centrale, 1977).
Estinta la famiglia Tofalo-Maiorana a Francavilla, da quanto riportato in platea ducale, si evince che le proprietà passarono in eredità a Giuseseppe Serrao, zio di Anna Jazzolino, e a suoraTeresa Farina, anche loro imparentati.

e mezzo  Foca Accetta suo Fratello che possiede l’altra metà d’esso Antonio. Più asserisce, come possiede  in Territorio di Francavilla in luogo detto Scutinò, seù Russomanno, oggi nomato Scordari, tumolate tre in circa di terre con olivi, e sono la metà  delle tumolate cinque in circa, che prima furono d’Ambrogio Accetta, e pagava  grana sette d’annuo censo enfiteutico, doppo furono di Bruno Accetta, Bruno Valestrieri, e Compagni come dalla Platea (sempre del 1696) folio 85 a’ ter., oggi s’attrovano divise tra esso costituito, che paga grano uno, e calli nove, e Giovanni Valestrieri, che paga grana tre, e mezzo: Alle quali terre, ut supra descritte, oggi s’attrovano unite  alle censite della Ven.nda Chiesa di S. Pietro, cui si pagano annui carlini nove pro rata, come quello, che appartiene alla Ducal Camera, limita la porzione d’esso costituito con quelle dell’anzidetto Foca, dell’altra parte li beni del Rev.ndo Arciprete Don Gregorio Accetta, di sopra la via pubblica, li beni di Giuseppe Cocuzzi alias lo Postararo, e l’altra porzione di Giovanni Valestrieri, sua porzione grano uno, e calli nove; Conchè per dette due partite paga annui grana tre, e calli tre ad essa Ducal Camera.
1777/5                                                                                                              
Oggi, che sono li diece del mese di Settembre dell’anno sudetto, della decima indizione, compaiono il Mag.co Antonio Ape, Procuratore, ut dixit del Rev.ndo Don Filippo Ape suo Fratello, Arciprete della Terra di Maierato, Foca Attisano Dispoti, Foca di Bretto del fu Giuseppe, il Mag.co Francesco Palmarelli del fu Pietrantonio, e Francesco Bonello del fu Pietro, Marito di Teresa Palmarello d’essa Terra di Francavilla, ben cogniti. Esso Mag.co Antonio Ape Proc.re, asserisce, come  detto suo Principale, e Fratello Arciprete possiede iuxto titulo, bonafide, jure Domini, ad emphiteusim, seù ad meliorandum dalla predetta Ducal Camera d’essa Terra di Francavilla li seguenti beni stabili. In primis  un Podere nella contrada Cavallari, seù Jidari sito nel Territorio di Francavilla di tumolate dieci in circa unite oggi, poiché divise in una partita di tumolate sei, ed altra di quattro, parte aratorie, e parte inculte, con olivi, quercie, fichi, giusta li beni di Francesco Aracri, e di Giuseppe Cocuzzi anche censuari di detta Ducal Camera, di sotto l’Acquaro delli Molini, e di sopra la via pubblica li beni di Pasquale Monteleone. Del quale stabile le tumolate quattro sono la metà delle otto, che possedeva il Chierico Giovanni Boraggina, e doppo di questo da Francesco Antonio, e Geronimo Boraggina, col peso di grana quarantacinque alla Corte, come appare dalla Platea dell’anno 1696 fol.93 a’ ter., e doppo detta sua porzione, e metà di detto stabile fù posseduta dal Mag.co N.r Pietro Migliaccio della Terra di Girifalco, il quale la vendè al riferito Rev.ndo Don Arciprete Ape col solo peso di grana venti d’annuo censo ; ma’ perché a tenore  del predetto censo originario di detto stabile  corrispondono annui grana ventidue e mezzo, poichè Anna Aracri paga annui grana undici, e calli tre per la quarta parte, ed altritanti ne paga Giuseppe Cocuzzi di Domenico per ugual porzione, si riserba  le sue azioni, ragioni contro il riferito di Migliaccio, esso d’Ape per parte di detto suo Fratello. Sono adunque grana ventidue e mezzo che deve pagare annui. Più si asserisce dal nome predetto, che possiede detto suo Fratello altro stabile luogo detto il Trivio, Territorio di Francavilla di tumolate tre in circa, con celsi bianchi, e negri, fichi, ed una arangara, limiti li beni  del Mag.co Giacinto Cauzzi del fu Santo, quelli dell’Eredi del fu Gregorio Brizzi dalla parte di sopra, di basso la via pubblica, dall’altro lato li beni  del Spezial Francesco Antonio Bonelli, quali terre, ut supra limitate, furono in due porzioni, di Nicola Giovanni Ape, col peso di grana ventisette annui,come da detta Platea folio 52, doppo furono una porzione  di Vittoria Ape, che pagava grana cinque, e a’ detto suo Principale venduta  con detto peso, l’altra  fù posseduta da Soro Vittoria Ape col peso di grana ventidue pervenutali per donazione, di modoche  entrambi le due partite fanno li predetti grana ventisette.
Più possiede detto suo Principale nella Contrada detta Scordari altro stabile di tumolate una e mezza, unito con altre terre di detto Rev.do Arciprete, in tutto sono tumolate quindici in circa in Territorio di Francavilla, parte aratorie, e parte inculte, alberate però d’olivi, fichi, quarcie, cerasi, limita d’un lato Michele Cocuzzi, e dall’altro la Coltura della Camera Ducale, nomata S.Teodoro, ò Todaro, li beni di Giuseppe Gharisto, Antonio Accetta di Nicola, e la via pubblica, e detta tumolata una e mezza fù in detto luogo di Antonio Riga, che pagava annui grana quattro di censo enfiteuti annuo, come dalla Platea anzidetta folio 31; doppo fù posseduta da Giovanni Ape, Padre di detto Rev.ndo Arciprete, e a costui pervenuto titulo ereditario. Il predetto Foca Attisano Dispoti (…..atto ripetuto in parte) asserisce, come hà, tiene e possiede juxto titulo, bonafide, un pezzo di terra coltivabile  d’una tumolata e mezza  in circa con olivi e fichi, sito in questo Territorio, contrada detta la Gurna, limita con altra ugual porzione, che unita possedé esso Foca, ed oggi posseggono li PP. Agostiniani di Santa Croce estramura di questa predetta Terra, limita detta porzione, l’altra di Domenico Attisano, e la via pubblica, quale tumolata una e mezza, ut supra, è porzione di quella conceduta a censo dall’Ecc.mo Conte di Galves nel dì 15 Agosto 1725 a Pietro Attisano per annui ducati due, e grana cinquantatre d’annuo censo, pagabili a detta Ducal Camera, come dal libro dei censi fol 219 ter., che doppo fù divisa tra Domenico Attisano di Pietro che pagava docato uno, e grana ventisei e mezzo, esso Foca, che pagava grana sessantatre, e calli tre, Frà Giuseppe Parisi Agostiniano, che pagava grana trantauno, e calli nove, Giuseppe Bonello di Domenico, che pagava altra grana trentuno, e calli sei , e detta sua porzione e la metà, ut supra, di quella che prima possedea, come si è detto, e paga grana trentuno e calli nove, mentri gli altri grana trentuno, e calli nove li paga detto Convento di Santa Croce. Eppiù  la metà d’un’ Orto d’una coppolata in circa dietro la casa di sua propria abitazione, loco detto Sotto l’Arii, quale prima fù di Giuseppe Ciliberto, e pagava annui grana due, come dalla Platea folio 33. Doppo fù diviso per metà tra esso Foca Attisano, e Michele Colicchio, e pagavano un grano per ciascuno, limita la porzione di detto Colicchio, l’Orto di Bruno Papaleo, la casa d’esso medesimo Foca, e la via pubblica , dico sua porzione grano uno. Conchè ambedue partite , compongono grana trentadue, e calli otto, che paga annui esso Foca Attisano alla Ducal Camera. Il predetto costituito Foca Dibretto del fù Giuseppe asserisce, come possiede juxto titulo,bonafide, un pezzo di stabile di tre quartucciate in circa aratorie con un piede di celzo bianco e cinque negri, sito in Territorio di Francavilla, in Contrada detta il Trivio, limita la via pubblica, li beni del Convento degli Agostiniani di Santa Croce, comprati da Pasquale Sgotto, e Diego Bruno, e Censuarii di detta Camera, e dette quartucciate  tre, ut supra furono di Domenico Furlano, e pagava grana diece d’annuo censo enfiteutico imperpetuo a favor dell’anzidetta Ducal Camera, e doppo passarono in dominio di Giuseppe Dibretto di Foca Padre d’esso Costituito, a’ cui pervennero per eredità paterna. Più possiede la metà d’una mezzarolata di terra alberata con olivi, due ficare, e quercie, nella contrada detta Scordari nel Territorio d’essa Terra di Francavilla, limita la porzione di Francesco Cusentino, D.r Fisico Michelangelo Giampà, Michele Cocuzzi, Antonio Accetta, quale terra fù prima di Perna Gaccetta, e paga grana tre  annui di censo perpetuo a’ detta Ducal Camera come Posseditrice del Feudo del Corazzo, come dalla predetta Platea fol.141 a’ ter., poi fù posseduto anco da Francesco Cusentino con detto peso, oggi divisa tra detto Michele Cocuzzi, detto Francesco Cusentino, e Foca Dibretto. Ed il predetto Mg.co Francesco Palmarelli asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, in comune ed indivisa con Nicola suo Fratello una casa palaziata dentro essa Terra di Francavilla, e proprio allo Borgo, limita altra casa di  detto Nicola Palmarello, quella del D.r Chirurgo Foca Aracri, d’addietro Nicola Decaria di Giovanni, e d’avanti la strada pubblica, quale casa  di Francesco Palmarello loro Avo, al quale nel dì 12 ottobre dell’anno 1733 fù permesso aggregarsi palmi quattro di larghezza, e sei di lunghezza di terreno dall’olim Governatore D. Pietro Lucas Ramirez d’Arellano, pagava d’annuo censo alla detta Ducal Camera grana cinque come dal libro dei censi fol. 225 a’ter. Doppo di detto Francesco Palmarello restò al figlio  Pietrantonio detta casa, e terreno aggregato, e da detto fù Pietrantonio ad essi suoi figli Francesco e Nicola per titulo ereditario. Di più esso Mag.co Francesco Palmarelli asserisce, come possiede  di robba Dotale, qual Marito di Vittoria Bruno un stabile di tumolate due, e mezza circa di terre aratorie e con olivi, fichi, sito in questo Territorio di Francavilla luogo detto Cinnarella, seù Mancino, giusta li beni di Vito, ed Antonio Bonello, censuari della medesima Ducal Camera, quelli del D.r Fisico Giuseppe Quaranta, quei della Cappella del Purgatorio di questa Terra, D. Michele Solari di Francesco, D. Carlo Zimmatore del Pizzo, ed il Mag.co Giuseppe Ruperto, quale terra prima fù di Antonio Attesano, e pagava annui grana tre, e calli quattro come da detta Platea al fol.38. Doppo fù del Rev.ndo Sacerdote Don Nicola Bruno di Vincenzo, e doppo  promessa in Dote alla predetta Vittoria Bruno per il matrimonio che contrasse con esso di Palmarelli col peso di detto annuo censo, pagabili a detta Ducal Camera, e carlini sei d’annuo censo bollale alla Ven.nda Chiesa di San Giambattista d’essa Terra. Ed il predetto altro costituito Francesco Bonello fu Pietro, Marito di Teresa Palmarello asserisce, come possiede una casa Dotale di sua Moglie palaziata, sita dentro essa Terra di Francavilla, e proprio al Borgo vicino il Castello diruto, limita la casa di mastro Domenico Parisi Lo Giudice, quella di Foca Bilotta d’Armoscia, Giovanna Monteleone, e le strade pubbliche. Quale casa fù di Pietrantonio Palmarello, al quale nel dì 22 Gennaro dell’anno 1758 fù permesso aggregarsi un terreno di palmi vent’uno di lunghezza, e dieci di larghezza per potersi fare un muro accanto d’essa casa, dal Governatore di quel tempo D. Giuseppe Ambrogio Albero, con pagare  a’ detta Ducal Camera  grana due di annuo censo perpetuo, come appare dal libro dei censi al fol.240, doppo fù posseduta dal Mag.co Francesco Palmarello, figlio di detto Pietrantonio Fratello di detta Teresa, cui fù promessa in Dote col peso  di censo di grana due.
1777 /6                                                                                                                 
Oggi che sono li dieci di Settembre dell’anno sudetto, della decima indizione, compaiono Nicola Palmarello del fù Filippo, Nicola Accetta del fù Pietrogiovanni, Natale Muzzì del fù Domenico, Nicola Giordano del fu Giacinto, Natale Carchidi del fu Domenico, Marito di Vittoria Mastrandrea di detta Terra di Francavilla bencogniti. Esso di Palmarello asserisce come con Francesco Palmarello suo Fratello Cugino possiede in comune, e indivisa una casa  palaziata  sita dentro questa Terra di Francavilla, e proprio luogo detto il Borgo, limita con un’altra casa d’esso Nicola, quelle del D.r Chirurgo Foca Aracri, la casa di Nicola Decaria di Giovanni, della parte d’addietro, e dinnanzi la strada  pubblica; quale casa in comune, ut supra, prima fù del fu Francesco Palmarello Lor’Avo al quale  fù permesso nell’anno 1733 alli 12 d’Ottobre potersi aggregare, siccome s’aggregò palmi quattro di larghezza , e sei di lunghezza di terreno, contiguo a detta casa dal Governatore di quel tempo Don Pietro Lucas Ramirez d’Arellano com l’obbligo di pagare l’annuo censo perpetuo di grana cinque a detta Ducal Camera, come dal libro dei censi fol.225 a’ ter., e da detto fu Francesco Palamarello, restò alli figli che furono  Filippo, e Pietrantonio, e da essi ad esso Nicola, e Francesco fratelli cuggini, e figli. Il predetto Nicola Accetta asserisce, come possiede  nella contrada Scordari, che prima si chiamava Jancuzzo, seù Soroscorna, due tumolate di terra seminatorie, consistentino in due lenze alberate d’olivi, confini i beni di Foca Muzzì di Nicola, quelli di Giuseppe Accetta di Antonio, la Stagliata della Corte, nomata Scordari, seù la Valle, e le terre dette il Teologo, e sono porzione delle terre, che prima furono del fu D.r Tobbia Satriano del Pizzo, col peso di grana trentatre d’annuo censo enfiteutico, pagabili imperpetum a detta Ducal Camera, come dalla Platea fol. 105; doppo si possederono da Giuseppe Cocuzzi, Giuseppe  Triminì, e compagni per succensuazione fatta dal predetto di Satriano, ed in oggi attrovansi divise tra esso Nicola Accetta, che paga grana quattro, e calli sette, Antonio Accetta  di Nicola grana dodici e mezzo, Antonio Muzzì di Nicola grana quattro, Anna Muzzì grana due, e calli nove, Foca Muzzì di Nicola grana due, e calli nove, Pasquale Muzzì di Nicola grano uno, e calli dieci, mastro Domenico Parisi Lo Giudice  grano uno, e calli dieci, e Giuseppe Accetta di Antonio, grana due, e calli nove, che uniti fanno li sudetti grana trentatre. E detta sua porzione in due lenze, ut supra limitata,  le pervenne in titulo d’Eredità del fu Pietrogiovanni suo Padre, e l’altra in titolo di compra, ambedue col peso di grana quattro , e calli sette di censo perpetuo enfiteutico annuo pagabili a detta Ducal Camera, in oltre al succenso che pagava D. Matteo Satriano del Pizzo per parte del fu D.r Tobbia Satriano. Il predetto Natale Muzzì del fu Domenico asserisce, come possiede in Territorio di Francavilla nella contrada, nomata Cidoni, seu Marasco una quartucciata e mezza  in circa di terra  con olivi, celsi negri ed un piede bianco, limita con la porzione di Giuseppe Muzzì suo fratello, la via pubblica, li beni del Sac. Antonio Ape, quelli di Foca Lazzaro, e quelli di Domenico Accetta di Pietrogiovanni; oggi attrovasi unita con altra tumolata una e mezza di terra succensuitali della Ven.nda Chiesa di S.Giambattista d’essa Terra di Francavilla, sopra la quale paga alla medesima annui carlini sedici di succenso enfiteutico perpetuo, e grana dieci a detta Ducal Camera, ut in Platea fol. 68 a’ ter., ed una quartucciata e mezza è la metà della mezzarolata in circa, che possea Tomaso  Giordano, per la quale pagava grana dieci annui perpetui alla stessa Ducal Camera, e col medesimo peso indipoi a’ Domenico Muzzì, Padre d’esso costituito, cui restò per eredità col peso di grana cinque, e gl’altri cinque grana li paga il nomato  Giuseppe Muzzì, sopra l’altra metà di detta Ven.nda Chiesa di S. Giambattista, siccome li paga esso Natale. Il predetto Nicola Giordano fu Giacinto asserisce, come possiede in Territorio di Francavilla, nella contrada detta lo Mancino tumolate due circiter di terre seminatorie con olivi, due celsi, e cerasi, limita la via pubblica, la Stagliata della Ducal Camera detta lo Mancino, seù la Serra di Vonì, gl’Eredi del fu D.r Filippo de Caria, l’altre porzioni di Nicola Giordano di Vito, Filippo Consulo, e Bruno Servello di Nardo; e detta terra è la metà di quella che possedeva Agostino Palombo, per la quale pagava annui grana cinque di censo enfiteutico perpetuo come dalla Platea folio 34. Doppo fù d’Anna Masdea col medesimo peso, ed oggi divise tra esso Nicola Giordano, che paga grana due e mezzo, Nicola Giordano di Vito che paga calli  dieci, Filippo Consolo altri calli dieci, e Bruno di Nardo altri calli dieci, sua porzione, come sopra grana due e mezzo.Il predetto costituito Natale Carchidi asserisce, come possiede di robba dotale di Vittoria Mastrandrea sua Moglie in comune e indivise  con Nicola Triminì nella contrada detta Rossomanno in Territorio di Francavilla la metà d’uno stabile aratorio con olive, fichi, e quercie della capacità di tumolate tre in circa, limita la via pubblica, fiume corrente, e li beni di Giuseppe Cocuzzi. Quale stabile fù del defunto Nicola Triminì Seniore, ut Platea folio 62, e doppo di Camilla Triminì, li quali pagavano grana annui cinque alla Ducal Camera, oggi posseduto da esso Natale Carchidi, e da detto Nicola Triminì. E pagano grana due e mezzo ciascuno.
1777 /7                                                                                                                 
Oggi che sono li diece del mese di Settembre dell’anno sudetto, compaiono Bartolo, seù Bartolomeo Santacroce Marito di Laura Rindinello, e Bruno Theti del fu Giuseppe di detta Terra di Francavilla, bencogni. Esso Bartolo asserisce, come possiede  ad emphiteusim, seù ad meliorandum imperpetum dalla sudetta Baronale e Ducal Corte di Francavilla  uno stabile dotale  di detta sua Moglie di tre quartucciate e mezza in circa con olivi, fichi, celsi bianchi, ed una quercia sito nel Territorio di Francavilla luogo detto Scordari, limita colla porzione di Catarina Rindinello, Vedova del fu Giuseppe Masdea, li beni di mastro Luca Simonetta, di sopra la via pubblica, e di basso Vincenzo Cocuzzi, e dette quartucciate tre e mezza di terre sono una terza parte a lui pervenuta di quella che possedeva il fu D.r  Don Tobbia Satriano del Pizzo, e doppo Francesco Molè col peso di grana diece imperpetum a’ detta Ducal Camera, come dalla Platea dell’anno 1696 fol. 105, e doppo fù di Domenico Rindinello, che l’ebbe succensuita dal detto di Satriano, oggi divisa tra esso Bartolo per dote di detta sua Moglie, Michele Rizzo  Marito di Vittoria Rondinello. E l’anzidetta Catarina Rondinello, Vedova del fu Giuseppe Masdea, e tutte e tre dotali, dal sudetto Domenico Rondinello lor comune Padre promesse, col peso di grana tre e calli quattro per ciascuna porzione d’esso Bartolo, e sua Moglie Laura grana tre e calli quattro.
Ed il predetto Bruno Theti asserisce, come possiede ad emphiteusim imperpetum dalla sudetta Ducal Camera di Francavilla uno stabile di tre mezzarolate in circa, e all’intorno alcune piccole quercie sito nel Territorio di Francavilla luogo detto Guardampiedi, limita ugual porzione posseduta da Nicola Costa di Nicola, li beni di Vincenzo Salatino, la Stagliata  di detta Ducal Camera, nomata Guardimpiedi, e la via convicinale degli Aglioli, qual terreno unito fù concesso a censo  enfiteutico, sotto il dì 13 9mbre dell’anno 1735 dall’olim Governatore D. Pietro Lucas Ramirez d’Arellano, a’ Giuseppe Theti Padre d’esso Bruno per annui carlini dieci e mezzo, come dal libro dei cenzi fol.220 a’ ter., e da detto suo Padre pervenuta li fù detta porzione , seù metà, col peso di carlini cinque, e grana due e mezzo, poichè gl’altri carlini cinque, e grana due e mezzo li paga Nicola Costa di Nicola per l’altra ugual porzione che possiede a titolo d’Eredità della fu Rosaria Theti sua Madre, Sorella d’esso Bruno, e per esso Nicola, suo Padre Nicola Costa di Pietro, dico sua porzione grana cinquantadue, e mezzo.Più esso di Theti possiede a censo enfiteutico altro stabile di tre quartucciate in circa con olivi sito in detto Territorio di Francavilla  luogo detto le Crucelle, giusta li beni del D.r D. Giuseppe Bretti, quelli di Foca Gharisto, e quelli della Mag.ca Elianora Deparo, pervenuto ad esso di Theti per Eredità della fu Vittoria Aracri sua Madre.Quale stabile fù in questo luogo del fu Geronimo Aracri, e doppo di Antonio, e Nicola Aracri, col peso di annuo censo di grana due a detta Ducal Camera come dalla Platea folio 70, pervenuto ad esso Bruno Theti, ut supra, con detto peso di grana due. In oltre paga il medesimo quarti due di grano bianco di cenzo annuo perpetuo al Convento della SS.ma Annunziata, e a detta Ducal Camera grana cinquantaquattro e mezzo annui impeperptum.
1777 /8                                                                                                                                                                           
Oggi, che sono li diece del mese di Settembre dell’anno sudetto, compaiono il Rev.ndo Don Foca Ciliberto, Procuratore della Ven.da Cappella del SS.mo, mastro Domenico Serrao del fu Giuseppe, Domenico Accetta del fu Pietrogiovanni, Diego Rossillo, e mastro Domenico Parisi del fu Francesco lo Bardaro d’essa Terra di Francavilla, bencogniti. Esso Rev.ndo di Ciliberto, ut supra asserisce, come detta Ven.nda Cappella sua Principale possiede juxto titulo, bonafide tumolata una e mezza in circa, sopra di cui paga annui grana quattro e mezzo  imperpetum alla sudetta Ducal Camera, ut infra, ed è unita con altre terre di detta Ven.nda Cappella, in tutto sono tumolate cinque in circa con pochi olivi, sita in Territorio di Francavilla, luogo detto la Gorna, seù lo Campo, giusta li beni del Mag.co Antonio Ape da due lati, la via pubblica, li beni del D.r Fisico Nicola Parisi; quale sudetta tumolata una e mezza fù prima, cioè due quarticciate del fu Nicolagiovanni Ape, il quale pagava  grana due e mezzo alla sudetta Camera Ducale, come Posseditrice del Suffeudo di Corazzo, come appare dalla Platea del 1696 al folio 144, e tumolata una fù del medesimo d’Ape, col peso  del censo perpetuo di grana due annui pagabili alla stessa Camera, ut in detta Platea folio 52; poi passarono in dominio di Soro Rosa Ape, e questa ne fece donazione alla predetta Ven.nda Cappella del SS.mo, col peso di detti due piccioli censi perpetui in grana quattro e mezzo, renditizii a detta Ducal Camera. Predetto mastro Domenico Serrao  asserisce, come possiede juxto titulo, bonafide uno stabile di tumolate quattro in circa, alberato d’olivi, fichi, celzi bianchi e negri, ed un poco di vigna, sito in Territorio d’essa Terra di Francavilla, luogo detto Cidoni, limita colle terre di Diego Bruno, li beni del Mag.co D. Michele Solari del fu Domenico, abitante nella Città di Monteleone, fiume corrente, via pubblica, col peso di grana due d’annuo censo pagabili imperpetum alla Ducal Camera, come dalla Platea del 1696 fol.39, pervenuto ad esso mastro Domenico dall’Eredità di suo Padre fu Giuseppe Serrao. Il predetto Domenico Accetta  di Pietrogiovanni asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, una Casa palaziata, sita in essa Terra di Francavilla, luogo detto sotto L’Arii, limita colla Casa di Anna Boraggina, strade pubbliche; quale predetta Casa è di palmi diciotto di larghezza, e palmi ventiquattro di lunghezza, il di cui luogo e terreno li fù concesso ad emphiteusim, seù ad meliorandum imperepetum dall’olim Gov.re Don Giuseppe Ambroggio Albero nel dì cinque maggio 1740 per l’annuo canone enfiteutico  di grana quindici imperpetum, renditizii alla sudetta Ducal Camera, come appare dal libro dei censi folio 232 a’ ter..Il predetto Diego  Rossillo del fu Marco asserisce, come possiede, iuxto titulo, bonafide, uno stabile d’una tumolata in circa, alberato di celzi bianchi in Territorio d’essa Terra di Francavilla, in Contrada detta il Trivio, giusta li beni del Mag.co Speziale  Francesco Antonio Bonello, li beni del Mag.co D. Pietro Bongiorno di Capistrano, quelli del R.ndo Don Nicola Bruno, la via pubblica del Trivio: Qual predetto stabile prima era vigna , e si possedeva dal fu mastro Antonio Rossillo, col peso dell’annuo censo di carlini due, renditizzi perpetui alla detta Ducal Camera, come alla Platea folio 35 a’ ter., poi fù del suaccennato defunto Marco Rossillo fu Antonio, da cui pervenne a detto Diego suo figlio. Il predetto mastro Domenico Parisi del fu Francesco lo Bardaro asserisce, come possiede, qual Marito di Vittoria Spagnolo una Casa palaziata dotale di detta sua Moglie, sita entro detta Terra di Francavilla nella contrada detta il Cortiglio, giusta quella del Mag.co Antonio Ape, come Marito della Mag.ca Donna Marianna Deparo, di cui è dotale, la Casa di Fragustina Servello, e la pubblica strada; quale predetta Casa di detta Vittoria Spagnolo sua moglie, prima fù del defunto Francesco Palmarello, a cui nel dì 8 Aprile 1737 fù permesso aggregarsi palmi dieci di terreno di larghezza, e palmi sedici di lunghezza per fabbricare una scala quale in oggi esiste, col pagare alla Ducal Camera l’annuo censuo perpetuo di grana dieci come dal Decreto interposto dal Gov.re  di quel tempo D. Sebbastiano Giuseppe Gomez della Torre, sotto il dì due Aprile anzidetto, registrato nel libro dei cenzi nuovi folio 227 a’ter., pervenuta ad esso di Parisi in dote  come si è detto col peso di detto censo di grana dieci.
1777/9                                                                                                                
Oggi che sono li dieci del Mese di settembre dell’annio predetto, della decima indizione,  nella Terra di Francavilla dinanzi a Noi compaiono: l’Ill.mo Sig. Gov.re D. Giacinto Martinez J Negro, e Vicario Ger.te delli Stati dell’Ecc.mo Sig.r Duca dell’Infantado, e Prencipe di Mileto nei Feudi del Pizzo in questa provincia di Calabria Ultra, da una parte, e dall’altra: Francesco Galati del fu Domenico, Giannantonio Pasceri del fu Domenico, ed il Rev. Sacerdote Giuseppe Antonio Cantafi d’essa Terra di Francavilla, ben cogniti. Esso di Galati asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, jure Domini, la metà d’una Casa palaziata  con Stanza superiore e Basso, e proprio avanti alla Chiesa Matrice di San Foca, limita coll’altra metà  che possiede Michele Genuise per Dote di sua Moglie Anna Bonello dell’altro lato, e di addietro la Casa del Mag.co Giacinto Perris, e di innanti  la Strada pubblica; quale Casa unita, e tutta, prima fù d’Angela Costa, alla quale fù permesso agreggarsi una Vinella contigua, col peso di pagare grana uno  a detta Ducal Camera, come da Platea folio 107. Doppo fù di Soro Rosa, e Chiara Perri, ed oggi di detto Michele Genuise, il quale paga annui calli nove, e altritanti esso di Galati che possiede metà Casa per Eredità di detto fu Domenico suo Padre. Il predetto Giannantonio Pasceri asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, jure divini,  uno Stabile di tumolate quattro in circa, parte boscose, e parte coltivate con olivi, fichi, celzi bianchi, e quercie, sito in Territorio di Francavilla, luogo detto la Cumerà, seù Falamischia, limito di sopra e di sotto le terre censuite dalla Corte, possedute dal D.r  D. Gregorio Bretti, e suo Nipote Rev. Don Gregorio Maria Bretti, fiume corrente e la via pubblica: quali terre sono parte di quelle che nel dì venti Luglio 1719, furono concesse per l’annuo censuo perpetuo di carlini sedici al fu Sacerdote Giannantonio Bretti e alli defunti Cesare, e Giambattista Pasceri dall’Ecc.mo Conte di Galvez di felice memoria, come dal Libro dei censi al folio 222 a’ ter., che doppo furono divise tra detto fu di Bretti, Marc’Antonio Accetta di Pietrogiovanni, Nicola Accetta di Pietrogiovanni, e Domenico Pasceri di Cesare padre d’esso costituito, cui pervennero per porzione ereditaria di detto suo Padre col peso dell’annuo censo di carlini cinque, renditizii imperpetum a detta Ducal Camera, ed ipotecata disse a’ docati centotrenta dotale a favor d’Anna Pizzonia sua Madre, Moglie in secondo letto di Giuseppe Cocuzzi d’Antonio. Il predetto Rev. Don  Giuseppantonio Cantafi asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, jure Domini, uno stabile di tre quarticciate in circa  con celzi bianchi, fichi, proni sito in Territorio d’essa Terra di Francavilla, luogo detto Lanzàri, giusta li beni degl’Eredi del fu mastro Giacomo Giampà, quello di mastro Giuseppe Simonetta, la via pubblica; quale terra fu della Ven. Cappella del SS.mo, la quale pagava grana tredici, e calli quattro d’annuo censo perpetuo a detta Ducal Camera in luogo del Suffeudo di Corazzo, come dalla Platea folio 143 a’ ter., e da detta Ven. Cappella, succensuita ad esso Rev. di Cantafi per annui carlini trentacinque imperpetum, e perché nell’Istromento di succenso si manifestò il Proc.re d’annuo canone di grana tredici, e calli quattro, che si pagano a detta Corte, esso Don Giusepp’Antonio si riserba le sue azzioni, e raggioni d’esserli bonificati da detta Ven. Cappella, e suoi Proc.ri, e s’obliga pagare a detta Ducal Camera li sudetti grana tredici, e calli quattro per ogni anno.
1777 /10                                                                                                             
Oggi che sono le diece del mese di settembre dellìanno sudetto, nella Terra di Francavilla compaiono il Mag.co D. Antonino Ferrari Gironda per Giusepp’Antonio Perri assente, ed abbitante nel Casale di Curinga, Giuseppe Bonello di Michele e Giuseppe Giordano del fu Giovanni, d’essa Terra di Francavilla cogniti. Esso di Ferrari asserisce, come possiede un pezzetto di terreno per uso d’Orto  di due coppolate in circa  con celzi bianchi, ed un piede di ficara, sito in detta Terra di Francavilla, luogo detto Le Timpe, giusta l’Orto del Rev. Don Bonaventura Bonelli suo Cognato, e la via pubblica, pervenutoli dal suaccennato Giuseppe Antonio Perri: Quale Orto sotto il dì 8 Marzo dell’anno 1755 fù concesso ad emphiteusim dal Sig.r Governatore di quel tempo D. Giuseppe Antonio Albero per annui grana cinque, pagabili imperpetum a detta Ducal Camera, come appare dal libro dei cenzi folio 239, allo quale, e con peso sudetto, si possiede da esso di Ferrari, il quale promette anche per il riferito di Perri. Il predetto Giuseppe Bonello asserisce, come possiede con Laura Pettinato sua Moglie, iuxto titulo, bonafide un Stabile in due Lenze di tumolate otto in circa, alberato con celzi bianchi, fichi, quercie, ed un pezzo di vigna, luogo detto l’Arìa, limiti li beni che si posseggono dagl’Eredi di Domenico Accetta d’Angelino, e per essi Catarina Bonello lor Madre, quelli del Mag.co Giuseppe Bevivino, li beni di Francesco Pettinato di Rosario , e quelli della Ven. Chiesa di San Pietro Apostolo, posseduti a’cenzo da Vincenzo e Francesco Bonello di Pietro, e la Stagliata detta Arìa della Ducal Camera e fiume corrente mediante; Quali  predette tumolate otto  sono la quarta parte di quelle che furono della fu Mag.ca Donna Elisabbetta Mannaci, per le quali pagava annui carlini quattro a’ detta Ducal Camera, come appare dalla Platea del 1696 folio 21, e doppo furono censuite, cioè succensuite  a’ Domenico Bilotta, Francesco Pettinato di Rosario ed altri col peso di detto censo di carlini quattro a’ detta Corte, al presente si posseggono dal predetto di Bevivino, Eredi di detto fu Domenico Accetta d’Angelino, Francesco Pettinato di Rosario, e da esso Francesco Bonello di Michele col peso d’annuo censo perpetuo di grana dieci per cadauno, renditizii a detta Ducal Camera, e docati quattro e mezzo di succenzo, pagano al D.r Don Carlo Aracri della Terra di Gasparina come Marito della Mag.ca Donna Diamante Vitale, figlia della suaccennata  Donna Elisabetta Mannaci; e detta parte che possiede esso Giuseppe Bonello l’è pervenuta la maggior parte di dote  della mentovata Laura sua Moglie, ed il rimanente l’avea esso comprato da Francesco Mancari l’una, e l’altra col peso di detto annuo censo perpetuo d’un carlino che paga a detta Ducal Camera. Più asserisce, come possiede juxto titulo, bonafide, altro stabile di tumolate due in circa con olivi, fichi, e quercie d’avanzo, sito in detto Territorio, luogo detto Carpinà, limita la via pubblica, che conduce al Fellaro, le terre di Antonio Pellegrino, e quelle di Giuseppe Servello di Nicola; Quali  sudette terre furono di Giuseppe Cucuzzi per le quali pagava annui grana due, e calli otto alla Corte sudetta, come appare  dalla Platea sudetta al folio 67 a’ ter. Doppo furono di Francesco Carchidi di Giovanni, e dall’Eredi di questo le comprò  esso Giuseppe Bonello col peso di detto censo perpetuo di grana due, e calli otto a’ detta Ducal Camera, ed annui carlini sedici di succenso pagabili alla Ven. Cappella della Pietà, posseduta dalla famiglia Cauzzi. Conchè unite dette due partite di cenzi, che paga esso Giuseppe Bonello alla Corte, fanno grana dodici, e calli otto.
Ed il predetto Giuseppe Giordano asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, jure Domini, un Stabile di tumolate otto in circa, cioè tumolate tre aratorie con celzi bianchi, una tumolata di vigna, e tumolate quattro sono scapoli con quercie piccole d’avanzo, sito nel Territorio di Francavilla luogo detto Lanzàri, limita  la via pubblica che conduce al Fondaco del Fico, il fiume detto lo Drago, le terre di Giovanni Salatino del fu Bruno, e di sopra un’altra via pubblica; Quali terre furono del Convento della SS.ma Annunziata dell’Ordine dei Predicatori, cioè tumolate sette col peso dell’annuo cenzo perpetuo di grana ventitre, e calli quattro renditizii alla predetta Ducal Camera, come Padrone del Suffeudo di Corazzo, come si legge da detta Platea al folio 140, ed una tumolata  col peso d’annuo cenzo perpetuo di grana tre pagabili parimenti a detta Ducal Camera, come da detta Platea, in tutto sono grana ventisei, e calli quattro. Pervenute ad esso di Giordano per Eredità di detto fu Giovanni suo Padre per succenzo fattoli dalli PP. Di detto Convento di San Domenico, sotto il Titolo dell’Annunziata, che paga annui carlini trentadue di cenzo enfiteutico perpetuo, poiché i PP. di  quel tempo di detto Convento, l’anno censuite a detto fu di Giordano per detti carlini trentadue annui, franche d’ogni altro peso, quando si pagano li sudetti grana ventisei, e calli quattro alla sudetta Ducal Camera, mottivo per cui esso di Giordano si riserba valer le sue ragioni contro detto Convento.
1777 /10                                                                                                                 
Oggi, che sono li dieci del mese di settembre del predetto anno, nella Terra di Francavilla compaiono Gregorio Larosa, Giuseppe Servello di Nicola, D.r Fisico Mag.co Michelangelo Giampà, e Michele Ciliberto d’essa Terra di Francavilla, bencogniti. Esso Larosa asserisce, come possiede juxto titulo, bonafide, qual Marito di Vittoria Bevivino, e per dote della medesima, un Stabile di cinque quartucciate in circa inculte, e boscose con alcuni piedi di olivi, sito in Territorio di Francavilla, luogo detto Lozupà, seù Carlo di Caria, limita colla porzione di Nicola Majolo alias Janculillo di sopra, e di basso la via pubblica, e dall’altro lato Anna Deparo, Vedova del fu Nicola Bonello. Quali cinque quartucciate in circa  di terre, sono porzione delle tumolate quindici, che nel dì 12 Agosto dell’anno 1725 furono concesse ad emphiteusim dall’Ecc.mo Sig.r Conte di Galvez, a’ Foca Tolomeo, e compagni per l’annuo cenzo enfiteutico perpetuo di docati quattro, e mezzo, come appare dal libro dei cenzi al folio 219, doppo furono divise tra Antonio Tolomeo di Foca, Domenico Dibretto di Domenico, e Giulio Pallaria con Teresa Molè, e pagavano carlini undici, e grana due e mezzo  per ciascheduna partita, e l’altra quarta partita la pagava Antonio Fruci grana trentasei, Vittoria Fruci grana quaranta, Bruno Fruci grana trentasei. E la predetta porzione d’esso Gregorio Larosa è la quarta porzione della partita di detto Giulio Pallaria con Teresa Molè, pervenutale per dote. Il predetto Giuseppe Sarvello asserisce, come possiede juxto titulo, bona fide,  qual Marito di Catarina Serrao, e per dote della stessa  un pezzo di Stabile  d’una tumolata  in circa con celzi bianchi, olivi, una quercia, ed un pezzo di vigna, sito in detto Territorio di Francavilla luogo detto Carpinà, seù Arìa, limita l’altra ugual porzione posseduta da Giuseppe Serrao di Domenico suo Socero, li beni di Giuseppe Bonello, quelli d’Anna Davoli, Vedova di Foca Pellegrino, quelli di Antonino Pellegrino Lento, e di sopra, e di basso  Gregorio Attisano; Quale pezzo di stabile  è la metà di quello che fù di Giuseppe Cucuzzi per il quale pagava annui grana due, e calli otto imperpetum a detta Ducal Camera come dalla Platea del 1696 fol.68, doppo fù di Francesco Carchidi, e di presente si possiede dal predetto di Serrao suo Socero, col peso di grano uno, e calli quattro, e da esso costituito Giuseppe Servello, per dote come si è detto, col peso medesimo. Il predetto D.r fisico Michelangiolo Giampà asserisce, come possiede, juxto titulo, un pezzo d’orto di circa due stuppollate sito in essa terra di Francavilla, e proprio dove si dice Porta Reale, giusta l’orto del Rev. Don Bonaventura Bonello, le case di Francesco Aracri, e di Foca Aracri e di Catarina Carchidi, quale terreno li fù concesso ad emphiteusim dalla sudetta Ducal Camera, e per essa dall’olim Governatore D. Giuseppe Ambroggio Albero il dì 2 luglio dell’anno 1765 per l’annuo cenzo enfiteutico perpetuo di grana tre come si legge dal libro dei cenzi al folio 245. Ed il predetto Michele Ciliberto asserisce, come possiede juxto ttitulo, bonafide, in titolo di dote d’Anna Attisano sua Moglie, la metà d’una casa palaziata che fù d’Antonio Parisi di Paolo, sita dentro questa Terra di Francavilla luogo detto Santa Sofia, limita coll’altra metà di Elianora Talora, e la casa di Rebbecca Majolo e di avanti, e di addietro le vie pubbliche; il quale sudetto Antonio Parisi di Paolo pagava annui grana dieci di censo perpetuo  alla Ducal Camera, e doppo fù divisa da Pietro Talora, e Giuseppe Bonello d’Antonio,  che pagavano grana cinque per ciascuno; oggi divise tra detta Anna Attisano sua Moglie, e detta Elianora Talora, pervenuta ad esso costituito per dote come sopra dal predetto fu Nicola Attisano suo padre.
1777 /11                                                                                                                
Oggi che sono le diece del mese di Settembre del sudetto anno, nella Terra di Francavilla compaiono Michele Cocuzzi del fu Natale, Michele Genovese, Nicola Attisano di Rebbecca, Nicola Decaria di Domenico d’essa Terra di Francavilla, bencogniti. Esso Michele Cocuzzi asserisce, come possiede iuxto titolo, bonafide, jure Domini, un Stabile di cinque mezzarolate in circa alberato d’olivi e celzi bianchi, sito in Territorio di Francavilla luogo detto Santodoro, seù Scordari, limita la Stagliata, nomata Santodoro di detta Ducal Camera, li beni  del Mag.co Antonio Ape, via pubblica; Quale terra prima fù posseduta in due membri, uno del fu Mg.co D. Domenico Ruffo di Marcello, e Natale Cocuzzi, Padre d’esso Michele, col peso d’annui grana sei imperpetum a’ detta Ducal Camera come da Platea dell’anno 1696 folio 45, e da detto suo Padre pervenutali in dote col detto censo; e l’altro membro fù posseduto dal fu D.r Don Giuseppe Ruffo, e doppo di Giuseppe Cusentino di Natale col peso dell’annuo censo perpetuo d’altri grana sei, come da detta Platea folio 55, pervenutoli per compera  dal di detto Cusentino, cosichè ambedue le partite compongono l’annuo censo di grana dodici. Più asserisce, come possiede un pezzetto di stabile, pocopiù d’una quartucciata con olivi, e pochi fichi, sito in detto Territorio luogo detto Scordari, limita il predetto Antonio Ape, la Stagliata della Corte detta Santodoro, e la via pubblica, quale terra fù di Perna Ghaccetta, e pagava grana tre d’annuo censo perpetuo a detta Ducal Camera, come Posseditrice del Feudo di Corazzo, cui appartiene detta terra, e doppo pervenne a Francesco Cusentino col peso di detto censo, come appare da detta Platea al folio 141 a’ter., oggi divisa in tre  uguali porzioni, una delle quali ne possiede esso Michele Cocuzzi col peso di grano uno, e l’altre due si poseggono da Foca Dibretto di Giuseppe, e da detto Cusenttino, che pagano altro grano per ciascuno in perpetuo alla sudetta Ducal Camera. Più asserisce, come possiede una casa palaziata sita entro detta Terra di Francavilla, nella contrada detta La Torre del Spirone, limita  colla casa di mastro Bruno Furlano, quella di Foca Lazzaro, e la via pubblica; Quale casa fù di Domenico Furlano, e pagava grana tredici annui a detta Ducal Camera, come dalla Platea folio 111 a’ ter., doppo fù di Natale Cucuzzi, Padre d’esso di Michele, cui li pervenne in titulo d’eredità col peso di detto cenzo. Nella quale Casa vi è aggregato, seù fabbricato un Mignano, sopra li palmi tre  di terreno di larghezza, e tredici di lunghezza, concessi a detto suo Padre, con Decreto dell’olim Governatore D. Sebbastiano Giuseppe Gomez della Torre, sotto il dì cinque settembre dell’anno 1735 col peso di grana due annui imperpetum, come dal Libro dei cenzi folio 229, che riuniti detti censi fanno grana quindici. Più asserisce, come possiede un’altra Casa palaziata dentro questa Terra di Francavilla nel luogo detto San Martino, fabbricata nella metà delli palmi cinquantasei di lunghezza, e diecesette di larghezza, concessi a censo al fu Francesco Antonio Boraggina, dal fu Governatore D. Giuseppe Ambroggio Albero, sotto il dì tre ottobre dell’anno 1739 col peso d’annui grana perpetui venticinque a detta Ducal Camera, quale terreno fù poi diviso tra detto di Boraggina, che pagava annui grana dodici e mezzo, oggi posseduto da Francesco Aracri, e detto Natale Cocuzzi, che pagava altri grana dodici e mezzo, e da detto fu Natale pervenne ad esso Michele suo figlio per eredità col peso di detto annuo censo, limita detta Casa con quella del mentovato d’Aracri, e la Chiesa un tempo di San Martino, strade pubbliche. Conche dette partite di censo che paga esso Michele Cocuzzi a’ detta Corte, unite assieme comportano grana quaranta, ed uno tornese. Il predetto Michele Genovese ò Genuise, asserisce, come Anna Bonello d’Antonio sua Moglie possiede di sua dote, iure divinis, una Casa palaziata sita dentro essa Terra di Francavilla, e proprio avanti la Matrice Chiesa di San Foca, consistente in un Basso e Stanza superiore, e di questi hà la metà, poiché l’altra metà è posseduta da Francesco Galati, e limita ancora la Casa di Giuseppe Ciliberto, e strada pubblica. Quale Casa tutta unita, prima fù d’Angela Costa, la quale in virtù della facoltà che li fù concessa dalla Corte unì a’ detta casa una Vinella contigua, e pagava grano uno e mezzo, come dalla Platea enunciata folio 105. Doppo fù posseduta da Soro Rosa, e Chiara Perri, e di presente possiede la sudetta metà di casa esso di Genuise con detta sua Moglie, e pagano calli nove, poichè l’altri calli nove li paga il suaccennato Francesco Galati che possiede l’altra metà di sudetta Casa. Il predetto Nicola Attisano di Rebbecca asserisce, come possiede una casa palaziata entro d’essa Terra di Francavila luogo detto il Largo dell’Annunziata, giusta quella di Francesco Bonello, la Casa di Francesco Pettinato di Rosario, la via pubblica, sopra di cui Fondo pagava prima annui grana quindici imperpetui a D. Giuseppe Decunis, ma perchè detto Decunis nel dì 23 agosto dell’anno passato 1776  cedè con altri cenzi il sudetto di grana quindici alla Ducal Camera, insoluto d’un suo debito già estinto, e soddisfatto con pubblico Istromento, stipulato da me stresso N.ro. Più asserisce, come possiede una casa palaziata dotale di Rebbecca Majolo sua Moglie, sita dentro essa Terra di Francavilla nella contrada di Santa Sofia, limita con quella di Michele Ciliberto e strade pubbliche; quale casa fù di Giuseppe Dibretto, e doppo di Michengiolo, e Francesco Bonello col peso di grani due e mezzo annui pagabili alla Ducal Camera. Il predetto Nicola Decaria di Domenico asserisce, come possiede una quariucciata in circa di terra aratoria, unita con altre sue terre in tutto sono tre mezzarolate  con celzi bianchi, e fichi, site in questo Territorio luogo detto La Fontanella, giusta li beni di mastro Antonio Lazzaro enfiteuta della Corte medesima, quelli dei PP. Agostiniani di Santa Croce, fiume corrente detto il Fiumicello mediante e vie pubbliche; Quale terra, ut supra, è porzione della mezzorolata che fù di Pietro Prestigiacomo, per la quale pagava annui grana due alla Corte, e poi fù divisa tra Antonio Prestigiacomo, che pagava calli nove, e Antonio Salatino, che pagava grano uno, e calli tre. Doppo si possedé da mastro Antonio Lazzaro, ed oggi divisa tra detto di Lazzaro, che paga detto grano uno e calli tre, ed esso Nicola Decaria calli nove, pervenutali dal medesimo di Lazzaro  che la promesse in dote alla di lui sorella Barbara Lazzaro, che levò in Marito ad esso Nicola Decaria.
1777/12                                                                                                                   
Oggi che sono  li dieci del mese di settembre del predetto anno, nella  Terra di Francavilla, dinanzi a Noi compaiono: Pasquale Muzzì fu Nicola, Pietro Bilotta di Domenico,  e Vincenzo Bonello del fu Pietro d’essa Terra di Francavilla bencogniti. Esso di Muzzì asserisce, come possiede juxto titulo, bonafide, un pezzo di stabile di tre quartucciate in circa con olivi, e quercie sito in questo Territorio di Francavilla, luogo detto Jancuzzo, seù Soroscorna, limita alla porzione di Foca Muzzì suo Fratello, Giuseppe Accetta d’Antonio, mastro Domenico Parisi Lo Giudice, e altri confini, si qui sunt, e sono parte delle terre in possesso del fu D.r Tobbia Satriano della Città del Pizzo, col peso dell’annuo cenzo enfiteutico perpetuo di grana trentatre a’ beneficio di detta Ducal Camera, come appare dalla Platea dell’anno 1696 folio 105. Doppo furono di Giuseppe Cocuzzi, Giuseppe Triminì, e compagni, ed oggi attrovansi divise tra esso costituito Pasquale Muzzì, che paga grano uno, e calli cinque, Antonio Accetta di Nicola grana dodici e mezzo, Antonio Muzzì fu Nicola grana quattro, Anna Muzzì grana due, e calli nove, Foca Muzzì fu Nicola grana due, e calli nove, dichiarando che esso Pasquale Muzzì paga annuo grano uno, e calli dieci, mastro Domenico Parisi Lo Giudice  grano uno, e calli dieci, Nicola Accetta di Pietrogiovanni grana quattro, e calli sette, e Giuseppe Accetta d’Antonio grana due, e calli nove, e tutti fanno li suddetti grana trentatre, detta sua porzione l’è pervenuta per Eredità di suo Padre, col peso di detta rata di censo, e grana dodici, e calli quattro li paga di succenzo a D. Matteo Satriano del Pizzo, che rappresenta detto fu D.r Tobbia. Più possiede iuxto titulo altro stabile di tumolate due in circa  con celzi bianchi e negri, sito in detto Territorio di Francavilla luogo detto il Trivio, limiti i beni di Foca Muzzì d’Antonio, quelli del Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce, quelli del Mag.co D. Michele Vitale, anche censuarii di detta Ducal Camera, e la via pubblica di basso. E sono dette due tumolate di terre porzione delle tumolate tre, che furono possedute dal Mag.co D. Francesco Satriano del Pizzo, il quale pagava alla Corte grana annui quarantatre, e mezzo, come dalla Platea precitata folio 114; Doppo furono divise tra Antonio Muzzì, che pagava grana dieci, Nicola Muzzì che pagava  altri  grana dieci, Nicola Colicchio grana tredici, e mezzo, Domenico Larocca grana cinque, e Francesco Pilieci altri grana cinque, come da detto folio. Oggi divise e possedute da esso Pasquale Muzzì, che paga  grana dieci per Eredità del fu suo Padre, Foca Muzzì d’Antonio, altri grana dieci per Eredità pure di detto suo Padre, e come possessore di altre tumolate due di terre, e Silvestro Colicchio, ed altri rimanenti grana ventitre e mezzo per parte di Nicola Colicchio, Domenico Larocca, e di detto Francesco Pilieci. E più esso Pasquale Muzzì asserisce, che paga altri carlini ventiquattro di cenzo perpetuo a D. Nicola Mannaci del Pizzo, da cui l’ebbe succensuita, e poiché il riferito di Mannaci l’avea censita libera di ogni altro peso, fuorché di quello a lui dovuto, si riserba salve ed  illese le sue azioni contro di quello. Più esso Pasquale Muzzì asserisce, come possiede entro detta Terra di Francavilla una Casa palaziata luogo detto sotto L’Arii, limita con la Casa di Francesco Farina d’Andrea, quella diruta di Francesco Papaleo anco censuario della Corte sudetta, e la via pubblica; Quale casa fù di Giovanni Ciliberto, e pagava grani due e mezzo annui, come da Platea folio 33: Doppo fù di Domenico Papaleo Jughà, e doppo di Nicola Muzzì Padre d’esso costituito col peso di detto censo. Alla quale Casa nel dì 10 settembre 1727, fù permesso dall’olim Governatore D.  Pietro Lucas Ramirez d’Arellano, cioè al predetto fu Nicola Muzzì suo Padre aggregare, e fabbricare sopra della medesima, con lasciare libero il corso dell’acqua per comodo del Pubblico, pagando l’annuo censo di grano uno, come dal libro dei cenzi fol.244. E perché detta  Casa l’è pervenuta dal di lui defunto padre, soggetta al censo enfiteutico di grana tredici e mezzo a beneficio di D. Michele Vitale, senza che n’esso, nè li suoi Ascendenti ne avessero fatto menzione si riserba perciò le sue ragioni contro detto di Vitale. Sono adunque grana ttredici e mezzo che deve pagare esso Pasquale Muzzì sopra detta Casa a beneficio della Ducal Camera. Finalmente asserisce, come possiede addietro detta Casa palmi venti di terreno in quatro per fabbricarne  un’altra, con un celzo impiantato, limita  detta Casa con quella di Vincenzo Farina d’Andrea e quella diruta di Pietro Papaleo. Il predetto Pietro Bilotta asserisce, come Sena Ruperto sua Moglie possiede di sua dote una Casa palaziata sita dentro questa Terra di Francavilla, dove si dice la Timpa, limita con quella di Francesco Loiacono, e colla Casa di Foca Gharisto, strada pubblica; Quale Casa fu di Francesco Ruperto, cui nel dì nove maggio dell’anno 1739 fù permesso aggregarsi palmi quattro di terreno di larghezza, e quindici di lunghezza per fortificare detta casa con un Mignano di fabrica già fabricato ed esiste, e ciò in virtù di Decreto dato dal Governatore di quel tempo D. Giuseppe Ambroggio Albero, con pagare alla Ducal Camera annui grana due, e mezzo di cenzo enfiteutico perpetuo, come dal Libro dei cenzi folio 230; doppo fù di Catarina Piraino alias La Turca, e dalla medesima pervenuta ad esso di Bilotta per dote di sua Moglie, per come si è detto sopra col peso di cenzo perpetuo di grana due, e mezzo. E il predetto Francesco Bonello del fu Pietro asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, una Casa palaziata sita entro detta Terra di Francavilla, e propriamente avanti lo Largo della SS.ma Annunziata, e Convento di S. Domenico, limita colla Casa di Nicola Decaria del fu Domenico, e quella di Laura Furlano, ed una delle due Case sopra alle quali si pagano carlini otto d’annuo censuo enfiteutico perpetuo al Mag.co D. Giuseppe Decunis, il quale nell’anno passato 1776, nel dì 23 agosto  in virtù di pubblico istrumento  recepito nell’atti miei, li cedè con altri cenzi ad essa Ducal Camera per alcuni suoi debbiti, siccome sta registrato nel Libro dei cenzi al folio 242, mentre l’altra Casa compresa in detto annuo cenzo  di carlini otto, la possiede in oggi Francesco Pettinato di Rosario, il quale deve corrispondere annui carlini tre, ed esso costituito  Vincenzo paga carlini cinque sopra la Casa che possiede.
1777 /13                                                                                                                  
Oggi che sono li dieci di settembre dell’anno predetto nella Terra di Francavilla, compaiono Paolo Lazzaro, e Vincenzo Salatino d’essa Terra di Francavilla, ben cogniti. Esso di Lazzaro asserisce, come possiede ad emphiteusim, ad meliorandum imperpetum dalla Ducal Camera un pezzo di terreno per far case di palmi quarantadue di lunghezza, e palmi trenta di larghezza, sito in questa Terra di Francavilla luogo detto sotto L’Arii, limita colla Casa d’Anna Russo, Vittoria Perri sua Figlia dalla parte d’addietro, la Casa d’esso medesimo di Lazzaro dinnanzi la strada pubblica, mastro Bruno Furlano, quale  sudetto terreno nel dì sette del mese di settembre dell’anno 1756 li fù concesso in censo enfiteutico come sopra per annui grana dieci imperpetui, da essa Ducal Camera conceduto, e al medesimo dal Governatore di quel tempo D. Giuseppe Ambroggio Albero, come dal libro dei censi folio 238 a’ter. Ed il sudetto Francesco Salatino asserisce, come possiede à censo enfiteutico perpetuo  un Stabile di tumolate due in circa con celzi bianchi, e negri sito nel Territorio d’essa terra di Francavilla luogo detto Caiazzo, giusta li beni della Ven. Cappella di S.Anna  juspatronato della famiglia Mannaci, il Giardino di detta Ducal Camera, nomato Caiazzo, ò Brisi, e di sopra la via pubblica, pervenutoli a titulo emphitionis da Pietro Bruno, e Domenica Majolo coll’annuo peso enfiteutico perpetuo di carlini undici pagabili ad essa Ducal Camera ; E dette tumolate due di terre sono porzione di maggior quantità, che possedevano prima mastro Antonio Davoli, Pietro Dibretto, e Teodoro Bruno di Castelmonardo per concessione enfiteutica fattali dal fu Sacerdote D. Carlo Bilotta della Terra medesima di Castelmonardo, per l’annuo censo di carlini ventiquattro; Doppo furono di Francesco Salatino di Tomaso, e di Domenico Majolo d’essa Terra di Francavilla. E perché sotto il dì 28 luglio dell’anno 1740 il ridetto D. Carlo Bilotta vendè alla sudetta Ducal Camera il sudetto stabile di Cajazzo, ò Brisi, chè in oggi possiede, unitamente  con detti carlini ventiquattro  annui. Perciò la predetta Ducal Camera, come nuova Posseditrice e Padrona, nel mese di Agosto di detto anno 1740 inquà have esatto di censi dalli rispettivi censuari, ut infra, come dal Libro dei censi dal dì 15 marzo 1741 folio 233, e sono videlicet, carlini cinque si pagano da Domenico Bilotta di Domenico, carlini due da Domenico Attisano, ed un carlino da mastro Filippo Simonetta d’essa Terra di Francavilla, carlini due dal Mag.co Tomaso Bilotta fu Marc’Aurelio, e carlini tre da mastro Antonio Majolo del fu Giovanni: ambedue della Terra di Castelmonardo; e carlini undici  da esso Vincenzo Salatino.
1777/14                                                                                                                         
Oggi che sono li dieci del mese di settembre dell’anno sudetto, nella Terra di Francavilla dinanzi a Noi compaiono…. Nicola Costa del fu Pietro della Terra di Francavilla tanto per se che come Tutore e Curatore d’Anna ed Elisabbetta Costa sue Nipoti pupille figlie del fu Pietro Costa di Domenico. Esso Nicola Costa asserisce, come possiede in comune e indiviso con dette sue Nipoti pupille un Giardino di tumolate quattro in circa, alberato d’olivi, fichi ed altri alberi, sito in Territorio d’essa Terra di Francavilla luogo detto lo Campo, limita colla porzione di mastro Francesco Parisi alias Scorciagrilli, Giacinto Cocuzzi, e le figlie  del fù Domenico Costa, via pubblica. Quale  terra di detto Giardino è la quarta parte delle terre che presero ad emphiteusim Pietro Costa, e Gianfrancesco Cocuzzi con assenso fatto dal Conte di Galvez di felice memoria nel dì 7 Agosto dell’anno 1725 per l’annuo canone di carlini trentasei, come si legge dal libro dei censi folio 218. E doppo divise in varie porzioni, oggi possedute da detto Nicola Costa in comune con dette sue Nipoti, e pagano annui carlini nove per la loro quarta parte, carlini dodici paga Giacinto Cocuzzi, carlini sei il sudetto mastro Francesco Parisi, carlini cinque dette figlie del fu Domenco Costa, e per esse Ilario Mandatiti, e carlini quattro Foca Costa di Pietro, pervenuta detta porzione ad esso Nicola Costa e sue Nipoti Pupille dalli loro rispettivi Genitori Pietro Costa, e Pietro Costa di Domenico col peso di carlini nove annui a detta Ducal Camera. Dippiù esso Nicola Costa  asserisce che come legittimo Amministratore delli Beni di Nicola Costa suo figlio, possiede un Giardino di tumolate due in circa con olivi, fichi sito in Territorio di Francavilla luogo detto Guardampiedi, limita colla porzione di Vincenzo Salatino alias Zagharella, li beni di Bruno Teti, e la Stagliata della Corte detta lo Piano, seù Guardampiedi, e quale Giardino di tumolate tre di terre fù concesso a censo enfiteutico perpetuo a Giuseppe Teti, sotto il dì sette novembre 1735 dal Gov.re di quel tempo D. Pietro Lucas Ramirez d’Arellano; doppo fù diviso per metà tra Bruno Teti, e Giuseppe, e Rosaria Teti, col peso d’annui grana cinquantadue  e mezzo cadauno, e dal predetto Nicola Costa, figlio d’esso costituito, come figlio ed erede della predetta Rosaria Teti, che fù Moglie d’esso Asserente.
1777/15                                                                                                               
Oggi diece del mese di settembre nella Terra di Francavilla dinanzi a Noi notaio compaiono…Mastro Michele Bruno, Nicola Giordano del fu Vito, Mastro Nicola Drogo del fu Francescantonio, e Nicola Attisano del fu Domenico, d’essa Terra di Francavilla, ben cogniti. Esso Mastro Nicola Bruno asserisce, come hà, tiene e  possiede iuxto titolo una Casa palaziata sita dentro questa Terra di Francavilla, nel luogo detto la Porta di Basso, limita colla Casa di Mastro Antonino Lombardo, le pubbliche strade; quale Casa si ritrova fabbricata nello stesso luogo, e sito dove attrovavasi un Casaleno diruto, che fù di Pietro Gaccetta, e ricadde alla Ducal Camera, e doppo fù permesso al fù Marcantonio Palmarello rifabbricarla, sotto il dì 28 maggio 1707, col peso dell’annuo cenzo perpetuo di carlini cinque a beneficio di detta Ducal Camera, come appare dalla Platea dei cenzi al folio 221;e doppo detta Casa rifabbricata fù posseduta dal fù Giacchino Bruno, da cui pervenne ad esso Mastro Michele suo figlio per eredita, col peso di detto cenzo di carlini cinque. Il predetto Nicola Giordano asserisce, come possiede juxto titulo, bonafide, jure Dominii, per la sesta parte delle terre, che furono d’Agostimo Palumbo d’una tumolata in circa di sua porzione  con olivi, celzo bianchi, cerasi, sita in Territorio d’essa Terra di Francavilla, luogo detto lo Mancino, seù la Serra di Vonì, limita con la Stagliata di Ducal Camera, nomata come sopra, la via pubblica e la porzione di Nicola Giordano di Giacinto, e Bruno di Nardo, e doppo del sudetto Agostino Palumbo, che pagava alla Corte grana cinque di censo enfiteutico perpetuo, tutte le porzioni furono d’Anna Masdea, come appare dalla Platea del 1696 folio 34,  pervenute ad esso costituito col peso di calli dieci,  poiché li restanti si pagano, cioè grana due e mezzo, da Nicola Giordano di Giacinto che possiede la metà, calli dieci Filippo Consolo, ed altra calli dieci Bruno di Nardo. Il predetto Mastro Nicola Drogo asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide due Casaleni diruti, siti in essa Terra di Francavilla, e proprio avanti il Piano del Convento della SS.ma Annunziata dei PP. Domenicani, e sono porzione di tre Casaleni, che furono di Nicola Mancari, ch’era della Terra di Castelmonardo, per li quali pagava ad essa Ducal Camera carlini tre di censo enfiteutico annuo, in virtù di concessione enfiteutica, fattali in data del 21 giugno dell’anno 1726, come appare dal libro dei censi al folio 233°’ ter., quali tre Casaleni furono poi divisi tra Mastro Domenico Sammarco del Pizzo, dotale di sua Moglie, Michele Destito per la sua porzione, e Francesco Mancari, e pagavano grana dieci per ciascuno. Oggi si posseggono da esso di Drogo, li due che avvevano li detti di Sammarco, e Destito per cessione da quelli fattali col medesimo peso di grana venti di censo perpetuo, poiché li altri grana dieci li pagava Tomaso Bilotta, il quale possiede quello di Francesco Mancari, quali due Casaleni diruti, che possiede esso di Drogo col peso di carlini due anni, limitano col Casaleno di esso di Bilotta, e di addiettro affacciando colla Timpa delli Molini. Il predetto Nicola Attisano fu Domenico asserisce, come possiede iuxto titulo, bonafide, jure Dominii, un pezzo di Stabile di tre quartucciate in circa, parte boscose, e parte coltivate, con castagnara, e quercie d’avanzo, sito in Territorio di Francavilla, luogo detto Cormari, seù Lo Maricello, limita colla porzione di Carmine Attisano, e di Domenico Attisano fratello, il fiume detto il Maricello, e li beni del predetto Convento di S. Domenico, sotto il Titolo della SS.ma Annunziata, pervenuto ad esso Nicola dall’ Eredità di suo Padre, ed è parte delle tumolate tre, che prima furono del fù D.r Fisico Domenico Palmarello di Castelmonardo, il quale pagava annui grana quindici a’ detta Ducal Camera, cui li pervenne dal Suffeudo di Corazzo, come si legge nella Platea dell’anno 1696 folio 132; Poi fù delli suaccennati  Carmine, e Domenico Attisano, ed oggi si possiede da esso Nicola Attisano col peso di grana tre, e calli nove, altritanti li paga Domenico suo fratello, e grana sette e mezzo il predetto Carmine. Eppiù grana quarantacinque di annuo censo, ossia succenso, li pagano al Sig.r  D. Francesco Majo di Caslemonardo. Più esso Michele Attisano asserisce, come possiede un pezzo di terra d’una tumolata in circa, con altre terre furono del Convento di S. Domenico, sotto il Titolo della SS.ma Annunziata, col peso dell’annuo censo perpetuo di grana dieci e mezzo pagabili a detta Ducal Camera come da detta Platea al folio 87, e dal Convento sudetto succensuita per varie somme, ed oggi si posseggono da mastro Francesco Bilotta d’Armoscia, col peso di grana sei, e mezzo, grana tre Domenico Attisano suo fratello, ed altri grana tre si pagano da esso costituito per Eredità da esso suo Padre,  luogo detto Lanzari, seù Maricello; Eppiù asserisce, come possiede un Giardino di tre mezzarolate  in circa con olivi, e celzi bianchi, sito nel Territorio di Francavilla luogo detto  la Gurna, limita colla porzione di Giuseppe Costa, quelle dell’anzidetto Domenico Attisano, e quelli delli figli di Foca Attisano Dispoti, quale Giardino è una minima porzione di quello conceduto a censo sotto il dì 15 agosto dell’anno 1725 a Pietro Attisano, dall’Ecc.mo Conte di Galvez per annui docati due, e grana cinquantatre, come si scorge dal libro dei censi  folio 219 a’ ter., che fù poi diviso  in varie porzioni, una delle quali si possedé dal fù Domenico Attisano suo Padre, col peso di annui carlini dodeci, e grana sei e mezzo, come in detto folio 219 a’ ter.. e questa si possiede in oggi da detto Giuseppe Costa, il quale paga annui sessanta: Grana trentatre ed un quarto esso costituito, mentre gl’altri li pagano diversi Porzionari. Più possiede altro stabile di tumolate due in circa con olivi, fichi, e quercie d’avanzo, sito in esso medesimo Territorio, luogo detto Piscopio, limita colla porzione di Domenico Attisano, la via pubblica di Nuzzo, e quella della Cillente, li beni di Rebbecca Majolo, quale terra è la terza porzione di quelle che furono di Lucrezia di Paro, col peso di grana trentadue annui, come dalla Platea sudetta al folio 105, doppo furono del Sacerdote Don Giuseppantonio Cantafi per la Cappella di Santa Domenica, e dal medesimo succensuite per annui carlini sedici, senza espressare li predetti grana trenta che si pagano d’annuo censo alla sudetta Ducal  Camera, delli quale esso costituito grana dieci, altritanti paga Domenico Attisano suo Fratello, ed alttri grana dieci li figli, ed Eredi di Pietro Costa, salve sempre le loro raggioni contro detto Rev. Don Giuseppe Antonio Cantafi, Eredi e Successori per aver taciuto detto annuo censo della Corte.Conche tutte dette partite di cenzi che paga alla Corte sudetto esso Nicola Attisano del fù Domenico  sono carlini cinque.

1777/16 

Oggi che sono le dieci di settembre del predetto anno,decima indizione, nella Terra di Francavilla, compaiono dinanzi a Noi…Foca Rindinello Ricotto, Mastro Filippo Simonetta, e Mastro Giuseppe Tolomeo d’essa Terra di Francavilla, ben cogniti. Esso Foca Rindinello asserisce, come possiede iuxto titulo di Dote d’Elisabetta Bruzzi sua Moglie, figlia di Foca,una vigna d’una quartucciata e mezza  in circa con due piedi di olivi, e due altri di celzi  bianchi, sita nel Territorio d’essa Terra di Francavilla, luogo detto Crispo, seù Nuzzo, limita qualle che fù della Ven. Chiesa delle Grazie, oggi dall’Eredi del fù D.r  Filippo Decaria, Censuario della Ducal Camera, la porzione di Mastro Diego Antonio Musolino del Pizzo  e la via pubblica di Nuzzo: Quale vigna è la metà  di quella che possederono  Pietr’Anttonio e Nicola Decunis, per la quale pagavano annui grana dieci.doppo fù divisa per metà Nicola Bruzzi, e Vittoria Attisano, e pagavano grana cinque per cadauno,utim Platea fol.29 a’ ter.; La parte d’esso costituito fù doppo di Rosa De Cunis, e poi di Foca Bruzzi, e dal medesimo promessa in dote alla predetta Elisabetta sua figlia con detto peso di grana cinque annui. Il predetto M.stro Filippo Simonetta aserisce,come possiede iuxto titulo  una vigna di tre quartucciate in circa  con quattro piedi di celzi negri, sita in detto Territorio di Francavilla, luogo detto Caiazzo, chè confina col Territorio di Maida per termine, Gregorio Attisano, Censuario di detta Ducal Camera ,gl’Eredi d’Antonio Davoli di Castelmonardo,pervenutali in tre porzioni, unite oggi per compera fatta da Bruno di Nardo a detti Eredi di Davoli, col peso del censo di grana dieci annui a detta Ducal Camera. E detta vigna, e porzione di quelle che furono , e si possedevano  da detto M.stro Anttonio Davoli, Pietro di Bretto, ed altri di Castelmonardo, Francesco Salatino, e Domenico Majolo di Francavilla, per le quali  pagavano annui carlini ventiquattro a’ D. Ottavio, e D. Carlo Bilotta Fratelli, utrimque di Castelmonardo, li quali di Bilotta sotto il dì 28 luglio 1740  vendettero detti censi alla Ducal Camera, avendo essi Censuari riconosciuta come novella Padrona diretta, come dall’Istromento, e libro dei cenzi  fol. 233, al presente si posseggono da diverse Persone, pagando ognuno la sua rata, ed esso di Simonetta grana dieci. Ed il predetto Mastro Giuseppe Tolomeo asserisce, come possiede assieme con Barbara Tolomeo sua Sorella, abbitante in Filogaso, due Case terrane, site in questa Terra di Francavilla, e proprio avanto il Convento di S. Domenico, sotto il Titolo della SS.ma Annunziata, limita con quella di Nicola Bilotta alias Ficara, la Casa di Vittoria Barbina, strada pubblica, e Largo dell’Annunziata davanti, e di addietro l’Orto posseduto dal Rev. Don Foca Ciliberto:

Quali Case, ed Orto unito, erano soggette all’annuo censo di carlini sei, rendidtizii imperpetum al Mag.co D. Giuseppe Decunis, il quale per un certo suo debbito dovea soddisfare alla Corte e alla Camera Ducale predetta, detti carlini annui li cedè insoluto  con altri cenzi enfiteutici perpetui, in virtù di pubblico Istromento stipulato  nel dì 24 agosto dell’anno passato 1770, alla Camera sudetta, e dall’atti miei medesimi appare allora in poi riconobbero i Censualisti la sudetta Ducal Camera per Padrona.                                                              

1777/17                                                                                                 
Oggi che sono l’undici settembre dell’anno predetto,decima indizione, nella Terra di Francavilla, dinanzi a Noi compaiono Nicola Accetta fu Pietrogiovanni, Vincenzo Jelapi fu Francesco, Pasquale Muzzì fu Nicola, Nicola Muzzì fu Marco, e Giovanni Fruci fu Pasquale d’essa Terra di Francavilla, ben cogniti. Esso Nicola Accetta asserisce, come possiede iuxto titulo  un Stabile detto Scordari, alias lo Teologo, di tumolate due in circa  coltivanti, con celzi bianchi, olivi,  fichi, e quercie, consistenti in tre membri , siti in Territorio di Francavilla, limiti dalla parte di sopra li beni della Ven. Cappella del Carmine, e la Stagliata di detta Camera, nomata S.Todaro, dal lato di sotto Nicola Muzzì di Nicola, Nicola Muzzì fu Marco, Pasquale Muzzì fu Nicola, Teresa Cocuzzi Vedova del fu Giuseppe Accetta. Quale pezzo di terra e Stabile, ut supra, è porzione di quella che teneva il Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce per annui grana dieci, come da Platea fol.33, ed oggi esso costituito paga grano uno, e calli dieci, grana due il sudetto Nicola Muzzì fu Marco, e gli restanti Antonio Accetta fu Nicola, Domenico Accetta fu Nicola, Foca Muzzì fu Nicola, Foca Muzzì fu Nicola, Foca Muzzì fu Antonio, e Pasquale Muzzì fu Nicola. Il predetto Vincenzo Jelapi asserisce come possiede juxto titulo nella Contrada Cannalello tumolate due e mezza in circa di terre coltivanti, alberate con olivi, celzi bianchi , fichi, un pezzo di vigna, ed altri alberi fruttiferi, limita coll’altra ugual porzione di Giuseppe Jelapi suo Fratello, quella di Pasquale Parisi di Foca, quella di Francesco Parisi di Vito, di sotto la via pubblica , e di sopra li beni  dei PP. Agostiniani di Santa Croce; Quale tenuta , ut supra, è porzione  delle tumolate otto, che possedeva la Ven. Chiesa di San Nicola di Francavilla, e nel Territorio della medesima per grana dieci d’annuo censo alla Ducal Camera, come dalla Platea al folio 30, ed oggi esso costituito per dette tumolate due, e mezza in circa paga grano uno, e calli nove, altrettante detto suo Fratello Giuseppe per altre tumolate due e mezzo, grana quattro detto Pasquale Parisi per tumolate quattro, grano uno e mezzo detto Francesco Parisi per tumolate una e mezzo, e calli sei per ciascuno Foca, e Francesco Lazzaro, che posseggono una mezzorolata per ciascuno. Il sudetto Pasquale Muzzì fu Nicola asserìsce, come possiede iuxto titulo nella Contrada Scordari alias il Teologo in Territorio di Francavilla tumolate due in circa di terre coltivanti, consistenti in due lenze, alberate con celzi bianchi, olivi, fichi, e quercie, limita la porzione di Foca Muzzì fu Antonio, li beni di Antonio Accetta, Foca Muzzì fu Nicola, la Stagliata della Corte nomata S.Todaro, e li beni della Ven. Cappella del Carmine; quale tenuta, ut supra, è porzione delle terre possedute dal Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce per annui grana dieci, come dalla Platea  fol. 83, ed esso costituito oggi paga per la sua descritta porzione annui calli nove, grana due Nicola Muzzì fu Marco, ed il resto Foca Muzzì fu Nicola, Antonio e Domenico Accetta fu Nicola, Foca Muzzì fu Antonio, e Nicola Accetta fu Pietrogiovanni. Il predetto Nicola Muzzì fu Marco asserisce, come possiede iuxto titulo nella sudetta Contrada, nomata Scordari alias il Teologo cinque tumolate in circa di terre coltivanti, limitanti ut supra.  E il predetto Giovanni Fruci asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla tre mezzarolta in circa di terra aratoria con celzi bianchi piccioli, ficare, e quercie, giusta li beni del Rev. Don Giuseppe Mannaci, via pubblica, e fiume corrente nomato Perricchio, quale stabile fu prima posseduto  da Francesco Triminì di Minico col peso del censo enfiteutico annuo di grana dieci alla Ducal Camera, ut in Platea folio 57 a’ ter., doppo fù di Domenico Attisano di Tomaso, e poi del fu Pasquale Fruci, Padre d’esso costituito, cui pervenne titulo ereditatis. 

1778/18
Oggi che sono l’undici del mese di dicembre del predetto anno, nella Terra di Francavilla, dinanzi a Noi compaiono: Giovanni Valestrieri del fu Bruno, Foca Accetta del fu Bruno, Francesco Pettinato del fu Rosario, e Francesco Bevivino del fu Domenico, d’essa Terra di Francavilla, bencogniti….Esso di Valestrieri asserisce, come possiede iuxto titulo nella Contrada Russomanno, seù Scordari, Territorio di Francavilla, cinque mezzarolate in circa di terre coltivanti, alberate con olivi, celzi bianchi, fichi, e quercie d’avanzo, giusta la porzione d’Antonio Ghaccetta fu Bruno, li beni del Rev. Abbate, ò Arciprete Don Gregorio Accetta, la via pubblica di Scordari, e li beni di Michele Triminì, quale tenuta, ut supra, è la metà delle tumolate cinque, che possedea  il fu Ambroggio Ghaccetta  col peso dell’annuo censo di grana sette a’ favor della Ducal Camera, come dalla Platea folio 85 a’ ter., doppo si possederono da Bruno Valestrieri, e Bruno Ghaccetta, e di presente esso costituito possiede detta metà per Eredità del fu suo Padre, col peso dell’annuo censo di grana tre, e mezzo; e l’altra metà si possiede da Antonio, e Foca Ghaccetta, col peso d’altri grana tre, e mezzo di censo annuo perpetuo a’ detta Ducal Camera. Esso Foca Accetta asserisce, come possiede iuxto titulo nella contrada Jirillo, Territorio di Francavilla, un pezzo di terra aratoria di tre quartucciate in circa, unito con altre tre quartucciate dove paga quarto uno e mezzo di grano bianco di censo enfiteutico a D. Nicola Mannaci del Pizzo, alberato d’olivi, limita  coll’altra ugual porzione di Antonio Accetta suo Fratello, dall’altro lato li beni del Mag.co Saverio Papaleo, Michele Accetta e Sorelle, figlie del fu Domenico Accetta d’Angelino Censuari della Corte medesima, e di sopra la via pubblica, e detta sua porzione è metà delle tumolate tre di vigna di Aurelia Pallone, doppo di Bruno Accetta di Paolo ed a questo pervenutali per Eredità. Più possiede nella Contrada Russomanno, oggi Scordari, tumolate tre di terre aratorie con olivi ed è la metà delle tumolate cinque che furono d’Ambrogio Accetta, e pagava grana sette annui. Doppo furono di Bruno Accetta, Bruno Valestrieri, e compagni, come dalla Platea folio 85 a’ ter.; Nella quale pertinenza di terre, ut supra, trovansi comprese altre tre mezzarolate, in cui si pagano grana ventidue e mezzo di censo perpetuo alla Ven.nda Chiesa di S. Pietro d’essa Terra di Francavilla, siccome ancora sono in quella di detto suo Fratello, e Giovanni Valestrieri, limita li beni del Rev. Abbate, ò Arciprete Don Gregorio Accetta, la via pubblica, li beni di Giuseppe Cucuzzi  alias lo Postararo e la porzione del detto di Valestrieri, sono grana tre e cavalli, seù piccioli tre che paga esso Foca Accetta per due partite di beni. Il predetto Francesco Pettinato asserisce, come possiede iuxto titulo una Casa sita dentro essa Terra di Francavilla, e proprio  nel Largo dell’Annunziata, limita quella di Nicola Attisano di Rebbecca, quella di Giovanni Rocco, e strada pubblica; quale Casa fu di Vincenzo Bonello fu Pietro, il quale per la medesima e altra contigua pagava carlini otto annui di censo enfiteutico al Mag.co D.Giuseppe Decunis, ed oggi alla Ducal Camera per cessione fatta da detto Decunis in estinzione d’un suo debbito, mediante Istromento fatto a’ 23 agosto 1776, registrato nel libro dei cenzi al folio 242. Il predetto Francesco Bevivino  asserisce, come possiede iuxto titulo, come Marito d’Anna Giordano di Giovanni nella contrada detta Lanzari, ovvero la Coltura di Spilinga, Territorio di Francavilla, tumolate due e mezzo in circa di terre aratorie con vigna, celzi bianchi, fichi, quercie, limita col stabile di Giuseppe Giordano di Giovanni, fiume corrente detto lo Drago, e via pubblica; quali tumolate due e mezza di terra sono porzione di quelle, che furono del Convento della SS.ma Annunziata, per li quali pagava annui grana tredici e calli quattro alla Ducal Camera, come Posseditrice del Suffeudo di Corazzo, ed appare dalla Platea al folio 140 a’ ter.. E al presente possedute da esso di Bevivino, come Marito e col peso d’annuo censo perpetuo di grana sette alla Ducal Camera, e carlini dodici al sudetto Convento anco di censo perpetuo annuo per succenso fatto a’ Giovanni Giordano, poiché grana sei, e calli quattro li paga il predetto Giuseppe Giordano di Giovanni, riserbandosi le sue ragioni contro esso Convento per aver occultato l’originario censo sudetto, e diretto dominio nella censuazione fatta. Più asserisce, che possiede esso Francesco Bevivino un Casaleno, seù Casa in mezza fabbrica  in questa Terra di Francavilla luogo detto il Largo dell’Annunziata, delli tre Casaleni che furono concessi a censo a Nicola Mancari per annui grana trenta, cioè palmi cinquantasei di lunghezza, e palmi trentadue di larghezza, sotto il dì 21 giugno dell’anno 1726, come dal libro dei censi al folio 223 a’ ter., quali tutti furono divisi tra Mastro Domenico Sammarco, e Michele Sestito del Pizzo, e Francesco Mancari, e pagavano grana dieci cadauno. Al presente si posseggono li due luoghi, seù Case dirute da Mastro Domenico, e Nicola Drogo, il quale paga annui grana venti  di censo perpetuo, e l’altro fabbricato da esso di Bevivino  costituito col peso d’annui grana dieci perpetui alla Ducal Camera,  in virtù di cambio che fece con detto Francesco Mancari, limita detto di Drogo, la strada pubblica, paga in tutto esso di Bevivino grana diciassette ad essa Corte.

1778/19
Oggi che sono l’undici dicembre dell’anno sudetto, nella Terra di Francavilla, dinanzi a Noi compaiono Michele Colicchio del fu Giuseppe, Marito di Vittoria Attisano, e Foca Rindinello del fu Marcantonio Ricotto d’essa Terra di Francavilla, ben cogniti ….Esso di Colicchio asserisce, come possiede iuxto titulo  di dote di sua Moglie  la metà di un’Orto d’una coppolata in circa, sita dentro essa Terra di Francavilla, e propriamente dietro le sue Case dotali, vicino luogo detto il Cortiglio in comune ed indiviso con Catarina Attisano sua Cognata, confina con dette sue Case dotali, la Casa ed Orto di Bruno Papaleo, di basso la via pubblica, e dell’altro lato l’Orto di Pasquale Muzzì. Quale sudetto Orto fù di Giovanni Ciliberto, che pagava alla Corte grana due annui di censo perpetuo, utim Platea folio 33, poi fù del fu Foca Attisano Dispoti, e di presente si possiede da esso costituito. Più per parte d’Anna Triminì Vedova del fu Giulio Pallaria, asserisce esso di Colicchio che possiede iuxto titulo nella contrada detta Zupà, seù Carlo di Caria, due tumolate e mezzo di terre boscose, site in Territorio di Francavilla, limita la porzione di Michele Majolo Janculillo, dall’altro lato quella d’Anna Bilotta, e Rosario Varano, e di basso la via pubblica. Quali terre sono parte di quelle che nel dì 12 agosto dell’anno 1725 furono concesse dall’Ecc.mo Conte di Galvez per annui ducati quattro e mezzo a Foca Tolomeo, Domenico Dibretto, e Paolo Fruci, come dal libro dei censi al folio 214, e doppo furono di vari Porzionari, e tra gli altri Giulio Pallaria, e Teresa Molè che pagavano carlini undici, ed un quarto. E il predetto Foca Rindinello Ricotto asserisce, come possiede iuxto titulo nella contrada detta la Culturella alias lo Drago tumolate quattro in circa di terre coltivanti, alberate di celzi bianchi, fichi, e quercie site in Territorio di Francavilla, limita d’un lato la porzione di Francesco Rindinello Ricotto suo Fratello, dall’altro lato li beni del D.r Fisico Sig.r Giuseppe Quaranta, Censuari della medesima Corte, e di basso il fiume corrente detto lo Drago, e di sopra la via pubblica, quale tenuta, ut supra, è porzione  delle tumolate otto che possedeva il Mag.co Pietrofrancesco Decunis, il quale pagava grana vent’uno alla Ducal Camera, come dalla Platea folio 137, qual Posseditrice del Feudo di Corazzo, oggi esso costituito per dette tumolate quattro corrisponde annui grana cinque, e calli tre, altrettanti  per cadauno il sudetto Francesco Rindinello, Lucrezia Rindinello, e Giacomo Attisano.
1778/20
Compaiono (sempre dinanzi al notaio e al governatore) gli eredi del D.r Filippo Decaria, che pagano altri grana cinque, limita colla medesima altra casa di detti eredi di Caria, quella di Diego di Monte, e la strada pubblica. Il predetto Foca Muzzì asserisce, come possiede iuxto titulo nella contrada detta Scordari, seù il Teologo in Territorio di Francavilla, tumolate tre in circa di terre coltivanti, e sono in tre lenze con vigna, olivi, celzi bianchi, quercie, e fichi, limita la porzione di Nicola Muzzì fu Marco, Domenico Accetta di Pietrogiovanni,Teresa Cocuzzi, Foca Muzzì fu Antonio, la Stagliata della Ducal Camera nomata S.Todaro, Pasquale Muzzì fù Nicola, li beni della Ven. Cappella del Carmine. Quale tenuta , ut supra, è porzione di quella che teneva il Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce per annui grana dieci, utim Platea folio 83, ed oggi ad esso costituito per grano uno, ed altri. Il predetto Nicola Accetta fu Nicola asserisce, come possiede iuxto titulo nel Territorio di Francavilla, seù il Teologo tumolate due e mezzo di terre in due lenze coltivanti  con vigna, celzi bianchi, olivi, quercie, e fichi, limita la vigna colla porzione di Pasquale Muzzì fu Nicola, Nicola Muzzì fù Marco, di sotto li beni della Ven. Cappella del Carmine e Foca Muzzì fù Nicola. Quali terre, ut supra,  sono porzione delle terre che si possedevano dal Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce per annui grana dieci.Il predetto Mastro Tomaso Tafuri del fu Francesco asserisce, come possiede iuxto titulo  di dote della predetta sua Moglie in Territorio di Francavilla nella contrada detta Crispo, seù Nuzzo una tumolata di vigna con celzi, e ficare, limita con quella tenuta dagli eredi del fu D.r Filippo Decaria, quella di Mastro Francesco lo Fornaro di Polia, la Ven. Cappella di S.Anna. Quale vigna è la metà di quella che fù di Giuseppe Attisano di Vincenzo, Padre di detta Vittoria sua Moglie, e doppo divisa per metà tra Nicola Muzzì, oggi posseduta da Mastro Diego Antonio Musolino del Pizzo, col peso dell’annuo censo perpetuo di grana sei.

  1778/21
Oggi che sono li dodici del mese di dicembre del predetto anno, nella Terra di Francavilla, dinanzi a Noi compaiono: l’Ill.mo Sig. Governatore del Pizzo D. Giacinto Martinez J Negro, Vicario Ger.nte dell’Ecc.mo Duca dell’Infantado e Principe di Mileto da una parte e dall’altra Vito Antonio Bonello del fu Vito d’essa Terra di Francavilla bencognito. Esso di Bonello asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla luogo detto Crispo, seù Nuzzo per eredità di detto suo Padre una vigna di capacita di tre tumolate in circa, compresa la porzione, sopra della quale paga annui grana trentadue, e mezzo, come dall’Istromento stipulato l’anno passato per gl’atti miei medesimi, limita la via pubblica di Nuzzo, Vincenzo Rindinello Colao, e Giovanna Bonello sua Sorella, quale vigna fù posseduta dal Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce, col peso di censo perpetuo di grana otto, e mezzo annui a favor di detta Ducal Camera, e di detto Convento pervenne a detto fu Vito suo Padre, oltre delli sudetti trentadue grana e mezzo, paga altri grana otto e mezzo. Più asserisce, come possiede iuxto titulo una Casa palaziata entro detta Terra di Francavilla al Borgo, e proprio nel luogo detto il Largo della SS.ma Annunziata, limita colla Casa di Vittoria Cocuzzi, e strade pubbliche, quale Casa fù del defunto Domenico Spezzano alias lo Pannaro, cui con Decreto del fu Governatore D. Pietro Lucas Ramirez d’Arellano nel dì sette settembre dell’anno 1728 li furono concessi venti per quattro palmi di terreno, dove fabbricò detta Casa, col peso d’annuo censo perpetuo di grana cinquanta alla detta Corte, come dal libro dei censi al folio 225, doppo restò detta Casa al fu Notar Antonio Spezzano suo Figlio, e da questi all’Eredi, i quali poi la venderono al D.r Fisico Sig.r Giuseppe Quaranta, indipoi passò ad esso Vit’Antonio, in virtù di cambio col peso di detti grana cinquanta alla sudetta Corte. Più esso Vit’Antonio asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla, luogo detto Le Coste, seù Crispo, e Nuzzo un stabile di tumolate tre in circa  coltivanti, ed aratorie con vigna, celzi bianchi, e negri, e ficare, limita i beni di Vincenzo Rondinelli, e dall’altro lato la Stagliata della Corte nomata Le Coste, via mediante, pervenuta ad esso  Vit’Antonio, cioè coppolate sei  per Eredità di Camilla Talora sua Madre, col peso  di censo perpetuo di grana dieci annui a detta Ducal Camera, come dal libro dei censi al folio 239 a’ ter., e l’altre tumolate due e mezza circa furono possedute in tre porzioni unite dal fu Mastro Giovanni Domenico Pallaria alias Scirocco della Terra di Castelmonardo col peso dell’annuo censo enfiteutico perpetuo di grana ventidue e mezzo, e doppo passarono anco unite in dominio utile di Vito Bonello Padre d’esso costituito con detto peso e cenzo, come dalla Platea dell’anno 1696 al folio 89 a’ ter., e da detto fu Vito ad esso suo figlio. Più asserisce, come possiede iuxto titulo, qual Marito di Lucrezia Bruno di Domenico, e di dote della medesima un stabile  sito in Territorio di Francavilla, luogo detto Cinnarella, seù Mancino, di tumolate due e mezza in circa aratoria con olivi, limita d’un lato la porzione di Francesco Palmarelli, li beni del D.r Fisico Sig.r Giuseppe Quaranta, quelli di D. Francesco Zimmatore, ed Angela di Fiore del Pizzo, quali prima furono di Giovanna Perris, e pagava d’annuo censo perpetuo grana tre, e calli quattro alla Ducal Camera, come dalla Platea folio 79, doppo furono del Sacerdote Don Nicola Bruno di Vincenzo, e doppo di Flavia Molè, e da questa promessa in dote a detta sua figlia Lucrezia Bruno con detto peso di censo bollale che si pagano alla Ven. Chiesa di San Giambattista d’essa Terra di Francavilla.
1778/22
Oggi, che sono li dodici del mese di dicembre dell’anno predetto, nella Terra di Francavilla, dinanzi a Noi compaiono… Foca Deparo fu Giuseppe, figlio legittimo e naturale di Elianora Talora, Michele Cortese d’Antonio, Francesco Parisi del fu Giuseppe, e Foca Lazzaro del fu Tomaso d’essa Terra di Francavilla, ben cogniti. Esso Foca Deparo asserisce, come possiede iuxto titulo per parte della sudetta sua Madre, la metà d’una Casa palaziata, che fù divisa, e in oggi è divisa, e possiede detta metà sita dentro essa Terra di Francavilla, nella strada di Santa Sofia, limita coll’altra metà di Michele Ciliberto, e quella di Diego Dimonte, e le vie pubbliche d’addietro, e di avanti, quale Casa, che prima era una, fù d’Antonio Parisi, il quale pagava annui grana dieci di censo perpetuo alla Ducal Camera, doppo fù divisa, com’ora attrovasi, tra Pietro Talora, e Giuseppe Bonello d’Antonio, e pagavano grana cinque per ciascuno, pervenuta a detta Elianora Talora di dote promessali dal suaccennato Pietro Talora suo Padre, con detto peso e censo. Più asserisce, come possiede  esso Foca Deparo in comune e indiviso con Teresa Deparo sua Sorella germana  un stabile sito nel Territorio di Francavilla  luogo detto Jidari, che prima diceasi S.Elia, della capacità di tumolate tre e mezza in circa, parte boscose, e parte coltivanti  con castagnare, una quercia grande, ed olivi, limita la via pubblica di Jidari, li beni della Ven. Chiesa di S.Giambattista, quelli di Domenico, e Foca Gharisto del fu Foca, li beni di Bruno Theti, fiume corrente di basso, e di sopra la via pubblica. Quali terre furono  d’Agostino Deparo, e doppo di Domenico Deparo fu Agostino, li quali pagavano annui grana dieci, e dieci calli, poi furono del sudetto fu Giuseppe Deparo Lor Padre, pervenutoli in eredità col detto peso  di grana dieci e calli dieci. Il predetto Michele Cortese asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla, luogo detto Fruci, seù li Gallicelli un stabile di tumolate due in circa in due lenze aratorie e con olivi, fichi, e un celzo bianco, limiti i beni censuarii del Mag.co Giantomaso Perris, la porzione di Bruno Buccinnà alias Janne, con quelle di Ventura Doria, altre terre d’esso costituito, e di altri Particolari anco censuarii della Ducal Camera, e dette tumolate due, sono una quarta parte delle tumolate che furono d’Antonio Salatino, col peso di grana cinque d’annuo censo perpetuo alla Ducal Camera, come dalla Platea al folio 41 a’ ter., doppo con detto peso furono di Domenico Giordano alias Sgambirra, e doppo d’Antonio Cortese Padre d’esso Michele, cui pervennero col peso d’un grano, e calli tre, e tanto pagano per ciascuno Bruno Buccinnà, Ventura Doria, Foca Loiacono, e Vito Quaresima. Il predetto Francesco Parisi asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla nella contrada detta Cannalello un stabile di tumolate una e mezza in comune e indiviso con Foca suo Fratello, e sono coltivanti con alcuni piedi di olivi, vigna e fichi, limita colla porzione di Giuseppe, e Vincenzio Jelapi fratelli, quella di Foca Lazzaro fu Tomaso, di sopra li beni  del Convento dei PP.Agostiniani di Santa Croce, e di basso il fiume corrente, quale porzione  delle tumolate otto, che possedeva la Ven. Chiesa di San Nicola per l’annuo censo enfiteutico perpetuo di grana dieci a favor della Ducal Camera, utim Platea folio 30 delli quali esso costituito paga in oggi per detta tumolata una e mezza annui grano uno, e calli sei, grana quattro Pasquale Parisi di Foca per tumolate quattro, grana tre e mezzo per metà Francesco, e Foca Lazzaro per l’altra metà. Il predetto Giuseppe Jelapi asserisce, come possiede iuxto  titulo  in Territorio di Francavilla, luogo detto Cannalello un stabile di tumolate due e mezza in circa coltivanti  con olivi, celzi bianchi, vigna, fichi, ed  altri alberi, limita da un lato l’ugual porzione di Vincenzio Jelapi suo Germano Fratello, e di sotto la via pubblica, la Stagliata della Ducal Camera, nomata Cannalello, vallone corrente mediante, di sopra li beni del Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce, e dall’altro lato le porzioni di Vito, e di Pasquale Parisi di Foca. Quale predetta tenuta è porzione delle tumolate otto di terre, che possedea la Ven. Chiesa di San Nicola d’essa Terra di Francavilla, col peso dell’annuo censo enfiteutico di grana dieci, come dalla Platea folio 30, ed oggi esso costituito paga grano uno, e calli nove, altrettanti suo Fratello altre due tumolate e mezzo in circa, grano uno e mezzo il predetto Foca Parisi, che possiede tumolate quattro, grano uno e mezzo il predetto Francesco Parisi per tumolata una e mezza, e calli sei per cadauno Foca, e Francesco Lazzaro. Ed il predetto Foca Lazzaro asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla luogo detto Cannalello circa mezzarolata di terra incolta, limitante ut supra.

1778/23
Oggi che sono li dodici del mese di dicembre dell’anno predetto, decima indizione, nella Terra di Francavilla, dinanzi a noi compaiono il Mag.co Giacinto Cauzzi del fu Santo d’essa Terra di Francavilla, il quale asserisce, come possiede iuxto titulo un stabile in Territorio di Francavilla nella contrada detta il Trivio, seù il Vignaletto, una tumolate in circa  di terra con celzi negri, ed un piede bianco, unita con altre terre, sopra le quali paga annui grana venti di censo enfiteutico perpetuo a detta Ducal Camera, di chè n’ha fatto Istromento apparte per gli atti miei stessi, allo quale, ed in tutto sono tumolate dieci con celzi bianchi, e negri con una Casella dentro, giusta li beni del Mag.co D. Nicola Brizzi del fu Gregorio, quelli del Mag.co Antonio Ape, di sotto il fiume corrente nomato Fellaro, ed un violo pubblico, quale tumolata una di terra in circa fù della Ven. Cappella del SS.mo di detta Terra di Francavilla col peso dell’annuo censo  enfiteutico perpetuo di quarti due di grano bianco, come appare dalla Platea del 1696 al folio 226, doppo fù del suaccennato fu Santo suo Padre, cui pervenne da detta Ven. Cappella col titulo di cambio, e pervenuta doppo, e da detto fu Santo restò in eredità a detto Giacinto suo Figlio, il quale se la pignorò al Mag.co Nicola Brizzi, e poi la ricomprò, e la possiede col peso d’annuo censo perpetuo di mezzarrola di grano bianco.
1778/24
Oggi che sono li dodici del mese di dicembre dell’anno predetto, decima indizione,  nella Terra di Francavilla, compaiono dinanzi a Noi il Mag.co Giacinto Cauzzi del fu Santo dì essa Terra di Francavilla, ben cognito. Esso di Cauzzi asserisce, come possiede iuxto titulo per Eredita della fu Donna Diana Casalnuovo, che fu prima Moglie del fu Pietro Cauzzi, Prozio ex Padre d’esso Sig.r Giacinto un pezzo di stabile, sito in Territorio di Francavilla, luogo detto lo Campo di cinque quartucciate in circa coltivanti con olivi, e tre piedi di celzi  bianchi, limita d’una parte colli beni del Sig.r Giacinto Perris, e dall’altra  quelli della Sig.ra Elianora Deparo, via pubblica di sopra, e di un’altra lato, e di sotto li beni di Foca, e Nicola Costa del fu Nicola; Quale tenuta, ut supra, è una quarta parte delle tumolate cinque di terra, che sotto il dì undici settembre 1725 furono concesse ad emphiteusim dall’Ecc.mo Conte di Galvez, ad Antonio Facciolo del fu Francesco, a Domenico Cocuzzi del fu Pietro per annui carlini quindici, come dal libro dei censi al folio 221, Doppo furono di Francesco Merigliano, e Don Domenico Bongiovanni, ed in oggi esso costituito paga sopra detta quarta parte grana trentasette, e mezzo, altritanti D. Francesco Casalnuovo di Cenadi, ed il rimanente altre Persone che posseggono le loro porzioni.
1778/25
Oggi dodici del mese di dicembre dell’anno predetto, nella Terra di Francavilla, dinanzi a Noi compaiono il Mag.co Giacinto Cauzzi del fu Antonio, come Sindaco d’essa Terra, ed Università di Francavilla, ben cognito. Asserisce in presenza Nostra detto Sindaco come detta Comunità, ed Università sua Principale, tiene avanti la Ven. Chiesa di S.Pietro, Principe degli Apostoli, situata nella Contrada detta la Porta di Basso  un Largo, un Planizio per comodo del pubblico, e per veduta di detta Chiesa, confina la Facciata della stessa, e strada pubblica. Quale Largo, è quello stesso in dove anticamente trovavansi fabbricate le Case di Nicoletta Vaiti, di Catarina, e Bernardo Ghaccetta, e di Girolamo Parisi, li quali per il Fondo delle medesime Case pagavano di censo perpetuo grana diciassette, e mezzo alla sudetta Ducal Corte, e poi l’Università sudetta per aver detto comodo di Largo e per veduta di detta  Chiesa, ad onor della Padria medesima, comprò dette Case e le dirupò, e fabbricò, e fece detto Piano, e Largo, come attualmente si ritrova avendo pagato e paga detto annuo censo di grana diciassette, e mezzo  ad essa Ducal Camera, in luogo dei nomati di Vaiti, Ghaccetta, e Parisi. E detto di Cauzzi, come Sindaco s’obliga a pagare il censo perpetuo a nome dell’Università.1778 /25
Il dì dodici del mese di settembre dell’anno predetto, nella Terra di Francavilla, compaiono dinanzi a Noi Giacomo Attisano di Carmine d’essa Terra di Francavilla, che dichiara, come possiede iuxto titulo in Territoro di Francavilla nella contrada detta la Culturella, seù lo Drago, la quarta parte delle tumolate di terra che possedeva il Mag.co Pietro Francesco Decunis coll’anno peso di censo perpetuo di grana ventuno pagabili alla Ducal Camera, come Posseditrice del Suffeudo di Corazzo, che appare dalla Platea del 1696 al folio 137. Doppo si possedé dal fu Mag.co Michelangiolo Decunis con detto censo, e detta parte è unita coll’altre terre d’esso Giacomo, che possiede a censo dalla Ven. Cappella di San Giambattista (-n.d.a.- nei precedenti atti si è fatto riferimento sempre alla Chiesa e non Cappella), confina detto stabile col fiumicello detto lo Drago, la quarta parte di Lucrezia Rindinello Ricotto, pervenuta ad esso costituito dal suaccennato fu Mag.co Michelangiolo.
1778/26
Oggi che sono li tredici del mese di settembre dell’anno predetto, nella Terra di Francavilla, essendo domenica, onde poter stipulare il presente atto abbiamo avuto concessione dal Rev. Vicario Foraneo D. Josepho Bonaventura Bonelli di detta Terra, come da suo biglietto che si allega, dinanzi a Noi compaiono …..Mag.co Nicola Decaria del fu Domenico, Giuseppe Denisi del fu Domenico, Rosario Parisi del fu Foca, Bruno Parisi del fu Tomaso, ed il Mag.co Foca Aracri del fu Nicola, Marito d’Anna Quaranta d’essa Terra di Francavilla ben cogniti. Esso Nicola Decaria asserisce, come possiede iuxto titulo una Casa palaziata, sita entro d’essa Terra, e proprio al Borgo, e contrada nomata S.Sofia, limita colla Casa del Mag.co Giuseppe Decaria suo Fratello, e vie pubbliche dinnanzi e della parte d’addietro, quale Casa fù del Sacerdote Don Giuseppe Decaria suo zio ex Padre, che la possiedè col peso d’annuo censo  perpetuo di grana sette, e mezzo pagabili ad essa Ducal Camera; doppo fù del Rev. Don Antonio Decaria suo Fratello col peso di detto censo, come appare dalla Platea al folio 95 a’ ter., ed oggi posseduta da esso costituito per Eredità di quelli col medesimo peso. Il predetto Giuseppe Denisi asserisce, come possiede  iuxto titulo…..in Territorio di Francavilla, luogo detto la Valle di Colenza circa tre mezzarolate di terre coltivanti con un piedi di olivo, e tre di fichi, e compresa una porzione inculta, e boscosa, limita colla porzione d’Anna Masdea  Vedova del fu Foca Feroleto, li beni di Mastro Michele Bruno, di sotto Mastro Francesco Parisi, vallone siccagno mediante, via pubblica, e di sopra la Stagliata della Corte nomata Donnaminico. Quale tumolate una, e mezza di terra, furono la terza parte delle tumolate tre, che ivi possedeva il fu Sacerdote Don Michele Mannaci col peso dell’annuo censo perpetuo di grana quindici alla predetta Ducal Camera, come dalla Platea folio 75 a’ter., doppo furono possedute dal Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce col peso di detto censo, e da detto Convento pervenute ad esso Denisi, che paga per detta sua porzione grana cinque, altritanti paga Mastro Michele Bruno, grana due e mezzo la sudetta Anna Masdea Vedova, e grana due e mezzo Foca Dibretto fu Giuseppe. E perché dalla sudetta assertiva si scorge che esso costituito possiede più terreno delle tre tumolate censuate, ut in detto folio 75 a’ ter., esso Sig.re Governatore riserba a detta Ducal Camera le sue ragioni per  la reintegrazione di detto terreno scoperto di più. E il predetto Rosario Parisi asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla luogo detto lo Mancino, tumolate due di terre aratorie con olivi, ed una quercia, giusta li beni dell’Eredi del fu D.r Filippo Decaria, quelli di Nicola Giordano di Giacinto, Mastro Filippo Consolo, Bruno Dinardo, e di sotto la via pubblica. Quale terra fu di Antonio Parisi col peso di grana cinque annui imperpetum  alla predetta Ducal Camera; Doppo fu di Francesco Parisi con ugual peso, come dalla Platea folio 70 a’ ter., e da detto Francesco pervenne ad esso Rosario col medesimo peso.Esso Bruno Parisi fu Tomaso asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla, luogo detto lo Mancino tre coppolate di terre in circa, ed è porzione di quelle che furono d’Agostino Palumbo per le quali pagava annui grana cinque, come in detta Platea folio 34, doppo furono d’Anna Masdea, e in essa sua porzione vi sono tre piedi di olivi, limita  con quelle di Nicola Giordano di Vito, e di Nicola Giordano di Giacinto, via pubblica, e la Stagliata della Corte nomata lo Mancino dalla parte di sopra, pervenutali per compera che fece esso Bruno Parisi da Bruno Dinardo, e Mastro Filippo Consolo. Ed esso Mag.co Foca Aracri asserisce, come possiede iuxto titulo…una Casa dotale di detta sua Moglie ed è palaziata, sita dentro essa Terra di Francavilla, luogo detto sopra il Fosso, limita colla Casa del Mag.co Francesco Palmarelli del fu Pietr’Antonio, e strada pubblica. Alla quale Casa il dì due maggio dell’anno 1708 si concesse al fu Giambattista Sigillò palmi nove di larghezza, e palmi undici di lunghezza di terra accanto per farsi, siccome si fece, un Mignano, quale s’attrova oggi fatto per uso di cocinetta, col pagare l’annuo censo enfiteutico perpetuo di grana otto alla Ducal Camera, come dal Decreto del fu Governatore D.Pietro Lucas Ramirez d’Arellano, ed appare dal libro dei censi al folio 224 a’ ter., doppo fù di Domenico Bruno, e di presente da esso di Aracri in dote promessa a detta sua Moglie col peso medesimo  di censo di grana otto.

1778 /27
Oggi che sono li sedici del mese di dicembre dell’anno predetto, nella Terra di Francavilla, poiché corre giorno festivo di domenica, si domandò licenza per poter stipulare al Rev. Vicario Forano del luogo  Don Giuseppe Bonaventura Bonelli, e l’ave concessa scritta con suo biglietto, che stà infilzato nel precedente Istromento d’atto, dinanzi Noi compaiono Giuseppe Perri del fu Domenico, Vincenzo Pallaria del fu Lucantonio, Pasquale Parisi del fu Vito, e Diego Bruno del fu Domenico d’essa Terra di Francavilla ben cogniti. Esso di Perri asserisce, come possiede iuxto titulo nelli confini d’essa Terra di Francavilla la metà d’una stuppellata di terreno, limito l’Orto del Rev. Sacerdote Don Giuseppe Bonaventura Bonello, la via pubblica di sopra, e di sotto, e l’altra stuppellata  si possiede da Giuseppe Accetta d’Antonio per dote di sua Moglie Teresa Cauzzi, ed ambedue porzioni oggi divise furono concesse ad emphiteusim imperpetum a Domenico Cauzzi alli tredici di gennaio dell’anno 1757 dell’olim Governatore D. Giuseppe Ambrogio Albero per l’annuo censo di grana due, e mezzo, come dal libro dei censi al folio 239 a’ ter., delli quali grano uno, e calli tre paga il predetto Giuseppe Accetta d’Antonio. Più asserisce, come possiede in comune e indiviso  com Foca, ed Antonio Perri suoi Fratelli, la terza porzione delli palmi 56 di lunghezza, e 22 di larghezza di terreno sito  nei confini d’essa Terra luogo detto sotto l’Arii, seù Sammartino, li medesimi che nel dì 22 del mese di dicembre dell’anno 1739  furono concessi ad emphiteusim imperpetum a Domenico Perri di Paolo, dal Governatore di quel tempo D.Giuseppe Ambrogio Albero per fabbricar case, col peso dell’annuo censo di grana 40 alla predetta Ducal Camera, come dal libro dei censi al folio 232, oggi posseduti da esso Stipulante, e nomati suoi Fratelli col peso del censo sudetto, quale terreno limita con quello posseduto a censo dal Rev. Don Nicola Bruno, e vie pubbliche d’avanti, e di addietro, paga dunque esso Asserente per detta sua terza porzione grana tredici, e calli quattro. Più esso Giuseppe Perri asserisce, come possiede di dote di Camilla Cocuzzi del fu Michele sua Moglie tre quartucciate di terre in circa, tra boscose, e coltivanti con quercie d’avanzo, site in Territorio di Francavilla, luogo detto Fialandaro, seù la Valle di Paparo, limita la porzione di Giuseppe Accetta fu Antonio, quella di Pasquale Triminì, li beni del Beneficio di S.Eopulo, oggi aggregati alla Menza  Vescovile di Nicastro, e la via pubblica della Valle di Paparo, quale terra è porzione delle tumolate sei, che prima furono del Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce col peso d’annuo censo di grana sei alla Ducal Camera, come dalla Platea al folio 62, dal medesimo pervenuta a Domenico Cocuzzi, e da costui ad esso costituito per parte di detta sua Moglie, ò per Eredità, col peso dell’annuo censo di grano uno, e calli sei, grano uno paga Giuseppe Rindinello Colao, grano uno Pasquale Triminì, grano uno Pasquale Giordano di Giacinto, e grano uno, e mezzo Giuseppe Accetta fu Antonio. Il predetto di Pallaria asserisce, come possiede iuxto titulo, per se, e per parte di Foca, e Francesco suoi Fratelli germani in Territorio di Francavilla luogo detto Castellano, prima si chiamava Castellaci, in comune, e indivise con detti suoi Fratelli tumolate due di terre inculte, e boscose, con alcuni piedi di olivi, limiti i beni del Convento dei PP. Agostiniani di S. Croce d’uno lato, via convicinale dell’altro, di sopra la via pubblica, e di sotto altri beni di Particolari di Castelmonardo, quale tenuta, è la stessa che possedea il fu Luc’Antonio suo Padre, e Fratelli per l’annuo censo perpetuo di grani uno, e mezzo, ut Platea, e pervenne ad esso Vincenzo per eredità. Il predetto Pasquale Parisi asserisce, come possiede juxto titulo in Territorio di Francavilla, luogo detto Cannalello quattro tumolate in circa di terre coltivanti, ed alberate d’olivi, celzi bianchi, e fichi, compresa una tumolata di vigna, limita le porzioni di Vincenzo, e Giuseppe Jelapi, quelle di Francesco Parisi di Giuseppe, la vigna di Giovanni Valestrieri, li beni del Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce, quale tenuta, ut supra, è porzione delle tumolate otto, che possedeva la Ven. Chiesa di San Nicola  col peso d’annui grana dieci enfiteutici  perpetui alla Ducal Camera, come dalla Platea al folio 30, oggi esso costituito paga annui grana quattro. Grana tre e mezzo pagano per metà Giuseppe, e Vincenzo Jelapi, grano uno, e mezzo il predetto Francesco Parisi per tre mezzarolate, e grano uno e mezzo per metà Foca e Francesco Lazzaro. Ed esso Diego Bruno asserisce, come possiede iuxto titulo per Eredità del fu Notar Antonio Spezzano suo Zio ex Matre, in Territorio di Francavilla, luogo detto Furno, seù li Jannizzi tumolate due di terre costerose, e boscose, e proprio dov’è una grotta unita con altra sue terre, nomate li Jannizzi, cioè il Giardino delli Jannizzi, e della Petrara con una Torre di fabbrica, alberato con olivi, celzi bianchi, soveri, fichi ed altri alberi in tutto di capacità ed estensione  di tumolate sedici in circa, limita dalla parte di sotto il fiume corrente detto la Petrara, la via pubblica di uno lato e di sopra, e dall’altro lato la Stagliata della Ducal Camera nomata l’Imbarca, e dell’altro di mezzogiorno li beni di Catarina, e Domenico Spezzano. Quali predette due tumolate sono quelle, che unite a detto giardino, possedea il fu D.r Tobbia Satriano del Pizzo, e pagava annui grana quindici di censo enfiteutico perpetuo pagabili a detta Ducal Camera, come dalla Platea al folio 1°5 a’ter., doppo si possedé dal fu Domenico Spezzano, e poi dal fu Notar Antonio suo Figlio, e da questo pervenne a detto Diego Bruno col peso di detti grana quindici.

1778/28
Oggi che sono li tredici del mese di dicembre dell’anno sudetto, nella Terra di Francavilla, essendo domenica ed avendo ricevuto licenza a stipulare dal Rev. Vicario Forano Sacerdote Don Giuseppe Bonaventura Bonelli, dinanzi a Noi compaiono Rosario Varano, ed Anna Bilotta sua Moglie, che fu Vedova del fu Foca Fruci, e procrearono in costanza di matrimonio a’ Teresa Fruci, essa Anna con l’espresso assenso, e consenso di detto Rosario Varano suo secondo Marito presente d’essa Terra di Francavilla, ed intervenienti alle cose infratte a’ nome, e parte della riferita Teresa Fruci, figlia e figliastra rispettivamente, e parimenti interviene, ed assiste alle cose infratte Catarina Attisano Dispoti, Vedova del fu Giovanni Bonello Jure Romano vivens di detto luogo di Francavilla cogniti. Essi di Varano, e Bilotta coniuggi asseriscono, come la mentovata Teresa Fruci possiede in Territorio di Francavilla, luogo detto il Zupà, seù Carlo di Caria, tumolate tre in circa di terre coltivanti con olivi, e alcune quercie, limite quelle d’Antonio Dibretto, Bruno Papaleo, Giulio Pallaria, e via pubblica, quale terra è porzione delle tumolate quindici concesse a’ Foca Tolomeo, Domenico Dibretto, e Paolo Fruci a 12 agosto dell’anno 1725 dall’Ecc.mo Conte di Galvez per l’annuo censo di docati quattro, e mezzo pagabili a detta Ducal Camera, quale tenimento poi fù diviso, detto Giulio Pallaria, e Teresa Molè, che pagavano carlini undici, e grana due e mezzo, Antonio Fruci che pagava grana trentasei, Vittoria Fruci grana quaranta, Bruno Fruci grana 36 e mezzo, Antonio Tolomeo carlini undici, e grana due e mezzo, e Domenico Dibretto altri carlini undici, e grana due e mezzo. E la predetta Vedova Catarina Attisano Dispoti asserisce, come possiede iuxto titulo….per Eredità del fu Foca Attisano Dispoti suo Padre, in Territorio di Francavilla, luogo detto la Gurna, un pezzo di terra coltivabile di tre mezzarolate in circa con olivi, e fichi,  limita all’ugual porzione, che unita possedé detto suo Padre, ed oggi la posseggono i PP. Agostiniani di Santa Croce, la porzione di Domenico Attisano, e la via pubblica:quale tumolata una e mezza  è porzione di quelle terre concedute a’ censo dall’Ecc.mo Conte di Galvez  nel dì 15 agosto 1725 a Pietro Attisano per annui carlini venticinqe, e grana tre d’annuo censo pagabili a detta Ducal Camera, come dal libro dei censi al folio 215 a’ ter., che doppo furono divise tra Domenico Attisano di Pietro, detto fu Foca Attisano suo Padre, e Fra’ Giuseppe Parisi Agostiniano, che pagano grana sessantatre e calli tre per ciascheduno grana, e Giuseppe Bonello che paga grana 31 e calli sei, mentre il Convento di Santa Croce ne paga altrettanti…Più essa Catarina Attisano asserisce, come possiede  iuxto titulo, la metà di un’Orto di circa una coppolata, dietro la Casa dotale di Rosario Rondinello, luogo detto Sotto l’Arii in confini di questa Terra, quale prima fù di Giuseppe Ciliberto , e pagava annui grana due, come dalla Platea folio 33; doppo fù diviso  per metà tra lo predetto Foca Attisano Dispoti, e Michele Colicchio, e pagavano un grano per cadauno, limita la porzione di detto Michele, l’Orto di Bruno Papaleo, la sudetta Casa di Rosario Rondinello, e via pubblica , sua porzione grano uno, che unita all’altra partita, fanno grana trentadue, e calli otto.
1778/29
Oggi che sono li tredici del mese di dicembre dell’anno predetto, nella Terra di Francavilla, essendo domenica e ottenuta licenza a stipulare, dinanzi a Noi compaiono Vincenzo Pasceri del fu Giuseppe, per sé e per parte di Foca suo germano Fratello, Giuseppe Rindinello del fu Francesco Colao, e Bruno Farina del fu Antonio Alias Cardillo, Marito di Concetta Campisano di Bruno d’essa Terra di Francavilla, ben cogniti. Esso di Pasceri asserisce, come possiede iuxto titulo per Eredità della fu Dianora Cambria sua Madre in Territorio di Francavilla, luogo detto Cormari la quarte parte delle tre tumolate di terre, che furono d’Angela Tomaino, col peso dell’annuo censo perpetuo di grana sette, e mezzo alla Ducal Camera, come dalla Platea folio 97 a’ter., doppo furono di Giuseppe Cambria Seniore col peso di detto censo, in oggi si posseggono da esso Vincenzo che paga di sua porzione annui grana uno, e calli undici, grana uno, e calli dieci suo Fratello Foca Pasceri, e grana tre, e calli nove paga Antonio Pasceri che possiede la metà di detta terra; la porzione d’esso Vincenzo è aratoria con alcuni piedi d’olivi e limita con quella di detto Foca, e li beni del Notar Michele Bilotta, quelli d’Angela Quaranta, e quelli della Mag.ca Elianora Deparo. Il predetto Giuseppe Rindinello asserisce, come possiede iuxto titulo in detto Territorio di Francavilla, luogo detto Fialandaro, seù la Valle di Paparo una tumolata circa di terra aratoria con tre piedi d’olivi, due di peri, uno di fico, e quercie, limita d’un lato la via pubblica di Fialandaro, dell’altro lo stabile d’olivi della Ven.Cappella di S.Anna, e le porzioni di Pasquale Triminì e di Nicola Giordano, quale sua porzione è la sesta parte delle tumolate sei che prima possedeva il Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce. Ed esso Bruno Farina alias Cardillo asserisce, come possiede  di dote di detta sua Moglie, una Casa palaziata sita dentro questa Terra di Francavilla, e proprio avanti la Chiesa Matrice di San Foca, limita con quella del Mag.co Giacinto Perris, e quella di Mastro Nicola Costa, e  strada pubblica, quale Casa fù venduta dal predetto di Costa, e a’ quello, e al nomato di Perris furono concessi, con Decreto del Governatore del tempo D.Giuseppe Ambrogio Albero al dì 24 marzo 1752 palmi otto di lunghezza, e palmi sei e mezzo di larghezza per rinforzare con fabriche dette loro Case pericolose di cascare.

1778/30
Oggi che sono li 13 del mese di dicembre dell’anno predetto, nella Terra di Francavilla, essendo giorno festivo e avuta la licenza di potere stipulare dinanzi a Noi compaiono Rosario Attisano del fu Domenico, Gregorio Attisano  suo germano Fratello, Marito di Veronica Salatino, e Giuseppe Bonello del fu Nicola d’essa Terra di Francavilla, e Bonaventura Doria del Casale di San Vito abitante in questa Terra di Francavilla cogniti. Esso Gregorio Attisano asserisce, come possiede in dote di detta sua Moglie, in Territorio di Francavilla, luogo detto Mantìfica una quartucciata e mezza in circa di terre coltivanti, alberate di celzi negri, limita da due lati la porzione di Vincenzo Salatino, e di un’altra parte il termine che sparte e divide il Territorio di Francavilla da quello di Majda; Quale sudetta tenuta  è porzione delle terre, che possedevano il fu Antonio Davoli, e Compagni della Terra di Castelmonardo col peso dell’annui carlini ventiquattro, pagavansi prima alli Sacerdoti Don Carlo, e D. Ottavio Bilotta Fratelli, di detto Castemonardo, dalli quali furono venduti ad essa Ducal Camera con Istromento  rogato sotto il dì 28 luglio dell’anno 1740, registrato nel libro dei censi al folio 233; E poi divise le terre, pervenne ad esso Gregorio detta sua porzione  dal fu Francesco Salatino  suo Suocero, in dote come si è detto, col peso di grana 20 alla Sudetta Ducal Camera, carlini 11 paga sudetto  Vincenzo Salatino, grana venti il Mag.co Tomaso Bilotta del fu Marc’Aurelio di Castelmonardo, grana 50 Tomaso Bilotta di questa Terra di Francavilla, grana 30 Mastro  Antonio Majolo fu Giovanni per la Moglie di detto di Castelmonardo, e grana 10 Mastro Filippo Simonetta di Francavilla. Più possiede in detto Territorio, luogo detto Carpinà col predetto Rosario suo Fratello, tumolate due di terre coltivanti, con fichi, giusta li beni di Giuseppe Serrao alias Papasella, la Stagliata d’essa Ducal Camera nomata Carpinà, quale sudetta porzione è metà di quella che possedea a censo il fu Sac.te Don Nicola Mannaci, e doppo fù di suo Nipote  ex Fratre D. Nicola Mannaci del Pizzo come Patrono della Cappella di S.Anna sua gentilizia.Esso Rosario Attisano asserisce, come possiede iuxto titulo…..in Territorio di Francavilla, luogo detto Carpinà, seù Arìa, assieme a suo Fratello, tumolate due di terre coltivanti, limitanti come prima si è detto. Asserisce esso Bonaventura Doria come possiede  in Territorio di Francavilla nella contrada detta Fruci tumolate due di terre coltivanti  e parti inculte, limiti con li beni di Michele Cortese, via pubblica, li beni di Mastro Francesco Bilotta e quelli di Vito Quaresima della Terra di Polia. Esso Giuseppe Bonello fu Nicola asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla luogo detto lo Campo tumolata una di terre, limite le terre di Mastro Domenico Parisi, strada pubblica, quelle di Bruno Papaleo, li beni del Convento dei PP. Domenicani della SS.ma Annunziata.Più asserisce di possedere in Territorio di Francavilla luogo detto Crispo, seù Nuzzo tumolate otto in circa di terre, la maggior parte aratorie, con fichi, ed un poco di vigna, limita  li beni di Nicola Costa, quelli di Francesco Salatino,quelli del Mag.co Giovandomenico Rondinelli di Castelmonardo, quelli di Paolo Parisi, e la strada di
1778/31
Oggi che sono li tredici del mese di dicembre dell’anno sudetto, della decima indizione, nella Terra di Francavilla, e proprio nell’Atrio del Convento, sotto il Vocabolo della SS.ma Annunziata dell’ordine dei Predicatori, doppo la salutazione Angelica, fatta alla BB. sempre Vergine nostra speranza, pella Nascita del Nostro Redentore, e Salvatore, con tre lumi accesi a’ toglier via l’oscurità della notte, e conoscer le Persone, ed essendo questo oggi festivo di Domenica, domandata  licenza di poter stipulare in questa sudetta Terra, dal Rev. Vicario Forano del luogo Sacerdote Don Giuseppe Bonaventura Bonelli, si benignò concederla con Biglietto, quale si conserva nell’Istromento, stipulato in questo stesso giorno, si costituiscono ……Vittoria Rizzo, Vedova del fu Bruno Fiorenza Jure Romano vivens, Anna Muzzì , Vedova del fu Mastro Rosario Salatino Romano Jure vivens, e Catarina Bonello Vedova del fu Domenico Ghaccetta, etiam Jure Romano vivens, Madre e legittima Tutrice, e Curatrice di Michele Ghaccetta d’essa Terra di Francavilla cognite. Essa Vittoria Rizzo asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di  Francavilla, luogo detto Scordari, seù Ghalipà, un Stabile di tumulate cinque in circa, la maggior parte boscose, ed il rimanente coltivato, con olivi, fichi, e celzi bianchi, limita coll’altra consimile porzione di  Donna Catarina Bruno, li beni del Convento dei PP. Agostiniani di S.Croce, la Stagliata detta Falco della Ducal Camera, e via pubblica, pervenutoli per succensazione fattale dalla Ven. Cappella di Santa Domenica, e per essa dal Rev. Sacerdote  Don Giuseppe Antonio Cantafi per annui carlini diciassette, e mezzo, e di detto stabile tumolate quattro in circa, sono la metà delle tumolate otto che prima furono della fu Lucrezia Deparo, col peso d’annui grana dieci di censo enfiteutico perpetuo, renditizii a detta Ducal Camera, doppo furono dal menzionato Rev. di Cantafi per la sudetta Cappella col peso di detto censo, come da Platea folio 29, e oggi attrovansi divise tra essa stipulante, che paga grana cinque, e altritanti paga la sudetta Donna Catarina Bruno.E dal sudetto Rev. Don Giuseppe Antonio Cantafi pervennero per succenso, come si à detto, ad essa Vittoria Rizzo, e Donna Catarina Bruno riserbandosi le sue ragioni contro il nomato Sacerdote di Cantafi per aver occultato detto censo alla Corte. Essa Vedova Anna Muzzì asserisce, come possiede iuxto titulo…in Territorio di Francavilla luogo detto Scordari, che prima diceasi Jannuzzo, e Soroscorna, cinque quartucciate di terre aratorie con olivi, limita la porzione di Mastro Domenico Parisi Lo Giudice, quella d’Antonio Ghaccetta di Nicola, e la via pubblica, e sono porzione  delle terre, che un tempo furono possedute dal fu Tobbia Satriano del Pizzo col censo di grana trentatre imperpetum alla Ducal Camera, come dalla Platea folio 205. Doppo furono succensuite a’ Giuseppe Cocuzzi, e Francesco Triminì, ed altri, ed in oggi attrovansi divise tra essa di Muzzì, che paga  annui grana due, e calli nove, Antonio Ghaccetta  di Nicola grana dodici e mezzo, Antonio Muzzì di Nicola grana quattro, Foca Muzzì Fratello grana due, e calli nove, Pasquale Muzzì altro Fratello grano uno, e calli nove, Mastro Domenico Parisi Lo Giudice grano uno, e calli nove, Nicola Ghaccetta di Pietrogiovanni grana quattro, e calli sette, e Giuseppe Ghaccetta d’Antonio grana due, e calli nove, che tutti furono li sudetti grana trentasette; E la porzione d’essa Anna le pervenne in dote da Nicola Accetta col peso di grana due, e calli nove. Ed essa Vedova Catarina Bonello asserisce, come detto Michele Ghaccetta suo Figlio d’Angelino pupillo possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla, luogo detto Jirello la metà delle tumolate tre di terre che prima era vigna della fu Aurelia Pallone, che pagava grana sei annui, unite con altre tre  mezzarolate, censuite per l’annuo Canone di quarti tre di grano renditizii imperpetum a D. Nicola Mannaci del Pizzo, e sono aratorie con olivi. Doppo furono di Bruno Ghaccetta di Paolo, e pagavano grana tre per ciascuno come dalla Platea dell’anno 1696 folio 50 a’ter., ora divise tra essa stipulante a’ nome di detto suo Figlio, che possiede la porzione di detto Bruno Ghaccetta di Domemico, e paga annui grana tre, ed Antonio e Foca Ghaccetta che pagano grano uno e mezzo per ciascuno, come Possessori di quelle di Bruno Ghaccetta di Paolo, e limita di basso con D.Nicola Brizzi, li beni di D. Pasquale Buongiorno di Capistrano, e quelli di Foca Attisano di qui. Più asserisce, come possiede iuxto titulo in detto Territorio, luogo detto Arìa un stabile, unito con altre terre, dove pagano il censo all’Eredi di D. Carlo Aracri di Gasperina, in tutto sono tumolate cinque  in circa coltivanti con olivi, fichi, celzi bianchi, e quercie, giusta li beni di Giuseppe, e Vincenzo Bonello fu Pietro, e la Stagliata della Corte detta lo Gullo d’Arìa, quale tenuta, ut supra, è la quarta parte delle terre che possedea la fu Mag.ca Elisabetta Mannaci, la quale pagava annui carlini quattro a detta Ducal Corte, come dalla Platea folio 81, e doppo furono di Domenico Bilotta, Francesco Pettinato e Compagni, ed oggi  essa Catarina al nome sudetto paga annui grana dieci, ed altrittanti  pagano per ciascuno Francesco Pettinato di Rosario, Giuseppe Bonello di Michele, ed il Mag.co Giuseppe Bevivino. E più la predetta Anna Muzzì Vedova del fu Rosario Salatino asserisce, come possiede in detto Territorio nella contrada detta Scordari, alias lo Teologo tre mezzorolate di terre in circa in due lenze coltivanti ed alberate di celzi bianchi, olivi, e quercie, giusta li beni di Nicola Ghacceta di Pietrogiovanni, Rosario Attisano, Pasquale Muzzì fu Nicola, la Stagliata della Ducal Camera nomata S.Todaro, prima possedute dal Convento dei PP. Agostiniani di S.Croce, ed oggi essa Costituita paga, unitamente ad altro stabile nomato Scordari,anticamente Jannuzzo e Soroscorna, grana tre e calli cinque.                 

1778/32
Oggi che sono li quattordici del mese di dicembre dell’anno sudetto, nella Terra di Francavilla, dinanzi a Noi compaiono Mastro Domenico Parisi del fu Domenico Lo Giudice, D.r Fisico Sig.r Gregorio Mazzotta, Pasquale Triminì del fu Agostino, e Domenico Ghacceta del fu Pietrogiovanni d’essa Terra di Francavilla bencogniti. Esso asserisce, come possiede iuxto titulo, jure Dominii in questo Territorio luogo detto lo Campo  circa tre quartucciate di terre con olivi, celzi bianchi, e quercie d’avanzo, limite con altre sue terre censuitele dal Convento dei PP. Domenicani d’essa Terra, sotto il titolo della SS.ma Annunziata, in tutto sono tumolate tre e mezza, limiti i beni di Giuseppe Bonello di Nicola, quelli del Mag.co Nicola Brizzi dalla parte di sopra, quei di Bruno Papaleo , e la porzione di Antonio Parisi, dette trerre pervennero ad esso Stipulante da quelle che possedea Antonio Parisi di Paolo, e doppo di Giuseppe Parisi d’Antonio, ut Platea folio 52 a ter.. Più asserisce  esso Mastro Domenico Parisi come possiede  iuxto titulo per dote di Laura Ghaccetta sua Moglie, figlia ed erede del fu Pietro Ghaccetta d’Angelino una vigna sita in Terrritotio di Francavilla luogo detto il Trivio di tre quartucciate con due piedi celzi negri, pervenuta a detta sua Moglie da Felice Ciccarello di Squillace, doppo posseduto dal sudetto Pietro Ghaccetta d’Angelino col peso dell’annuo censo perpetuo di grana tredici e mezzo alla sudetta Ducal Camera, ut Platea, e l’altra porzione  di due quartucciate in detto luogo del Trivio, seù Chiusella, che fù prima d’Antonio Facciolo di Francesco limite d’un lato colli beni di D. Michele Vitale, e dell’altro lato  colle terre che posseggono Foca, e Francesco Parisi ed altri Censuari della Ven. Cappella della Pietà. Più possiede in esso Territorio di Francavilla luogo detto Scordari, che prima nomavasi  Jancuzzo, seù Soroscorna due quartucciate di terre in circa coltivate con olivi, ed una sorbara, limite con la porzione di Antonio Accetta di Nicola, d’Anna Muzzì, e di Pasquale Muzzì  di Nicola, e la via pubblica, le sudette terre furono prima del fu D.r Tobbia Satriano del Pizzo col censo di grana trentatre a detta Ducal Camera, come dalla Platea al folio 105. Il predetto Medico Mazzotta asserisce, come possiede iuxto titolo in Territorio di Francavilla luogo detto la Gurnella un Giardino coltivabile con celzi bianchi, pervenutoli per metà di dote dalla Mag.ca Rosa Bonello sua Moglie, e l’altra metà per donazione fatta alla medesima da Giovanna Bonello, confinato col Giardino di celzi della Ducal Camera, nomato la Gurnella, li beni di Foca Feroleto, e quelli della Ven. Chiesa di San Giambattista. Quale Giardino unito fù prima di Francesco Antonio Bonello, cui sotto il dì 28 maggio dell’anno 1737 fù concessa l’aggregazione d’una strada  di palmi  trecentotrentasei di lunghezza e palmi otto di larghezza dall’olim Governatore  D. Sebbestiano Giuseppe Gomez della Torre col peso di censo perpetuo di grana cinque alla Ducal Camera, come dal libro dei censi al folio 226; Doppo fù posseduta dalla Mag.ca Catarina Lombardo con detto censo, ed in oggi  da esso di Mazzotta, come Marito dì essa Rosa Bonello.Il predetto Pasquale Triminì asserisce, come possiede iuxto titulo …..in dote di Catarina Rindinello Colao sua Moglie, e come Tutore, Curatore, e legittimo Amministratore dei beni di Teresa Rindinello Colao, Sorella di detta sua Moglie un pezzo di stabile in Territorio di Francavilla luogo detto Fialandaro, seù la Valle di Paparo indiviso di tre mezzarolate in circa con due piedi d’olivi, quercie piccole, e una sorbara, limita colla porzione di Giuseppe Rindinello Colao, quelle di Giuseppe Perri, e quella di Giuseppe Accetta fu Domenico, e la via pubblica; quali terre  sono la quarta parte delle tumolate sei che furono del Convento dei PP. Agostiniani di  Santa Croce, col peso di grana sei di censo enfiteutico perpetuo alla Ducal Camera.Ed il predetto Domenico Ghaccetta  fu Pietrogiovanni asserisce, come possiede iuxto titulo..in Territorio di Francavilla luogo detto Scordari, seù lo Teologo tre mezzarolate in circa di terre coltivanti con olivi, celzi bianchi, e quercie accanto i termini, limita le porzioni di Nicola Muzzì fu Marco, la Stagliata della Corte, nomata la Valle, la porzione di Foca Muzzì di Nicola, e li beni della Ven. Cappella del Carmine.Quale tenuta è porzione di quella che possedea il Convento dei PP. Agostiniani di S.Croce col peso d’annuo censo perpetuo di grana dieci, ut Platea.
1778/33
Oggi che sono li 14 del mese di dicembre dell’anno predetto nella Terra di Francavilla dinanzi a Noi si costituisce D.Nicola Brizzi del fu Gregorio d’essa Terra di Francavilla, bencognito che asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla, luogo detto il Trivio un stabile di tumolate sedici in circa, unito con altre sue terre proprie, e quelle furono del fu Ch.co Mag.co Carmine Facciolo in due porzioni per le quali grana annui 31 e mezzo perpetui alla Ducal Camera d’essa Terra, come dalla Platea folio 63 a’ ter., ed altre due porzioni che furono del fu Ch.co Giovanni Pietro Stillitano di Castelmonardo di una tumolata in circa, per le quali pagava annui  grana tredici, come dalla Platea al folio 91. Quali quattro lenze unite furono indipoi del fu Mag.co Giuseppe Facciolo, e pagava annui grana 44 e mezzo, da quelle lasciate al fu Arciprete Don Vincenzo, e D.Gregorio Brizzi, e da questi rimaste ad esso D.Nicola Nipote, e Figlio respettivi col peso di detto censo, oggi sono unite con altre sue terre della compra nuova, parte boscose, e parte aratorie, coltivate con celzi negri, e fichi, limitano  col fiume nomato Fellaro, li beni del Mag.co Giacinto Cauzzi, quelli del fu Arciprete Don Filippo Ape, di sopra la strada pubblica, Domenico Accetta fu Bruno Angelino,Tomaso Bilotta, e D. Pietro Buongiorno di Capistrano, paga dunque esso di Brizzi grana 44 e mezzo a detta Ducal Camera per la sudetta partita. Più possiede luogo detto la Gurnella in detto Territorio la metà di un’Orto, che fù di Pietro Bruno, il quale pagava annui grana 36 e mezzo, come dalla Platea folio 53: Doppo fù di Pietro Bruno, poi di Carlo Bruno, divise per metà tra Diego Bruno, e Catarina Bruno, e l’altra metà sudetta che possiede esso di Brizzi  è quella che  era del sudetto Diego Bruno, pervenutali in titolo di compra, limita l’Orto di Michele Ferraro, Anna Feroleto  sua Moglie, e quello di Vittoria Facciolo. Paga in oltre esso di Brizzi sopra detta sua metà d’Orto l’annuo censo bollale per un capitale di docati otto, dovuto alla Ven. Chiesa di Maria SS.ma degli Angioli d’essa Terra di Francavilla.
1778/34
Oggi che sono li 15 del mese di dicembre, proprio avanti il Convento di S.Domenico, sotto il titolo della SS.ma Annunziata, si costituiscono Anna Ciliberto del fu Domenico, Vedova del fu Bruno Masdea Jure Romano vivens, Madre e legittima Tutrice di Vincenzo, Bruno, ed Elianora Masdea minori, Vittoria Barbina Vedova del fu Mastro Nicola Pujìa Jure Romano vivens d’essa Terra di Francavilla cognite. Essa Vedova di Ciliberto asserisce, come hà,  tiene, e possiede iuxto titulo con detti suoi figli una Casa palazziata, sita dentro essa Terra di Fancavilla nella Contrada detta Brigliano, limita colla Casa di Nicola Masdea, quella di Giuseppe Cucuzzi alias lo Posteraro, e dalla parte di addietro  la Casa di Giuseppe Lofiore, e di avanti la strada pubblica; Quale Casa fù di Bruno Catanzaro, e da quello pervenuta a detto Bruno Masdea in titolo di compra col peso  del censo perpetuo di grana due alla Corte, e sono per palmi nove di lunghezza, e tre di larghezza di terreno, che nel dì 20 luglio dell’anno 1728 furono permessi aggregare a detta Casa al predetto Bruno Catanzaro, da fu Gov.re D. Pietro  Lucas Ramirez d’Arellano per farsi in detta Casa una scala, come dal libro dei censi al folio 225, quali sudetti grana due di censo , s’obbliga essa di Ciliberto per sé,  per li suoi figli pagarli alla Corte. Ed essa Vedova Vittoria Barbina asserisce, come possiede iuxto titulo una Casa terrana, ed Orto attiguo alla medesima, sito in essa Terra di Francavilla, e proprio nel luogo detto lo Largo dell’Annunziata, giusta la Casa di Mastro Giuseppe Tolomeo, quella di Mastro Santo Giampà, l’Orto del Sacerdote Don Foca Ciliberto, e strada pubblica; Quale Casa, ed Orto sono soggetti all’annuo censo perpetuo di carlini sei pagabili alla sudetta Ducal Camera.
1778/35                                                                                                                   
stessa data e luogo … si costituiscono  Nicola Colicchio del fu Vito, e Giuseppe Gharisto del fu Foca d’essa Terra di Francavilla ben cogniti. Esso di Colicchio asserisce, come possiede  iuxto titulo, e per dote di Anna Cappello sua Moglie, la Stanza superiore d’una Casa palaziata, sita dentro essa Terra di Francavilla, luogo detto lo Cortiglio, essendo il Basso della Vedova Catarina Bruno di Giuseppe, Madre di detta Anna sua Moglie, limita coll’altra metà Casa, che possiede Vittoria Tedesco, e Pasquale Prestigiacomo, la Casa di Giuseppe Cambria, e della parte di addietro la casa del Rev. D. Gregorio Accetta, e davanti la strada pubblica. Quale  metà Casa, seù Stanza superiore, fù prima di Giuseppe Giampà, e pagava annui grana due e mezzo alla Ducal Camera; doppo fù di Giuseppe Bruno di Giacomo con detto peso, e ad esso di Colicchio pervenuta detta Stanza superiore in Dote, come sopra dichiarando in meglio, che detti grana due e mezzo si pagano in comune colla sudetta Catarina Bruno, sua Suocera che possiede il Basso. Ed esso Giuseppe Gharisto asserisce, come possiede iuxto titulo in comune e indiviso con Foca Gharisto, suo Fratello Germano  minore, un pezzo di terra di tre quartucciate in circa aratorie con olivi, e fichi in Territorio di Francavilla, luogo detto la Crucella, giusta li beni del D.r D. Gregorio Bretti, quelli di Domenico Deparo, ed il fiume corrente; Quale terra fù prima posseduta da Giuseppe Ciliberto, e pagava annui grana tre e mezzo alla Corte, come appare dalla Platea al folio 32; Poi fù d’Angela Ciliberto col peso di detto censo, e doppo del fu Foca loro Padre, da cui pervenne alli predetti Giuseppe e Foca Gharisto Fratelli.
1778/36
stessa data e luogo si costituiscono Mastro Giuseppe Ruperto del fu Domenico e Pasquale Sgotto d’essa Terra di Francavilla bencogniti. Esso di Ruperto asserisce, come possiede iuxto titulo…….una quartucciata di terra con Vigna, e due celzi negri, sita in Territorio di Francavilla, luogo detto Nuzzo, limita colla porzione anche Vigna del Mag.co Giuseppe Ruperto, quella di Nicola Costa di Pietro, li beni di Mastro Antonio Lazzaro, e la via pubblica, ed è una picciola porzione di quella che possedea Foca Ruperto, per la quale pagava annui grana dodici e mezzo alla Ducal Corte, come dal suo rivelo e Platea folio 42; doppo fù di Matteo,  Domenico, e  Giuseppe Ruperto, ed oggi divisa tra esso stipulante, ed il suaccennato Mag.co Giuseppe Ruperto, che paga grana nove come Possessore del rimanente, pervenuta ad esso stipulante  costituito per eredità del sudetto fu Domenico suo Padre, col sudetto peso di grana tre e mezzo alla Corte. Ed il sudetto di Sgotto asserisce, come possiede iuxto titulo  una Casa palaziata in essa Terra di Francavilla, luogo detto il Borgo Nuovo, che le pervenne per titolo di compra dall’Eredi del fu Arcangiolo Sgotto, giusta la casa dell’Eredi di fu Mastro Giacomo Giampà, col peso dell’annuo censo di carlini cinque, renditizii imperpetum al Convento dei PP. Domenicani della SS.ma Annunziata, limita ancora con quella di Francesco Conidi, strada pubblica di sopra, e di addietro l’Orto dell’Eredi di Mastro Giuseppe Giampà. A detta Casa fu concesso aggregarsi come necesario, un terreno largo palmi tre e palmi dieci in lunghezza per fabbricare una scala dalla parte di fuori, come da Decreto dell’olim Gov.re Don Giuseppe Ambrogio Albero nel dì 24 luglio dell’anno 1745; Eppoichè detta scala per imperizia quasi delli Mastri Fabbricatori, che donarono ad intendere a detto fu Arcangiolo bisognar tanti palmi di terreno come sopra per sortir comoda detta scala, mà venne erta, e precipitosa, come oculatamente si vede, e s’ascende, discende  col pericolo di precipitarsi qualcheduno, pensò esso Pasquale di supplicare il Sig.r Gov.re, che stante l’abbaglio fatto nella prima supplica  si benignasse conceder l’assenso a lungare detta scala di altri due palmi di terreno senza pregiudizio del pubblico, nè del privato, ma solo per riformar detta scala erta e precipitosa, senza pagar altro censo oltre al sudetto di grana due e mezzo della prima concessione.

1778/37
stessa data e luogo…si costituiscono Teresa Accetta del fu Antonio,Vedova del fu Mastro Bruno Furlano Jure Romano vivens, Elisabetta Perri  Vedova del fu Antonio Cucuzzi Jure Romano vivens, e Teresa Cucuzzi Vedova del fu Giuseppe Accetta Jure Romano vivens. Essa Vedova Teresa Accetta asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla, luogo detto Cutulìa tumolate quattro in circa di terre coltivanti, e parte inculte con olivi, celzi bianchi, e fichi, limita il stabile del  Rev. Don Nicola Bruno, li beni di Diego Rossillo, quelli di Foca Santacroce, e le terre oggi boscose della Ven. Chiesa di S.Nicola, possedute a censo da Pietro Majolo; Quali terre furono prima del fu Antonio Fruci, e doppo di Paolo Fruci, e Vito Molè. Più essa Teresa asserisce, come possiede  in questa Terra di Francavilla, contrada detta sotto la Torre del Spirone  una Casa palaziata, limita altra sua Casa, e vie pubbliche; Quale Casa è situata in palmi 22 in quattro di terreno, che sotto il dì 14 ottobre dell’anno 1736 furono concesse ad emphiteusim dal fu Governatore Don Sebbestiano  Giuseppe Gomez della Torre alli fu Vito, ed Antonio Furlano  per fabricar detta Casa col peso dell’annuo censo enfiteutico perpetuo di grana dieci a detta Ducal Camera, come dal libro dei censi al folio 226. Doppio fatta detta Casa, fù di detto fu  suo Marito Mastro Bruno Furlano, da cui pervenne ad essa Teresa. Più asserisce, come possiede in Dote in questa Terra, il Basso, e Camera della Casa che fabbricò detto suo Padre in palmi 20 di lunghezza, e 22 di larghezza di terreno che sotto il di’ del nove aprile dell’anno 1737 furono concessi ad meliorandum al medesimo Antonio dal predetto olim Gov.re Gomez per annui grana dieci, limita la Casa di Antonio Muzzì, e le vie pubbliche, pervenutali per metà da detto suo Padre, e l’altra metà, seù l’Astraco Superiore da Lucrezia Accetta sua Sorella. La predetta Vedova Elisabetta Perri asserisce, come possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla, luogo detto Cidoni, seù Marasco un stabile di tumolate tre in circa, parte boscose , e parte coltivate con olivi , fichi, quercie, limita con la Stagliata della  Ducal Camera nomata Falco. E la predetta Vedova Teresa Cucuzzi  asserisce, come detta sua figlia Vittoria Accetta possiede iuxto titulo in Territorio di Francavilla, luogo detto Scordari, seù Teologo, tre quartucciate in circa di terre coltivanti, alberate con fichi, olivi, celzi bianchi, quercie, limitano le porzioni di Antonio Muzzì fu Marco, Foca Muzzì fu Nicola, e di sopra Nicola Accetta, seù Ghaccetta di Pietrogiovanni; quale tenuta è porzione delle terre che possedea il Convento dei PP. Agostiniani di Santa Croce.
1778/37
stessa data e luogo si costituiscono  Vittoria Tedesco Vedova del fu Pasquale Prestigiacomo e Vittoria Gharisto Vedova del fu Vincenzo Bruno. Essa Vittoria Tedesco Asserisce, come possiede iuxto titulo la metà d’una Casa palaziata, sita dentro essa Terra di Francavilla, luogo detto la Timpa, limita coll’altra metà d’Antonio Pasceri, la casa di Michele Cappello, e quella del Rev.Abbate Don Gregorio Accetta, strada pubblica; Quale metà Casa fù d’Antonio Barbina, e pagava di censo perpetuo grana due e mezzo alla Ducal Camera, come dalla Platea folio 99, doppo passò in dominio d’Antonio Tedesco di Diego, eppoi del sudetto fu Pasquale Prestigiacomo suo Marito, da cui le pervenne col peso del sudetto annuo censo. E la sudetta Vittoria Gharisto  asserisce, come possiede iuxto titulo una tumolata in circa di terra, la maggior patrte coltivata, alberata d’olivi, celzi bianchi, ed il resto inculta, in Territorio di Francavilla luogo detto Russomanno, limita con fiume medesimo, col peso di grana due, e mezzo, renditizii alla detta Ducal Camera, come dalla Platea folio 67.Poi fù del fu Domenico Gharisto e Camilla Triminì, e pagano grana due e mezzo, altritanti pagano Nicola Triminì, e Natale Carchidi per dote di Vittoria Mastrandrea sua Moglie.
1778/38
Stessa data e stesso luogo…si costituiscono Foca Feroleto del fu Giuseppe alias Pelluzza, ed Ilario Mandatiti Marito del secondo letto di Valenzia Furlano. Esso di Feroleto asserisce, come possiede iuxto titulo.in comune e indiviso con Domenico, e Giuseppe Spezzano d’Antonio suoi Generi, in Territorio di Francavilla , luogo detto lo Latro, seù  lo Suvaro, la terza parte che delle terre, che possedé il fu Don Michelangiolo Mannaci, per le qquali pagava annui grana cinque alla Ducal Corte, come da Platea al folio 78, che  doppo fù di Luca Feroleto, Domenico, e Giuseppe Spezzano per parte di  Lucrezia, ed Anna Feroleto  loro rispettive consorti, e pagano grano uno, e calli otto per cadauno, limita colli beni del Mag.co D.Giacinto Apostoliti di Castelmonardo, quelli di Mastro Gennaro Bova, e quelli del Rev.Abbate Curato Don Gregorio Accetta.Paga dunque di porzione sua esso Foca grano uno, e calli otto. Ed esso Ilario Mandaliti asserisce, come Marito, ut supra, che possiede per Dote di detta sua Moglie un Casaleno diruto, sito in questa Terra di Francavilla, nella contrada detta la Porta di Basso, limiti altri casaleni anco diruti, sopra dei quali pagano i censi perpetui al Convento di S. Domenico della SS.ma Annunziata, e Convento di S.Agostino di S. Croce respettivamente, uno dei quali fù del fu Pietro Papaleo alias Jughà, e limita la strada pubblica; quale Casaleno, prima era Casa palaziata, posseduta dal fu Girolamo Dedato, sopra della quale pagava vari censi a detto Convento di  S.Croce, e grana venti di censo alla predetta Ducal Camera per il Fondo, come da Platea folio 57, doppo fù d’Antonio Dedato suo Figlio, e finalmente di Pietro Furlano Padre di Valenzia, cui fù posseduto in Dote con censo di grana venti. Più asserisce esso di Mandaliti, come Tutore, e Curatore di Teresa,  Aurelia, e Vittoria Costa, figlie legittime e nate dal fu Domenico Costa, Marito il primo di detta Valenzia sua Moglie, tumolata una in circa  di terra, sita in Territorio di Francavilla, luogo detto lo Campo, consistenti in due mebri alberati dì olivi , limita colla porzione di Nicola Costa di Pietro, quella di Mastro Francesco Parisi alias Scorciagrilli, e quella del Mag.co  Santo Cauzzi; quale terra è porzione delle 12 tumolate in circa concesse ad enfitesusi nel dì 7 agosto dell’anno 1725 dall’olim Ecc.mo  Gov.re Conte di Galvez a Pietro Costa, e a Giovanni Francesco Cavuzzi, o Cucuzzi.
1778/39
stessa data e stesso luogo…si costituiscono Bartolomeo Santacroce, Marito di Laura Rindinello del fu Domenico, e Foca Costa del fu Pietro d’essa Terra di Francavilla bencogniti. Esso di S. Croce asserisce con giuramento, come nell’Istromento stipulato a favor della Corte nel 10 settembre dell’anno passato 1777 per gli atti miei, dichiarò, ed asserì, che possedeva di Dote di detta sua Moglie, nella contrada detta Scordari, Territorio d’essa Francavilla, una tenuta di quartucciate di tre e mezzo in circa di terre coltivate, alberate con olivi, celzi bianchi, fichi, ed una quercia, limita colle porzioni di Catarina Rindinello  Vedova del fu Giuseppe Masdea, e li beni di Mastro Luca Simonetta, e di sopra la via pubblica; Detta tenuta è porzione delle terre che posssedea il fu D.r Tobbia Satriano del Pizzo per annui grana dieci di censo enfiteutico a favor della Ducal Camera, Il predetto Foca Costa  asserisce, come possiede  iuxto titolo…in Territorio di Francavilla luogo detto lo Campo due quartucciate di terre in circa alberate con olivi. Detta tenuta fù prima di Pietro Costa data in enfiteusi nel dì sette agosto 1725 dall’olim Gov.re Ecc.mo Conte di Galvez.Più asserisce esso Foca Costa come possiede  iuxto titulo, come Padre, Turore e legittimo amministratore  dei beni di Giuseppe Costa suo Figlio ed Erede della fu Cristina Attisano che fù sua Moglie, un Giardino di tumolate due, e quartucciata una, in Territorio di Francavilla luogo detto la Gurna; quale Giardino è porzione delle terre che nel dì 15 agosto dell’anno 1725 l’Ecc.mo Governatore del tempo Conte di Galvez concesse ad enfiteusi a Pietro Attisano per annui carlini 25. Oggi possedute dal Convento di S.Croce e da altri.

1778/40
stessa data e stesso luogo si costituiscono Giuseppe Spezzano del fu Antonio, Marito d’Anna Feroleto di Foca, e Domenico Rindinello Janco, legittimo Tutore, e Curatore di Giuseppe Dimonte del fu Vito d’essa Terra di Francavilla cogniti. Esso di Spezzano asserisce, come possiede  in comune, ed indivisa con Foca Feroleto suo Suocero, e Domenico Spezzano suo Fratello la terza parte delle tre tumolate di terre site nel Territrorio  di Francavilla, luogo detto lo Latro, seù lo Sovaro, le quali furono del fu Sac.te Don Michelangiolo Mannaci col peso del censo perpetuo di grana cinque, come da Platea al folio 78, doppo furono di Luca  Feroleto di Giuseppe col peso di detto censo, ed in presente si possiede in comune col peso di censo perpetuo di grana otto e mezzo per ciascuno, limita li beni di D. Giacinto Apostoliti di Castelmonardo, quelli di Mastro Gennaro Bova, e quelle del Rev. Abbate Don Gregorio Accetta. Ed il predetto Domenico Rondinello al nome sudetto asserisce, come il riferito Giuseppe Dimonte possiede in Territorio di Francavilla, luogo detto S.Stefano, seù la Lenza di Majo tumolate cinque in circa di terre distinte in due Lenze, divise dalla Strada di S.Stefano, e sono aratorie,  unite ad altre due tumolate e mezza, sopra delle quali paga tre quarti di grano bianco al Mag.co D. Domenico Antonio Serrao di Castelmonardo, alberate di celzi bianchi, e quercie d’avanzo, limita le terre di Marco Caruso, la via pubblica,  le terre del Rev. Don Salvatore Chiaravalle di detto Castelmonardo, e quelle delli PP. Basiliani della Torre di Spatola; Pervenuteli dette cinque tumolate per eredità  di detto fu Vito di Monte, Padre di detto Giuseppe  figlio minore, col peso dell’annuo censo perpetuo di grana dieci alla sudetta Ducal Camera, come Posseditrice del Suffeudo di Corazzo, che apparea dalla Platea folio 142, e altri tre, e mezzo di grano bianco si pagano al D.r  D. Francesco Antonio Majo di Castelmonardo. E sono dette tumolate cinque di terre le medesime che si possederono da Vito di Monte della Terra di Polia colli medesimi sudetti pesi, citra pregiudicium delle sue ragioni, contro gl’Eredi delli fu Giuseppe, e Giambattista Majo Avo, e Padre di detto D.r D. Francesco Antonio, come dalla Platea al folio sudetto 142. Doppo furono di Nicola Dimonte, e finalmente di detto minore Giuseppe col peso di detto censo di grana dieci.
1778/41
Oggi che sono li 16 del mese di dicembre dell’anno 1778…stesso luogo…si costituiscono il P. Lettore frà Giacinto Cundari Priore odierno del Convento di S. Domenico, sotto il Vocabolo della SS.ma Annunziata  d’essa Terra di Francavilla, il P. Lettore esaminato in Sagra Teologia  Frà Gundisalvo Galati, e Frà Martino Carà, Proc.re  d’esso Convento medesimo gremialitèr viventes e aggenti, ed intervenenti alle cose infratte a’ nome, e parte di detto Lor Principal Convento, PP. e Proc.ri Successori  Essi RR. PP.. e Procuratori asseriscono, come detto Convento Lor Principale possiede juxto titulo, bonafide, iure Dominis gl’infrascritti Beni Stabili, e sono videlicet… In primis una tumolata di terra in circa, oggi unita con altre terre del Convento, della capacità di tumolate undici circiter, la maggior parte dei quali è coltivante, e coltivata, alberata con olivi, e quercie d’avanzo, e le rimanenti sono boscose, ed inculte site, e poste in Territorio di Francavilla luogo detto Cidoni, confina la via pubblica dalla parte di sopra, di basso li beni del Mag.co D. Michele Solari di Domenico, abbitante nella Città di Monteleone, quelli degl’Eredi di Pietro Furlano, e quelli della Mag.ca D. Elianora Deparo; Quale tumolata una fù un tempo di Domenico Farina, il quale pagava grana ventisette di censo perpetuo alla Ducal Camera, come dalla Platea al folio 37, e da quello pervenuto ad esso Costituito in titolo di compra col peso di detto censo. Più possiede nella contrada detta Gharciopoli, Territorio medesimo, tre tumolate di terre, unite con altre di detto Convento, che tutte compongono un Stabile di tumolate tredici in circa aratorie, ed alberate d’olivi, celzi bianchi, fichi, confina colle vie pubbliche dalla parte di sopra, e di basso, e di  uno fianco le terre del Mag.co D. Nicola Mannaci, vallone siccagno, e li beni delli Mag.ci D.Giantomaso, e Giacinto Perris Germani Fratelli, quali sudette tumolate tre furono, e sono di detto Convento in due partite, una col peso d’annui grana venticinque, e l’altra col peso di grana trenta, renditizii alla Ducal Camera, come si vede registrato nella Platea al folio 87, e uniti sono in tutto grana cinquantasei di censi. Più possiede nel Territorio sudetto nella Contrada nomata le Olivarelle, e Gharciopoli altre tumolate tre di terre, unite con altre del Convento stesso, in tutto sono di circa dodici tumolate aratorie, ed alberate con olivi, limitatano le vie pubbliche da due lati, e di sopra la Stagliata della Ducal Camera detta Grillo, e l’Oliveto della Corte medesima, quali tumolate tre sono videlicet, tumolate due, che oggi si chiamano l’Olivarelle, seù S.Nicola, e Gharciopoli, che prima furono del Mag.co D. Domenico Ruffo, doppo del Mag.co D. Marcello Ruffo, e Fratelli col censo perpetuo di grana sette, e mezzo, come dalla Platea al folio 45, e tumolata una fù di Domenico Ghaccetta  di Francesco, e poi di detti D. Marcello, e Geronimo Ruffo, col peso di grana cinque, come da Platea  folio 57 a’ ter., di modoche ambedue partite furono di tumolate tre. Più possiede detto Convento, in esso Territorio, luogo detto Cucca, seù S. Stefano  tumolate otto di terre in circa tra aratorie, e boscose, giuste le terre delli predetti Mag.ci Giantomaso, e Giacinto Perris, quelle dell’Abbazia, seù Beneficio di S. Benedetto di Salerno , la via pubblica, quali terre furono, e sono di detto Convento, come dalla Platea folio 87 a’ter. col peso ad annuo censo perpetuo di grana dieci. Più possiede nella Contrada detta l’Archi,Territorio medesimo, un Battendiero, ò sia Molino diruto con un piede di celzo bianco innanzi, giusta li Beni della mentovata  D. Elianora Deparo, e fiume corrente, quale Molino, ò sia Battendiero diruto fù del Mag.co Foc’Antonio Accetta , e pagava annui grana sessanta di censo perpetuo  alla predetta Ducal Camera, come dalla Platea folio 47, e da quello venduto ad esso Convento col peso di detto censo di grana sessanta. Più possiede nelle vicinanze d’essa Terra di Francavilla luogo detto il Palazzo un Molino ad acqua macinante vittovaglie, il quale riceve l’acqua di quello del Convento dei PP. Agostiniani di S. Croce detto la Fischia, e la deriva, e dona al Molino della Ven. Cappella del SS.mo  d’essa Terra di Francavilla, e per il jus dell’acqua sempre hà pagato esso Convento di S. Domenico alla predetta Camera Ducale grana quarantacinque, e mezzo. E più possiede tre mezzarolate di terre dove, e su  le quali oggi sta fondato,  eretto, e fabbricato detto Convento dapiù, e molti secoli sono, unite all’Orto del medesimo, limito il fiume corrente di basso, e la via pubblica, come dalla Platea folio sudetto 88 a’ ter., paga esso Convento carlini ventidue, e grana quattro, e mezzo.
1778/42
stessa data e stesso luogo si costituiscono la Mag.ca D. Elianora Deparo, Vedova del fu D.r Filippo Decaria Jure Romano vivens di detta Terra di Francavilla bencognita, come legittima Tutrice, e Curatrice di Francesco Saverio, Giambattista, ed Anna Maria Decaria suoi figli pupilli, e figli ed Eredi di detto fu D.r Filippo. Essa asserisce, come detti suoi figli pupilli posseggono di beni ereditari di detto Lor Padre un Stabile sito in Territorio di Francavilla  nella contrada le Coste, o Crispo, seù Nuzzo di tumolate cinque in circa di terre aratorie, con olivi, celzi bianchi e negri, ed un poco di Vigna, giusta li beni di Foca Decunis, via pubblica, ed altri confini; Quali tumolate cinque, ut supra, furono, cioè tumolate due di Marc’Antonio Marotta, e doppo di Francesco Rondinello Ricotto, e pagavano annui grana dieci,  come dalla Platea dell’anno 1696 folio 70 a’ ter., tumolata una che fu di Giambattista Ghaccetta, e doppo di Giuseppe Cucuzzi lo Pazzo, e Camilla Ghaccetta, e pagavano grana cinque annui, e tumolate due furono possedute dalla Ven. Chiesa di Maria SS.ma delle Grazie, che pagava il censo perpetuo di grana diciassette, e mezzo, come dalla Platea folio 69 a’ ter., e doppo tutte , e tre porzioni si possederono dal fu Nicola Decaria, e finalmente dal suaccennato D.r Filippo suo Figlio col peso di detti censi, ed in oggi dalli sudetti suoi Figli pupilli colli medesimi censi. Più asserisce, che i suoi figli pupilli posseggono dall’Eredità Paterna una Casa palaziata con più camere, dentro essa Terra di Francavilla, al Borgo, dirimpetto la Ven. Chiesa di S.Sofia sottovia, limita d’innanzi e di un lato la strada pubblica, e di addietro la Casa di Mastro Giuseppe Salatino; Alla quale casa per Decreto dell’olim Gov.re D.Giuseppe Ambrogio Albero in data tre gennaio 1752 , fù permesso a detto D. Filippo aggregarsi  diciotto in quattro di terreno per eriggere, ed unire, e fabbricare  una Camera col peso, e censo enfiteutico perpetuo d’annui grana sette a favor della Camera Ducale, come dal libro dei censi folio 240, alla quale Casa trovasi oggi aggregato anco un Basso, che fù di Francesco Denisi, e doppo di Pietro Talora , e di Giuseppe Bonello d’Antonio, col censo di grana cinque annui, ut Platea folio 59; la Stanza superiore fù posseduta da Giuseppe Attisano, ed oggi da Mastro Giuseppe Salatino, e paga grana cinque come da Platea folio 59, ed il Basso fù doppo di detto fu D.r D. Filippo, e per esso da detti suoi figli pupilli. E più asserisce essa D.Elianora Deparo  Vedova, come possiede di robbe sue Dotali, cioè nella Contrada detta Domitri, seù l’Archi, Territorio di Francavilla tre tumolate di terre, unite con’un suo Stabile, in tutto tumolate trenta in circa, la maggior parte sono boscose, e gli rimanenti coltivati con olivi , e celzi bianchi, giusta li Beni del Convento dei PP. Domenicani, sotto il Titolo della SS.ma Annunziata, e quelli della Ven. Cappella di Maria SS.ma del Carmine, fiume corrente, e via pubblica. Quali tumolate tre ut supra  furono della Chiesa diruta di S. Martino, doppo si possederono dal fu Sacerdote Don Francesco, e Mag.co Giambattista Deparo Fratelli  Padre,  e Zio rispettivamente d’essa costituita. Più essa costituita Vedova D. Elianora possiede nei luoghi di S.Martino nei confini d’essa Terra di Francavilla  un’Orto di mezzarolata in circa, con alcuni piedi di olivi, e celzi bianchi, limita coll’Orto che possiede il Mag.co Antonio Ape per Dote di D. Marianna Deparo sua Moglie, Sorella d’essa costituita, quello del D.r  D. Gregorio Bretti,via pubblica, e fiume corrente. Quale Orto in primo luogo, cioè mezzarolata, fù del Ch.co Antonio Facciolo di Carlo, e tre quartucciate le possedè il fu Mastro Antonio Deparo. Doppo fù posseduto unito dalli predetti fu D. Giambattista, e D. Francesco Deparo con detto peso di censo, e poi pervenute a dette figlie e Nipoti. Più essa costituita asserisce, come possiede altro pezzo di terra d’una quartucciata in circa, sito nella Contrada Ciaramidio, oggi detto Sammartino sotto la via con celzi bianchi ed alcuni piedi di olivi, limita colla porzione di detta sua Sorella, D.Gregorio Bretti, via pubblica e fiume corrente, quale pezzetto di terra è la metà delle due quartucciate che possedea il Ch.co Giambattista Pasceri, col peso dell’annuo censo perpetuo di grana sei, come dalla Platea al folio 35.

 

Beni fondiari non censuiti e rimasti nella disponibilità della Camera Ducale.

Petto d’Uccello  tomolate 50- Falamischia tomolate 30- Cummarara tomolate 30- Diana tomolate 20- Arìa tomolate 15- L’Abbatìa tomolate 28 – Li Pratora tomolate 8- Li Sorbari tomolate 20- L’Ustra tomolate 15- La Frìa tomolate 15- Lo Mancino tomolate 17.- Lo Puzzo tomolate 2- S. Teodoro tomolate 20- Falco tomolate 80- La Pietra della Posta tomolate 70- Cannalello tomolate 16- Montoro tomolate 10- Ziopà tomolate 18- Giambara tomolate 10- Savuchello tomolate 20- Lo Campo tomolate 4- Imbarca tomolate 10- La Vattìa tomolate 8- Patarunci tomolate 7- Lo Impìso tomolate 6- La Fontana di Savuchello, Acqua fetenta e lo Piano di tomolate 8- Bonì tomolate  50- Li Corti ossia Melia tomolate 22- La Valle tomolate 6- Carpinà tomolate 6- La Cuturella tomolate 6- Jiaculano tomolate 6- Lo Trivìo tomolate 7- Cajazzo ossia Brisi e Barletta Sopra e Sotto tomolate 87- L’Osso tomolate 18- La Coltura del Giardino tomolate 42- La Gurna tomolate 1,50- La Pietra Bianca tomolate 10- L’Olivarelli tomolate 2- Castellano tomolate 90.
Beni ducali dati In affitto
Bosco La Marinella tomolate 200 affittato per ‘soli erbaggi’per 80 ducati annui.*
Fundaco del Fico affittato per ducati 75  annui a Domenico Praganò e Giuseppe Triminì, incluso il giardino. -
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La Platea Ducale offre, come si è detto ampia documentazione sia sui fondi, con sequenza storica dei vari possessori e limiti, sia sui beni urbani. Nel citare i fondi si parla di ‘stabile in luogo detto’, precisando l’estensione, la natura, ed anche i toponimi antichi. Si parla soltanto, ad esempio, di Scordari identificandolo anche con Russomanno, Cormari, Scutinò, S. Teodoro o S. Todaro, Drago-Lanzaro- Maricello (oggi Luchi). Col toponimo Russomanno, la parte di proprietà della famiglia Mannacio o della Cappella di S. Anna (suo jus patronato) s'identificava con quello di Garciopoli. In effetti, le contrade molte estese definite con un toponimo erano frazionate in altre partite con toponimi diversi. Nella mappatura dei fondi sono riportati i cognomi e nomi dei limitanti, i quali, se non sono riportati come censuari della Camera Ducale, sono dei proprietari terrieri (contadini se appartenenti al ceto dei bracciali, proprietari non coltivatori se appartenenti ai ceti nobili o civili).
 E’ importante anche la citazione delle vie, dei fiumi correnti, dei molini e, nel caso del fondo Imbarca, l’esistenza di una vecchia torre in muratura. Anche la citazione dei beni ducali urbani è una miniera di fonti sul centro abitato di Francavilla. La Chiesa di San Pietro si trovava nella contrada detta la Porta di Basso, mentre la Porta Reale si trovava nella contrada detta il Borgo (nelle vicinanze della Chiesa di Santa Sofia sita nei pressi dell’attuale via Roma). Si citano toponimi come Sotto la Torre dello Spirone, la Timpa, il Castello diruto, la Chiesa di San Martino diruta e trasformata in casa di abitazione, tutte le altre Chiese e Cappelle, e i Conventi, i viottoli e le vie pubbliche, il Cortiglio e Lo Largo dell’Annunziata e tante altre dettagliate descrizioni di siti dentro, ai confini e fuori delle mura del Borgo. Sono appunti da tenere in considerazione nell’esaminare le altre documentazioni storiche riguardanti l’argomento specifico sul vecchio centro urbano di Francavilla. Si confermeranno cose già dette e si scopriranno alcune novità utili alla storia della società di Francavilla e dintorni. La descrizione che fa del Borgo Ilario Tranquillo viene in gran parte confermata dall’esistenza di alcuni toponimi riportati nella Platea. Non bisogna dimenticare che il dotto canonico di Pizzo ben conosceva Francavilla in quanto, ai primi del 1700, frequentava spesso la casa della famiglia Mannacio con la quale era imparentato. Ritorneremo su quest'argomento. La Platea va studiata contratto per contratto se si vuole avere maggiori lumi sulla Terra e sul Territorio di Francavilla.

 

 

 

CAPITOLO XII
DISPUTE E LOTTE LOCALI
Francavilla è stata protagonista di grandi dispute e lotte locali sia nei tempi passati sia in quelli recenti. Dispute come discussioni animate e vivaci, anche aspre, tra sostenitori di tesi opposte. Lotte locali varie come contrasto duro e anche violento tra singoli o gruppi di cittadini desiderosi di vincere o eliminare gli avversari senza esclusione di colpi. Sono state di aiuto per il progredire della comunità? Alcune si, altre no. Ma quali si, e quali no?. Negli anni della feudalità i maggiorenti del paese si riunivano nel piazzale del Convento domenicano dell’Annunziata per l’elezione del sindaco e dei consiglieri(gli eletti) del Comune, presente  il fiduciario del Duca dell’Infantado con il governatore di giustizia ed il cancelliere come organo ratificante. Anche allora le dispute, le lotte o i contrasti non mancarono. Azioni di uomini e donne che vivevano in comunità, quindi azioni politiche nobili o miseramente volgari. Non mancarono prima e dopo sino ai nostri giorni. Aprire un dibattito storico-culturale su alcune antiche dispute con la realtà dei giorni nostri sarebbe iniziativa augurabile. Con il presente lavoro, assieme a tante altre fonti sulla storia sociale di Francavilla, si vuole riportare alla luce la documentazione riguardante varie dispute e lotte locali, grandi o piccole che siano state.
Come incipit si riporta la disputa avuta a Francavilla per la sua riedificazione dopo il terremoto del 1783. Riaprire quella disputa oggi sarebbe, dopo oltre due secoli, una occasione per rivedere storicamente quel tempo e scoprire colti personaggi ben degni di essere ricordati dai loro immemori futuri concittadini.
LA DISPUTA SULLA RIEDIFICAZIONE DELLA NUOVA FRANCAVILLA
desolazione e miseria. Sembrò che fosse scomparsa per sempre quella risorsa di umane  intelligenze esistente prima del terremoto. Passato il periodo di grande smarrimento, quella risorsa di intelligenze cominciò invece a destarsi, cominciò a farsi sentire. Reagì da par suo alla rassegnazione e spronò la popolazione a interessarsi dei problemi che riguardavano Dopo la grande catastrofe del 1783 continuò, più di quello sismico, lo sciame di lutti e disgrazie tra le famiglie francavillesi. Una specie di silenzio collettivo sembrò regnare.
Alla perdita dei propri congiunti, delle proprie abitazioni, dei propri averi si aggiunse una diffusa apatia verso il vivere in comunità.
Le Chiese, i Conventi, i pubblici edifici, gli opifici  distrutti e le terre incolte.
Uno cenario di la continuità del vivere in comunità. Bisognava pensare alla ricostruzione morale, sociale e materiale. Ricostruire, e meglio, quanto era stato distrutto.
La documentazione sulla riedificazione della nuova Francavilla ci presenta una delle più interessanti dispute che ebbero i francavillesi nella loro storia. Una disputa basata su uno scontro duro tra personaggi che, con le loro colte argomentazioni, non avevano paura di esternare il loro pensiero non soltanto sull’oggetto del contendere, ma anche sugli interessi e trame locali e dei paesi viciniori.
Con Decreto Reale del 5 luglio 1783  fu stabilito che Francavilla doveva essere riedificata nella pianura dello Ziopà. Il Decreto fu emesso in seguito alla ricognizione fatta dagli ingegneri ‘reali’ sotto la guida del capitano Novi e con l’assenso di tutti i cittadini. Nessuno fu contrario. In esecuzione di detto Decreto si erano trasferiti allo Ziopà, dove erano state costruite delle baracche, il governatore di Giustizia, i parroci e 350 cittadini. Alla data del Reale Decreto non era stata ancora istituita la Cassa Sacra. Quest’ organo governativo, da re Ferdinando IV, fu creato con dispaccio del 4 giugno 1784, in effetti cominciò ad operare nel novembre dello stesso anno.
Era trascorso infruttuosamente un lustro e nessuna concreta azione di attuazione del Reale Decreto.  I burocrati della Cassa Sacra, con l’aiuto di personaggi locali e dei paesi limitrofi, avevano creato le condizioni per un totale annullamento dello stesso Decreto. Non più la pianura dello Ziopà dove riedificare la nuova Francavilla, ma l’antico sito. Si ritornava, secondo l’edulcorata espressione usata da qualche burocrate, ‘ai patri lari’, mentre più realisticamente altri scrivevano ‘ ai patri tuguri’.
La nuova scelta sembrò passare tranquillamente, come se i cittadini fossero stati consenzienti, eccettuato qualche isolato mugugno. I cittadini erano divisi. Vi furono personaggi non solo del luogo, ma anche di qualche paese limitrofo, che ‘ fomentavano la vil ciurmaglia’ contro i sostenitori dello Ziopà.
In quello scenario pieno d’intrighi, di scelte forzate e interessate, comparve la figura di Nicola Parisi, di professione dottore fisico, il quale con un lettera-relazione costrinse gli alti burocrati della Suprema Giunta di Napoli a intervenire presso i minori, ma forse più efficaci, burocrati della Cassa Sacra di Catanzaro e del Ripartimento di Francavilla perché fornissero maggiori e più convincenti lumi.
RELAZIONE  DEL DOTTORE FISICO NICOLA PARISI
E’ ormai un intiero lustro, che la vendicatrice mano di Dio difendendo i diritti suoi contro le malvagge creature guardando con occhio bieco, e da sdegnato artefice supremo quest’orbe terraqueo, per terrore e spavento lo fè tutto dai suoi cardini tremare, che rovesciando impietosamente sul suolo città, torri, castella, edificj, si videro i disgraziati mortali(ahi crudele disavventura!) pria sepolti che trapassati.
Il miserabile avanzo degli orrendi flagelli timido, e pauroso per la sanguinosa in’aspettata tragedia bramava più tosto abitare negli antri tra’ fiere, che veder di nuovo quell’esacrando abominevole terreno d’umano sangue bagnato, che fin le micidiali pietre cruentate si videro.
Si cercò in quei calamitosi tempi proporzionato riparo alla meschina vita per evitare i maggiori pericoli dell’inesorabil morte, che con adunca tagliente falce si vedea camminare per le strade, e fu universal cura rinvenirsi un luogo, che fusse a’ posteri meno soggetto alle future disgrazie ed  esterminj, e di comune consenso si scelse da’ naturali di Francavilla la bella pianura dello Ziopà, luogo atto, e proprio per lo comune comodo e vantaggio dei naturali.
Furono solennizzate le cerimonie con pubblico colloquio, e senza contradizione veruna unanimemente si decantò tal luogo, sì per lo sito, come umbelico del territorio, sì per li vantaggi della popolazione come vicina alla coltura de’ terreni, sì ancora per l’innumerabili comodi, come che gode d’una Regia strada  per dove passando una intera Provincia, aumentando il commercio cresce a’ misura la ricchezza de’ cittadini.
Esaminate intanto tali favorevoli circostanze, con la rivista di più reggi ingegneri, fu stabilito con Real Diploma a’ 5 Luglio del 1783 il luogo Ziopà per Nuova Francavilla , qual Sovrana determinazione ricevuta e con universal applauso, si fecero i rendimenti di grazie al Signor Dio dator d’ogni bene, ed al nostro invitto benefico Sovrano , che si benignarono farci godere un tanto sospirato felice luogo: ed ecco in un momento situata la Parrocchial Chiesa col respettivo Parroco, e i naturali tutti anelanti vi accorsero tutti con indicibil contento ad abitarlo.
 Quand’ecco in un baleno mutato cielo, e la serenità dell’aria di folti tempestosi nebbi oscurata, li privò della cara luce del sole, ed in Eterno buio disgraziatamente condannati, altro non aspettavano che tempeste, e rovine.
Non mancarono a tante disgrazie le convicine popolazioni di seminar zizzanie tra’ cittadini, e si radicarono sì altamente, che non si trovò maniera a’ potersino estirpare, effetto dell’invidia per la felice sorte che incontrò Francavilla di abitare quell’invidiato luogo; per cui si cominciò da’ dissidenti a cantar la palinodia, ed eccitare maligno spirito di partito, e sterminatrice del pubblico bene. Si fecero suppliche non poche al Real Trono di tal diffidenza, si gridò, si schiamazzò; ma comochè le strade per ogni dove erano chiuse ogni opra, ogni artificio riuscì vano, e si ripeteva a’ declamatori  conclamatum est.
Languiscono intanto i meschini abitatori  di  quel disavventurato luogo dello Ziopà bersagliati e confusi da’ loro nemici, e pagano il fio della loro fedeltà, che altro reato imputare non si puote che essere stati fedeli osservatori de’ reali supremi comandi; si lamentano tuttavolta con caldi sospiri e dirotte lacrime, e rinfacciano a’ traditori, con testificare al Cielo, ed al mondo tutto i tradimenti sofferti , e se l’umana giustizia sostiene di vendicare i torti loro, n’appellano alla giustizia del sommo Dio, e ne implorano la dovuta vendetta, che deplorabil cosa ella è, dopo essere dedotti e rimasti in esso per le sofferte cose si situarsino dove i Regi Ministri forzosamente precettavano, rimaner solitarj, e senza speranza alcuna di trovare riparo alle loro miserie. Qui sì, si potrebbe dire: Quis talia fando Mjrmidonum, Dolopumve, aut duri miles Ulissi temperet a lacrimis?

Non si fa come si vede ora il disavventurato vecchio Ziopà risvegliato dal suo letargo dove miseramente giacèa per manifestare, ed esporre le sue pretenzioni, e per difendere i lunga suoi diritti, e propulsare da sé le ingiurie addossategli nel supremo Tribunale delle Reali finanze, e sonnacchioso risponde che per li dritti si rimette alle Leggi (se pure in tempi così deplorabili hanno forza e rigore di difenderlo, e garantirlo dalle oppressioni), e per le ingiurie ne sostiene difesa con addurre le seguenti raggioni che innocente, esaminate lo rendono  e da ogni supposto reato lo assolvano.Si formò processo contro il Vecchio Ziopà, che mal governa i suoi figli e nepoti, e che fa respirar loro un’aria infetta, e pregiudicievole all’umana salute. A chi sì brutalmente gl’incolpa, gli darei in sul m…(muso) con riverenza un nego suppositamente, né saprei se la sana fisica gli somministrarebbe ragioni bastanti, e convincenti a difender l’assunto. E mi esprimo= E’ comun parere dei fisici tutti, che l’aere altro non è che una sostanza fluida, ed invisibile, che circonda la terra da tutti i lati, che contiene vapori, nuvole ed altre meteore, e ch’è respirata da tutti i corpi viventi. Tutto poi questo corpo d’aria chiamasi atmosfera. Noi, come gli altri animali tutti per vivere abbiam bisogno di respirare quest’aria; per cui il Grande Divino Artefice la formò interminabile d’estenzione, a’ciocchè ogni vivente se ne servisse al pari del bisogno. Viene quest’aria impregnata da vapori ed esalazioni, che tutto giorno attraiscono i raggi del sole da’ luoghi umidi e paludosi, quali vapori per l’azione del sole, e per la leggerezza, e sottilità d’essi sollevati, van nuotando per l’atmosfera. I venti che spirano, agitano, e menano a’ lor piacere i sollevati vapori, per  cui la salubrità dell’aria dipende inevitabilmente da’ venti

Così nel Catasto onciario del 1743. Nella Platea del 1788, come si potrà notare, si chiamerà Boscosa. Alla fine del 1700 si riscontra con il toponimo Boscomadonna, così come è chiamato oggi.

Nel Catasto onciario del 1743. Nel 1778 risulta dato in affitto alla famiglia Bongiorno  originaria di Capistrano

Quale soldato dei Mirmidoni o dei Dolopi o del crudele Ulisse raccontando tali cose si tratterebbe dalla lacrime? Virgilio- Eneide libro secondo.

governatori del luogo che da qualunque altro motivo, giacchè l’aria di prima sua origine uscì dalla mano di Dio buona e a perfezione, quindi l’aria è buona e mala relativamente , e non ab-salute.  Dovendosi dunque discorrere della qualità dell’aria che governa la nuova Francavilla, è la Terra diruta non dovendosi tradire la verità, che tradita disonora gli uomini sensati, egli è certo che la natura naturante (che altro non è che Dio) si compiacque prodigamente dotare detto luogo dello Ziopà  di tutte le belle prerogative che concorrono debbono a formare un Paradiso di delizie, per  cui si potrebbe cantare senza rossore, come nell’isola di Zeilan:
Con fiori eterni, eterno il frutto dura,
e mentre spunta l’un, l’altro matura.       
Ed invero se si considera con occhio fisico senza vetri colorati che sono le nostre passioni disturbatrici, qual motivo, qual ragione, qual causa muove gli accusatori ad infamar quel luogo  d’un neo di difetto, se la natura l’ha sì distintamente segnalato? Gode egli d’una amenissima piacevol pianura con un bel declivio, ò sia piano inclinato a scorrer giù felicemente le acque del Cielo: il terreno è di sua natura araticcio, e petroso senza ombra, ò sospetto di ristagno d’acqua producenti umidità; le due vallette che lo circondano non contengono affatto paludi e terreni pantanosi, ma sono irrigate da due rapidi argentei fiumi, che sollevano nell’estiva stagione zaffiri così soavi, che ardirebbesi dire che imbalsamano le visceri di quei felici abitatori; viene coronata da esquisitissime e salutifere acque per comodo di fontane, dalle quali quattro esposte sono a tramontana, per cui ne ricevono impressioni pure e scevre d’ogni cattivo vapore, emananti da quattro ben grandi pietrose sorgive, oltre di quelle che mi si potrebbe opporre da Levante, e Sirocco; tiene un ampio spaziosissimo orizzonte per cui il pianeto maggiore lo governa dal suo nascere, sino al suo tramontare, e la superba gioconda veduta del mare  non lungi più di tre miglia favorisce que’ abitatori del vento Favonio, che refrigera e recrea chiunque lo respira.
Ma poichè si sostiene per indubitato che l’aria cattiva vien piuttosto cagionata da’ venti governatori de’ luoghi che da altra cagione, perché sono essi che respingono i vapori ed esalazioni dall’azione solare in suso attratti e sollevati e che i venti acquistano per necessità quella qualità buona, ò cattiva, secondo sono i luoghi  per dove fanno il passaggio, si osservi se si dice il vero.
Qual’altra ragione si può addurre e chiarificare, che i venti marittimi sono caldi nell’inverno, e freschi nell’estate, e i venti che da’monti si precipitano, e per vaste continenze di terra fanno il passaggio sono caldi nell’estate, e freschi nell’inverno?  Questa è e non altra è la ragione: che l’inverno incrostando per l’acque continue la superficie della Terra, il fuoco elementare  che è nelle viscere di essa racchiuso non ha si franco il passaggio a saltar fuori, per cui le acque del pelago che tra le viscere della Terra sono ristrette, si riscaldano anch’esse dal racchiuso fuoco, e i venti che per il regno di Nettuno fanno passaggio si vestono di quella qualità che gli somministrano l’acque per dove passano. E all’opposto quei venti che passano pinose alpestri montagne di bianche nevi onuste, acquistano quei gradi di freddo che le nevi loro somministrano. Così sullo stesso piede raziocinando bisogna dirsi che nell’esta’ il vento Ponente, e Maestro, passando per le fresche acque salse si imbevi di que’ salubri innocenti vapori, che dall’acqua risultano, e per l’opposto  dannasi relativamente a’ popoli occidentali si giudicano, e pregiudizievoli all’umana salute, Mezzogiorno, Sirocco, Levante, e Greco Levante, perché passano per luoghi secchi e perciò emananti cattivi vapori e dannose esalazioni, dal chè si deduce ciò che si volea provare, che l’aria buona ò cattiva si dee dire rispetto alla situazione de’ luoghi e secondo i venti che dominano la situazione. Or se tanto è vero, la pianura dello Ziopà non può in verun conto esser offesa dalla malvagità de’ vapori che vengono respinti da’ venti, giacchè il suo sito è settentrionale più tosto che orientale, e come che si ritrova situata su d’un bel rialto  a prospetto del vicino mare mediterraneo, così gode nella stagione estiva del continuo favore di due piacevolissimi venti Ponente e Maestro. Non si giudica  bisognevole qui stimare se nella stagione Jemale si possa avere cattività o bontà d’aria, giacchè que’ luoghi che per disgrazia soffrono l’està gl’incomodi dell’aere impuro, sono nell’inverno mirabilmente vantaggiosi: ciocchè anche i bisogni di fisica il discernano. Si riduce dunque ad esaminare, se nell’esta’ la nuova situazione dello Ziopà patisce impurità d’aria. Si sente dare l’armi senza Minerva, dire che le esalazioni del fiume Angitola  sono assai pregiudizievoli a’ nuovi abitanti, ma si vorrebbe dir loro: studiaste voi il gran libro dei perché? Giacchè siccome: nihil fit sine ratione sufficiente; così nihil evenit sine ratione sufficiente;
e che sia falsa la lor asserzione possa considerare la situazione del luogo per buttare a terra ogni loro sofismo: si ritrova situato tra il vento Maestro, tra il vento Ponente, e il fiume Angitola, come si puote osservare dalla carta di descrizione. Il fiume Angitola è distante dalla nuova situazione verso il Sirocco due miglia avanzanti; li vapori che si sollevano da detto fiume, come che scorre per una profondissima valle, dove che non si alzano mai a’ parallelo del piano dello Ziopà, il vento Maestro che per linea retta si oppone al Sirocco, come che domina detto Luogo respinge i vapori verso Sirocco, quali non possono nuocere alla surriferita situazione, come media tra Maestro e fiume; e allorchè tira Ponente s’imbocca per quella valle del fiume che ha la comunicazione sino sotto alla Terra diruta, e porta que’ vapori ad essere respirati dagli abitatori della Terra diruta, come ereditari di quella popolazione; né vapori giungerebbero da tanta distanza ad infettare il luogo Ziopà, per quella ragione stessa che il sig. Cirillo a favore della Terra di S. Vittore, per le risiere di quei luoghi. Né vale il parallelo che pretendono con Montesoro, giacchè quella Terra quantunque situata su d’una mediocremente alta collina, viene però circondata da fiume, ed immensi ristagni causati dal fiume Amato, che nell’inverno dilatando i suoi confini, giunge fin sotto detto luogo di Montesoro; quando lo Ziopà non ha circonvicine paludi o ristagni d’acque prodotte da verun fiume, che lo possano pregiudicare. Ma finalmente qual maggior pruova della confessione degli avversarj? Non furon essi quei signori Fisici che con giurata fede richiesta da S.E. Intendente Generale Pignatelli accertàro che la diruta Terra contiene un’aria impura e pestifera per sua natura, maggiormente  per le rovine degli edificj mediante le calcinate pietre, e le ristagnate acque nei luoghi abbandonati, cagione di morbi epidemici e desolatrice di molti paesi. E tale era invero la verità, dapoichè la diruta Terra è situata su d’un dorso d’asino; la maggior parte tra crete e buona parte tra paludi, come si deduce da tanti pozzi sorgivi che vi esistono; viene circondata da due ben profonde valli piene di luoghi pantanosi, che sono per comodo di ortolizj, e buona porzione sono canneti dove l’esta’ l’acqua che ristagna per non aver veruno scolo produce aria così pesante, ed umida, che que’ miseri abitatori continuamente sparsi si vedono dall’acqua di Lete, che li chiama ad un profondo insaziabil sonno, cagione di morbi ostruenti le visceri e di idropesie; a qual’effetto molti marcendo nell’ozio per l’impotenza fisica si vede da giorno in giorno depauperata quella disgraziata parte, né sono esenti di morbi epidemici ed endemici, qua’ morbi non si vedono regnar nella nuova situazione come si potrebbe dagli stessi avversari con giuramenti attestare. Si tralascia che il suolo è fallente per l’aperture accagionate dagli urti terribilissimi dei tremuoti, e cavità sotterrane, che moltissime case sono piantate nelle crete, per cui d’inverno si privano di commercio tra convicini, ciò che fa scandalosa impressione che il povero Parroco fu costretto apportare il viatico a’ moribondi su d’un miserabil asinello come se di nuovo entrasse il Salvatore in Gerusalemme; per non rimanere piantato ed impastato tra quelle liquefatte crete. Si direbbe di più, ma non si vuol dare a’ potere sospettare che si parli per doglia, dico per fine, che si vorrebbe delucidare meglio la faccenda col favore del barometro si osserverebbe la distinzione dell’aria che governo lo Ziopà, e la Terra diruta  quanto sia elastica l’aria della nuova situazione, e leggiera, e quanto crassa quella della vecchia Francavilla. Tali razzioni si fanno principalmente ad uomini, come suol dirsi naris emunctae, carenti d’ogni passione che possa difformare e mutare l’aspetto della verità, volto venerando, che non merita essere tradito, volto che beava Socrate, e bear deve tutti i filosofi, e non alle brigate goffe, agli animali che colla vista non possano gli occhiali. Siegue la situazione.
Dottor Fisico Nicola Parisi   Terra di Ziopà.

In seguito a questa lettera-relazione di Nicola Parisi fu incaricato Francesco Antonio  Arcuri, procuratore fiscale della Cassa Sacra, a relazionare, con atti  documentali allegati, chiarendo i motivi per i quali si era arrivati a scegliere non più lo Ziopà, ma l’antico sito. Si chiedeva, in sostanza, di confutare gli argomenti addotti dal Parisi.
L’Arcuri si recò di persona in loco, sentendo le varie campane e scrupolosamente riportando nella sua relazione le ragioni della scelta dell’antico sito. In questa relazione si nota come la sua missione era quella di giustificare la scelta fatta dai suoi alti burocrati.
Tra i documenti allegati vi è la seguente relazione fatta dai dottori fisici di Francavilla Giuseppe Quaranta e Nicola Caria.
RElAZIONE DEI DOTTORI FISICI GIUSEPPE QUARANTA E NICOLA CARIA
Ci incantò V.S. Ill.ma con sua della data di jeri, ch’all’ore ventuno dell’istesso giorno conferiti ci fussimo in codesta Filadelfia alla di lei presenza  à fin di tenersi una sezzione su d’affare molto interessante ; infatti, essendoci costà conferiti, e tenutasi l’anzidetta sezzione , la quale tutta fù relativa alle buone , ò nocive qualità dell’Aria, ed Acque dello Ziopà, ed alle buone, ò nocive qualità dell’Aria di questa Terra di Francavilla. Noi con sode raggioni tratte dalla Fisica, e dalla Prattica, che alla presenza di codesto Dottor Fisico Don Giuseppe Scuteri, le umiliammo, abbiamo fatto vedere, che tanto l’Aria, quanto le poche acque dell’anzidetto luogo dello Ziopà, sono all’umana salute nocive, e di pericoloso inciampo; al contrario poi buone, e salutifere, così l’Aria che l’abbondanti Acque di questa Terra di Francavilla.
Dopo d’averci ella sù tale assunto per lo spazio di circa due ore inteso, sempre alla presenza dell’anzidetto Dottor Fisico Scuteri, si servì incaricarci , che quanto à voce aveamo detto, in scritto ridotto l’avessimo. Adimpendo noi a quest’altro incarico, con questa nostra le dicèmo, che trovandosi detto luogo dello Ziopà situato da circa un Miglio distante dal fiume Angitola, e alla fine di un Vallone , che à il principio dall’istesso fiume, le di cui acque crescendo per le piogge nell’Inverno, ed uscendo fuor dalla sponda, e de’ suoi limiti, allagano, ed inondano tutte quelle pianure, in guisa tale, che formano una gran palude, e perdurando in sifatta maniera inzìno al mese di Maggio, tempo in cui, crescendo il calore solare l’essiccano per la continua evaporazione, caricandosi l’Aria d’esalazioni, e vapori putridi, perché nascento d’acque impaludate, nelle quali si sono infracidite l’erbe, e l’erbe, che morti infiniti Insetti e Rettili.
Nei mesi poi di Giugno, Luglio, ed Agosto l’istessa Aria si carica poi d’altra specie di nocivi vapori, ed esalazioni, a caggion che, mettendosi a macerare lini, e le canape, che dall’industria di quattro convicini Paesi sino nell’anzidetto Fiume Angitola, il quale viene dalli mentovati Generi per lo spazio di circa due miglia occupato di tante fosse, che per l’essere sudetto appositamente si formano, ed essendo nell’additati tempi l’azione del calore solare all’ultimo grado cresciuta, quell’Aria carica, e pregna  si rende d’esalazioni putridi e setteci, micidiali per l’umana Salute. Di poi trovandosi alli contorni di detto Fiume Angitola delli stagni, da’ medesimi continuamente nell’estate si sollevano in alto de’ vapori, ed esalazioni pestilenziali, il perché fù da’ signori scrittori dell’Opera intitolata ‘Jstoria de’ fenomeni  del Terremoto avvenuto nelle Calabrie.’
‘…stimata quell’Aria di pericoloso inciampo per la salute di tutti li abitatori dei circonvicini luoghi, spinti tali nocivi, putridi, settici, non che pestilenziali Vapori, ed esalazioni dalli due dominanti venti Libeccio e Ponente, e valicati per la via dell’additato Vallone nel medesimo luogo dello Ziopà, in cui l’istesso torna, e andando a galla in quell’aria, nociva non che micidiale è per quei abitanti, che la respirano, ed ingojano; e tale anche la dimostrano la moltitudine dell’insetti chiamate zazzare che ivi domiciliano, ed albergano, e questa è rapporto all’Aria. Rapporto poi alle poche acque dello Ziopà, siamo a dirle che le stesse sono di pessima qualità, avvegna che scaturendo questa da’ luoghi arenosi s’impregnano non solo della componente dell’Arena, ma di vantaggio fangose, limacciose si rendono; tanto è vero che sendosino quattro anni addietro pesate, si son trovate pondorosissime, e di gran lunga avanzare il peso dell’Acque di questa Francavilla. Fin qui la Fisica.
La Prattica ci ha fatto vedere che molti di quell’individui passati a stanziare nello Ziopà, si sono colà infermati con malattie perniciose, nuove, e non mai vedute in questa Terra di Francavilla, il perché molti si ne son morti miseramente; e parte non non si videro prima riavuti, sé non dopo che dà colà se non son fuggiti, e ritornati nella Patria di Francavilla in cui respirando l’Aria buona nativa, e servendosi dell’Acque buone, e salutifere, denza uso di romedi si restituiscono al primiero stato di loro buona salute; avvegna che essendo la Terra di Francavilla in luogo arioso, e ventilato, ed in suolo di duro scoglio, e non essendovi nei contorni acque stagnanti, ma solo perenni fiumi, che dall’alto rapidamente scorrono al basso, l’Aria è pura e buona; e buonissime sono l’acque perchè tutte scaturiscono dalle falde di monti sassosi. Tanti ci occorre brevemente dirle, e con senzi di verace stima ci dicemo.
Francavilla li 11 ottobre 1788
Dottor Fisico Giuseppe Quaranta
Dottor Fisico Nicola Caria.

 

RELAZIONE DEI DOTTORI FISICI DI FILADELFIA
Filadelfia li 12 ottobre 1788
Per incarico havuto dal sig. Don Francesco Arcuri, Procuratore Fiscale della Giunta della Cassa Sacra di Catanzaro, essendosi da noi qui sottoscritti Dottori Fisici, Medici di questa Città della Nuova Filadelfia, esaminato il rescritto parere dei Dottori Fisici di Francavilla Don Giuseppe Quaranta e Don Nicola Caria, siam di parere, che le additate raggioni, così nelle Leggi Fisiche, e teoretiche, che prattiche in medicina, sian vere, e genuine, appoggiate sulla autorità,esperienza e raggione, onde da noi si approvano, autorizzano e confermano, e così esprimiamo.
Io Dottore Fisico Domenico Masdea, approvo e confermo come sopra.
Io Dottor Fisico Giuseppe Scuteri, approvo e confermo come sopra.
Io Dottor Fisico Giuseppe Margiotta, approvo e confermo come sopra.

CERTIFICATO DEL REGIO TESORIERE
Si certifica da me sottoscritto come per ordine comunicatomi dal Don Francescantonio Arcuri Procuratore della Regia giunta della Cassa Sagra, ricevuto Egli, secondo il suo dire, dal sig. Avvocato Fiscale della medesima Don Domenico Ciaraldi, avendo perquisitogli delle liquidazioni delle rendite delli rispettivi Conventi de’ Frati Domenicani, ed Agostiniani di Francavilla, ho rilevato nella rubrica de’ censi perpetui sopra Case, che si tengono da’ quei Particolari, che tutto il tangente di tai annui canoni ascende alla somma di ducati centocinquanta, grana trentasei, ed un terzo. E ho trovato ancora in tai atti di liquidazione  di rendite de’ cennati Conventi, che quello di S. Domenico case matte dirute numero quattro (altri due suoli atti per case, e un basso diruto); e quello degli Agostiniani tenea due case matte, due case palaziate, delle quali una è diruta, e sei fosse per mettere vettovaglie. In accerto del vero ne ho formato il presente ed in fede a Dio.
Catanzaro 17 settembre 1788
D. Giuseppe Filippis Regio Tesoriere-

RELAZIONE DI FRANCESCO ANTONIO ARCURI A DOMENICO CIARALDI
Eseguendo gli ordini di V.S. Ill.ma in seguito di quelli della Suprema Giunta di Corrispondenza  relativi alla situazione dell’abbitazione de’ Naturali di Francavilla col dovere verificare, se ora, che esposto si avea per parte degli abitatori dell’antico sito vero era, o pur nò, che in Ziopà pochi tugurj disordinatamente piantati vi erano, e che la gente stessa colà trasmigrata, essendo stata anche di pochissimo numero ritornava di giorno in giorno a rimpatriarsi nell’antico sito, non essendovi rimasti altri, che da circa cento quarantasette persone, molte delle quali neppure mostravano animo a voler ivi rimanere; laddove nel sito antico si vedeva la popolazione fissata in più migliaia, e con edificazione di baracche formata a linea ed ordinate, oltre il rattrovarsi il suo comodo per l’acqua de’ molini, che forma la principal industria di quella popolazione, e per l’uso de’ trappeti, che si ha di ogni specialità particolarmente verificare li naturali vantaggj adattati alla popolazione stessa di ambedue detti luoghi, né tralasciai, portatomi più volte sovra a’ medesimi, con quella esattezza, e diligenza che richiedeva l’addossatomi affare, d’individuare ciò che era vero, e quindi appurai  che siccome da principio da circa 330 persone andarono a soggiornare nella nuova situazione, de’ quali dopo l’emigrazione ne morirono 65, che per disagj e miserie, e chi per cambiato clima, così gl’individui colà abitanti attualmente ascendono a 234, che dimorano la maggior parte in baracche di tavole, non proporzionate alla di loro qualità, per cui da me dimandata qual’era la caggione mi si rispondeva nascere dall’opinione, ch’eglino aveano di dover ivi permanere per i sovrani ordini co’ quali permesso non avea a’ Naturali di Francavilla da colà non amoversi, anzi che questo risolvere loro fatto avea, che qualora dalla Maestà del Sovrano vi fusse  un giusto compenso alle di loro tante spese fatte col trasportarsi nello Ziopà da principio scelto col comune consenso, e dove si condusse la maggior parte sotto la sicurezza della pubblica autorità, ed altri inseguito contro di loro voglia per i pressanti ordini dell’Intendente Generale Pignatelli, non avean difficoltà a ritirarsi nell’antico sito, e questo non già per mancanza de’ comodi necessari alla di loro vita, per esperimentarli troppo vantaggiosi, ma perché loro dispiacea rimaner dissuniti , avendo per assioma, che quanto più sono gli abbitatori in un paese, tanto meno soggetti alle dure leggi di collisione, e così soffrono il minimo de’mali, anzi che questo era il mottivo, che alla giornata risolvere facea taluni a ritornare ad abitare i patrj tuguri; All’incontro nell’antica Patria attualmente vi esistono da 1700 persone ( come dalla fede di quei Parrochj, dalla quale si rileva il numero de’ morti ancora, ed abitanti in Ziopà) de’ quali la maggior parte abita in rifatte case, altri in baracche, continuando l’antico ordine, sebbene intenti tutti al ricavo dei crollati edificj: meno però felici dei primi si dimostravano costoro per altro mottivo, pella permanenza dei Parrochj e del Governatore di Giustizia nel nuovo sito, giacchè da tale occasione, n’era nato, che siccome non si educavano con la dovuta massina della Religione, per non potersi rattrovare in tempo le istruzioni parrocchiali, che tante volte dai Parrochj sudetti neppure si fanno per mancanza di individui, che andassero ad apprenderle ( siccome eglino mi assicurano) e perché tante tante volte ancora appena poteano ricevere i Santissimi Sacramenti  con periglio della loro spirituale salute, così si cresceva baldanzosa e senza a quel ritegno, che la presenza del Magistrato sole produrre nell’animo dei cittadini, anzi che alcuni (secondo mi assicurò quel procuratore di Giustizia) si contentano cedere nell’interesse, ed a quella vendetta, che per qualunque piccolissima ingiuria sperimentare solesi tra la vil ciurmaglia, purchè non vadano dal vecchio al nuovo sito.
A riguardo poi i vantaggi naturali di quella popolazione debbo assicurarla, che siccome in Francavilla vi è maggiore abbondanza di acque che non nello Ziopà, essendo il primo fissato in mezzo due piccole fiumane correnti in ogni tempo con le quali macinano undeci molini, oltre di tante fonti di ottime qualità ha maggior parte, così nel secondo sebbene da me si osservarono cinque luoghi, onde sgorga la medesima, due distanti un buon tiro di pietra del luogo dell’abitazione chiamati Melita e Postoliti, altro da un quarto di miglia circa detto il Renoso, che atto mi è sembrato per gli usi proposti dal Capitano Novi, coll’vi edificarvi una gran gebbia, altra appellata Cà de Mengani, ò sia di Nicola Caria divisa in tre separati rivoli da un mezzo quarto di miglia distanti, ed altra detta Arcelao da circa un miglio; di queste però quella detta Melita rattrovasi ridotta in condotto, e non interamente, scorrendovene all’intorno quasi la mettà, la quale sembra essere solamente di buona qualità, per essere chiara, leggiera, senza odore e sapore, che non sono le altre, mancandovi in queste le sudette proprietà, che tal fluido costituiscono salubre e buono: sebbene le due dette Caria, e Postoliti, che col suo scorrere forma un piccolo fiumicello, nascendo da’ monti si possono ridurre in buona qualità, filtrandosi, e riducendosi in fonti con degli acquedotti, dovendo essere nella loro origine di perfezione, nascendo ambedue da’ monti, e specialmente da mezzo un gran sasso quelle di Caria.
I trappeti poi al numero di quaranta, de’quali ventisette (siccome assicurato fui da gente probba) sono macinanti, ed i molini, che in realtà sono mezzo di buona parte di industria di quella popolazione vicinissimi sono all’antico sito, anzi maggior numero de’ primi esiste dentro l’abitato istesso; Potriansi però questi trasportare nella nuova situazione con dell’incommodo, come in effetti tre trasportati si sono, sebbene non si avesse per lo di loro uso quella commodità di acqua ch’è necessaria e rattrovasi in Francavilla, specialmente se l’inverno non accadesse piovoso; Non così però i molini, li quali necessariamente rimanere debbono nel luogo dove esistono per ragione delle acque sudette, col doversi servire de’ medesimi dalla nuova situazione con quello disaggio che produce la distanza di un miglio circa.
Nello Ziopà vi esiste il commodo a scavare pietre nella edificazione degli edificj, osservandosi delle petraje in tre luoghi, li addimostransi se continuano dentro le visceri de’ monti, né quelli che si osservano infissi, bastasse per la edificazione di una cittade, devo dir che essendosi de’ medesimi convicini questi ancorchè non se n’osservano a primo occhio, facendosi lo scavo, nicessita secondo le fisiche raggioni esistere ve ne debbono; Devesi però riflettere che siccome ogni canna delle medesime secondo il giudizio de’ Ziopaesi a circa carlini 35, e de’ Francavillesi a circa ducati cinque e mezzo colà trasportata, così tale spesa non vi occorre per la riedificazione nell’antico sito per raggioni dello scavo, che fassi dalle dirute fabbriche.
In Francavilla pelle acque in maggior abbondanza, che non già nella nuova situazione esercitasi particolare industria, e si è questa de’ giardini di foglie ch’è un gran sostegno al vivere di quegli abitatori, industria tale che da’ Ziopaesi far non potesi, qualora non vogliono soggiacere a quei disaggi, che li produce la maggior distanza del luogo;
Ha di vantaggio però la situazione del Ziopà la vicinanza al lido del mare Tirreno, ed esser un luogo, nel di cui mezzo vi esiste una Reggia strada, che per nicessità frequentare devesi, siccome quella di Francavilla il maggior commodo ha a poter esercitare l’industria de’ bachi per raggione de’ casolari coperti, ed in maggior numero delle abitazioni; I Ziopaesi hanno la vicinanza delle frondi esistenti nella marina, e de’ vigneti, sebbene quelli abbitanti l’antico sito  hanno più prossima la maggior parte degli oliveti, e quella maggior parte di terra posta in coltura, per averla sperimentata di migliore qualità, e più fertile, siccome assicurato fù da più campagnuoli, che in quelle contrade alla fatiga intenti, da me si dimandarono.
Non piccolo contrasto poi rattrovai sulla qualità dell’aria. I Ziopaesi dicono loro respirare la migliore, così ragionando: la medesima è una sostanza fluida ed invisibile, impregnata da’ vapori, che tutto giorno attraiscono i solari raggi de’ luoghi umidi, che per l’azione del sole, e per la loro leggierezza sollevati vanno ruotando nell’atmosfera; i venti che spirano menano a loro piacere la medesima, e quindi la salubrità dell’aere inevitabilmente dipende da’venti governatori del luogo, soggiungevano, i venti marittimi sono caldi d’inverno, e freschi nell’estate, siccome al contrario quei che si precipitano da’ monti, mentre l’inverno increstando nelle continue acque la superficie della terra il fuoco elementare nelle visceri della stessa racchiuso  non ha si franco il passaggio a saltar fuori, onde le acque del pelago, che in mezzo alla terra son ristrette si riscaldano anche esse dall’acchiuso fuoco, ed i venti, che per lo regno di Nettuno fan passaggio si vestono di quelle qualità che li somministrano le medesime per dove passano; ed all’incontro que’ venti, che scendono dalli alpestri rupi que’ gradi di freddo acquistano che le nevi loro somministrano; Inoltre i venti Ponente e Maestro passando nella estade pelle fresche salse acque, si imbevano di que’ salubri vapori, che delle stesse risaltano; e per l’opposto dannosi a’ popoli occidentali si giudicano mezzo giorno, Sirocco e Levante, perché passano per luoghi secchi. Ciò supposto dicevan eglino, lo Ziopà è un sito piuttosto settentrionale che orientale, e come che si rattrova situato a prospetto dell’indicato mare tirreno gode nella stagione estiva il continuo favore di due salutendi venti Ponente e Maestro e perciò quell’aria dèe essere ottima, anzi migliore di quella di Francavilla bassa, e grossa, che non gode del beneficio de’ venti sudetti.

Rispondevano gli abitanti dell’antico sito: Che sibbene la di loro aria era bassa non nocevali per respirarla anche nell’inverno, tempo in cui non vi è differenza di qualità della medesima in qualunque luogo, per essere in tutti buona, , e perché col governo della stessa erano nati e cresciuti, e che nell’estate all’incontro rattrovandosi lo Ziopà poco distante dal fiume Angitola ed alla fine di un vallone, che à il suo principio dal fiume sudetto, le di cui acque crescendo per le piogge dell’inverno, ed uscendo fuori della sponda inondano tutte quelle pianure, in guisa tale che formano una gran palude perdurando in siffatta maniera per tutto maggio, tempo in cui crescendo il calore solare  si essiccano per la continua evaporazione, e per cui caricasi l’aria di esalazioni e vapori putridi, perché nascenti da impaludate acque. Ne’ mesi poi di Giugno, Luglio, ed Agosto la stessa aria si carica di altre specie di cattivi vapori, a cagione che mettendosi a macerare li lini nell’anzidetto fiume, il quale viene dalli mentovati generi per lo spazio di circa due miglia occupato da tante fosse, che per l’effetto sudetto si formano, ed essendo ne’ descritti mesi l’azione solare nell’ultimo grado cresciuta la medesima per nicessità s’impregna di putride esalazioni, ivi più trovandosi in contorno del fiume Angitola  degli stagni da’ quali continuamente nell’estade si sollevano in alto de’ vapori pestilenziali, spinti dal Vento Ponente, e trasportati per la via dello additato Vallone  nel convicino luogo dello Ziopà in cui lo stesso termina andando a galla in quell’aria la medesima nociva la rendono, e ciò anche secondo il giudizio de’ scrittori dell’opera intitolata Istoria de’ fenomini del tremuoto nelle Calabrie accaduto; e di quei periti fisici , li quali tanto mi assicurarono ancora nella esperienza da loro avuta nella cura degli infermi ziopaesi, anzi attribuivano a gran danno della salute umana l’uso di quelle acque. In seguito di siffatte ragioni, che in carta mi feci stendere, stimai consultarne i tre medici del convicino paese di Filadelfia e da costoro con di loro firma mi si autorizzò il sentimento de’ fisici sudetti di Francavilla, per averlo rattrovato uniforme alla ragione e alla esperienza. Debbo però farle presente, che qualora la popolazione si situasse nel nuovo sito non picciol danno ne ridonderebbe agli interessi del S. P. (Sacro Patrimonio), a mottivo che verrebbe a perdere non solo ducati 150.36.1/3 annualmente per ragioni di canoni infissi su’ suoli dell’antica situazione, che devono que’ naturali a’ soppressi luoghi pij di S. Domenico e S. Agostino, ed a dover lasciare in abbandono case matte dirute numero quattro, oltre due suoli atti per edificare le medesime, ed un baso diruto di spettanza di uno dei luoghi pij sudetti, e dell’altro due case palaziate delle quali una soltanto è diruta, due case matte ambedue fittate, e sei fosse per conservare vettovaglie, come degli atti della liquidazione sistenti in Archivio, m’ancora per dovere soggiacere a quelle spese ch’esiggerebbero il trasporto de’ suoi trappeti dall’antica alla nuova situazione, e la restaurazione dell’unica chiesa di tavole fatta, che attualmente esiste

Isola di Zein, Marco Polo Il Milione.

Rime di Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata.

Nulla esiste o avviene senza una ragione sufficiente. Trattasi del principio di ragion sufficiente che animò il pensiero filosofico del 1700, specialmente con G.W.Leibniz (1646-1716) .

Trattasi di Nicolò Cirillo (1766-1736), famoso  professore di medicina presso l’Università di Napoli. Il Cirillo compose un trattato di medicina studiato non solo presso l’Università di Napoli, ma nelle più importanti università europee. Nei suoi trattati aveva scritto una relazione riguardante le risiere di S.Vittore( allora prov.di Caserta), al fine di stabilire se queste fossero state la causa della nocività dell’aria respirata dagli abitanti dei paesi vicini. Era zio di Domenico Cirillo, anch’esso professore di medicina  presso l’Università di Napoli e grande patriota. I dottori fisici di Francavilla che avevano studiato presso l’università di Napoli dal 1700 al 1783 ebbero come professori di medicina Nicolò Cirillo, il suo allievo e successore alla cattedra di medicina Francesco Serao, e lo stesso Domenico Cirillo.

Con le narici libere dal muco, quindi di buon fiuto. Espressione usata da Orazio nei confronti del poeta Lucilio. Orazio- Satire-

La Reale Accademia delle Scienze e delle Belle Lettere di Napoli, subito dopo il terremoto, precisamente il 5.4.1783, inviò in Calabria un gruppo di illustri personalità scientifiche, soci della stesse, al fine di redigere la storia del terremoto e dei suoi fenimeni dopo una attenta ricognizione in loco. Direttore del gruppo fu Michele Sarconi, segretario dell’Accademia Facevano parte del gruppo gli accademici: Padre Eliseo della Concezione carmelitano, Angiolo Fasano, Padre Antonio Minasi domenicano, e l’Abate Nicolò Maria Pacifico; i soci Giulio Candido, Luigi Sebastiani e Giuseppe Stefanelli; i tecnici per la documentazione grafica architetti Pompeo Schiantarelli, e Ignazio Stile col disegnatore Bernardini Rulli. Nel 1784  fu stampata a Napoli, presso la tipografia di Giuseppe Campo, l’opera  'Istoria de’ fenomeni del tremoto avvenuto nelle Calabrie, e nel Valdemone nell’anno 1783, posta in luce dalla Reale Accademie delle Scienze e delle Belle Lettere di Napoli.' Per quanto concerne Francavilla non vi è alcun rifermento sulla qualità dell’aria nel vecchio o nuovo sito. Si fa cenno solo all’aria di Pizzo ritenuta ‘d’una mediocre bontà'. Padre Eliseo della Concenzione, l’accademico che svolge una relazione sulle epidemie nascenti e sullo stato dell’aria, afferma ‘Ciò, che ha di vero, si è che la salute era di molto alterata ne’volti, e meschini abituri.'
A Pizzo gli abituri erano baracche sparse lungo la spiaggia, dove regnava la ‘putredine’ causa di una febbre che i medici chiamavano 'da carcere, o da spedale, già inchinante a divenire epidemica.' Figuriamoci nelle baracche del vecchio e nuovo sito di Francavilla, quale desolante ambiente d’insalubrità vi doveva essere. Nelle relazioni dei  medici francavillesi sono riportate le malattie ricorrenti in quei tempi.

Il certificato del regio tesoriere è smentito dalla liste di carico dei tre conventi, fatta dai periti della Cassa Sacra (questa volta incluso anche il convento dei Padri Francescani Riformati).. Basterebbe a smentire il certificato la sola lista di carico fatta dallo Stragafede per il convento agostiniano.

nello Ziopà, se pur non se ne dovesse altra formare, spesa che nell’antica situazione per ragione della Chiesa sudetta in minore somma occorrere pote, si per esistervene altre due di tavole, una di fabbrica in mediocre forma fatta, come per ragione della diruta parrocchial Chiesa di S. Maria delle Grazie, che rifar si potrebbe con la spesa di ducati 180 secondo il parere de’ periti al dire di quel Parrocchiaro non mancandovi altro, che la copertura ed il doversi alzare i due picciolimuri laterali del frontespizio e cero.
Questi sono i fatti tutti che da me colla massima esattezza si potevano liquidare, e sebbene secondo la mia debolezza  sembrami concorrere vantaggio per l’antica situazione e per la S.C.(Sacra Cassa), con doversi però aver considerazione alle spese fatte dai ziopaesi, perché nel Ziopà trasmigrati per sovrano ordine, resta però nell’arbitrio di V.S. Ill.ma determinare quanto conviene in seguito dell’incarico della Sagra Giunta, mentre attendendo io il vantaggio di altri suoi venerandi comandi co’ sensi di perfetta stima mi dichiaro di V.S. Ill.ma.
Catanzaro 16 ottobre 1788
A D. Domenico Ciaraldi - Avvocato Fiscale della Suprema Giunta C.S. Napoli
da Francesco Antonio Arcuri- Procuratore Fiscale.
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La relazione fatta da Francesco Antonio Arcuri, si presenta esaustiva nel riportare le ragioni di chi era favorevole allo Ziopà e di chi era favorevole al vecchio sito. La sua era una missione il cui fine gli era stato già imposto, giustificare la non esecuzione del Reale Decreto del 1783. I burocrati della Cassa Sacra non ebbero scrupoli ad assecondare personaggi locali, che tutelavano soltanto propri interessi a discapito dell’intera comunità. Nelle righe della citata relazione, l’Arcuri non nasconde alcune verità occultate, come quella dell’esistenza di sobillatori della ‘vil ciurmaglia’, avversi al sito dello Ziopà, né tantomeno si spinge a non riconoscere alcune fondamentali ragioni sostenute dal Parisi. Ragioni essenziali per lo sviluppo urbanistico e commerciale edificando nel sito dello Ziopà.
Oltre al suolo pianeggiante, adatto per la costruzione delle case e degli edifici in genere, vi era la presenza di una strada regia, la vicinanza al mare. Un sito al centro  di un ricco territorio agrario, che ben si prestava a divenire un importante centro urbano sviluppando varie attività commerciali e industriali. Fu sollevato, come motivo principale  avverso, la salubrità dell’aria. Su questo motivo l’Arcuri riporta le due tesi dei dottori fisici e non avanza minimo cenno di partigianeria, come se volesse dire: ‘ non sta a me stabilire quale è l’aria più salubre. Il Parisi è per quella dello Ziopà, i dottori fisici Giuseppe Quaranta e Nicola Caria sono per quello del vecchio sito. Decida chi sta più in alto di me’. Una realtà non può nascondere l’Arcuri, denunciata da Nicola Parisi, l’intervento di personaggi della vicina Filadelfia contro la scelta dello Ziopà, come i tre dottori fisici filadelfiesi che avallarono le motivazioni addotte da Giuseppe Quaranta e Nicola Caria. In quell’anno era anche depositario della Cassa Sacra per il ripartimento di Francavilla Tommaso Serrao succeduto a Don Michele Vitale. La nomina del Serrao fu dovuta, tanto per cambiare, alle discordie esistenti tra i maggiorenti francavillesi.
Altri motivi sui quali l’Arcuri si sofferma attentamente, quasi per dare un aiuto alle tesi del Parisi: acqua e materiale adatto per la riedificazione. Nel nuovo sito vi è sufficienza, reputa buona l’acqua della fonte di Mielita (che con opportune condutture potrebbe essere potenziata) e mediocri le acque delle fonti di Cà Mergani, Postoliti, Archelao (anch’esse da potenziare) e Renoso.
Sin qui l’Arcuri che dietro le sue piccole osservazioni nasconde il suo dubbio sulla validità delle tesi addotte contro lo Ziopà. Rientra subito in quella specie di guscio impostogli dall’alto e dal basso dai denigratori dello Ziopà. Dall’alto i burocrati della Giunta Suprema di Corrispondenza dovevano giustificare il loro operato. Dal basso i personaggi francavillesi ben incriccati con altri fraterni amici di paesi limitrofi. Bisognava dimostrare che quasi tutto il popolo di Francavilla era per l’antico sito, anche coloro che si erano trasferiti nello Ziopà anelanti di ritornare ai patri lari, eccettuati i pochi soliti testardi nemici della loro patria.
L’Arcuri si lascia sfuggire l’espressione ‘ritorno ai patri tugurj’, invece che ‘ai patri lari’ come in altre relazioni riportata.
Quaranta 'trappeti' esistenti nell’antico sito, dei quali ventisette in funzione. Per quanto concerne i 'trappeti' la Giunta della Cassa Sacra aveva deliberato di dare un cospicuo contributo per la loro riparazione se danneggiati dal terremoto. Fecero domanda di contributo, ottenendolo, personaggi che non ebbero mai trappeti e, se avuti, mai danneggiati o non funzionanti da parecchio tempo. Bastava un attestato ‘fede’ del Sindaco e degli eletti perché la pratica venisse accolta. Qualche anno prima, precisamente nel 1785, si verificò una dura disputa tra i cittadini francavillesi. Mastro Rosario Sgalera, barbiere, presentò una denuncia contro Don Michele Vitale, allora depositario della Cassa Sacra per Francavilla. La denuncia rappresenta la lotta che si era scatenata tra i maggiorenti del paese per la conquista degli ‘impieghi’ offerti dalla Cassa Sacra. Lo Sgalera nella denuncia riporta, tra gli altri, il fattaccio criminale perpetrato dal Vitale ai danni del governatore di giustizia Don Francesco Melacrinis, facendolo ingiustamente accusare di contrabando di sale. Perché mai il Vitale fu nominato depositario del patrimonio della Cassa Sacra, essendo colpevole di un reato così grave? E pur vero che, secondo gli accertamenti fatti dal capitano Giovanni Dama, le accuse dello Sgalera erano state mosse da un ‘finto zelo’ di parte e non tutte veritiere.  Don Michele Vitale, ceppo proveniente da Montesoro, apparteneva ad una famiglia tra le più importanti di Francavilla. Donna Diamante Vitale, figlia di Michele e di Donna Elisabetta Mannacio aveva sposato il dottor Carlo Aracri, nobiluomo di Gasperina. Don Francesco Melacrinis, il  governatore di giustizia che si era trasferito allo Ziopà, era parente di Don Annunziato Tranquillo, amministratore della Cassa Sacra per il ripartimento di Francavilla. La sua nomina fu molto contrastata dal fiscale Salamone e dal canonico Quaranta. Anche a Pizzo corpose furono le dispute. Annunziato Tranquillo fu incolpato di avere occultato in suo favore ben quattromila ducati del patrimonio della Cassa Sacra. Pizzo è l’altro paese limitrofo, da dove provenivano alcuni personaggi che si adoperarono a seminare zizzanie tra i francavillesi per la scelta del sito dove riedificare Francavilla.
Si riposta la denuncia dello Sgalera come documento comprovante non solo le diatribe locali allora esistenti, ma anche l’andazzo corruttivo della burocrazia della Cassa Sacra.

DALLE DOTTE DISPUTE ALLE ASPRE LOTTE LOCALI
Mastro Rosario  Sgalera contro Don Michele Vitale.
 A S.E. ill.mo Sig. Vicario Governatore
Principe Pignatelli Primo Ministro
della Giunta della Cassa Sagra-
Mastro Rosario Sgalera della Terra di Francavilla in Provincia di Catanzaro, prostrato ai piedi di S.E ill.ma per la seconda volta le rappresenta quanto il conservatore della Sagra Cassa di questa sudetta Terra D. Michele Vitale è uomo di pessimo costume, peggiore vita e fama. Il supplichevole a S.E. ill.ma, per vedere se dice il vero o no, le nota alcune sue operazioni:
Primo- Avendo la Maestà del Nostro Sig.re considerato  i trappeti distrutti nella miserabile provincia di Catanzaro per li orrendi tremuoti, e che una tale distruzione era fatale rovina e annichilamento di quei che rimasero vivi, pensò di somministrare danaro ai Padroni dei trappeti perché l’accomodassero , e non si perdessero li olivi, ed esibire dai Padroni delli trappeti medesimi fede dai Reggimentati che quei tali che domandavano il denaro avessero li trappeti caduti. Il Vitale uomo che nulla perdona neppure alla Maestà del Nostro Re, colla sua prepotenza, e minaccia ha fatto che li Reggimentati di questa  sudetta Terra li facessero una fede di aver egli il trappeto  rovinato dai tremuoti per così pigliarsi 190 docati e fatti li fatti suoi senza che mai abbia avuto un Trappeto, e con ciò à commesso non solo egli una falsità, ma l’ha fatto fare anche alli Reggimentati  in faccia alla Maestà del Nostro Prencipe a cui neppure la perdona tanto è di mal costume.
Secondo- Anni addietro  commise contrabanno di sale di monte. Egli lo comprò e poi d’alcuni suoi famigliari fece mettere detto sale nella casa del Gov.re di giustizia del tempo  D. Francesco Melacrinis e fece far denuncia di aver commesso contrabanno di sale  detto Melacrinis e li fece assaltare la casa dalli Birri della Sopraintendenza delli Sali, ed ordinata l’informazione si appurò di aver egli il Vitale commesso il contrabanno  di cui ne restò reo e reo è ancora d’impostura in persona di detto Gov.re di Giustiizia, di quei reati non ancora è assoluto. Siccome dalli atti di codesta Sopraintendenza si confermano e dalla copia delli stessi che a Catanzaro esiste e chiaramente si scorge.
Terzo- Li coloni  del soppresso Convento di Santa Croce di questa Terra pagavano li affitti in grano alla giusta misura e obligò li Procuratori frà Nicola Caparrotta e frà Martino Cara secolarizzati di esigere a detta misura avanzata e alla stessa farlo consegnare, per ordine del Sig.re Gov.re Pignatelli da consegnare alla Università per uso d’annona, l’ha dato alla mezzarola alla rasa, restando così a lui quantità di grano in  pregiudizio della Cassa Sagra e dei miseri ed amati Vassalli del Re Nostro Signore.
Quarto- Essendo rimasti dopo la partenza del  Cap.Pr. ( Priore) Monforte in potere delle sudette persone più paja di bovi spettanti alla Cassa Sagra, il sudetto Vitale si li pigliò come assoluto padrone, e per tutta la passata stagione se ne servì carreando pietra  e calce per se non solo ma anche per li suoi aderenti, cosicchè li ridusse a pelle ed ossa,come ancora rimasto un cavallo in suo possesso spettante ad essa Cassa sagra, lo ridusse della stessa maniera servendosene. Anzi non l’ha voluto vendere per ducati 18, e se lo ritenne per se ed in oggi non si sa  se è vivo o morto, perché non più si vede, essendo venuto ordine a vendere li suddetti bovi molti se li volevano comprare, il Vitale pubblicamente minacciava tutti a non incantare, perché li volea lui.
Quinto- Invece di attendere che non fossero danneggiati e rovinati  li poderi della Cassa sagra egli il Vitale si adoperò alla loro distruzione , e rovina; giacchè fece perdersi un giardino di agrume che avea il soppresso Convento di Santa Croce di questa Terra sudetta, perchè non ha voluto affittarlo dicendo volerlo per lui ed in oggi perché inculto e distrutto, è del tutto rovinato. Dipiù donò la libertà alli bovari e pecorari suoi e dei suoi aderenti di pascolare, e di andare nelli poderi della Cassa Sagra colli animali bovini, giumentini, capre, pecore, e neri delli quali animali egli il Vitale n’esigge la paga per se, e ne vengono i poderi della Cassa sagra rovinati. In questo picciolo racconto ben vede, Ill.ma Ecc., che il Vitale, non solamente è immeritevole delli impieghi suoi di vantaggio, deve essere castigato. E’ un picciolo abbasso questo che scrissi perché se volessi dire tutto  sarebbe lo stesso che non finirla mai, e però la prega Umilmente levarci questo Tiranno dalli impieghi, e l’averà a grazia ut Deus.
Io Rosario Sgalera supplico come sopra
Gregorio Pizzonia pubblico notaro di Francavilla-N.G.P.
FOGLIO DEI LUMI (allegato al ricorso)
Per l’appuntamento del primo capo si esaminano, cioè che si prese li denari dalla M. del Re N.S. col prestesto di accomodare il trappeto,quando mai  eppe trappeto, nè prima nè dopo li tremuoti, con fede falsa che si fece fare dal Sindaco del tempo si esaminano gli atti sopradetti con li seguenti testimoni :
D. Saverio Papaleo, Notar Giuseppe Rondinello, Speziale Graziano Caria, Giudice Domenico Parisi, D. Giacinto Cauzzi, come anche nel secondo capo gli atti esistono nella Sopraintendenza in Napoli, e la copia in Regia Udienza, e si può infornare dalli sudetti testimoni;
circa al terzo caso si posso esaminare li coloni, che li fa Frà Nicola Caparrotta secolarizzato ed è Procuratore della Cassa Sagra:
Frà Nicola stesso, li deputati all’annona di Francavilla, mastro Bruno Prestigiacomo, Gregorio Fiorenza, Antonio Di Bretto, mastro Giuseppe Lombardo, mastro Antonino Lombardo, mastro Vincenzo Lo Iacono, ed altri;
circa al quarto capo delli bovi , e sopra l’affare del cavallo e circa il quinto capo riguardo al giardino degli agrumi e alli danni degli altri stabili si esaminano li testimoni:
D. Giacinto Cauzzi, Giuseppe Bonello, Magnifico Foca Aracri, Vito Praganò, Domenico Rondinello Bianco, Magnifico Foca Rondinello, Giuseppe Giampà Cicala, Foca Rondinello Ricotto, Michele Ciliberto ed altri.
Vorrò rilevarvi dal peso di chiamare tanti testimoni per il detto appuntamento, sicome io ricorrente Rosario Sgalera  simile ricorso feci.
Firma Rosario Sgalera.
A S.E. il Gov.re Pignatelli e da questi ne fu incompenzato  il sig. Capitano D. Giovanni Dama che appurò tutto tutto con li testimoni, e però si può chiamare detti atti che sono in potere del Segretario D. Giovanni Antonio Ammirà. Visto  Firma Giovanni Dama.
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Rimosso dall’incarico di depositario il Vitale, non fu nominato al suo posto altro aspirante notabile locale, in quanto il capitano Dama si era convinto che la denuncia dello Sgalera era il frutto delle diatribe esistenti a Francavilla. Fu nominato don Tommaso Serrao di Filadelfia.
La disputa sorta dopo il terremoto, per la riedificazione di Francavilla, fu aspra e non si esaurì con la decisione di modificare il vecchio decreto reale del 1783.
Nicola Parisi sollevò con la sua forte denuncia fatti storici incontestabili. La scelta dello Ziopà come sito della nuova Francavilla era la più idonea per fare uscire Francavilla dal suo isolamento e farla progredire urbanisticamente ed economicamente. Le motivazioni dell’idoneità di quella scelta sono riportate in modo esemplare dallo stesso Parisi. Dalla lettura della denuncia-relazione viene fuori un personaggio ben preparato nella sua disciplina di dottore fisico e altrettanto nelle discipline economiche, storiche, filosofiche e umaniste. Un uomo colto che usava, nel suo argomentare, sostantivi, aggettivi e verbi che suonano ancora come un canto poetico che ben rappresenta la dura realtà:’ ...vendicatrice mano di Dio difendendo i diritti suoi guardando con occhio bieco/ ..si videro i mortali pria sepolti che trapassati/.. esacrando abominevole terreno d’umano sangue bagnato/ …le micidiali pietre cruentate/…Il miserabile avanzo degli orrendi flagelli/…Adunca tagliente falce/…Calcinate pietre/…Pinose alpestri montagne di bianche nevi onuste/ … Possa difformare o mutare l’aspetto della Verità, volto venerando, volto che beava Socrate, e bear deve tutti i filosofi…’
La Cassa Sacra fu un evento storico molto importante per la Calabria. Fu il primo tentativo serio di riportarla alla ribalta dopo secoli di ingeneroso oblio. Furono i burocrati che la fecero fallire, specialmente quelli che occuparono le cariche più importanti soltanto perché rampolli di famiglie altolocate. Burocrati che pensavano maggiormente arricchirsi a discapito delle comunità duramente colpite. Francavilla non fu riedificata allo Ziopà, per puro e misero calcolo d'interessi del regio fisco e da personaggi locali, interessati a rimanere nel vecchio sito perché proprietari di case e tuguri, di suoli edificatori, di trappeti e molini, ricevendo contributi lautamente elargiti dagli amici di turno o perché, localmente, detenevano il potere che permetteva loro prosperità e benessere a scapito della moltitudine dei cittadini, le cui famiglie erano precipitate nella miseria più nera pur avendo un passato dignitoso. Cittadini trattati come servi dai soliti e nuovi 'signorotti e signorini' che come blasone della loro inesistente nobiltà sventolavano le bandierine dell’ingordigia, della viltà, delle impunite violenze, delle ruberie legali e illegali, della loro spropositata ignoranza e immoralità. Vi furono alcuni personaggi, i pochi, che con la loro autorità morale e il loro indiscusso prestigio, derivanti da tranquille condizioni economiche e da vetuste onorate famiglie, nel cui ambito non mancò mai il costume di educare i propri figli nelle arti e nei mestieri, si opposero, come fragile diga, al malcostume e alla rozza protervia dilaganti nella comunità. Anche costoro, però non capirono che la  vecchia Francavilla ducale con la sua cinta muraria, le chiese, i conventi e il castello resi ruderi a testimoniare un dignitoso passato, era un centro urbano non più adatto ai nuovi tempi. Il secolo dei lumi voleva paesi più aperti alle nuove esigenze commerciali, industriali, economiche e culturali. Restare in quel luogo isolato tra i torrenti Talagòne e Fiumicello, senza adeguate strade carrabili, ma mulattiere scoscese e impraticabili nei periodi invernali, significava lo svilimento del commercio e delle attività economiche ad esso collegate. La produzione agraria era notevole: olio, vino, cereali. Notevole era la sericoltura, la pastorizia. Ma era difficoltoso promuovere un commercio competitivo con quello di altri paesi facilmente raggiungibili.  Non vollero pensare al futuro della ‘patria’, non vollero sentire voci, come quella di Nicola Parisi, che richiamavano l’attenzione verso le future generazioni, perché si potesse edificare per loro una città aperta ai commerci, alle industrie, al benessere sociale. Francavilla fu costretta a rivivere nel suo vecchio angusto sito che aveva protetto i suoi abitanti dalle invasioni straniere e dalle scorrerie turchesche. La scelta del sito dello Ziopà, quella che guardava alla modernità e al futuro fu scartata dagli alti burocrati della Cassa Sacra per motivi prettamente fiscali. L’Arcuri come procuratore fiscale doveva tutelare e garantire che le spese non potessero superare le entrate. Trovò eccessive le spese da affrontare per riedificare allo Ziopà. Le entrate certificate dal regio Tesoriere erano misere. Altra grande falsità storica. Il patrimonio sacro, dei conventi e delle chiese, non fruttava quei pochi ducati riportati nel certificato allegato. Erano migliaia i ducati che la Cassa Sacra introitava annualmente dalle rendite dei vari beni. Il patrimonio sacro di Francavilla fruttava al regio fisco migliaia e migliaia di ducati  per i beni posseduti dagli enti ecclesiatici prima del 1741. I burocrati della Cassa Sacra, consigliati dai ‘traditori locali’ indicati dal Parisi, arrivarono alla scandalosa decisione di dare un sussidio ai ziopaesi perché ritornassero nel vecchio sito. Per quale motivo non si diede un sussidio per coloro che volevano rimanere nel nuovo sito? La disputa fu la naturale conseguenza del fatto che i francavillesi non ebbero allora un capo al quale obbedire, ne ebbero forse parecchi e furono cattivi o interessati consiglieri. Castelmonardo fu riedificata, col nome di Filadelfia, sul Piano della Gorna perché vi furono personalità lungimiranti e capi indiscussi. Non risulta che sia sorta disputa alcuna tra i cittadini di quel paese circa la scelta del sito. Il Piano della Gorna non aveva acqua per i molini, non aveva fiumi correnti, non aveva abbondanza di materiale edile per la costruzione degli edifici. I molini furono lasciati nei loro vecchi siti. Il materiale per la costruzione degli edifici fu trasportato da luoghi non vicini. Per Filadelfia il Fiscale Arcuri e gli altri burocrati della Cassa Sacra nessun cenno di dubbio sollevarono. Non vi furono dottori fisici che dovettero relazionare sulla bontà dell’aria del Piano della Gorna o dell’antico sito. Nessun cittadino francavillese o di altro paese limitrofo, si adoperò a portare zizzanie tra i monardèsi per la scelta del sito. Nessun burocrate della Cassa Sacra francavillese profferì mai parola in merito. Il dottor Vincenzo Solari e il chirurgo Foca Aracri furono, per quasi sette anni, gli unici importanti protagonisti della formazione del catasto dei beni ecclesiastici di ben sette paesi, inclusi Filadelfia e Francavilla. Le dispute, le varie lotte locali si manifestano e si radicano in varie forme.
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NOMINA DELL’AMMINISTRATORE DELLA CASSA SACRA, ANTICHE RIVALITA’.
I documenti, che si offrono alla lettura e allo studio, sono stati tratti da alcuni fascicoli della Cassa Sacra riguardanti nomine di depositari o amministratori della stessa nel ripartimento di Francavilla e dalle cause pendenti presso le Corti di Giustizia locali o presso quella superiore di Catanzaro. I documenti sono una fonte di notizie storiche. In una sentenza del 1743, emessa dalla Suprema Giunta di Catanzaro il procuratore legale della Duchessa dell’Infantado, affermava che: ‘…colle leggi  Romane si previdde, che l’eternare le liti, era cosa dannosa alla società, e alla Repubblica…quindi quante volte fusse un soverchio termine elasso, ordinarono prescriversi le azioni…essendo il fine della legge il terminare per effetto di questo beneficio le liti, e far cessare ogni dubbio. Si governi la coscienza, e la morale dei Magistrati, nel giudicare, con riflettere li vari casi, e prendere in veduta l’interesse delle Communità, e dei poveri. Opinarono i legislatori di Carlo VI che la prescrizione per i Baroni contro il Fisco fosse dopo il termine dei cento anni. Nel caso del Duca dell’Infantado il Fisco chiede conto anche dopo i trecento anni, e ciò per causa dei mutamenti storici che riguardano il possesso dei Feudi e dei loro poteri..’. Questo assioma giuridico determinava il perpetrarsi di una moltitudine di cause tra le varie famiglie feudatarie dove occorreva esibire antichi documenti, come nel caso della famiglia De Sylva-Mendozza risalenti agli inizi del 1500. Numersosa documentazione storica delle nostre comunità, si è potuta trovare e salvare proprio nei faldoni degli archivi delle corti di giustizia civili e relegiose, giacenti nei depositi della Cassa Sacra.

 

Don Annunziato Tranquillo di Pizzo per potere ottenere l’incarico di Amministratore della Cassa Sacra, dovette presentare le necessarie garanzie morali ed economiche alla Giunta della Cassa Sacra. Per quanto concerne le garanzie economiche nominò suo fideiussore il padre Barone Francesco Maria Tranquillo che a sua volte consegnò il testamento con il quale suo padre Antonio lo nominava erede assieme al fratello Nunziato. Il testamento di Antonio Tranquillo è importante non soltanto per la storia della sua famiglia, ma per la citazione di luoghi, di uomini e donne del suo tempo. Per quanto concerne la documentazione tra la Giunta della Cassa Sacra ed il fiscale Annunziato Tranquillo si sono riportate le lettere relative allo ‘informo’ fatto sul suo conto frutto di antica rivalità con l’altro fiscale Domenico Salamone, d’intesa anche con il canonico Pasquale Quaranta, e con lo stesso Carlo Pedavicini Ufficiale Ispettore del Ripartimento della Cassa Sacra.
Si annota che Annunziato Tranquillo fu nominato Amministratore del Ripartimento di Francavilla, molto importante per il patrimonio della Cassa Sacra perché vi erano compresi Enti Ecclesiastici con vasti beni come il Convento Agostiniano di Santa Maria della Croce, uno dei più ricchi della Calabria. La rivalità tra il Salamone, il Canonico Pasquale Quaranta, la cui famiglia aveva illustri personaggi francavillesi, e l’Annunziato Tranquillo, la cui famiglia vantava parentela con i Mannacio, continuò anche a Francavilla.
 Annunziato Tranquillo fu accusato, come amministratore del sacro patrimonio, di aver occultato in suo favore ben 5.000 ducati.
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Nella Regia Giunta della Cassa Sagra compare il Proc.re di D. Annunziato Tranquillo della Città del Pizzo, e dice come essendo esso suo cliente scelto Amministratore del Sagro Patrimonio, esibì per fideiussore suo Padre Barone D. Francesco Maria Tranquillo notorio benestante, ed uomo riputato universalmente di buona opinione. In seguito si spedirono le corrispondenti provvidenze per l’informo, e come si è preinteso, che gli altri incombenzati han fatto le loro rispettive relazioni,  così s’è preinteso che il solo sig. Ispettore abbia riferito che l’asse d’esso D. Francesco Maria si riduca a molto poco, e che questo poco sia soggetto a molti gravami di fidecommessi ed altri. Lo stesso Sig. Ispettore prese di queste cose conteggio dal Fiscale Salomone inimico d’esso suo cliente e tanto inimico quanto non si sa con quale spirito abbia negate verità evidenti. E come una tal relazione non deve reggere. Ricorre perciò in essa Regia Giunta e fa istanza incombenzarsi altra persona proba, ed efficace, ed imparziale per quindi potersi spedire la corrispondenza precisa, così dice e fa istanza.
Visto Spinelli e altri
Sgro Segratario
A di 28 febbraio 1790 Catanzaro
Proposto per questa  Giunta della Cassa Sagra si è deciso di scrivere all’Ispettore  D. Carlo Pedicini se li dica che questa Giunta è informata della poco buona armonia che passa tra il Fiscale Salomone e il Fiscale Tranquillo, e poiché dal suo rapporto ho rilevato d’aver’esso Ispettore acquistato tutte le notizie relative alla facoltà, e circostanze del Fiscale Tranquillo, e del di lui Padre Barone D. Francesco Maria per mezzo del Fiscale Salomone, che potrebbe essere sospetto, la previene ad informarsi di nuovo per mezzo di altro canale per poter risolvere su la consegna dell’amministrazione da farsi al Tranquillo, e così sia.
Spinelli
Sgro Segretario
Precedentemente vi era stata la seguente corrispondenza:
Carlo Pedicini in data  2 febbraio 1790 da MonteleoneCodesta Regia Giunta per mezzo di V.S. Ill.ma con foglio del 27 ottobre del passato anno, mi fè sentire, che per esecuzione del nuovo Piano formato dalla Suprema Giunta di Corrispondenza , ed approvato sa S.M., per il l’amministrazione de’ beni , e rendite del Sagri Patrimonio, era stato eletto per amministratore del Riparto di Pizzo il Mag.co D.Annunciato Tranquillo di quella Città, per cui erasi esibito per suo fideiussore il proprio padre Barone D.Francesco Maria Tranquillo. E come ad essa Giunta accorrea di saper con accerto a detto Barone Francesco Maria Tranquillo fusse persona notoriamente benestante, e di buona opinione, e se i di lui beni siano liberi, o soggetti a debiti, fedecommessi, sostituzioni, o magiorati,, in modo da poter dare sicurezza bastevole per l’espressata amministrazione de’ beni, e delle rendite esistenti in detto Riparto, perciò V.S.Ill.ma nel prevenirmi di tutto, m’incaricò, ch’essendo il Riparto di Pizzo compreso nel mio Ripartimento e vicino a questa residenza, avessi dovuto prendere le debite individuazioni sull’annunciate circostanze, e rendere ragguagliata la Giunta, per poter inseguito la stessa adempiere ai dispositivi che resta a farvi in esecuzioni degli ordini Reali.
 Per esecuzione di tal comando, non ho mancato io di prendere informazioni da diverse Persone, e dalla medesime ho rilevato che il menzionato Barone Don Francesco Maria Tranquillo padre del riferito D.Annunciato, sia da tutti tenuto per persona benestante, e di buona opinione, ma che i beni da lui posseduti siano quasi tutti sottoposti a fedecommesso, su di che ognuna delle menzionate Persone si è rimessa alle scritture. Vedendo io da ciò, che non avea acquistate le notizie con quell’accerto, che dalla si desiderava, e conoscendo che trattandosi di notizie attinenti a fatti particolari di una famiglia, difficilmente si possono appurare con quella certezza, ch’è necessaria, stimai bene di scrivere all’attuale Fiscale del Pizzo D. Domenico Salamone , che mi avesse fatto quanto conveniva e con verità relativamente alle circostanze del medesimo Barone Tranquillo, ed egli con sua lettera del passato 4 dicembre mi fe sentire, che il riferito Barone, oltre un feudo rustico che lui tiene in territorio di Paravati sul quale si trova fondato un maiorcato a favore dei Primogeniti di sua famiglia, possiede altri molti fondi nella Città del Pizzo, come pure in Filogaso, e Majerato, ascendenti al valore di circa ducati dodicimila, su de’ quali stabili furono ordinati da D. Antonio Tranquillo padre d’esso Barone alcuni fedecommessi perpetui reali, ed agnatizj, rimettendosi per la maggior verità al di lui testamento. Disse altresì che, che sopra dei beni medesimi esistono alcuni debiti che non oltrepassano i ducati mille, che devonsi dallo stesso Barone soddisfare su di essi beni le doti promesse alli di lui figlie nella somma di ducati tremila per cui ne sta corrispondendo l’interesse alli mariti delle medesime. Questo è quanto è riuscito a me appurare  in esecuzione dell’incarico datemi , ed augurandomi l’onore di molti altri comandi di V.S. Ill.ma , con tutto il rispetto me le rassegno.
A Mons. Spinelli Vescovo di Catanzaro
Dev.mo e obbl.mo Carlo Pedicini da Monteleone il 2 feb. 1790.
 
Annunciato Tranquillo a Spinelli
V.E. R.ma sa tutta la serie delle mie disavventure, almeno così mi suppongo, sa che mi credea consolato con la Patente di questa Amministrazione, in breve tempo mi vedo ora quasi escluso per le calunnie de’ miei malevoli. L’E.V.R.ma molto ben si ha informato della mia casa, e più, o meno è accertata de’ miei beni , il sig. Pedicini me l’ha voluta menare per condiscendere con quel maldicente di Salomone, perché con il canonico D. Pasquale Quaranta, che non muove penna senza il piacere di se medesimo, essendo egli il dispotico del detto Pedicini, per cui mi si fece un’impostura. Attese adunque tali circostanze Ecc.mo Sig.re con tutta la Giunta potrebbe da per se risolvere e mettere innanzi gli occhi i miei servizi prestati alla Cassa Sagra,  senza alcuno lucro, anzi con gran spesa di casa mia, e poi considerare ch’io per la medesima ho perduto un Fratello Germano morto ucciso barbaramente, senza che avessi ricevuta alcuna ricompensa, e quando alla fine la Maestà del Nostro Monarca si benignò eligermi per uno degli Amministratori, mi viene ora contrastata una calunnia con asserire, che i miei beni non ascendono che a più che a duodici mila ducati, che la magior parte è sottosposta a debiti , e fedecommessi, e che essendo il mio Padre, mio procuratore non sta sicura la Cassa Sagra. Una tale opposizione mi sembra, Ecc.ma Rev.ma, insussistente, perché diamo l’ipotesi non possedessi oltre, che quello viene asserito a  detta Preg.ma Giunta ed avessi di libero non più che due mila ducati , mi sembrerebbe bastante per cautela della Cassa Sagra per un anno, poichè il Riparto del Pizzo non ascende a detta somma , onde la Cassa del Sacro Patrimonio potrebbe star ben sicura, ma quanto pur manca io son pronto ad offrire qualunque pareggio, senza informo, che perciò priego l’innata bontà di V.E.R.ma  a risolvere tal punto dalla Giunta medesima, senza che avessi per ingerenza il detto di Pedicino, non avendo io incontrato, per mia disgrazia, il suo genio, e non farmi stare più sospetto . Tutto ciò da V.E. essendo l’ unico mio protettore , e ne attendo la sua grazia, e sempre pronto ai suoi venerati comandi , mi resto baciando le sacre mani.
Pizzo li 8 Febbraro 1790

E fu nominato amministratore della Cassa Sacra. I depositi più importanti dei beni posseduti all'interno dei conventi, furono creati a Pizzo o in località scelte dal Tranquillo e dai suoi amici. Nelle baracche costruite presso il convento di Santa Croce, a spegnimento di candela, incanto per modo dire dato che tutto si concoradava prima, furono ceduto terreni e fabbricati urbani dello stesso convento. Le baracche, per i responsabili della Cassa Sacra, poi furono costruite al piano della Gorna, Filaldelfia.
Le opere d'arte, i libri e le pergamene preziose (il convento agostiniano aveva una ricca biblioteca tra le più importanti esistenti in Calabria) non sono catalogati o menzionati dai periti che hanno redatto la corposa relazione di tutti i beni, comprese le somme da avere per i prestiti numerosi e molto consistenti. Si disse che fossero stati dispersi nel naufragio della nave che li trasportava a Napoli. Andarono veramente in fondo al mare i quadri descriti da Ilario Tranquillo e tutta la dotazione libraria? Anche i dipinti del convento domenicano di Soriano si disse che fossero su quella nave, il ritrovamente di una pregevole tela di questo convento è stata ritrovata Napoli presso un privati e acquistata dal comune per il museo locale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO XIV
LA RELIGIOSITA’
Per quanto concerne la religiosità a Francavilla si è ritenuto opportuno esaminare la documentazione partendo dalla Platee delle Chiese di San Foca e di santa Maria delle Grazie, in quanto, come si vedrà, esse fanno un excursus storico di secoli antecedente al 1783. Vi sono riferimenti documentali importanti che ci sforzeremo di ampliarli con quelli delle altre Chiese, Cappelle e Conventi esistenti nel 1700, al fine di ottenere un compendio esaustivo sul quale lavorare.
CHIESA DI SAN FOCA MARTIRE
Sulla biografia di San Foca Martire vi è un’ampia produzione di scritti, iniziata già da Onofrio Simonetti agli inizi del 1800 e proseguita da studiosi contemporanei locali. In sintesi San Foca fu un martire venerato sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Greco-Orientale. E’ presente nei sinossari bizantini. Soldato ed ortolano, sarebbe stato gettato in una fossa di serpenti velenosi dai quali non fu morso con meraviglia dei suoi carnefici che furono costretti a decapitarlo. Protettore quindi dei fedeli dai morsi dei serpenti velenosi. Protettore anche dei naviganti che diffusero il suo culto nelle più svariate terre sia d’oriente che di occidente. In un dipinto nel duomo di San Marco a Venezia viene raffigurato con un grosso remo nelle mani.  In Sicilia, a  Priolo Gargallo, fu scoperta da Paolo Orsi una basilica paleocristiana del santo, fatta costruire dal Vescovo di Siracusa Germano verso la fine del 300, quasi un secolo prima della venuta dei Bizantini. Questa scoperta è importante per quanto concerne la datazione del culto di questo santo in occidente. Se in Sicilia il santo veniva venerato addirittura prima della venuta dei bizantini, non è cosa peregrina pensare che anche nei Casali dell’Angitola potesse essere venerato nella stessa epoca o successiva, comunque prima del 950 ( l’Amari sostiene che il culto del santo in Calabria fosse stato portato da Niceforo Foca) o 1100-1200 come è sostenuto da antichi scrittori di cose sacre. Si pensò nel passato che vi fossero addirittura quattro santi sotto il nome di Foca, ma studi più accurati conclusero che in realtà il santo fosse uno soltanto, cioè San Foca Martire, per gli studiosi francavillesi nato ad Antioca e vissuto a Sinope. La statua  a Francavilla fu commissionata dai Padri Agostiniani del Convento di S.Croce nel 1600, in origine rappresentava il santo per intero, poi  fu ridotta a quella che oggi si venera. Anche la statua presente a Castiglione Marittimo di Falerna fu data ai fedeli dai Padri Agostiniani del Convento di Campodorato.                     

Ciò premesso, rivolgiamo la nostra attenzione nell’esaminare la documentazione storica riguardante la Chiesa di San Foca attraverso le sue Platee.

LA PLATEA ANTICA E NUOVA  DELLA CHIESA DI SAN FOCA MARTIRE

Dopo il terremoto del 1783, con il fine di poter ricostruire parte dei paesi distrutti, fu istituita la Cassa Sacra. Tutti gli Enti ecclesiastici furono obbligati a dichiarare i loro beni immobili, e le loro entrate derivanti da ‘jussi e decime’ che si riscuotevano dai fedeli.
In quel triste periodo era parroco di San Foca Guglielmo Maria Caraffa, il quale venne a trovarsi in serie difficoltà a pubblicare  il manifesto ‘banno’della Platea della sua Parocchia che doveva essere controfirmato dal Cancelliere dell’Università (il notaio Gregorio Pizzonia) e da Francesco Paolo Stragapede Ufficiale del ripartimento ‘riparto’ di Francavilla per conto della Cassa Sacra.
Essendo severe le sanzioni in caso di falsità riscontrate nel manifesto pubblico riportante la Platea della Chiesa, pensò bene il Caraffa a chiedere aiuto ai vecchi parroci del luogo coinvolgendoli di fatto nella stesura della Platea aggiornando alla data del 1785 quella Antica e Vecchia.
L’Antica e Vecchia Platea venne così riportata:

‘PLATEALE DELLA VENERABILE CHIESA PARROCCHIALE DI FRANCAVILLA SOTTO IL TITOLO DI SAN FOCA MARTIRE,
 regolato dal Reverendo Don Domenico Caria Parroco nell’Anno 1680,ed ultimamente ridotto a questa forma dal Reverendo Don Domenico De Cunis parroco nell’Anno 1702. Quale è stato ricavato dal
' PLATEALE ANTICO FATTO DAL REVERENDO DON BERNARDINO BULOTTA PARROCO IN TEMPO DELL’ECC.MO MONS.  MARCO ANTONIO DEL TUFO VESCOVO DI MILETO NELL’ANNO 1584
 e suo Reverendo Vicario Mons. Gio:Batta Camparino che trovasi nell’Archivio della Diocesi di Mileto al fascicolo 46 che si chiama il Calderone.’
L’arciprete Caraffa, aiutato dagli altri parroci locali, potè completare la Platea precisando:
‘NUOVA PLATEA DI RENDITE EFFETTIVE, DI CENSI, DI DECIME E DI ALTRI JUSSI DI STOLA DELLA VENERANDA PARROCCHIALE DI SAN FOCA MARTIRE E PROTETTORE DELLA TERRA CHIESA DI FRANCAVILLA; ricavata in parte, e speciale per ciò (che) riguarda la porzione dei censi, dopo la divisione delle due Parrocchie già segueita nell’Anno del Signore 1763. Dall’innanzi Platea Vecchia e Antica che qui si confermava per regolamento e memoria, secondo il Plateale Universale, detto il Calderone a Carta 46, quale Platea Vecchia fu ritrovata dal Reverendo Parroco Don Domenico De Cunis nell’Anno 1702, ed ultimamente in questa forma ridotta, in tempo di N.S. Papa Pio Sesto e dell’Ecc.mo Monsignore Vescovo di Mileto Don Giuseppe Maria Carafa della Spina e dell’Ecc.mo suo Vicario  Don Rocho Cojro, dal Reverendo Sig. Arciprete Guglielmo Maria Caraffa per maggior chiarezza e distinzione”.
DECIME CHE SI PAGANO IN QUESTA FORMA:
Come a dire il Padre ammogliato,o un Figlio o più ammogliati, ancorchè abitassero insieme e non divisi tra loro, pure quanti sono li matrimoni tante diverse Mezzarole di grano bianco devono pagare , ed alla colma.
Ogni Forestiere o solo o ammogliato, e in comunione , purchè venisse prima di Pasqua di Resurrezione deve pure pagare una mezzarola alla colma.
L’istesso pur da dirsi d’ogni Paesano che venisse a passare da una nell’altra Parrocchia purchè venisse prima di Pasqua.
Le Vedove poi rimaste sole senza figli maschi, etiam con figlie femmine in Casa , hanno franche e niente pagano di decime. Li veri poveri che niente posseggono  sono lo intutto franchi.
Ogni Massaro di bovi, anche se ne avesse un sol paricchio deve pagare ogni anno tumolo uno di grano biancho e alla colma.
Ogni altro Capo di Casa, etiam non ammogliato e solo, purchè fosse di età di Comunione, ancorchè avesse la Madre vedova con sorelle in Casa, eccetto se avesse altro fratello di sé maggiore in Casa , pure deve pagare una mezzarola  alla colma.
JUSSI AVVENTIZII DI STOLA:
- Per ogni Battesimo, o una panetta bianca o Grana due.
– Per chi volesse entrare in Santis dopo del parto, Grana due e mezzo,
– Per  ogni Matrimonio si usa il Presente, consistente in sei Buccellate di grano biancho, e qualche altra cosa nel mezzo, o di ova, o latticini o soppressata, Chi non volesse o potesse fare il detto Presente deve  pagare in denaro Grana trenta, o almeno Grana venticinque.
- Per ogni sorta di fede il giusto che si deve pagare è di carlini cinque
-Per li mortaggi, morendo una creatura o di un anno appunto o dentro l’anno paga al Parrocho un carlino, ed al Vicariato Grana cinque; passato però l’anno  sino alli otto compìti si dè pagare carlini sei al parrocho e tre al Vicariato. Dall’entrare poi nelli Anni nove  sino a tutto il restante della vita si paga di Beneditione al Parrocho Carlini tredici e al Vicariato Carlini quattro. Se nelle esequie si volesse la Cappa nera si paga Carlini cinque, se tutto  l’apparato  cioè Cappa e Tonicelle si dè pagare Carlini dieci.
-Il Notturno dei Morti presente corpore, oppure nel giorno Terzo, Settimo, Nono o nella Annata  sempre si paga Carlini tre, se poi si Carlini sei al Parrocho e tre al Vicariato. Dalli entrare poi volesse tutti li tre jorni, Carlini nove, se anche il Laudo e tutto l’Officio sano Morti,si pagherà carlini dodici.  Per ogni messa cantata sollenne tanto dei vivi,quanto dei morti Sempre si paga carlini cinque,se poi fosse solo a uno senza Assistenti Carlini due.                       
–La cera che rimane dopo li funerali ed officii resta pure e va in beneficio della Chiesa e del Parrocho.
CENSI:
1) Il sig. Gioacchino Accetta paga di censo perpetuo alla Veneranda Chiesa di San Foca e medesimamente a quella degli Angioli carti sei l’anno sopra una terra detta Santucello, seù la Canduta di capacità di due mezzarolate in circa, limito la Via pubblica dalla parte di oriente Tommaso Judisco e vallone corrente, che questo loco fu di Gio:Batta Costa. Lo istrumento lo fece Giuseppe Antonio Bilotta di Castelmonardo a 24 aprile 1698.
2) D. Antonio Malfitano di Castelmonardo paga di censo perpetuo grano bianco alla colma ridotta in Francavilla tomolo uno, sopra il suo Giardino alborato di olivi limito il Giardino delli PP. di Sant’Agostino di questa Terra, loco di La Conia, il Vallone corrente e dalla parte di sopra  le terre della Corte di Francavilla; lo istrumento lo fece il notaro Giuseppe Malfitano nell’anno 1679.
3) Pietro Paparo di Castelmonardo paga di censo perpetuo grano bianco alla culma ridotta in Francavilla tomoli due, sopra la sua possessione loco detto Juda, seu Cullaro, di capacità mezzarolate due in circa, limito le terre di San Giovanni Battista di questa Terra, via pubblica, le terre che furono di Francesco Pilleci.
4) Sig. Giovanni Tomaso Rondinelli di Castelmonardo paga di censo perpetuo ogni anno grana venticinque sopra le terre che furono dell’eredi  delli sigg. Francesco e Gio:Batta Bonello, loco detto Gormari, limito la via pubblica, fiume, la cava della pietra calcina oggi paga e la possiede Francesco Salatino di questa Terra.
5) Il Reverendo D. Antonio De Cunis paga di censo perpetuo grana dieci e otto sopra la Coltura detta Galluzzo di capacità di tomolate sedici in circa, limito al fiume, il Giardino del Convento di S. Domenico di questa Terra, che di Carlo Francesco e Antonio Costa, e le terre della Veneranda Chiesa di San Nicola, che detto loco fu del sig. Giacinto Puccio e della sig.ra Teodora  De Cunis. Hoggi li paga la signora Francesca De Cunis.
6) Il Ven. Convento di Santa Maria della Croce dell’Ordine di Sant’Agostino di questa Terra paga di censo perpetuo ogni anno carti due sopra il Giardino alberato ad olivi loco S. Maria degli Angeli medesimo loco chiamato Scroponi, limito la via pubblica, fiume e il  giardino delli PP. di S. Domenico di questa Terra e che fu di Francesco Di Caria et Adornata de Cunis.
7) Rev.ndo Don Nicolò Mannaci paga di censo perpetuo ogni anno carti sei sopra le terre alborate ad olivi loco detto Madonnia ossia Russomanno di capacità di tomolate dodici circa, limito lo Violo che si va a Cannalello, il fiume corrente di Scutinò, e la Coltura della Veneranda Cappella del Carmine della famiglia di Fiore che per il detto loco li paga Pietro Gio: Mannaci.
8) Mag.co Antonio Di Paro paga di censo perpetuo ogni anni grana quattro sopra il suo Giardinello loco detto S. Martino Vecchio, limito la detta Chiesa, la via pubblica e la Vinella che si passa alla tribuna di detta Chiesa diruta, che detto loco tenea  Gio:Pietro Mannaci.
9) Giuseppe Spezzano Seniore e Giuseppe Spezzano Juniore  pagano di censo perpetuo sopra la casa che habitano loco detto Sotto Portareale limito la casa che fu di Giustina Capozza e Via pubblica, carti quattro, e che fu di Antonio Gaccetta di Orazio e medesimo loco delli fratelli Angesello, l’ortaccio lo stesso.
10) Rev.ndo Don MichaelAngelo Mannaci paga di censo perpetuo ogni anno grana venticinque, sopra il suo Giardino loco S. Acqua delli Giudei, hoggi detto Russumannu, limito le terre della stessa parte, che lo stesso loco fu al quondam Gio:Pietro Mannaci e di Battista Judisco.
11) Più paga grana cinque sopra le terre in stesso loco che furono di Gennario Vaiti.
12) Più paga altri grana cinque sopra le terre dette Joculano che furono di Cola Gio:Apa.
13) Più carti cinque sopra il Giardino loco detto Tirì, limito la Coltura delli PP. di S.Croce, fiume corrente, Via pubblica e Giardino di Scacciafavi della Veneranda Cappella del Carmine jus pato de Fiori e che lo stesso loco fu del dottore fisico Domenico Bruno e Brigitta Stella e comprato dal detto di Mannaci.
14) Gio: e Petruzzo Carchidi di Castelmonardo pagano di censo perpetuo annuo grana venticinque sopra le terre loco detto lo Tigrò, seu Calabrici, seu lo Castagneto nella Terra dell’Acquania, limito lo Vallone corrente, e la parte della stessa terra e che per lo stesso loco pagavano li signori Decembre, Pietro, Gio: Pietro Francesco e Don Giuseppe Mannaci et istrumentò il Notaro Sig. Gio: Antonio di Cario che li censuì alli detti di Carchidi.

15) Mag.co Pietro Talora paga di censo perpetuo annuo carti cinue sopra il suo Giardino detto lo Campo limito le terre dotali di Francesco Antonio  Di Paro, Antonio Quaranta,

Di Fiori, famiglia si riscontrerà ancora.

La famiglia De Fiori o De Fiore o Fiore, aveva il jus patronato della Cappella del Carmine, famiglia che si riscontra in qualche atto esistente sino alla fine del 1600. Forse trasferitasi a Pizzofosse di Francavilla, nella Platea Ducale si riscontra una Fiore di Pizzo proprietaria di un fondo.

Sic! Ma Di Cairo. Non viene citata la data dell'atto notarile.

Dei componenti della famiglia Mannacio, alcuni sono citati da Ilario Tranquillo.

Via pubblica. Lo istrumento lo fece il notaro Antonio Bilotta di Castelmonardo a 24 aprile 1698.
16) Anna Cucuzzi paga de censo perpetuo sopra il Giardino di Scutinò ogni anno uno Carlino, hoggi lo possiedono Gironimo Aracri e Paolo Perri per dote, per detto loco pagano Francesco e Giulio Bruno.
17)Reverendo Don MichaelAngelo Mannaci paga di censo perpetuo sopra le terre dette Olivari muti, seù Russomanno, grano biancho alla colma ogni anno tomolo uno, che detto loco pagava Paolo Leone.
18) Giuseppe Bonello di Giacinto, Giuseppe Attisano di Pietro, Nicola Cucuzzi di Domenico, e Domenico Cucuzzi di Pietro pagano sopra le Case che habitano poste avanti la Chiesa, limito le Mura della Terra, Via Pubblica, la Casa di Antonio Perri, che fu di Carlo Papaleo, grana quindici di censo perpetuo ogni anno,cioè grana cinque parte di Bonello,  e cinque per ciascheduno  le parti di Cucuzzi, quelle case furono di Giacomo e Berardino di Simeri .
19) Giuseppe Bonello di Giacinto paga di censo perpetuo  ogni anno carlini dui  sopra la Casa Nuova loco Portareale, la Casa di Antonio Perri di Giacinto, e l’altra Casa di esso di Bonello, e Via Pubblica, censuita dal fu mio carissimo collega Don Michael’Angelo Aracri. Lo instromento lo fece Notar Domenico Costa ai 17 febbraro 1699.
20) Giuseppe Cucuzzi Seniore paga di censo perpetuo carti due l’Anno sopra la terra detta lo Campo di capacità di tumolate due in circa, limito le due Vie Pubbliche, le terre della Ducal Corte di questa Terra e della Veneranda Chiesa di San Nicola di Bari della medesima Terra, lo instromento lo fece il notaro Domenico Costa a 17 febbraro 1699.
21) Domenico Lo Juveno e Domenico Cucuzzi del fu Antonio insolidu pagano di censo perpetuo ogni anno carlini cinque sopra la terra detta lo Campo, limito le terre di Pietro Masdea, e l’altra terra della parte di San Foca, lo instromento lo fece il notaro Domenico Costa à di primo Marzo 1699.
22) Sig. Antonio Facciolo del fu Francesco Antonio  paga di censo perpetuo ogni Anno de mese di Augusti carlini otto, sopra le terre dette lo Zupà, seù Melita di capacità di tumolate sette in circa, limito le terre della Chiesa di San Nicola, le terre della Chiesa di S. Gio: Batta, e le terre della Veneranda Chiesa di S. Maria delle Grazie di questa Terra, che ereditò dalla Reverenda Fabrica, che medesimo loco furono della Cappella di S. Anna posta dentro la Parte Jus Pato de Stilo, e le terre del fu Marcello Ruffo, lo instromento lo fece notaro Domenico Costa a 30 Augusti 1701.
23) Paolo Parisi  di Gennaro e Foca suo figlio in solidu pagano di censo perpetuo Carti dieci ogni anno del mese di Luglio  sopra le terre dette la Pietra Bianca, di capacità di tumolate cinque  in circa, limito le terre di San Nicola, che tendono a censo Martino Bonello et Ettore Rondinello, lo instromento lo stipulò il notar Domenico Costa nel mese di Agosto del 1701.
24) Sig. Nicola Brizzi paga di censo perpetuo ogni anno  del mese di Augusti  carti tre sopra le terre detta la Pietra Bianca  di capacità di tre mezzarolate in circa, limito le terre di San Nicola, Via Pubblica, le terre del Convento di S. Croce ed altri, lo instromento lo fece il Notar Domenico Costa nell’anno 1712.
25) Domenico Furlano e Luca Cappello  in solidu pagano di censo perpetuo del mese di Augusti carlini sette sopra la terra detta Melita, lo instromento lo fece notar Domemico Costa in anno 1712.
26) Domenico di Paro paga di censo perpetuo sopra la terra loco detta Scutinò,seù Scordari de mese di Augusti carti dui.
27) Domenico Carchidi di Toppa e Francesco Serrao di Carlo pagano in solidu carti sette  di censo perpetuo annuo  sopra la terra loco detto Cardirò, limito le terre di Foca Parisi che censuì dalla Chiesa di San Gio:Batta et altri confini, de mese di Augusti, lo instromento lo stipulò notar Domenico Costa a 31 Gennaro 1712.
Terre in dominio:
1) Una terra di otto tumolate in circa loco detto lo Piano della Gurna limito le terre di Marc'Antonio Moricca, Via Pubblica, le terre si sono censuite a Domenico Di Aco e Notar Domenico Bilotta di Castelmonardo carti quindici l’anno, l’istrumento lo fece il sudetto notaro nell’anno 1694.
- Nell’anno 1716 il sig. Gregorio Di Bretto havendo  intentato judicio  contro Giuseppe Attisano che pigliossi il suddetto stabile  si è addivenuti tra il suddetto e i Parenti Domenico Attisano, Ettore Rondinello, et Antonio Lo Iacono che li havessero ceduto due tumulate di terra  del detto stabile, innanzi a noi Parroci Don Domenico De Cunis e Don Giuseppe Geronimo Ruffo, nell’obbligo di pagare carlini dodici alla Parrochia; lo instrumento fu stipulato a mano in due copie alli due di Febbraro 1718.
2) Nicola de Cunis e Giacinto Servello  in solidu pagano di censo perpetuo carlini sette e mezzo sopra la terra loco detto Cinnarella seù lo Mancino, limito S. Angiolo ed altri. Lo instromento lo fece notar Domenico Costa nell’anno 1715.
3) Tomaso Judisco paga di censo perpetuo de mese Augusti carti nove sopra le terre loco detto…….. limito Giuseppe Talora , via pubblica e altri. Lo instromento lo fece il notar Domenico Costa nell’anno 1715. Manco mezzo di censo paga carlini otto de mese Augusti sopra la terra limito Michael Angelo Bonello e l’Abbatia di Mileto e ne è la via intermedia. Lo instromento lo stipulò il notar Giuseppe Bonelli a 3 febbraro 1716.
4) Gio:Pietro Mazzocca paga di censo perpetuo carlini sette de mese di Luglio sopra la Cerza di Renzo limito le terre di Pietro d’Ascoli. Lo instromento lo fece il notar Giuseppe Bonelli a 3 febbraro 1716.
5) Giuseppe Teti paga di censo perpetuo del mese di Augusti carlni sei sopra la terra loco detto Agliola, limito le terre della Ducal Corte di questa Terra ed altri. Lo instromento lo stipulò il notar Giuseppe Bonelli a di 3 febbraro 1716.
6) Don Giuseppe Geronimo Ruffo  et il D.r D. Domenico Amalfitano di Castelmonardo in solidu pagano di censo perpetuo de mese Augusti carlini trenta sopra le terre loco detto l’Argiilla di capacità di tumolate ventidue in circa, limito le terre di detto Don Giuseppe Geronimo Ruffo censuiti  alli medesimi con licenza della Sagra Congrega e della Corte di Mileto. Lo instromento stipulato alli sei ab mese di gennaro 1716 per mano dell’Egreggio Notar Domenico Costa, nel quale instromento fu Giudice a contratto Giuseppe Perri, testi Agostino Costa, Francesco Antonio di Paro, Antonio Perri di Giacinto, Giuseppe Bongiovanni ed il sig. Giacinto Ruffo.
7) Antonino Facciolo di Costantino paga di censo perpetuo a S. Foca  carlini cinque sopra le terre di Sciannello al Ziopà di capacità di tre tumolate e mezzo in circa. D.V.  D. Jos. Hieronimus Abbas Ruffo. 
8) Bruno Genuisi per la terra loco detto lo campo limito le altre terre che  li cesse Vittorio Parisi, di capacità di tumolate nove in circa, paga alla parrocchia di San Foca ogni carlini tre e principio del pagamento ad Agosto giorno ventuno 1725.
9) Eredi di Gioacchino S. Croce  sopra le terre di Cormari pagano qualibus anno alla Parrocchial Chiesa di S. Foca di censo perpetuo carlini nove.
10) Domenico Furlano paga di censo alla Parrocchia  carlini sette ; dei quali carlini tre e mezzo li paga Furlano e tre e mezzo li paga mastro Luca Cappello e Furlano paga a conto di Cauzzi.
CENSI IN DENARO


La chiesa (di San Foca) limito le Mura della Terra, la chiesa era a Piano Brossi (ora piazza G. Marconi).

De Stilo o Stilo, altra famiglia francavillese non più esistente nel 1700.

1) Dall’eredi della Signora Donna Lucrezia Bongiorno sopra lo Zopà o Condacrambi ora di Vito Buccinnà ( dove non viene riportato l’importo del censo si rimanda alle note redatte dallo Stragapede sui censi enfiteutici).
2) Dalla Cappella di S.Anna sopra Madama grana venticinque, più l’orticello della Gornella grana venti.
3) Dall’eredi di Foca e Paolo Parisi  dopra la Pietra Biancha carlini uno e venti.
4) Eredi dellaa Sig.ra Donna Diana Casalenuovo sopra lo Campo. Ora delli sig.ri di Cauzzi……..
5)  Domenico Gerace e Caterina Parisi in solidu sopra lo Mancino…….
6) Eredi dell’Abbate Accetta, di Francesco Attisano, di Rebecca e Giuseppe Lazaro  di Foca ed eredi di Filippo Fiorenza sopra Melita grana…..
7) Mastro Giuseppe Loiacono di Giambattista, Pietro Bulotta di Sofia, con Notar Vincenzo Jessi sopra lo stabile detto lo Ladro…….
8) Eredi delli D. Giuseppe e D. Romoaldo Stillitano sopra Sanducello o Cavalluta; adesso paga il massaro Antonio Garzaniti……
9) Natale Muzzì sopra la Casa……..
10)Eredi di D.Giuseppe Bonelli sopra la Casa…
11) Eredi di Domenico Lo Turco e Domenico Cucuzzi, Domenico Pellegrino di Antonio sopra lo Campo…..
12) Mastro Antonio Montoro, Giuseppe Colicchio Pititto e Domenico Pellegrino di Antonio sopra lo Mancino e Cardirò…..
13) Dalle robbe di S. Croce sopra la coltura di S. Maria degli Angeli……
14) Gli eredi di Domenico Tedesco e cioè Antonio,Vittoria, Anna e Catarina figli sopra lo Campo…..
15) Padron Giorgio Pellegrino del Pizzo sopra Galluzzo che fu delli Cunis……..
16) Eredi di Giampietro Masdea sopra la Quercia o Scialandaro ora paga Antonio Farina fu Damiano……..
17) Eredi del D.v. Don Marcantonio Amalfitano di Castelmonardo sopra la Conia….
18) Eredi di Francesco Salatino, Tomaso e compagni, sopra Cullaro…..

Note dello Stragapede, dopo più approfonditi accertamenti, sui:
CENSI ENFITEUTICI:
1) Esigge dagli eredi del d.r Marcantonio Amalfitani di Filadelfia sopra il fondo detto Laconia grano bianco al colmo tomolo uno e mezzo. Oggi paga D. Francesco Saverio Amalfitani e fratelli.
2) Esigge dagli eredi di Francesco Salatino e compagni sopra il fondo detto Gullaro grano bianco al colmo tomolo uno e coppi due. Oggi pagano D. Pietro Paolo Stillitano e mastro Francescantonio Provenzano ambi di Filadelfia.
3) Esigge da Natale Muzzì sopra la Casa carlini quattro. Oggi paga il sudetto Muzzì.
4) Esigge dagli eredi del Rev.ndo D. Giuseppe Bonelli sopra la Casa grana trentacinque. Oggi paga bizzoca Donna Antonia Bonelli e Donna Dorotea sorella.
5) Esigge dagli eredi di Domenico Tedesco sopra il fondo lo Campo carlini nove. Oggi pagano Catarina figlia, Catarina Pirrò e Anna Bennardo nipoti.
6) Esigge dagli eredi di D. Gianpietro Masdea sopra il fondo detto la Quercia o Filandaro carlini sette. Oggi paga Antonio Farina del fu Damiano.
7) Esigge da Padron Giorgio Pellegrino del Pizzo, che fu delli signori Cunis, grana diciotto. Oggi  Paga Padron Giorgio Pellegrino.
8) Esigge dagli eredi di D. Giuseppe e D. Romoaldo Stillitano sopra il fondo detto Santicello ossia Cavalluta carlini sei. Oggi paga il massaro Antonio Garzaniti.
9) Esigge dagli eredi di Domenico Lo Turco e Domenico Cucuzzi sopra il fondo detto lo Campo carlini cinque. Oggi pagano Pietro Bilotta di Zopà, Nicola Palmarelli del fu Giuseppe, Vincenzo Accetta del fu Nicola ed Antonio Rondinello del di Francesco.
10)Esigge dagli eredi di Domenico Carchidi e Francesco Serrao di Carlo.
11)Esigge dai sospesi PP Agostiniani di S. Croce  sopra la Coltura di Santa Maria degli Angioli carlini due, Oggi paga la Cassa Sacra.
12)Esigge dagli eredi di Diana Casalnuovo sopra il fondo detto lo Campo carlini due. Oggi pagano D. Michele e D. Vincenzo Solaro.
13) Esigge sopra il fondo detto lo Mancino carlini cinque. Oggi pagano  Giuseppe Giordano, Domenico Natale e Rosario Parisi Trangio.
14) Esigge dagli eredi del fu mastro Bruno Forlano e mastro Luca Cappello sopra Melito seù Gornella grana settanta. Oggi pagano Francesco Attisano di Rebecca, Giuseppe Lazzaro di Foca.
15) Esigge dagli eredi di Matteo Ruperto, sopra il fondo detto lo Campo carlini otto.
Oggi pagano mastro Giuseppe Lojacono di GiovanBatta e Pietro Bilotta di Sofia con il sig. Vincenzo Teti.
16) Esigge dagli eredi della sig.ra Lucrezia Buongiovanni  sopra il fondo detto lo Ziopà seù Contracambi carlini otto. Oggi paga Vito Buccinnà.
17) Esigge dalla soppresso Cappella di S. Anna sopra l’Orticello della Gornella grana settantatre. Oggi paga D. Vincenzo Mannaggi.
18) Esigge dagli eredi di Foca e Paolo Parisi  sopra la Pietra Bianca carlini dodici. Oggi pagano per il soppresso Convento di S. Croce la Cassa Sagra, Vittoria Cucuzzi
di Michieli e mastro Nicola Drogo ed altri carlini dieci.

LIBRO DELL’ ESASSIONE DELLE DECIME  DI QUESTA PARROCCHIA DI SAN FOCA MARTIRE PROTETTORE DI FRANCAVILLA  DELL’ANNO 1785 -ARCIPRETE  CARAFFA-

A
Antonio SERRAO Papasella -Antonio di FABBIO Consultore -Antonio GARZANITI Massaro -Antonio GIORDANO Sgambirru -Antonio BONELLO Santullo -Antonio MISIANO -Antonio SERVELLO del fu Michele -Antonio SIGNORELLO -Mastro Antonio PARISI Pinto -Antonio RONDINELLO Ricotto -Antonio LAZZARO Mastro -Antonio FARINA Mag.co -Antonino PELLEGRINO -Angiolo ROCCA Mastro -Agostino LAZZARO Mastro -Andrea CANNELLA -Antonio GALATI Vitone -Agostino SERRAO -Antonio DI BRETTO Guappo
B
Bruno FARINA Cardillo -Bruno CAMPISANO -Bruno DI NISI Spignato -Bruno  GUARNA -Bruno MANCARI Sciubbano -Bruno  SERVELLO -Bruno  D’ACO -Bruno  SIMONETTA Mastro -Bruno  PRESTIGIACOMO Mastro -Bruno  CORTESE -Bruno  PARISI   Massaro -Bruno   VIGLIOTTA
C
Cosmo  BASILE -Carmino ATTISANO
D

Domenico GIAMPA’ di Arcangelo -Domenico GIAMPA’ Pezzavecchia -Domenico  MANDALITI -Domenico NATALE -Domenico DROGO Mastro -Domenico PARISI Giudice -Domenico TAFURI Mag.co -Domenico GIMELLO -Domenico BRUZZI -Domenico  BONELLO -Domenico  BAGNATO -Domenico MALFITANO -Domenico   PULERA’ -Domenico GILIBERTO -Domenico RONDINELLO Bianco -Domenico  

JELAPI Scaldapanni -Domenico  SCANNONE -Domenico TORCHIA –Diego DI MONTE -Don D. LOIACONO -Don D.  PALLARIA
F
Foca TALESE -Foca MANCARI -Foca DI PARO -Foca LIMARDI -Foca DI NISI Girella
Foca PALLARIA di Vito -Foca BEVIVINO Forisi -Foca ARACRI Major -Foca   ARACRI Mag.co -Foca PARISI -Foca DI ACO -Foca RONDINELLO Ricotto -Foca COSTA Mag.co -Foca TETI di Bruno -Foca RONDINELLI del fu Carmine -Foca TALORA Mag.co -Foca COSTA- Foca COLICCHIO- Francesco DI FABBIO -Francesco  MALFITANO -Francesco BONELLO -Francesco ATTISANO -Francesco SERRAO -Francesco PETTINATO -Francesco Antonio BARBINA -Francesco CONIDI -Francesco BRUNI Induglia -Francesco PALMARELLI Mag.co -Filippo CARCHEDI-Foca PARISI Fanale -Foca BUCCAFURNI Sagrestano -Foca PARISI Degelinato -Francesco BILOTTA Armoscia -Francesco BEVIVINO Mastro Seniore -Francesco  BEVIVINO Mastro Juniore -Francesco  SALATINO -Francesco GIAMPA’ Mag.co
-Francesco SIMONETTA Mastro -Francesco BILOTTA di Salvatore -Filippo  CONSOLO Mastro -Foca FARINA -Filippo MAGLIA -Foca DI BRETTO- Filippo DE NISI
G
Giuseppe PUNGITORE -Giuseppe CARCHIDI -Giuseppe SERRAO -Giuseppe GARZANITI Massaro -Giuseppe RONDINELLO Colao -Giuseppe SERVELLO Archelao -Giuseppe JELAPI Chiarella -Giuseppe FARINA Alessio -Giuseppe     RUPERTO Mastro -Giuseppe CARIA Mag.co Speziale -Giuseppe DI CARIA di Rosario -Don Giuseppe BEVIVINO -Giuseppe ATTISANO di Tiresa -Giuseppe  LOMBARDO  Mastro -Giuseppe BONELLO di Nicola -Dottor Fisico Giuseppe QUARANTA -Giuseppe GILIBERTO -Giuseppe PUNGITORE Brutto -Giuseppe SERVELLO Mastro -Giuseppe BARBINA Mastro -Giuseppe BONELLO -Giuseppe BARBINA Volpe -Giuseppe DI MONTE -Giuseppe SERVELLO Archelao -Giuseppe  GIAMPA’ -Giovanni CAMBRIA -Giovanni SALATINO -Giovanni MANCUSO -Giovanni    RUPERTO Mastro -Gregorio LA ROSA -Gregorio  ATTISANO -Giacomo  BARBUTO-Graziano  CARIA Mag.co -Gennaro  BOVA Mastro -Giacinto  SERVELLO -Giuseppe  SERVELLO Mastro alias Sdegno -Giuseppe  PERRI Massaro -Giuseppe  DI BRETTO Guappo -Giuseppe   TOLOMEO
I
Ilario  MANDALITI
L
Leoluca SIMONETTA mastro
M
Michele CUNIS mastro -Michele BONELLO -Michele Rondinelle -Michele GILIBERTO -Michele FERRARI Mag.co - Michele CORTESE -Michele LOMBARDO-Michele GENOESE - Michele ATTISANO
N


Natale  SERVELLO -Nicola RONDINELLO -Nicola  FARINA -Nicola  CARIA -Nicola  BRIZZI Mag.co -Nicola DROGO Mastro -Nicola TETI -Nicola JELAPI -Nicola      GIORDANO -Nicola CUNIS-
  1.  

Nicola BONELLO Mag.co -Nicola  CARIA Giudice -Nicola BRUNO Notaro -Nicola  PALMARELLI  -Nicola BERTUCCIO Mastro  -Nicola SERRAO
O
Onofrio  JOZZO
P
Pasquale TRIMINI -Pasquale CARUSO -Pasquale SGOTTO Perciullo -Pasquale   CARCHIDI -Pasquale SGOTTO Mag.co -Pietro ARACRI -Pietro BRUZZI -Pasquale FARINA -Paolo FERRARO -Pietro Francesco MAJOLO
R
Rosario BOVA Mastro -Rosario PAPALEO -Rosario CANTAFI Runcella -Rosario  PARISI Fancio-Rosario RONDINELLO di Nicola -Rosario VARANO -Rosario   BARBINA -Rosario ATTISANO Serracaso -Rosario SGALERA Mastro -Rosario PRESTIGIACOMO Mastro -Rocco  SERVELLO -Rosario LO ROI
S
Saverio DI SIBBIO Mastro -Santo  GIAMPA’ Mastro -Silvestro COLICCHIO -Saverio PAPALEO Mag.co -Saverio  APA Mastro
T
Tomaso BILOTTA
V
Vincenzo PALLARIA -Vincenzo DI NARDO -Dottor Don Vincenzo MANNACIO -Vincenzo TETI Mag.co -Vincenzo VIGLIOTTA -Vincenzo SERRAO -Vincenzo Paolo   MANDALITI -Vincenzo ATTISANO -Vincenzo JELAPI -Vincenzo  RONDINELLO di Lucia -Vincenzo ACCETTA -Vincenzo SIMONETTA Mastro -Vincenzo VARANO -Vincenzo DI CARIA di Carlo -Vito Antonio BONELLO -Vincenzo RONDINELLO Mag.co -Vincenzo LOJACONO Mastro -Vincenzo SALATINO -Vincenzo  RONDINELLO -Vincenzo  FARINA -Vincenzo PULERA’ -Vincenzo  FRUCI -Vincenzo DI BRETTO.

Possiede ancora la Parrocchia in comune coll’altra della Grazia, un solo stabile detto Bellisario di capacità di mezzarolate cinque, tutto alberato di sole quercie e del vasto culto, la di cui vendita, consistente tutta in tumolate cinque, si divide tra li due parrochi, il suo valore sarebbe di ducati trenta in circa o più o meno e con lo apprezzo de’ periti, limito le robbe del Divino Convento di S. Croce, le terre di S. Nicola di Montesoro ed il bosco Calavrici della Corte di Majda.

  1. Per ultimo un altro pezzetto di terra, d’una tumolata in circa, luogo Cardirò con Via pubblica in mezzo che lo divide, tutto margio ed incolto senza alcuna posta di alberi. Limito di tramontana li signori di Mannaci e dal Mezzogiorno e Levante le terre del sig. Saverio Masdea e di Foca Buccafurni. Il suo valore neppure ascende a ducati dieci secondo la stima dei Periti.

Accetto e dichiaro io qui sottoscritto Arciprete della Chiesa di San Foca Martire e Protettore della Terra di Francavilla, qualmente  tutte queste anzidette ed annotate cose, nella presente Copia di Platea, sono le vere e pure rendite  di questa mia Arcipretale Chiesa, che sono state ricavate ed estratte da una Antica e Vecchia Platea  come da suo originale formata sin dal 1584, circa duecento anni sono, che si conservava per memoria, da me ocularmente vista, letta e riletta, e nello scorso mese di Maggio fu consegnata per ordine Reggio all’Illustre  Sig. Capitano Don Giovanni Dama, delegato di S.E. il Sig. Vicario Generale delle due Calabrie Don Francesco Pignatelli, ed in onor del vero ho fatto la presente attestazione e dichiarazione , scritta e sottoscritta di mia propria mano, sugellata ,ed autenticata, e dico  fede.
Francavilla li 20 Agosto A.D. 1785 Io Guglielmo Maria Arciprete Caraffa dico e faccio fede come sopra.

Tutti noi qui sottoscritti e RR Sacerdoti  della Terra di Francavilla dichiariamo ed accettiamo come tutte queste anzidette ed annotate cose nella presente Copia di Platea , sono le vere e pure rendite di questa Chiesa Arcipretale e Parrocchiale di San Foca

Martire e Protettore di detta Terra; e come le medesime sono state ricavate ed estratte da una Vecchia ed Antiva Platea conservatasi per memoria, come da suo originale: e come questa è la verità abbiamo fatta la presente accertazione , sottoscritta dalle nostre rispettive mani, e così diciamo a fede.
Io Don Giuseppe Mannacio Sacerdote Secolare dichiaro ed accerto come sopra.
Io Don Domenico Antonio Rondinelli Sacerdote Secolare dichiaro ed accerto come sopra.
Io Sacerdote Secolare Don Pietro Bonelli dichiaro ed accerto come sopra.
Lettera dell’Ufficiale  del Riparto di Francavilla
Essendosi da noi proceduto alla liquidazione dei beni  della Parrocchia di Francavilla sotto il Titolo di San Foca Martire abbiamo ritrovato possedere la suddetta i qui notati beni, e poiché  S.E. il Vicario Generale nel VII articolo delle sue istruzioni per la liquidazione dei beni parrocchiali promette docati dieci annui, o docati ottanta per una sola volta coloro che scopriranno qualche corpo di rendita occultata  dal parroco, abbiamo fatto il presente colla nota di tutti i beni da noi liquidati, col quale vi dicemo e ordinamo di pubblicarlo ad alta intellegibile voce, ed effigerlo per giorni quattordici avanti la Porta Parrocchiale, affinchè essendosi Persona a cui noto fosse altro corpo di rendita , oltre che quei qui descritti da noi liquidati, possa comparire avanti di noi con l’avvisarlo che goli saranno liberati o docati dieci annui, o docati ottanta per una sol volta a sua scelta, togliendosi docati trenta annui della Congrua d’assegnarsi al Parroco. Tanto eseguirete e dopo giorni quindici torni a noi coll’atto di affissione e  de fissione ed il vostro giusto pedatico gli sarà da noi pagato. Dato da Montelione 26 luglio 1785.
Francesco Paolo Stragapede.
Il presente banno fu pubblicato in questa Terra tra oggi secondo giorno nei luoghi soliti e fu affisso nella Pubblica Piazza di Francavilla oggi medesimo 28 luglio 1785
Notar Gregorio Pizzonia Cancelliere.

Il rescritto banno fu defisso oggi sudetto dodici agosto 1785 in presenza di me Cancelliere di questa Terra di Francavilla-Notaro Gregorio Pizzonia Cancelliere.  

 PLATEA SANTA MARIA DELLE GRAZIE

Platea de’ beni stabili, de’ censi, sia in grano che in natura, e di ogni altro appartenente alla Parrocchia di Francavilla sotto il titolo di S. Maria delle Grazie, di cui attual parroco è il reverendo don Bruno Aracri, fatta dal sig. capo del Riparto don Francesco Paolo Stragapede a’ di luglio 1787.  
Possiede in comune colla parrocchial Chiesa di Francavilla sotto il titolo di S. Foca Martire denominato Bellisario (vedi Platea della Chiesa di San Foca).

CENSI ENFITEUTICI IN DENARO CHE ESIGE PER OGNI ANNO
1)Esigge sopra il fondo detto Arghilla carlini cinque, oggi paga mastro Giuseppe Servello;
2)Esigge  sopra il fondo detto Arghilla carlini cinque, oggi paga  Giuseppe Giampà.
3)Esigge sopra il fondo detto Arghilla carlini cinque, oggi paga don Michele Solaro di Domenico.
CENSI IN GRANO BIANCO
1)Esigge sopra il fondo detto Olivari Muti, seù Russomanno, limito proprietà Bretti e Garisto e via pubblica, ogni anno grano bianco un tomolo alla colma.

2) La vedova Francesca Gasparo di Castelmonardo e due figlie in solidum sopra lo stabile detto Cullaro di tumolate due in circa limito mastro Francesco Santovito e la

 

Duchessa dell’Infantado, pagano di censi perpetuo ogni anno grano bianco alla colma quarti due.
3) Francesco Saladino di Tommaso e mastro Domenico Cantafi Sinàpa in solidum sopra lo stabile detto Cullaro di tumolata una in circa limito la vedova Francesca Gasparo, sig. Santo Cauzzi, e via pubblica paga di censi perpetui ogni anno grano bianco alla colma coppoli dieci.
DECIME EMOLUMENTI ED ALTRI JUSSI
1) Ogni e qualsivoglia massaro paga per ciascun anno un tomolo di grano bianco di buona qualità alla colma , e per massaro si intende chiunque unisce due animali sotto di un giogo, e con essi fatigasse non importando se non avesse più, oppure se ne dispensasse per fatigare di mano propria, oppure mano dei garzoni poiché si intende il Padrone di essi animali, anche li avesse ricevuti da altra persona.
2)-Jussi- Gli altri che non sono massari pagano ogni anno una mezzarola di grano bianco di buona qualità alla colma per ciascheduno. E quegli con mogli, quelli che sono figura di Capo di casa, come sia ogni uomo che si è casato anche se poi avesse con le medesime figli pur maschi, ma no casati; Casandosi però alcuni di essi figli maschi dal primo anno che si unirà in matrimonio in faciem ecclesiae subito incomincia a pagare una mezzarola di grano bianco come sopra separatamente dal Padre; si sentono ancora i fratelli maggiori se siano di padre essere morto, sempre che niuno di questi sia casato, ma casandosi alcuno di essi paga sepratamente, ed occorrendo di casarsi il maggiore questo paga una mezzarola come casato, e quello che fra gli altri resta facendo figura di Capo paga la sua mezzarola in disparte. Si sente adunque ogni casato, non ogni uomo che stasse solo da se, o che abitasse con madre vedova e con sorelle e non avesse il padre, ma questo siasi spostato ad abitare altrove  fuori di questa giurisdizione parrocchiale.
3) Si sentono ancora jussi di Garzoni, o Servitori, così pagarsi come forestieri, purcè abbiano terminato l’età di anni dodici e tale età si sente ancora  per tutti li sopradetti che devono pagare non avessero Padre come sopra.
4) Per entrare nell’obbligo di pagar la decima, la quale suole essere mannata nel giorno di San Pietro Apostolo a dì 29 Giugno, devono essere congiunti in matrimonio,  o entrati all’età o venuti di essere così abitato di servitori come di nuovi abitanti, o devenuti per l’altra mezzarola un giorno avanti il giorno festivo di Pasqua di Resurrezione che se taluno entrasse all’obbligo un giorno dopo tale non è obbligato a pagar  decima di quell’anno, ma incomincia dall’anno appresso. Dell’istesso modo va la diversità dei pagamenti di jussi di mortaggi. Secondo di paga da una età all’altra e così si è sempre costumato e di presenza di ciascuno.
JUSSI DI STOLA, DI FEDI ECC.
1) Dovendosi taluno accasare da parte della donna casanda si devono portare al Parroco sei buccellate grandi, e come altri dicono sei torte di pane fatto di grano bianco,le quali quando vengono a sposarsi in Chiesa soglino portare dentro un canestro grande, e nel mezzo di esso porre all’interno un bacile con di denaro, sei o otto ovi di gallina, e due sopprassate porcine a loro piacimento, che chiamano Presenze, e restando a taluni incomodo di preparare le cose suddette per dette Presenze, che si concedesse al Reverendo Parroco curato la composizione pari a carlini cinque.
2) E perché in questa Terra non si usa la spirituale solennità di sponsalizio non è perciò in uso la messa pro sponso e sponsa, ma quando, benché rarissime volte occorso, abbiasi chiesto di usar tutte le solennità della Chiesa, oltre dette Presenze, si pagano al curato altri carlini due per detta messa cantata semplice, e chiedendosi solenne con assistenza si devono pagare al Parroco carlini cinque.

3) Per ogni battesimo sono tenuti portare in Chiesa una candela di cera bianca, un poco di cotone, sale, ed una panetta di grano bianco, ed ancora una pannetto di seta di lino

per asciugare la testa della creatura, dopo ricevuta l’acqua del S. Battesimo, quali cose restano tutte al Parroco curato.
4) Nella benedizione dopo del parto le donne che vengono a riceverla sono tenute a portare una candela di cera bianca ed una panetta come si è detto del Battesimo.
5) Per ogni fede che dal Parroco curato si facesse, anche per estrazione di qualunque particolare de’ libri parrocchiali, il diritto di esso parroco è di carlini cinque, trattandosi di estrazione non è tenuto il curato ad estrarre più di una particola per foglio, ma se mai, taluno per maggior suo comodo richiedesse che nell’istesso foglio si estraessero più particole , questo è tenuto a pagare non a cagione di foglio,ma a ragione di numero di particole di carlini cinque per ogni particola, restando però libero il curato di accordare o nò tutto ciò lorchè anche similmente occorre nell’occasione tutte di altri fedi intorno a diversità di punti sopra li quali si edificasse ma se taluno volesse sapere soltanto il tenore di qualche particola di libri parrocchiali per suo regolamento senza chiedere la fede o latro scritto del Parroco in questo caso si paga al Parroco un carlino per la perquisizione.

SOPRA DEI MORTAGGI, OSSIA DI STOLA NERA E ALTRI JUSSI
1) Morendo qualche creatura prima di compire l’età di un anno, anche per un solo giorno che mancasse si paga dai congiunti al curato di jusso un carlino.
2) Subito terminata detta età di un anno anche nel primo giorno del secondo anno si pagano da’ congiunti al curato  di suo jusso carlini sei; qual pagamento di carlini sei persevera finchè avesse terminata l’età di anni otto.
3) Ma que’ che muoiono già intrati per un solo giorno all’anno nove sino a tutto il resto che vivessero anche fino a cento anni e più  si paga da’ congiunti al Parroco curato di suo jusso carlini diciotto, cioè carlini tredici per jusso che chiamiamo beneditionis, carlini tre per il primo notturno dei morti, che deve cantare il curato secondo l’uso inveterato presente il cadavere, e carlini due per una messa cantata semplice.
4) Qual messa cantata semplice, e primo notturno de’ Morti devono pagare i congiunti o altri in ogni e qualsivoglia funerale anche ad libitum, che si facesse nella Chiesa Parrocchiale, la Chiesa di San Nicolò di Bari e la Chiesa di San Pietro Apostolo attualmente parrocchiale interina, perché sta in fabbrica la Chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, ut sententia divisionis.
5) La cera che devono porre i congiunti nel giorno di deposizione del cadavere deve essere a tenore de’ stabilimenti sinodali, la quale ordinariamente suole essere  stata di candele sedici o al più venti a rotolo, e fuori di quel giorno  deve essere un rotolo per ogni funerale e non mezzo, e quella che resta terminata la messa cantata è del curato.
6) Quando i moribondi sian di età di anni 14 finiti, nella quale età e non prima possono chiedere la sepoltura per se medesimi e non altri e ne altri per loro secondo la consuetudine immemorabile di questa Terra, e la eleggessero in altra Chiesa fuori della parrocchiale o soggetta alla giurisdizione del curato, allora si pagano al curato i soli carlini tredici di jusso di benedizione ed una libra di cera bianca nuova lavorata per questo funerale, per non avere interamente terminato la sudetta età di anni quattordici re per non aver potuto eliggere né altro per essi di eliggere sepoltura, devonsi i cadaveri portare a seppellire nella propria Chiesa parrocchiale,ivi dove si seppelliscono devonsi fare tutti li funerali che sieguono come di primo,di terzo,di settimo, di trigesimo, e di anniversario, e li jussi che si pagano di notturni e messe cantate colla cera che avanza come di sopra , vanno a beneficio del curato di essa Chiesa parrocchiale.

7) Dalla sudetta regola universale si eccettuano quelle famiglie che avessero sepoltura propria in altra Chiesa fuori della parrocchiale, poiché que’ che appartengono alle suddette famiglie si possono seppellire liberamente in loro propria sepoltura. In ogni modo al Parroco si pagano i jussi  mormorum o beneditionis.  

 

Si eccettuano parimenti, sino a quando non sarà edificata e parrocchia di sepoltura e di competenti altari la mia Chiesa Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, que’ che devono seppellire nell’altra parrocchiale di San Foca Martire mentre tutti intieri li jussi mormorum di primi notturni, di messe cantate, e di cera che avanza tanto nel giorno di deposizione quanto negli altri funerali che sieguono vanno in beneficio di me infrascritto e dei miei successori. E ciò anche in caso che taluno pria di morire volesse eliggere qui la sua sepoltura, mentre la causa e motivo di tale elezzione proviene a causa dell’angustia purtroppo grande e della scarsezza degli altari della mia parrocchiale, dove non essendovi di presenza più di un altare non si possono i funerali celebrare con pompa e solennità. E infatti fu questo espressamente determinato dalla Rev.ma Curia di Mileto nell’istesso decreto dell’esecuzione delle mie bolle cui queste sono la parte declaransis insuper quod in casu rimutationis cadaverum ecc.. E poi il predetto Monsignor Ecc.mo Don Giuseppe Carafa Vescovo di Mileto con la sua Venerandissima carta ordinò al reverendo  Don Domenico Antonio Fiorillo Arciprete della suddeta Chiesa di San Foca che non li dasse molestia veruna nel condurre in detta Chiesa i cadaveri dei miei parrocchiani, e nel celebrare ivi le loro esequie e li funerali susseguenti, come infatti cominciai a pratticar  tutti questi dal giorno del mio possesso innanzi senza essermi stato dato fin ora impedimento o molestia alcuna.
Circa l’associamento dei cadaveri dei defunti è obbligato il curato o altro sacerdote di sua commissione di andare in casa dei medesimi. Cotta su pelliccia e stola del color conseguente e non altrimenti, e così benedir i lor Cadaveri con accompagnarli fino alla Chiesa Parrocchiale se ivi si dovessero portare di seppellirsi o se a quella della SS.ma Annunziata dei Padri Domenicani di questa Terra sino alla porta della Chiesa di essi Padri. Se a quella di San Framcesco fino al fiume chiamato Perri, se a quella finalmente di Santa Maria della Croce dei Padri Agostiniani è obbligo il curato o altro come sopra di associare fino avanti la Chiesa filiale di S. Maria degli Angeli, nei quali rispettivi luoghi data l’ultima benedizione se ne ritorna.
L’Università di questa suddetta Terra di Francavilla è obbligata in ogni anno nella massima di ogni Sabato Santo di portare a questa mia Chiesa Parrocchiale di sua porzione due rotoli  di cera bianca nuova lavorata per il cereo pasquale più nove candele altre di cera bianca nuove di sedici a rotolo, sei per l’altare e tre per il Lumen Christi ed un quarto rotolo d’incenso le quali cose tutte , finita la funzione, restano al curato. E così ab immemorabile si è costumato dai sindaci protempore da parte di essa Università e dai Curati.
7) Tutte le oblazioni che si fanno dai fedeli così dentro detta Chiesa Parrocchiale come fuori di essa ed a statue, pitture e cappelle che si attrovano dentro del Distretto della giurisdizione parrocchiale, tutte spettano e sono del curato ed ab immemorabile si è costumato.
8) Finalmente il Procuratore della Cappella di questa suddetta Terra è tenuto di mantenere di oglio la lampada accesa innanzi del SS.mo Sacramento di detta mia Parrocchia continuamente come ancora mettere la cera e l’incenso nelle terze domeniche di ogni mese e in altre feste più solenni come sono il dì festivo e notte del Santo Natale, della Circoncissione nell’Epifania, Giovedì Santo nella messa e nel Sepolcro a Pasqua di Resurrezione e in tutta l’ottava del Corpus Domini, e nelle uscite del SS.mo Viatico; in somma in tutti que’ giorni e funzione nei quali va tenuto per la Chiesa Parrocchiale di S.Foca, con dare al Parroco curato tutte quelle sagre suppellettili e sagri stromenti che donasi all’altro curato di S.Foca dovendo ugualmente provvedere delle cose espressate ed altre secondo l’antico solito costume all’una e all’altra parrocchiale, siccome si è ancor determinato nella sentenza della divisione della cura delle anime di questa Terra.

9) In tutto il Territorio di Francavilla è costume all’uno e all’altro curato, onde occorrendo in campagna morte di qualche forestiero ma dentro detto territorio il jus di mortaggio e di stola, siccome ogni altro jusso che può accadere in altre consimili occasioni, si deve dividere tra detti amendue curati i quali hanno l’obbligo di amministrare fuori della Terra i Sagramenti ed eseguire ogni altra funzione che potrà occorrere con jussi intesi amendue  ugualmente in tali casi non potendo l’uno far da sé senza l’intelligenza e consenso dell’altro. Ho detto di qualche forestiero, mentre se fusse Paisano, deve a lui ministrare i Sagramenti e poi seppellirlo il proprio Parrocoda cui si dovanno introitare i jussi indipendentemente.

PESI DELLA PARROCCHIALE CHIESA DI S.MARIA DELLE GRAZIE
- Alla fabbrica del Seminario di Mileto in ogni anno carlini venti;
- Visita, essendo già levato lo spoglio, carlini dieci;
- Triennio, quando viene, carlini nove;
- Per cera nella purificazione di S. Maria SS.ma sordi venti;
- Cera per l’ufficio delle tenebre nella settimana Santa sordo uno;
- Cera per le feste e domeniche dell’anno eccetto la terza domenica di ogni mese e altre feste più solenni del solito, e per il Vicario come sopra nelle quali la cera ed incenso  deve metterli il Procuratore rotoli sei;
- Messe pro Papato nelle feste e domeniche rotoli otto.
Io Don Gregorio Accetta Parroco curato della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie di questa Terra di Francavilla ho scritta o sottoscritta la presente carta  di detta mia Chiesa oggi 12 Gennaio 1764 in conformità delle Platee antiche e di quelle che si è pratticato e siegue a pratticarsi  e a fede.
Io Don Gregorio Bretti eletto dell’Università suddetta, noi qui infrascritti  Sindico ed eletti  del Regimento di questa Terra di Francavilla confirmiamo li retroscritti capitoli plateali sopra i quali riserbiamo l’infrascritte condizioni di osservassimo  irremissibilmente per le quali non ci intendiamo pregiudicare  colle nostre firme quali jussi e condizioni sono l’infrascritti sono li censi sì in denaro che in grano contenuti nella presente Platea, quali si esiggono tanto dal Reverendo Arciprete della Chiesa Arcipretale sotto il titolo di San Foca Martire, che del Reverendo Don Gregorio Accetta curato della Chiesa Parrocchiale di S.M. delle Grazie cioè li qui annotati si esiggono dal Reverendo per ciascheduna obbligazione devono credere al lavoro dei Parroci; Francavilla li 18 Gennaio 1764.
Don Michele Solaro di Francesco Sindico.
Don Michele Vitale primo eletto.
Don Michele Solaro di Domenico eletto.
Don Gregorio Accetta eletto.
Dottor Fisico Giuseppe Quaranta eletto.
Io Vincenzo Pignatelli Cancelliere.
Ego notarius Antonius Cauzzi Terrae Francavillae Pubblius notarius signavi.
Extracto originali existens in Archivio huius Epatis Curis Militea, mihi exibito per Don Franciscum Antonium La Russa. Ego Marcus Antonius Catalano pubblius notarius.

In fede io qui Parroco di S.M. delle Grazie di questa Terra di Francavilla in Calabria Ultra; qualmente in detta mia Parrocchiale Chiesa al presente come si attrova fatta di tavole, per causa de’ tremuoti, non esiste nessuno altare , eccetto l’Altare Maggiore, sebbene prima dei detti tremuoti vi erano eretti nell’interina Chiesa di San Pietro

Notaio Marco Antonio Catalano, già come si è notato esisteva il toponimp di un fondo detto Catalano, nel 1743 di proprietà della famiglia Ruffo.

Apostolo in dove si funzionava il mio antecessore a causa della fabbrica della propria Parrocchiale Chiesa tre altari, uno di S.M. delle Grazie che teneva di peso messe trecento l’anno, ed oggi si possiede dalla Cassa Sagra; l’Altare delle anime del Purgatorio Cappella universale che teneva di peso messe 170 l’anno anche attinenti oggi a detta Cassa Sagra; come ancora l’altare di S. Maria di Loreto  jus patronato delli signori Mannaci di Basso, la quale quanto mi consta teneva di peso messe quattro la settimana. Onde in onor del vero ho fatto la presente sottoscritta di mia propria mano e munita del parrocchial sugello,ed a fede dato in Francavilla li due Marzo 1787.
Io Don Bruno Aracri Parroco curato faccio fede come sopra.

CENSI ENFITEUTICI IN GRANO BIANCO
- Esigge sopra il fondo detto l’Olivari Muti, o Russomanno, grano bianco al taglio tomolo uno, oggi paga donna Nicoletta Mannace;
- Esigge dagli eredi della vedova Donna Francesca Paparo di Filadelfia sopra il fondo detto Cullaro, grano bianco al taglio tomolo mezzo, oggi paga mastro Vincenzo Pallaria;
- Esigge sopra il fondo detto Cullaro  grano bianco al taglio quarto uno e coppi due, oggi pagano Francesco Salatino di Tommaso e mastro Domenico Cantafi ambi di Filadelfia;
- Esigge dagli Eredi di Domenico De Paro sopra il fondo detto Scordari grana venti, oggi pagano Catarina Bonello di Francesco e Domenico Bonello di Nicola;
- Esigge sopra il fondo detto la Nucarella grana cinquantacinque, oggi paga mastro Nicola Fiumara;
- Esigge da sospesi Padri Agostiniani di S. Maria della Croce sopra il fondo detto la Nucarella grana cinquantacinque,oggi paga la Cassa Sagra;
- Esigge sopra il fondo detto la Pietra Bianca carlini tre, oggi paga Don Nicola e Don Vincenzo Brizzi;
- Esigge sopra il fondo detto l’Arghilla carlini quindici, oggi paga mastro Giuseppe Servello;
- Esigge dagli eredi di Don Filippo Decaria e per esso dai soppressi PP Agostiniani di S.M. della Croce sopra il fondo detto Culmari grana venticinque, oggi paga la Cassa Sagra;
- Esigge dagli eredi di don Francesco Paro sopra il fondo detto Sammartino Vecchio grana quattro, oggi pagano donna Elionora Paro e don Vincenzo Apa;
- Esigge dagli eredi di  don Francesco Paro sopra il fondo detto il Campo che fu di Pietro Talora carlini cinque, oggi pagano donna Elionora Paro e don Vincenzo Apa;
- Esigge dagli eredi di Bruno Cucuzzi e Palma Pilieci, con Giuseppe Ciliberto sopra il fondo detto il Mancino grana setta cinque, oggi pagano Giuseppe Cucuzzi di Bruno, Giuseppe Ciliberto, Foca e Natale Prestigiacomo;
- Esigge sopra il fondo detto la Fischìa grana venticinque, oggi paga don Michiele Solaro;
- Esigge sopra il fondo detto Jirì e Scorciafave, grana cinquantacinque, oggi paga donna Nicoletta Mannace;
- Esigge dagli eredi di mastro Michele Bruno e Francesco Aracri sopra il fondo Scutinò grana dieci, oggi pagano Vincenzo Bruno e Francesco Aracri;
- Esigge dagli eredi di Bruno Teti del fu Giuseppe sopra il fondo detto Scutinò carlini sei, oggi pagano Foca e Giuseppe Teti;
 - Esigge dalla soprressa Chiesa di S.M. delle Grazie sopra il fondo detto Ziopà lasciato da Gregorio Carchidi carlini cinque, oggi paga la Cassa Sagra.


I signori Mannacio di Basso, si trattava di un  ramo della stessa famiglia che abitava nella parte bassa del borgo ( oggi Pendìno).

Le Platee della Chiesa di San Foca Martire e di Santa Maria delle Grazie offrono lo spunto per una riflessione storica sulla comunità francavillese, dalla fine del 1500 sino ai giorni nostri. La citazione di cognomi, toponimi dei fondi e località del centro abitato, Chiese e Cappelle, Conventi è copiosa e con un'adeguata comparazione di altre fonti storiche si potrebbe produrre un compendio esaustivo della sua identità attraverso secoli di memorie storiche. Tentare non nuoce, si vedrà. Quegli uomini e donne che vissero in un passato pieno di disgrazie e d'ingiustizie, con qualche sprazzo di amore e gioia, con la speranza di un futuro migliore, meritano di essere ricordati studiando i documenti che nel tempo si sono prodotti. Si tratta delle nostre radici. Dietro ad ogni nome e cognome, a ogni toponimo, a ogni edificio religioso o civile, a ogni arte e mestiere ognuno potrà trovare un messaggio che è veramente ingeneroso non accogliere.


1700-Sigillo chiesa S. M. delle Grazie

 

  Alcune esempi:- le mura esistenti in contrada Archi non sono altro che i ruderi di un battindèro, ossia di un grande mulino, e non i resti di un mal ideato acquedotto che doveva portare l’acqua a Boscomadonna (nella leggenda popolare l’architetto avrebbe sbagliato i calcoli e temendo l’ira del feudatario si sarebbe impiccato in un  fondo che, per questo episodio, sarebbe stato chiamato Impìso, in effetti esiste veramente un fondo con detto toponimo.- - Il giardino dei Padri Agostiniani del Convento di Santa Croce che si estendeva dalla Chiesa di Santa Maria degli Angeli( attuale Monumento ai Caduti)sino alla vie Talagone, Lungoborgo, Borghi e contrada Muto si chiamava Scroponi, toponimo che ci riporta a Sclofoni o Clofoni uno dei tre casali che, secondo Ilario Tranquillo, diedero origine a Francavilla.
-Col toponimo Abbatìa veniva chiamato il fondo che apparteneva all’Abazia di Mileto, distinto quindi dal toponimo Vattìa che designa alcuni fondi siti in località pianeggianti e vicine a corsi di acqua.
- Il ‘Presente, da dare al sacerdote in occasione del matrimonio è consuetudine anche ai nostri giorni.
-Lo svolgimento dei funerali descritti nella Platea di S. Maria delle Grazie ci riporta a quelli dei giorni nostri. Il sacerdote accompagnava la salma sino alla Chiesa di S.Maria degli Angeli e, data l’ultima benedizione, ritornava in Chiesa. Così avviene anche oggi, cambia il luogo della sepoltura. Allora era il Convento di Santa Croce, oggi il cimitero comunale. Nei funerali che avevano come luogo di sepoltura la Chiesa del Convento dei Francescani Riformati il sacerdote accompagnava la salma sino al fiume Perri. Il tratto del torrente Fiumicello che va dalla Fontanella al burrone tra il Catalano e la strada sotto Magliacane e il Castello era di proprietà della famiglia Perri o Perris e da questa il toponimo del fiume, e Perricchio il piccolo affluente. Presso la loro confluenza vi era un trappeto ‘d’oglio’di proprietà del Reverendo Don Giuseppe Mannacio(1743 Catasto Onciario) e sotto la timpa di Magliacane  vi era la cava di sabbia di proprietà di Giacinto Cauzzi, sindaco per l’anno 1777-1778 (la durata della ‘sindacatura’ era di un anno).

CAPITOLO XVII

RELIGIOSITA’ GRECO-ORIENTALE
.
La religiosità greco-orientale a Francavilla ha lontanissime origini. Il suo Protettore è  San Foca Martire. Alcuni studiosi sostengono che il Santo fosse venerato sin dal 1200 in un Casale al quale fu dato il suo nome. In effetti, è esistito il Casale denominato San Foca che, unitamente ai Casali di Carthopoli e Cloponi, diede origine, verso la fine del 1300, all’Università o Terra di Francavilla. Il Santo è venerato sia dalla Chiesa cattolica sia dalla Chiesa Cristiana orientale.
I monaci basiliani a Francavilla furono presenti sia durante il periodo del loro ascetismo solitario nelle grotte, sia in quello successivo (sino alla fine del 1700) quando cominciarono a edificare i loro monasteri e a mettersi in contatto con la popolazione lavorando e coltivando i terreni, arricchendoli con nuove specialità arboree come il gelso, sviluppando nelle nostre contrade la sericoltura, che divenne fiorente e una delle maggiori risorse dell’intera Calabria. Non sorprende, pertanto, il ritrovamento della medaglia che conferma come questi monaci fossero costanti nel professare il loro culto e nell’educare i loro fedeli.
I monaci basiliani rafforzarono la loro presenza dopo la fondazione del Monastero della Torre di Spadola, sotto la guida del Priore San Basilio Scamardì. Non è da escludere che nel propiziare l’edificazione della Chiesa di Santa Sofia a Francavilla fossero stati i monaci torresi. Questa Chiesa era situata nei pressi della casa del defunto Arciprete Caria in Via Roma, anticamente Via Santa Sofia (in altri atti è detto la Nunciàta, perché limitante e anticamente orto appartenente a Santa Sofia) dove, nel 1810, abitava Onofrio Simonetti, illustre protagonista della cultura monteleonese della prima metà dell’800. Agli inizi del 1600 amministratore dei beni della Chiesa troviamo Gaspere Di Cairo e verso la fine dello stesso secolo Giovanni Andrea Di Cairo. Quella dei Di Cairo fu una delle famiglie più antiche di Francavilla. Si riporta quanto scritto nel Catasto Onciario del 1743:
‘… D. Giuseppe Solaro della Città di Monteleone originario nativo, e dimorante in
questa Terra (di Francavilla), vive nobilmente, d’anni…………..26;
    Donna  Vittoria Canale moglie   d’anni…………………………21;
    Don Michiele fratello                   d’anni………………………... 18 ;
    Don  Leoluca fratello                   d’anni…………………………15;
    Suora Geronima Sorella bicoca  d’anni…………………………23;
    Nicolò di Cairo Zio Materno       d’anni………………………... 65;
    Salvatore La Serra servo             d’anni…………………………17;
    Catarina Lapiana serva               d’anni…………………………28.
Con tutto che sia fuoco della Città di Monteleone, si fa fuoco acquisito in questa Terra, per essersi il suo defunto Padre casato in questa Terra con Donna Teresa di Cairo di questa Terra unica erede della famiglia di Cairo. Abbita in Casa propria  in luogo detto il Piano del Castello, giusta li beni di Agostino Papaleo. Possiede un cavallo per uso proprio. Tiene pecori, e capre cento diciassette, e li tiene in affitto Giovanni Gimello, e paga docati diciannove e grana tre. Possiede un territorio luogo detto San Basile di moggia cinque, giusta li beni di Michiel’Angelo de Cunis, e vie pubbliche……. (segue elenco degli altri beni).
Agli inizi del 1700 troviamo anche Antonio Di Cairo notaio a Francavilla. Sempre nel citato Catasto si riporta:

‘ …la Venerabile Chiesa di Santa Sofia Jus Patronato della famiglia di Cairo, e passata alla famiglia Solari, possiede un territorio detto Jannizzi di moggia quattro e mezzo, giusto li beni del Mag.co Notar Giuseppe Bonelli, e Sig. Michiel’Angelo de Cunis. Più altro detto la Granatara di moggia nove, giusta li beni di Don Matteo Perris, e vie pubbliche. Esigge per un affitto di una potega sotto il Castello, annui carlini dieci. Più esigge dalli eredi di Agostino Papaleo censo perpetuo di docati cinque e mezzo annui sopra la Casa detto il Castello.’
Per maggiore documentazione storica su questa Chiesa, anche come ausilio nel precisare la sua ubicazione, si riporta quanto scritto già nella Platea Ducale del 1777-78.
‘…Donna Elionora De Paro, Vedova del quondam D.r Filippo De Caria, Jure Romano vivens, di detta Terra di Francavilla bencognita, come legittima Tutrice, e Curatrice di Francesco Saverio,Giambattista, e Anna Maria De Caria asserisce che i suoi figli pupilli posseggono dall’Eredità paterna una casa palazziata al Borgo, dirimpetto la Veneranda Chiesa di Santa Sofia sottovia, limita d’innanzi e di un lato la strada pubblica, e di addietro la casa di mastro Giuseppe Salatino; Alla quale casa per Decreto dell’olim Gov.re D. Giuseppe Ambrogio Albero in data tre gennaio 1752, fu permesso a detto D. Filippo aggregarsi diciotto in quattro palmi di terreno per eriggere, ed unire, e fabbricare una Camera..’.
‘… Giuseppe Salatino del quondam Domenico, asserisce, come possiede iuxto titulo dentro essa Terra di Francavilla nella Contrada detta Santa Sofia di dirimpetto a detta Chiesòla, la Stanza superiore di una Casa palazziata, che fu di Francesco Bonello, il quale pagava annui grana dieci di censo perpetuo alla Ducal Camera come da Regia Reintegra dell’Anno 1560 folio 137 ‘a tergo, doppo posseduta comune e indivisa, cioè detta Stanza di Sopra, da Giuseppe Attisano, Camilla Attisano, e Nicola Giampà col peso di grana cinque, come dalla Platea dell’Anno 1696 folio 84, la Stanza inferiore, seù di sotto da Francesco Denisi di Pietro alias Scurco, Pietro Talora, e Francesco Attisano con ugual peso e censo di grana cinque, ut detta Platea del 1696 fol.84, oggi posseduta da esso di Salatino detta Stanza di superiore per eredità di detta Camilla con detto censo di grana cinque, e quella di sotto dalle figlie ed Eredi del D.r Filippo Decaria, che pagano altri grana cinque, limita colla altra Casa di detti Eredi di Caria, quella di Diego di Monte, e la strada pubblica…’ 
‘…una Casa palazziata sita entro d’essa Terra, e proprio al Borgo, e Contrada S. Sofia, limita colla Casa del Mag.co Giuseppe Decaria suo Fratello, e vie pubbliche dinnanzi e della parte d’addietro…’
‘…Giuseppe Dimonte possiede in Territorio di Francavilla, luogo  detto S. Stefano seù Lenza di Majo, tumolate cinque in circa di terre  distinte in due lenze, divise dalla strada di S.Stefano, e sono aratorie,….. limito le terre di Marco Caruso, la via pubblica, le terre del Rev. Don Salvatore Chiaravalle di Castelmonardo, e quelle delli Padri Basiliani della Torre di Spadola…'

Sempre nella Platea Ducale si fa riferimento ad altri possedimenti dei monaci basiliani della Torre di Spadola ricadenti nel territorio di Francavilla su una vasta area che

Archivio Privato Ferruccio Schiavello- Vibo Valenta, si riporta :
Sintesi atti Rondinelli 14.2.1750- Caterina De Siena con consenso del marito Giovan Francesco Solaro dona al figlio novizio Michele due fondi dotali detti Masfone e Carcarella di 45 tomolare circa
per costituzione Sacro Patrimonio S. Sofia. 
I signori Giuseppe e Michele Solari, eredi della signora Teresa De Cairo, possiedono in Francavilla una Cappellania gentilizia sotto il titolo di S.Sofia e deliberano di donare al novizio Michele Solaro di
Giovan Francesco una messa su 3 per qualsiasi settimana oltre ad un 1/3 del fondo Fischia seu Iannizzi ed 1/3 del fondo Granatara per complessive tomolate 20 per costituzione Sacro Patrimonio.. 
P.S. di Ferruccio Schiavello. Nel 1922 Vincenzo Solari compra la restante parte del fondo Iannizzi da Solari Pasquale, Cecilia, ing.Francesco Saverio, Domenico fu Giovan Battista, Gregorio e Francesco Saverio di Monteleone. 

 

andava dalla Cannalia-Archi sino alla Pietra Bianca-Sorello. Studiando bene la suddetta Platea si evince chiaramente che quello che fu un grande feudo di Santa Maria del Corazzo divenne, dopo il 1300, parte suffeudo del Ducato di Francavilla, parte Beneficio dei Benedettini dell’Abbazia di Salerno, e parte dei monaci basiliani. Infatti su molti beni, sia dentro che fuori le mura, la Camera Ducale riscuoteva i vari censi come utile Posseditrice del Suffeudo di Corazzo. In realtà, come si evince da altre fonti, il grande feudo apparteneva all'Abbazia di Sant'Eufemia e in seguito diviso tra le varie formazioni conventuali. I Basiliani, verso metà del 1700, riscuotevano su alcuni beni i censi direttamente da Roma, tramite prelati locali.
Nel Catasto onciario si può constatare che Il Rev.do Don Camillo Bongiorno di Capistrano riscuoteva per conto
 '…della Commenda di San Baslio ‘dell’emerito Cardinal Garaffa di Roma’ nel territorio di Francavilla sui fondi Li Papalei di moggia tre, Capomazza di moggia quindici, Santo Stefano in due partite di moggia venti e mezzo, Arca (Archi) di moggia cinquantacinque, Li Sorbari in tre partire di moggia venti, La Cannalia in quattro partite di moggia sedici per un totale di 157 once...'
I Benedettini di Salerno, tramite la Mensa Vescovile di Nicastro, sui fondi Fialandaro, Latro o Suvaro, Mancino, Nuzzo e tutte le terre attraversate dalla via della Serra di Bonì, divideva i confini dei Territori di Francavilla e Maida, riscuotevano i censi come Beneficio di S.Eopulo.
La Chiesa di S. Sofia a Francavilla, dalla descrizione fatta negli atti notarili, si evince che fosse di piccole dimensioni (Chiesuòla è chiamata). Veniva a porsi fuori le mura,   a nord dell’area difensiva del Castello. Non esisteva sino alla meta del 1500 il Convento dei Domenicani con il Piano e il Largo dell’Annunziata (il suolo sul quale era stato edificato e giardino attiguo apparteneva alla Camera Ducale come proprietaria del feudo di Corazzo). Verso la fine del ’600 si cominciarono a costruire le case intorno al rione Fontanella e alla Contrada detta di S. Sofia per l’esistenza secolare di quella ‘Chiesòla’.
'….eppiù possiede tre mezzarolate di terre, dove , e su le quali oggi sta fondato, eretto, e fabbricato detto Convento dappiù , e molti secoli, unite all’Orto del medesimo, limito il fiume corrente di basso, e la via pubblica,come dalla Platea folio 88, paga esso convento censi perpetui annui Carlini ventidue, e grana quattro e mezzo (Platea Ducale del 1777-78).'
Sui toponimi dei fondi Sambasile ( del quale si è già scritto) e Crucella (Chiusella anche scritto in alcuni atti) di San Basiio leggiamo nella citata Platea Ducale:
 ‘…Antonio Farina asserisce, come paga grana quindici annui di censi enfiteutici imperpetui per ogni mese di Agosto…sopra un pezzo di Stabile  di circa tumolate due e tre quartucciate  del Feudo del Corazzo un tempo, oggi posseduto dalla Ducal Camera, sito in Territorio d’essa terra di Francavilla, luogo detto la Chiusella di San Basilio, alberato d’olivi, fichi, cerasi, quercie, pruni ed altri alberi, secondo la Platea e Reggia reintegra di detta Ducal Camera dell’anno 1696 folio 139… '

Eoplio, già riscontrato come santo protettore di Francavilla di Sicilia.


Francavilla, Calvario greco-bizantino.

 

 


Francavilla A.- Portale rudere casa gentilizia-

 CAPITOLO
SUL TERREMOTO

 

Il terremoto del 1783 fu una vera ira funesta, come ebbe a dire lo storico Augusto Placanica, funesta per le persone, per i luoghi, peri i tanti borghi dall'origine antica con i loro usi e costumi, la loro miseria e nobiltà, il loro essere soggetto sociale ed economico.
Dopo il terremoto non mancarono dissapori nella scelta di riedificare ciò che era andato distrutto, per migliorare la vita adeguandosi alla novità dei tempi. Vi furono scelte oculate e adeguate ai tempi del presente e del futuro. Su Francavilla però, le scelte non furono certamente oculate e portatrici di benessere.
La tragedia del terremoto ha fatto conoscere personalità acculturate, che fanno onore al loro paese e a quelli limitrofi. Qualche loro scritto ci è pervenuto attraverso le carte documentali della Cassa Sacra, degli atti notarili, dei libri parrocchiali e archivi pubblici e privati.
Scomparsi libri e scritti, scomparsa la rinomata biblioteca agostiniana, scomparse le opere d'arte, scomparsi arredi sacri di gran pregio, razzie impietose di alcuni alti funzionari, ai quali fu facile addurre il motivo della scomparsa nell'affondamento della nave addetta al trasporto a Napoli. Ben poco fu lasciato sul campo, una campana 'presa dal popolo di Francavilla' dagli agostiniani  e la statua del Mazzolo a Filadelfia, qualche statua dal convento dei Riformati, qualche tela dal convento dei domenicani.
Si è notato nella disputa per la riedificazione del paese, le dotti tesi dei dottori fisici locali. Nella descrizione del terremoto degno di alta considerazione è il notaio Nicola Bruni, che non solo riporta dettagliatamente le tragiche e distruttive sequenze, con meticolosità come se fosse un moderno sismografo, quanto si sofferma sulle varie pubbliche vicende, con una prosa di fine intellettuale letterato, già riscontrata nel dottore fisico Nicola Parisi e altri. L'Illuminismo aveva da tempo maturato i suoi frutti. Il Bruni espone i fatti come se assistesse a una una recita teatrale, dimostrando così di conoscere le rappresentazioni teatrali. Leggiamo questi stralci:
'….Appresso? Il piano dell'opra, si è fatto appunto….! Siamo giunti già all'apertura del Teatro. E vi figuro, caro lettore. Foste mai convitato, attendere a qualche commedia, o in pubblico, o in privato? E se pur foste, avete avvertito, che pria di comparire il personaggio sopra le tavole del Teatro, loro stessi coi piedi, e mano fanno un rumore, così, ma non al pari, vi fu il gran rumore Mercoledì che si contavano 5 febbraio; ma ecco come di lutto si veste il giorno; si forma il cielo tutto nuvoloso e dense nuovole scorrono dall'alto sino a terra…'

'…la sera dunque verso l'una e mezzo, vi fu l'ultimo flagello che non lasciò pietra, sopra altra pietra, ma tutte le divacuò e le ridusse in piano, gran rumore, gran spavento, grandissimo cordoglio, dirotti pianti, quello ferito, quello e quella morti, ed ogni parente, e parenti portavano li loro cadaveri in chiesa con le lucche; il padre al figlio, la figlia alla madre, il marito alla moglie o la moglie al marito; fratelli, sorelle, grandi e piccioli, chi oppresso dalle mura gridava aiuto, confessione, chi metà sotto le pietre ed alquanto fuori chiamava parenti, amici, aiuto aiuto, ma si parla si scuro e pioggia, o pirtà cristiana, e dove sei, la gente stordita, insalanita, fuor di sensi, la bocca piena di polvere calcina, l'occhi asciutti, incenerito il viso, incadaveriti i morti, più incadaveriti li viventi mortali. O iddio, o misericordia, o infinito amore, pietà delle anime, la morte sul capo, l'inferno nei piedi, il purgatorio nel cuore, pensate voi dunque caro lettore, il cuore

di quei mortali, e pure io non ho penna tanto acuta, quanto bisogna per descivere l'accaduto…'

Teatro e attori reali di una tragedia reale.

  

CAPITOLO XVIII
SULLA RIEDIFICAZIONE DELLA CHIESA MATRICE DI SAN FOCA E DELLA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE.
Altro capitolo importante del dopo terremoto è quello della riedificazione delle chiese di San Foca, la Matrice,  e di Santa Maria della Grazie, la Parrocchiale.
La documentazione è vasta e, ancora una volta, non mancarono le dispute tra i cittadini, arrecando per il futuro non pochi danni al paese, fra i maggiori la demolizione quasi al completo del castello dell'Infantado.

La prima supplica fu inviata al Sovrano da Don Gennaro Maria Camparato, parroco supplente di don Guglielmo Caraffa. Come si potrà leggere nelle note a piè di pagina si proponeva, come luogo, dove edificare la nuova Chiesa, il convento dei frati domenicani dell'Annunziata, sia nella supplica del sacerdote, sia nella supplica di numerosi cittadini. Altra pagina di misfatti più che di fatti, le rivalità anche in quest'occasione

Dalla suprema Giunta della Cassa Sacra, con sede a Napoli, fu inviata la seguente lettera alla Giunta della Cassa Sacra di Catanzaro:
''Gli amministratori, ed arciprete della Terra di Francavilla hanno esposto al Real Trono coll'annesse suppliche le gravi angustie, che soffrono quei cittadini di vedere sin dal tempo dei passati tremoti, situato il Santissimo Sagranmento in unb'indecente tugurio edificato di legname, e quindi han chiesto la riedificazione della nuova parrocchia nel sito, ove era un conventino dei Domenicani, che fu soppresso, e questa Suprema Giunta in adempimento di sovrano comando, rimette a codesta Giunta le cennate suppliche, affinchè facendosi carico dell'esposto, disponga subito la perizia  della Chiesa da riedificarsi nel chiesto luogo, qualora però non s'incontri riparo, e quindi riferisca per l'approvazione della spesa, e per le altre provvidenze che mai occorrerà doversi dare, onde ulteriormente non si differisca la riedificazione della sudetta Chiesa, e con vera stima sono
D.V.S. Ill.mo, Napoli 23 agosto 1794 – Corradini''
___
Supplica allegata di don Gennaro Maria Comparato al sovrano.
Signore, Il Proccurato di D. Guglielmo Caraffa (si trovava a Olivadi), Arciprete di Francavilla, provincia di Calabria Ultra, prostrato al Regal Trono di V.A. con umilissime suppliche l'espone, come dopo i sensibili terremoti, anni addietro avvenuti nelle Calabrie, restò questa infelice popolazione priva della Chiesa parrocchiale sotto il titolo di San Foca Martire, di altre Chiese, Monisteri e Cappelle, percui appena potè situossi Gesù Sagramento in un picciolo e disadorno tugurio, che si costruì di vecchi legnami, raccolti dai caduti edifici, e quindi vedendosi di giorno in giorno, la divozione mancare, mosso dazelo il supplente, fu nella risoluzione portarsi di persona e a propria spesa ai piedi di V.A. per implorare dalla sua Paterna Regal Clemenza le sue Regali grazie in rapporto alla riedificazione di tal Chiesa Parrocchiale, restringendo le suppliche in due essenziali articoli: 1) che si fusse benignata V.A. a concedere per la costruzione della designata Parrocchia un conventio de jure soppresso dei PP. Domenicani…luogo adatto per la Parrocchia, in mezzo alla Patria, comodamento adatto ai cittadini, 2)….di concedere una competente liberanza di denaro…..giustificata dagli introiti della Cassa Sacra sui beni ecclesiastici del paese.
___
Supplica dei Cittadini allegata dalla Supema Giunta della cassa Sacra a quella provinciale di Catanzaro:
'' Signore, li qui sottoscritti cittadini della Terra di Francavilla in Provinciia di Calabria Ultra, umiliati accanto al Real Trono colle lacrime agli occhi, espongono a Vostra Maestà, qualmente avendo, e più replicate volte espostele, che nella di loro comune Patria non si ritrova Chiesa Arcipretale, in cui si potesse sodisfare ai divini offizi, ed a quelle solennità prescritte dai sacri canoni, hanno continuamente pregato la Maesrà vosta, affinchè si fosse benignata disporre sovranamente la costruzione della stessa a spesa della Cassa Sacra, atteso la povertà che ha sovrastato e continua ad opprimere miseramente l'individui della medesima e suoi fedeli sudditi, e perché pure non vi è da dove potesse retraere il denajo, che occorrerebe spendersi per la formazione della sudeta Chiesa, cotanta necessaria, attesochè questa era solito, o a farsi interamente o a rifarsi a spese della Chiese, Cappelle, ed altri Luoghi Pii, i quali in oggi trovansi di spettanza e maggiore di detta Cassa Sacra………Che però rassegnando a Vostra Real Maestà che per manzanza di detta Chiesa è obbligato l'arciprete del luogo rattenere il santissimo Crocifisso in un angusto e malconcio tuguriom formato sin dal principio del passati tremuoti con tavole vecchie, le quali oggi perché consunte quasi tutte dal tempo ed ha reso impraticabile, quandochè prima dei tremuoti sudetti esisteva in dettga popolazione la suaccennata Chiesa Arcipretale, in proporzionata grandezza, e magnificamente costituita, e tre altre, una del Padri Domenicani, l'altra dei Padri Reformati, e la terza dei Padri Agostiniani, e tutte queste erano in ajuto dell'Arcipretale, ed in soccorso spirituale delle anime,  di altre chiese filiali, e l'altra parrocchiale, dove giornalmente si solennizzavano le sacre funzioni per comodo dei fedeli….Ora, Sacra Maestà, ridotte le stesse (anime) ad offrire le loro preci in così angusto tugurio si è convertito in scandalosi disturbi ed altri irreperibili inconvenienti…onde si è principiato ad intepidire la divozione, e col tempo raffreddarsi totalmente la ctistiana religione, in un Paese in cui era stata fatta stessa rikucere, e sistemata più di qualunque altro luogo.. Ciò nonostante questa Patria, che avrebbe dovuto essere protetta e coaggevolata con occhio particolare dalla Maestà Vostra, è stata unicamente privata di Chiesa…con tutto che (la Cassa Sacra) da questa Terra introita eccessive somme…. (si chiede) alla Maestà Vostra il permesso di costruire la Chiesa Arcipretale nell'accennato luogo del diruto e soprresso convento dei Padri Domenicani…..
Firme: D. Sciupione Mannacio-D. Vincenzo Solari-D. Michele Ferrari-D. Nicola Bonelli-D.Giuseppe Bruni-D. Giuseppe Ferrari-D. Remigio Rondinelli-Dottro Fisico Nicola Parisi-D. Giuseppe Cunis- Dottor Fisico NicolaCaria-D.Annibale Mannacio-D.Domenico Tafuri-D. Vincenzo Farina-D. Foca Talora-D. Giuseppe Bonelli-D. Francesco Paolo Caria-Notar Nicola Bruni-D.Francesco Palmarelli-Giuseppe Parisi-Francedsco Lazzaro-D.Francesco Mannacio-D.Francesco Simonetti-Domenico Caria-Vincenzo Bevivino-D.Giacinto Cauzzi sindico—D.Giuseppe Cunis primo eletto-…Cancelliere dell'Università di Francavilla Giuseppe Bruni.

non mancarono, tra i litiganti il regio fisco fu il primo a godere. Le suppliche dei cittadini che proponevano il sito dell'Annunziata, s'identificano nella premessa e nel finale, nel contenuto vi è qualche critica anche al sovrano, fatta con mirabile infioritura di belle parole osannanti la Sovrana Reale Altezza, quando si afferma che Francavilla non meritava da Sua Altezza un trattamento così umiliante per un passato ben degno di essere tenuto in considerazione, avendo dato lustro e ammirazione anche per quanto concerne la religiosità, apertamente minacciando che, perdurando così le cose, vi era il pericolo della 'perdita' della cristianità per sempre'. Si lamentava giustamente che, nonostante i grossi introiti della Cassa Sacra, niente era stato per il paese, la mancata riedificazione allo Ziopà e i cittadini lasciati a vivere nei patri tuguri sono emblemi del disinteresse della Cassa Sacra. Accenneremo a qualche motivo che arrecò questo disinteresse e si pensò soltanto a incamerare denaro senza nulla spendere.
La disputa era già latente da qualche tempo, i disastri del terremoto furono enormi e causarono, oltre ai morti, epidemie, miseria, sconvolgimento quasi totale delle umane relazioni. Chi si arricchì, essendo o non essendo ricco, chi s'immiserì, pur essendo o non essendo misero, chi cercò di ragionare e restare onesto, chi come unica ragione era sopravvivere anche con disonestà.
La suprema Giunta della Cassa Sacra impose a quella provinciale di Catanzaro d'intervenire redigendo il progetto della chiesa, nel luogo richiesto, e specificando la spesa da sostenere per l'edificazione. E fu inviato il più insigne ingegnere operante in Calabria Ultra per conto della Cassa Sacra, Ermenegildo Sintes, allievo del Vanvitelli. Visitò sia il sito dove era la chiesa distrutta, sia il sito del convento domenicano. Si pronunciò per il sito del convento e redasse il relativo progetto. Ancora una volta, gli ordini sovrani mutarono secondo il copione della riedificazione della Nuova Francavilla. Alcuni personaggi ostacolarono la realizzazione della chiesa nel sito dell'Annunziata, pronunciandosi per una riedificazione nel vecchio luogo, inviando una loro supplica corredata da una relazione dell'ingegner Morena, già da qualche tempo contattato.
Da Olivadi l'arciprete don Guglielmo Caraffa inviava anche la sua supplica al Sovrano, consigliando come sito il convento domenicano, come altra supplica a firma del sindaco Giacinto Cauzzi e del primo eletto  Giuseppe Cunis.
I contrari al sito del convento si recarono di persona a conferire nella Regia Giunta della Cassa Sacra di Catanzaro, proponendo il vecchio sito dove era la vecchia chiesa.


Nella Regia Giunta della Cassa Sacra di Catanzaro compariscono li qui sottoscritti e crocesegnati cittadini della Terra di Francavilla e dicono come preintendono, che da molti particolari di detto luogo si abbia domandato alla stessa Regia Giunta l'ingegnere per la costruzione della Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di San Foca Martire…la quale, prima dei terremoti, era eretta nel centro di questa medesima Terra, che era di comodo tanto alla popolazione dei Filiani della suddetta Parrocchia, nonchè all'altra sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie …ed oggi si pretende da alcuni malcontenti della Terra sudeta farsi detta Chiesa Matrice non già nell'antico suolo per comodo dell'intiero pubblico, ma sebbene la vogliono costruirsi nel dituto convento dei Padri Domenicvani, luogo peraltro lontanissimo e di sommo incomodo a quelli figliani della Parrocchia di santa Maria delle Grazie, per cui avendo conosciuto il passato sig. ingegnere don Bernardo Morena, non solamente essere di pregiudizio e danno del pubblico sudetto, ma altresì di sommom interesse per la Cassa Sacra; desistì intanto di farne la perizia, tanto maggiormente vidde il disturbo della sudetta popolazione, la quale chiede……che si facci nell'antico suolo dove rende comodo sa tutta la popolazione e non già farsi nel sudetto convento,, luogo comodi di pochi individui, non essendo di giustizia che per la predica quaresimale ed altro vengono ad essere astretti tutti di detta popolazione a pagare, e quindi godersene pochi convici a detto diruto conbvento, tralasciando il danno della sudetta Cassa Sacra che si vuol vendere per luogi di abitazione il cennato diruto convento…..volendo restituire i Padri Domenicani di detto convento non vi è altro luogo capace a potersi rifare, ed ecco il maggior disturbo, ed inquietudine del paese per fini privati di pochi…..Firme: -Don Giacinto Cauzzi-D.Vincenzo Apa-D. Rosario Sgalera-Francesco Accetta-Francesco Malta-Francesco Aracri-…segno di croce di –Antonio Accetta-Geniale Varano-Foca Rossillo-Michele Accetta-Pietro Papaleo-Foca Sgotto-Gregorio Fiurenza-Domenico di Bretto-Foca Accetta-Giuseppe Santacroce-Antonio Masdea-Gregorio Fiurenza junior-Giuseppe Antonio Spezzano-Giuseppe ColicchioFoca Garisto-Foca Cucuzzi-Foca Papaleo-Antonio Pasceri. Testimoni: Michele Ferrari e Vincenzo Aracri. Notaio Gregorio Pizzonia.

L'arciprete Gugliemo Carafa fece porre una lapide su pietra, ora sistemata sopra la porta centrale della chiesa di San Foca, con la seguente scritta:
 D.O.M. BEATO PHOCAE MARTIRI ANTIOCHENO- IN ANGUIUM VIRUS TUTELARI- AC PATRONO BENEMERITO- VETUS CASTRUM- QUOD OLIM ADVERSUM SARACENOS- A PLURIBUS DINASTIIS ERECTUM- MODO AB INFANTADUS DUCE-,IN HOC TEMPLUM ARGITUM- ARCH.CARAFA- POPULO DEO FAVENTE SACRO ET PUBBLICO AERE AB AN 1797 AD 1806 CONSTRUCTUM ET DEDICATUM EST.POSE CALABRAFI ANGELA A.23.
A Dio, il più buono, il più grande- Al Beato Foca Martire Antiocheno, protettore dal veleno dei serpenti e Patrono benemerito.  Il vecchio castello che nel passato era stato edificato contro i saraceni da numerose dinastie del Duca dell’Infantado, fu trasformato in questo tempio, sotto l’Arc.Carafa con il popolo che ringraziava Iddio e vi contribuiva col denaro sacro e pubblico, dall’anno 1797 all’anno1806 venne costruito e dedicato. Calibrati Angela A. 23 pose.
Scrive Del Toro Domenico, illustre storico catanzarese con vari alti incarichi nell'Amministrazione regia, in 'Saggi sugli affari della Cassa Sacra di Calabria dedicati alla Giunta di corrispondenza. Napoli 1798 in 8 piccolo, di pagine 168.'
'….Oguno sa quanti e quali disastri produsse alla Calabria ultra il terremoto del 1783. Effetto del sovrano volere del Re allora, Ferdinando IV, fu la soppressione di tutti i monasteri, conventi, e luoghi pii di quella provincia, perchè le rendite venissero adoperate al ristoro di tanti considerevoli danni dal terribile fenomeno prodotti. Un'amministrazione quindi fu all'oggetto organizzata , ed il fondo delle rendite venne chiamato appunto Cassa Sacra. Or tutto ciò che la detta amministrazione riguarda, forma l'oggetto dell'opera che l'autore divide in tre paragrafi , trattando nel primo delle cause che han prodotto l'attrasso della reddizione de'conti; nel secondo delle conseguenze critiche e dannevoli per la cassa sacra, e per la provincia intera prodotte dal notabile attrasso di tale reddizione: e nel terzo finalmente dà l' idea di un piano generale di riforma per sistemare la Cassa Sacra, e quindi per facilitare la ripetuta reddizione. La suddetta Cassa fu disciolta per le premure, più d'ogni al altro , del vescovo di Mileto Errico Capece Mioutolo, praticate nel 1796, onde che i beni da questa Cassa amministrati, e che non erano stati distratti , furono ridonati agli antichi ecclesiastici possessori. ' A Francavilla e suo Distretto quasi tutti I beni eccelsi astici erano stati 'distratti', la maggior parte proprio dopo il 1796.

CAPITOLO XVIX

SUI CONVENTI

I conventi nel territorio di Francavilla furono quelli di Santa Maria della Croce dei frati agostiniani, dell'Annunziata dei frati domenicani, di San Francesco dei frati francescani riformati. Il più importante fu quello degli agostiniani, fondato ai primi del 1500 su iniziativa di ecclesiastici locali, il cui maggiore rappresentante, Matteo Mileto, fu il primo priore. Era il periodo in cui tutta la baronia feudale di Mileto, dai  Sanseverino era passata al reale demanio. Vi furono i precedenti storici, già accennati, riguardanti i territori che si estendevano dal fiume Amato all'Angitola che costituivano un vasto feudo di Santa Maria del Corazzo con Francavilla gli altri paesi limitrofi.
 Il sito dove fu edificato doveva apparteneva proprio al Feudo del Corazzo, come constato nella platea ducale del 1596.
Erano anche gli anni dell' agostiniano tedesco Lutero, che affiggeva le sue tesi, staccandosi dal cattolicesimo per fondare un suo ordine religioso. I principi tedeschi avevano aderito al luteranesimo, rompendo con la corona di Spagna. Storia europea che ha avuto i suoi risvolti in tutti gli stati governati dagli spagnoli, come il Regno di Napoli, del quale la Calabria faceva parte. I conventi agostiniani si diffusero sin dal 1300 in tutta Italia, ma il malcostume degenerò. In Calabria un giovane agostiniano di Zumpano, in provincia di Cosenza, si fece promotore di una riforma basata sulla Regola di S. Agostino, fondando numerosi conventi in Calabria Citra e quello di Francavilla, con altri, in Calabria Ultra con il 'titolo' di Santa Maria della Croce. Con il passare degli anni divenne uno dei più importanti della Calabria. Attraverso una oculata amministrazione divenne una specie di banca, prestiti al 10 per  cento con relative ipoteche su immobili di varia natura, acquisendo numerose proprietà terriere e urbane, possesso di greggi numerose di pecore e capre, animali da soma e altro, non tralasciando le attività commerciali e industriali, vendita prodotti agricoli e possesso di molini e oleifici (trappeti). Il possesso di numerosi fondi con gelsi, verso la metà del 1600, attirò l'attenzione e l'interesse di alcune famiglie di commercianti del nord, per lo più genovesi, che si stabilirono in Francavilla, contraendo matrimoni con donne di ricche famiglie- Dalla produzione e commercio della seta il convento ricavò notevoli vantaggi economici. Guardando la lista dei priori che si sono alternati dopo Matteo Mileto, si nota l'elezione di appartenenti a famiglie che vivevano nobilmente. La famiglia Accetta ebbe una tradizione di priori. Altre famiglie francavillesi ebbero priori come i Caria, Quaranta, De Paro, De Cunis, Lorè, Costa.  


Priori Convento Santa Croce.  1542: P. Matteo Mileto- 1576: P. Giulio De Patrizi- 1598: P. Martino Condianni- 1599: P. Ignazio da Gioia- 1642 - 1643: P. Giovan Battista- 1646: P. Francesco da Montesanto- 1650 / 1652: P. Pietro Antonio Accetta- 1653/ 1654: P. Francesco da Montesanto- 1656: P. Pietro Antonio Accetta-1659: P. Paolo Gaccetta- 1660/ 1661: P. Pietro Antonio Accetta-1663: P. Sempliciano Cilurso-1664/1665: P. Giulio Accetta- 1666: P. Pietro Antonio Accetta-1667 / 1670: P. Giulio Accetta-1671/1672: P. Marcello da Filogaso-1673: P. Giulio Accetta-1674 / 1675: P. Sempliciano Cilurso- 1676 / 1677: P. Pietro Antonio Accetta- 1678/1680: P. Giulio Accetta- 1681: P. Girolamo Lembo-1682 / 1683: P. Sempliciano Cilurso- 1684/ 1686: P. Marcello da Filogaso-1687: P. Nicola Caria-1688 / 1689: P. Filippo Scarola- 1690: P. Girolamo Sgrò- 1693/ 1694: P. Nicola da Francavilla -1695/ 1697: P. Giulio Accetta-1698: P. Agostino Accetta- 1699 / 1700: P. Giovan Battista Cilurso-1701 - 1702: P. Giacinto Serrao- 1703/ 1704: P. Domenico Magno- 1705/1706: P. Nicola Quaranta-1707/ 1708: P. Giacinto Serrao-1709/1710: P. Nicola Gennarello- 1711/1712: P. Giacinto Serrao-1713-1714: P. Filippo Paucci- 1715/1718: P. Giacinto Serrao- 1719: P. Paolo De Cunis- 1720/1721: P. Agostino Provenzano- 1722 / 1723: P. Agostino Accetta- 1724: P. Nicola Azzarà- 1725 /1726: P. Nicola De Paro- 1721 /1728: P. Fulgenzio Marinari-1729: P. Paolo De Cunis- 1730/ 1732: P. Giacinto Serrao-1733: P. Filippo Scarola- 1734: P. Gregorio Longhi- 1735 / 1737: P. Nicola De Paro- 1740: P. Giacinto Serrao- 1741: P. Paolo De Cunis- 1742: P. Nicola De Paro- 1738 / 1739: P. Paolo De Cunis- 1743 - 1745: P. Tommaso Grande- 1746: P. GirolamoTeti- 174/ 1749: P. Tommaso Martini- 1751 - 1752: P. Domenico Calfapietra- 1754/ 1755: P. Tommaso Martini (De Martino)- 1757/1758: P. Antonio De Ancora-1760: P. Fulgenzio Fozia- 1761/ 1764: P. Giuseppe Lorè- 1766: P. Antonio De Ancora- 1767: P. Giovan Battista Ciamproni- 1769: P. Angelico Melito- 1770: P. Giuseppe Lorè- 1773: P. Giuseppe Lorè- 1778: P. Giuseppe Lorè- 1781: P. Giovan Battista Costa- 1821: P. Giuseppe Fazio.

Fra tutti i numerosi beni agrari, urbani, di capitali e altri posseduti, come riportati nella lista di carico fatta dal De Mauro per la Cassa Sacra, si riportano le opere d'arte, menzionate con meticolosità, alcune industrie molitorie e fabbricati, casini, rurali. Il castasto onciario è già esuastivo nel riportare tutti i possedimenti del convento nel territorio francavillese. Riguardo le opere d'arte, la lista di carico riporta l'esistenza di alcune statue e di alcuni quadri, non sono citati gli autori. Alcuni Ilario Tranquillo li attribuisce al Romanelli, pittore viterbese famoso del 1600. La statua della Vergine con bambino è di G. Battista Mazzolo, scultore messinese.
Il convento aveva una rinomata biblioteca, con libri e pergamente di grande pregio. Il canonico di Pizzo, Ilario Tranquillo, mella premessa del suo decantato lavoro, nella premessa dedicata Tommaso Mannacio, scrive che il dotto priore degli agostiniani, Agostino Accetta, gli aveva precisato che Francavilla e il suo territorio fossero stati un tempo derl demanio reale. Lo furonon assieme a tutto il contado di Mileto, pertanto inclusa la sua Napizia- Pizzo, strano che uno storico che asserisce di avere letto la reintegra nella quale erano precisati i casali da cui ebbero origine i comuni dello steso contado.
CONVENTO DOMENICANO DELL'ANNUNZIATA E CONFRATERNITA DEL ROSARIO
Nella lista di carico fatta per la Cassa Sacra, sono riportati soltanto i beni posseduti, già riscontrabili nel catssto onciario. Nessun cenno ad opere d'arte, come statue, arredi sacri o quadri che pur vi erano in abbondanza, forse custodite in magazzini della Confraternita del Rosario. Certo è che fu ricostruita la chiesa del Rosario e sugli altri ruderi fu costruito il palazzo Mannacio. Nella chiesa oggi si può ammirare un magnifico altare in legno del 1700, alcune statue che vengono portare in processione per lo svolgimento della manifestazione religiosa chiamata Cunfrunta o Affuntata. L'opera d'arte che con tempo è comparsa, oggi restaurata, è una bellissima tela dcel 1700, di autore ignoto, raffigurante la Circoncisione di Gesù Bambino. Nel catasto onciaro è riportato la prorpità del suolo prima della edificazione del convento. I frati erano domenicani predicatori ben preparate nelle sacre scritture e oratori molto seguiti.
Il convento sorse, intorno al 1540, su un sulo di proprietà della Casa Ducale come suffeudo del Corazzo, come citato nella stessa platea ducale.
Abbiamo già trattato del Convento domenicano sia nel catasto onciario sia in altri importanti documenti come la Platea Ducale, non si è trattato della Confraternita del Rosario, promossa e ospitata proprio nei loivali dello stesso convento. Tra i documenti rinvenuti riscontriamo un fascicolo che riporta le sue Regole e i suoi promotori per la ricostituzione nello'anno 1756.


Una statua di S. Nicola Tolentino, una del SS.mo Crocifisso e una in marmo bianco di S. Maria della Croce; vi esistono i seguenti quadri che rappresentaio il beato Francesco da Zumpano, due la Natività di Nostro Signore, uno la fuga in Egitto, l’altro della SS.ma Trinità, due 5. Nicola Tolentino, due la Vergine Addolorata, uno S. Tommaso di Villanova, due S. Agostino, uno la Vergine SS.ma del Buon Consiglio, uno degli Afflitti, e diversi paesaggi due.
Di tutte queste opere non si conosce nè il nome dell’artista nè il destino che seguirono, tranne che per la statua di S. Maria della Croce e per i quadri di S. Nicola Tolentino, della SS.ma Trinità, della Madonna degli Afflitti.
Ilario Tranquillo, nella sua «Istoria apologetica dell’antica Napitiia », edita a Napoli nel 1725, sostiene che i quadri sono stati tutti e tre <<fatti dall’impareggiabile pennello del Romanelli ».

REGOLE DELLA CONGREGAZIONE DEL SS.MO ROSARIO ERETTA DENTRO IL VENERABILE CONVENTO DEI PADRI DOMENICANI DELLA TERRA DI FRANCAVILLA DI CALABRIA ULTRA:
I)La Nostra Congregazione sarà governata da un Superiore col nome di Priore, il quale debba essere uno dei fratelli eletto come di sotto, nella quale elezione avvertasi a gettare l'occhio sopra di un soggetto che palesi umiltà, e sia timorato di Dio, che sia economico per il comune bene, stabilire, reggere e regolare gli affari della società.
II) L'elezione degli Ufficiali si farà in ciascun anno e debbono stare all'obbedienza del Superiore.
III) Dopo fattasi l'elezione del Superiore si divenghi all'elezione di due Assistenti d'ogni buona qualità forniti, e questi hanno da sedere uno alla destra, e l'altro alla sinistra del Superiore allorchè assisteranno in Congregazione, e da tutti gli Aggregati saranno ubbiditi e rispettati, essendo Capi e Amministratori di detta Congregazione.
IV) Nell'elezione da farsi non possono fare alcuna prattica, ma si riguardi il solo onore di Dio, e l'utile della Congregazione, e si faccia nel seguente modo, cioè il Priore e li due Assistenti, che terminato il loro ufficio + tre Fratelli, uno ciascheduno, quali proporre si debbano in Congregazione, e chi averà maggior numero di voti segreti resterà Priore e chi meni primo Assistente, e chi meno di questo per secondo Assistente, ed occorrendo parità di volti, il più antico fratello delli due, cui è nata la parità resterà eletto all'ufficio, e l'istesso si prattica per il Tesoriero, o sia Procuratore.
V)Il Superiore unitamente con li due Assistenti nomineranno il Sagristano, due Infermieri, un Maestro dei novizi, un Portinaro con legge inviolabile che prescelti non possono rinunciare gli uffici loro assegnati senza la cagione che dovrà approvarsi dal Priore e dalli due Assistenti.
VI) Chiunque vorrà essere ammesso alla nostra Congregazione darà il memoriale al Priore spiegando il suo desiderio, il quale trovandolo, mediante l'informo del Maestro dei novizi, di buona vita, fama e costumi lo proponghi in Congregazione, e con maggioranza dei voti segreti resti ammesso.
VII) Chiunque Fratello non interverrà per tre volte continue senza legittima causa, o licenzia del Priore, avvertito sia con umile e paterna ammonizione debbasi riferire al Superiore, e se pertinace, non si cogliesse in detta società per un mese sia cassato dal numero dei Fratelli previa consulta del Superiore e degli Assistenti, concorrendo similmente la maggior parte dei Fratelli per voti segreti.
VIII) E' in obbligo il fratello propriamente a confessarsi e comunicarsi in tutte le prime domeniche dell'anno, in tutte le Feste del Signore, della Madonna, dei Santissimi Apostoli, nel giorno della commemorazione dei morti in congregazione, applicando dette opere in suffragio dei defunti Fratelli e Sorelle.
IX) Passando a miglior vita ciascun Fratello sia tenuta tutta la Congregazione assistere il cadavere, e nel primo giorno di congregazione dopo la morte debba dirsi in suffragio del medesimo l'Ufficio dei Morti con tutti i tre Notturni, e pure il Rosario cantato, e farsi applicare la messa cantata, e chiunque mancherà dei Fratelli senza giusta causa o licenzia del Priore per tre volte continue sia della comunione o da altro associamento debba pratticarsi ciò chè per la mancanza alla Congregazione si è detto.
X)Sia tenuto così il Priore, come gli Assistenti, accettare la carica sotto pena di essere privato sia di voce attiva e passiva per tre anni, purchè non assegnano giusta causa approvando dal Congregazione. Accettato l'ufficio di Priore presiede, abbia cura particolare delle cose della Congregazione, e con la voce e con le opere invigili all'osservanza delle regole, con perfettissimo silenzio, niuni ardisca alzar la voce sotto pena di essere privato di voce attiva e passiva per tre mesi, ma occorrendosi dir cosa si alzi, e precedente licenzia del Priore dica ciò che occorre con voce modesta e composta, indi si seda al suo luogo.
XI) Il Segretario farà l'ufficio di Archivista, conserverà le scritture che spettano alla Congregazione, formerà un esatto inventario, compiuto il suo ufficio faccia la consegna al suo successore, da cui esigerà la ricevuta, ed in luogo di contravvenzione possa il Priore mortificarlo, registri l'elezione di Fratelli, spedischi biglietti, noti i voti, registri al libro i Fratelli defunti, le conclusioni e tutto quello che sarà dal Priore e dagli Assistenti disposto a vantaggio della Congregazione, Né sia permesso che sortisca fuori alcuno, se prima non sottoscriva ciò che vi è determinato dalla Congregazione.
XII) Il Maestro di Cerimonie accudisca alle Bussole con inviolabile segretezza, e leggerle dovrà in Congregazione in ogni domenica.
XIII) Li Sagrestani attendono a tener con polizia la Congregazione, conserveranno i suppellettili, e lecito loro non sia senza licenzia del Priore improntarle ad altri, e del tutti se ne faccia distinto inventario, affinchè terminato l'ufficio si possono consegnare previo ricevo al Successore.
XIV) Gli infermieri avvisati saranno dal Priore, si portano in casa del Fratello infermo, e faranno uso di carità verso quello.
XV) Il Padre Spirituale della Congregazione pro tempore di detta chiesa o altro sacerdote ad arbitrio della Congregazione, che dpvrà a tal carica eleggerlo con maggioranza di voti segreti dei fratelli, e sarà amovibile ad nutum dei medesimi; La sua incombenza sarà di avere il peso di promuovere il bene spirituale con spesse volte sermonicinare alli Fratelli , celebrare la Santa Messa, e fare ogni altro che la nuda e semplice spiritualità riguarda, senza punto potersi ingerire nella temporalità della Congregazione.
XVI) Che in ogni anno in perpetuo detta Congregazione la mattina della Domenica di Pasqua di Resurrezione, o nelle ferie di essa Pasqua, o pure in altro giorno festivo usque ad Ascentione, in memoria del Glorioso Risorgimento di Nostro Signore Gesù Cristo, Gaudio della Gloriosa Vergine Maria facesse la processione detta del Confronto con le statue di Cristo Risorto per tutti i luoghi soliti di detta Terra, con licenza e consenso solo dell'Ordinario di detto luogo.
XVII) Volendo entrare in Congregazione qualche novello Fratello, non può entrare se prima non sarà proposto dal Priore ed Assistenti a tutti i Fratelli della Congregazione, i quali previa informazione della vita e costumi di quello appurato esser degno debba ancora eleggersi per voti segreti in un cassettino con due tiratorelli, in uno dei quali si debba scrivere nel frontespizio la particola Si, e nell'altro la particola No, ed essendo la maggioranza dei voti del Si, possa essere annotato nella tabella dei novizi, e poi elasso un anno dichiarato Fratello, però dal giorno dell'entrata in detta Congregazione per il mantenimento dell'Altare, utensili di esso e altro che porterà di spesa debba corrispondere grana dodici l'anno, col quale pagamento non possa nella sua morte altro pretendere fuorché l'associamento, o sia Processione che devono fare tutti li Fratelli vestiti con l'abito nell'esequie, com'anche nel primo giorno di congregazione la recita del primo solo notturno, con le lodi dell'ufficio dei defunti, o in vece di detto Notturno e lodi, una terza parte di rosario cantato; e quei Fratelli, quali infermo o impediti non saranno presenti a detta recita siano obbligati farla privatamente, o in Chiesa o in Casa, e pregare per l'Anima del Defunto. Se per caso il defunto morisse nella contumacia di tre anni a pagare le dette grana dodici all'anno, in tal caso detta Congregazione non sia tenuta né a detto associamento, né ad Ufficio e Rosario. Anzi elasso detto triennio di contumacia possa un Fratello essere cassato, ed ammesso da detta Congregazione, precedente però la maggioranza dei voti segreti dei Fratelli, alla quale cassazione però debba procedere speciali monizione a detto Fratello acciò adempisse al suo dovere.

XVIII) Quei Fratelli che volessero corrispondere grana venticinque l'anno alla Congregazione, in tal caso, oltre a quanto espresso nella Nona Regola, di più avranno la celebrazione di messe basse numero sessanta, a qual fine debba costituire un Monte dell'entrata di detto denaro, quale si debba tenere e custodire dal Tesoriere di detta Congregazione, col farsi un libro d'introito. Dippiù nella diloro morte avranno un rotolo di cera lavorata da consumarsi nelle esequiedi celebrazione per l'anima di detto Fratello. Però colui che vorrà entrare in detto Monte, acciò non venisse a fallire il Monte, ma conservarsi in perpetuo, debba essere tenuto a corrispondere rispetto alla sua età e salute ciò che sarà nell'entrata, la cui somma non potrà eccedere i ducati quattro.

Le Regole della Confraternita furono ampiamente discusse dai promotori e, rogate dal notaio Michele Bilotta, furono inviate il 6 aprile 1756 a Sua Maestà il re delle due Sicilie, accompagnate dalla supplica di numerosi cittadini e da varie relazioni delle autorità preposte a ricevere, esaminare e trasmettere il fascicolo per la reale approvazione. Furono approvate con alcune raccomandazioni più che rilievi e precisamente:
'…primo, che rispetto alle Processioni possano queste farsi precedente le debite licenze dell'Ordinario; secondo, che in ogni esequie sia salvo il diritto del Parroco; terzo, che nella reddizione dei conti di debba osservare il prescritto nel capitolo I e V e seguenti del concordato…'
I promotori e firmatari furono.
-Michele Solari, eletto Priore;- Giuseppe Antonio Accetta, sottopriore e cassiere; Come Fratelli: Gregorio Bretti - Giuseppe Salatino- Francesco Bretti-Bruno Furlano- Giuseppe Simonetta- Giuseppe Quaranta- Pasquale e Stefano Sgotto- Bruno Simonetta- Domenico e Vincenzo Serrao- Domenico De Caria- Francesco Pignatelli- Santo Drogo- Domenico Parisi- Foca Aracri e Bruno Aracri- Domenico Di Caria- Diego Di Monte-Nicola Mancari- Rosario Salatino- Bruno Rondinello- Giacinto e mastro Giuseppe Quaranta-Nicola Rondinello- Francesco Di Caria- Domenico Antonio Bertuccio- Bruno e Giacinto Giordano- Nicola Brizzi- Domenico Rondinello-Foca Farina- Nicola Colicchio- Giuseppe Jozzo- Antonio Pallaria- Francesco Bruno-  Foca Buccafurri- Giuseppe Fiorenza- Domenico Gatto- Antonio Cantafi- Giuseppe Bonello- Giuseppe Barbina- Filippo Fiorenza- Francesco Ciliberto- Foca Furlano- Giacinto Rondinello- Domenico e Antonio Accetta- Francesco Ruperto- Michele Prestigiacomo- Domenico Farina- Francesco Cantafi- Foca Farina- Pietro Serrao- Paolo Parisi- Giovanni Majolo- Giovanni Giordano- Domenico Ruperto- Francesco Cataldo- Domenico Pasceri-Vito Parisi- Francesco Cosentino- Antonio Bruno- Nicola Accetta- Giuseppe e Domenico Ciliberto.
La Confraternita di Francavilla si riscontra in alcuni scritti ben prima della formazione del catasto Onciario del 1743. Non si hanno notizie precise, molto probabilmente la sua datazione può risalire dopo alcuni anni della fondazione del convento domenicano dell'Annunciata. Quella ricostituita nel 1756 ha regole che rispecchiano il cambiamento dei tempi storici, sono presenti riflessi dei lumi che rendono visibili tradizioni e costumi secolari, esemplare la descrizione dell'Affronto, in dialetto locale Affruntàta. Quei nostri antenati non mancarono di attuare forme di consociativismo per vivere in società, cercando rimedi concreti alla triste realtà esistente.

 

CONVENTO DEI PADRI FRANCESCANI RIFORMATI

Sia nel castato onciario, sia nella platea ducale non è quasi citato, è citato nelle platee delle chiese, erano numeose le sepolture dei cittadini francavillesi nela sua chiesa, i cui ruderi testimoniano ancora la sua mirabile architettura. I frati francescani non possedeva alcun bene al di fuori del convento con la siua chiesa, i suoi orti, il suo castagneto, erano proprietari anche delle acque della fontana di Giuda e di una sorgente situata più in alto. Avevano costruito una condotta interrata che riportava abbastanza

 

acqua sia per uso irriguo sia per uso domestco. Avevano cinto con solide mura tutta l'area di loro appartenenza, quasi 10 ettari.
Dalla lettura di alcuni atti sembra che sia stata la famiglia Ruffo a cedere l'area per l'edificazione del convento, sepolture e matrimoni e possesso dei terreni adiacenti, come il Catalano. In un atto si legge il toponimo San Francesco di proprietà di questa famiglia, risalente a qualche anno prima del 1620, data della sua fondazione.

 

 


Da sinistra ruderi conventi dei francescani e degli agostiniani

Palazzo Mannacio edificato sui ruderi del convento domenicano

 

CAPITOLO XX

CAPITOLO XX
MISCELLANEA DI DOCUMENTI VARI
GIULIO ACCETTA
Il più illustre francavillese del secolo dei Lumi.

Giulio Accetta meriterebbe non un capitolo, ma un volume. Scrivere di lui riporta nella mente di ogni uomo di cultura stupore e ammirazione immensa.
Stupore e ammirazione rispettato nell'apprendere che un un francavillese, un figlio di Calabria, nato durante la triste dominazione spagnola, un discendente del giuraconsulto Angelo Accetta che, come accennato e come documenteremo, fu attento osservatore delle rivolte del 1648, fu l'emerito professore dell'Università di Torino, dove insegnò per ventudue anni sino al 1752, anno della sua morte prematura, nobilitando la facoltà di Scienze Matematiche, alla quale si formarono generazioni di intellettuali piemontesi e di tutto il regno dei Savoja. Fu scienziato a pieno titolo. Il suo interesse scientifico spaziò dalla Teologia e Filosofia allo studio dell'Astronomia, come scienza da abbinare a quella della matematica. Fu un agostiniano, la tradizione familiare influì senz'altro molto, annoverava illustri priori del convento di Santa Maria della Croce. Dai primi studi, fatti nel borgo natio, a quelli molto impegnativi e fruttuosi che lo portarono alla cattedra universitaria della lontana Torino, dimorando nel convento di Vigone.
Per secoli il borgo natìo dimenticò il suo illustre figlio. Si resta perplessi  per la dimenticanza o non conoscenza, palesata da illustri intellettuali calabresi e anche locali, tra il il finire del 1700 e sino ai nostri giorni. Un discorso da approfondire, non in questo volume che ha lo scopo di produrre reliquie di documenti vari. Da Francavilla un suo figlio arrivò ad essere un socio dell'Accademie delle Scienze di Parigi, sorgente dei veri Lumi.


Si rfitiene utile riportare lo scritto esistente sulla Treccani, molto importante.
ACCETTA, Giulio. - Nato a Francavilla, o, come altri scrive, a Reggio Calabria verso il 1690, nel 1705 entrò nell'Ordine degli eremitani di S. Agostino. Lettore a Firenze nel 1713, risiedette dal 1717 a Roma, dove fu reggente del convento di S. Agostino. Pur godendo di una certa fama come letterato, per cui divenne anche membro dell'Accademia fiorentina degli Apatisti, finì per dedicarsi agli studi scientifici. Fu nominato nel gennaio del 1730 professore di matematica all'università di Torino succedendo al Corazzi, bolognese. Nella rinascita dell'ateneo di Torino, tra la fine del regno di Vittorio Amedeo II e quello di Carlo Emanuele III, l'A. tra i primi promosse quegli studi, che dovevano poi essere illustrati dal Lagrange.
Nel 1749 ebbe l'incarico, insieme con G. B. Beccaria, di dare norme su pesi e misure per gli Stati sardi. Dedicatosi anche all'astronomia, determinò la posizione di Torino, invano richiedendo al Magistrato della Riforma i mezzi, per costruire una specola, mentre notevole sviluppo avevano allora il gabinetto di fisica e l'orto botanico. Si costruì tuttavia un osservatorio privato nella sede torinese del suo Ordine e vi fece osservazioni delle quali rimane traccia nelle due sole sue comunicazioni pervenuteci: Observatio lunaris defectus...(in Novelle letterarie pubblicate in Firenze,XI [1750] coll. 523-528); Osservazione dell'Ecclissi lunare accaduto il dì 8 Giugno 1751 fatta in Torino (in Storia letteraria d'Italia,III, Venezia 1752, pp. 651-654), commentata da L. Ximenes (ibid., pp. 655-666).
Aggregato all'Accademia delle scienze di Parigi, mori nel settembre 1752. L'anno dopo, a Torino, uscì la sua opera Gli elementi di Euclide a migliore e più chiara maniera ridotti.., premessi gli elementi dell'algebra... ecc.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sezioni riunite, Acta Universitatis,vol. 126; Novelle letterarie pubblicate in Firenze,XV (1754), col. 753-754, dove è ricordata un'orazione data alle stampe recitata dall'A, nell'Accademia degli Apatisti; T. Vallauri, Storia delle Università degli Studi del Piemonte,III, Torino 1846, pp. 72 s.; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana,I, Modena 1893, col. 4;L. Aliquò-Lenzi, Gli scrittori calabresi,Messina 1913, p. 5;V. G. Galati, Gli scrittori delle Calabrie,I, Firenze 1928, p. 35; D. A. Perini, Bibliographia Augustiniana,I, Firenze 1929, pp. 8-9; G. Quazza, Le riforme in Piemonte nella prima metà del Settecento,II, Modena 1957, p. 438.

Segue documenti Giulio Accetta.
A destra, la pagina scritta dai fratelli agostiniani del convento di Vigone (TO), dove precisano che la pubblicazione del libro avviene dopo la morte del Padre Maestro Giulio Accetta. Parole commoventi e di grande stima, in questa pagina è descritta in modo esemplare tutta la figura di un grande ingegno. Sopra a destra la pagina della parte prima del voluminoso libro. Sotto una pagina, non la più importante, di lezioni matematiche e  la copertina di altro volume recante una orazione del 1724, recitata per l' apertura dell'Università e Accademia degli Apatisti di Firenze, alla quale apparteneva.

 

DOCUMENTO ANGELO ACCETTA
Il documento che si trova presso l'Archivio di Stato Nazionale di Napoli, Segreteria del Vicerè, foglio 128, 30 Agosto 1647, credo sia il più importante per Francavilla. Chi si firma è il legale Angelo Accetta, la firma in latino è correttissima. Il cognome Accetta deriva dal latino medievale siciliano Benaccittus, Benaccetto, termime usato per significare persona ben gradita, ben stimata, bene accettata. Col passare degli anni si omise –Bene e rimase – Accitto, Accito e infine Accetta. Il documento è stato riportato dal Carmela Maria Spadaro nel suo prestigioso volume 'Società in rivolta', dove si fa una accurata e ditta analisi sul periodo delle ribellioni (Tommaso Aniello per intenderci) contro l'esoda dominazione spagnola nel regno di Napoli (1503-1734) e in Calabria (con Tommaso Campanella, Re Marcone e tanti altri). La dotta lettera inviata al Vicerè dall'avvocato Angelo Accetta ( fratello forse del priore del convento agostiniano di Santa Maria della Croce Giulio Accetta e nonno dei fratelli Giulio e Giuseppe Antonio Accetta, il primo insigne professore di matematica e il secondo depostitario del Sacro Regio Consiglio di Napoli e padre di Anna Giulia Accetta, sposa di don Domenico Suriano di Monteleone), attesta che anche Francavilla fu interessata alle ribellioni atnispagnole del 1647-48, e non fu l'unica volta accertata con documentazione storica (si dimentica di citare il periodo murattiano e quello risorgimentale, dove i francavillesi non rimasero estranei e indifferenti, solo una certa cultura paesana non ha voluto o potuto soffermarsi su questi episodi). La lettera di Angelo Accetta è sctitta in latino e dimostra la sua dotta cultura e la sua reputazione, scrivere al Vicerè per suggerire provvedimenti adeguati per frenare le ribellioni e avere adeguata considerazione, non è cosa da sottovalutare.

 

 

Si rammenta che Il cognome Accetta deriva dal latino medievale Benaccittus, diffuso in Sicilia. Con il passare degli anni si omise –bene e rimasse Accito o Accitto e quindi Accetta.

 

SINTESI ATTI ARCHIVIO SOLARI-SCHIAVELLO

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Sintesi Atto notaro Teramo  di Monteleone dell' 8 Novembre 1781 ( pag151 del volume.) Archivio Stato Vibo Valentia:
Testamento di Nicoletta Mannacio di Francavilla  ( il padre era Geronimo Mannacio) 
 Abita  a Monteleone col marito Michele Solari del quondam Domenico, per loro migliore commodità, nel palazzo di Domenico Suriani di Ignazio. La coppia non ha figli.
Erede universale donna Anna Giulia Accetta sua cara ed amata cugina sposata con un Suriani e con un figlio, Carlo Cesare.
Lascia jure legati a don Carlo Cesare Suriani figlio di Anna Giulia due corpi di stabili siti in Francavilla. La Mannacio ha un fratello di nome Michelangelo ed afferma che se comparissero i figli di suo fratello assenti da molti anni e dimostrassero con documenti di essere tali ( cioè figli del fratello ) saranno loro gli eredi , ma saranno salvi i legati.
Donna Anna Giulia Accetta era figlia di Giuseppe Antonio Accetta (vedi catasto Onciario e Platea Ducale e altri documenti), sposata con il nobile don Domenico Soriano fu Ignazio di Monteleone. Questo documento conferma che Giuseppe Antonio Accetta, nato nel 1704, doveva essere fratello del famoso Giulio Accetta, agostiniano e professore di matematica presso varie università, tra le quali quella di Torino. Il nome di Giulia non è casuale. Giuseppe Antonio Accetta viveva nobilmente e, oltre ai suoi beni, era Depositario del Sacro Regio Consiglio di Napoli, era padre di donna Anna Giulia.
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Estratto da 3° Congresso Storico Calabrese, Dora Musto. Elenchi mercanti di seta, tra parentesi la data d'iscrizione.
Solari Antonio, Monteleone (1655), Solari Michelangelo, Monteleone (1674, Solaro Antonio, Monteleone (1655), Solaro Nicola, Reggio Calabria (1609), numerosi Spanò di Reggio C., molti Tranfo di Tropea, Lavagna Antonio, Monteleone (1645). Presenze varie come Massara Francesco, Tropea (1609, Massara Gio Battista, Tropea (1628), numerosi Monsolino di Reggio C., diversi Carafa, Caracciolo, Concloubet, Grimaldi, Pignatelli, Ravaschieri, Pinarola, Ruffo, Recupito (1591), Mottola Orazio (dal 1630), Bocchetti Francescantonio (dal 1663), Marzano Domenico di Monteleone (1659), Marzano Francesco di Seminara (1617), tutti interessati all'attività commerciale della seta in Calabria e con intensi rapporti con i Solari e i Lavagna. La famiglia Massara, capostipite sempre Genovese, ebbe imparentamenti con i Bocchetti assumendo per un certo periodo il cognome di Matera e anche con i Solari.
Coincidenza storico nel 1900 i discendenti Vincenzo Solari, di Francavilla, e Maddalena Massara, di Monteleone, contrassero matrimonio ed ebbero numerosa prole.
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ASVV. Notaio Cosimo Costa di Monteleone, anni dal 1601 al 1618.
Gio Alfonso Nespolo, fitta di un magazzino in Monteleone in loco Fere Vecchie), Gio Pietro Nespolo (presta denaro al principe Vincenzo Ruffo di Scilla), Antonio Pavesi e Iacopo Pissino genovesi, Felice Pignella di Napoli, luogotenente Giovan Battista Bonfanti di Napoli regio tesoriere per la Calabria Ultra, Cornelio Sanguinetto, Giorgio Agostino Spinola (presta denaro al principe Ruffo). Seguito: Tommaso Lamberti e de Ghiero genovesi, Stefano Torpiano  e Agostino Belmusto genevese, Antonio Maria Buscetti, Nicola Falcone di Genova, Stefano Cella genovese per conto Pietro Francesco Ravaschieri, Ottavio Serra, Giuseppe Cella, Carlo Spinola procuratori di altri Spinola residenti a Madrid, Ottavio Spinola e Iacopo Maria Borzone. Tutti i personaggi descritti operano in attività finanziarie e commerciali, in un atto di Monteleone, per la prima volta, compara Giovan Ambrogio Paravagna che assieme a Giovan Augusto Ottone è procuratore del magnifico Ottavio Serra genovese con l'incarico di recuperare fondi da versare a Madrid per l'importo di 2.000.000 monete castigliane. Ottavio Spinola e Iacopo Maria Borzone, in atto del 10.2.1618, sono conduttori dell'Abbazia di San Filareto e S. Maria di Seminara. trattasi di affitto di terre.
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ASVV- Atto notaio Marcello Sica di Monteleone pag.68 (con allegata procurara redatta a Francavilla per Notaio Costa per conto di Vincenza Raffa e Anna Burgese di Monteleone, ma residenti in Francavilla): U.J.D. Pietro Taccone e il magnifico Antonio de Cunis di Francavilla marito della magnifica Anna Burgese e procuratore anche della magnifica Vincenza, entrrambe eredi del quondam Francesco Burgese, testi citati nella stessa procura Giuseppe Mannaci, Marcantonio Mannaci, Paolo Solaro, magnifico Francesco Lavagna, magnifico Francesco Antonio e Giuseppe Buschetta, Giovan Ambrogio Ravenna. Contenuto dell'atto: Pietro Taccone compra per 300 ducati parte del feudo detto Giffone, Altavilla ossia Caradonna che limita con la sua proprietà. Il feudo pervenne alle venditrici per testamento del quondam Francesco Burgese rogato dal notaio Antonucci di Monteleone il 5 maggio 1651 e aperto il 18 dello stesso mese e anno. Con il poresente atto il Taccone completa il pagamento dei 300 ducati iniziato assieme alla

 

redazione dell'atto d'acquisto il 12 ottobre 1666 per notaio Sica e non completato per mancanza di assenso regio alla vendita.
SINDACO ED ELETTI
Gli elettori di Francavilla venivano convocati nel solito luogo pubblico, Piazzale attiguo al Convento dei Domenicani della Santissima Annunziata ( attuale Piazza Solari e presso l’attuale Municipio), per eleggere il Sindaco ed i suoi assessori denominati ‘eletti’. L’elezione avveniva alla presenza del rappresentante del feudatario e del governatore di giustizia. Veniva redatto un regolare verbale e la convalida era di competenza del feudatario. Il mandato del sindaco e degli eletti durava un anno decorrente dal giorno della convalida. Per meglio precisare si produce il seguente documento:
‘…Don Alonzio Majordomo Governatore, Amministratore e Vicario Generale di questo stato di Pizzo, Mileto e Francavilla, avendo riconosciuto e osservato il Parlamento fatto nella Terra di Francavilla nel luogo solito e in cui apparisce e per tanti nominati ed eletti per Sindaco il Magnifico Don Bonaventura Barone, per primo eletto Notar Michele Bilotta, per secondo eletto il Magnifico Nicola di Caria, per terzo eletto Mastro Giuseppe Lo Jacono di Gio:Batta e per quarto eletto Mastro Bruno Furlano, col quale Parlamento si vede conchiusa e ultimata la lezzione sudetta. Quindi spetta alla S.E.P. in virtù delli suoi amplissimi privileggi e per Essa a noi suo Vicario Generale il confermarli, perciò attenta la lezzione sudetta, confirmiamo per Sindico e per Eletti le persone sudette  di sopra nominate e cognominate per un anno intiero ab odie , concedendogli tutti gli onori consueti nella maniera che l’hanno avuto e goduto tutti gli altri predecessori. Ordinato che il sudetto Sindico finito l’anno della sua carica sia obbligato fra un mese di dare chiaro e liquido conto della sua Amministrazione al Razionale da noi confirmando e di pagare quel tanto sarà risultato debitore, ordinando parimenti a tutti e singole persone di questa Terra che per tali li stimino, li riconoschino, trattino, e reputino per quanto si tiene cara la grazia di S.E.P. e nostra ancora sotto pena di oncie d’oro 25 per la Camera Principesca a qual’effetto abbiamo fatto fare la presente confirma firmata di nostra propria mano, roborata col solito suggello e referendata dal nostro Segretario.
Pizzo addì 12 settembre 1768 -Antonio Majordomo.
SU UN TOPONIMO
Dalla Platea Ducale:Mastro Antonio Lazzaro asserisce come nell’anno 17cinquantaquattro  a’ nove luglio li fù concessa ad emphiteusim, seù ad meliorandum in perpetum dalla sudetta Ducal Camera, rappresentata dal Gov.re di quel tempo Don Giuseppe Ambroggio Albero un pezzo di terreno di palmi trenta di lunghezza, e palmi sedici di larghezza sito in questa Terra di Francavilla, dove si dice sopra la Rocca dello Fosso, circondato colle vie pubbliche per l’annuo censo perpetuo di grana dieci, come dal Decreto, scaricato nel libro dei censi di detta Corte al folio 238, conchè tutte le sudette partite di censo ascendono alla somma di grana sessantasei e piccioli tre, che deve pagare esso di Lazzaro, suoi Eredi, quilibet anno in perpetum alla predetta Ducal Camera, Erarii, e Censolieri pro tempore.

SULLA FAMIGLIA RUFFO

La famiglia Ruffo si riscontra a Francavilla prima del 1600. Famiglia nobile con importanti ecclesiastici, Geronimo Ruffo fu abate parroco della Chiesa Matrice di Francavilla. Ebbero pure il jus patronato di Cappelle e della Chiesa di Santa Sofia. Sul frontale della Chiesa di San Foca esiste una lapide scritta in latino, che rammenta la 'stirpe dei Ruffo' esistente sin dalla costruzione del castello contro le incursioni dei saraceni. Nella stessa chiesa esiste altra lapide, di marmo bianco, riportante lo stemma nobiliare del casato. I matrimoni con famiglie benestanti dei comuni limitrofi, dispersero i rappresentanti di questa

Sopra la Rocca dello Fosso, non sarà il solo toponimo urbano riportato in platea. Evidentemente si trattava di un orto o giardino senza alberi che si trovava nel centro abitato. E’ evidente che la citazione di rocca e fosso ci riportano al castello e la descrizione di ‘ sopra la Rocca circondata dalle vie pubbliche’ testimonia l’esistenza di una rocca-fortilizio, con un fosso che un tempo serviva come protezione dell’accesso al  castello, non alla cinta muraria del borgo. Nella platea ducale si cita con  il toponimo Borgo o nuovo Borgo tutta la zona che andava dal castello alla piazza dell’Annunziata e all’attuale Lungoborgo sino all’attuale Tafuri. Nella Platea del Convento agostiniano di Santa Croce la zona compresa tra il Muto e la chiesa di di Santa Maria degli Angeli è chiamato Scropani o Clofoni (era uno dei tre casali che uniti diedo origine a Francavilla). Il vecchio borgo, oltre il rione Pendino, era quello che dal Castello portava alla contrada Santa Sofia o convento dei domenicani. Non parliamo poi delle case site in ‘luogo detto il castello’ come quella del reverendo Don Gaetano Ferrari composta al piano superiore dalle stanze da lui abitate e di sotto da un ’basso, affittato per spezierìa  al mag.co Carmine Rondinelli.

 

famiglia in vari comuni, principalmente Monterosso e, con Anna Ruffo, anche a Nao, casale di Mileto, dove già risiedeva alla data del Catasto Onciario del 1743 avendo sposato un nobile della famiglia Fuduli, allora sindaco di Mileto. Nel Catasto Onciario si riscontrano i fratelli Marcello e Giuseppe Ruffo, il primo abitante in casa propria in località Castello, dove vi era un giardino denominato l'Affacciata. Importanti, per motivi storici riguardanti la toponomastica dell'epoca e per una datazione veritiera sulla permanenza di questa famiglia a Francavilla, sono i dati riscontrati sulla famiglia di Giuseppe. Abitava in via o contrada Monàci, limitante con il fratello Giuseppe. Monàci era una delle quattro porte del Borgo (detta anche Monacio, ossia, come riporta Ilario Tranquillo Mannacio, detta così per un condottiero della famiglia Mannacio, comunque la porta esisteva). Altra notizia da valutare è l'esistenza di un 'casalino' attiguo alla casa di abitazione, di proprietà della Chiesa di San Nicola, esistente presso Pirricchio. Riscontro importante per localizzare porta Monacio
Sempre su Giuseppe Ruffo, riscontriamo la moglie donna Benigna Sorrentino, deceduta il 27 marzo del 1785, in un 'tugurio dell'orto' del convento dei francescani riformati, dove si era rifugiata per il terremoto del 1783 a 62 anni di età, evidentemente l'abitazione era stata 'diruta'. Dati importanti su questa nobildonna li riporta il parroco di Santa Maria delle Grazie, don Bruno Aracri.
Donna Benigna era figlia del nobile don Gregorio Sorrentino di Polia, e di donna Giovanna Lipari di Monterosso. Il terremoto non tenne conto dei casati, nobili o plebei. Donna Benigna fu costretta ad abitare e morire in un tugurio.
I Ruffo, in parecchi documenti, attestano una certa attenzione e frequenza per il convento dei Riformati, edificato intorno al 1626 Vi sono atti di matrimoni presso questo convento intorno al 1650 e di sepolture nella chiesa dello stesso. In un atto si riscontra che la famiglia Ruffo era in possesso di un fondo denominato San Francesco confinante con il Catalano. Può darsi che il convento sia stato eduficato su una proprietà concessa dai Ruffo, molti riscontri fanno pensare a questa ipotesi.
-Rogito del notaio Marc'Antonio Malfitano del 3 giugno 1652 che stipulò proprio ante Conventus S.ti Fran.ci Terrae Francavillae>> i capitoli matrimoniali fra Domenico Carnevale di Castelmonardo e Giulia Mannacio di Francavilla. i capitoli furono compilati dal reverendo UID Giovanni Geronimo Ruffo figlio di Marcello e nipote ex-frate dello sposo.-

 

Stemma famiglia Ruffo

CAUSA CIVILE TRA IL PROCURATORE DELL’ILLUSTRE DUCHESSA DELL’INFANTADO UTILE PADRONA DELLI STATI DEL PIZZO
CONTRO LA CORTE DI VALLELONGA
Ill.ma Regia Udienza Calabria Ultra
Catanzaro
…..Il procuratore dell’Illustre Duchessa dell’Infantado Utile Signora dello Stato del Pizzo, espone a V.S.ILL.ma esserli pervenuto à notizia ritrovarsi da più giorni detenuto nelle carceri formali di Vallelonga Domenico Servello di Capestrano, per motivo d’aver  egli tagliato un pezzo di legno dal Bosco dell’Illustre Marchese di Vallelonga, che servir doveva per uso di un molino, e quantunque dal detto di Servello li fusse stata offerta la

isarcirne del danno, pagamento di pena, e dei deritti di Corte per ottenere la sua scarcerazione, non ha potuto venire a capo a detti fini indiretti, e viene tuttavia trattenuto in dette carceri senza che la Corte di Vallelonga avesse voluto rimandare a quella del Pizzo giudice competente del medesimo in vigor di special  Privilegio di riconoscere i Vassalli dell’Illustre Principale della medesima, che delinquirono in alieno Territorio del quale si ritrova nel continuato possesso; E perché l’incumbe esser detto di Servello rimesso alla Corte del Pizzo, e perciò ricorre dalla V. S. Ill.ma, e la supplica ordinare la remissione del medesimo una cogli atti  alla Corte sudetta à fin di procedere a far giustizia. Ut Deus.
Per hanc Regia Audiencia Ultris Calabriae
Cantanzaris 21 luglio 1747-Lucas Antonius Fajella.
La Corte di Vallelonga, invitata dalla Regia Udienza, si oppone ed espone la seguente versione dei fatti.
Ill.stre Spett. Preside, Mag.ci Uditori, Avv.Fiscale,  ed ogni a chi altro aspetta giudicare d’Ella Regia Udienza di Catanzaro.
……….Il Procuratore dell’Illustre Marchese di Vallelonga in Provincia di Calabria Ultra, e dice come nel passato mese di Luglio, essendosi portato Bernardo Merigliano Erario della Terra di Capestrano, nel bosco feudale del Casale di Nicastrello Casale di Vallelonga, assieme con Domenico Servello di Capistrano ed Antonio Pisano di Monterosso, fe dà questi tagliare un grande Albero verde fruttifero di cariglio, ed essendono sopraggiunti li custodi di detto bosco li riuscì di carcerare Domenico Sarvello, essendo gli altri fuggiti, dopo di che dalla Corte della Terra di Vallelonga fu presa la dovuta informazione per procedersi di giustizia, così per detto attentato, come per la turbazione d’essa giurisdizione di detto ill.stre suo Principale, commessa da detto Erario, e come che ha preinteso il comparente , che il Mag.co Procuratore d’essa città del Pizzo  pretenda nella Regia Udienza la remissione di detta causa e la cognizione d’essa medesima , senza alcun fondamento di giustizia, pertanto ricorre in essa Corte, e fa istanza ordinarsi a detta Regia Udienza, che se fusse in voto, che detta causa di attentati rimetter si dovesse in detta Corte che a quella della città del Pizzo, quod non credit, in tal caso che la detta regia Udienza più non proceda e trasmetta  gli atti for se fatti in essa Corte, e così dice e fa istanza omni modo meliori.
Il Procuratore della Corte di Vallelonga: Antonio Partitaro. Altro Procuratore è l’avvocato  Rocco Susanna.  23 Ottobre 1747.
TESTAMENTO DI ANTONIO TRANQUILLO

Ritrovandomi io sottoscritto Antonio Tranquillo oppresso da lunghe infermità, e perciò vicino a morire, raccomando la povera anima mia all’immensa Misericordia dell’Eterno Padre allo quale umilmente si degna per amore del suo Unigenito Figlio che  volle morire dopo una durissima Passione in Croce per redimerla, e liberarla dall’Inferno, perdonare tutte le mie sceleragini, sperando similmente nello Spirito Santo, che si degnasse  di infiammarmi d’amore, acciò avessi un dolore immenso dei miej peccati , raccomandandomi qualmente alla Pietà di Maria sempre Vergine, perché m’ interceda per un dolore vero e vivo di tutte le mie sceleragini. == Istituisco miej eredi  in tutti i miej beni situati nel Pizzo, territorio della Rocca, e Montesanto, che sono burgensatici ed anche ne’ mobili, ed argento li miej cari figli D. Nunziato e D. Francesco Antonio Tranquillo con l’infrascritte condizioni. .= E perché nel Territorio di Mileto, e di Borello possiedo un feudo quaternato nuovo del quale spetterebbe la metà del denaro speso da me, così per la compra di detto feudo, come delli ducati quattrocento settantadue, che pagai per la divisione di detto feudo con la porzione che spettò a D.Marzano mio cognato, oltre che li ducati settecento e diece che sborsai per la ricompra di un corpo feudale venduto dal fu mio suocero D. Geronimo Gricelli alli PP. Domenicani di Laureana per ducati quattrocento e diece  e l’altri ducati trecento li pagai per la compra d’un altro membro feudale chiamato l’Oliva di Basso, essendo detto feudo di capacità di tumolate ottocento circa, nello quale n’ho fabbricato un Casino, e vi tengo nel prefato feudo  da ventiquattro in 25 bovi di massaria, da trecento cinquanta ducati in circa di vacche, da trecento pecore in circa ho stabilito

Il Procuratore della Duchessa dell’Infantado insiste sostenendo che il Servello si è reso reo di aver tagliato l’albero al fine di utilizzarlo per la riparazione del suo molino, o meglio dire per riparare la  ‘saggìtta’ dal vulgo chiamata, e pertanto va portato in giudizio, non presso la Corte di Giustizia locale del Marchese di Vallelonga, ma presso la Corte di Giustizia locale della Duchessa dell’Infantado a Pizzo, perché titolare di concessione regia che dà il diritto di giudicare i propri sudditi anche se delinquono in territorio fuori della giurisdizione ducale (in alieno territorio). Perché  i giudici della Regia Udienza possano giudicare nel merito della tesi sostenuta dalla Duchessa viene prodotta la copia, estratta dalla pergamena originale, del Privilegio concesso a Ruiz Gomes de Sylva e suoi successori da Re Filippo II nel 1555 mentre si trovava a Bruxelles. Non solo viene prodotto questo documento ma vengono prodotte sentenze di eguali cause favorevoli alla casa ducale dell’Infantado. Il Servello viene tirato fuori dalla carceri di Vallelonga e non ci risulta che sia passato a quelle di Pizzo.

I veri nomi del secondo figlio erano Francesco Antonio Maria, nei documenti successivi si trova come  Francesco Maria con il titolo di Barone.

d’istituire erede, siccome faccio del prefato feudo al detto D. Nunziato Tranquillo, voglio però, che di tutte le rendite provenienti dal mentovato feudo chiamato li Scudieri, seù Scarmacone, così per ragioni d’affitti, come per ragione di massaria, che io faccio nel predetto feudo, vendita di mortella, ed altro, si dovessero fare cinque parti, delle quali tre parti spettassero al detto D.Nunziato mio figlio come primogenito, e le altre due porzioni a d. Francesco Antonio suo fratello, e a’ suoi figli e loro discendenti legittimi, e naturali la tenuta di tanti corpi feudali nel medesimo feudo, sintanto che tutti detti corpi feudali potranno compire la somma delle due quinta di rendita di detto feudo, e qualmente voglio che il Casino da me fabbricato restasse per uso, ed abitazione di detti miej figli D. Nunziato e D. Francesco Antonio, alli quali lascio a ciascheduno le vacche, e pecore che tengo in detto feudo, e se occorreranno farsi spese, o di fossi,o di reggimentazione dell’acqua ancora voglio, che si facciano in comune dai miej detti figli, da D. Nunziato per tre porzioni, e da D. Francesco Antonio per due, e nel caso che detti miej figli non volessero continuare la massaria, e si risolvessero vendere li bovi che vi tengo, tra essi si divida il prezzo anche in cinque parti, con pigliarsi le tre porzioni D.Nunziato, e l’altre due D, Francesco Antonio.= Le spese tutte che ho fatte l’annate passate così in Catanzaro, come in Napoli, allorchè il Fiscale di Catanzaro D. Paolo Vivone prendette l’informazione qui nel Pizzo nell’anno 1736, e l’altre spese che io feci per il mantenimento di molt’anni in Napoli di detto D. Nunziato per il suo dottorato, io li benedico e voglio che non si mettano in collazione, e così le spese tutte  ch’hò fatto per detto D. Francesco Antonio in cagione del suo matrimonio, così d’abiti sponsalizj, come dell’orecchini, anello scamaccio, seù crocetta di smeraldi, e dell’anello di diamanti, orecchini, crocetta, e chanacca pure di diamanti, e d’un filetto e laccetto d’oro, e li quattro bottoni d’oro restano tutti in proprietà e dominio di detto Francesco Antonio senza metterli in collazione. Medesimamente voglio che la catena d’oro e la gioja di perle assieme colli due laccetti, ò filetti d’oro, con due anelli d’oro a’ suo piacimento, un paio d’orecchini di rubini, e crocetta di rubini, ed un paio di orecchini di perle siano di detto D. Nunziato assieme coll’altri quattro bottoni d’oro. = Dichiaro d’aver ricevuto dalla mia carissima Consorte D. Vittoria Gricelli ducati  quattromila e cento, ritratti dalla vendita delle robbe che mi furono promesse in dote dal fu  D. Geronimo Gricelli mio Suocero, e ducati duecento dalla vendita d’altro stabile che fu della defunta D.Cecilia Musuraca Madre di detta D.Vittoria mia cara sposa, avendo impiegato tutto detto denaro per la compra ch’hò fatto del sopranomato feudo delli Scudieri, seù Scarmacone, oltre moltissimi beni mobili e galanterie; onde qualora la mia amata Consorte non vorrà da me e da’ suoi figli la restituzione di detta sua dote, ordino a detti miej figli che delli frutti della mia eredità dovessero pagare per ogni anno a detta mia cara sposa, sino ch’avrà vita, ducati cento in contanti, trenta tomoli di grano bianco, e cento cannate d’oglio alla nostra misura, e dell’oglio che in casa si trova da venti botti che gliene consegnassero due botti, delle quali disponesse detta mia cara Consorte. Voglio similmente che tutte l’altre cose d’oro, eccettuate le sopradette  donate ai miej figli, restassero tutte beneficio  di detta mia cara sposa, mentre ella poi ne disporrà a beneficio delli nostri comuni figli D. Nunziato e D. Francesco Antonio secondo giudicherà a proposito, sapendo per esperienza il grande amore che li porta. Similmente ordino che si prendesse tutte le galanterie , e mobili da essa portati in casa ed a questo effetto comando ai miej figli che dovessero stare a quanto dirà detta mia cara Consorte, alla quale pure lascio quelle camere del mio Palaggio dove al presente abito, quanto ne vorrà per sua abitazione, e del mobile bianco, coperte, ovatte, e cortine, e tele in truscio, come dicono, e casse, e cassoni, e baugli, se ne prendesse tutto, e quanto ne vorrà, avendole essa fatte con il suo buon regolamento, ed economia. E parimenti le dono , e lascio qualsiasi somma di denaro, che detta mia cara Consorte avesse in suo potere, e delle venti posate d’argento, che tengo, se ne prendesse due per suo serviggio. E parimente voglio che detta mia moglie abbia tutto lo stabile mio nomato il Casale, che limita col sig.r Caprì, e D.Diego Cosentino, per suo commodo, vita natural durante, ed insieme tutti l’abiti fatti nello sponsalizio, con tutti l’altri che servono per l’uso quotidiano.
=Lascio al sig. Geronimo Tranquillo il capitale di ducati venticinque assieme a tutte le annualità che mi deve, e non m’ha pagato.
=Porchè da molti, e molti anni, in cui mi son portato in Paravati per assistere all’interessi del mio feudo, hò dimorato per sempre nella casa del massaro Giuseppe Romano che m’ha fatto servire con tutta puntualità e attenzione dalla  sua figlia nubile Elisabetta acciò abbi dimostrare la mia gratitudine, voglio che del mio grano, che tengo in Paravati, se ne prendessero tomoli cinquanta e si dessero dal sig. Bartolo Romano con l’intelligenza del sig. canonico D.Giulio Lacquaniti, ed il denaro che si ritrarrà dalla detta vendita si ponesse in potere del predetto sig. canonico D.Giulio per consegnarlo a detta Elisabetta allorchè sarà congiuntura di maritarsi, ò pure non maritandosi per altri suoj bisogni.
=E perché tengo in Paravati di grano bianco tra quello raccolto in agosto del 1744 che sarà da tomoli cinquecento, ed altro che m’introjtì nel passato agosto dell’anno corrente 1745, che farà la somma d’altri tomoli novecento sessanta, rimettendomi al libro dell’esazzioni, e carti delli massari Artusa, e Varone, oltre del legato fatto di tomoli cinquanta come sopra, voglio che si dessero alle persone povere di Paravati altri tomoli venti, e la porzione si faccia per mano del sig. Bartolo Romano. Di tutto il rimanente grano allorchè si venderà definitivamente, che la metà se la dividessero equalmente i miej figli D. Nunziato e D.Francesco Antonio, ed il prezzo dell’altra metà si dovesse impiegare in compra di qualche stabile o cosa che ritornerà a beneficio di detto D. Nunziato, e D. Francesco Antonio, in egual porzione.
=In Majerato tengo potere del sig. Don Giuseppe Greco tomoli duecento trenta in circa di grano bianco, delli quali tomoli dieci li lascio al detto Don Giuseppe per celebrarmi tante messe, e tomoli cinque al reverendo Don Antonio Cosentino, ed altrettanti a Don Domenico De Leo  per la celebrazione di tante messe. Di più al Convento di S. Maria del Carmine di questa Città altri tomoli venti di grano bianco per la celebrazione di tante messe. Altri tomoli sessanta voglio che si ripartissero tra le genti povere di questa Città. =Di più ordino, che maritandosi la figlia di massaro Eliseo d’Aloe debbano darle li miej Eredi  ducati venti in aumento della sua dote, e qualora la medesima non si maritasse voglio, che li detti venti ducati si dassero alla figlia di massaro Antonio d’Aloe figlio di massaro Eliseo, sempre che la figlia di detto massaro Antonio venisse a maritarsi e se le dette figlie d’Eliseo e d’Antonio non venissero a’ stato maritale ordino che li detti venti ducati si dovessero dare a qualche altra donzella veramente bisognosa ad arbitrio de’ miej figli e della mia cara sposa.=Lascio a D. Agostino Figliano di Majerato ducati quattro, e altri ducati quattro voglio che si dassero a qualche altra povera donzella di questa Città, e tomoli sei di grano bianco a Vittoria Rocca, perché vestisse le sue figlie femine e altri quattro tomoli alle figlie femine d’Amato.
=E similmente che si celebrassero con la maggior sollecitezza possibile messe settantuno per l’anima della fu Donna Ant. Tranquillo mia prima moglie in adempimento del suo legato di messe ottanta l’anno per tutto Agosto del corrente anno 1745, mentre per tutte le altre messe celebrate nel tempo ne tengo le fedi de li Rev.Sacerdoti alli quali mi rimettevo. = E perché nel matrimonio che contrasse mia sorella  Donna Teresa Tranquillo in Gerace, fra le altre robbe le promisero  con patto de retrovendendo, quattro pezzi di stabile per il prezzo di ducati ottocento l’uno chiamato il Petto di Messeràfrico affittato a Domenico Spezzano per tomoli 44 di grano bianco  pagandi ogni due anni, un altro chiamato l’Olij affittato per tomoli 15 ogni due anni ambidue detti stabili siti, e posti nel territorio della Rocca. Un altro stabile nomato la Ficara Nera situato nel territorio di Filogaso affittato a Domenico Silvaggio per tomoli venti ogni anno, e tutti alla colma. =Ed un altro pezzetto di stabile in territorio di Montesanto dato a censo per tomoli tre annui.  =Voglio che dal denaro che si ricaverà dalla vendita de’ grani di Paravati, e delle 18 botti d’oglio subito subito s’abbi detti miej eredi a ricomprare li predetti stabili, con pagare a detta Donna Teresa mia sorella li predetti ducati 800. =Alla mia signora Madre domando la Santa Benedizione, ed avendo ella tutto il commodo per il suo mantenimento non ha bisogno di mia robba, ma se per avventura, che Dio non voglia, cadesse in una malattia lunga per la quale non fossero sufficienti le rendite della coltura de’ Lacci, della Galea, e di tomoli dieci di grano bianco del molino, ordino alli miej eredi, che la soccorressero di tutto e quanto l’avrà necessario, e che prestassero ogni dovuta esperienza.
=Al sig. mio zio sig. Domenico l’ho stimato sempre da Padre sia per le sue ottime qualità, così ancora per l’amore grande che mi ha riportato, onde incarico a’ detti miej eredi che li prestassero ogni più stretta obedienza, ne per ombra lo disgustassero in cosa veruna. =Io spero fermamente, che D. Nunziato mio figlio si contenterà della divisione che hò fatto delle rendite del sopra nomato Feudo mio, cioè di riceversene lui le tre porzioni delle rendite, e darne due a D. Francesco Antonio suo fratello, siccome hò disposto di stabilire, ma quando volesse contro venire a questa mia volontà , egli ben sà , che deve pagare a D. Francesco Antonio la metà del prezzo che sborsaj per la compra di detto feudo, e per feudo nuovo, e di più le spese fatte per la divisione fatta con D. Marzano, e del Casino, ch’è spesa necessaria, e delli ducati settecento e dieci espressati di sopra,onde in tal caso lascio a D. Francesco Antonio oltre la metà di detto prezzo sborsato da me nella compra di detto feudo, e suoi membri, anche l’importo della metà spesa del Casino, della divisione, e di ogni altro avanzo, ch’hò fatto in detto feudo, e di più li lascio tutti li bovi, vacche, e pecore che tengo nel medesimo feudo, ed il molino che tengo in questa Città, ed il Giardino della Galea, e l’altro detto il Casale, avanti parte, restandone l’altre robbe da dividere equamente tra etti miej figli, maggiormente che oltre il denaro speso, e caricato di sopra per la compra di detto feudo, abbiamo impiegato di vantaggio altri ducati cento a D. Marzano per la ricompra fatta di due membri feudali nomati il Pagliaro di Folino, e Liverelli, che dal fu defunto Suocero s’erano venduti al massaro Folino di S. Pietro, e di più con detto D. Marzano abbiamo pagato al sig. D. Carlo Gagliardi  ducati 234, debito del predetto D. Geronimo Gricelli mio suocero, in esecuzione della cessione che fece del predetto feudo.

=Ordino che detti miej figli D. Nunziato e D. Francesco Antonio durante la loro vita, che la spero lunghissima, debbono farmi celebrare per la mia anima cento messe l’anno, metà per ciascuno, e quest’obbligo finisca quando Dio li chiamerà. =Di più ordino, che dal giorno di mia morte sin’à tutto il giorno nono si dovessero celebrare tutte le messe da quanti sacerdoti si potranno nell’Altari del SS.mo Crocifisso, e di S. Diego eretti nella Chiesa di San Giorgio, e nell’Altare di  Santa Maria del Carmine del Conventi di questa Città. =Benedico à Donna Catarina mia figlia, la quale come che  si ritrova in casa del sig. D. Giorgio Melacrinis marito, con abbondantissima commodità, non hà altro di bisogno, che della Grazia di Dio. =Lo studio dei libri legali ed eruditi si conservino intero presso D. Nunziato mio figlio, con la libertà à D. Francesco Antonio suo fratello, e a’ suoi figli discendenti maschi di valersi à leggere e

studiare quando vorranno. =Nel caso che il riferito D. Nunziato mio figlio si concordasse con D. Francesco Antonio suo fratello di dar tanti beni burgensatici delle due porzioni di rendite feudali, che li segnai  come sopra, ed il detto mio figlil D. Francesco Antonio consentasse di tal cambio, voglio, che abbia tutto il vigore tal convenzione, e che li figli e descendenti diretti di detto D. Francesco Antonio, alli quali avevo io chiamati, non possano pretendere cos’alcuna di dette due parti di rendite di detto feudo, seù Scarmacone, e di più voglio che restando detto mio figlio D. Francesco Antonio colla tenuta delle due porzioni di rendite, e D. Nunziato Padrone delle altre tre porzioni, possano, e debbono ciascuno di detti miej figli, cioè D. Nunziato avere l’ingerenza, e  disposizione delle tre porzioni di tutto il feudo  e D. Francesco Antonio la disposizione, e ingerenza delle altre due porziooni, e così della Pagliara, che si fabbricheranno forni, ed ogni altra fabrica, à riserba però del Casino da me fabricato, che intendo debba servire metà per D. Nunziato e metà per D. Francesco Antonio, però sarà sempre meglio, che tenessero detto Casino in comune, ed indiviso per il bene d’ambidue. =Al sig. zio D. Domenico hò priegato che continuasse  a stare nella camere, ove presentemente si trova, e spero che D. Nunziato e D. Francesco Antonio miej figli l’usaranno tutto il rispetto e venerazione come à Padre, essendo stato veramente tale verso di noi tutti.
Nel caso che detto mio figlio D. Nunziato non volesse quietarsi a questa mia disposizione, con cui lascio a D. Francesco Antonio suo fratello le due porzioni della tenuta di tutte le rendite del mio feudo detto li Scudieri, seù Scarmacone, con la metà di tutti li bovi di massaria, vacche, e pecore che tengo in tal feudo, ed insieme la metà del Casino, e la metà del prezzo e di tutte l’altre spese che io hò impiegato per la compra di detto feudo, e Real Diploma per detta divisione, ed ogni atra spesa ch’hò fatta, in tal caso voglio, che D. Francesco Antonio mio figlio abbia precisamente, e avanti parte la detta tenuta delle due porzioni delle rendite del feudo, la metà Casino di detto feudo; di più il molino, che tengo nel Pizzo, la proprietà dello stabile della Galea d’adesso  e dopo la morte della mia Sig.ra Madre anche l’usufrutto, la proprietà  dello stabile del Casale confinante col sig.r Diego Capri, sig. D. Geronimo Tranquillo,e Diego Cosentino, e dopo che Dio chiamerà all’altra vita Donna Vittoria mia cara sposa, lascio ancora l’usufrutto di detto stabile al predetto D. Francesco Antonio, avendo disposto in questa maniera, affinchè li suddetti D. Nunziato e D. Francesco Antonio si acquietassero à quanto hò disposto per loro maggiore bene.
Io Antonio Tranquillo hò disposto come sopra.
Rogato da Notar Antonio Provenzano in Pizzo 1744.

CORTE DI GIUSTIZIA E SINTESI ALCUNE CAUSE
Nella Corte di giustizia locale si discutevano le cause civili e penali. A presiedere la Corte vi era un giudice( il Governatore di giustizia) coadiuvato da cancellieri, per lo più notai del luogo, da messi notificatori e dalla milizia ducale.
I cittadini si facevano rappresentare da legali di fiducia. Le cause trattate dovevano essere state numerose considerando che il fascicolo degli atti di un’intera causa tra Michele Ciliberto, la vedova Anna Bilotta ed il di lei figlio Giuseppe Bevivino riporta testualmente: Corte di Francavilla (Mazzo 224 Registrato Fol. 912 del 1792- Atti discussione-).
Il motivo della causa è la richiesta del sig. Michele Ciliberto di una rescissione d’istrumento bollare per ducati trentadue di capitale contro la vedova Anna Bilotta e il di lei figlio Dottor Don Giuseppe Bevivino, tutti di Francavilla e ivi dimoranti eccettuato il Bevivino di professione Governatore di Giustizia e Giudice presso le Corti locali di Torre Ruggero e di Davoli.
La vedova Donna Anna Bilotta e il figlio Dottor Giuseppe Bevivino chiesero e ottennero il trasferimento della causa dalla Corte ducale di Giustizia di Francavilla al Tribunale di Catanzaro. Il Governatore di Giustizia della Corte di Francavilla  non trasmise gli atti della causa alla Regia Udienza, come si evince dalla relazione che qui si riporta e dove è citato il motivo di questa decisione ( solito speciale privilegio della famiglia feudataria).

=… Con altra mia relazione sin dal prossimo passato mese di Aprile, fui nell’obbligo di riferire a V.S. Ill.ma, che avendo istituito Michele Giliberto in questa Corte un giudizio di rescissione d’istrumento bollare  per ducati trentadue di Capitale, e ducati quattro, e grana ottanta di terne decorse, e maturate a tutt’Agosto del caduto anno 1792 contro la vedova Donna Anna Bilotta, e di lei figlio Dottor Don Giuseppe Bevivino  obligati a detto istrumento  di faccia a faccia, non che di assitenza contro Vincenzo e Antonio Bonello di questa Terra possessori del fondo Arìa, specialmente per detto Capitale ipotecato, compilatosi il termine, speditosi il publicato, e successivamente la motivazione a sentenza, nel dì 23 del prossimo caduto mese di Marzo, si ordinò da questa Corte il primo dei due precetti di solvat, che in tai giudizi debbono precedere la sentenza rescissoria; sebbene non si notificò in detto giorno per la sopravvenienza del ferio Pascale mi furono presentate dal Notar Gregorio Pizzonia, per parte di codesta Vedova Anna Bilotta, Provisioni di codesto Regio Tribunale, ordinanti a questa Corte di doverli fra quattro giorni trasmettere tutti gl’ atti originali di tal causa, ed in essa più non procedere, stante la variazione del Foro da essa Vedova fatta; ma che io ne sospesi l’esecuzione per il motivo che l’Illustre Duca dell’Infantado utile

Signore di questa Terra gode del Privileggio derogante alla sua unica Corte. Dietro qual mia relazione da codesta Regia Udienza con decreto dei 18 del prossimo spirato Mese di Maggio facto verbo in Aula dal sig. Uditore Commissario Don Giuseppe Domenico Longo audito domino Regi Fisci patrono, fu ordinato di rescriversi a questa Corte, che continui a procedere nella spressata causa, con essersino ispediti gli ordini, che furono da questa Corte osservati del dì primo del prossimo caduto mese di Giugno, ed in esecuzione delli medesimi nello stesso giorno primo di Giugno fu notificato alla sudetta Vedova Bilotta, cosi come alli predetti Vincenzo, ed Antonio Bonello detto precetto di solvat, che si era ispedito  nel dì 23 del precedente Mese di Marzo, successivamente nel dì 4 dello stesso Mese di Giugno fù notificato di Persona  al sudetto Dottor Bevivino commorante nella Terra di Davoli, avverso di cui essi di Bilotta, e Bevivino ne proposero alcuni Capi di nullità nel dì 18 di detto Mese, che furono riggettati come proposti non servata forma, posciache presentati 14 giorni dopo  la notificazione di detto precetto, che si contano dal dì 4 Giugno, in cui fù notificato al detto Bevivino, fino al giorno 18 in cui furono presentate dette nullità. Ora son nell’obbligo di umiliarle, che la sudetta Vedova di Bilotta  nel dì 2 del prossimo decorso Mese di Luglio mi presentò altre provisioni di V.S. Ill.ma ordinantino la trasmissione delli Atti della suaccennata causa pro recognitione gravamenta, avendosi gravato dagli atti stessi e dal surriferito Precetto, alle quali sospesi di dar la piena osservanza, si perché detta Vedova presentò l’affatte Provisioni un mese dopo la notificazione di detto precetto; e si ancora perché trattandosi di un Giudizio di rescissione d’istrumento bollare contro la Bilotta e Bevivino principali obligati de facie ad faciam, e di un giudizio di assistenza contro li fratelli Bonelli posessori del fondo ipotecato, non ha luogo l’appellazione sospensiva pelle leggi del Regno  V.S.Ill.ma ben note. Nondimeno gli ulteriori oracoli di V.S. Ill.ma per ciecamente  e prontamente eseguirli. Intanto, pien di stima e rispetto mi proffero.
Francavilla li 3 Ottobre 1793-Gov.re  de Sant’Andreas.=
= Certifico io qui infrascritto Pubblico e Regio Notaro qualmente avendo perquisito i Protocolli Originali della mia Sceda, ho ritrovato un  Protocollo dell’anno 1786; sotto il dì diciannove del mese di Febbraio di detto anno un istrumento matrimoniale  da me stipulato tra Mastro Rosario Prestigiacomo e Donna Vittoria Giliberto  sorella germana di Michele Giliberto tutti tre di questa Terra di Francavilla; e fra le altre cose contenute nella promessa dotale vi è il seguente capitolo= item si promette da esso Michele Ciliberto  fratello germano di essa  Vittoria futura sposa un Capitale di ducati trentadue ipotecato su tutti li beni del fu Mastro Venanzio Bevivino di questa Terra sudetta, oggi esigendo l’annualità alla ragione del cinque per cento dall’eredi di detto Mastro Venanzio, Dottor D. Giuseppe, e Mag.co Foca figli e fratelli rispettivamente. A fede del vero ho fatto il presente d’alieno carattere, va col mio solito segno segnato. Francavilla li 30 ottobre 1792. Nicolaus Bruni à Francavilla Pub.us N.us.=
Causa nella Regia Udienza di Catanzaro
Notifica atti di citazione:
= Si certifica da me qui sotto notato Giuseppe Maglia  ordinario serviente della Corte locale di questa Terra di Francavilla, qualmente col mio giuramento asserisco che oggi sotto giorno mi sono conferito di persona nella Terra della Torre, ed ivi ho notificato di persona al D.r Don Giuseppe Bevivino, oggi Governatore e Giudice in quella Terra, lo retroscritto ordine della Regia Udienza di Catanzaro, e ne ho lasciato copia legale intiera al medesimo in presenza del Mag.co Don Nicola Grassi di quello stesso luogo da me ben conosciuto, ed altri astanti conosciuti da detto Don Nicola e ritiratomi in questa Terra di Francavilla ho notificato  lo medesimo ordine di detta Regia Udienza alla Vedova Donna Anna Bilotta, Madre di detto Don Giuseppe, anche di persona e nel medesimo giorno, pure alla stessa, ho lasciato copia legale di detto ordine in presenza di Mastro Gregorio Pallone, Mastro Vincenzio Simonetta di Filippo, chierico Don Vincenzio Servello, miei paesani, e conosciuti. Francavilla 7 giugno 1794. Io Giuseppe Maglia Serviente certifico  come sopra.Omnia  ut supra  coram me  esse talem qualem- Nicolaus Bruni Pub.ius N.us.=.  Mandati di procura:
= Con il presente mandato di procura a modo di lettera, sia noto a tutti, qualmente io qui sotto Croce Signata  Donna Anna Bilotta  Vedova, di questa Terra di Francavilla jure romano vivens, non potendo essere di Persona nella Città di Catanzaro per la distanza del luogo ed impedita ancora in affari di mia casa, perciò fidata nella puntualità, abilità, sufficienza, et integrità del Sig. D.r Pietro Rauti in quella Città commorante, lo costituisco, creo ed eliggo per mio vero legittimo, ed indubitato Procuratore nella causa infrascritta speciale ed in tutte le mie cause civili, criminali e miste mote o moventi……….voglio per mio foro competente la suddetta Regia Udienza e che gli atti della mia causa come sopra fossero in detta Regia Udienza richiamati……
Francavilla 16 aprile 1793 segno di croce della Vedova Donna Anna Bilotta
Giacinto Cauzzi sono presente e testimonio.
Pasquale Sgotto sono presente e testimonio.
Ita est………N.r Gregorius Pizzonia=.

=Per lo presente mandato di Procura a modo di lettera missiva, sia noto a tutti quanto col tenor del presente  s’affermerà, e con animo di ripeterlo tante volte, quanto sarà in giudicio e fuori, qualmente  io

qui sotto croce signato Michiele Ciliberto di questa Terra di Francavilla, non potendo essere di persona nella Città di Catanzaro, e specialmente in quella Regia Udienza, impedito di vari affari, e per la distanza del luogo, perciò fidato nellapuntualità e legalità del Sig. D.r Luigi Bilotta, lo creo ed eliggo come mio procuratore in tutte le mie cause civili, criminali e miste in essa Regia Udienza vertenti…..
Segno di croce segnato di mia propria mano. Francavilla dieci Febbraro 1794.
Segno di croce di Michiele Ciliberto
Io Giuseppe Bruni sono presente testimone e conosco il costituente
Io Foca Aracri sono presente  testimone e conosco il costituente.
Ita est ….Nicolaus Bruni à Francavilla Pub.ius N.us Solito Signo
Presens mand. Proc. portatum fuit  per  Mag.cum Aloysium Bilotta in hanc Reg.Ud.
Catanzaris 18 Luglio  1794
 Firma illeggibile.=
I fratelli Bevivino si trasferirono altrove. Giuseppe lo troviamo a Torre Ruggero e Davoli come Governatore di Giustizia e Foca (titolato come Magnifico) a Nicotera, infatti nell’Archivio Storico Diocesano di questa città all’anno di riferimento 1792, collocazione 2390 –faldone XXV-  dell’elenco dei processetti matrimoniali si trova: Bevivino Foca nato a Francavilla in Diocesi di Mileto come nubendo, non è riportato il cognome della nubenda, data consenso matrimonio 4 dicembre 1797 con l’annotazione che il nubendo giunse a Nicotera nel 1785.

SINTESI DI ALTRE CAUSE
1738
Causa promossa da Don Giacinto Cauzzi contro il Notaio Giuseppe Bonelli.
Il parroco don Giacinto Cauzzi, nel tempo in cui era procuratore della Cappella del Santissimo Sacramento nella giurisdizione della sua Chiesa parrocchiale, ebbe pignorata una croce di argento fatta da don Francesco Satriano, valente artigiano di Pizzo, per la somma di ducati 83 e mezzo. La suddetta croce si trovava presso il Banco di S. Eligio in Napoli e il parroco diede incarico, con regolare procura notarile, al defunto Don Pietro Lucas Ramirez (amministratore del Duca dell’Infantado)  perché la ritirasse “prima che scadessero i termini di pegno”.
Rientrato da Napoli il Ramirez moriva e la croce rimase presso la sua famiglia. Il Notaio Bonelli, vantando un debito dal defunto, superiore alla somma di ducati 83 e mezzo, pignorava la croce presso gli eredi di don Lucas, i quali sostenevano che il debito era stato regolarmente pagato al Magnifico Sindaco dell’Università di Francavilla don Antonino Ferrari. Nella sentenza emessa a Pizzo il 21 agosto 1938 dal Consultore Generale don Gennaro Miceli, fu accolta la richiesta di Don Giacinto Cauzzi.
1758
Don Nicola Barletta di Santacroce da Pizzo contro Pietrantonio Palmarelli  che gli deve 160 tomoli di grano per impegno, ne ha pagato parte e resta 78 tomoli.
Don Bonaventura Barone da Francavilla contro don Michelangelo Solaro ex sindaco di Francavilla che restò debitore di 48 ducati.
Nel 1768 il sindaco don Bonaventura Barone citava don Michelangelo Solaro, il quale, secondo gli accertamenti fatti dai Razionali don Tommaso Perris e don Nicola Cunis con l’assistenza del Fiscale don Giuseppe S.Andreas, era rimasto debitore nei confronti dell’Università  di ducati 60, grana 46 e calli 7 per il conto consuntivo dell’anno 1763, anno in cui era stato sindaco.
SU UN UN DOCUMENTO DI UN TEDESCO RIGUARDANTE IL DOPO TERREMOTO
Johann Heinrich Bartels, borgomastro di Amburgo, teologo e giurista, in un libro del 1787 parlando degli abitanti di Pizzo, scrisse: "Un'altra grande disgrazia causata dal terremoto fu la precarietà delle baracche, dove erano esposti all'umidità e al freddo; la temperatura era terribilmente rigida sia per gli effetti collaterali del terremoto sia per il freddo invernale; questa situazione uccise molti uomini e quasi un terzo della popolazione cadde sotto la falce della morte...Ebbi un senso di tristezza quando al mio arrivo un gruppo di abitanti si riunì intorno a me... Esclamavano quasi in coro 'Abbiamo perso la nostra gioventù migliore'. Poi un vecchio tremante pianse di nuovo i suoi tre figli che la morte gli aveva sottratto; e uno piangeva il fratello perduto, l'altro l'amico scomparso. Più di 1.500 persone furono travolte e la maggior parte di loro erano giovani tra i venti e i trent'anni".

ASC –CS R.U.  Cart.35-8 Fasc.VIII 1768.

ASC –CS R.U. Cart.B 33-6 fasc.III.

LA FAMIGLIA SOLARI DI FRANCAVILLA

Verso l’inizio del 1600 furono i fratelli Giovan Battista e Giovan Francesco Solaro (da1750 Solari) i primi ad arrivare nel Regno di Napoli.  Iniziarono la loro attività assieme ai loro parenti Lavagna e Paravagna. Questi ultimi, nel 1636, avevano comprato da Giovanna Ruffo di Scilla, per la somma di 40.000 ducati, i feudi di Anoia e Maropati che detennero fino al 1806, prima col titolo nobiliare di Marchesi e in seguito con quello di Principi.
Attività imprenditoriale vasta quanto complessa quella dei Solaro: bancaria, commerciale, appalti e gestioni di funzioni dello Stato (esazioni e imposizioni fiscali), principalmente .arrendamento della seta per tutta la Calabria, del sale, della pece della Sila, del ferro di Bivongi e della seta in varie località.
I due fratelli in Calabria erano stati preceduti da altri Solaro originari di Asti e loro parenti.
Nel ricco archivio degli eredi Solari di Monteleone e Francavilla, tra i tanti documenti originali vi sono due testimoniali, cioè atti notori, della seconda metà del 1600 di particolare importanza per la veridicità storica di questo illustre casato.
Nel primo testimoniale: frà Roberto Solaro (di Govone), titolare della Commenda di Torino e di Castellazzo, trovandosi a Messina dichiara dinanzi al notaio Giuseppe Di Lorenzo in data 15 agosto 1681:
- che i Solari residenti a Genova e nella Riviera di Levante erano gli stessi poi passati in Calabria con quattro esponenti e precisamente Giovan Battista maggiore, Giovan Francesco, Lorenzo e Giovan Battista minore;
- che gli stessi e i loro discendenti erano stati costantemente trattati da parenti perché appartenenti al comune ceppo di Asti;
- che queste notizie gli erano state riferite dal proprio zio paterno Priore del baliaggio di Santo Stefano.
Nel secondo testimoniale, avanti il notaio Giovan Battista Ambrosio a Torino, il 7 aprile del 1682 Lodovico Solaro, marchese di Dogliani, cavaliere dell’Ordine dell’Annunziata, conte di Moretta etc., conferma quanto affermato da frà Roberto, precisando che i quattro Solaro venuti in Calabria avevano il titolo nobiliare di Conti e cita anche i nomi dei loro genitori.
Sempre nel citato archivio vi è un atto pubblico, datato Chiavari 4 agosto 1676, autenticato dalla curia arcivescovile di Genova in data 9 agosto 1676, redatto dal notaio Andrea Rivarola, nel quale è riportata una ricerca fatta presso numerosi archivi notarili, a decorrere dal 1367, per ricostruire un’esatta genealogia della famiglia Solari. In quest’atto vi è allegata copia legale, fatta dal notaio Giovanni Senno di Genova in data 14 dicembre 1645, del diploma di nobiltà imperiale dell’Imperatore Massimiliano d’Asburgo concesso ai Solari a Pisa in data 14 novembre 1496. Da questi e da altri documenti si ricava anche la parentela dei Solari di Monteleone e Francavilla con quelli di Reggio Calabria (ramo estinto nel 1753).
I Solari consolidarono le loro radici a Monteleone e Francavilla attraverso vari matrimoni contratti con famiglie altolocate e benestanti. Dal matrimonio di Giuseppe Capialbi con Anna Solaro nacquero Ettore (1659) che sposò Porzia Carnevale patrizia di Stilo e Vito (1690) che sposò Ippolita Sacco di Monteleone, nonno del più illustre intellettuale dell’800 monteleonese conte Vito.
A Francavilla arrivarono nel primo decennio del 1700 con Domenico Solaro che sposò Teresa Cairo, ricca ereditiera che, oltre al suo patrimonio, possedeva molte proprietà ereditate dalla zia Anna Cairo che aveva sposato Ottavio Tranquillo dei baroni di Roccangitola.
Domenico e Teresa Cairo ebbero sei figli: Giovan Francesco (fu parroco di Francavilla), Diego, Giuseppe, Michele (sposò Nicoletta Mannacio senza figli), Leoluca ( in seguito trasferitosi a Monteleone, dove fu eletto sindaco dei nobili e fu uno dei promotori della famosa causa contro i Pignatelli), Geronima che finì in convento, e Anna che sposò Domenico Lombardi-Satriani, per la cui dote dovettero vendere alcuni fondi in territorio di Francavilla al loro cugino Giovan Francesco Solaro di Michele (questi in data 28 maggio 1733, con atto del notaio Teramo di Monteleone, comprò dai suoi parenti ‘un tenimento di terre di 150 tomolate nomato il Mastrovecchio costituito da più membri’ come Petrara, Sibione, Timpanello, Pezzullo, Calcarella, Malfone, Lenza dell’Aia, Ovari e altri).
Giovan Francesco in seguito a quest’acquisto si trasferì da Monteleone a Francavilla. Infatti, nel catasto onciario di Francavilla del 1743, si riscontra con l’omissione di Giovan:
Francesco Solaro di Michiele della città di Monteleone, abitante in questa Terra d’anni 42- Caterina De Siena moglie d’anni 30- Michiele figlio d’anni 6- Anna figlia d’anni 6- Vincenzo d’anni 1- Vittoria Valenti serva di Monterosso d’anni 40- Tiene un servo forestiero.
Abita in casa d’affitto in luogo detto la Chiesa Madre del reverendo don Vincenzo, e del Sig. Gregorio Brizzi, paga annui ducati dieci e mezzo. Tiene un cavallo per uso proprio. Possiede un territorio in luogo detto il Mastro Vecchio, e suoi membri, giusta li beni della Cappella della Concezione, la Parrochia della Rocca e la Ducal Corte. Pesi da dedursi: al Convento di Sant’Agostino per capitale di ducati 80 annui ducati sette e mezzo e sono oncie 23 e 10. Alla Mensa Vescovile di Nicotera censi perpetui sopra detto fondo annui carlini sette e sono once 2,5. Sino al 1743  (Giovan) Francesco Solaro non possedeva casa propria.
I due figli di Francesco e di Caterina De Siena, Michele (1736-1802) e Vincenzo (1742), sposarono le due sorelle Caterina e Rachele Perris (in certe scritture Perri), ereditiere che portarono considerevole dote, appartenenti a una delle famiglie francavillesi tra le più benestanti. Nel 1700 il torrente Fiumicello, da contrada Fontanella in giù, era denominato fiume Perri e Perrìcchio (toponimo ancora esistente) il piccolo affluente che proveniva dal Convento dei Riformati, in quanto entrambi scorrevano nei terreni di proprietà della famiglia Perri. Nello stesso anno 1743, sempre nel Catasto Onciario, si riscontra:
Don Giuseppe Solaro della città di Monteleone originario nativo, e dimorante in questa Terra, vive nobilmente, d’anni 26; - Donna Vittoria Canale moglie d’anni 21;- Don Michiele fratello d’anni 18; -Don Leoluca fratello d’anni 15; -Suora Geronima sorella bicoca d’anni 23;- Nicolò di Cairo zio materno d’anni 65;- Salvatore La Serra servo d’anni 17;- Caterina Lapiana serva d’anni 28. Con tutto che sia fuoco dipendente della Città di Monteleone, si fa fuoco acquisito in questa Terra, per avervi il fu suo padre casato a donna Teresa di Cairo unica erede della famiglia Cairo. Abbita in casa propria in luogo detto il Piano del Castello giusta li beni di Agostino Papaleo. Un cavallo per uso proprio. Tiene pecori e capre numero cento e diciassette, li tiene in affitto Giovanni Gimello…. Possiede un  territorio in luogo detto S. Basile di moggia cinque, la Cotura seù Don Ferrante di moggia diciotto, lo Trivìo di moggia cinque, lo Campo di moggia due, Falco di moggia otto, la Fontanella di moggia otto, un trappeto di oglio macinante,  una casa affittata al Reverendo don Gaetano Ferrari in luogo detto il Castello. Esigge da più particolari di questa Terra censi perpetui, e Bullali per annui ducati 12 e grana quarantacinque.
Suor Geronima apparteneva alla Compagnia di Gesù, attiva a Francavilla con altre suore impegnate a ‘educare alle virtù cristiane i rozzi e gli analfabeti’, un capitolo della storia francavillese da approfondire, non mancheranno piacevoli sorprese.

Dal matrimonio (1776) di Michele e Caterina nacquero Giuseppe, Vincenzo, Francesco che sposerà la nobile monteleonese Diana Marzano e Maria Antonia che sposerà Vincenzo Mannacio nel 1793. Giuseppe e Vincenzo saranno uccisi dai briganti. La famiglia Solari era imparentata anche con i Serrao di Castelmonardo. Una lettera di don Ignazio Serrao a don Michele Solari non chiariva bene i legami tra le famiglie, legame che si è riscontrato nell'atto notarile che si riporta in sintesi. Nobili famiglie con vaste parentele altrettanto nobili. La famiglia del barone

Gagliardi ebbe rapporti commerciali con i francavillesi, come riportato in una causa contro Foca Cantafi.

 


Lettera inviata da Ignazio Serrao di Castelmonaro a Michele Solari



In alto a sinistra Michele Solari, sindaco e Priore Confraternita del Rosario
A destra il figlio Francesco con la moglie Anna Marzano ( nel dipinto si notano
le insegne nobiliari, a sinistra quella dei Solari)

 

 

COPIA DIPLOMA REGIO PRIVILEGIO DUCALE
Prodotto negli atti causa Duchessa dell'Infantado contro Marchese di Vallelonga, 1743.
-1-
 

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-3 e 4-

 

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Copia fascicolo altra causa contro la corte di Filogaso che deteneva in carcere un cittadino suddito del Duca dell'Infantado. Si richiede il trasferimento nelle carceri di Pizzo. Stesso motivo della causa contro il marchese di Vallelonga con allegata copia del Privilegio Reale.

Lettera della signora Marianna Rondinello vedova  richiedente un contributo per ritprnasre dda Ziopà al vecchi sito, doved si era trasferita quasi tutta la popolòazione, datata 1790, sette anni dopo il terremoto.


Atto di esecuzione del barone Luigi Gagliardi contro Foca Cantafio dalla corte ducale di Monteleone inviato alla Regia Udienza di Catanzaro e da questa inviata alla Corte di Francavilla per descrivere i beni posseduti. 1796, Sindaco Foca Aracri, cancelliere Michele Ferrari e sigillo comune.

  

Atto di morte di Donna Marianna De Paro, moglie del dottore fisico Nicola Parisi.

 

Atto di morte dei cittadini deceduti durante led scosse del terremoto 1783 e nel sito dello Ziopà. S. Maria delle Grazie parroci Gregorio Accetta e Bruno Aracri.


Atti di morte di don Gregorio Accetta, primo parroco della Chiesa delle Grazie, di anni 52 figlio di Marco e di Caterina Pasceri. Il cadavere  è stato seppellito presso l'altare della chiesa situata in una baracca allo Ziopà.
Nello stesso foglio è riportato l'atto di morte di Donna Benigna Surrentino di Polia, vedova del nobile Giuseppe Ruffo, figlia di don Gregorio e di Giovanna Lipari di Monterosso. Donna Benigna è morta in un tugurio costruito nell'orto del Convento dei padri Francescani Riformati e nella sua chiesa sepolta.

 

Atto di morte della figlia bambina Teodora, Maria Angela figlia di Don Giacinto e di Donna Marianna Satriano della Città di Pizzo. Seppellita nella chiesa del convento dei padri Domenicani dell'Annunciata.

 

Atto di morte di Giuseppe Varano, frate dell'Ordine Carmelitano.

  

Copiua lettere inviate alla Giunta della Cassa Sacra da don Michele Solari e dal chirurgo Foca Aracri, mediante le quali chiedono il compenso dovuto per il lavoro svolto come Fiscali e Razionali nei sette comunu del Dipartimento di Francavilla, durato quattro anni.

  

Case in contrada Santa Sofia di don Foca Aracri e don Giuseppe Decaria. Nel documento a destra Foca Aracri vende il fondo la Schiocca, territorio di Castemonardo, a don Ignazio Serrao. Nello stesso atto si precisa che il detto fondo era stato acquistato dall'Aracri da don Nicola Ruffo. (Notaio rogante Girolamo Carchedi)


Atto di morte dell'Arciprete Bruno Aracri Senior, figlio di Nicola e di Caterina Parisi,  era nato nel 1740, fratello del chirurgo Foca e primo cugino del dottore fisico Nicola Parisi. Il parroco don Giuseppe M. Fiumara scrive all'età di 87 anni circa, l'età esatta era di 85 anni.

 

INDICE

  • Pag. 3   -Capitol     I      - Dalla baronia al ducato.
  • Pag.14  -Capitolo   II     - Catasto onciario. Cittadini abitanti.
  • Pag.130 -Capitolo III    - Catasto vedove e vergini.
  • Pag.148- Capitolo  IV    -Catasto degli ecclesiastici cittadini sacerdoti.
  • Pag.158-Capitolo   V      -Catasto dei conventi.
  • Pag.162-Capitolo    VI    -Catasto delle chiese e cappelle.
  • Pag.168- Capitolo    VII   -Catasto dei forestieri abitanti laici.
  • Pag.198-Capitolo     VIII  -Catasto dei forestieri bonatenenti e non dimoranti.
  • Pag.223-Capitolo    IX      -Catasto  dei forestieri bonatenenti ecclesiastici secolari non dimoranti.
  • Pag.227- Capitolo   X         -Catasto di chiese e luoghi pii forestieri bonatenenti.
  • Pag.230-Capitolo     XI      - Beni feudali posseduti dalla duchessa dell'Infantado, dimorante a Madrid.
  • Pag.233- Capitolo     XII    - La Platea Ducale.
  • Pag.299- Capitolo      XIII  - Riedificazione della Nuova Francavilla-
  • Pag.316-Capitolo        XIV  - Dalle dotte dispute alle aspre lotte locali.
  • Pag.317-Capitolo       XV     - Religiosità a Francavilla.
  • Pag          Capitolo       XVI
  • Pag          Capitolo        XVII

ASV -Sintesi Atto notaro Antonucci del 23 Nov. 1755 Cap. Matrimoniali Domenico Antonio Serrao - Solaro Angela del fu Pietro ed Anna Nicotera.
Costituiti   - Rev. Domenico Solaro della Congregazione di San. Filippo Neri zio della sposa, la madre Anna Nicotera ed Angela Solaro  detta anche Lella;
 - Don Pietro Apostolo Serrao, per conto dei suoi fratelli germani D. Domenico Antonio, D. Giacinto, D. Teodoro;  
 Dote : la terza parte della metà del feudo Altavilla in Briatico ( una metà era stata già donata alla figlia Ippolita che aveva sposato in prime nozze il barone Paparatti di Rosarno  ( unica figlia Ursula sposata poi a Diego di Francia  con discendenti) ed in seconde nozze con  un della Monica di Cava dei Tirreni cugino del barone Gagliardi, con discendenza ) oltre a censi bullali  donati dallo zio ed altri 200 ducati donati dalla madre di propri beni parafernali.
Domenico Antonio Serrao, per consentirle di vivere secondo il suo stato di gentildonna la dota di altri ducati 500 garantendole un'annualità di 25 ducati. I fratelli donano a Domenico Antonio 1500 ducati in censi e beni stabili.
Questo atto notarile è importante, ci riporta a Serrao Giuseppe, dottore fisico di Castelmonardo, nato nel 1796 e deceduto nel 1758, stipulò nel 1756 un atto di prestito con gli agostiniani del Convento di Santa Croce, antenato di Filippo Serrao che nella sua opera dal titolo ' Una famiglia di dottori fisici e di speziali di medicina a Castelmonardo e a Filaldelfia, Rubbetino Editore, Soveria Mannelli 1981' riporta che il dott. Giuseppe ebbe prestigiosi incarichi per quasi un trentennia, dal 1720 a seeguire,  di erario e luogotenente dei Pignatell, operendo con sia a Monteleone sia a Briatico e 'conosciuto anche nel reame napoletano', ebbe come figlio Teodoro Marcantonio Maria , nato nel 1738 e deceduto nel 1768, anche dottore fisico che aveva saposato Marcellina Migliarese figlia del magnifico Luca di Montesoro, non ebbero figli e abitava nel rione Burgo di Castelmonardo in due case palaziate confinanti con quelle di don Ottavio, don Apostolo, don Giacinto Serrao del fu Domenico, di don Tommaso Serrao del fu Gio: Domenico.
Parentela aclarata. Filippo Serrao riuposta solo gli ati notarili rinvenuti presso l'Archivio Storico di Lamezia Terme e non quelli di Vibo Valentia, un maggiore approfondimento sarebbe stato utile

Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com